ECONOMIA E SOCIETA'- Pagina 619

Turismo:”Torino tornerà la città grigia Anni ’50?”

La fiducia delle imprese torinesi del turismo e del settore alberghiero è, per la prima volta, in calo: -8% circa rispetto all’economia generale rispetto al primo trimestre dell’anno, -7,4% sul volume dei ricavi, -6,7% occupazione e fattori finanziari. Il credito alle imprese da parte delle banche sta leggermente migliorando. La fotografia del secondo trimestre 2017 è dell’Ascom Confcommercio Torino. “Si tratta di un campanello d’allarme, siamo molto preoccupati. I dati confermano il disagio della città, manca un progetto, una visione per il futuro. Torino rischia di tornare la città grigia degli anni ’50”, dice all’Ansa  Maria Luisa Coppa, presidente dell’associazione dei commercianti, che aggiunge: “siamo pronti a un confronto nel territorio con tutti i soggetti che credono nel turismo come una fonte importante di sviluppo, di crescita e di innovazione della città”.

Occupazione e contratti lavorativi

Quotidianamente, da alcuni anni a questa parte, per l’esattezza a partire dall’insediamento del Governo Letta, veniamo mensilmente, per non dire quotidianamente, bombardati dai mass media dai dati sull’occupazione complessiva e giovanile; in quel periodo per chi non lo ricordasse nacque il famigerato tormentone noto a qualunque politico tesserato PD dal titolo “vediamo una luce in fondo al tunnel” che, molto probabilmente, passerà tristemente ai posteri come la sintesi di un quasi decennio italiano di pesante crisi economica, gestita nel peggiore dei modi da un sistema di potere lontanamente inquadrabile nella forma della rappresentatività. Ebbene di questi progressi annunciati a botta di incrementi di zero virgola in zero in virgola se ne sono visti ben pochi, anzi si è registrato il più alto flusso di emigrazione della nostra contemporaneità a partire dal secondo dopoguerra e, se 500.000 italiani in età di lavoro sono andati all’estero in cerca di miglior fortuna, che dire dei 375.000 pensionati che si sono trasferiti a vivere ovunque nel globo, selezionando con cura villette e appartamentini in paradisi esotici a basso costo? La soluzione di questa catastrofe degna di menzione biblica come sempre non si è incardinata su una sana quanto mai necessaria riforma della macchina istituzionale nel suo complesso, sterminando quelle sacche di clientelismo malsano così presenti trasversalmente da Nord a Sud e in ogni istituzione, bensì nello studio alchemico di nuove forme di contratti di lavoro subordinato o meglio non continuativo.

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Chi non ricorda il mago legislatore o forse meglio apostrofarlo, visti i pessimi risultati, stregone nel tirare fuori dal cilindro i famigerati voucher? Definito come buono di prestazione occasionale, superato i CO.CO.CO., il suo uso e soprattutto il suo abuso non ha da parte degli operatori di mercaro risolto la lotta alle retribuzioni in nero, ma, ancor peggio non ha sanato la grave forma di sfruttamento sociale incardinato nella precarietà, a maggior ragione se giovanile. Oggetto di proteste sociali, ancor a più alta voce da parte di chi, una volta eliminato a furor di popolo in quanto strumento iniquo, si è ritrovato senza una formula retributiva per quei collaboratori, specialmente nelle piccole attività, ne ricordo una in particolare, di vendita al dettaglio di pizzi e corsetteria da donna, in cui si presta qualche ora di servizio quotidiano, pur però non rientrando nel tempo parziale. Chissà cosa studieranno i nostri santoni consulenti del Ministero del Lavoro, quale nuova formula (qualcuno direbbe satiricamente di retribuzione derivata o ancora peggio subordinata), per ricordare le mostruose recenti esplosioni delle bolle speculative finanziarie; una cosa è certa: nessuno, sottolineo nessuno, sta mettendo al centro del discorso il Lavoro e il Lavoratore nel senso più alto del termine. Per superare ogni dubbio partiamo dall’origine o meglio dalla A, B, C: il Lavoro viene inteso quale necessità di prestazione d’opera e, nel momento in cui diviene stabile, quale mansione da parte di una figura professionale. Dunque, se il ruolo del Lavoratore all’interno del sistema produttivo diviene imprescindibile all’organizzazione aziendale nel suo scopo di promuovere un bene tangibile o un servizio, è secondo la natura delle cose che tale operatore goda di un contratto a tempo indeterminato. Questa deve essere la regola numero 1, il resto sono solo alchimie distorsive per precarizzare la mansione e, in tal senso, lucrare oltre il sano principio economico della giusta retribuzione e soprattutto della dovuta contribuzione.

