Il mercato italiano dell’auto chiude in rosso nonostante il leggero recupero di dicembre, con +1,96% di immatricolazioni rispetto allo stesso mese del 2017, dopo tre mesi in calo. Il dato annuale è pari a -3.11%. Le immatricolazioni, indicano i dati del Mit – sono state nei 12 mesi 1.910.025, rispetto alle precedenti 1.971.345 del 2017. Le consegne di auto nuove hanno raggiunto quota 124.078 a dicembre. Fca nei 12 mesi ha subito una
flessione del 10,41%, a dicembre -1.10%. Per il Centro Studi Promotor “nel 2019 c’è un’ombra cupa, legata alla frenata dell’economia italiana e alla Manovra approvata dal governo”. Si prevede un saldo negativo di 100 mila unità tra l’aumento degli acquisti di vetture ecologiche, grazie al bonus, e la diminuzione degli acquisti di veicoli con emissioni di CO2 medio-alte, penalizzate dall’eco tassa.
(foto: il Torinese)
Mercato dell’auto in declino. Fca -10%
Il mercato italiano dell’auto chiude in rosso nonostante il leggero recupero di dicembre, con +1,96% di immatricolazioni rispetto allo stesso mese del 2017, dopo tre mesi in calo. Il dato annuale è pari a -3.11%. Le immatricolazioni, indicano i dati del Mit – sono state nei 12 mesi 1.910.025, rispetto alle precedenti 1.971.345 del 2017. Le consegne di auto nuove hanno raggiunto quota 124.078 a dicembre. Fca nei 12 mesi ha subito una
flessione del 10,41%, a dicembre -1.10%. Per il Centro Studi Promotor “nel 2019 c’è un’ombra cupa, legata alla frenata dell’economia italiana e alla Manovra approvata dal governo”. Si prevede un saldo negativo di 100 mila unità tra l’aumento degli acquisti di vetture ecologiche, grazie al bonus, e la diminuzione degli acquisti di veicoli con emissioni di CO2 medio-alte, penalizzate dall’eco tassa.
(foto: il Torinese)
Pernigotti, Di Maio: "Una lunga maratona"
Per il vicepremier e ministro del Lavoro Luigi Di Maio la vertenza della Pernigotti é come una “lunga maratona” che si deve conquistare un miglio alla volta. “Siamo disposti a una trattativa a oltranza per convincere la proprietà ma bisogna dare più tempo all’advisor”, dice Di Maio e aggiunge: più soggetti interessati troveremo e più riusciremo a convincere l’azienda che ci sono soluzioni alternative”. Il ministro del Lavoro era presente all’incontro con i lavoratori e i sindacalisti della Pernigotti presso lo stabilimento di Novi Ligure.
Pernigotti, Di Maio: “Una lunga maratona”
Per il vicepremier e ministro del Lavoro Luigi Di Maio la vertenza della Pernigotti é come una “lunga maratona” che si deve conquistare un miglio alla volta. “Siamo disposti a una trattativa a oltranza per convincere la proprietà ma bisogna dare più tempo all’advisor”, dice Di Maio e aggiunge: più soggetti interessati troveremo e più riusciremo a convincere l’azienda che ci sono soluzioni alternative”. Il ministro del Lavoro era presente all’incontro con i lavoratori e i sindacalisti della Pernigotti presso lo stabilimento di Novi Ligure.
L’incidente avvenuto sull’A1 tra Lodi e Casalpusterlengo non deve ripetersi. Serve un contenimento urgente degli ungulati. Che sono troppi. Perché sono sempre più frequenti casi di cinghiali che giungono anche nelle città e i danni provocati dai selvatici sono inestimabili.
