ECONOMIA E SOCIETA'- Pagina 358

Che fine ha fatto Ahmadreza Djalali?

Che fine ha fatto Ahmadreza Djalali, è ancora vivo? Non si sa più nulla del ricercatore iraniano-svedese di 49 anni che per alcuni anni ha insegnato e lavorato a Novara e dopo il rientro in Iran è stato arrestato e condannato a morte dal regime degli ayatollah con la falsa accusa di spionaggio a favore del Mossad israeliano. Non è difficile scorgere nelle città iraniane persone che penzolano da una gru dopo essere state giustiziate in carcere. Non solo criminali comuni ma anche dissidenti, oppositori, giornalisti e artisti scomodi a un regime che da oltre 40 anni domina l’Iran con le mani sporche di sangue. Restano appesi alla gru anche per alcuni giorni, come monito a tutti gli iraniani a comportarsi bene e a non deviare dalla retta via. Non vorremmo che anche Ahmadreza Djalali finisse i suoi giorni in questo modo. Silenzio di tomba. Nessuna informazione trapela dal carcere né dal suo legale. C’è solo una foto che preoccupa, diffusa da Amnesty International. Lo si vede prima di finire in prigione e come è oggi, molto dimagrito, sofferente e con gli occhi terrorizzati. In questi giorni i suoi colleghi del Centro di ricerca Crimedim dell’Università del Piemonte orientale di Novara hanno rilanciato l’allarme perché sulla sua vicenda, iniziata cinque anni fa, non scenda il silenzio. Dal 2016 Djalali è richiuso nella famigerata prigione di Evin, alle porte di Teheran e da allora non vede né la moglie né i figli. Il carcere di Evin è l’anticamera della morte: le celle sono piccole, strette e luride, nessun mobile, nessuna finestra, solo qualche coperta da usare come letto. Gli fanno credere che l’impiccagione è questione di giorni o di poche ore e poi all’ultimo momento gli dicono che è stata rinviata. La mobilitazione internazionale per salvargli la vita continua.
Filippo Re

Carmagnola: altri 60 mila euro di buoni spesa

Dopo “Natale con i tuoi”, dal 12 febbraio al 14 marzo 2021 e in collaborazione con Ascom Confcommercio Carmagnola, il Comune di Carmagnola propone una nuova iniziativa che prevede l’erogazione di buoni spesa a sostegno degli acquisti delle famiglie carmagnolesi.

Questa volta la campagna prende il nome di “Cuori in Vetrina” perché inizia in concomitanza con la festa di San Valentino e perché vuole esprimere l’amore, il cuore, con il quale la Città di Carmagnola vuole sostenere i propri commercianti e i propri cittadini.

Nei primi giorni, per celebrare la festa degli innamorati, diversi esercenti aderenti all’iniziativa proporranno delle particolari Love Box con menù speciali, confezioni, pacchetti e idee regalo a tema.

I negozi aderenti alla campagna saranno identificabili grazie all’esposizione della locandina e di palloncini a forma di cuore. Come già accaduto nel periodo natalizio, i buoni del valore di 10 euro cadauno saranno erogati direttamente dai commercianti, sotto forma di compartecipazione alla spesa dei clienti.

Sono inoltre in cantiere ulteriori iniziative legate alla Festa della Donna e per il finanziamento della campagna verranno utilizzati i fondi messi a disposizione dallo stato per il sostegno alla spesa delle famiglie nel contesto della pandemia.

 

COME VERRANNO EROGATI I BUONI AI CITTADINI

I buoni saranno erogati dai commercianti con le medesime modalità dell’iniziativa natalizia: n. 1 buono da 10 Euro su una spesa di 20 Euro; 2 buoni su una spesa di 40 Euro e 3 buoni su una spesa di minimo 60 Euro. I buoni spesa saranno applicabili ai clienti, per un massimo di 3 buoni a persona, entro il 14 marzo. I negozianti saranno rimborsati dal Comune, previa presentazione della distinta dei buoni erogati entro il 30 aprile 2021.

 

DOVE TROVARE MAGGIORI INFORMAZIONI

L’elenco degli esercizi aderenti e le promozioni applicate dai singoli esercizi saranno disponibili sulla pagina facebook www.facebook.com/cuorinvetrinacarmagnola, sui canali social e sul sito del Comune.

Presso gli esercizi aderenti sarà esposta inoltre la locandina dell’iniziativa.

 

LE DICHIARAZIONI DELL’AMMINISTRAZIONE COMUNALE

Dichiarano il sindaco Ivana Gaveglio e l’assessore al commercio, Gian Luigi Surra: “Ci auguriamo che la ricaduta di questi buoni sui cittadini e sugli esercizi commerciali abbia efficacia e possa costituire un aiuto concreto. Notoriamente, il periodo successivo alle festività natalizie e ai saldi è un periodo difficile per il commercio e quest’anno le difficoltà sono ancora accentuate dalle gravi conseguenze della pandemia”.

