ECONOMIA E SOCIETA'- Pagina 412

Vacanze, il “voucher Piemonte” piace ai turisti

In una settimana venduti più di 1000 pacchetti che offrono  tre notti al prezzo di una: già attivati oltre 6 mila pernottamenti 

 

A una settimana dal suo avvio il voucher vacanza della Regione Piemonte incassa il gradimento dei turisti che in soli 7 giorni hanno acquistato più di 1000 pacchetti per trascorrere tre notti in Piemonte al prezzo di una. Tra i territori più richiesti c’è il Lago Maggiore con oltre 200 voucher venduti e 50 settimane di vacanza prenotate, ma successo anche per le colline Unesco di Langhe e Monferrato , le montagne cuneesi e per la città di Torino con le sue valli , tutti con più di 200 voucher venduti o già opzionati. Ad apprezzare l’iniziativa sono stati gli stessi piemontesi , ma anche turisti in arrivo principalmente da Lombardia, Liguria, Veneto e anche dall’estero, in particolare Svizzera e Francia Considerato che i voucher venduti riguardano quasi tutti camere doppie , i turisti attratti sono quindi già più di 2 mila , con una ricaduta complessiva di oltre 6 mila pernottamenti prenotati in meno di una settimana .

 

«Abbiamo lanciato la promozione venerdì scorso e già nel weekend sono arrivati i primi turisti – sottolineano il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio , il vicepresidente Fabio Carosso e l’assessore al Turismo, Cultura e Commercio Vittoria Poggio – . I voucher funzionano perché offrono un vantaggio immediato e consistente a chi li acquista e allo stesso tempo immettono risorse reali e istantanee nel nostro sistema turistico e ricettivo, che è uno dei settori più colpiti dalle conseguenze dei mesi di lockdown. Adesso che siamo ripartiti, però, il Piemonte è pronto ad accogliere i turisti di ogni parte del mondo con la sua ospitalità “singolare”, come dice il claim della nostra campagna di promozione. Significa la certezza di una vacanza in sicurezza in luoghi unici e dalla bellezza suggestiva e mai scontata». 

 

Circa 400, ad oggi, le strutture ricettive che hanno aderito su tutto il territorio piemontese all’iniziativa della Regione Piemonte (hotel, B&B, campeggio, alloggio, agriturismo). Tra le tipologie più richieste dai turisti, nella prima settimana, ci sono gli agriturismi con piscina.
In generale, considerato il prezzo medio di 90 euro a notte per una camera doppia, il valore dei voucher acquistati finora è di oltre 90 mila euro , che moltiplicato per tre porta il valore complessivo dei pacchetti venduti a circa 300 mila euro . Per ogni notte acquistata dal turista, infatti, altre due vengono offerte dal territorio: una dalla Regione e l’altra dalla struttura ricettiva stessa.

 

Il voucher vacanze del Piemonte è frutto di un importante lavoro di squadra voluto e realizzato dalla Regione Piemonte in sinergia con VisitPiemonte (la società in house per la valorizzazione del territorio che ha curato lo sviluppo della campagna) e in collaborazione con Unioncamere, tutte le Agenzie Turistiche Locali , le Camere di commercio e i Consorzi turistici del Piemonte sotto la regia della Federazione dei Consorzi turistici della Regione Piemonte – Piemonte Incoming. 

 

«In questi giorni abbiamo riscontrato un incremento delle strutture ricettive alberghiere ed extra alberghiere che stanno aderendo alla promozione – evidenzia Andrea Cerrato presidente di Piemonte Incoming – . Gli operatori hanno capito che il voucher attivato dalla Regione non è un credito di imposta, come quello dello Stato, ma sono entrate di cassa immediate. E questo sta producendo molto interesse e una ricaduta immediata sul nostro settore».

 

I voucher potranno essere acquistati fino al 31 agosto 2020, ma saranno utilizzabili fino al 31 dicembre 2021 . Tutte le info relative su www.visitpiemonte.com

Un video in lingua per spiegare la raccolta differenziata

 Da oggi Amiat Gruppo Iren insieme alla Città di Torino e alla Circoscrizione 7, mette in campo un nuovo progetto di comunicazione multimediale in lingua, del tutto innovativo ed espressamente dedicato ai cittadini stranieri che hanno ancora una scarsa conoscenza dell’italiano.  

