ECONOMIA E SOCIETA'- Pagina 547

Il Piemonte vuole gestire la Tav

La Regione Piemonte chiede di acquisire la partnership nella società per la costruzione della Tav, qualora il Governo volesse abbandonarla

Una possibilità da discutere con l’Esecutivo centrale alla luce dell’approvazione odierna, da parte del Consiglio regionale, dell’ordine del giorno sulla “Gestione opere strategiche infrastrutturali conseguenti all’autonomia differenziata”, primo firmatario Andrea Fluttero (FI). A favore i gruppi di maggioranza e opposizione, hanno votato contro M5s, Leu e M5s. Il documento è collegato alla delibera sulla richiesta di autonomia differenziata da parte del Piemonte approvata la scorsa settimana e intende appoggiare il completamento della Torino-Lione nel contesto del più ampio progetto europeo. Infatti, nel caso “il Governo nazionale intendesse interrompere la realizzazione dell’opera”, l’odg impegna l’Esecutivo regionale a chiedere che la Regione possa “acquisire la titolarità italiana dell’opera”. Il documento chiede anche il subentro della Regione nelle quote di proprietà pubblica delle autostrade sul territorio piemontese e delle relative concessioni, affinché i conseguenti ricavi possano rimanere a disposizione dei cittadini piemontesi. Approvato anche un altro ordine del giorno, presentato dal gruppo Leu (primo firmatario Marco Grimaldi), che impegna la Giunta regionale a migliorare le modalità di sottoscrizione e gestione delle concessioni autostradali e a tenere, quindi, in debita considerazione la ripartizione dei relativi utili nei territori su cui sono generati. Il documento chiede anche di arrivare all’eliminazione del pedaggio nella tangenziale di Torino.

(foto: il Torinese)

Alluvioni, dramma per gli allevatori. E per gli animali

Nelle emergenze alluvionali di questi giorni, c’è un dramma nel dramma che rischia di essere sottovalutato: quello degli animali

L’allarme viene dal presidente nazionale del Gruppo di interesse economico (Gie) del settore carne della Cia Agricoltori italiani, nonché delegato della stessa Organizzazione al sindacato europeo Copa Carni Bovine di Bruxelles, Roberto Buratto, allevatore di San Carlo Canavese: «Ci sono in questo momento centinaia di stalle e migliaia di capi animali che in tutta Italia stanno vivendo situazioni disperate. Aziende irraggiungibili – osserva Buratto -, animali morti o feriti, approvvigionamenti di mangimi e foraggi difficili da garantire, produzioni compromesse… A differenza delle altre attività – continua Buratto -, gli allevamenti danneggiati dal maltempo non possono sospendere la produzione, tantomeno abbandonare gli animali loro destino. Devono continuare a mungere e raccogliere le uova, provvedere alla cura dei loro capi e tirare avanti in qualche modo, il più delle volte da soli, tra il disinteresse della maggior parte dell’opinione pubblica». Il presidente nazionale di Cia Agricoltori italiani, Dino Scanavino, ha assicurato il pieno appoggio dell’Organizzazione all’iniziativa di Buratto, che rilancia l’appello a promuovere iniziative di solidarietà a favore degli allevatori in difficoltà: «Pensiamo a una task-force di pronto soccorso delle stalle – dice Buratto -, all’allestimento di camion di foraggio da mobilitare all’occorrenza, all’impiego straordinario di veterinari e farmaci d’emergenza… Gli animali sono esseri senzienti, il loro benessere è prioritario per l’allevatore, così come per la comunità, che dovrebbe attivarsi in caso di bisogno. Tutti dovremmo sentirci chiamati a dare una mano, ognuno secondo le proprie possibilità».

Nel cuore dei Balcani

DAL PIEMONTE – Poco più di due decenni fa finiva la guerra in Bosnia, lasciando cumuli di macerie e tanti, troppi morti. Alla tragedia è seguita una pace imperfetta, fatta di prevaricazione e di giustizia negata, di dolore e di speranze strappate via dal disastro di una quotidianità spesso fatta di umiliazioni e privazioni.

