DALLA PUGLIA
E’ stato chiesto dalla procura di Bari il rinvio a giudizio per un docente universitario barese di 46 anni. I reati ipotizzati sono concussione, tentata concussione, violenza sessuale aggravata e tentata violenza nei confronti di due studentesse. La vicenda risale al periodo 2011-2015 quando il professore, che insegna Diritto, avrebbe chiesto, minacciando le presunte vittime, alcune prestazioni sessuali e, a una di loro anche denaro per superare gli esami. Secondo le risultanze delle indagini il professore avrebbe costretto in più occasioni una studentessa di 23 anni a subire atti sessuali nel suo studio privato.
Il violoncello di Vedran Smailović
Vedran Smailović è del ’56. Ha un anno più di me. Vive in Irlanda del Nord, a Warrenpoint, nella contea di Down, provincia dell’Ulster. E’ un musicista. Anzi, per l’esattezza, è un violoncellista bosniaco, nato a Sarajevo. Nella sua città ha studiato, si è diplomato e ha suonato all’Opera e nell’ orchestra filarmonica, al teatro nazionale e in molti altri posti. Unico sopravvissuto del Quartetto d’archi di Sarajevo, durante l’assedio strinse i denti per sopravvivere come gli altri, sotto le bombe e il tiro degli snjper, patendo il freddo, la fame e la sete. Nei pressi della via che porta il nome del Maresciallo Tito, sull’asse centrale di Sarajevo, dove passa il tram della linea che collega la Bascarsija a Ilidža, a meno di centocinquanta metri dal Merkale, il mercato austro-ungarico, c’è la via Vaso Miskin. Lì, un gruppo di persone, approfittando di un breve periodo di tregua, si trovava in fila davanti ad un forno attendendo di poter acquistare del pane. Era il 27 maggio del 1992 e “gli uomini delle montagne“, a colpi di mortaio, uccisero ventidue persone e ne ferirono altre centocinquanta. Dopo lo scoppio, sui feriti infierirono i cecchini serbi, in un tragico tiro a segno. A partire da quel 27 maggio, per ventidue giorni, Vedran Smailović, indossò lo smoking, prese il suo violoncello, si accomodò fra le macerie di Vaso Miskin e si mise a suonare l’Adagio di Albinoni. Ventidue volte, una per ogni vittima, incurante dei cecchini, sfidando la brutalità della guerra per riprendersi il valore della vita. Perché, scrisse “c’è un istante prima dell’impatto, l’ultimo in cui le cose sono come sono state. Poi il mondo visibile esplode“. Quella è stata la prima carneficina in un mercato della vecchia città di Sarajevo e passò tragicamente alla storia come la “strage del pane“. Smailović raccontò a “Repubblica” quelle giornate: “Non c’ era alcunché di programmato, era impossibile pianificare in una zona di guerra. Riuscivo solo a piangere e i miei vicini mi consigliarono di uscire a suonare per le strade di Sarajevo. Iniziai a suonare e solo dopo un po’ mi resi conto che stavo intonando l’ Adagio di Albinoni. Ho continuato a farlo per mesi, perché la gente mi diceva che se avessi smesso di suonare Sarajevo sarebbe caduta”. Sarà stata una risposta emotiva o un gesto scaramantico ma Vedran non si limitò a questo. Suonò gratuitamente alle esequie di persone che nemmeno conosceva, incurante dei rischi (i funerali in città erano presi di mira dai cecchini serbi). Il brano , scelto o no, con le sue