 

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Se è vero come è vero che l’Italia ha, tra i molti mali dai quali è afflitta, anche quello dell’aliquota contributiva più alta a livello europeo, non è un bene studiare surroghe di modalità contrattuali in molti casi a favore delle multinazionali così ben ramificate sul territorio operanti nel settore della grande distribuzione: è mai possibile che il commesso di fiducia si sia estinto? Eppure il numero degli addetti nei grandi magazzini o ipermercati è sempre stabile… Ma il problema ancora più grande sta nel fatto che la precarizzazione genera crisi sociale, nel senso che se il giovane, nel pieno del proprio sviluppo sociale inteso anche quale fabbisogno primario di una casa, una macchina,… non può pianificare un progetto di vita, considerato che se non assunto a tempo indeterminato da due anni non troverà nessuna banca disponibile a effettuargli credito al consumo, figuriamoci un mutuo. Alziamo il livello del discorso per cortesia! Ragioniamo da persone mature e intellettualmente oneste, estirpiamo quella tanto atroce mentalità italica di aggirare gli ostacoli, di inventarsi scappatoie bizzarre, per non dire truffaldine, dalle gambe corte: mettiamo al centro il Lavoro, il bene supremo del Lavoro e certamente non esisteranno più razze e religioni o ideologie varie su questi temi: diamo una speranza non solo a questi Giovani ma al Paese stesso! Finiamola di vivere alla giornata e di tirare a campare, nella pubblica amministrazione sopravvivono delle baronie che, nel privato, sono state eliminate da anni, in quanto non più economicamente sostenibili; lo Stato fa l’esatto contrario: più i costi, spesso ingiustificati e ingiustificabili socialmente, sono alti e più si inaspriscono le tasse con effetti perversi sul gettito, vogliamo scomodare i danni provocati dal superbollo al mercato delle auto? Risultato nessuna auto di lusso e nessun superbollo pagato..

Lo Stato cerchi per una volta di essere forte con i forti, la sua funzione, infatti, dovrebbe essere quella di tutelare i deboli dai forti e non il contrario…

 

Carlo Carpi

 

 

Il Pulmino Verde per i tutori di minori stranieri

Questo martedì, 25 luglio, alle ore 21 in Via Millio 20, il Pulmino Verde organizzerà una serata di presentazione del bando per diventare tutori volontari di minori stranieri non accompagnati.
Come ospiti interverranno:
– La Dott.ssa Rita Turino, Garante regionale per l’infanzia e l’adolescenza.
– La Dott.ssa Daniela Simone, della Direzione Regionale Coesione sociale / Politiche per le famiglie, giovani e migranti, pari opportunità e diritti.

https://www.facebook.com/events/112382649410986/?fref=ts

 

Rinnovare per essere competitivi

 “Non sempre cambiare equivale a migliorare,

ma per migliorare bisogna cambiare.”

Winston Churchill

 

 

Rinnovamento: un termine molto usato e talvolta confuso con l’innovazione. Ma cosa vuol dire allora rinnovare?

Sui principali dizionari troviamo:

Diventare più moderno e aggiornato – Sabatini Coletti

Il processo volto al riacquistare forza, vigore ed efficienza, mutando uno stato di cose, introducendo norme, metodi e sistemi nuovi – Treccani

Rendere nuovo, specialmente per migliorare o aggiornare – Hoepli

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Tre possibili definizioni che mettono in risalto le vere parole chiave: Aggiornamento, Efficienza e Miglioramento.

In una realtà caratterizzata da forte competitività e cambiamenti repentini, il sapersi rinnovare costituisce un importante, se non il principale, fattore competitivo per l’ottenimento del successo (talvolta lo è anche nella vita privata!!!). NO WAY OUT dicono gli americani, non ci sono vie d’uscita .