L’obbiettivo del progetto è fornire un ulteriore supporto informativo alle corrette modalità di raccolta differenziata, valorizzando le skills comunicative dei dipendenti dell’azienda, di origine straniera, che svolgono quotidianamente mansioni operative

 

In questa prima fase del progetto, sulla base delle istanze del territorio ed in particolare della Circoscrizione 7, si sono privilegiate le lingue più parlate nella aree cittadine in cui si rilevano maggiori difficoltà nella corretta gestione dei rifiuti, come ad esempio la zona Aurora.

 

Per questo motivo, poco prima dell’emergenza Coronavirus, sono stati realizzati due brevi sketch video in francese e in arabo con sottotitoli in italiano, quindi comprensibili da tutti.

 

“Seguire corrette modalità nella raccolta differenziata dei rifiuti è indispensabile per far funzionare al meglio il servizio e ottenere risultati positivi. Sotto questo profilo – dichiara l’Assessore all’Ambiente, Alberto Unia – assicurare a tutti i cittadini la possibilità di comprendere in modo chiaro quali siano le regole a cui attenersi risulta non solo importante, ma fondamentale. Per questo motivo l’adozione di iniziative e la messa in campo di strumenti che consentono di superare le difficoltà linguistiche, come il nuovo progetto di comunicazione multimediale lanciato da Amiat, assume un grande valore sia per coloro che fruiscono del servizio, sia per chi lo organizza e lo gestisce.

Gli operatori Amiat parlano direttamente alla videocamera, a tu per tu con i propri connazionali residenti a Torino, e mostrano come fare bene la raccolta differenziata tramite semplici esempi pratici e fornendo indicazioni sugli strumenti cartacei e digitali a disposizione del cittadino per risolvere ogni dubbio.”

 

I video sono visibili sul canale youtube Iren https://www.youtube.com/GruppoIren e sulla pagina FB di Amiat e del Gruppo Iren. Grazie alla collaborazione di diverse associazioni culturali verranno diffusi ai cittadini stranieri attraverso canali social e siti web.

 

Ma non è finita qui. Amiat prevede di registrare in futuro nuovi video, con il coinvolgimento di altri dipendenti di origini straniere che, parlando in ulteriori altre lingue, prime fra tutte l’inglese ed il rumeno, illustreranno ai loro connazionali le corrette modalità di conferimento dei rifiuti.

 

“Questa iniziativa – afferma il presidente di Amiat Gruppo Iren, Christian Aimaro – rientra in un più ampio piano di coinvolgimento e valorizzazione dello straordinario capitale umano di Amiat e del Gruppo Iren. Già nel corso del 2019, anno in cui Amiat ha festeggiato i suoi primi 50 anni, con un ricco programma partecipativo, abbiamo coinvolto molti nostri dipendenti in attività non strettamente legate alla propria mansione quotidiana. Questo ci ha permesso di scoprire come molti colleghi disponessero di non comuni qualità artistiche, comunicative ed espressive. Abbiamo quindi deciso di valorizzare questi aspetti, soprattutto per coinvolgere nei corretti comportamenti di differenziazione dei rifiuti quei cittadini che per difficoltà linguistiche e culturali trovano ancora difficoltà a comprendere le modalità di raccolta previste in città”.

 

“Siamo convinti – dichiara Luca Deri, Presidente della Circoscrizione 7 – che oltre al materiale cartaceo in lingua sia necessario anche un video in lingua che potrà essere veicolato tramite i social network ai diretti interessati. Dobbiamo anche sottolineare come le varie Associazioni dei Migranti siano state molte attive a diffondere il materiale informativo relativo alla raccolta differenziata “Porta a Porta” e siamo convinti che anche per questa iniziativa collaboreranno con l’Amministrazione Civica.

 

 

Acquedotto Monferrato rinnova presidente e vice

DAL PIEMONTE / Si è svolta venerdì l’Assemblea del Consorzio dei Comuni per l’Acquedotto del Monferrato a Moncalvo.

Nell’occasione sono stati rinnovati il presidente ed il vice presidente dell’Assemblea, nella persona, rispettivamente, di Andrea Gavazza, sindaco di Cavagnolo e di Mauro Castelli, sindaco di Verrua Savoia.

Successivamente l’assemblea ha provveduto all’approvazione del rendiconto che chiude con un utile di 409mila euro, illustrati dal presidente del consiglio di amministrazione, Aldo Quilico. Si è anche parlato delle ipotesi per arrivare ad un gestore unico dell’Ato prima del 2030 (anno previsto dalla normativa) che, al momento, non sembrano soddisfare lo stesso Quilico.

