ECONOMIA E SOCIETA'- Pagina 30

Come agire in caso di infortunio sul lavoro

Di Patrizia Polliotto, Avvocato, Fondatore e Presidente del Comitato Regionale del Piemonte dell’Unione Nazionale Consumatori.

Quando si viene a verificare un infortunio sul lavoro, la segnalazione agli uffici competenti deve essere effettuata entro due giorni. L’adempimento di questa pratica permette al lavoratore di ottenere le prestazioni economiche e le indennità che gli spettano di diritto.

Nel momento in cui si viene a verificare un infortunio sul lavoro, il datore di lavoro si deve muovere entro tempi ben definiti per assolvere ad alcuni obblighi: i più importanti sono quelli di comunicazione e denuncia.

Questo adempimento deve essere evaso telematicamente, trasmettendo all’Inail e al Sinp (Sistema Informativo Nazionale per la Prevenzione nei luoghi di lavoro): i dati e le informazioni relative agli infortuni sul lavoro che comportano l’assenza di almeno un giorno dal lavoro, escludendo quello dell’evento. L’operazione deve essere effettuata entro 48 ore dalla ricezione del certificato medico; la denuncia ai fini assicurativi degli infortuni sul lavoro che determinino un’assenza di superiore a tre giorni. Questa operazione deve essere effettuata entro due giorni dalla ricezione del certificato medico.

Quando si vengono a verificare gli eventi appena descritti, gli obblighi in capo ai datori di lavoro si considerano assolti nel momento in cui viene presentata la suddetta denuncia. Il certificato medico deve essere trasmesso telematicamente all’Inail direttamente dal medico o dal pronto soccorso competenti.

Il dipendente dovrà comunicare al datore di lavoro il numero di protocollo di invio del certificato, in modo che lo stesso possa essere visualizzato sul portale dell’Inail. Dal momento in cui vengono ricevuti i dati del certificato scatta il termine per inviare la comunicazione e la denuncia di infortunio.

Per queste e altre esigenze è possibile contattare dal lunedì al venerdì dalle ore 9 alle 18 lo sportello del Comitato Regionale del Piemonte dell’Unione Nazionale Consumatori, con sede a Torino in Via Roma 366 ed a Pinerolo, in Viale Cavalieri d’Italia n. 14, al numero 0115611800 oppure scrivendo una mail a uncpiemonte@gmail.com, o visitando il sito www.uncpiemonte.it compilando l’apposito format.

Pronto chi truffa?

Il telefono è una delle invenzioni più utili dell’uomo; consente immediate comunicazioni tra una persona e l’altra, anche a distanze enormi, per dare informazioni e notizie o anche solo per scambiare due chiacchiere e mantenere i contatti fra persone lontane.