Chi non rinnova non compete e verrebbe da chiedersi perché sceglie di non farlo. In molti casi la risposta è : “La nostra azienda non ne ha bisogno”. Qualcuno arriva a dire: “Ho sempre fatto così, già i miei predecessori facevano così e la nostra azienda è sempre andata bene”, solo in rari casi (per fortuna) “Siamo leader incontrastati nel nostro settore, non abbiamo competitor alla nostra altezza”. Nei migliori dei casi invece, la risposta è: “Dovremmo fare molti cambiamenti, ma le risorse attuali e la crisi non ce lo permettono” Presunzione? Scarsa lungimiranza? Miopia aziendale? Paura di sbagliare? Probabilmente un insieme di tanti fattori, ma sono molti gli esempi nei quali gli errori di valutazione (o di sopravvalutazione dei propri punti di forza) hanno creato veri e propri “disastri” economici.

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Pensiamo, ad esempio, alla finlandese NOKIA che, essendo diventata leader (realmente) indiscussa nel mondo della telefonia mobile, grazie al design dei suoi prodotti ed alla semplicità delle proprie interfacce, si è vista completamente estromettere dal mondo degli smartphone, sino a scomparire dal mercato per trasformarsi in microsoft mobile dopo l’acquisizione da parte del colosso di Redmond. Altro esempio è quello di Kodak che, dopo oltre cento anni di storia vissuta da leader mondiale nel mondo della fotografia, è stata messa in amministrazione controllata nel 2012 perché aveva sottovaluto (qualcuno arriva a dire “ non aveva previsto”) la fotografia digitale. Sapersi rinnovare è un obbligo perché il mercato cambia quotidianamente e non seguire i cambiamenti del mercato significa restarne fuori. Ma cosa si deve fare per rinnovare? Quali sono le cose sulle quali focalizzare la nostra attenzione ? Quando si capisce che è arrivato il momento di cambiare? Purtroppo non esiste una regola precisa o una mail che ci avvisa, ma i segnali arrivano tutti i giorni e bisogna saperli decodificare. Un cliente che si lamenta della nostra qualità, dei tempi di consegna che abbiamo o dei prezzi che noi applichiamo ci sta comunicando un’inadeguatezza che va affrontata, misurata e risolta se corrisponde ad una reale area di miglioramento. Talvolta anche i valori che hanno mosso le nostre scelte vanno rivisitati per mantenersi aggiornati ai mutamenti del mercato. Si racconta che svariati anni fa, in un momento critico di IBM, il management del momento, incaricato di gestire la situazione, prese il primo punto del decalogo, aziendale , che più o meno recitava: “le aziende devono sentirsi onorate di essere clienti IBM” , e lo stracciò davanti a tutta la struttura aziendale.

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Non possiamo permetterci di ignorare l’evoluzione della domanda perché come potremmo davvero ritenere Customer Oriented se il nostro modello di business è rimasto lo stesso di 10 anni fa?

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Nessun uomo entra mai due volte nello stesso fiume, perché il fiume non è mai lo stesso, ed egli non è lo stesso uomopronunciava  Eraclito

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E’ quindi il caso di dire: “Rinnovare per restare vivi. Rinnovare per essere competitivi”. Affermazioni forti che ribadiscono che il cambiamento è necessario anche quando la nostra azienda sta conseguendo eccellenti risultati, Visione di breve periodo contro visione di lungo periodo, proprio per non avere sorprese. Ma cosa dobbiamo fare per attuare il cambiamento? Crediamo che, prima di attuarlo, dovremmo favorirlo perché il rinnovamento è, a nostro avviso, una mentalità prima ancora che un modello operativo.

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La vera abilità riteniamo stia nella sensibilità di capire:

quando è il momento giusto

con chi avviare il cambiamento

quali risorse si devono utilizzare

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Di certo, la risposta alla prima domanda è: sempre, proprio perché essendo una mentalità ogni momento è quello buono. Per stabilire con chi avviarlo è necessario partire dal presupposto che il rinnovamento non può essere imposto, ma va condiviso passo dopo passo dimostrando a tutti i componenti dell’azienda che modificare un certo tipo di comportamento, adottare una certa iniziativa o fare quel tipo di scelta comporterà vantaggi diretti e/o indiretti a tutti. Le esperienze raccolte in questi anni ci hanno portato a prendere coscienza del fatto che ogni partecipante al cambiamento porterà arricchimento, pertanto 1+1 non è uguale a 2, ma può essere uguale a infinito se le persone sono motivate. Difficilmente un rinnovamento che “cade sulla testa” motiva le persone perché ognuno di noi, in quello che fa, ha identificato la propria confort zone, pertanto accetta il cambiamento solo dopo averlo valutato e quindi coinvolgimento e condivisione sono le modalità che portano alla crescita. Talvolta è la necessità che richiede il cambiamento e, quando succede, va sfruttata per rivedere tutto il processo delle attività, se necessario. E’ un po’ come la vecchia teoria del trasloco: ad ogni spostamento cambio qualcosa. Una innovazione tecnologica, una necessità produttiva, la riduzione del personale o l’improvvisa necessità di aumentare la produzione sono situazioni sulle quali fermarsi a verificare tutto l’insieme. Qualcuno a questo punto potrebbe dire che coinvolgere, condividere, confrontarsi, valutare e decidere sono attività time consuming rispetto al modello:” da domani si fa così” ma, ne siamo certi, questo modello operativo farà risparmiare tempo e danaro da altre parti, oltre a far si’ che il rinnovamento sia reale e continuativo. In conclusione diremmo che il vero segnale di allarme lo abbiamo proprio quando ci sembra di essere arrivati alla perfezione, perché è lì che inizia la parabola del cambiamento e, si sa, se cambiamo quando le cose vanno male, è la necessità a comandare e non la ragione.

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Antonio DE CAROLIS

Presidente CDVM – Club Dirigenti Vendite e Marketing

presso Unione Industriali di Torino

www.cdvm.it

Envi Park ed Enea per l’innovazione

A Roma è stato firmato il protocollo d’intesa tra l’ Environment Park di Torino ed Enea (l’Agenzia Nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile),  finalizzato alla realizzazione di progetti e iniziative congiunte nel campo della ricerca, dell’innovazione, dell’assistenza tecnica e della formazione in settori di comune interesse, con particolare riferimento ai temi dell’energia, dell’ambiente e dell’efficienza energetica. L’accordo avrà durata triennale e apre la strada a molteplici attività. A livello operativo, i primi progetti di collaborazione riguardano l’efficienza

 

energetica e, nello specifico, la partecipazione congiunta a bandi e programmi di ricerca regionali e nazionali, formazione e assistenza tecnica per la diffusione di buone pratiche nella riqualificazione energetica degli edifici, la predisposizione di progetti integrati da presentare congiuntamente a potenziali soggetti finanziatori. Quella siglata con ENEA è un’intesa strategica dalle enormi potenzialità. Consente di unire le nostre forze a quelle di una importantissima realtà italiana che persegue i medesimi obiettivi di eco-innovazione e di efficienza energetica”, ha affermato Mauro Chianale, Presidente di Environment Park. “Creare una rete di partner di alto livello e ad elevato grado di integrazione è, d’altronde, uno dei punti fermi su cui si fonda l’attività di Environment Park, nell’ottica di dare nuovo impulso alla ricerca e di offrire soluzioni sempre più sostenibili in ogni settore”.

 

Massimo Iaretti

Immigrazione: terzo centro di prima accoglienza?

Mentre il governo è alle prese (in giro) con l’Europa, sul tema migranti si dibatte anche in Consiglio regionale.  “Finalmente si parla di integrazione e ben venga il coinvolgimento delle Regioni, cosa che finora non era avvenuta”. L’assessora regionale all’Immigrazione Monica Cerutti,  ha risposto con queste parole alla richiesta di comunicazione sul Piano nazionale per l’integrazione formulata dal capogruppo FdI, Maurizio Marrone.

Foto di Paolo Siccardi

L’assessora ha continuato dicendo che,  “il piano del ministero è ancora in fase di discussione. Ieri avrebbe dovuto esserci una riunione che però è stata rinviata. C’è già stato un lavoro comune che ha portato ad alcune modifiche, ma il piano è ancora aperto a modifiche. È prevista una norma finanziaria con un apposito fondo e dal piano generale dovranno poi dipendere dei piani specifici, vedremo se per questo ci saranno ulteriori risorse”.

Marrone ha evidenziato perplessità rispetto alla comunicazione in quanto l’Esecutivo piemontese, a suo parere, non difende la sostenibilità del proprio territorio già al limite, tant’è che in sede di confronto con il Governo centrale invece di essere alleata e sulle stesse posizioni delle principali Regioni del nord – Lombardia, Veneto e Liguria – contrarie al piano governativo, si ritrova alleata e isolata insieme con la Regione Sicilia.