 

Imprese piemontesi per il ponte di Genova

Un ponte sostenibile e integrato con l’ambiente. Indipendente in molti periodi dell’anno dal punto di vista energetico, e meno invasivo possibile, quasi al limite della trasparenza, affinché i viaggiatori possano godere del paesaggio che si ammira sulla valle del Polcevera e da lì fino al mare.

Riuscire in questa sfida è stato il compito che il Gruppo Webuild, incaricato di realizzare il nuovo Ponte di Genova insieme a Fincantieri, ha affidato alla Bosco Italia, la società di Torino che installato i pannelli fotovoltaici, progettando e realizzando i relativi supporti, nonché le barriere frangivento in vetro che corrono per l’intera lunghezza del viadotto. Una delle 330 imprese che in Italia hanno partecipato a questa sfida.

«Abbiamo diviso il ponte su 1.535 campionature – racconta oggi Emanuele Marenco, presidente e amministratore delegato della Bosco Italia – sulle quali sono stati istallati tanto i pannelli fotovoltaici quanto i vetri frangivento».

I pannelli, che sono collegati alla rete impiantistica del ponte, accumulano energia durante il giorno e la rilasciano di notte così da garantire l’illuminazione del ponte, il funzionamento della segnaletica e anche quello dei sistemi di monitoraggio della struttura.

«Naturalmente i pannelli offrono il meglio delle loro prestazioni nei mesi estivi – spiega Marenco – anche se la posizione del ponte, vicino al mare, assicura una buona produzione energetica anche durante l’inverno».

Oltre ai pannelli solari, che proprio in questi giorni vengono montati a sbalzo lungo il viadotto, la Bosco Italia ha realizzato e montato le barriere frangivento, un altro elemento di quest’opera assolutamente unico.

«Le barriere – prosegue Emanuele Marenco – sono elementi eccezionali. Alte 2 metri e 30 centimetri, sono in grado di sostenere un peso di 280 kg per metro quadrato pur mantenendo la loro leggerezza e trasparenza. L’unicità di questi cristalli è quella di essere extra chiari, un prodotto tipico dell’arredamento di aeroporti».

Queste barriere assicurano una completa visibilità panoramica e offrono la percezione di trovarsi di fronte a una vetrata quasi inesistente se non fosse per la delicata serigrafia di strisce nere, posizionata per segnalare le barriere agli uccelli che dovessero sorvolare il ponte.

Per portare a termine questi lavori la Bosco Italia, nata 45 anni fa e specializzata proprio nel campo delle insonorizzazioni stradali e industriali, ha lavorato con ritmi elevatissimi, così come tutte le altre ditte impegnate nel cantiere.

«Rispetto ai tempi previsti inizialmente di 2 mesi – spiega Marenco – abbiamo dovuto contrarre a 5 settimane la conclusione degli allestimenti, un’impresa titanica che stiamo portando a termine proprio in questi giorni mettendo a lavoro quattro squadre divise in due turni, di giorno e di notte».

Nonostante la complessità del lavoro, i tempi stretti, la pressione per consegnare l’opera, anche per la Bosco Italia prendere parte alla costruzione del ponte è stata un’esperienza che non potrà essere dimenticata, come per le oltre 30 imprese del Piemonte che hanno collaborato alla costruzione del nuovo Ponte.

«Quando siamo saliti per la prima volta sull’impalcato – ricorda adesso Marenco – è stata un’emozione unica, che ha dato a me e a tutti i ragazzi che lavorano sul progetto una spinta in più. Per riuscire in questa impresa oltre alla volontà ci vuole uno stimolo superiore e l’idea di partecipare alla ricostruzione di un’opera così importante per Genova rappresenta proprio quello stimolo».

Ristoratori, cambiate mestiere

FRECCIATE  Il vice Ministro dell’Economia Laura Castelli, come talvolta accade, straparla. Ora suggerisce ai ristoratori senza clienti di cambiare mestiere. Noi  invece dovremo aspettare ancora tre anni affinché a cambiare lavoro sia lei.