Ma come tutti gli strumenti utili, anche il telefono si presta ad usi scorretti, abusi o addirittura truffe che danneggiano gli utenti.
Uno dei fenomeni negativi più recenti è quello che, con il solito anglicismo, è definito “Market abuse”, cioè l’abuso del telefono per dare raccomandazioni d’investimento, suggerire acquisti di titoli e, più recentemente, stimolare gli sprovveduti a comprare criptovalute.
Ogni giorno tutti noi riceviamo una, due o più telefonate nelle quali un ignoto interlocutore ci propone di cambiare l’utenza del gas o della luce, di comprare bitcoin, di acquistare titoli destinati a boom di quotazioni che ci daranno guadagni enormi. Azioni pressanti che finalmente le istituzioni preposte al controllo del mercato hanno deciso di controllare, regolamentare e, in molti casi, vietare.
Nel campo finanziario, l’Esma (la Consob europea) ha emanato una circolare in cui fissa regole stringenti per fare chiarezza sull’attività di “consulenza” svolta tramite telefono, social o web. Gli obblighi riguardano l’indicazione precisa dell’offerente il servizio, l’indicazione delle fonti usate per fornire i suggerimenti, la precisazione di eventuali conflitti d’interesse fra il proponente e l’oggetto dell’operazione proposta, in modo che l’interlocutore abbia almeno un quadro chiaro di chi lo sta contattando e perché.
Purtroppo chiunque, via telefono o via web, può contattare qualunque persona spacciandosi per esperto; e purtroppo molti risparmiatori sognano di diventare ricchi in poco tempo illudendosi di rischiare poco o nulla, e sono pronti ad “abboccare” alle esche gettate a piene mani nel mare sterminato del web.
Cosa fare per evitare rischi?
Un primo consiglio, drastico, è quello di chiudere immediatamente la conversazione o non rispondere al messaggio ricevuto via sms o mail (inserendo il mittente nell’elenco della posta indesiderata). Inoltre, per evitare di essere continuamente disturbati da telefonate commerciali, è consigliabile iscriversi all’Albo delle opposizioni (tenuto dal Garante della privacy), negando all’origine il consenso ad essere contattato.
Chi non volesse chiudere del tutto le possibilità di ricevere offerte che magari potrebbero essere interessanti deve almeno adottare i seguenti comportamenti difensivi:
⦁ chiedere il nome della persona che fa la proposta, con i riferimenti per i contatti: cellulare – ma meglio ancora telefono fisso, garanzia di maggior controllo – , indirizzo mail, profilo Linkedin, sito dell’azienda per la quale lavora
⦁ chiedere titolo di studio, curriculum professionale, dichiarazione di iscrizione all’Albo dei promotori finanziari o dei consulenti finanziari indipendenti. Un promotore o un consulente vero opera solo se iscritto (e controllato) ad un albo professionale, come un medico, un avvocato, un commercialista.
⦁ chiedere la fonte dei dati forniti per pubblicizzare il prodotto o per quantificare future performance. Se la fonte è attendibile (Bloomberg, Il Sole 24 Ore, Milano Finanza, Financial Times, ecc.) è un conto, se è un sito Internet gestito da quattro giovanotti con gli occhialini colorati è un altro conto…
⦁ chiedere qual è il compenso che percepisce per la sua attività, se è pagato da una società di consulenza oppure se il suo guadagno deriva da commissioni addebitate al risparmiatore. Nel mondo finanziario nessuno lavora gratis.
⦁ diffidare di coloro che usano i social (Facebook, Twitter, WatsApp) con messaggi roboanti su crescite rapide e consistenti di qualche prodotto suggerito basate semplicemente sui risultati passati. Amazon ha fatto registrare una crescita vertiginosa in pochi anni, ma non è detto che faccia altrettanto nel prossimo anno. Sperare che un titolo cresca nello stesso modo in cui è cresciuto in passato è pericoloso tanto quanto guidare un’auto guardando nello specchietto retrovisore anziché davanti a sé!
⦁ denunciare subito le persone che vi contattano abusivamente, prive di qualunque titolo per farlo; sono sicuramente dei truffatori che cercano di approfittare della buona fede o dell’ingenuità dei risparmiatori.
⦁ evitare assolutamente di bonificare importi a chi vi contatta, o di consegnargli assegni o, peggio ancora, contanti per procedere nell’operazione suggerita. Se tutto è regolare, ogni investimento deve essere realizzato con accredito tracciabile a favore di una società iscritta all’Albo tenuto dalla Consob.
Regole semplici che consentono a tutti, anche a chi non ha molte conoscenze nel settore finanziario, di cadere in trappole preparate da truffatori.
Ricordatevi, in conclusione, che i vostri risparmi, che sono il frutto di sacrifici e rinunce, non possono essere mesi a rischio svanendo nel nulla perché avete creduto di moltiplicarli piantandoli nel Campo dei miracoli su suggerimento del Gatto e della Volpe…

Chi volesse approfondire il tema delle criptovalute e delle truffe ad esse connesse può leggere PINOCCHIOCOIN, Bugie e verità sulle criptovalute. Reperibile su Amazon libri o chiedendo a demarketing2008@libero.it

Gianluigi De Marchi

L’evoluzione tecnologica secondo Canducci con I3P a “Scintille”

Torino “città verde” aderisce alla Carta per le ‘Nature-Positive Cities’

La presentazione alla conferenza nazionale delle Green City 2024

 

Contrastare la crisi climatica ed ecologica attuando la transizione energetica, limitando le emissioni, favorendo la decarbonizzazione, riducendo la vulnerabilità dei territori, fermando la perdita di biodiversità e, anzi, arrivando ad arricchirla attraverso la protezione degli ecosistemi e il ripristino di quelli degradati.