note dolenti e malinconiche, pareva scritto apposta per queste occasioni. L’Adagio in sol minore (Mi 26), noto anche come Adagio di Albinoni, è una composizione scritta nel 1945 e pubblicata nel 1958 da Remo Giazotto, musicologo e compositore italiano. Grande esperto di Albinoni , “ricostruì” l’Adagio sulla base di una serie di frammenti di spartiti del grande violinista veneziano, ritrovati tra le macerie della biblioteca di Stato di Dresda (la Sächsische Landesbibliothek,l’unica dov’erano custodite partiture autografe di Albinoni), distrutta nel bombardamento che rase al suolo la città il 13 e 14 febbraio del 1945 ad opera degli aerei inglesi della RAF e dei B.17 americani, le famose “fortezze volanti”. I frammenti sarebbero stati parte di un movimento lento di sonata in sol minore per archi e organo, particolarmente evocativa. Da Dresda a Sarajevo. Dalle macerie della biblioteca nella capitale della Sassonia a quelle della sarajevese Vijećnica, tradita e offesa nei “tre giorni di fuoco” che la distrussero. Tragico parallelismo nel cuore d’Europa, sempre in epoca contemporanea, sotto gli occhi e nel silenzio del mondo. “Là, dove si bruciano i libri, si finisce col bruciare anche gli uomini“, scriveva nel 1823 il poeta tedesco Heinrich Heine.I nazisti, col loro delirio violento, realizzarono quella triste profezia un secolo dopo, ma poi accadde anche a Dresda, e poi ancora a Sarajevo. L’odio per i libri ha consapevolmente sintetizzato l’intreccio di memorie ferite, rivendicazioni identitarie, disprezzo per le culture degli altri ammantato da deliri ideologici e religiosi che forma quella terribile miscela che incendia i conflitti contemporanei .Vedran, solitario interprete di Albinoni, suonò anche tra le steli dei cimiteri della sua città e fra le macerie della Biblioteca di Stato. Un’immagine che fece il giro del mondo, quella di Smailović che, sfidando i nuovi barbari e le loro pallottole, seduto tenendo lo strumento tra le gambe, ben poggiato a terra sul puntale, fa scorrere l’archetto sulle corde del suo violoncello tra le macerie della biblioteca distrutta. I giornalisti lo fotografavano, facendo crepitare i flash delle reflex. Lui, si racconta, ad un certo punto smise di suonare per un attimo e si asciugò le lacrime. Finito il loro lavoro, i fotografi gli dissero: “Dai, adesso basta, abbiamo finito”. Lui li guardò incredulo, scuotendo la testa. Credevano che facesse finta di piangere, a beneficio dei loro servizi fotografici. Non avevano capito niente. Lui, Vedran Smailović, artista sarajevese, piangeva lacrime vere per la disperazione.
Marco Travaglini
Il Salone dei vini e dei distillati di Verona compie il suo cinquantatreesimo compleanno e un nuovo successo si profila per il comparto vitivinicolo italiano, ma anche per tutti i marchi non solo vinicoli, anche dell’olio
Inaugurato il 7 aprile dal premier Giuseppe Conte dal 1967, Vinitaly è un appuntamento fisso per gli operatori del settore e negli anni ha raggiunto molti record. «Vinitaly è una fantastica celebrazione della qualità e della biodiversità del patrimonio culturale e vitivinicolo e l’Italia con più di 600 indicazioni geografiche fa registrare il numero più alto in Europa.