La grande proliferazione della fauna selvatica e in particolare dei cinghiali – che secondo stime Ispra hanno ormai superato il milione di esemplari in Italia – sta causando danni ingenti alle colture agricole e gravi incidenti all’uomo. La situazione ha assunto di fatto dimensioni e caratteristiche di una vera e propria emergenza, da superare avendo come bussola la gestione degli equilibri ecologici. Ma senza intralci amministrativi. L’abbandono di porzioni importanti di territorio rurale e montano da parte dell’uomo, nonché l’aumento del bosco, lasciano ampi spazi all’aumento di selvatici. Come testimoniato anche dall’allarme delle ultime ore di Coldiretti, Cia e Confagricoltura sui danni causati all’agricoltura dalla fauna selvatica, il cinghiale rappresenta la parte preponderante del problema viste le sue caratteristiche, le sue abitudini alimentari.
Su un punto in particolare siamo certi come Uncem sia necessario lavorare: le buone pratiche di abbattimento selettivo e contenimento faunistico attualmente in corso nei Parchi nazionali e negli Ambiti territoriali di caccia devono oggetto di standardizzazione e di direttive specifiche nazionali. Chiediamo alla conferenza Stato-Regioni di adottare queste direttive per i parchi regionali e per le aree non protette al fine di far fronte all’emergenza su tutto il territorio nazionale. Ridurre il numero di ungulati è urgente e non più rinviabile.
Uncem Piemonte
L’incidente avvenuto sull’A1 tra Lodi e Casalpusterlengo non deve ripetersi. Serve un contenimento urgente degli ungulati. Che sono troppi. Perché sono sempre più frequenti casi di cinghiali che giungono anche nelle città e i danni provocati dai selvatici sono inestimabili.
La grande proliferazione della fauna selvatica e in particolare dei cinghiali – che secondo stime Ispra hanno ormai superato il milione di esemplari in Italia – sta causando danni ingenti alle colture agricole e gravi incidenti all’uomo. La situazione ha assunto di fatto dimensioni e caratteristiche di una vera e propria emergenza, da superare avendo come bussola la gestione degli equilibri ecologici. Ma senza intralci amministrativi. L’abbandono di porzioni importanti di territorio rurale e montano da parte dell’uomo, nonché l’aumento del bosco, lasciano ampi spazi all’aumento di selvatici. Come testimoniato anche dall’allarme delle ultime ore di Coldiretti, Cia e Confagricoltura sui danni causati all’agricoltura dalla fauna selvatica, il cinghiale rappresenta la parte preponderante del problema viste le sue caratteristiche, le sue abitudini alimentari.
Su un punto in particolare siamo certi come Uncem sia necessario lavorare: le buone pratiche di abbattimento selettivo e contenimento faunistico attualmente in corso nei Parchi nazionali e negli Ambiti territoriali di caccia devono oggetto di standardizzazione e di direttive specifiche nazionali. Chiediamo alla conferenza Stato-Regioni di adottare queste direttive per i parchi regionali e per le aree non protette al fine di far fronte all’emergenza su tutto il territorio nazionale. Ridurre il numero di ungulati è urgente e non più rinviabile.
Uncem Piemonte
Nello scorso anno ci siamo occupati con attenzione e speranza di aziende che hanno riaperto i battenti e in questo modo hanno assicurato nuova occupazione così come di vendita di pacchetti azionari
Mai, come in tempo di crisi, si deve guardare in modo equilibrato a nuove operazioni di acquisto e vendita. Il caso della cessione, da parte del Comune di Torino, di 33 milioni di azioni della sua partecipata Iren che fornisce energia elettrica, non solo alla città, desta preoccupazioni.
