

Marco Travaglini
Marco Travaglini
Dal 1 al 22 giugno 2018 si svolgerà la ventitreesima edizione di Torino Creazione Contemporanea – Festival delle Colline Torinesi. Ideata e progettata dall’Associazione Festival delle Colline Torinesi è realizzata in sinergia con la Fondazione Teatro Piemonte Europa con la quale il Festival ha dato vita a un nuovo progetto sul contemporaneo, legato all’innovazione e alla ricchezza delle espressioni artistiche
Il Festival 2018, diretto da Sergio Ariotti e Isabella Lagattolla, propone appuntamenti internazionali di rilievo con una rinnovata attenzione alla drammaturgia contemporanea e ha come tema il viaggio, in tutte le sue declinazioni. Alcuni spettacoli riflettono sulle migrazioni storiche o contemporanee, altri sui viaggi della mente o sui tragitti verso la definizione di una identità sessuale, altri sul flusso di memoria e di esperienze tra le generazioni.
Presenta autori, registi, interpreti e compagnie di Francia, Svizzera, Spagna, Grecia, Romania, Iran, Costa d’Avorio e Italia. Ventitré gli spettacoli, otto le prime nazionali, tante le collaborazioni fra le quali quelle con Teatro Stabile di Torino, Fondazione Piemonte dal Vivo, Casa del Teatro Ragazzi e con altre istituzioni non teatrali come il Museo Nazionale del Cinema e la Fondazione Merz.
Il programma dal 1 al 7 giugno 2018
venerdì 1 e sabato 2 ore 18/20/22, Teatro Astra
LIV FERRACCHIATI/THE BABY WALK/TEATRO STABILE DELL’UMBRIA > TRILOGIA SULL’IDENTITÁ PETER PAN GUARDA SOTTO LE GONNE/STABAT MATER/UN ESCHIMESE IN AMAZZONIA
in collaborazione con Lovers Film Festival
Una trilogia sull’identità di genere e sul rapporto tra le generazioni che riflette con sconcertante sincerità l’esperienza dell’emergente Liv Ferracchiati, ma sviluppa anche una sua lucida e consapevole visione del mondo. Un transgender nelle relazioni affettive e sociali, nella cultura, nella politica.
sabato 2 e domenica 3 ore 18/20, Fondazione Merz
ROMEO CASTELLUCCI/SOCÌETAS > GIULIO CESARE. PEZZI STACCATI
in collaborazione con Fondazione Merz
Un intervento performativo che ripropone, in un’evocazione per frammenti, lo straordinario spettacolo di Romeo Castellucci del 1997. Una riflessione sul potere e sulla violenza della retorica politica (tre monologhi, due dei quali tratti dal primo atto della tragedia di Shakespeare) presentata attraverso l’esercizio estremo della voce. Protagonista assoluto è l’interno stesso del corpo, dove la parola si forma.
domenica 3 ore 22, Cafè Muller CHIARA LAGANI > I LIBRI DI OZ
in collaborazione con Giulio Einaudi editore
Una serata a soggetto nella quale Chiara Lagani ci porta a riflettere sul tema del viaggio, attraverso la storia di Dorothy a partire da Il meraviglioso mago di Oz, in cui un tornado – inarrestabile come le guerre e le carestie di oggi – trasporta lontano dal Kansas la fattoria della (miracolosamente illesa) giovane protagonista.
martedì 5 ore 20 e mercoledì 6 ore 22, Teatro Astra v.o. sott. it.
BLITZ THEATRE GROUP > LATE NIGHT
in collaborazione con Piemonte dal Vivo
In un’Europa devastata dalle guerre, tre uomini e tre donne danzano senza sosta in una sala da ballo piena di macerie. Giungono notizie di bombardamenti e nuove barbarie ma quegli uomini e quelle donne non cessano di ballare, forse di resistere. Come un melodramma creato da Blitz theatre Group in uno dei periodi più critici della storia greca recente.
martedì 5 ore 22, Lavanderia a Vapore
DAVIDE CARNEVALI/LAB121 > RITRATTO DI DONNA ARABA CHE GUARDA IL MARE
in collaborazione con Piemonte dal Vivo, Agis Lombarda e Regione Lombardia nell’ambito di Next
Un europeo in una città del Nord Africa incontra una giovane donna. Sembra volerla amare ma lei rifiuta il ruolo di preda. Poi tutto si rovescia, ed è la donna a condurre il gioco. La lingua araba è per entrambi la lingua delle emozioni, il francese quella della ragione. Un finale ambiguo corona quest’esercizio drammaturgico di Davide Carnevali sull’idea del tragico nella contemporaneità, forse sui presupposti incompresi degli scontri di culture.
mercoledì 6 e giovedì 7 ore 20, Casa del Teatro PRIMA NAZIONALE
VICO QUARTO MAZZINI > VIENI SU MARTE
con il sostegno di MiBACT e SIAE, nell’ambito dell’iniziativa “Sillumina – Copia privata per i giovani, per la cultura”
Una giovane compagnia ci racconta la partenza di una delle migrazioni più iperboliche, quella sul Marte, e di una missione (forse impossibile?) che dovrebbe portare l’umanità a chiamare “casa” il pianeta rosso. Il tutto è liberamente ispirato a Cronache Marziane di Ray Bradbury.