Nel cuore dei Balcani al tramonto del secolo breve”. Questo è il titolo dell’incontro pubblico che si terrà giovedì 15 novembre, dalle 15.00 alle 18.00, nella Sala Scimé di Mondovì (Cn). L’evento è organizzato dalla Città di Mondovì, l’Anpi, il Centro studi Monregalesi, l’Associazione culturale “Gli Spigolatori”, il liceo “Vasco Beccarla Govone”, l’Associazione italiana di Cultura Classica e l’Unidea di Mondovì. Dopo l’introduzione del prof. Stefano Casarino interverranno lo storico Gigi Garelli, direttore dell’Istituto della Resistenza di Cuneo ( “Come ti costruisco il nemico. La regione dei Balcani dal sogno di Tito all’incubo di Srebrenica”) e il giornalista e scrittore  Marco Travaglini , nella foto (“Bosnia, l’Europa di mezzo. Un viaggio tra guerra e pace, tra Oriente e Occidente”). Poco più di due decenni fa finiva la guerra in Bosnia, lasciando cumuli di macerie e tanti, troppi morti. Alla tragedia è seguita una pace imperfetta, fatta di prevaricazione e di giustizia negata, di dolore e di speranze strappate via dal disastro di una quotidianità spesso fatta di umiliazioni e privazioni. Un incontro per capire non solo le ragioni del conflitto, generato dal demone del purismo etnico e del nazionalismo esasperato, ma anche la forza enorme che permette al popolo bosniaco di non scomparire.Durante l’evento saranno proiettate immagini relative alla Bosnia, tra guerra e pace. 

Gli orologi cosmici di Miss Bell

Temevo di essere un po’ provinciale, non abbastanza intelligente per Cambridge. Ero sicura che prima o poi mi avrebbero scoperta e cacciata da questa grande università. Ma fino a quel momento avrei lavorato sodo per dare il meglio di me”; una delle frasi più emozionanti e uno degli insegnamenti più significativi di Jocelyn Bell si riassume certamente in questa frase, che lei pronuncia quando ha già trascinato il pubblico nell’appassionante cavalcata attraverso la pioneristica radioastronomia degli anni Sessanta. E invece la ragazza di allora, venuta dal profondo dell’Ulster, nell’Irlanda del Nord, e infine dottoranda a Cambridge – dove però, nota con squisito humour britannico, si usavano ancora le valvole mentre “giù al Nord”, in Scozia, dove aveva conseguito i precedenti titoli accademici, già si usavano i transistor – era destinata ad entrare nella storia dell’astrofisica. Nel 1968, infatti, nel brusio cosmico e terrestre di segnali radio (e pensate quello che si vede ora, nell’era dei cellulari e delle telecomunicazioni globali), quasi annegati nel rumore di fondo e incisi su chilometri e chilometri di carta millimetrata, la giovane ricercatrice scopre dei deboli segnali di periodicità piccolissima, che sembrano provenire sempre dalla stessa posizione del cielo.

Non sono segnali umani, proprio per via della loro dipendenza dal tempo siderale, quattro minuti più breve del periodo di rotazione terrestre, e non sono neanche, purtroppo o per fortuna, segnali di piccoli omini verdi, visto che non sembrano subire lo spostamento Doppler che un pianeta in orbita attorno ad una stella subirebbe durante la sua rivoluzione.La risposta è rivoluzionaria: Jocelyn Bell ha individuato la prima prova di un segnale proveniente da un oggetto misterioso ed estremo, una stella di neutroni il cui campo magnetico, disallineato rispetto all’asse di rotazione dell’oggetto, è puntato verso di noi.Come un faro nel cielo, che ruota senza sosta, quando uno dei due poli della stella è rivolto verso la terra, le onde radio irraggiate dagli elettroni accelerati nei potentissimi campi magnetici della stella (si consideri che, se un magnete industriale arriva al massimo a 10 Tesla, la stella di neutroni arriva a qualche centinaio di milioni di Tesla) partono per un lungo viaggio nelle profondità del cosmo e arrivano finalmente a noi dopo viaggi di chissà quante migliaia di anni luce. Esperimento e teoria, ancora una volta, mostrano in queste circostanze la forza della loro sinergia: che le stelle di neutroni potessero esistere, era già stato da lungo tempo predetto, almeno da quando la relatività generale si era affacciata al mondo grazie al genio di Einstein.