 

La qualità nel carrello con i prodotti made in Piemonte

REGIONE PIEMONTE, VISITPIEMONTE E CARREFOUR ITALIA PER LA PROMOZIONE DEI PRODOTTI CERTIFICATI DEL PIEMONTE NELLA GRANDE DISTRIBUZIONE

Al via il progetto per la valorizzazione delle eccellenze DOP, IGP e DOC, DOCG del Piemonte, con l’obiettivo di sensibilizzare i consumatori sulla qualità delle produzioni certificate locali e sulle peculiarità dei territori di provenienza

Raccontare l’eccellenza dei prodotti del Piemonte a provenienza certificata DOP, IGP e DOC, DOCG nella grande distribuzione, favorire una maggiore conoscenza delle loro qualità presso i consumatori, sostenere il legame con il territorio di origine, educare alla sostenibilità e tradizione delle produzioni locali.
Questi i principi che hanno spinto l’Assessorato all’Agricoltura e al Cibo della Regione Piemonte, VisitPiemonte e Carrefour Italia a lavorare insieme per creare un nuovo progetto di valorizzazione e promozione delle produzioni locali certificate del Piemonte e dei territori dove sono nate e si sono sviluppate.
All’interno del settore agroalimentare piemontese emergono le produzioni di qualità certificata che si sono imposte sul mercato nazionale, nella vendita alla ristorazione, e che hanno un’elevata propensione all’export: sono 14 i prodotti Dop (Denominazione di origine protetta), 9 Igp (Indicazione geografica protetta), 18 i vini Docg (Denominazione di origine controllata e garantita) e 41 i Doc (Denominazione di origine controllata).
L’iniziativa prevede l’attivazione di un primo progetto pilota presso l’Ipermercato Carrefour di Grugliasco (TO), dove è stato allestito un info point di circa 10 metri quadrati, presente per la durata continuativa di quattro mesi nel punto vendita. In questo spazio, grazie anche alla presenza di schermi e materiali multimediali, saranno realizzate azioni di promozione delle eccellenze del Piemonte DOP, IGP e DOC, DOCG, per costruire un vero e proprio racconto del patrimonio piemontese, che per la prima volta su un punto vendita della grande distribuzione, non riguarda solo la promozione a livello gastronomico ma anche la valorizzazione turistica e culturale dell’intero territorio. Prevista anche la distribuzione di prove di assaggio e kit informativi per garantire una vera e propria esperienza immersiva nella cultura piemontese.
“Inauguriamo il primo spazio della Regione Piemonte per la valorizzazione dei prodotti agroalimentari piemontesi di qualità certificata, all’interno dei grandi punti vendita della Gdo, grazie alla collaborazione di Carrefour che ha dato l’adesione al progetto promosso da Regione e VisitPiemonte. – sottolinea l’assessore all’Agricoltura e Cibo della Regione Piemonte Marco Protopapa – L’obiettivo è sensibilizzare il consumatore a scegliere i prodotti Dop, Igp e Doc, Docg, perché le certificazioni sono garanzia di qualità, e raccontano il lavoro attento dei nostri agricoltori, allevatori e viticoltori. Anche in questo modo sosteniamo il comparto agroalimentare di qualità piemontese che a causa della chiusura delle attività Horeca e della contrazione dell’export in tempo di pandemia ha subito una riduzione delle vendite sia in Italia che all’estero. L’iniziativa di oggi infatti si inserisce tra le azioni dell’Assessorato regionale all’Agricoltura per il posizionamento sul mercato nazionale dei prodotti made in Piemonte, e per promuovere insieme il territorio di produzione, come rimanda il claim Piemonte, gusto singolare”.
“Il Piemonte ha una grande tradizione agroalimentare, materie prime di alta qualità e prodotti trasformati che fanno del nostro territorio una destinazione di riferimento per gli intenditori italiani e per i principali mercati internazionali – dichiara Luisa Piazza, Direttore Generale di VisitPiemonte – Il Gusto nelle sue componenti di materia prima ed enogastronomia riveste un ruolo di primaria importanza per la nostra regione e può contribuire in modo sostanziale alla ripresa della filiera turistica, dopo il rallentamento forzato dell’ultimo anno. E importanza storica dell’agroalimentare è dimostrata anche da alcune evidenze: 82 prodotti certificati UE, circa 350 Prodotti Alimentari Tipici, l’Università di Scienze Gastronomiche ospitata in una delle Residenze Sabaude patrimonio UNESCO (Pollenzo), 46 chef stellati, senza contare la varietà di ristoranti, trattorie e piole che reinterpretano il meglio delle produzioni piemontesi.
Oggi inauguriamo questa iniziativa – insieme con un Partner di rilievo della GDO, quale Carrefour, con l’obiettivo di invitare i consumatori a riscoprire qualità e varietà dei prodotti agro-alimentari piemontesi, una componente essenziale della buona qualità della vita e delle attrattive del territorio. Per questo motivo, il corner di presentazione delle produzioni piemontesi di qualità è stato allestito utilizzando immagini e grafica della campagna di comunicazione “Piemonte singolare”, realizzata da VisitPiemonte per conto della Regione, dove il Gusto è uno dei 4 temi portanti della proposta turistica piemontese, accanto ad arte e cultura, attività in outdoor e percorsi spirituali”.