giovedì 7 e venerdì 8 ore 22, Fonderie Limone PRIMA NAZIONALE
IL MULINO DI AMLETO/ELSINOR > PLATONOV/COMMEDIA SENZA PADRI produzione Festival/TPE
Platonov è uno dei primi testi di Anton Cechov che anticipa, attraverso le vicende del suo protagonista e della società in “equilibrio precario” che lo circonda, i grandi temi dei suoi drammi della maturità. Lo spettacolo de Il Mulino di Amleto nasce dal desiderio di creare un corto-circuito tra le parole di Cechov e la ricerca di un rapporto intimo tra attori e spettatori.
È realizzato da TPE – Teatro Piemonte Europa e organizzato in collaborazione con Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale e Fondazione Piemonte dal Vivo, si avvale del sostegno pubblico di Ministero dei Beni Attività Culturali e Turismo, Regione Piemonte, Città di Torino. In ambito privato, del contributo di Fondazione CRT e della Compagnia di San Paolo, maggior sostenitore del Festival.
Prosegue la rassegna estiva gratuita più grande del Piemonte
Dopo l’avvio della kermesse, inaugurata da Paolo Ruffini, Giampiero Perone e gli artisti del ‘Cab 41 Show’, sabato 2 giugno, sul palco del ‘#Parco Dora Live’ arriva il Duo Full House, nell’ambito della XVII Edizione della rassegna ‘Lunathica’. Domenica 3 giugno, invece, introdotta e presentata dal conduttore radiotelevisivo Wlady, grande protagonista è Mietta, signora della musica italiana con un concerto con band al completo, a ripercorrere una carriera di grandi successi. Tutti gli spettacoli sono gratuiti, e iniziano alle 20.30. Informazioni sul sito www.parcocommercialedora.it, e sulla relativa pagina Facebook. La prestigiosa rassegna culturale sostiene il Comitato Locale di Moncalieri della ‘Croce Rossa Italiana’. La prossima settimana, da venerdì in poi, attesi in scaletta invece Pino Insegno, Dario Cassini e Fabio Concato.
FINO AL 3 GIUGNO
E’ stato per tutti il “re degli antiquari”. Suo grande amore, gli arredi e l’arte del Settecento, in assoluto il secolo del cuore. Nato a Torino nel 1891 da una famiglia modestissima (portinaio il padre Curzio, sartina la mamma Angela), Pietro Accorsi rivelò ben presto quelle doti straordinarie di intuito e di “fiuto” eccezionale per le “meraviglie” d’arte (nel senso più ampio del termine) che ne fecero uno dei testimoni più famosi e stimati e leggendari della storia dell’antiquariato europeo del secolo scorso, tanto che il cosiddetto “gusto Accorsi” – diffusosi in Italia e all’estero nell’immediato Dopoguerra – andò a caratterizzare l’arredamento di case, ville e palazzi non solo dei più facoltosi uomini d’affari del tempo, ma anche di politici, di principi e re. A lui, a quello straordinario “mercante di meraviglie” (definizione ineccepibile), il torinese Museo di Arti Decorative “Accorsi-Ometto” di via Po dedica, nell’ambito della prima edizione di Fo.To – Fotografi a Torino, una mostra incentrata su una selezione di immagini fotografiche provenienti dall’archivio dell’omonima Fondazione.
Complessivamente sono una quarantina di scatti, articolati in specifiche sezioni, in cui trascorrono come in una sorta di lucida analitica biografia i momenti più significativi della vita di Accorsi, l’amato mestiere, il grande amore per l’arte e per quel sublime arredo capace di trasformare anche il più semplice oggetto artigianale in opera artistica di inestimabile valore e bellezza. Il percorso espositivo comincia con i ritratti di famiglia, per continuare con le immagini dei Savoia, con quelle che in particolare raccontano del suo rapporto di grande amicizia con Umberto II, che gli spalancò le porte delle case più prestigiose d’Italia e gli fece guadagnare la stima di altissime personalità del Novecento, con cui l’antiquario instaurò legami non solo d’affari: dagli Agnelli – solo per citare qualche nome – ai Bruni Tedeschi a Werner Abegg a Riccardo Gualino e ad Henry Ford. Perfino Luigi Einaudi, una volta diventato Presidente della Repubblica, gli diede l’incarico di riarredare il Quirinale con mobili antichi adeguati alla solennità del luogo. E la scrivania settecentesca seduto alla quale il Capo dello Stato tiene, ancora oggi, il suo discorso di fine anno fu trovata proprio da Accorsi. In mostra è anche documentato il forte sodalizio che lo legò alla figura di Vittorio Viale, grande
