ECONOMIA E SOCIETA'- Pagina 338

Le istituzioni piemontesi a confronto sulla Digital Transformation

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza mercoledì scorso  al centro degli interventi di Marco Gay, presidente di Confindustria Piemonte e CEO Digital Magics S.p.A., e Fabrizio Gea, vice presidente Anitec-Assinform e vice presidente di Confindustria Canavese, protagonisti degli Stati Generali “NUOVO” Mondo Lavoro.

Marco Gay, presidente di Confindustria Piemonte, Ceo Digital Magics, incubatore e acceleratore di startup e PMI innovative, la prima realtà del Paese a occuparsi della fase iniziale dell’innovazione, quindi con un’ampia capacità di visione sui trend e i cambiamenti in atto: «Non possiamo parlare di digitale senza citare l’appena varato Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, che proprio al digitale assegna ben 50 miliardi. Sono risorse incredibilmente importanti per un settore che diventerà centrale. Perché la trasformazione digitale dell’industria più tradizionale potrà portare con sé un aumento di produttività che in Italia è ormai fermo da quasi 20 anni. Il PNRR offre risorse straordinarie insieme ad un piano di riforme ormai indispensabili, che generano qualcosa di assai rilevante: un cambio di visione in grado di porre il nostro Paese su un nuovo orizzonte di politica industriale. E non solo. Ne scaturiscono altri tre fattori. Il primo, il tempo, segnato da un anno preciso, il 2026, come termine di realizzazione dei vari progetti, una scadenza che impone con forza un’accelerazione imprescindibile. E di cui sarà grande protagonista il partenariato tra pubblico e privato. A ciò si aggiunge la programmazione europea 21 / 27: un altro tassello che contribuisce a corroborare la politica industriale. Infine, le competenze, perché qui si giocherà la partita del cambiamento nei prossimi 5 anni, è da qui che passerà il cambiamento della società, delle imprese e della Pubblica Amministrazione».

Fabrizio Gea, vice presidente Anitec-Assinform-Associazione Italiana per l’Information and Communication Technology e vice presidente di Confindustria Canavese, con deleghe a Territorio, Sistemi Produttivi Locali e DIH (Digital Innovation Hub): «In poco più di 12 mesi abbiamo spostato in avanti le lancette del cambiamento di 5/8 anni, anche attraversando una forzata digitalizzazione di massa. Lo stesso PNRR è una risposta one shot a questo enorme cambiamento. I 221 miliardi e mezzo, di cui 50 circa destinati alla digitalizzazione, sono qualcosa di mai successa prima. Ora dobbiamo scegliere come investirli, se meglio o peggio. Secondo quali direttrici muoversi? Principalmente abbiamo 6 driver di riferimento.
Primo: le infrastrutture. Dobbiamo avere autostrade digitali veloci, terminare il piano nazionale banda ultralarga, raggiungere tutti i punti principali (sanità, scuola, imprese) con una velocità di almeno 100 megabit al secondo. Colmando le diseguaglianze perché il digitale deve essere un elemento di riduzione di gap, non di aumento. E ovviamente lavorare sul 5G con tutto quello che comporta.
Secondo, le piattaforme nazionali della pubblica amministrazione: un’anagrafe nazionale della popolazione residente completa, uno SPID ultimato e utilizzato, un fascicolo sanitario elettronico a regime e funzionante. Questioni che portano al tema dell’interoperabilità tra le piattaforme. Con questi tre strumenti bisogna permettere al cittadino di avere accessi unici ai servizi. E una PA più efficiente.
Terzo: i servizi della Pubblica Amministrazione. Lo switch-off al digitale deve essere un obiettivo ineludibile. Abbiamo una PA che pesa come quasi la metà del Pil, un bassissimo utilizzo dei servizi e una reputazione non ottimale. Dobbiamo rendere la parte digitale il più semplice, accessibile e trasparente possibile per l’utente. Cito un dato: in Italia spendiamo 96 euro a persona per le tecnologie digitali della pubblica amministrazione, in Francia sono 186, 207 in Germania, 323 nel Regno Unito.
Quarto driver, la sanità. Dov’è davvero evidente il prima e post pandemia. Un esempio: se fino a un anno fa circa, solo il 32% dei medici utilizzava le ricette digitali, oggi lo fa la quasi totalità. Nella sanità è fondamentale il tema dello scambio di dati clinici: all’interno abbiamo ambienti multipli, ma non un ecosistema univoco e inter-operativo, con il fascicolo sanitario al centro.
Quinto driver: scuola e università, dove il tema delle diseguaglianze è emerso in maniera incredibile. Bisogna attivare il collegamento con banda larga di tutte le scuole con velocità sufficiente, effettuare interventi straordinari sulla didattica on line, che rimarrà in modalità ibrida, senza sostituire la scuola in presenza, ma arricchendola.
Sesta e ultima direttrice: l’economia. Dovremmo andare in due direzioni: una già conosciuta che è quella del Piano Transizione 4.0, con misure per guidare le imprese nella trasformazione digitale. L’altra che vede la necessità di abbassare l’asticella sul distretto digitale dell’agricoltura, dell’artigianato, del commercio e del turismo. Dobbiamo portare le PMI, le grandi e le micro a compiere una trasformazione digitale complessiva.
Siamo di fronte alla tragedia più grande vissuta dal Dopoguerra a oggi. Abbiamo un solo modo di cogliere appieno la nuova normalità che ci aspetta. Churchill sosteneva: “Fare strategia è facile, il difficile è realizzarla”. In questa volontà di realizzazione sta la partita che il nostro Paese dovrà giocare in questi prossimi anni».