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La ricetta è questa: prendete una stella di qualche decina di masse solari, un autentico mostro, ma se alzate gli occhi al cielo ne vedrete almeno un paio, famosissime, Betelgeuse e Bellatrix nella costellazione di Orione che, proprio in questo periodo, si alza nel cielo ed Antares nella costellazione dello Scorpione, che invece ci ha lasciato nel primo autunno. Quando, dopo qualche centinaio di milioni di anni di vita, una stella siffatta esploderà, spargerà nel cosmo buona parte degli elementi che il suo nucleo tumultuoso ha sintetizzato e che noi tutti conosciamo così bene, il ferro, l’oro, l’uranio, il calcio, l’ossigeno, mentre il suo nucleo di ferro e silicio sarà così pesante da andare incontro a trasformazioni qui sulla Terra inimmaginabili; durante il collasso, la materia di cui è fatta si trasforma principalmente in neutroni, impacchettati e sottoposti ad una pressione tale da avere la stessa densità di un singolo nucleo atomico, oppure, per farvi un’idea e non lamentarvi più del sovraffollamento in metropolitana, di tutta l’umanità compressa in un ditale da cucito, diventando un gas degenere, l’unico stato della materia che riesce, purché la massa complessiva del nucleo stesso non sia maggiore di due, massimo tre masse solari (e già questi sono valori eclatanti, il nucleo di una stella che da solo è due o tre volte più pesante dell’intero sole), a raggiungere l’equilibrio con la forza di gravità.Se anche questo limite è superato, si entra nel regno di altri oggetti astrofisici “mitici”, tanto per la scienza come per la fantascienza, i buchi neri.Quindi, che le stelle di neutroni potessero esistere era ragionevole pensarlo: il problema era dimostrarlo, considerato che si tratta di oggetti del raggio di venti chilometri (sic!), che non emettono praticamente luce visibile e non hanno fonti di energia interne; sono stelle, ma non brillano, sono stelle ma probabilmente non sono neppure palle di gas, bensì di materia ferrosa solida in superficie. Ci restano due speranze: gli effetti dei campi gravitazionali estremi che, però, cinquant’anni fa la tecnologia non era ancora in grado di rivelare, e il ricco contenuto in ferro, che genera correnti elettriche superficiali ed i potenti campi magnetici responsabili della radiazione emessa dagli elettroni. Jocelyn Bell stana proprio questo segnale, un segnale estremamente regolare, perché la stella, così compatta, ruota a grandissima velocità, in qualche millisecondo in media, al massimo in un secondo, e perde la propria energia rotazionale su tempi lunghissimi; potremmo osservare per anni e secoli una stella di neutroni e il suo segnale si presenterebbe a lungo puntuale all’appuntamento e, solo con misure di altissima precisione, potremmo dimostrare che anche lei, un po’ alla volta, come la pendola della nonna, “si stanca” e rallenta fino a fermarsi, chissà quando, in qualche milione di anni; ecco perché un giornalista del Daily Telegraph suggerisce il nome, che subito funziona, di Pulsating Star, Pulsar per gli amici.