Ovviamente non solo alla minoranza comunale che ha presentato una doverosa interpellanza, attraverso il suo capogruppo Stefano Lo Russo, ma all’intera cittadinanza e a chi vede in operazioni frettolose la mancanza di lungimiranza. In altre parole, quello che preoccupa è il come e il quando, in buona sostanza: i tempi! Si sa da tempo che le casse della città torinese sono disastrate, ma svendere può servire solo a far cassa (ma poca), mentre bisognerebbe, per problemi nuovi proporre soluzioni nuove e fare ricorso alla creatività che non vuol dire ingegneria finanziaria che tanti guasti ha provocato. Nemmeno crediamo allo slogan dell’analisi costi/benefici dietro cui ci si trincera per non fare e che non vuol dire nulla. Se si fosse pensato così, non si sarebbe avviata in Italia la costruzione dell’Autostrada del Sole, ma tante altre opere sarebbero ancora da realizzare. Se in Provincia Granda non si è realizzata l’autostrada quando tutto era più facile fu perché qualcuno dall’idee strampalate sosteneva che l’isolazionismo era meglio! Quello che manca oggi per la città e per il Piemonte, per restare solo alla nostra regione, è la visione del futuro. Torniamo al caso della Multiutility Iren. Molte società nascono a Torino, ma dalla capitale subalpina vanno via. Nel caso dell’Azienda Municipalizzata dell’energia (AEM) essa è confluita in Iren da molto tempo, così come hanno fatto i Comuni di Genova, Reggio Emilia ed altri partner. L’unico comune a volerne ridurre la sua partecipazione è Torino. A parte, la scelta dei tempi, un rapporto pubblico privato può non esser deprecabile e guardarsi attorno per ricercare soluzioni intelligenti, potrebbe non essere male a partire da quella di cercare il modo di far restare le quote azionarie alla città di Torino. Si parla in continuazione di esportare idee lungimiranti, della trasferibilità di soluzioni efficaci, già realizzate e non ci si guarda attorno. In Piemonte, per esempio, nelle Langhe, un’idea di rapporto pubblico/privato, nello stesso settore di Iren è stata avviata da tempo e si chiama Gruppo Egea in cui convergono (Banche, Comuni e privati) e il rapporto fra la parte pubblica e quella privata è regolato in modo efficace e il coinvolgimento di due importanti Fondazioni come CRT e Intesa Sanpaolo potrebbe essere opportuno. A ben guardare anche nella nuova gestione del Salone del Libro si sta scegliendo la stessa strada con regole precise su compiti della parte pubblica e privata. Preoccupa le minoranze la decisione dell’amministrazione comunale di vendere e soprattutto perché immettere sul mercato un così considerevole numero di azioni equivale ad affidare alla parte privata la maggioranza della società.
In quest’ottica, il Partito Democratico attraverso il suo capogruppo Stefano Lo Russo ha depositato un’interpellanza al consiglio comunale a cui aderiranno anche il capogruppo dei Moderati Silvio Magliano e per Forza Italia Osvaldo Napoli. Se da un lato, la (s)vendita del pacchetto azionario detenuto in Iren non risolleverà le sorti delle casse cittadine, la domanda che ci si dovrebbe porre è come far crescere la partecipata con un progetto che sia non solo di cassa. Lamentarsi che la quota della città di Genova potrebbe aumentare e che si perderebbe influenza e rappresentanza in seno ad Iren può non essere la sola domanda giusta! Ritorcere alla sindaca Chiara Appendino lo slogan del Movimento 5* del rapporto costi/benefici è una delle domande da farle assieme a quella sulle minusvalenze per le Casse Comunali, a chi giova e al ruolo di Torino.
Chiudiamo con il raffronto con la Multiutility delle Langhe e al suo poderoso programma di attività e investimenti in tutti i versanti, dall’energia, alla cogenerazione, al teleriscaldamento, a quello delle acque, allo smaltimento dei rifiuti ed altro ancora; dove il rapporto pubblico privato tiene e la parte pubblica (Alba) con un bilancio non disastrato come quello di Torino non si sognerebbe mai di cedere parte delle sue quote detenute in Egea.