www.statigeneralimondolavoro.it

Per la festa dei lavoratori arriva il bus Ugl

Oggi venerdì 30 aprile arriva a Torino, in Piazza Castello, alle ore 10.30, la trentunesima tappa del tour itinerante promosso dall’UGL, a bordo di un bus, in occasione della Festa del Lavoro col motto “Il Lavoro Cambia anche Noi!”.

Il sindacato ha deciso di essere al fianco dei lavoratori con oltre 30 appuntamenti che si snoderanno lungo l’Italia e che si concluderanno sabato primo maggio a Milano.

 

L’obiettivo è quello di raggiungere nei singoli territori i propri iscritti, i dirigenti e tutti i lavoratori alle prese con una crisi economico-sociale che sta acuendo le disuguaglianze. All’incontro, tra gli altri, prenderanno parte: Paolo Capone, Segretario Generale dell’UGL, Armando Murella Segretario Regionale UGL Piemonte .

 

L’idea nasce dalla volontà dell’UGL di rivendicare la centralità del lavoro, andando nelle piazze, nelle fabbriche e nelle realtà produttive di tutto il Paese.

 

«Siamo qui a Torino per affrontare due temi che incidono profondamente sul tessuto sociale del territorio: le infrastrutture e la delocalizzazione. Occorrono, pertanto, nuovi criteri per monitorare la realizzazione delle opere infrastrutturali, per sistemi e settori. In tal senso è fondamentale garantire una corretta informazione alle imprese e cittadini sulle tempistiche di avvio e attuazione delle opere nei vari territori. A causa dei confini europei “sempre più mobili”, inoltre, assistiamo ad una lenta delocalizzazione che si muove su tre direzioni. La prima, secondo cui le fonti sono prodotte sempre più al livello locale e regionale, la seconda che registra il ruolo sempre più dominante, nel nostro ordinamento, delle fonti europee e la terza che vede la nascita di centri di produzione normativa diversi da quelli previsti in Costituzione. Come UGL riteniamo necessario promuovere la stipula di contratti di insediamento tra le imprese e la Regione Piemonte attraverso i quali si impegnano le aziende al mantenimento dell’attività per almeno sette anni dall’erogazione del contributo regionale. Purtroppo la vertenza-esempio, che ancora persiste e che coinvolge non solo il Piemonte è quella della Ex-Embraco per la quale l’UGL chiede che venga fatta chiarezza al più presto dopo oltre tre anni di assoluta incertezza per lavoratori e famiglie». Lo hanno dichiarato in una nota congiunta il Segretario Generale UGL, Paolo Capone e Armando Murella Segretario Regionale UGL Piemonte.

 

Dopo Roma, Napoli, Messina, Reggio Calabria, Matera, Brindisi, Bari, Campobasso, San Salvo, Pescara, L’Aquila, Frosinone, Fiumicino, Cagliari, Rieti, Terni, Arezzo, Firenze, Casette D’Ete, Ancona, Ferrara, Venezia, Trieste, Monfalcone, Verona, Trento, Riva del Garda, Piacenza, Genova, Aosta e Torino il viaggio lungo le realtà italiane si concluderà sabato 1 maggio a Milano.