Un impegno riassunto nelle dieci misure della Carta per le “Nature-Positive Cities’ sottoscritta da Torino e da altre 31 città italiane presentata nel corso della conferenza nazionale delle Green City 2024.

Le città, grandi, medie e piccole, generano la maggior parte delle emissioni di gas serra e degli impatti sul capitale naturale e sono anche i luoghi sempre di più esposte alle conseguenze della crisi climatica – ondate e isole di calore, allagamenti, alluvioni – al degrado ambientale e all’inquinamento dell’aria. Nelle città è, però, anche maggiormente presente la preoccupazione dei cittadini per l’ambiente e la richiesta di misure ecologiche più incisive.

La crisi climatica  non consente rinvii e le città – che sono responsabili del 65%  del consumo energetico mondiale e di oltre il 70% delle emissioni di C02, possono davvero diventare protagoniste della transizione green. Per questo motivo, in continuità con un percorso già avviato e finalizzato a ridurre le emissioni di gas serra (impegni assunti con l’adesione all’iniziativa europea del Covenant of Mayors), la Città ha aderito alla Missione Europea “Climate-neutral and Smart Cities by 2030 – by and for the Citizens” con l’obiettivo di raggiungere la neutralità carbonica, cioè lo zero netto di emissioni di gas serra, entro il 2030 insieme ad altre 99 città europee, e diventare laboratorio di sperimentazione e innovazione che possa essere un riferimento per tutte le altre municipalità che dovranno raggiungere lo stesso obiettivo entro il 2050. Nell’ambito della Missione la Città ha sviluppato e approvato il Climate City Contract, documento che definisce un vero e proprio portafoglio di misure e azioni per raggiungere l’obiettivo al 2030.

Promossa da Green City Network come strumento a supporto della transizione verso le green cities nella carta viene evidenziato il ruolo attivo delle città per il ripristino della natura e della biodiversità in ambito urbano come elemento centrale nel percorso verso la neutralità climatica e nella costruzione di una città sostenibile, dove i cittadini possano vivere, lavorare e muoversi in ambienti vivaci e resilienti.

Una transizione che richiederà una cooperazione pubblico-privata in molteplici settori, tra cui quello immobiliare, energetico, commerciale e della mobilità.

La Carta per le Nature-Positive Cities si articola in 10 principi, del tutto in linea con le politiche già portate avanti dalla Città:
1.Promuovere condivisione, conoscenza e informazione sul valore del capitale naturale e dei servizi ecosistemici nelle città
2.Ripristinare il capitale naturale degradato
3.Azzerare il consumo di suolo
4.Aumentare il capitale naturale
5.Risparmiare il prelievo e il consumo di risorse naturali
6.Rafforzare le misure di adattamento alle ondate di calore
7.Attuare la transizione energetica
8.Tutelare l’acqua come risorsa naturale scarsa
9.Ridurre la vulnerabilitá agli allagamenti e alle alluvioni
10.Attuare un piano d’azione per la transizione nature-positive

Vendere i debitori, un affare lucroso

 

 

Per secoli le banche hanno svolto il loro compito con modalità fisse ed immutabili, finalizzate a realizzare il compito importante di intermediare il denaro a supporto del sistema economico.

In pratica, raccolgono soldi dai risparmiatori attraverso i conti correnti ed i depositi e li prestano ad aziende e privati che ne hanno bisogno.

Una buona gestione dei crediti consente di mantenere in equilibrio il sistema, potendo far fronte ad eventuali massicci prelievi di depositi attraverso il ricupero dei crediti erogati.

Se un debitore non può rimborsare il finanziamento, la banca può esercitare le azioni di ricupero con la messa in mora, le azioni giudiziarie d’ipoteca o sequestro; azioni dall’esito incerto e di solito poco efficaci perché il ricupero è sempre parziale e diluito nel tempo a volte per anni (anche a causa di azioni legali di opposizione da parte dei debitori).

Nel tempo (soprattutto a partire dal fallimento della Lehman che ha creato una crescita consistente delle crisi aziendali, aggravatasi poi a seguito della pandemia) molti finanziamenti sono entrati in crisi, generando i cosiddetti “prestiti inesigibili”, in sigla tecnica noti come NPL (not performing loans, col solito abuso dell’inglese).