Anche Christophe Rabatel, CEO di Carrefour Italia, sottolinea l’importanza di questo progetto per un’azienda come Carrefour: “Crediamo che la grande distribuzione, per la propria capillarità e presenza, abbia uno ruolo centrale nella promozione delle peculiarità dei territori di un paese come l’Italia in cui i localismi giocano un ruolo culturale ed economico fondamentale. Questo impegno è uno dei pilastri della nostra strategia di Transizione Alimentare per Tutti, che punta a costruire sistemi alimentari più sostenibili e di valore per la collettività. Per questo siamo molto felici di collaborare con Regione Piemonte e VisitPiemonte per la valorizzazione dei prodotti certificati di questi meravigliosi territori e portare questa esperienza anche in altre realtà in cui operiamo”.
I prodotti DOP, IGP e DOC, DOCG piemontesi verranno coinvolti stabilmente per tutta la durata del progetto e in più, ogni settimana, alcuni di questi verranno raccontati nel corner da una hostess dedicata: dal Riso Baraggia Dop ai liquori come Grappa, Genepì e Vermouth. Dai salumi, come il Salame Piemonte Igp, ai formaggi, il Raschera Dop, la Toma Piemontese Dop e il Castelmagno Dop, fino ai vini che portano la tradizione enologica del Piemonte in tutto il mondo, come la Barbera d’Alba Doc, l’Erbaluce di Caluso Docg, il Nebbiolo d’Alba Doc, il Dolcetto Doc oltre al vitigno autoctono del Cortese, rilanciato dalla Regione come vitigno dell’anno.

“Scorie nucleari, danno maggiore per il settore primario”

Il presidente di Confagricoltura Piemonte Enrico Allasia è intervenuto in video conferenza al Tavolo per la trasparenza e la partecipazione nucleare organizzato dalla Regione Piemonte per discutere delle ricadute socio-economiche derivanti relative alla costruzione del Deposito nazionale di scorie nucleari e Parco tecnologico.

L’agricoltura – ha detto Enrico Allasia – è il settore che paga il danno più rilevante alla costruzione del Deposito di scorie nucleari e Parco tecnologico. Partiamo dalla superficie: 150 ettari di terreno accorpati, superficie che sarebbe estremamente complicato, per non dire quasi impossibile pensare di mettere insieme in un’operazione di riordino fondiario. Parliamo di 1 milione e 500mila metri quadrati di terreno, per l’esattezza una superficie corrispondente a 210 campi da calcio messi uno accanto all’altro, un quadrato di 1,2 chilometri di lato”.

Il presidente di Confagricoltura Piemonte ha sottolineato come le aree state individuate in Piemonte siano estremamente interessanti dal punto di vista produttivo: si realizzano produzioni foraggere e cerealicole che costituiscono la materia prima essenziale per lo sviluppo della filiera zootecnica da latte e da carne. “Altre aree – ha aggiunto Allasia – si avvicinano pericolosamente a siti tutelati dall’Unesco oppure, nel caso di Mazzè – Caluso, ad aree vitate di pregio a poche centinaia di metri da un parco naturale con all’interno un lago”.

Il danno non sarà soltanto diretto, ossia per le terre che verranno sottratti alla produzione, ma a cascata si avrà un deprezzamento inevitabile di tutte le aree contigue, nel raggio di molti chilometri.

“Pensare di isolare il deposito e parco tecnologico, limitando il danno – ha dichiarato Allasia – è pura utopia”.

Il danno interesserà l’agricoltura, il paesaggio, il turismo rurale. Per questo Confagricoltura Piemonte ha chiesto di conoscere quali sono le procedure previste in caso di esproprio dei terreni, come verrà determinato il valore  dei terreni destinati a deposito, quali azioni di mitigazione dei danni patrimoniali, derivanti dal deprezzamento del valore paesaggistico e ambientale delle aree circostanti verranno messe in atto e come e con chi verrà affrontato il confronto. “A questo riguardo chiediamo che vengano coinvolte le organizzazioni di categoria e le istituzioni locali. Ribadiamo ancora – ha concluso il presidente di Confagricoltura Piemonte  – che è necessario guardare altrove, perché il Piemonte non può permettersi di rinunciare al proprio futuro: se dobbiamo quantificare le ricadute socio economiche, diciamo che un intervento di questo tipo produrrebbe un danno irreparabile e dunque impagabile”.

 

Esperti digitali a confronto a “Parlaconme”

La  sfida del futuro in campo agroalimentare nella puntata del 18 febbraio 

La puntata di PARLACONME di giovedì 18 febbraio, trasmessa sulla web Radio Vidanetwork, sarà incentrata sul tema degli “esperti digitali dell’ortofrutta a confronto: come affrontare il futuro? Il futuro è adesso?”. A dialogare con la conduttrice della trasmissione, l’Agrifood & Organic Specialist Simona Riccio, sarà Marco Biasin, Entrepreneur & E-commerce Manager, fondatore nel 2013 di FruttaWeb, il primo e-commerce a consegnare frutta e verdura fresca in tutta Italia, portando le novità ortofrutticole a casa dei consumatori.

La sua attività da sempre è coincisa con l’innovazione nel campo del commercio e del business tradizionale, coniugando la sua vasta passione per il food, un settore merceologico che, da qui ai prossimi anni, necessiterà sempre di più di rinnovarsi per rispondere alle crescenti esigenze del consumatori. Nel corso della puntata verrà anche discussa l’importanza, presente nel campo agroalimentare, di avere un sito web, un e-commerce, di utilizzare i social network e degli sforzi volti a strutturarli in modo adeguato, fornendo informazioni corrette in modo tale che un’azienda sia facilmente riconoscibile nei prodotti genuini che propone.