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Più o meno negli stessi anni, si può dire solo qualche metro di lunghezza d’onda più in là, le antenne dei, curioso cortocircuito della storia, Bell Laboratories, compagnia telefonica americana, scopriranno un altro brusio significativo, questa volta nelle microonde: la radiazione di fondo, non più un segnale pulsato e regolare, bensì un segnale elettromagnetico uniforme che proviene dalle profondità del tempo, appena trecentomila anni dopo il Big Bang, ma questa è un’altra storia. Ci si domanderà se Jocelyn Bell abbia vinto il premio Nobel per questo premio, e la risposta è no: lo vinse il suo supervisore ed altri radioastronomi con cui lei ebbe a collaborare. Vi fu chi recriminò rumorosamente per quella che potrebbe apparire un’ingiustizia, ma lei stessa ha smorzato i toni negli anni visto che, effettivamente, il vero cacciatore di pulsar era stato il suo professore ed a lui si doveva il merito dell’avvio della grande campagna radioastronomica; lei era stata nel momento giusto, al posto giusto, anche se dobbiamo riconoscere a lei si deve l’acume e la caparbietà nello scoprire e nell’escludere, metodica come l’altro suddito di Sua Maestà Britannica, Sherlock Holmes, ogni possibile sorgente che non fossero la prima e poi, dopo una nuova ricerca nella mole di dati accumulati, la seconda e la terza stella di neutroni, che si nascondevano in quel segnale. Torto o non torto, a cinquant’anni dalla scoperta, Jocelyn Bell ha ottenuto comunque un grande premio, quello che l’Osservatorio Astronomico, il dipartimento di Fisica e il Museo dell’astronomia hanno voluto celebrare venerdì al Piccolo Regio: l’americano e ricchissimo Breakthrough Prize, che ne commemora la scoperta, capace di scompaginare il mondo, questa più o meno la difficile traduzione della parola breakthrough, e cinquant’anni di illustre carriera. E, anche in questo caso, Jocelyn Bell si è mostrata rivoluzionaria, destinando quasi tre milioni di dollari alla creazione di borse di studio per donne, minoranze e studenti svantaggiati in genere, perché possano perseguire le proprie idee e i propri sogni, un tema straordinariamente attuale, che dimostra come la scienza sappia essere fonte di pace e progresso, riallacciandosi, ancora una volta, con la radioastronomia che le ha dato la fama, nata dalla riconversione dei radar nelle macerie dell’Europa della seconda guerra mondiale.

Andrea Rubiola

Tutti a scuola di gemmologia

DAL PIEMONTE    Valenza, da sempre, vuole dire oro e gioielli, in Piemonte, in Italia e nel mondo. E non è stato infrequente il caso che, anche negli anni passati da Torino e provincia ci si sia rivolti agli artigiani orafi valenzani per acquistare dei manufatti o per apprendere l’arte

Si tratta di un’arte che si tramanda ormai da generazioni e di un sapere che è famoso in tutto il mondo. Di qui la necessità di tramandarlo. In questo ambito è nato, sin dagli anni Settanta, il corso di gemmologia che tiene il professor Luciano Orsini e che partirà il 20 novembre prossimo al Laboratorio Speranza Cavenago dell’Istituto Cellini in strada Pontecurone, grazie alla disponibilità della dirigente Maria Teresa Barisio ed al sostegno della Fondazione Cassa di risparmio di Alessandria che, con il presidente Pierangelo Taverna, ha sempre creduto nell’iniziativa. Il corso, completamente gratuito, si ‘snoda’ in ottanta ore settimanali che si svolgono in orario serale, dalle 20.30 alle 22.30, e si concluderà entro l’anno scolastico. Si rivolge ad operatori del settore o amanti della materia – forze dell’ordine, artigiani, commercianti, appassionati della materia – ma anche a persone che si vogliano avvicinare per la prima volta a questo mondo, non avendone una preparazione specifica e si suddivide in lezioni teoriche e pratiche. E, i partecipanti, sono circa una trentina tutti gli anni, molti dei quali non sono soltanto valenzani, ma vengono anche dalle province e delle regioni vicine. Il docente, Luciano Orsini, è molto conosciuto e non soltanto in ambito valenzano ed il suo curriculum parla chiaro: docente per 40 anni di analisi gemmologica al Cellini, docente a contratto al Politecnico di Torino nel master di Ingegneria del gioiello, perito della Camera di Commercio e presso il Tribunale di Alessandria, consultore della Pontificia Commissione per i beni culturali della Chiesa, nonché autore di diverse pubblicazioni di carattere scientifico, storico ed artisticom da sempre appassionato della materia, pur non essendo ‘figlio d’arte’. “Il corso è nato – spiega – da molteplici richieste degli operatori e dalla necessità di conoscenze specifiche” e si collega con un altro, sulla conoscenza e la tutela dei beni culturali, che Orsini organizza ogni anno in collaborazione con il comando provinciale dell’Arma dei carabinieri, anch’esso prossimo alla partenza. Le lezioni affrontano diversi aspetti della gemmologia, dall’analisi, alla valutazione, alla storia e simbologia delle gemme a esercitazioni rese possibili grazie alla dotazione scientifica del laboratorio. “Certamente i problemi di oggi – dice ancora Luciano Orsini – non sono quelli di quaranta anni orsono: allora la peggior realtà truffaldina potevano essere le sintesi, oggi sono gli abbellimenti artificiali”.