In queste condizioni il sistema bancario ha trovato una soluzione: sbarazzarsi dei crediti inesigibili o di difficile incasso cedendoli ad un altro intermediario.

Operazione che presenta almeno due vantaggi per le banche: “pulire” il bilancio, mantenendo solo i crediti sani, ed incassare subito una cifra con la quale ripristinare la propria liquidità.

A fronte di questi vantaggi si pone il fatto che si contabilizza una perdita più o meno consistente, pari alla differenza tra il credito originario e l’importo incassato. Non esistono statistiche precise, ma si stima che le cessioni avvengano al 20-30% del nominale.

Evidentemente il gioco vale la candela se la pratica è ormai diffusissima a livello mondiale, ed anche in Italia gli istituti di credito vi fanno ampio ricorso.

 

In base ai dati comunicati nel corso di un convegno su questo tema organizzato da Banca IFIS (una società specializzata nell’acquisto di NPL) il totale dei crediti deteriorati nel bilancio delle banche è sceso da 341 miliardi di euro del 2015 a 58 miliardi di euro del 2022. Quasi 300 milordi sono stati venduti a società specializzate che acquistano in blocco i crediti e cercano di ricuperare il più possibile per guadagnarci.

E’ evidente una stortura del mercato: le banche erogano il credito ma non vogliono occuparsi delle operazioni andate male, che svendono ad altri operatori.

La domanda sorge spontanea: si tratta di benefattori che si accollano i rapporti con aziende e privati incapaci di pagare i debiti, oppure di speculatori che puntano, pagando importi marginali, ad incassare cifre superiori spremendo i “clienti” con tutti i mezzi?

E dall’altra parte la domanda è: se la banca si rende conto che non può incassare totalmente il prestito, perché non concorda con il cliente la percentuale di “sconto”, anziché concedere lo sconto stesso ad una parte terza?

Il fatto è che il mercato NPL fa gola a molti, e quei 300 miliardi di crediti inesigibili ceduti generano un giro d’affari ricco e sostanzioso cui nessuno vuole rinunciare.

Proprio per questo è stato presentato il disegno di legge, che intende mettere dei paletti alle procedure, evitando i rischi di eccesso di svalutazione delle posizioni e, soprattutto, di eccesso di pressioni sui debitori.

La norma prevede che il debitorein caso di cessione della sua posizione, abbia il diritto di estinguere il debito corrispondendo al cessionario il prezzo di acquisto del relativo credito, maggiorato del 20% o del 40%. Al fine di consentire l’esercizio dell’opzione, la società acquirente deve comunicare al debitore l’operazione e il prezzo corrisposto, entro il termine di 10 giorni dalla cessione.

Il debitore dovrà, entro 30 giorni, comunicare per iscritto:

– la volontà di esercitare l’opzione; e

– l’impegno a effettuare il pagamento entro 90 giorni (o diverso termine stabilito tra le parti).

Una proposta che consente di creare un equilibrio fra i tanti interessi in gioco.

Infatti:

  • Il debitore può (se ha la disponibilità) chiudere il finanziamento ad un costo ragionevole. Ipotizzando che la cessione di 100.000 euro nominali sia avvenuta al 30%, potrà estinguere la posizione sborsando da un minimo di 36.000 ad un massimo di 42.000 euro, potendo così procedere (se ne ha la possibilità) con la sua attività
  • Il cessionario incassa subito un guadagno grazie alla maggiorazione fissata dalla legge, senza impegnarsi nelle lunghe e costose azioni di ricupero, dall’esito comunque incerto
  • La banca è in una posizione neutra, avendo comunque chiuso i suoi conti e non subendo alcun pregiudizio dal successivo esito della pratica.

Però si sono scatenate reazioni violente da parte dei protagonisti del mercato.

Le obiezioni riguardano la “complessità delle operazioni”, il “costo delle comunicazioni”, “l’impossibilità di determinare con esattezza il valore dei singoli crediti” perché ceduti “in blocco”.

Obiezioni tecniche facilmente superabili che nascondono in realtà il disappunto nel veder ridimensionato un mercato che offre lauti margini di guadagno.