In un’Italia che arranca su tutto, sembra che l’unica eccezione sia il comparto vitivinicolo. Soddisfatti, tra gli altri, Carlo Ferro presidente di ICE, Angelo Gaja, Matilde Poggi dell’azienda agricola Le Fraghe e Riccardo Cotarella, produttore di vino e presidente mondiale degli enologi, ma anche Valter Bera della piccola azienda vitivinicola omonima e produttore di un eccellente Spumante Alta Langa docg prodotto da molti altri produttori come Araldica, Avezza, Banfi, Fontanafredda, Contratto, Coppo, Gancia, Tosti ed altri ancora. «Anche quest’anno Vinitaly si apre al mondo del business, con una rassegna forte di oltre 100mila metri quadrati netti, 4.600 espositori, con buyer esteri rappresentati provenienti da 143 paesi come riporta il presidente di Veronafiere, Maurizio Danese che aggiunge <<Dalla trasformazione in Società per azioni di Veronafiere, abbiamo accelerato sempre di più per fare di Vinitaly il centro di una struttura aggregativa di promozione che parli ai buyer esteri come voce unitaria dell’eccellenza vitivinicola italiana>>. Sempre a Verona, in attesa che si sblocchi la Tav in Piemonte, il ministro Matteo Salvini ha parlato di quella, a sua volta, da sbloccare sull’asse Brescia-Verona-Vicenza-Padova. In merito, così si è espresso: «Il vino, come le persone, ha bisogno di spostarsi e se non si muove l’alta velocità, noi il vino lo teniamo in cantina». Questa è stata la risposta di Salvini alle problematiche sollevate dal presidente della Regione Veneto, Luca Zaia che aveva appunto sollevato la questione. Il vino e gli italiani sono un matrimonio indissolubile che ha fatto registrare, nel 2018, un fatturato da 14,3 miliardi di euro. Addirittura è stato commissionato un sondaggio che stabilisce il tipo di vino che consumano gli italiani in base all’età e alla localizzazione geografica. Sui risultati emersi dal campione siamo molto perplessi perché stabilire che oltre l’88% dei connazionali ha bevuto vino ci spaventa perché vuol dire che siamo un Paese di vecchi e che il 12% restante (di giovanissimi) è molto esiguo. Sempre la ricerca ha dedotto che ci sono consumi oltre la media per il rosso nel napoletano, mentre a Roma prediligono i bianchi così come a Milano preferiscono le bollicine, lo sparkling. Si beve meno – il 26% di volumi ridotti rispetto a vent’anni fa. La media è di 2-4 bicchieri a settimana, consumati soprattutto in casa (67%) e tutte le fasce sono interessate al vino dai i millennials (18-38 anni) ai baby boomers (per non chiamarli vecchi) . Concludiamo con l’augurio al nuovo Istituto – consorzio (con recente disciplinare) del Vermut Torino che per il Piemonte e le sue tradizioni è una nuova tappa importante ed è presente al Vinitaly per una storia che parte dal 1876 e merita di andare avanti e raggruppa: Berto, Bordiga, Carlo Alberto, Del Professore, Carpano, Chazalettes, Cinzano, Cocchi, Drapò, Gancia, La Canellese, Martini & Rossi, Sperone, Vergnano e Tosti, non solo i grandi nomi, ma anche i piccoli. Senza dimenticare la partecipazione importante del Consorzio del Consorzio Barolo, Barbaresco, Alba Langhe e Dogliani.
Tommaso Lo Russo
La prima sconfitta di Erdogan
FOCUS INTERNAZIONALE di Filippo Re
Anche il sultano della Mezzaluna può essere sconfitto. La crisi economica lo ha battuto nelle due principali città turche, Ankara e Istanbul. Nessun contraccolpo a livello nazionale ma nelle elezioni ammnistrative il super presidente è uscito ridimensionato e il suo strapotere incrinato
Potrà rifarsi prima o poi ma si tratta comunque di una pesante sconfitta dopo una lunga serie di vittorie e trionfi elettorali dal 2002 in avanti. Se la coalizione del presidente Erdogan, costituita dal suo partito, l’Akp (Partito islamico della giustizia e dello sviluppo, di ispirazione religiosa) e dagli ultra nazionalisti del Mhp, ha superato il 52% e l’Akp si è confermato primo partito della Turchia con il 45% dei consensi, la disfatta nella capitale e nella metropoli sul Bosforo è un segnale preoccupante per l’uomo forte di Ankara. Sul risultato della tornata elettorale (affluenza 84%) pesa come un macigno la crisi economica che ha visto calare vistosamente la crescita impetuosa del colosso anatolico e aumentare in modo drastico i prezzi dei generi alimentari. La vittoria dell’opposizione ad Ankara, dove l’Akp governativo non perdeva da 25 anni, e a Istanbul, cuore economico e commerciale della Turchia, dove Erdogan è nato, è stato sindaco e ha iniziato la sua inarrestabile ascesa politica, è una svolta storica. Una battuta d’arresto significativa originata dai timori della popolazione per i pessimi dati economici, un segnale preciso dei turchi al loro comandante in capo. Anche Izmir (Smirne), terza città e bastione laico, rimane saldamente nelle mani dell’opposizione del partito repubblicano Chp.