Massimo Iaretti

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Per informazioni ed iscrizioni, tel. Dalle 9 alle 20 ai numeri 340/1280335 o 0131/940163.

 

 

Il turismo in Piemonte

Turismo Torino e Provincia, Abbonamento Musei, EDT e Eataly insieme
Arte, storia, cultura, natura e cucina: tutto questo contraddistingue il Piemonte ed è grazie a questo importante patrimonio che la nostra è la migliore regione al mondo secondo ” Best in Travel 2019 – Il meglio da Lonely Planet” (ottobre 2018, 216 pagine), la guida che ogni anno raccoglie i sondaggi di oltre 200 autori di viaggi in giro per il mondo e stila una classifica. E, per l’anno prossimo, il Piemonte spicca tra tutte le altre, grazie ad attrattive come festival musicali e artistici, musei e castelli, itinerari naturalistici, eccellenze enogastronomiche fino ad arrivare all’annuale Fiera del tartufo bianco d’Alba.
 
L’incontro “Il turismo in Piemonte” tenutosi nei giorni scorsi presso Eataly Lingotto è stata così l’occasione per raccontare le novità relative alla proposta turistica e culturale della nostra regione. Insieme all’autore e giornalistaLuca Iaccarino ne hanno parlato:
– Daniela Broglio – Direttore Turismo Torino e Provincia 
– Simona Ricci – Direttore Associazione Abbonamento Musei 
– Angelo Pittro – Direttore Lonely Planet Italia 
– Francesco Farinetti – Amministratore Delegato Eataly 
 
« Best in Travel 2019 ha promosso il Piemonte regione Top: questo è per noi di Lonely Planet Italia motivo di grande soddisfazione e orgoglio. Testimonia il lavoro fatto in questi anni e la capacità di guardare al futuro necessaria per far crescere la nostra regione come meta turistica. – ha spiegato il Direttore di Lonely Planet Italia Angelo Pittro – Il Piemonte,
infatti, conserva, accanto alla dinamicità propria delle città manifatturiere e a una tradizione enogastronomica di eccellenza, l’impronta di una antica capitale. Dimora della dinastia sabauda, custodisce intatte residenze reali che, riconosciute dall’Unesco, sono patrimonio universale, in un contesto ambientale di grande fascino.»
 
 «Siamo certi – ha sottolineato  Daniela Broglio, direttore di Turismo Torino e Provincia – che promuovere il binomio cultura/cibo che contraddistingue fortemente il nostro territorio, ricco inoltre di eventi dedicati, contribuirà a incrementare maggiormente il numero di coloro che scelgono la nostra destinazione come meta di vacanza; a tal fine la nostra ATL ha ideato molteplici prodotti e servizi turistici – come la Merenda Reale o la recente prima edizione della Torino Restaurant Week, solo per citarne alcuni – proprio per soddisfare le esigenze di un turista sempre più attento all’aspetto food & wine; senza dimenticare l’aspetto propriamente culturale che può essere scoperto con la Torino+Piemonte Card».
 
Per questo a partire da oggi sono in vendita, oltre che nel circuito nazionale, anche presso il box informazioni di Eataly le tessere Torino+Piemonte Card e Abbonamento Musei: viene così offerto un servizio in più ai turisti in visita nella nostra città ma anche ai cittadini e clienti abituali.
 