 

Quali fioriture per il 2021? Un webinar per discutere le nuove proposte

Asproflor Comuni Fioriti organizza per venerdì 30 aprile il convegno online
“Quali fioriture per il 2021?”, un incontro per discutere delle iniziative per i
prossimi mesi, in cui si svolgeranno anche le premiazioni per l’anno 2020.

Asproflor Comuni Fioriti propone il webinar “Quali fioriture per
il 2021?”, un convegno online dedicato alla presentazione delle novità per i prossimi
mesi ma con uno sguardo rivolto al 2020, con la consegna di alcuni premi.

Parte dell’incontro virtuale sarà focalizzato sull’anno 2021 e sulle diverse iniziative che
Asproflor ha intenzione di portare avanti nei prossimi mesi. In questo senso si
inserisce l’intervento di Maurizio Arbusti, che presenterà la Sunpatiens, il fiore che
decorerà alcuni Comuni toccati dal Giro d’Italia. Sempre con l’obiettivo di abbellire le
città parleranno Donald Delfino dell’azienda Podere Luen per proporre nuove fioriture,
e Leandro Previsdomini, responsabile del settore tecnico Vigorplant, che invece
tratterà dell’importanza della scelta del terriccio per le fioriture pubbliche.

Il focus si sposterà poi sulla consegna dei riconoscimenti dati dall’associazione per
l’anno 2020: tra i premi è compreso il Marchio Nazionale di Qualità dell’Ambiente di
Vita Comune Fiorito. Verrà inoltre conferita la targa in memoria di Riccardo Todoli, la
cui famiglia consegnerà ad un tecnico comunale che si è particolarmente distinto nella
promozione e cultura del verde.

Il webinar si terrà venerdì 30 aprile 2021 dalle ore 11 alle 13.30; l’incontro si svolgerà
in remoto e per partecipare sarà necessario collegarsi alla piattaforma Go ToMeeting
attraverso il seguente link: https://global.gotomeeting.com/join/681518965

Flash mob contro i suicidi dei piccoli imprenditori. Fipi: “lo Stato istituisca  un Fondo Sicurezza”

“Inviata lettera a Draghi: Usiamo le accise per tutelare anche chi è malato o in crisi per la pandemia”. Flash mob 30 aprile ore 13, all’Agenzia delle Entrate (corso Bolzano, Torino)

Purtroppo molti fatti di cronaca dimostrano che il suicidio dei piccoli imprenditori in difficoltà non è un’eventualità remota. Tanto più in questo periodo di pandemia, con le chiusure forzate, le spese che corrono e i fatturati praticamente azzerati. “Auspicando che non si arrivi a questi gesti estremi – spiega Beba Pucciatti, presidente di Fipi-Futuro Italiano Partite Iva – chiediamo però con forza l’istituzione di un Fondo di Sicurezza che tuteli le famiglie delle partite Iva in crisi da questo e da altri eventi, e che dia supporto economico in caso di malattia e infortuni. Per farlo, basta attingere dalle accise”.

Pucciatti, a nome di Fipi, ha infatti inviato una lettera al presidente del Consiglio Mario Draghi e terrà a Torino un flash mob a sostegno del progetto, il 30 aprile, alle 13 davanti all’Agenzia delle entrate di corso Bolzano 30 , insieme con le associazioni Movimento Amici d’Italia e Movimento Nazionale Italiano. La manifestazione avverrà anche nelle città di Firenze e Cuneo, Crema (Cr).

“Il Fondo è necessario – chiarisce Pucciatti – in caso di seria crisi economicagrave malattia e infortunio, ma anche un supporto alle famiglie in caso di suicidio del titolare e capofamiglia legato al cattivo andamento dell’attività”.

“Pur trovandoci in un momento di serissima impasse economica – aggiunge Francesco Campopiano di Movimento Nazionale Italiano – riteniamo che sia un atto dovuto veicolare parte di alcune di queste anacronistiche risorse a supporto di una fetta rilevante e produttiva del Paese”. “Già, perché le accise che paghiamo su benzina, gasolio, Gpl e metano, introdotte per esigenze di cassa – spiegano gli organizzatori – sono state utili a far fronte a emergenze come terremoti, guerre, crisi migratorie o a finanziare missioni di pace internazionali. C’è perfino un’accisa sulla guerra d’Etiopia del 1935-1936, che è la prima a essere stata introdotta in Italia e tecnicamente ancora attiva”.