Ci sarebbe anche da discutere su chi sono gli “imprenditori degli NPL”, quali intrecci hanno con le banche stesse, quali mezzi usano per “convincere” i debitori a pagare…

Discussione che potremmo rinviare ad un prossimo intervento.

 

 Gianluigi De Marchi 

demarketing2008@libero.it

Cresce il divario tra i prezzi degli affitti e le aspettative

L’ultima ricerca di HousingAnywhere, la più grande piattaforma europea di affitti a medio termine riguarda il divario tra i prezzi degli affitti in Europa e le aspettative di spesa degli inquilini.

 

Si tratta del Rent Gap Monitor per il primo trimestre del 2024, che confronta il prezzo medio degli appartamenti presenti sulla piattaforma con la spesa massima media impostata dagli utenti in cerca di alloggio in affitto su HousingAnywhere.

L’indagine ha analizzato oltre 3,9 milioni di ricerche in 28 città in 12 paesi europei nei primi trimestri del 2024 e del 2023, rivelando che gli inquilini di gran parte dell’Europa si aspettavano di trovare alloggi in affitto a un prezzo inferiore del 18,7% rispetto al prezzo reale di mercato.

Per quanto riguarda l’Italia, la differenza tra aspettative e realtà è cresciuta maggiormente a Torino (da 0 a 219 euro), ma è diminuita significativamente a Bologna, Milano, Firenze e Roma.

Tuttaviail mercato immobiliare italiano in diverse città è ancora lontano dall’accessibilità. Roma è regina in Italia nei prezzi degli appartamenti, seconda in tutte e 28 le città europee analizzate solo a Parigi, con un canone di 2.000 euro, Milano è ottava con ben 1.700 euro.

Bonus psicologo, come funziona

Di Patrizia Polliotto, Avvocato, Fondatore e Presidente del Comitato Regionale del Piemonte dell’Unione Nazionale Consumatori

Il bonus psicologo è un importante contributo introdotto dal Ministero della Salute nel novembre 2023 per sostenere le spese di psicoterapia. Questa iniziativa, finanziata con fondi appositi stanziati nel 2023, mira a facilitare l’accesso alle cure psicologiche per i cittadini in difficoltà economica. La risposta è stata davvero notevole, con oltre 400.505 richieste presentate entro la scadenza del 31 maggio 2024.

Per accedere a questo beneficio, è necessario che i richiedenti presentino un Indicatore della Situazione Economica Equivalente (Isee) che dimostri il proprio stato di bisogno. Come può accadere, alcuni richiedenti potrebbero aver riscontrato problemi nella compilazione della Dichiarazione Sostitutiva Unica (Dsu) necessaria per l’Isee, con possibili omissioni o difformità nei dati.

Le modalità alternative per correggere l’Isee includono la presentazione di una nuova Dsu, l’invio di documentazione a supporto della veridicità dei dati, oppure la rettifica della Dsu in caso di errori commessi presso i Centri di Assistenza Fiscale (Caf). Questo passaggio è fondamentale per garantire l’equità del processo di assegnazione del bonus.

Trascorso il termine di trenta giorni per la regolarizzazione dell’Isee, l’Inps procederà all’elaborazione delle graduatorie regionali e provinciali. Queste saranno basate sul valore dell’Isee più basso, e in caso di parità, sull’ordine cronologico di presentazione delle domande.

Le graduatorie finali saranno pubblicate sul portale del sito dell’Inps, che provvederà inoltre a informare direttamente i beneficiari selezionati tramite la sezione dedicata MyInps o attraverso i contatti forniti durante la domanda.

Questo processo dettagliato mira a garantire la massima trasparenza e accessibilità del Bonus Psicologo, assicurando che il contributo venga assegnato in modo equo e tempestivo a coloro che si trovano in difficoltà economiche.

Una volta pubblicate le graduatorie, i beneficiari avranno 270 giorni di tempo per utilizzare il Bonus Psicologo. Sarà inoltre attivata una procedura per i professionisti per gestire le prenotazioni e confermare le sedute di psicoterapia. L’effettiva erogazione del beneficio dipenderà dal trasferimento dei fondi all’Inps da parte delle Regioni o Province autonome.