Tutti i dati sono fonte del team di “We are Social”, a cui fa riferimento da anni Simona Riccio. Il team di “We are Social” ha approfondito e interpretato i dati italiani e globali del report, pubblicati in collaborazione con Hootsuite, mettendo in luce le tendenze che influenzano le modalità attraverso le quali le persone si relazionano con i brand.
Per ascoltare la trasmissione ci si può collegare al sito www.vidanetwork.it, all’app ufficiale Radio Vida Network scaricabile gratuitamente per Ios e Andriod, o su speaker Alexa e Google Home.
Replica il giorno successivo venerdì alle ore 9

E il sabato mattina della settimana successiva alle ore 11.30

Mara Martellotta

 

Dal Texas in Piemonte per produrre razzi spaziali

Lazienda texana produrrà in Piemonte razzi riutilizzabili.

 

Exos Aerospace Systems & Technologies approderà in Piemonte per la realizzazione del suo primo sito europeo, dedicato alla ricerca, sviluppo e produzione di razzi riutilizzabili. Exos è un’azienda texana leader nel settore insieme a SpaceX e Blue Origin. In Piemonte, questa realtà, prevede di assumere circa 45 tecnici, prevalentemente ingegneri con varie specializzazioni, che accederanno anche al percorso, elaborato dall’azienda, per formare rocket scientist.

Exos è attiva nel segmento dei reusable micro-rockets, che hanno applicazioni principalmente nell’ambito della ricerca scientifica e della ricerca industriale. La sua mission è garantire a tutte le aziende, anche le PMI, un accesso allo spazio sostenibile: il paradigma dei razzi riutilizzabili, infatti, consente di ottenere un costo per chilogrammo di carico utile estremamente competitivo. I razzi di Exos – inoltre – per le piccole dimensioni, per la tecnologia sicura e per l’utilizzo di bio-etanolo come propellente, possono essere lanciati anche da piattaforme di lancio in Europa, garantendo un accesso allo Spazio conveniente e vicino alle aziende europee, oggi costrette a costose spedizioni dei payload.

Quali possono essere i loro utilizzi? Numerosi, a partire dal fatto che sempre più aziende hanno la necessità di testare i loro prodotti in particolari situazioni di stress dei materiali. Riuscire a condurre questi esperimenti, cioè inviare nello Spazio le loro creazioni per metterle alla prova, per le piccole e medie aziende è attualmente, se non impossibile, estremamente costoso e complesso.

Come spiegato da John Quinn, CEO di EXOS, “In Italia Exos adotterà un modello di produzione aperto, con la maggior parte delle componenti realizzate da produttori piemontesi. Ciò significherà non solo contribuire alleconomia locale  ma anche effettuare un prezioso scambio di know-how. Exos, infatti, ha sempre praticato il principio della conoscenza integrale: tutte le risorse coinvolte nel processo devono avere visibilità e conoscenza di tutte le fasi del processo stesso.

Come spiegato dall’Assessore Regionale per l’Internazionalizzazione Fabrizio Ricca Exos ha riconosciuto la strategicità della localizzazione in Piemonte, il cui elemento chiave è la presenza di una supply chain completa e strutturata nel settore aerospaziale, con competenze industriali di altissimo livello, al cui interno è ben integrato il contributo di centri di eccellenza per la ricerca e la formazione come il Politecnico di Torino. Sono sicuro che larrivo di una realtà simile sul nostro territorio, oltre che una evidente ricaduta già annunciata in termini occupazionali, potrà anche rappresentare un volano per il settore”.

L’investimento si inserisce nell’ambito di un più ampio trend di crescita del settore della New Space Economy nell’economia del Piemonte e di Torino in particolare, che ha già attratto negli ultimi anni altri importanti investimenti nel settore.

La presenza di EXOS nellecosistema industriale piemontese sarà possibile grazie al costante lavoro di supporto fornito dal Centro Estero per lInternazionalizzazione del Piemonte, che può vantare una sinergia strategica tra le attività di promozione del territorio nel settore aerospace ed attrazione degli investimenti dallestero” spiega il Professor Dario Peirone, Presidente dell’organismo regionale dedicato all’internazionalizzazione. Infatti, le relazioni tra Ceipiemonte e la società americana nascono nel 2019, coinvolgendo l’azienda in un Supplier Day dedicato ed negli Aerospace and Defense Meetings, business convention biennale nel settore aerospaziale di cui Ceipiemonte è co-organizzatore, eventi in cui l’azienda ha approfondito la conoscenza del locale environment industriale maturando la decisione finale di investimento.

John Quinn, CTO di EXOS e futuro AD di EXOS Italia, sarà in Piemonte nella seconda metà di febbraio per avviare la progettazione esecutiva.