“Nel 1995 le nostre accise sono state inglobate in un’unica tassa indifferenziata, senza più riferimenti alle originali motivazioni da un decreto del Governo Dini. Questa condizione rende difficile l’ipotesi di abolirne selettivamente alcune. Con l’emergenza dovuta al Covid-19, il prezzo del petrolio è diminuito a vista d’occhio sui mercati internazionali. In Italia però, benzina e gasolio hanno abbassato i costi a passettini di un centesimo alla voltaTutta ‘colpa’ delle accise, dunque, che rappresentano circa i due terzi del prezzo finale insieme all’Iva. Il prezzo medio nel nostro paese è più caro della media degli stati europei di 16,1 centesimi, di cui 11,6 sono tasse e 4,5 di differenza di prezzo industriale. Se si tolgono accise e Iva, in Italia i carburanti costerebbero molto meno rispetto alla media europea”.

L’istituzione del Fondo, conclude la presidente di Fipi, “È finalizzata a dare un supporto economico alle piccole e medie imprese individuali e non, includendo anche quelle categorie di professionisti iscritti a casse professionali che si sono dimostrate insufficienti nell’erogazione delle prestazioni, a fronte del capitale versato”.

Marazzato in prima linea nella tutela dell’ambiente

L’Ad del ‘Gruppo’: “Innovazione e sperimentazione da sempre al centro della politica aziendale a favore dell’ambiente”.

Nella settimana tradizionalmente dedicata alla celebrazione del valore del lavoro, il ‘Gruppo Marazzato’, prossimo al compimento dei settant’anni di attività, azienda leader nelle bonifiche ambientali e specializzata nella raccolta, gestione e smaltimento di rifiuti solidi e liquidi (oltre che di amianto e FAV) presenta gli ultimi ritrovati del proprio parco mezzi operativi sempre in costante aggiornamento e in linea con le più recenti acquisizioni della migliore tecnologia al servizio dell’ambiente.

Un tris di veicoli tutti in gamma Euro 6D che segnano un’accelerazione qualitativa rispetto agli standard abituali del mercato, poiché “La politica aziendale da sempre verte su innovazione e pionierismo, alla ricerca del massimo prodotto esistente. Motivo per cui ogni anno destiniamo ingenti risorse all’aggiornamento delle varie categorie di mezzi pesanti impiegati nella realizzazione dei molteplici servizi offerti alla clientela puntando sulla qualità e novità degli allestimenti”, esordisce Luca Marazzato, Ad della storica impresa italiana di cui condivide la guida insieme ai fratelli Alberto (General Manager) e Davide (Head of Sales) ereditata dal padre Carlo (oggi il più grande collezionista europeo di camion d’epoca) e dall’indimenticato nonno Lucillo, il fondatore.

Tra le recentissime novità approdate a Borgo Vercelli, dove è ubicato l’headquarter di Marazzato (che conta su più sedi operative anche nel resto del Piemonte, Valle d’Aosta e Lombardia e circa 300 dipendenti), spicca in primis di un ‘escavatore a risucchio’ di ultimissima generazione. Una macchina “che consente di effettuare scavi in maniera innovativa. Al posto della classica benna meccanica troviamo invece un braccio operatore posteriore dotato di cinque movimenti indipendenti pilotati proporzionalmente, che permette di aspirare su tutta la zona posteriore del veicolo senza necessità alcuna di doverlo spostare. Braccio collegato a una pompa a vuoto dalle potenze significative in grado di staccare, strappare e aspirare la terra e i materiali da rimuovere nel rispetto dei sottoservizi proprio nel punto esatto in cui si trovano”, approfondisce Luca Marazzato. Uno strumento utilissimo in raffinerie o contesti industriali e urbani delicati in cui lo scavo tradizionale può comportare un pericolo di rottura involontaria di tubazioni, condutture e fasci di cavi in corrugato. “Un metodo meno invasivo, ma decisamente più efficace in superfici frequentate da più elementi di diversa natura e funzione che le attraversano in modo importante. Ne esistono al momento pochi esemplari in tutto il Nord Italia, e sono davvero preziosi per usi complessi ove occorre una certa cautela e destrezza, per via dei quali la spesa si giustifica in rapporto a un impiego massimamente finalizzato, preciso e puntuale”, precisa il manager. “Il mezzo, allestito su telaio ‘Volvo’, marchio prestigioso con cui collaboriamo sin dagli anni Settanta”, puntualizza l’Amministratore Delegato, “capace di aspirare e soffiare, spingere, permette di operare su scavi anche fino a 60 metri di altezza grazie a un apposito kit di prolunghe. Una funzione utilissima per la manutenzione dei giardini pensili urbani in cui spesso si rende necessaria prima l’operazione di rimozione della terra, seguita poi a ruota dal suo contestuale riposizionamento, eliminando il faticoso lavoro a mano”. Un esemplare che va a completare e innovare la gamma inaugurata il decennio scorso, quando ‘Marazzato’ fu tra i primi in assoluto in Italia a sperimentare con successo questo moderno tipo di tecnologia.