Per queste e altre esigenze è possibile contattare dal lunedì al venerdì dalle ore 9 alle 18 lo sportello del Comitato Regionale del Piemonte dell’Unione Nazionale Consumatori, con sede a Torino in Via Roma 366 ed a Pinerolo, in Viale Cavalieri d’Italia n. 14, al numero 0115611800 oppure scrivendo una mail a uncpiemonte@gmail.com, o visitando il sito www.uncpiemonte.it compilando l’apposito format.

Bonus estivi al via, ecco quali sono

Di Patrizia Polliotto, Avvocato, Fondatore e Presidente del Comitato Regionale del Piemonte dell’Unione Nazionale Consumatori

Molti bonus possono essere richiesti per necessità specifiche della stagione estiva. Con l’arrivo del caldo, molto persone decidono di installare zanzariere o condizionatori in modo da migliorare la qualità di vita in casa. Per entrambe queste soluzioni, come per le tende da sole, esistono norme che permettono di ottenere sconti fiscali e vantaggi in fattura.

Altri bonus sono invece legati a servizi o lavori tipici del periodo estivo. I lavoratori stagionali ad esempio possono beneficiare di una detassazione delle proprie retribuzioni in alcuni determinati casi, per ottenere un netto maggiore a partire dallo stesso stipendio lordo. I genitori in difficoltà invece hanno la possibilità di richiedere un bonus per ridurre il costo del centro estivo per i propri figli.

Installare un condizionatore all’interno della propria abitazione sta diventando una necessità per moltissimi italiani. Il 2023 e l’inizio del 2024 sono stati segnati da una serie di mesi in cui le temperature medie globali hanno raggiunto nuovi record continuamente. Le lunghe ondate di calore estive stanno diventando sempre più frequenti e quindi in molti stanno realizzando che un impianto di aria condizionata è necessario quasi quanto lo è quello di riscaldamento.

Esistono diversi bonus che possono permettere a chi vuole installare un sistema di aria condizionata di risparmiare tra il 50% e il 65% sulla spesa tramite vantaggi fiscali. Tutti questi vantaggi sono però legati a diverse condizioni da rispettare per quanto riguarda le caratteristiche dell’impianto stesso. Quella principale è che il condizionatore deve essere dotato di una pompa di calore per poterlo utilizzare anche come riscaldamento invernale.

Una volta soddisfatto questo prerequisito, si aprono due possibilità per chi decide di installare un impianto di condizionamento dell’aria con pompa di calore. La prima è quella di affiancare il condizionatore a una caldaia a gas. Per questa opzione si può ottenere un bonus del 50% in sconti fiscali. Se invece si rottama la propria caldaia affidandosi interamente a una pompa di calore per il riscaldamento della propria abitazione, si può ottenere l’ecobonus che arriva fino al 65%.

I due bonus hanno anche due modalità di accesso diverse. Per quello al 50% non bisogna effettuare alcuna comunicazione. Basta essere in possesso delle fatture di installazione e acquisto del condizionatore e pagare tramite un bonifico. La detrazione sarà disponibile nella dichiarazione dei redditi del prossimo anno. In caso invece si possa accedere all’ecobonus, è necessario presentare la pratica all’Enea (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile).

Anche per quanto riguarda interventi di minore impatto, come l’installazione di zanzariere e tende da sole, esistono vantaggi che permettono di risparmiare tramite sconti fiscali. Anche in questo caso però esistono numerosi requisiti da rispettare per poter ottenere questi bonus.

Per quanto riguarda le zanzariere, ottenere uno sconto fiscale è abbastanza complesso. È infatti necessario associare l’installazione a un intervento che disponga dell’ecobonus. Solo in questo caso, si può ottenere uno sconto fiscale del 50%, fino ad arrivare a un tetto massimo di spesa di 60mila euro. Questo non è però l’unico prerequisito necessario all’ottenimento di questo vantaggio. Le zanzariere devono infatti avere alcune caratteristiche precise, su tutte un’efficienza nella schermatura della luce solare, misurata tramite il parametro Gtot, inferiore a 0,35. Devono inoltre essere stabili e non rimovibili facilmente, meglio se integrate direttamente all’interno dell’infisso.