Il Piemonte è in grado di garantire a Exos Aerospace Systems & Technologies un livello di competenze molto elevato, grazie al suo sistema di imprese riconosciute a livello internazionale, ed alla sensibilità degli enti pubblici, che sul settore aerospaziale investono da decenni – dichiara Marco Gay, presidente di Confindustria Piemonte -. I risultati di questa collaborazione pubblico-privato collocano la nostra regione tra le prime in Europa, con circa 4 miliardi di fatturato. Allorizzonte, infine, ci sono grandi possibilità di un ulteriore sviluppo, come ha dimostra la Commissione Europea che a dicembre, nellambito della programmazione 2021-2027, ha aumentato da 11 a 13,2 miliardi di euro lo stanziamento per il Programma Spaziale Europeo”.

A Palazzo Civico prosegue la discussione sullo sgombero dei senzatetto

Chiara Appendino ha riepilogato le dinamiche del servizio predisposto dalla Città di Torino per far fronte alla situazione dei senzatetto.

La sindaca Chiara Appendino ha risposto nella seduta in videoconferenza del Consiglio comunale alle richieste dei capigruppo Artesio, Tresso e del gruppo della Lega nord riguardo l’operazione di sgombero dello scorso 4 febbraio e, più in generale, della situazione dei senza dimora a Torino.

La sindaca ha ricordato come il tema sia stato discusso la scorsa settimana in IV Commissione consiliare ed ha riepilogato le dinamiche del servizio predisposto dalla Città per far fronte alla situazione dei senzatetto.

Il sistema dei servizi – ha spiegato Appendino – è stato rafforzato sin dall’inizio dell’emergenza sanitaria: i posti dedicati all’accoglienza dei senza dimora sono oltre mille, ottocento di prima accoglienza e duecento con soluzioni abitative a progetto. Il nuovo assetto del sistema di accoglienza – ha aggiunto – ha reso più efficaci gli strumenti disponibili, come la costante apertura delle case di ospitalità della Città di Torino per ventiquattro ore al giorno. Sul versante dei servizi di prossimità si è creato un polo di accesso unificato per indirizzare i richiedenti e sono stati rafforzati i servizi notturni per individuare i nuovi casi di fragilità. Sono stati inoltre sviluppati progetti di autonomia abitativa e sociale.

I fondi della Città disponibili sono di quasi nove milioni, suddivisi in vari capitoli: prossimità e salute per 700mila euro, accoglienza per 5,4 milioni, inclusione abitativa per 1,5 milioni e poco meno di un milione per il sostegno alimentare.

Il tavolo di co-progettazione attivato dalla Città rappresenta il metodo di lavoro con il quale si sta operando – ha proseguito Appendino – un metodo che ha dato buoni risultati in altre situazioni in passato. La sindaca ha poi ricordato l’iniziativa nel sito umanitario di via Traves e il recente montaggio di ulteriori tre tende per avere posti aggiuntivi ed ha evidenziato la disponibilità di posti liberi nei dormitori della Città.

Riguardo l’intervento effettuato dalla Polizia municipale il 4 febbraio la sindaca ha letto la relazione dell’operazione ed ha specificato che nessun bene dei senza tetto è stato buttato via senza esplicita autorizzazione dei soggetti stessi. Mi auguro – ha concluso la sindaca – che la IV Commissione possa continuare ad occuparsi del tema.

Al dibattito seguente le comunicazione della Giunta sono intervenuti alcuni consiglieri di cui riportiamo una sintesi delle posizioni espresse:

Francesco Tresso (Lista civica per Torino):  Bene ha fatto la sindaca a esprimersi oggi in Consiglio, però non ha parlato delle dichiarazioni discutibili rilasciate sul tema dal comandante Bezzon.

Occorre una rete sociale molto forte in una situazione di fragilità in aumento a causa della pandemia. La Città invece pare averne fatto una questione di decoro urbano, di immagine quando si tratta di un problema complesso. Continuiamo ad approfondire in IV Commissione per capire come si svilupperà nel tempo la rete sociale.

Eleonora Artesio (Torino in Comune): Mi auguro discuteremo presto in Commissione il piano di trasformazione dei servizi per gli adulti in difficoltà. Sinora l’organizzazione messa in campo non è stata evidentemente adeguata alle necessità. Chi ha avviato le iniziative di “sanificazione” e quali sono state le procedure messe in atto? Chiederò accesso agli atti.

Francesca Parlacino (Lega Nord): Sono molto perplessa e rammaricata. Il tema è stato affrontato in Commissione, ma non è esaurito. Anzi, la situazione è peggiorata e ci sono stati due morti. E non ho capito cosa sia emerso dal tavolo di lavoro: mi auguro si prendano provvedimenti seri per favorire l’inclusione e l’accoglienza.

Elide Tisi (PD): L’intervento della sindaca ha lasciato molti punti interrogativi, in particolare per quanto riguarda le modalità di svolgimento degli sgomberi. A Torino purtroppo si muore ancora di freddo e dobbiamo lavorare per far crescere la cultura della solidarietà: i più deboli non devono essere guardati con sospetto e marginalizzati. Occorre cambiare l’approccio affinché Torino torni a essere accogliente e non abbia paura delle diversità e mi auguro vengano implementati i nuclei di prossimità.