Dulcis in fundo, “Siamo tra i primissimi in Italia, nel settore ecologia e ambiente, a sperimentare un ‘Iveco Natural Power’ alimentato a LNG, Liquefied Natural Gas, carburante che riduce di molto l’impatto inquinante dei camion e di cui nel Nord Italia, area in cui prevalentemente operiamo, esiste già una buona rete di distribuzione stradale di punti di rifornimento”, amplia ancora il discorso Luca Marazzato. “Il gas naturale è il carburante più ecologico per i motori a combustione interna, in grado di portare significativi vantaggi ambientali: migliora la qualità dell’aria a livello locale, eliminando quasi totalmente gli inquinanti atmosferici (-70%Nox, -96%PM, -90%NMHC), contrastando al contempo il riscaldamento globale. Riduce inoltre di molto le emissioni di Co2, circa il 15% in meno rispetto al diesel, attenuando al contempo anche il rumore (-3db) e ridimensionando così l’impatto acustico del traffico stradale. La nostra motrice è impiegata con un semirimorchio a vasca o cisterna, a seconda rispettivamente della movimentazione presso i nostri stabilimenti di rifiuti solidi o liquidi. Siamo fieri, come ‘Gruppo Marazzato’, di aver contribuito alla sperimentazione di tale nuova tecnologia di trazione per compiere un’attenta valutazione di prodotto avendo ricevuto nel tempo mezzi in prova a marchio ‘Iveco’, ‘Scania’ e ‘Volvo,’ ovvero i tre stimati player automobilistici che hanno inaugurato tale settore, e con cui abbiamo altresì scritto nei decenni pagine importanti del nostro percorso storico e industriale”.

Ma c’è di più. “Nel 2021 attendiamo inoltre ancora un altro, nuovissimo mezzo”, anticipa infine Luca Marazzato. “Si tratta di un mezzo-spurgo anch’esso su telaio ‘Volvo’ dotato di un allestimento operativo ‘Mitsubishi Fuso Canter 60 ’ alimentato a batterie in grado di assicurare sino a otto ore di funzionamento continuo grazie a un sistema di ‘Intelligent Energy Management’ di ultima concezione che consente di utilizzare i vari organi in modo indipendente tra loro senza componentistica meccanica utilizzando soltanto l’energia necessaria, garantendo così un risparmio energetico.
Molteplici i vantaggi, tra cui risparmio dal 35% al 50% di carburante, riduzione del livello sonoro (massimo 75 dB), assenza di inutili sprechi di energia, minor usura e riduzione dei costi di manutenzione grazie ai pochi organi meccanici e possibilità di lavoro a motore veicolo spento tramite l’utilizzo delle più moderne batterie al litio, “eliminando altresì – prosegue il manager – la formazione di CO2 nelle aree di lavoro industriali sia interne che esterne. Il camion dispone altresì di una presa per l’allacciamento funzionale alla rete di alimentazione elettrica a 380V sia per la ricarica delle batterie che per il prosieguo dell’operatività al di là della propria autonomia di funzionamento specifica. Un veicolo frutto del nostro know-how maturato in anni di ricerca a favore del miglior e più rapido soddisfacimento delle esigenze di chi ci dà quotidianamente fiducia e lavoro, in un’ottica di ascolto preventivo e conseguente razionalizzazione delle necessità dell’utenza”, conclude soddisfatto l’Ad del ‘Gruppo Marazzato’”.
Tra le prossime tappe nell’evoluzione dell’azienda piemontese, anche l’installazione di un sistema di colonnine per la ricarica dei veicoli elettrici sia civili che industriali presso tutti i propri impianti e sedi.

Quale ruolo internazionale per l’Euro?

L’euro è una moneta giovane, in circolazione da poco meno di vent’anni. Ma è anche la moneta dell’area economica più integrata del pianeta e di circa 340 milioni di europei, nei 19 Stati membri dell’eurozona.