Festeggiano anche i curdi che hanno concentrato la campagna elettorale nelle regioni sud-orientali e si riprendono molte città, compresa Diyarbakir, il loro centro più importante. Buona l’affermazione del repubblicano Chp, secondo partito, sopra il 30% contro il 22% delle politiche dello scorso anno, che insieme agli alleati del partito Buono di centro-destra e gli islamici del Saader Partisi si avvicina al 40%. Perdere il controllo della sua amata Istanbul è stato un duro colpo per il capo dello Stato. Schierando come candidato il suo fedele ex premier Binali Yildirim, Erdogan pensava di avere la vittoria in pugno sull’uomo dell’opposizione Ekrem Imamoglu che ora, per 25.000 voti in più, è il nuovo sindaco della capitale economica. Il presidente annuncia ricorsi ma è una smacco che brucia, doloroso anche negli affetti personali. L’opposizione si è presa anche Adana, Antalya e Mersin togliendole al partito di governo Akp che mantiene il controllo politico nelle città anatoliche più conservatrici e religiose. Nessuno per ora sembra in grado di mandarlo a casa, ma l’esito della consultazione del 31 marzo costringerà Erdogan a fare più di due semplici conti e rivedere i cardini della sua politica economica che sta mettendo in crisi larghe fasce della popolazione. Dalle prime elezioni legislative del 2002 in poi Erdogan ha vinto tutte le consultazioni elettorali fino al successo nelle elezioni parlamentari e presidenziali dello scorso anno. Questa volta puntava tutto sulla sicurezza interna, sulla lotta al terrorismo curdo e jihadista, sul nazionalismo e sulla rinascita islamica per nascondere i guai economici. Non ce l’ha fatta, perdendo nelle grandi città. Dalle urne è uscita una forza politica indebolita e una leadership non più imbattibile. Gli indici economici parlano di crescita zero e l’inflazione ruota intorno al 20% con un’alta disoccupazione. È il rallentamento dell’economia a preoccupare i turchi e a non far dormire sonni tranquilli al presidente Erdogan. Il 2018 si è chiuso con un incremento del 2,6% contro il 7,5% del 2017. La Turchia è in recessione per la prima volta in dieci anni, con un deciso calo dei consumi e il crollo della lira turca che nel 2018 si è svalutata del 30% sul dollaro e dall’inizio dell’anno ha perso il 3%. Gli esperti prevedono che la recessione continui almeno fino alla metà dell’anno oltre alla possibilità di una nuova svalutazione della lira. La strada verso la ripresa dell’economia si presenta zeppa di ostacoli anche per la fuga di capitali esteri e la riduzione degli investimenti. Non si guarda con ottimismo al futuro. Molti turchi se ne vanno dalla Turchia non solo per la deriva autoritaria o per la crescente islamizzazione del Paese ma anche per la crisi economica e il caro vita. L’anno scorso almeno 110.000 persone hanno lasciato il Paese della Mezzaluna contro le 70.000 del 2017. Si tratta di oppositori nel mirino dei servizi segreti, attivisti dei diritti umani, seguaci del predicatore Gulen, in esilio volontario negli Stati Uniti, insegnanti ma anche tanta gente benestante che preferisce emigrare all’estero per trovare sicurezza e lavoro. A nulla è servita la promessa di Erdogan di trasformare Santa Sofia in moschea facendo leva sulla storia e sul sentimento religioso per recuperare i voti dei musulmani. I turchi non l’hanno seguito. Anche nel possesso di Santa Sofia (Aya Sofia in turco) e l’impazienza di riaprirla come moschea, c’è in Erdogan un richiamo alla storia ottomana che va oltre la provocazione, la propaganda ideologica e il tentativo di guadagnare più consensi alle elezioni. “Non diremo più Museo di Santa Sofia, ma Moschea di Santa Sofia” ha annunciato il presidente in diretta televisiva. Il sultano ama Santa Sofia esattamente quanto Maometto II era ossessionato dal desiderio di conquistare Costantinopoli ed entrare nella splendida Divina Sapienza poco più di 500 anni fa. Erdogan, che rispolvera le glorie del passato imperiale e vuole ispirarsi ai grandi sultani ottomani, promette già da anni di restituire Santa Sofia al culto islamico che attualmente è museo dal lontano 1935. Calato il sipario sulle amministrative, Erdogan deve affrontare le sfide interne che lo attendono se non vuole perdere il sostegno del suo elettorato. In primis, risollevare l’economia e mettere fine alla repressione degli oppositori dopo il fallito golpe del 15 luglio 2016 che colloca la Turchia al 157° posto su 180 Stati per la libertà di stampa. Le prossime elezioni si terranno nel 2023. Erdogan non potrà mancare all’anniversario del centenario della Repubblica turca.