Valentina Sganga (M5S): Non si può agire con l’arroganza di chi presume di sapere cosa è giusto fare, ma bisogna partire dalla relazione, come ha affermato don Ciotti. Tutti i torinesi devono essere pronti ad accogliere chi è finito ai margini della società. Le operazioni di pulizia dei portici – ormai prassi da anni – vanno accompagnate dall’azione di esperti e psicologi: non possono essere lasciati soli gli operatori Amiat e gli agenti di Polizia Municipale. Questa Amministrazione ha fatto molto per l’inclusione dei senza tetto e ha raggiunto importanti risultati sull’accompagnamento all’abitare e la distribuzione di pasti caldi (passati da 9mila a 17mila).

Cataldo Curatella (Gruppo misto – Azione)Abbiamo bisogno di dati numerici sul fenomeno delle persone senza fissa dimora, dati che la Città non sembra possedere. Le risorse disponibili devono essere utilizzate per costruire percorsi di inclusione sociale attraverso inserimenti lavorativi. Degli 8,6 milioni stanziati per politiche di accoglienza e inclusione, il sessanta per cento è stato destinato alla primo tema e finora sull’inclusione si è utilizzato solo un milione.

Raffaele Petrarulo (Sicurezza e Legalità – FI): La Chiesa, con l’arcivescovo Nosiglia, ha ora fatto la sua parte per offrire sistemazione ai senza dimora. La Città cosa fa? Bisogna ampliare le risorse, provvedere all’accoglienza degli animali dei clochard nei dormitori. Chiedo un’attenzione maggiore e che le risorse vengano usate per iniziative concrete; servono abitazioni e servizi di accompagnamento.

Il caso GameStop. Davide ha battuto Golia ma…

di Gianluigi De Marchi *

C’era una volta il “parco buoi”. Era l’immagine che definiva la massa dei risparmiatori sprovveduti che venivano spinti ad investire in Borsa nel momento sbagliato sui titoli sbagliati, come le mandrie di bovini dentro i recinti della macellazione…

 

Oggi esistono ancora gruppi di buoi allo sbando, ma molti hanno capito che l’unione fa la forza, e che tanti piccoli possono anche abbattere i grandi della finanza; e la storia all’improvviso si è rovesciata quando la coalizione ho sfidato alcuni colossi che credevano di poter fare carne da macello di alcune società quotate.

Parliamo del caso esemplare di GameStop, una piccola azienda americana specializzata in giochi elettronici che da mesi subiva pesanti ribassi perché, a causa di un andamento negativo dei conti, alcuni grandi fondi speculativi avevano rovesciato migliaia di ordini di vendita allo scoperto provocando ribassi pesantissimi.

Un “déjà vu” in tante altre occasioni, uno scenario perfetto in cui gli “assassini” compiono indisturbati il loro compito di sciacallaggio, guadagnano ingenti somme e lasciano i cadaveri in mezzo al deserto.

Questa volta la storia si è svolta solo parzialmente secondo il copione abituale: ad un certo punto i piccoli risparmiatori che credevano nelle potenzialità dell’azienda si sono coalizzati su un sociale network chiamato Reddit ed hanno inondato, con decine di migliaia di ordini di acquisto, le piattaforme operative di New York, provocando un inaspettato ed inarrestabile rialzo delle quotazioni.

E così l’azione GameStop, che galleggiava a stento sui 10 dollari, a metà gennaio si è impennata in 5 giorni toccando 50 dollari, il 25 gennaio è arrivata a 100 dollari e, in un crescendo rossiniano, ha scalato ogni vetta impensabile fino a raggiungere un massimo di 350 dollari!

 

In quindici giorni l’incremento delle quotazioni è stato pari al 3.500%, mai visto nulla di simile neppure nei momenti di ubriacatura del mercato durante la “bolla di Internet” di fine millennio.

Cosa è successo?

L’innesco dei piccoli coalizzati ha preso alla sprovvista due fondi speculativi ribassisti che, di fronte al boom delle quotazioni, hanno dovuto precipitosamente correre ai ripari ricomprando i titoli; e questo ha ovviamente versato benzina sul fuoco, perché ai tanti piccoli ordini dei risparmiatori si sono aggiunte enormi quantità di acquisti dei fondi che hanno dovuto in pochi giorni ricomprare quanto avevano venduto in mesi e mesi di speculazione.

Davide ha abbattuto Golia, come hanno titolato tutti i giornali?

 

Si, ma…

La Borsa non è una bisca o una roulette, ha una sua logica e le sue regole; nel breve periodo può avvenire che una quotazione sia gonfiata al rialzo o sia manipolata al ribasso, ma gli eccessi sono sempre corretti, e, come il pendolo, la boccia in fondo all’asta oscilla anche paurosamente da destra a sinistra, ma alla fine raggiunge il suo punto di equilibrio.

Ed infatti anche in questo caso è avvenuto così.

A fine gennaio il titolo balzellava fra 250 e 350 dollari, e all’inizio di febbraio è crollato a 50 dollari.

Cosa è successo?

Semplice, la “benzina” si è esaurita, i fondi speculativi si sono ritirati dal mercato, leccandosi le ferite e la loro domanda si è esaurita. Dall’altra parte le migliaia di formichine che hanno “dato una lezione” ai vampiri del mercato hanno finito i loro soldi e quando hanno cercato di rivendere le azioni si sono trovati di fronte al nulla…

Insomma, il valore dell’azione GameStop sicuramente era più alto dei 10 dollari cui l’avevano schiacciata gli speculatori ribassisti, ma sicuramente più basso dei 350 dollari cui l’avevano innalzata gli speculatori rialzisti.