Modalità del tutto simili a quelle che permettono di ottenere l’ecobonus al 50% per le zanzariere, consentono di ottenere lo stesso vantaggio fiscale in caso di installazione di tende da sole o altri dispositivi simili. Sono inclusi in queste agevolazioni gli interventi per l’installazione non soltanto di tende da sole, ma anche di persiane, veneziane e frangisole a chiusura esterna. Si deve però sempre trattare di strutture fisse e certificate.

Lo Stato mette infatti a disposizione anche vantaggi per chi è costretto, per la natura del proprio impiego, a lavorare durante la stagione estiva. Si tratta dei lavoratori stagionali, che grazie a una norma specifica possono ottenere una detassazione pari al 15% per quanto riguarda i compensi ottenuti per le ore di lavoro notturne e per gli straordinari.

Si tratta di una norma che è stata studiata soprattutto per aiutare il settore alberghiero e della ristorazione. D’estate si registra infatti il periodo di maggiore attività per le strutture ricettive, a spesso a causa della bassa competitività dei salari, manca il personale per soddisfare le esigenze dei clienti. Lo Stato spera che queste agevolazioni possano portare una maggiore partecipazione della forza lavoro in questo settore sempre più cruciale per l’economia del Paese.

L’Inps (Istituto nazionale di previdenza sociale) però rimborsa fino a 100 euro della retta da pagare per i dipendenti pubblici o i pensionati iscritti alla gestione da dipendente pubblico con un figlio tra i 3 e i 14 anni iscritto a uno di questi centri. Se il centro estivo è di natura sportiva invece, il bonus sale al 19% della retta totale.

Per queste e altre esigenze è possibile contattare dal lunedì al venerdì dalle ore 9 alle 18 lo sportello del Comitato Regionale del Piemonte dell’Unione Nazionale Consumatori, con sede a Torino in Via Roma 366 ed a Pinerolo, in Viale Cavalieri d’Italia n. 14, al numero 0115611800 oppure scrivendo una mail a uncpiemonte@gmail.com, o visitando il sito www.uncpiemonte.it compilando l’apposito format.

L’allarme degli autotrasportatori: autostrade ingolfate per i cantieri

Si prospettano mesi duri per gli autotrasportatori di Torino e del Piemonte, a causa  dei perenni lavori sulla tangenziale e dei rallentamenti sulla Torino-Savona con i cantieri a cielo aperto, con lunghe code e tempi di percorrenza triplicati. Questa è la situazione delle autostrade piemontesi, come si prefigura alle soglie dell’estate e che proseguirà fino al 2025.

Manutenzione stradale o rifacimenti che non riguardano solo i collegamenti con la Liguria, ma anche con la Francia. Infatti sia la Torino- Bardonecchia, che vive sotto una costante manutenzione straordinaria, sia la Torino-Savona costituiscono un enorme disagio per gli autotrasportatori a causa dei rallentamenti o delle vere e proprie soste forzate.

A questa situazione infrastrutturale di emergenza con la Liguria si aggiungono le lunghe ore di attesa fuori dai gate del porto di Genova. Elementi che stanno generando, da molte settimane, enormi perdite di produttività ed extracosti, insostenibili per le già limitate capacità di ricavi delle imprese di autotrasporto.

“La perdita di produttività economica generata da questi disservizi del sistema portuale di Genova – commenta Giovanni Rosso, Presidente di Confartigianato Imprese Piemonte Trasporti – non può più essere sostenuta solo dalle imprese di autotrasporto, ma deve essere spalmata su tutta la filiera di servizi alla merce. Voglio ricordare che ad oggi solo il 4% dei 10 miliardi di euro di valore generati dal Porto di Genova arriva in Piemonte”.

“Questa situazione di emergenza – continua Rosso – sta mettendo in ginocchio le imprese dell’autotrasporto, che rischiano di non ammortizzare gli extra-costi dovuti al dilatarsi delle tempistiche di percorrenza. Chiediamo almeno una pianificazione dei cantieri sulle tratte maggiormente battute e l’esenzione del ticket del pedaggio autostradale. Il Piemonte da anni vive una carenza infrastrutturale, mai veramente affrontata dalle istituzioni. Le principali aree di attenzione includono lo sviluppo e la manutenzione delle strade e autostrade, la riapertura dei trafori, il completamento dell’autostrada Asti-Cuneo e l’ampliamento e completamento della tangenziale di Torino. Queste sono solo alcune delle problematiche che da anni causano enormi difficoltà logistiche per le imprese del territorio. Al fine di poter dare impulso all’economia del Piemonte, risulta pertanto urgente dare priorità al completamento e alla realizzazione di queste opere”.