L’ARCIERE

Rispettiamo le regole per vincere il virus. Vivere secondo il “carpe diem” è un errore

IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni / Comprendo e condivido i problemi dei negozianti e dei ristoratori che cercano di sopravvivere, malgrado non abbiamo ricevuto aiuti. Il turismo è stato abbandonato a se’ stesso e molti sono purtroppo destinati a chiudere. Capisco la disperazione di chi si trova in grande affanno, ma, di fronte alla situazione che vedo in molti luoghi di villeggiatura, non posso accettare che in molti ristoranti non vengano rispettate le distanze di sicurezza e a volte non vengano usate neppure  le mascherine nei luoghi chiusi come gli ascensori  

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Ieri sera l’ho toccato con mano in un noto ristorante di Alassio. Così proprio non va. Ressa, caldo, nessuna distanza a tavola. Avrei voluto urlare  la mia rabbia, ma essendo con degli amici ho taciuto ed ho fatto male. La prevenzione, la salute, la vita hanno un valore superiore a tutto e mi sembra che troppe persone oggi si ritengono in libera uscita come fossimo nell’estate 2019. C’è un allegria spensierata che in parte si può comprendere e persino apprezzare o invidiare, del tutto avulsa dai gravi lutti che la pandemia ha seminato in Italia e nel mondo. Lasciare che i morti seppelliscano i  loro morti, può essere una massima evangelica, ma certo mi pare poco umana. Non dobbiamo portare in lutto, ma dobbiamo sicuramente  rispettare i morti per salvare altre vite. Andare in giro in modo irresponsabile e ‘ un gesto di inciviltà  individualistica e stupidamente egoistica che, alla fin fine, può ritorcersi contro gli stessi irresponsabili. Quest’estate non possiamo comportarci come se il virus sia scomparso, bruciato dal sole. Dobbiamo comportarci con la serietà e l‘austerità che la situazione difficile comporta. Solo una società senza  valori fondata sul nichilismo e sull’ateismo, può lasciarsi andare alla irresponsabilità. Potremmo tornare. In autunno ad essere di nuovo rinchiusi in casa con un tracollo definitivo dell’economia. Chi non capisce questa prospettiva dimostra immaturità ed asocialità. Non invoco i volontari che voleva il ministro Boccia e che erano una specie di  capi caseggiato del Ventennio, chiedo invece  che Prefetti  e Sindaci  impongano il rispetto delle norme. Vivere secondo il carpe diem oggi è  da stupidi.. Forse è il caso di evidenziarlo con assoluta fermezza. Questo è elementare  civismo che alcuni non rispettano o forse non hanno mai conosciuto . Bisogna tornare a suonare le campane a martello per prevenire, se possibile, ulteriori disastri.
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Scrivere a quaglieni@gmail.com

Torino amplia la Rete alimentare sociale

Comune, Banco Alimentare del Piemonte, CAAT e APGO: un nuovo Protocollo di Intesa 

 

 La firma del protocollo siglato tra Comune di Torino, Banco Alimentare del Piemonte, CAAT e APGO (Associazione Piemontese Grossisti Ortofrutticoli) si inserisce come una tra le più importanti iniziative volte alla lotta allo spreco e contrasto dell’insicurezza alimentare attraverso il recupero e trasformazione di eccedenze alimentari, nell’ambito del progetto Torino Città del Cibo.

Tale collaborazione prevede l’ampliamento e il potenziamento dell’attività di recupero, valorizzazione e redistribuzione, a fini solidali, delle eccedenze ortofrutticole e prende avvio dall’esperienza che, da oltre dieci anni, unisce Banco Alimentare del Piemonte e CAAT nel recupero dei prodotti invenduti e della loro redistribuzione alle strutture caritative del territorio che offrono sostegno alimentare agli indigenti.

L’attività coinvolge stabilmente 17 Strutture Caritative convenzionate che nel 2019 hanno potuto beneficiare di quasi 400 tonnellate di prodotti da destinare a oltre 2.500 indigenti del territorio.

Il nuovo Protocollo di Intesa mira a consolidare e ampliare le attività e le collaborazioni attive, agendo in diversi ambiti:

– Sostenibilità sociale: implementare e migliorare l’aiuto alimentare offerto alle famiglie indigenti del territorio, sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo, anche grazie all’inserimento di prodotti freschi dall’alto valore nutrizionale.

– Sostenibilità economica: recuperare e redistribuire le eccedenze valorizzando e rimettendo in circolo delle risorse economiche che altrimenti andrebbero perdute.