Al ruolo internazionale dell’euro la Banca centrale europea (Bce) dedica fin dall’inizio una scrupolosa attenzione – il suo rapporto annuale in materia nel 2020 è arrivato alla diciannovesima edizione. I grandi e spesso inattesi cambiamenti nel sistema economico e finanziario internazionale negli ultimi anni hanno investito anche l’Unione economica e monetaria europea. Ma è con la pandemia che il ruolo internazionale dell’euro è entrato appieno nell’agenda politica, all’interno del più ampio dibattito sulla “autonomia strategica europea“. Un obiettivo che copre una molteplicità di ambiti – dalla sanità al digitale, dalla politica industriale alla difesa –, talvolta in termini ancora piuttosto generici. Ragione di più per approfondire la riflessione su opportunità e problemi di un accresciuto ruolo internazionale dell’euro.

Non stupisce che il rilievo dato alla dimensione internazionale dell’euro sia cresciuto, da parte degli europei, al crescere della loro consapevolezza di fronte alle scelte spesso ostili messe in atto dall’Amministrazione Trump. Un approccio che vedeva nel dollaro una vera e propria arma finanziaria (tanto che si è parlato di una sua “weaponization“), con in parallelo un uso spregiudicato delle “sanzioni secondarie” contro Paesi alleati di cui non si condividevano scelte o strategie. A iniziare a mettere in evidenza la questione era stato l’allora Presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker, nel suo Discorso sullo stato dell’Unione 2018 (non a caso dedicato a “l’ora della sovranità europea”): “è assurdo che l’Europa paghi in dollari USA l’80% della sua fattura per le importazioni di energia – che è pari a 300 miliardi di euro l’anno –, quando solo il 2% circa delle nostre importazioni di energia proviene dagli Stati Uniti. È assurdo che le compagnie europee acquistino aerei europei in dollari anziché in euro”.

Ma il tema della sostenibilità politica, economica e finanziaria di un ruolo egemone del dollaro americano nel sistema monetario internazionale si era posto prima di Trump ed è destinato a porsi dopo di lui, con il Presidente Biden. Tanto più al cospetto degli impressionanti impegni economici della sua Amministrazione in risposta alla pandemia, che si scaricheranno su deficit e debito federali americani. Non si tratta certo di immaginare una velleitaria sostituzione del dollaro in tale ruolo, come ci ha insegnato Robert Triffin con il suo “dilemma” (secondo il quale se la moneta di riserva internazionale è una qualsiasi valuta nazionale si incorrerà, prima o poi, in un conflitto insanabile fra le esigenze interne di stabilità monetaria e quelle internazionali di fornitura di liquidità). Si tratta piuttosto di arrivare a un effettivo sistema multi-valutario, che possa poggiare su più pilastri, dall’euro al renminbi. Va da sé che questo richiede una pluralità di passaggi, che comportano nuove responsabilità di cui bisogna essere consapevoli.

Se guardiamo alle tre funzioni della moneta – unità di conto, mezzo di scambio, riserva di valore –, l’euro ha raggiunto traguardi significativi: secondo i dati della Bce, a novembre 2020 il 38% dei pagamenti internazionali era denominato in euro e quasi il 20% delle riserve valutarie era in euro (il peso del dollaro è all’incirca triplo). Ma è un fatto che il trend di crescita iniziale abbia subito un arresto con la crisi del 2007-08. Un maggior utilizzo dell’euro quale valuta di fatturazione (in particolare per energia e materie prime – anche su nuovi mercati, quali quello dell’idrogeno) e di indebitamento/investimento, abbasserebbe i costi di transizione per gli operatori europei e l’impatto di eventuali shock esogeni, e rafforzerebbe il ruolo delle autorità monetarie europee. Al tempo stesso, potrebbe esporre l’euro e il mercato interno a un impatto accresciuto di eventuali movimenti rialzisti in tempi di crisi, proprio a causa del surplus di credibilità acquisito dall’euro a livello globale. È quindi fondamentale che la moneta europea poggi su basi solide.