La capogruppo della Lega nord, Gianna Gancia, nel suo intervento ha manifestato il timore che di fronte all’atteggiamento, a suo dire irresponsabile della Regione Piemonte e del Governo, si possa correre il rischio che i cittadini piemontesi si facciano giustizia da sé: una questione non umanitaria, nonostante la tradizione cristiana dei nostri territori, ma di profonda incapacità dei livelli di governo regionale e statale.

Il capogruppo del Movimento nazionale per la sovranità del gruppo Misto, Gian Luca Vignale, ha  lamentato l’impossibilità di proseguire un’attività di intervento in mare unica in una logica di accoglienza indiscriminata, come ormai rilevato persino da sindaci Pd, mentre a sostegno dell’Esecutivo regionale è intervenuto Marco Grimaldi, contestando la tesi dell’invasione, a suo parere cara alla retorica del centrodestra, citando i dati sul saldo demografico italiano e mettendo in guardia contro il pericolo di atteggiamenti di stampo razzista.

Ma Monica Cerutti questo pomeriggio è stata  anche in visita al Centro polifunzionale “Fenoglio” di Settimo Torinese, il centro di prima accoglienza dei richiedenti asilo e rifugiati, gestito dalla Croce Rossa Italiana.

«Le difficoltà nella gestione dell’accoglienza sono sotto gli occhi di tutti, ma credo sia importante dare spazio anche alle esperienze positive. L’obiettivo della Regione Piemonte è quello di ampliare la rete dell’accoglienza, ma senza imporla, di concerto con l’ANCI e le prefetture. È fondamentale accompagnare le amministrazioni locali nella costruzione di progettualità condivise. Il nostro sistema regionale prevede un secondo centro di prima accoglienza a Castello di Annone, in provincia di Asti, entrato in funzione da qualche settimana. Verificheremo nei prossimi mesi le necessità e la possibile localizzazione di un terzo centro di prima accoglienza sul territorio piemontese» – ha detto  Cerutti.

Immigrazione e catto-comunismo alla lucchese

IL COMMENTO  di Pier Franco Quaglieni

Oggi nel corso di un’animata discussione sul fenomeno dell’immigrazione senza controllo di cui l’Italia è vittima,mi sono dovuto” scaldare” animatamente  per difendere il buon senso e i rudimenti più elementari della politica , malgrado il 35 gradi percepiti. Sono a Lucca, città di solida cultura politica e di amici  accademici che sono il fiore all’occhiello delle Università di Pisa e di Firenze.Ma Lucca e ‘  anche pervasa da quello che volgarmente si chiama il catto – comunismo e che ha avuto nel toscano don Milani il suo esponente più illustre. Ebbene ,di fronte a circa mezzo milione di sbarcati ,c’è ancora incredibilmente  gente  colta che li considera una risorsa per il paese come il vecchio Bertinotti e il meno vecchio Boeri. E ‘ la stessa gente che ritiene un dovere morale accogliere tutti , senza contare che gli Stati sono tenuti all’etica  della responsabilità e non  a quella dolciastra dei buoni principi religiosi che odorano di incenso. Sono gli stessi che non distinguono, come fa il