– Sostenibilità ambientale: intervenire sull’importante aspetto della riduzione dei rifiuti e dei costi di smaltimento a essi collegati.

Tra gli elementi strutturanti del nuovo accordo, il Banco Alimentare stabilirà un presidio continuativo dotandosi anche di celle di refrigerazione per massimizzare le attività di recupero e valorizzazione. Inoltre si intende sperimentare attività di trasformazione delle eccedenze, aumentando in questo modo le modalità di conservazione per garantire maggiore efficienza nella distribuzione.

‘L’iniziativa si colloca all’interno del progetto Torino Città del Cibo che ha visto la Città dotarsi per la prima volta di un coordinamento delle food policies locali –  sottolinea la Sindaca Chiara Appendino –  Con la firma di questo protocollo d’intesa aggiungiamo un altro importante tassello alla costruzione di una governance del sistema alimentare urbano che, attraverso azioni di sostenibilità ambientale, di solidarietà sociale, sensibilizzazione e promozione del territorio possa, di concerto con la valorizzazione delle  qualificate realtà locali, attive nel settore alimentare dalla produzione alla trasformazione, dalla distribuzione alla ristorazione, altresì garantire l’accesso al cibo ai più fragili.’

‘La formalizzazione di questo Protocollo di Intesa – dichiara il Presidente del CAAT, Marco Lazzarino – conferma e consolida una collaborazione che la Società ha avviato con il Banco Alimentare da oltre 10 anni, riconducendola nell’ambito di quelle attività che concorrono a perseguire finalità di interesse generale”.

“L’iniziativa, fortemente voluta dalla Società –  dichiara il Direttore Generale del CAAT, Gianluca Cornelio Meglio –  muove nel solco di quelle attività volte a contrastare gli sprechi alimentari in aderenza all’eredità lasciata dalla Food Policy di Expo 2015.

“Il contrasto allo spreco alimentare  – riferisce il Presidenteoltre ad essere esplicitamente richiamato nel nostro Piano industriale e di Sviluppo 2018-2022, ha registrato un’accresciuta sensibilità, in un contesto storico come quello che stiamo vivendo, per effetto della pandemia.’

‘Sottoscrivo con favore il nuovo Protocollo d’Intesa tra Comune di Torino, Banco Alimentare e CAAT, certo di poter contare sull’altruismo dei miei colleghi che hanno sempre dato dimostrazione di grande generosità e forte sensibilità verso il tema della beneficenza – commenta il  Presidente dell’APGO, Stefano Cavaglià – . Parlo di beneficenza non a caso, in quanto voglio sottolineare che, per una buona parte dei prodotti conferiti al Banco Alimentare, si tratta di merci ancora vendibili sul mercato e non esclusivamente di eccedenze invendute. Pertanto alla donazione di prodotti sottostà spesso un gesto di liberalità dei colleghi che con orgoglio rappresento.”

“La firma di questo nuovo Protocollo di Intesa – afferma Salvatore Collarino, Presidente del Banco Alimentare del Piemonte – rappresenta un’azione importante e concreta che consolida un circolo virtuoso volto a favorire, ancora una volta, lo sviluppo e la diffusione della sensibilità verso il tema della lotta allo spreco e dell’accesso equo al cibo sano e sostenibile anche per le persone in difficoltà del nostro territorio.”

Per sviluppare le finalità del progetto, potenziare le collaborazioni già in essere e favorirne di nuove, si intende, inoltre, realizzare un evento di promozione dedicato ai partner. Durante questa iniziativa verranno presentati i risultati ottenuti fino ad oggi e i nuovi obiettivi, sensibilizzati i produttori sul tema della lotta allo spreco e della sostenibilità sociale/ambientale e promosse le donazioni di eccedenze anche attraverso la presentazione dei benefici fiscali favoriti dalla Legge Gadda.

 

 

“Imprese vincenti” valorizza le pmi

Partirà dopo l’estate il roadshow digitale di “Imprese Vincenti”, il programma di Intesa Sanpaolo per la valorizzazione delle PMI lanciato nel 2019 e che ha già accompagnato 120 aziende in percorsi di valorizzazione e crescita.

 Per la seconda edizione sono state raccolte oltre 4.000 autocandidature di aziende, raddoppiando i numeri dello scorso anno: un segnale che testimonia la volontà di molte imprese di puntare sulle proprie capacità distintive per intraprendere un percorso di crescita nonostante le complessità del contesto.