«Con Abbonamento Musei i piemontesi possono essere turisti nella propria regione. Credo che i cittadini debbano essere i primi a conoscere il territorio e a saperne valorizzare le bellezze più importanti, e in questo senso la tessera Abbonamento Musei rappresenta uno strumento che permette di scoprire e vivere ogni giorno l’offerta culturale della nostra regione da Nord a Sud tra musei, residenze reali, castelli, giardini e fortezze», ha commentato Simona Ricci,Direttore dell’Associazione Abbonamento Musei.
 
Inoltre, per celebrare le bellezze che contraddistinguono il territorio piemontese, Eataly insieme a Abbonamento Musei e Lonely Planet propone due nuovi cofanetti regalo per il Natale 2018: il pacco “ Piemonte + Abbonamento Musei” e quello “ Piemonte + Lonely Planet” raccontano il meglio della nostra regione, con una selezione gastronomica e a scelta la tessera Abbonamento Musei o la guida Piemonte firmata EDT. In vendita presso Eataly Lingotto, Lagrange, Pinerolo e Monticello. Prezzo al pubblico: 79,90 € (versione con Abbonamento Musei) e 47,90 € (versione con Lonely Planet).
 
«Eataly, che nasce proprio a Torino nel 2007, da sempre ha come obiettivo principale quello di raccontare le eccellenze dell’Italia e in particolare del Piemonte in tutto il mondo. Per questo siamo molto contenti di fare squadra insieme a Turismo Torino, Abbonamento Musei e EDT per valorizzare ancora di più il territorio piemontese: per la nostra città, che si può a ragione considerare la capitale enogastronomica italiana, il turismo è sicuramente uno degli asset su cui puntare, tutti insieme», ha commentato Francesco Farinetti, Amministratore Delegato di Eataly.
Eataly Lingotto, inoltre, propone un’offerta di Esperienze enogastronomiche tutta rinnovata: tour guidati, lab experience in reparto, degustazioni, show cooking e lezioni pratiche dedicate ai turisti che vogliono scoprire le eccellenze piemontesi, a tavola e non solo.Infine, da venerdì 30 novembre sarà attivo il bus “ Eataly Food Tour”, in collaborazione con Cavourese e Somewhere: un vero e proprio tour on the road tra le strade di Torino con partenza in piazza Castello, all’angolo con via Viotti, là dove nel 1786 Benedetto Carpano ha creato il vermouth e arrivo a Eataly Lingotto, ex opificio della Carpano, per vivere una speciale Esperienza. Una guida dedicata accompagnerà i partecipanti tra i reparti, i ristorantini e i laboratori di produzione dal vivo in un viaggio tra le eccellenze enogastronomiche del nostro territorio, con racconti e naturalmente degustazioni.
 

La ministra francese vuole spiegare la Tav a Toninelli

Un vertice franco-italiano tra il ministro dei Trasporti  francese Elisabeth Borne e l’omologo italiano Danilo Toninelli è in calendario  lunedì’ prossimo. “Sarà l’occasione di rassicurarlo” scrive il quotidiano Ledauphine, citando le intenzioni dell’esponente politica d’oltralpe Borne  nei confronti di Toninelli, a proposito della Tav, espresse all’Assemblea Nazionale (la camera francese), nella risposta a un’interpellanza del deputato della Savoia Emilie Bonnivard. Il parlamentare ha chiesto al governo francese di confermare   l’impegno assunto sulla Torino-Lione.

Cercansi donatori per il non profit

Dalle 9 alle 18 a Torino, Cuneo e Alba i giovani Talenti del fundraising “reclutano” potenziali donatori per 6 enti non profit