dal settimanale “La Voce e il Tempo”
DALLA SICILIA Credevano che l’80enne zia tenesse in casa a Catania somme di denaro e gioielli. Così avrebbero fatto da basisti a tre rapinatori che fingendosi fattorini, si sono recati dalla donna, l’hanno picchiata con calci e pugni e infine legata con del nastro adesivo e imbavagliata con uno straccio. Tre fratelli di 47, 55 e 57 anni sono ora agli arresti domiciliari . Le indagini della squadra mobile della Questura hanno permesso di fare luce sulla violenta rapina consumata nell’agosto del 2017. Bottino un bracciale in oro da 350 euro.
Si è tenuto a Napoli il 2° Forum Nazionale sull’Economia Circolare dal titolo I trend dell’Innovazione: due giornate intense nelle quali è stato fatto il punto sulle principali tendenze che stanno
DALLA TOSCANA
Un camionista è morto la scorsa notte quando il suo tir è uscito fuori strada lungo l’A1 tra Calenzano e Firenze Nord e ha preso fuoco dopo essersi ribaltato.Secondo la ricostruzione della polstrada, il 50enne residente nel Napoletano, è rimasto incastrato ed è probabile che la morte sia avvenuta già dopo il forte impatto contro la barriera centrale ‘new jersey’ e il rovesciamento del camion in un terrapieno, dopo aver sfondato il guardrail dalla parte opposta.
(foto archivio)
Il Presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker sta rispondendo in questi giorni a tutti i Comuni montani d’Italia che, su proposta Uncem, hanno scritto – da gennaio a oggi – a lui, alla Commissaria Corinna Cretu (politiche regionali) e a tutti gli Eurodeputati in carica, per chiedere l’attuazione della Risoluzione per le aree montane approvata dal Parlamento europeo a ottobre 2018, traducendola in un’Agenda montagna concreta e attuabile. Tra i primi a ricevere la lettera è stato il Vicepresidente Uncem Alberto Mazzoleni, Sindaco di Val Taleggio e Presidente della Comunità montana della Valle Brembana. Juncker conferma, nelle note trasmesse ai Sindaci, di aver inviato le comunicazioni alla Commissaria competente e di studiare la materia. Siamo alla vigilia delle elezioni europee ed è il momento giusto nel quale definire un serio e duraturo percorso, già presentato nella Risoluzione. I temi dell’Agenda montagna devono entrare nella campagna elettorale dei candidati in corsa per Bruxelles, muovere coscienze e opportunità, permettere interventi sui media e azioni concrete in apertura della prossima legislatura. La Risoluzione si muove da un progetto che guarda a territori europei montani che chiedono di non essere marginalizzati. Si tratta delle zone rurali, periferiche, di montagna, isolate che rappresentano gran parte del territorio italiano, ma anche europeo. Cittadini e Comuni, tutti gli Enti locali montani da troppo tempo chiedono a gran voce maggiore attenzione e servizi. A queste zone vanno dedicati non solo i necessari finanziamenti, ma insieme devono essere elaborate politiche settoriali di intervento che consentano il loro rilancio, economico ma non solo. Il modello per l’intervento può essere quello della Strategia per le Aree interne, italiano, guardato con attenzione da Spagna e Francia: riorganizzazione dei servizi alla collettività da una parte, sviluppo e crescita delle imprese dall’altro. L’Agenda Montagna potrebbe dare un pieno senso di compiutezza ad Eusalp, la Strategia macroregionale alpina, finora rimasta inattuata e debole. Uncem , grazie a questa mobilitazione dei Sindaci, punta anche a costruire organiche politiche di intervento nella nuova programmazione per l’uso dei fondi europei dal 2021 al 2027. L’impegno di Juncker ci dice che la strada è quella giusta.