Tommaso Lo Russo
Uncem ha richiesto ai Prefetti di Torino e Cuneo un incontro con i Sindaci nel quale presentare le preoccupazioni per gli aumenti dei pedaggi autostradali in particolare sulla Torino-Savona e sulla Torino-Bardonecchia. Uncem auspica possano svolgersi all’inizio della prossima settimana e che siano l’occasione per fare il punto sullo stato delle infrastrutture, della mobilità, delle opportunità per il nord-ovest. Autostrade, rete ferroviaria (con l’eliminazione dei treni per Bologna da Torino via Asti e via Alessandria, che di fatto isolano l’Appennino), Tenda bis e Asti-Cuneo da completare, sicurezza al Col di Tenda sono alcuni dei fronti aperti. Ma anche trasporti con auto elettriche, car sharing e car pooling, nuove opportunità alle quali i territori stanno lavorando. Uncem inviterà all’incontro con i Prefetti i Sindaci dei territori. Ma l’Unione dei Comuni e degli Enti montani dice NO alla contrapposizione politica. I complessi temi sono da affrontare con una forte coesione istituzionale. Senza divisioni ed eccessive polemiche. Uncem ha rappresentato la complessità di situazioni come fa da anni, mostrando che i territori non possono rimanere isolati, oltre che esclusi dalle scelte e dalle ricadute per le comunità
Rivalutazione geriatrica al Mauriziano
Carta addio. La Regione diventa digitale
Prosegue l’impegno della Regione Piemonte per la completa transizione al digitale, intesa come definizione di sistemi, servizi e modelli organizzativi che sfruttano pienamente la tecnologia attualmente disponibile
Negli ultimi mesi le varie Direzioni regionali hanno compiuto notevoli passi in avanti verso questo traguardo da tagliare per la fine della legislatura: è proseguita l’individuazione e la ridefinizione delle procedure e dei processi amministrativi da rendere adeguati ad una gestione totalmente informatizzata migliorando le produzione di documenti nativi digitali e riducendo il ricorso al cartaceo, sono state attivate le operazioni necessarie per predisporre un unico modello comune per tutte le componenti dei processi (fasi, strumenti, informazioni, comunicazione, produzione). I risultati finora ottenuti sono estremamente soddisfacenti: la percentuale media di documenti conformi al modello nativo digitale prodotti nel 2018 dalla varie Direzioni è stata del 96,1%, con punte superiori al 98%; l’incremento complessivo rispetto al 2017 è stato del 12,5%. In questo periodo si sta in particolare procedendo alla definizione di un data base dei processi dell’ente, che permetta di rispondere a tutte le esigenze di rilevamento, controllo e verifica delle informazioni. Seguirà l’individuazione di un software gestionale e di reportistica che costituirà lo strumento esclusivo per rispondere a tutte le esigenze operative, con specifico riguardo alla ridefinizione semplificata delle procedure, all’individuazione di attività standardizzabili o trasversali, alla gestione totalmente informatizzata dei processi. Tra le iniziative avviate, si segnala quella della Direzione Promozione della Cultura, del Turismo e dello Sport, che ha messo a punto un supporto informativo legato alla gestione dei contributi regionali erogati ad enti e istituzioni culturali, turistici e sportivi che mira a dematerializzare gli iter amministrativi, ridurre i tempi di elaborazione dell’istruttoria, della graduatoria e dei controlli della spesa, mantenere un rapporto costante con i richiedenti per una maggiore trasparenza sull’operato della Pubblica amministrazione. Per rinnovare all’intero assetto organizzativo dell’ente le motivazioni alla base della scelta digitale, l’Amministrazione regionale ha avviato ultimamente un’azione di informazione diffusa per ribadire che digitalizzare fa bene all’ambiente, crea nuove opportunità di
lavoro, apre nuovi segmenti di mercato, offre prospettive di innovazione, abbatte le barriere architettoniche e sociali. Una sfida quindi non solamente tecnologica, nonostante la tecnologia sia fondamentale e necessaria, ma soprattutto comportamentale: è necessario che i funzionari siano consapevoli che il pensiero digitale deve influenzare il miglioramento dei servizi pubblici e l’eliminazione dei processi e delle norme inutili, e non semplicemente automatizzare i processi esistenti. Insomma, un’operazione che deve reinventare il modo in cui i servizi pubblici sono concepiti, disegnati, gestiti e fruiti, e che ha inoltre lo scopo di rafforzare il raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità dell’Agenda europea 2030 e la promozione dell’informazione del Sistema Pubblico di Identità Digitale (SPID) come primo fattore per la piena realizzazione della cittadinanza digitale.
(cs) www.regione.piemonte.it