La vicenda consente di fare qualche riflessione che va al di là dell’episodio.

La prima è che il mercato finanziario, grazie alle trasformazioni tecnologiche, ha cambiato faccia: oggi non c’è più la Borsa Valori (con le maiuscole solenni che indicano la sacralità di un luogo spesso definito “il tempio del dio Denaro”), ma una rete di PC connessi con una centrale che smista gli ordini e incrocia acquisiti e vendite. Esistono inoltre potenti, diffusissimi e popolarissimi social network in cui milioni di persone interagiscono, si scambiano notizie ed informazioni al di fuori dei canali tradizionali (giornali, TV, riviste). È possibile quindi che, in poche ore, decine di migliaia di persone facciano una determinata cosa (riunirsi per protestare, organizzare un  flash mob, comprare un’azione) sorprendendo tutti senza preavviso. Una forma di “democrazia diretta non controllata”, capace di sovvertire regole e comportamenti “tradizionali”.

La seconda è che la vittoria eclatante dei tanti Davide contro Golia è stata seguita, in rapidissima successione, dal suicidio di molti Davide, che hanno visto sbriciolarsi la loro effimera ricchezza in pochi giorni, quando le quotazioni di GameStop hanno toccato un livello “ragionevole”. Chi ha cantato vittoria deve ricredersi: anche Pirro ha sconfitto più volte i Romani, ma dopo aver vinto tante battaglie ha perso la guerra ed ha dovuto ritornare in Epiro senza esser riuscito a dare il colpo finale al nemico.

Morale: mai avventurarsi ad occhi chiusi in avventure spericolate in Borsa, seguendo mode o trend emotivi privi di solide basi di valutazione. Monito che vale, ad esempio, per i tanti Davide che si sono organizzati in questi mesi per comprare bitcoin e farne crescere il prezzo senza domandarsi se la criptovaluta abbia veramente un valore, oltre che un prezzo…

La terza è che in questo segmento di mercato che è una frenetica bisca, molti hanno rischiato molto, molti hanno rischiato molto ed hanno perso molto, ma alcuni hanno messo in tasca profitti enormi senza rischiare nulla: sono le piattaforme operative sulle quali si sono concentrati gli ordini di compravendita dei tanti Davide, sapientemente indirizzati dai mandriani del mercato che manipolano anche i “buoi liberi”: trader on line come Robin Hood hanno guadagnato cifre consistenti grazie alle commissioni applicate e già progettano di entrare a loro volta in borsa facendosi quotare e consentendo agli azionisti di monetizzare profitti stratosferici collocando le loro azioni ad un prezzo impensabile fino a qualche mese fa.

L’ultima considerazione riguarda le autorità di vigilanza, che ancora una volta sono state spiazzate dagli eventi, dimostrando di non essere in grado di vigilare come dovrebbero. Le vendite allo scoperto sono una realtà del mercato difficilmente eliminabile, ma i contratti che ne sostengono ed amplificano gli effetti (futures, options, derivati) possono essere bloccati o eliminati, almeno per evitare la moltiplicazione della spinta rialzista o ribassista. Chi vende senza possedere i titoli (sperando di ricomprarli una volta che ne provoca il crollo) o compra senza possedere i soldi (sperando di rivenderli una volta che ne provoca il rialzo) dovrebbe versare adeguate garanzie, che non possono essere i risibili margini attualmente previsti dalle autorità di borsa. Il mercato delle opzioni deve essere severamente regolamentato e contenuto, ed il ricorso ai futures deve essere semplicemente proibito, trattandosi di una mera scommessa.

Altrimenti non solo la Borsa Valori perderà la sua iniziale maiuscola, ma perderà il suo importantissimo ruolo di mercato che esprime il valore dei titoli mobiliari, riducendosi ad un enorme casinò pieno di rutilanti slot machine davanti alle quali folle di sprovveduti si giocano i loro miseri risparmi sognando di diventare ricchi in pochi minuti…

 

*Consulente finanziario indipendente

demarketing2008@libero.it

‘’La notte delle ninfee’’, come si malgoverna un’epidemia

Immaginiamo uno stagno popolato da ninfee nel quale durante la notte giorno dopo giorno, il numero di queste piante acquatiche raddoppia e aumenta in quantità esponenziale, sotto gli occhi del coltivatore-raccoglitore,  il quale ignaro della rapidità di riproduzione delle piante, tarda nel fare la manutenzione dello stagno.