La seconda edizione di ‘Imprese Vincenti’ punta anche a dare evidenza ai segnali di reazione e di volontà di ripartenza di buona parte del tessuto imprenditoriale italiano, attraverso la testimonianza diretta degli imprenditori che parteciperanno ad un roadshow digitale tra settembre e novembre. Spiega Stefano Barrese, Responsabile Divisione Banca dei Territori Intesa Sanpaolo: «Per noi tutte le imprese che si stanno impegnando nella ripartenza sono comunque vincenti, dobbiamo accompagnarle verso il rilancio e la crescita. Il virus ci sta mostrando che chi ha impostato correttamente la propria strategia imprenditoriale riesce a reagire e a ripartire».

Undici le tappe che si focalizzeranno sulle storie delle imprese e dei territori: Torino, Cuneo, Milano, Bergamo, Brescia, Padova, Bologna, Firenze, Roma, Napoli e Bari, a cui si aggiunge anche una tappa dedicata alle imprese del Terzo settore, in un confronto tra mondo profit e non profit nella logica di sostenibilità e della piena valorizzazione dell’impatto sul territorio di tutte le tipologie di impresa.

Norauto lancia il primo mobility lab d’Italia

Il Centro Norauto di Torino, città test, ospita uno spazio di 60 mq interamente dedicato alla vendita e post vendita del segmento due ruote e non solo: dall’installazione alla manutenzione, alla riparazione e alla prova di prodotti, accessori e ricambi per la mobilità sostenibile

Norauto, Gruppo leader in Europa per la vendita e installazione di accessori e ricambi auto, è da sempre impegnata nel rispetto per l’ambiente e lo dimostrano le politiche e le strategie commerciali per la sostenibilità ambientale adottate negli anni. L’ultima iniziativa in ambito green di Norauto è l’introduzione di articoli e prodotti che appartengono alla categoria mobilità alternativa e sostenibile – non solo bici a pedalata assistita e monopattini elettrici, ma anche segway, overboard e molto altro – con le nuove proposte per muoversi in stile green, safe & healthy per incentivare l’utilizzo dove possibile di mezzi sostitutivi dell’auto e dei mezzi pubblici, con chiari vantaggi non solo per l’ambiente, ma anche per i fruitori ed il loro benessere psicofisico.

È in questo contesto che a Torino, città test d’Italia, è stato creato il primo Norauto Mobility Lab, un’area di 60 metri quadrati allestita nel Centro Norauto di via Monginevro 162 interamente dedicata alla vendita, alla riparazione, all’installazione e alla prova di articoli a due ruote, oltre a una nuova gamma di accessori per viaggiare in totale comodità (come le barre da tetto, i portabici posteriore o da traino) e in generale per tutte le esigenze (tra gli altri i box da tetto di diverse capacità).

Il settore della mobilità sostenibile sta registrando per Norauto un trend di vendite (sia in negozio che online) molto positivo con il 130% in più rispetto allo scorso anno. L’apertura del Norauto Mobility Lab intende colmare un gap che i consumatori segnalano da tempo: troppo spesso infatti, acquistato un veicolo elettrico da un rivenditore non è possibile rivolgersi allo stesso per farlo riparare o per trovare i ricambi in caso di danneggiamento o rottura di alcune parti. Ora invece il nuovo spazio di Norauto va incontro all’acquirente grazie a tecnici specializzati nella manutenzione dei mezzi a due ruote e a un’ampia gamma di accessori e ricambi specifici.

Tra i servizi offerti nel Norauto Mobility Lab segnaliamo in particolare: verifica stato e pressione delle gomme, sostituzione e ingrasso delle catene, controllo e regolazione del cambio, dei freni, dello sterzo, delle luci e di tutti i serraggi, montaggio di copertoni, delle camere d’aria e delle spazzole del freno, installazione e sostituzione cavi e guaine. Inoltre sarà presente in vendita per la prima volta anche il noto brand Bottecchia, le cui biciclette da oltre un secolo conquistano il grande pubblico di tutto il mondo con il loro design e con le innovazioni tecnologiche.