La forza esterna dell’euro si costruisce anzitutto all’interno dell’Unione, come di recente ha ricordato anche il Presidente del Consiglio Mario Draghi. La Commissione ha mostrato di averne piena contezza con la sua Comunicazione del 19 gennaio scorso, mirata a “promuovere l’apertura, la forza e la resilienza” del sistema economico e finanziario europeo. Vanno in questo senso il necessario completamento dell’Unione bancaria, con l’assicurazione europea sui depositi, e dell’Unione dei mercati dei capitali, per rafforzare ampiezza e liquidità del mercato finanziario europeo, insieme con il rafforzamento (in tempi di cybersecurity) delle infrastrutture tecnologiche di tale mercato. Un altro passo fondamentale è stato il varo di Next Generation EU (NGEU), con la possibilità per la Commissione di indebitarsi, fino a un ammontare di 750 miliardi di euro. Impegno che si aggiunge a quello fino a 100 miliardi di euro per il SURE, il meccanismo europeo di sostegno all’occupazione. Passaggi chiave per arrivare a costruire un safe asset europeo denominato in euro, riferimento indispensabile per gli operatori finanziari. Un obiettivo che sarà davvero realizzato quando NGEU da strumento temporaneo diventerà il pilastro di una Unione fiscale. Un argomento che oggi divide i Paesi membri dell’Unione, mentre manca ancora l’approvazione da parte di una decina di Stati membri della Decisione sulle risorse proprie (con la ratifica tedesca tenuta in sospeso dalla Corte costituzionale federale), indispensabile affinché la Commissione possa raccogliere sul mercato le risorse per finanziare NGEU.

Intanto già si affacciano altri cambiamenti profondi, di paradigma economico e sociale, che sono destinati a riverberarsi anche sull’euro e che quindi devono essere all’attenzione dei decisori politici. In fondo, riguardano proprio i due versanti su cui la Commissione europea fin dal 2019 ha costruito la propria azione a medio termine: la “doppia transizione”, verde e digitale, con molteplici implicazioni “geopolitiche” – ovvero sul terzo pilastro (trasversale) della strategia disegnata dalla Commissione von der Leyen.

Un primo ambito riguarda l’avanzare di quelle spesso definite “criptovalute”, che da un lato rischiano di essere elementi di turbativa dei mercati internazionali, ma dall’altro segnalano il peso ineludibile assunto dal digitale nella realtà contemporanea. Esse stimolano le banche centrali a valutare il potenziale offerto da nuove valute di riserva digitali “stabili”, così come a studiare, nel caso della Bce, le possibili caratteristiche di un euro digitale. Sul versante della transizione ecologica, vediamo che il prezzo guida sta diventando quello del carbonio: in un mondo che punta alla “neutralità climatica” il carbon pricing sembra destinato ad assumere il ruolo – tanto simbolico quanto sostanziale – che per decenni è stato del prezzo del petrolio. L’Ue può giocare un ruolo d’avanguardia nel definire le regole in questo campo, grazie allo European Green Deal e a NGEU, e anche questo potrebbe rafforzare il ruolo internazionale dell’euro.

Al tempo stesso, prezzi “universali” quali quello del carbonio potrebbero trovare nell’SDR (Special Drawing Rights, il paniere di valute del Fondo Monetario Internazionale – FMI) l’unità di conto ideale. Ricordiamo che nel paniere dell’SDR l’euro pesa oggi per il 30,93%, accanto al 41,73% del dollaro, mentre il resto è ripartito, in misura decrescente, fra renminbi, yen e sterlina. Va salutato con grande soddisfazione il recente accordo raggiunto dai ministri delle finanze del G7 – una volta rimosso il miope veto posto dall’Amministrazione Trump – per un’allocazione straordinaria di SDR da parte del FMI, a beneficio delle economie dei Paesi a basso reddito, che rischiano di essere travolti dalla pandemia. È un segnale importante da parte dell’Unione europea, in particolare nei confronti del continente africano, e può costituire un ulteriore contributo (indiretto) allo sviluppo del ruolo internazionale dell’euro.

Flavio Brugnoli
Direttore Centro  Studi sul Federalismo

Da Chieri la proposta di un aiuto ai genitori separati

Sono sempre maggiori le criticità e le difficoltà dei genitori separati, soprattutto da quando l’emergenza sanitaria ha avuto ripercussioni non soltanto sotto l’aspetto sanitario ma anche economico e sociale dei cittadini.
Partendo da queste considerazioni e da diverse richieste quotidiane di informazioni se il Comune di Chieri avesse uno sportello dedicato appositamente all’aiuto dei genitori separati o separandi che
vivono un disagio molto forte durante questa particolare fase della loro vita, il consigliere Luigi Furgiuele (Gruppo Misto di Minoranza) ha
presentato una proposta di mozione al Consiglio Comunale di Chieri nella quale si va ad impegnare, se verrà approvata, il sindaco e la giunta ad
istituire uno ‘Sportello di consulenza legale gratuito a tutela dei genitori separati’. Il documento verrà discusso nella seduta consigliare che è stata
convocata per giovedì 29 e venerdì 30 aprile. “Sono diversi i Comuni che nella Città Metropolitana di Torino hanno istituito presso il Comune uno
Sportello di consulenza legale – dice Furgiuele – tramite un soggetto che si dichiari disponibile a prestare consulenza legale gratuita ai cittadini”. Tra
questi c’è il Comune di San Mauro Torinese che ha adottato un regolamento ed approntato un apposito schema di convenzione. Ma l’idea di Furgiuele è propria soltanto dell’area metropolitana torinese. Anche a Valenza in Provincia di Alessandria, l’Amministrazione Comunale ha all’esame un’idea simile che potrebbe concretizzarsi anch’essa in tempi brevi.