presidente Macron, tra rifugiati e immigrati economici che sono la maggioranza di quelli che arrivano. Noi abbiamo centinaia di migliaia di gente che vaga in Italia senza essere mai stata identificata o che vive a spese nostre , senza lavorare anche perché il lavoro manca anche per gli Italiani. Il tutto e’ complicato dal fatto della religione islamica e del pericolo che gli estremisti religiosi rappresentano : il terrorismo islamista o islamico e’ sempre in agguato,anche se l’Isis venisse sconfitta militarmente. Il professore lucchese contro cui mi sono accalorato, era di quelli  che dieci anni fa definivano l’immigrazione un fatto epocale ,ineludibile. Una fiumana umana che, con un qualche imbarazzo buonista,  definiva sottovoce simile  alle invasioni barbariche dei territori dell’ impero romano in disfacimento. Gli ho ricordato quella frase,mentre mangiavamo una minestra di farro lucchese che forse gli e’ rimasta  indigesta .E gli ho aggiunto ,riprendendo il suo ragionamento , che allora l’Italia è in disfacimento perché Spagna,Inghilterra  , Francia ,Germania, Austria ecc. non si rassegnano ai flussi epocali e ineludibili.A Ventimiglia ,tanto per citare un esempio,le frontiere sono chiuse e la città e’ invasa di emigrati. Solo Minniti ha incominciato a capire che ci sono anche i diritti di chi accoglie,oltre a quelli degli accolti che non possono cancellare i primi . Ma cinque anni di debolezza acquiescente  e di svendita dei confini nazionali e  dei diritti dei porti italiani all’Europa ,in cambio di qualche mancia,  hanno reso tutto difficile.L’aver “liberato ” la Libia da Gheddafi ha fatto il resto. Certi politici andrebbero  allontanati per manifesta incapacità e forse persino  processati  per alto tradimento.  Ed ho aggiunto al collega con cui parlavo -riferendomi ai continui appelli del Papa per ” l’accoglienza a prescindere ” -che,come diceva Machiavelli ,il principe,cioè lo statista (non il politicante mediocre e pavido) deve sapere anche  dannarsi l’anima, pur di difendere lo Stato. Pochi,di fronte all’idea delle fiamme dell’inferno,speciale col caldo di fine luglio,hanno la capacità di essere machiavelliani , quasi tutti restano i soliti machiavellici che barattano una poltrona di potere,ignorando i loro doveri verso lo Stato e i suoi cittadini,tornati sudditi,  come ai tempi del Machiavelli, di tanti principini corrotti e incapaci.

 

quaglieni@gmail.com

Mercato immobiliare, prosegue la ripresa

Prosegue anche in questo semestre il trend di ripresa del mercato immobiliare seppure non senza difficoltà. Tra i vari comparti, la performance migliore rimane quella del settore residenziale, che nel corso del 2016 ha messo a segno un aumento delle compravendite pari al 26% rispetto all’anno precedente. Anche il non residenziale ha visto una crescita, sebbene molto più contenuta e prossima al 10%.” – è quanto emerge dall’analisi del 2° Osservatorio Immobiliare 2017 di Nomisma.

 

Il comparto residenziale: Continua il trend di ripresa del mercato residenziale torinese, con andamenti stabili di domanda e offerta e crescita dei volumi dello stipulato per quanto riguarda le vendite, nonché ulteriore riduzione delle tempistiche e dello sconto praticato all’atto di acquisto. Per quanto riguarda le abitazioni nuove la discesa dei prezzi nel corso dell’ultimo semestre è stata minima, leggermente più intensa quella dell’usato, anche rispetto al semestre precedente, ma in attenuazione su base annuale. Le contrazioni maggiori dei prezzi sono state registrate sull’usato da ristrutturare (-1,8%), in particolare nelle zone centrali della città dove la flessione ha superato il -2%, come già rilevato lo scorso semestre. Per quanto riguarda i canoni, in questi primi sei mesi dell’anno la diminuzione è stata minima, portando il valore medio cittadino a 84 €/mq annui. Circa le tempistiche di vendita, si rileva una loro riduzione, in particolare nelle aree semicentrali e periferiche per il prodotto usato; rimangono stabili quelle relative alla locazione. Anche il divario tra prezzo di offerta e quello finale di acquisto continua a decrescere, soprattutto nelle aree centrali e semicentrali, attestandosi al 14% come valore medio cittadino. Stabile per il terzo semestre consecutivo il rendimento medio lordo da locazione (5,3%). Al riguardo dell’acquisto dell’immobile circa il 60% avviene per destinare l’abitazione a prima casa, mentre segue, a notevole distanza, la motivazione della sostituzione. Sul fronte della locazione, l’appartamento in affitto è principalmente destinato a prima casa, in secondo luogo alla dimora di studenti. Circa le tipologie contrattuali, la rilevazione evidenzia la preponderanza del canone concordato, che mette in secondo piano anche il canone libero.

 

Il settore commerciale Migliora il mercato degli immobili ad uso commerciale, sia sul fronte della compravendita che su quello locativo, pur in un quadro di permanente eccesso di offerta. La variazione dei valori è risultata meno intensa rispetto a quanto registrato nel semestre precedente, sia per quanto riguarda i prezzi che i canoni, rivelando in alcuni i casi (prezzi nei livelli massimi delle zone centrali e canoni sui massimi in tutte le zone cittadine) una spinta verso un’inversione di tendenza. In diminuzione i tempi necessari alla finalizzazione delle trattative e lo sconto praticato all’atto di acquisto, ad eccezione di quanto evidenziato per i negozi localizzati nelle aree centrali dove la spinta ad un innalzamento dei valori ha reso necessario uno sconto maggiore al fine di incontrare le aspettative della domanda. Non si rilevano variazioni dei rendimenti medi lordi da locazione.