Sabato 10 novembredalle 9 alle 18, la Fondazione CRT organizza a Torino, Alba e Cuneo il primo Disruptive Donor Experience Day”, una giornata interamente dedicata alla promozione del dono con le tecniche innovative della realtà virtuale e della guerrilla marketing.  All’insegna della domanda “Conosci l’impatto della tua donazione?”, 60 giovani Talenti del Fundraising – il progetto della Fondazione CRT che offre un percorso di alta formazione per aspiranti professionisti della raccolta fondi – cercheranno di “reclutare” e coinvolgere donatori per 6 importanti realtà non profit del territorio: Gruppo Abele, La Collina degli Elfi, Fondazione Faro, Fondazione Specchio dei Tempi, Fondazione Nuto Revelli, Santuario della Consolata.  Le persone potranno vedere concretamente l’impatto delle donazioni “vivendo” le storie di alcuni beneficiari, attraverso esperienze immersive di realtà aumentata e virtuale ed eventi di guerrilla marketing, ideati e realizzati dai Talenti del fundraising.  Infatti, secondo gli ultimi dati Doxa (Donare 3.0 – 2018), il 97% dei donatori ritiene importante la trasparenza nella donazione. Sempre di più, la possibilità di verificare la destinazione dei fondi raccolti diventa un criterio indispensabile nella scelta del donatore. Inoltre, il 40% dei non-donatori afferma che il motivo della mancata donazione sta proprio nell’assenza di trasparenza (Fonte: Italiani solidali – Doxa – 2014).  “Fondazione CRT lancia per la prima volta una giornata interamente dedicata al dono, portando ‘in strada’ le storie di chi ha beneficiato della generosità delle persone – afferma il Presidente della Fondazione CRT Giovanni Quaglia –. Siamo convinti che il futuro della nostra società vada costruito sulle solide basi del senso di comunità: ciascuno, con il proprio contributo, può essere protagonista attivo di un welfare responsabile che chiama a raccolta tutti, dalle istituzioni ai singoli cittadini”.  “La Fondazione CRT ha negli anni incentivato la capacità di raccolta fondi – sottolinea il Segretario Generale della Fondazione CRT Massimo Lapucci –, da una parte mettendo in campo iniziative volte a rafforzare la capacity building delle associazioni, dall’altra attivando percorsi di formazione finalizzati a creare le skills necessarie per promuovere campagne di fundraising: il ‘kit’ di una campagna di successo deve contemplare la misurazione dell’impatto, la vera leva per conquistare la fiducia del donatore”.  Con il “Disruptive Donor Experience Day”  #DDEDay – nel centro di Torino si potranno incontrare 5 “alieni” con la t-shirt “Are we human?” che, attraverso un visore, mostreranno il contesto “extra-terrestre” della vita quotidiana in un centro di recupero e la delicatezza delle storie della Comunità del Gruppo Abele; si potranno conoscere, seduti in un salottino allestito ad hoc, i beneficiari della 13esima dell’amicizia della Fondazione Specchio dei Tempi; si potrà colorare e rendere accogliente una stanza dell’Hospice della Fondazione FARO, nonché vivere in prima persona, tramite un visore di realtà virtuale, l’importanza delle cure offerte dalla Fondazione stessa. Sarà per la prima volta visitabile, sempre grazie alla realtà virtuale, il Cantiere Romanico del Santuario della Consolata, monumento simbolo di Torino di cui la Fondazione CRT è storico sostenitore, mentre tutta la giornata si svilupperanno diversi eventi nella piazza adiacente.  Cuneo e a Torino, con la Fondazione Nuto Revelli, grazie alla realtà virtuale, si potrà visitare la borgata dove Nuto Revelli visse e combatté da partigiano.  Ad Alba, in occasione della Fiera del Tartufo, rivivrà in piazza la Collina degli Elfi (associazione che ospita famiglie con bimbi malati di cancro che hanno terminato le cure), da cui verranno fatte rotolare 200 palline colorate, scrigni delle storie e delle emozioni di altrettante famiglie beneficiarie, e sarà inoltre possibile provare l’arte-terapia.

Torino cresce sulla app di quartiere

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Nextdoor, la prima e più utilizzata app per vicini di casa da poco arrivata in Italia, annuncia che Torino è tra le città del nostro Paese che stanno crescendo più velocemente, a testimonianza del grande interesse dei torinesi nei confronti della community locale

Dopo poco più di un mese dal lancio in Italia, l’88% dei quartieri di Torino è stato lanciato attivamente – ovvero 109 in totale – ciò significa che i torinesi non solo si sono iscritti alla piattaforma, ma anche che stanno partecipando  abitualmente alle conversazioni con i vicini. I quartieri più attivi sono Vanchiglia e Borgo Po Nord – Eremo, con più di 100 membri.