POESIE MATERICHE
Il racconto del percorso artistico fatto nell’ultimo biennio al Timone attraverso le opere realizzate dagli artisti
L’Associazione Il Timone – punto di riferimento per la città di Novara e il territorio per le persone con disabilità – presenta una mostra di opere d’arte, risultato del percorso di terapeutica artistica svolta presso la sede dell’Associazione nel biennio 2018/2019 e che ha visto coinvolti circa 40 utenti.
La mostra sarà inaugurata sabato 6 aprile alle ore 10.00, presso la Sala Accademia del Broletto a Novara e resterà aperta fino a domenica 7 aprile. Gli orari per visitare l’esposizione sono per entrambe le giornate dalle 10.00 alle 19.00 con ingresso libero.
Saranno esposte circa 20 opere – alcune singole altre sotto forma di composizione – frutto del lavoro e della personale espressione artistica degli utenti del Timone, che presenteranno al pubblico le proprie creazioni spiegando le varie tecniche utilizzate. L’obiettivo della mostra è quello di valorizzare i ragazzi per il lavoro svolto con impegno, sotto la supervisione di Laura Lebra, artista terapista, che ha aiutato i partecipanti a trovare la loro migliore forma di espressione attraverso l’arte e le diverse tecniche apprese nei due anni di percorso. Gli artisti del Timone saranno i principali protagonisti del weekend a Novara con questa bellissima mostra dove arte e disabilità si incontrano e si fondono in un racconto unico di esperienze e di emozioni senza confini, perché l’arte ha consentito a ciascun artista di trovare una personale forma di espressione e di comunicazione.
Nei due giorni di esposizione sarà presente al Broletto anche lo staff dell’Associazione Il Timone che affiancherà gli artisti per sostenerli nel momento in cui racconteranno al pubblico le proprie opere d’arte. L’Associazione Il Timone conta circa 120 utenti, e si avvale della collaborazione di numerosi volontari, oltre che di una squadra di educatori e professionisti esperti di psicologia, logopedia, fisioterapia, neuropsicomotricità, pet-therapy, ginnastica e arte terapeutica. La Fondazione De Agostini sostiene l’Associazione Il Timone in tutte le sue quotidiane attività, realizzate negli spazi della sede di Via Giovanni da Verrazano 13, nella consapevolezza di quanto sia importante per il territorio novarese poter usufruire di servizi di qualità, finalizzati all’inclusione sociale, a favore delle persone più svantaggiate.
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Associazione “Il Timone”
Costituita a Novara nel maggio 2015 l’Associazione “Il Timone”, che nasce con l’obiettivo di perseguire finalità sociali, formative e ricreative nei settori dello sport, dell’assistenza e dell’educazione, opera nel sostegno alle persone diversamente abili e focalizza la propria attenzione nell’attività socio-assistenziale, terapeutica e sportiva. L’associazione promuove e sostiene anche eventi culturali, artistici e sportivi. La Fondazione De Agostini sostiene e accompagna l’associazione nella promozione delle sue attività.