 

Il mercato direzionale: pur con tempistiche in calo, la finalizzazione dei contratti è resa possibile, oltre che da un abbassamento delle aspettative iniziali di realizzo (la flessione dei valori di vendita questo semestre è stata più intensa del precedente), anche da una maggior flessibilità in fase di trattativa, come evidenzia l’aumento del divario tra prezzo di offerta e prezzo finale. Complessivamente, i prezzi hanno subito una variazione negativa dell’1,9% a livello annuale, con punte di oltre il 3% nelle zone semicentrali. Anche i canoni questo semestre hanno accusato un calo maggiore (con picchi del -2,3% in periferia), che si è rivelato più intenso su base annuale (-2,3% in media), fenomeno indicativo della difficoltà in cui ancora si trova il mercato della locazione di spazi ad uso ufficio nel capoluogo piemontese. Permane stabile il rendimento medio lordo da locazione.

 

Le previsioni: per i mesi a venire gli operatori del settore prevedono un’ulteriore crescita del settore residenziale, sia sul fronte delle abitazioni compravendute che di quelle locate, con valori mediamente stazionari. In tutti gli altri comparti, ad eccezione dei negozi in vendita per i quali si prevede una stabilità dello stipulato, gli agenti continuano a ipotizzare una diminuzione dei valori e dei contratti finalizzati.

Magellano contro la chiusura dell’Oftalmico

30 mila firme in 15 giorni: questi i numeri del clamoroso successo di Magellano contro la chiusura dell’Oftalmico di Torino!

Sono oltremodo lieto del clamoroso successo ottenuto in 15 soli giorni dal nostro C.C.La Fondazione Magellano a mezzo della Petizione ideata dal suo Presidente Angelo Burzi e già indirizzata al Governatore della Regìone Sergio Chiamparino contro la chiusura ingiustificata dell’eccellenza rappresentata dall’Ospedale Oftalmico di Torino. Durante la conferenza stampa  presenti i principali Media (da Repubblica al Tg3 all’Ansa tra i vari), Burzi ha delineato i motivi e i numeri (30.000, diconsi trentamila cittadini che hanno firmato la petizione in sole 2 settimane) dell’iniziativa mentre il sottoscritto, fra i co-fondatori di Magellano, ha fatto una breve sintesi delle logiche sociali che muovono questo ente ormai da vari anni.

Paolo Turati

 

Cimitero Monumentale, degrado per la scarsa manutenzione del verde

 

Torino con la nuova amministrazione cittadina sta conoscendo un progressivo degrado del verde pubblico, che ha coinvolto pochi mesi fa in maniera evidente i quartieri di Mirafiori e Santa Rita, ma che, da mesi, sta continuando anche a interessare il suo Cimitero Monumentale. I politici che amministrano la nostra Città sembrano aver dimenticato quello che, per molti credenti, rappresenta un importante luogo di culto per i propri defunti, ma che è anche, a livello laico, come dice la parola stessa, un’area monumentale, ricca di edifici funerari di pregio, che spesso versano in stato di assoluto abbandono. Le aree comuni alle varie tombe, che spesso sono veri e propri monumenti funerari, si trovano in uno stato di degrado indescrivibile. Lo scorso marzo l’erba era alta e sorgevano indisturbati diversi papaveri. Ora, con il caldo, l’erba è   diventata ancora più alta lungo i vialetti e tra le tombe. Lo scorso novembre, in occasione delle festività di Ognissanti e dei Defunti, non sono più stati piantati i fiori cimiteriali che, negli anni passati, adornavano i viali cimeteriali, né quelli presenti nel corpo centrale della collinetta che rappresenta il monumento al Milite ignoto. E pensare che a Torino diverse agenzie organizzano tour di visita a tombe prestigiose come quella del tenore Francesco Tamagno, un enorme mausoleo, che risulta il più alto di tutto il cimitero e che accoglie le spoglie del cantante lirico più celebre dell’Ottocento. Una vera desolazione oggi, invece, accoglie il visitatore all’ingresso di quello che dovrebbe essere lo specchio della Torino sabauda e che meriterebbe il rispetto per il suo glorioso passato.

 

Mara Martellotta