Allarme terziario: con i licenziamenti oltre 80 mila posti di lavoro a rischio

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L’allarme è  stato lanciato dall’Ascom Torino, che ha presentato i dati economici sul primo trimestre dell’anno: il 22% delle aziende del terziario ha intenzione di licenziare il personale appena sarà consentito, così si rischia la perdita di 82mila posti di lavoro.

Le imprese nel 2020 hanno perso 22.000 posti di lavoro, per ora resistono ma sono in  crisi di liquidità. Va meglio  l’indicatore congiunturale rispetto a un anno fa, ma  nei primi mesi del 2021  il 25% delle imprese a rischio chiusura del turismo, come pubblici esercizi e alberghi, 127, non esiste più.

Stessa sorte per  49 imprese del commercio. Nonostante la crisi le imprese sono attente al tema della sostenibilità. Tra loro il 41% ha già effettuato investimenti in quest’ambito, sulla base dei fondi nell’ambito del Recovery Plan.

La pace e la gentilezza raccontate in radio 

La pace e la gentilezza sono due parole “amiche”, entrambe se messe in pratica contribuiscono ad accrescere il benessere della comunità. Riflettere e confrontarsi su questi termini è un arricchimeno culturale ma anche sociale.

Per questa ragione è importante parlarne con i bambini a scuola ed a casa, affinchè attraverso la formazione di una propria opinione sull’argomento abbiano a disposizione gli strumenti per poter attuare all’occorrenza quanto appreso. A questo proposito ci sono tre realtà associative Piemontesi (Bimbisvegli AT, Cor et Amor TO, Radio Spazio Ivrea TO) che nell’ambito del progetto nazionale Costruiamo Gentilezza (www.costruiamogentilezza.org) hanno voluto dare voce ai bambini per parlare e riflettere con loro di Pace e Gentilezza, proponendo sull’argomento un’intera puntata della trasmissione radiofonica Spazio Costruiamo Gentilezza, che andrà in onda questo Giovedì 29 Aprile, dalle 19 alle 21 e che potrà essere ascoltata in tutta Italia su www.radiospazioivrea.it .

La partecipazione della comunità scolastica di bimbinisvegli della scuola primaria statate di Serravalle d’Asti

Durante la puntata i bambini della comunità scolastica di Bimbisvegli (www.bimbisvegli.net) della scuola primaria statale di Serravalle d’Asti racconteranno in diretta ed attraverso dei messaggi vocali cosa significa per loro la pace e la gentilezza e come si possono metterle in pratica nella quotidianità. Interverranno anche i loro insegnanti con proposte educative utili, i loro genitori, ex alunni della scuola, alcuni cittadini di Serravalle ed Egidia Beretta che racconterà l’esperienza di pace del figlio Vittorio Arrigoni, un giovane italiano che ha perso la vita in nome dei suoi ideali di pace e di amore. Giampiero Monaca maestro della scuola primaria di Serravalle e cofondatore del progetto educativo bimbisvegli approfondisce:”Vittorio ha orientato molto la nostra scelta, come comunità scolastica, di impegno sociale fino a diventare , insieme a Ipazia e Rosa Parks, don Milani e Peppino impastaato, David Grassi e Yehoshua ben Youssuf un esempio di pace, giustizia e gentilezza.” La speaker  radiofonica Alessandra Militello, ricorda:”Ci sarà la possibilità anche per i bambini e gli adulti che lo desiderano di partecipare da casa alla trasmissione, semplicemente provando a rispondere alla domanda: Come si può fare pace con la gentilezza? Le risposte potranno essere inviate come messaggi scritti, o audio vocali, al n° wa della redazione 3770837707”.

programma Spazio Costruiamo Gentilezza

web www.radiospazioivrea.it

mail spazio@costruiamogentilezza.org