www.iltimonenovara.it
Fondazione De Agostini
La Fondazione De Agostini nasce nel 2007 a Novara, per volontà delle famiglie Boroli e Drago, azioniste del Gruppo De Agostini. Fortemente radicata sul territorio, dove il Gruppo De Agostini è presente dal 1908, la Fondazione è principalmente impegnata in ambito sociale, con l’obiettivo di rispondere ai bisogni delle categorie più deboli, ma anche nella formazione e nella ricerca medico-scientifica. La Fondazione ha attivato una rete di relazioni e collaborazioni con Enti, Fondazioni e Istituzioni che condividono gli stessi obiettivi e le stesse finalità e, insieme a loro, si impegna a dare vita e a sostenere progetti sia in Italia sia in ambito internazionale. Dal 2007, anno della sua nascita, ad oggi la Fondazione De Agostini ha sostenuto 150 interventi per un importo complessivo di circa 14.500.000 Euro erogati.
www.fondazionedeagostini.it
Ericsson (NASDAQ: ERIC) e Comau portano alla Hannover Messe il Digital Twin abilitato dalla connettività 5G. Questo progetto d’innovazione, attualmente in fase di sperimentazione, rappresenta uno step ulteriore della partnership che lega da tempo le due realtà, che intendono sviluppare nuovi casi d’uso e soluzioni per l’Industria 4.0 e lo Smart Manufacturing grazie alle potenzialità offerte dalla tecnologia mobile di quinta generazione. Comau ed Ericsson presentano la versione digitalizzata di una linea di montaggio in un impianto automobilistico. Indossando appositi occhiali per applicazioni di Realtà Virtuale i visitatori si trovano immersi nella linea di lavoro e possono “muoversi” all’interno di essa, monitorando i parametri chiave del processo e quelli delle macchine quali, ad esempio, vibrazioni, temperatura, pressioni ed assorbimenti. Un pannello di controllo digitale, fruibile in Realtà Virtuale tramite un tablet standard, può identificare le situazioni che potrebbero creare rallentamenti o interruzioni del processo fornendo istruzioni per affrontare il problema efficacemente. Le caratteristiche della connettività 5G permettono di raccogliere un flusso di dati stabile, continuo e massivo, in real-time, che è vitale per i processi di automazione. Grazie alla bassa-latenza del 5G, il Digital Twin presenta informazioni relative al robot reale sotto forma di output visivi, che permettono di capire come evolverà l’attività del robot nella cella. Non solo: dall’analisi dei dati è possibile prevedere malfunzionamenti e individuare quale componente deve essere riparato o sostituito, suggerendo quali azioni effettuare per intervenire in modo efficace. Il 5G diventa la tecnologia abilitante per ogni attività remota di analytics e digital intelligence su tutti gli asset del sistema produttivo. Il progetto pilota presentato ad Hannover è frutto del continuo sviluppo, unito all’impegno in ricerca e innovazione, di Comau ed Ericsson, per abilitare il processo di trasformazione digitale nel manufacturing. “Le nuove tecnologie digitali e interconnesse di Comau forniscono dati di produzione in tempo reale, dove e quando necessario, contribuendo a ridurre i tempi di inattività, migliorando la qualità complessiva. L’analisi digitalizzata dei dati fornisce ai clienti moltissime informazioni sui flussi e i volumi di produzione – informazioni rese disponibili sia localmente che da remoto. Il 5G è un driver abilitante per la trasformazione digitale all’interno dell’ambiente di Industry 4.0, in particolare grazie alla bassa latenza, alla banda larga e alla connettività Plug & Play delle strumentazioni di fabbrica. La demo presentata insieme ad Ericsson mostra come un Digital Twin viene applicato in una linea di produzione”, rileva Maurizio Cremonini, Comau Head of Marketing and Digital Initiatives Platform. “Ampiezza di banda e bassa latenza, caratteristiche della nuova tecnologia 5G, sono i fattori determinanti che permetteranno di accelerare i processi di digitalizzazione e automazione, abilitando casi d’uso all’avanguardia nell’ambito dello Smart Manufacturing e di Industria 4.0”, afferma Magnus Frodigh, Head of Research di Ericsson. “La demo che presentiamo insieme a Comau mostra come l’implementazione del 5G in ambito industriale consentirà di aumentare la produttività, contenendo i costi”. Il Digital Twin verrà mostrato alla Hannover Messe, dal 1° al 5 aprile, presso lo stand Ericsson nella Hall 8.