 

“È meraviglioso vedere come i torinesi siano entusiasti all’idea di instaurare relazioni più profonde all’interno del proprio quartiere, sia online che offline” afferma Amedeo Galano, Head of Community di Nextdoor per l’Italia. “Nextdoor è la piattaforma perfetta per trovare ciò di cui si ha bisogno proprio sotto casa. Può diventare una risorsa affidabile per scambiarsi raccomandazioni, conoscersi e, cosa più importante, costruire rapporti basati sulla fiducia”. Già dalle prime settimane dal lancio i vicini italiani hanno cominciato ad usare Nextdoor per trovare una babysitter o un idraulico fidato, farsi aiutare a trovare un animale smarrito o organizzare aperitivi per conoscere nuovi vicini. Iscriversi a Nextdoor è facile e sicuro. I membri utilizzano il proprio nome e gli indirizzi di casa sono verificati, le conversazioni sono accessibili solo ai vicini verificati del proprio quartiere e l’accesso è protetto da password. Inoltre, i contenuti condivisi nei quartieri e le informazioni personali dei membri non possono essere trovati tramite Google o altri motori di ricerca. Secondo una ricerca condotta da Research Now*, gli italiani possiedono un innato senso di comunità e attribuiscono grande importanza ai rapporti con i propri vicini. Il 67% degli italiani, infatti, afferma di essere in buoni rapporti con i propri vicini, mentre il 22% sostiene che siano addirittura ottimi. Molto significativo è anche, per l’82%, il desiderio di migliorare questi rapporti. 

Nello specifico:

 

  • il 48% esprime il desiderio di creare un legame di fiducia
  • il 19% vorrebbe allargare la propria cerchia sociale
  • il 19% vorrebbe sentirsi più coinvolto nella vita di quartiere
  • il 14% vorrebbe sapere di poter contare su qualcuno in caso di bisogno

 

Nextdoor è gratuita e disponibile su Web, iOS e Android. Principale obiettivo della piattaforma è quello di permettere ai vicini di casa di creare community locali per migliorare la vita dei quartieri e renderli più sicuri. Lanciata a ottobre del 2011 negli Stati Uniti, Nextdoor ha cominciato a espandersi in Europa nel 2016, raccogliendo più di 250 milioni di dollari sia da parte di investitori americani – tra cui Benchmark e Greylock Partners – sia europei – come Axel Springer. Ad oggi, più di 200.000 quartieri di Stati Uniti, Francia, Regno Unito, Paesi Bassi e Germania, Spagna e Italia usano Nextdoor.

 

*La ricerca è basata su un campione di oltre 1.000 Italiani.

“La Repubblica Punciuta”, tutti i misfatti di Cosa Nostra

L’autore si sofferma peculiarmente sul delicato tema delle connessioni fra la mafia palermitana e l’universo istituzionale e politico italiano

“La Repubblica Punciuta” è il titolo del nuovo libro di Stefano Baudino, autore ventiquattrenne di Collegno. Il saggio, edito da Monetti Editore, ripercorre tutta la storia di Cosa Nostra dall’anno della sua fondazione fino alle recenti sentenze sulla trattativa Stato-mafia e sulla strage di via d’Amelio, passando per le grandi guerre di mafia che hanno insanguinato la Sicilia nella seconda metà del secolo scorso e il Maxiprocesso all’organizzazione mafiosa istruito da Falcone e Borsellino. Oltre a descrivere la struttura e le trasformazioni subite dalla Commissione di Cosa Nostra, l’autore si sofferma peculiarmente sul delicato tema delle connessioni fra la mafia palermitana e l’universo istituzionale e politico italiano grazie all’analisi di una serie di sentenze specifiche estremamente significative, spesso occultate o travisate dai media tradizionali. Il saggio verrà presentato nelle librerie e all’interno di vari licei torinesi: l’obiettivo dell’autore è infatti quello di fornire uno spaccato della storia e dell’impianto di Cosa Nostra in particolare al pubblico più giovane.