Democratizzare l’utilizzo della bici elettrica, rendendola accessibile al maggior numero di persone, per una mobilità sempre più sostenibile è diventato ormai uno dei plus di Norauto Italia, che da qualche anno punta molto su strategie commerciali volte a incentivare i consumatori a muoversi con il mezzo di trasporto green più adatto alle loro esigenze, attraverso prezzi di vendita molto competitivi e oggi anche con la garanzia dell’assistenza e dei ricambi per tutti. La scelta di partire da Torino per sperimentare questo nuovo format non è casuale, ma ha un significato di fondo, perché Torino è la città che ha investito di più sulla mobilità sostenibile, con la realizzazione di decine di chilometri di piste ciclabili, bike lane e controviali condivisi, ma anche ciclo-stazioni, stalli di sosta con archetti per le biciclette private e i monopattini”.

Jean-Luc Dony Amministratore Delegato di Norauto Italia.

Il Norauto Mobility Lab è solo l’ultima di tante politiche e iniziative che hanno la sostenibilità ambientale come denominatore comune: tra le altre ricordiamo per esempio il corretto trattamento e smaltimento dei materiali pericolosi ed inquinanti (come pneumatici, oli esausti, batterie e gas refrigeranti), l’applicazione di best practice quotidiane (come l’utilizzo di energia rinnovabile e abolizione della plastica), la circolazione della merce su mezzi di trasporti eco sostenibili, grazie all’uso del bio-metano come combustibile (un gas naturale e rinnovabile che porta vantaggi ambientali diretti quali la riduzione del 95% le emissioni di CO2) e l’eliminazione dei volantini promozionali in formato cartaceo sostituiti dalle versioni digitali per limitare al massimo lo spreco della carta e dei toner delle fotocopiatrici.

Italia dove vai? Da Atlantia a tutte le grandi opere

Il senso, il consenso e la direzione del Bel Paese nel lungo tunnel della crisi – aggravata dalla pandemia del Coronavirus – sono fortemente a rischio.

Non c’è alcuna strategia sulle possibilità e sulle vie da percorrere per uscire dalle crisi che ormai durano da vent’anni.

Si dice tutto e l’esatto contrario e si ragiona solo per slogan e editti che sono privi di buon senso, illogici e deleteri.

Si parla di semplificazioni e solo al pronunciarne la parola, agli italiani, viene male. Perché ormai è assodato che ogni semplificazione sarà un nuovo tormento, complicazione e fonte di stress.

Tutti sappiamo che il ponte Morandi di Genova è crollato con lo sconquasso e perdite umane che ne sono derivate. Non tutti sanno che, nel solo Piemonte, ci sono almeno 20 ponti bisognosi di manutenzione più o meno urgente.

Torniamo al Morandi, il ponte più famoso d’Italia e a quello che lo ha sostuito che tutti vorrebbero fosse messo in funzione, ma non si sa, purtroppo, quando.

Atlantia era un nome che non diceva nulla ai più e ora è sulla bocca di tutti e le sue sorti in borsa sono fortemente penalizzate. CRT che è socia di Atlantia ha fatto uscire un comunicato denso di significati e preoccupante per il Piemonte e per l’Italia.

<<Auspichiamo che le decisioni che il Governo assumerà su ASPI-Autostrade per l’Italia siano inserite in un corretto quadro giuridico e tengano conto di tre elementi fondamentali: la credibilità dell’Italia a livello internazionale, l’impatto economico e sociale sul mondo del lavoro e sulle potenzialità di crescita del sistema infrastrutturale sempre più strategico per il Paese e, per quanto ci riguarda, il valore sociale generato dalla redistribuzione delle risorse delle Fondazioni azioniste a favore degli enti non profit del territorio: un eventuale depauperamento della capacità erogativa della filantropia per il welfare, la cultura, l’istruzione, la ricerca, la tutela dell’ambiente e altri ambiti di intervento cruciali per l’intera collettività, significherebbe una riduzione della capacità di sostegno verso i soggetti più fragili, mettendone a rischio la tenuta proprio in un momento di forte criticità per il Paese>>.

Il Cda di Fondazione CRT ha ricordato che “il territorio ha beneficiato indirettamente degli introiti costanti nel tempo derivanti dalla partecipazione di Fondazione CRT in Atlantia, risalente a 20 anni fa e pienamente coerente con la mission della Fondazione di contribuire allo sviluppo del territorio anche attraverso investimenti nelle infrastrutture”.

Noi possiamo solo aggiungere che speriamo finisca presto questo gioco al massacro e si ricominci a lavorare INSIEME!! Ma la soddisfazione del premier Giuseppe Conte, sulla soluzione trovata, non ci lascia molte speranze.

Tommaso Lo Russo