“Occorre che la politica esca dalla contingenza e dalla rincorsa delle emergenze – conclude Rosso – per tracciare un disegno complessivo per dotare il Nord Ovest di infrastrutture moderne senza le quali rischiamo di compromettere il futuro del comparto dell’autotrasporto e dell’economia tutta”.

Pedaggi autostradali, ecco il bonus dedicato

Di Patrizia Polliotto, Avvocato, Fondatore e Presidente del Comitato Regionale del Piemonte dell’Unione Nazionale Consumatori

Al via le domande per il Bonus pedaggi autostradali 2024. La data fissata è il 5 giugno, a partire dal quale si potranno effettuare le proprie richieste per il supporto economico. Di fatto si tratta di un contributo per la riduzione dei pedaggi del 2023, come previsto dal Bonus pedaggi dedicato. Il procedimento prevede due fasi distinte e di seguito riportiamo tutti i dettagli.

L’obiettivo del Bonus pedaggi autostradali è quello di garantire una misura per ridurre i costi sostenuti al casello dagli autotrasportatori. Uno sconto compensato, con una riduzione variabile dal 1 al 13%. Tale percentuale dipende dal tipo di mezzo usato, così come dal proprio fatturato.

Nello specifico, i soggetti autorizzati a presentare domanda per questo contributo fiscale sono coloro che, alla data del 31 dicembre 2022, e nel corso del 2023, risultavano iscritti all’Albo nazionale delle persone fisiche e giuridiche che esercitano l’autotrasporto di cose per conto terzi, in qualità di imprese, cooperative, consorzi o società consortili. Lo stesso dicasi per l’Albo nazionale degli autotrasportatori.

Garantita la possibilità d’accesso al beneficio anche alle imprese di autotrasporto di merci in conto proprio o per conto terzi, con sede in uno dei Paesi membri dell’Unione europea. Per poter effettuare una richiesta di questo genere, però, occorre poter essere in grado di vantare la necessaria licenza. Lo stesso dicasi per Svizzera e Inghilterra.

Il fondo sancito per il Bonus pedaggi è di circa 148 milioni di euro. Una somma garantita alle imprese per alleviare in parte il peso dei costi autostradali sostenuti nel corso dello scorso anno, dal 1° gennaio al 31 dicembre 2023. Per quanto concerne i veicoli, però, occorre precisare come si parli unicamente di mezzi rientranti nelle categorie Euro 5, Euro 6 o superiore, con alimentazione alternativa o elettrica.

Gli scaglioni sono calcolati sulla base del fatturato globale annuo, della classe ecologica del veicolo e della relativa percentuale di riduzione. Chiunque fosse interessato a presentare una domanda, queste partono dal 5 giugno, come detto. La gestione dello sconto per gli autotrasportatori è affidata al Comitato centrale per l’Albo degli autotrasportatori e di seguito spieghiamo come avanzare richiesta.

Via libera a partire dalle ore 9.00 di mercoledì 5 giugno. La possibilità di presentare domanda sarà valida fino alle ore 14 di martedì 11 giugno. Il tutto avviene in modalità telematica, senza necessità di recarsi presso alcun ufficio. Attraverso il Portale dell’Albo si può avanzare richiesta esclusivamente via applicativo “Pedaggi”.

Il secondo e ultimo step avrà invece inizio alle ore 9 di lunedì 24 giugno. Terminerà invece alle ore 14 di domenica 21 luglio. Quest’ultimo passaggio prevede l’inserimento di tutti i dati relativi alla domanda. Si aggiungono poi firma digitale e invio dell’istanza.

Per queste e altre esigenze è possibile contattare dal lunedì al venerdì dalle ore 9 alle 18 lo sportello del Comitato Regionale del Piemonte dell’Unione Nazionale Consumatori, con sede a Torino in Via Roma 366 ed a Pinerolo, in Viale Cavalieri d’Italia n. 14, al numero 0115611800 oppure scrivendo una mail a uncpiemonte@gmail.com, o visitando il sito www.uncpiemonte.it compilando l’apposito format.