Producendo la rovina dell’ecosistema-stagno se lo ritrova saturo a dismisura di ninfee appassite, contro le sue stesse aspettative di un prospero raccolto. Così si esprime partendo da questa metafora illuminante, il sociologo torinese Luca Ricolfi della Fondazione David Hume nel suo ultimo saggio   ( ‘’La notte delle ninfee’’, Come si malgoverna un’epidemia, La nave di Teseo, pagg.185  euro 17).  Studiando attentamente i dati statistici sulla epidemia italiani e del resto del mondo, dal febbraio dell’anno scorso, ne evidenzia la loro gestione sconsiderata da parte del governo giallo-rosso, appena arrivato al capolinea. Un testo comprensibile anche per i non addetti ai lavori nel quale vengono smascherate le  inadempienze e i ritardi negli interventi, le bugie volte a nascondere il tutto, da parte dei governanti. Arrivando  alla conclusione che la seconda ondata si sarebbe potuta fortemente contenere e nel migliore dei casi addirittura evitare, se solo si fosse agito con interventi tempestivi ed efficaci. Migliaia di morti in meno e miliardi di Pil non andati in fumo. Una analisi però che fa riflettere amaramente, anche con una punta di rabbia, sui cortocircuiti che intervengono tra gli istituti di ricerca e le ragioni economiche della politica, evitando di fare prevalere le istanze  del consenso a breve termine, su quelle prioritarie della tutela della salute pubblica, tanto più che nella ultima parte della trattazione il professor Ricolfi, spiega dettagliatamente come  soddisfare le necessità di entrambe. Se non si fa da subito ciò che si sarebbe dovuto fare da tempo, altre ondate sono inevitabilmente dietro l’angolo. Il ricercatore torinese mosso dall’ottimismo della volontà sostiene che ‘’bisogna guardare ai modelli di intervento di quei paesi che hanno raggiunto risultati più che soddisfacenti nella lotta al virus, ma con  il pessimismo della ragione sempre sulla falsariga del motto gramsciano ci avverte che ‘’l’attesa messianica del vaccino avvolgerà tutto e tutti, quasi niente cambierà davvero, nessuno sarà chiamato a rispondere delle sue azioni. Ne ora ne mai’’. La notte della Storia è potenzialmente alle porte. Ma nulla ci impedisce di ben sperare.

Aldo Colonna

Un appello per la montagna

CNA e UNCEM promuovono una lettera-appello al Presidente e alla Giunta regionale e ai Parlamentari Piemontesi per una “Discriminazione positiva” delle aree montane

CNA Piemonte e UNCEM hanno spedito  una lettera appello indirizzata ai Parlamentari piemontesi, al Presidente Alberto Cirio e ai componenti della Giunta regionale per chiedere una “discriminazione positiva” delle aree montane.

Scrivono nel documento CNA Piemonte e UNCEM (allegato): “Indichiamo alcuni elementi che a nostro giudizio rappresentano linee di lavoro per definire una diversa gestione e parametrazione per i territori montani:
1. Densità abitativa: distinguere tra alta e bassa, quindi in questa chiave trattare in maniera diversa e meno restrittiva i sistemi vallivi, in cui la possibilità già prevista di mobilità di 30 km per i residenti di Comuni al di sotto dei 5 mila abitanti rappresenta un elemento positivo, ma che da solo non è sufficiente a mitigare i problemi che si segnalano;
2. Mobilità e trasporti pubblici: assumere la prevalenza del trasporto privato come elemento di maggior mitigazione dei contatti e dei contagi, a differenza di quanto avviene con l’utilizzo inevitabilmente più massiccio dei mezzi pubblici nelle aree urbane e metropolitane;
3. Profilazione del rischio delle specifiche attività: si pensi agli uffici pubblici o di utilità collettiva (es. banche e uffici postali), ai pubblici esercizi. In questo quadro è possibile considerare percorsi e flussi nei piccoli centri meno complessi e più gestibili che nelle aree urbane. In questo ambito risulta incomprensibile la serrata alle ore 18.00 dei pubblici esercizi che invece devono avere la possibilità di operare anche oltre le ore 18.00 alle stesse condizioni previste durante la giornata, fermo restando il rispetto del cosiddetto orario di coprifuoco. Il tema della revisione degli orari (uniforme e coerente) dei pubblici esercizi è peraltro necessario anche per il resto del territorio;

4. Residenti e aventi titolo seconda casa: sono i beneficiari di questo modello di gestione specifico vallivo anche nel caso in cui la nostra Regione sia inquadrata come “zona arancione”.

“Ci sono oggi una sofferenza e un disagio sia di natura economica sia sociale nelle valli perché le restrizioni hanno messo in forte difficoltà anche una minima e adeguata quotidiana vivibilità su quei territori; dove, come noto, il periodo invernale è per sua natura particolarmente rigido. La CNA Piemonte è stata doppiamente sollecitata, dai suoi imprenditori e dagli amministratori locali a partire dalle valli torinesi, per esprimersi a sostegno di questa specificità dei territori montani – ha spiegato il presidente regionale della CNA Piemonte Fabrizio Actis -. Vogliamo che, con lo stesso principio arcobaleno con il quale l’Italia è stata divisa in colori diversi, adesso si scenda nella specificità delle singole regioni, perché è chiaro che non si possa regolare la vita dei cittadini, delle imprese, dei pubblici esercizi, dei commercianti, degli albergatori e dei lavoratori a Torino come a Pragelato”.

“L’appello di CNA e UNCEM al Governo e alla Regione per individuare opportunità di organizzazione differenziate delle attività economiche nelle aree montane, è particolarmente attuale in vista dei nuovi decreti che il Governo dovrà varare. Dobbiamo riequilibrare una situazione di sperequazione che oggi penalizza le valli piemontesi. La montagna ha bisogno di interventi differenziati”, ha aggiunto il presidente regionale di UNCEM  Roberto Colombero.