direttore dei Musei Civici torinesi: nel ’35, i due furono protagonisti della “bruciante sconfitta” derivata dall’Affare Trivulzio, grazie al quale l’intera collezione milanese del Principe Trivulzio sarebbe dovuta approdare a Torino. Purtroppo la transazione non andò a buon fine, a causa dell’intervento di Mussolini (per ripicca, pare, nei confronti di Umberto II, amico dell’Accorsi) che ne bloccò la vendita. Ma la cosa non finì in totale sconfitta. Da abile mercante qual era, l’antiquario infatti riuscì a ottenere come risarcimento il “Ritratto d’uomo” di Antonello da Messina e “Les Très belles Heures” del Duca de Berry miniato da Jan van Eyck, tutt’oggi esposti a Torino in Palazzo Madama. Dopo le mostre sul “Barocco” del 1937 e sul “Gotico e Rinascimento in Piemonte” del 1938, i due collaborarono ancora nel 1963 per la seconda grande rassegna sul “Barocco piemontese”, dove Accorsi espose, fra i pezzi di maggior pregio, il famoso “Doppio-Corpo” del Piffetti. Altra sezione importante della mostra è dedicata alla residenza di Moncalieri, Villa Paola, in nome della sorella più amata. Accorsi la acquistò nel ’28, per farne un “museo vivo”, un unicum nel suo genere, con affreschi neogotici sulla facciata, busti e statue lungo il vialetto e all’interno una miriade di pezzi
e opere d’arte, in prevalenza del Settecento: una raffinatissima collezione da cui, dopo la morte di Accorsi il 25 ottobre 1982, ebbe origine la Fondazione a lui dedicata, mentre già anni prima (nel ’56) l’antiquario aveva comperato dall’”Ordine Mauriziano” il palazzo di via Po, che in parte era dal ’24 sede della sua galleria e che diventerà Museo nel dicembre del ’99, grazie all’operato infaticabile del presidente, Giulio Ometto, fedele “delfino” dell’Accorsi.
A corollario della rassegna sono anche previste alcune conferenze, a ingresso libero fino ad esaurimento posti:
Sabato 19 maggio, ore 17.00: LE MERAVIGLIOSE RESIDENZE DI PIETRO ACCORSI
A cura di Marco Albera, storico e consigliere della Fondazione Accorsi-Ometto
Sabato 2 giugno, ore 17.00: DA SOGNO A REALTÀ. LA NASCITA DELLA FONDAZIONE
a cura di Luca Mana, conservatore del Museo Accorsi-Ometto
Gianni Milani
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“Pietro Accorsi, il mercante di meraviglie”
Museo di Arti Decorative “Accorsi-Ometto”, via Po 55, Torino; tel. 011/837688 int. 3 – www.fondazioneaccorsi-ometto.it
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Nelle foto
Fino al 3 giugno
Orari: mart.-ven. 10-13 / 14-18; sab. e dom. 10/13 – 14-19
Si chiama Ilaria Donatone, in arte Yaya Deejay, e salirà sul palco di Vasco Rossi. Ma non servono presentazioni per questa grande artista, molisana di origine e bolognese di adozione. L’esercito del Komandante la incontrerà per il quarto anno consecutivo, quando, con la sua esibizione, riscalderà il pubblico per il grande show del Vasco Non Stop 2018. Infatti, dopo il successo epocale di quel grande evento musicale che è stato il Modena Park l’anno scorso, Yaya torna a grande richiesta per introdurre lo show nella seconda data di Torino, il 2 giugno, per poi suonare il 12 giugno a Roma ed infine il 17 giugno a Bari. Un’agenda bella piena, un’esperienza già vissuta ma che non smette mai di emozionare, quella di Yaya, grande fan lei stessa del Blasco: “Suonare nel tour di Vasco, in apertura, è il sogno della vita che si realizza”. La dj e producer sarà poi impegnata per un tour estivo che la porterà in diverse città italiane. Intanto l’aspettiamo a Torino questo sabato, per una serata all’insegna della musica, del ritmo e dell’emozione pura che ogni concerto del grande Vasco sa regalare.
Premiazione del Premio Nazionale di Poesia domenica 10 giugno ore 11.00
Sede di Metro via Carlo Pesenti 130 – Roma. Poesia e viaggio: due emozioni che si incontrano a Roma per la premiazione della prima edizione del Concorso Graffiti METROpolitani presso la sede di Metro, partner del concorso insieme a Lavazza
“E chissà se ricordi ancora / le corse alla mattina / veloce, vento tra la folla / volevi vincere ancora una volta / contro il fischio del Metrò”, questi i primi versi di “Istante metropolitano”, la poesia vincitrice della sezione Giovani, composta da un’autrice diciassettenne. La prima edizione del Premio Nazionale di Poesia Graffiti METROpolitani ha visto una grande partecipazione e ha ricevuto parole di apprezzamento da parte di molti autori per l’originalità dell’idea. La scelta di un tema come il viaggio metropolitano ha suscitato interesse e coinvolgimento, inoltre la presenza di una sezione a tema libero ha ampliato ulteriormente le adesioni. Circa il 50% delle poesie è stato inviato da Torino, Milano, Roma: le città in cui Metro è presente, il restante numero proviene da pressoché tutte le regioni italiane, città e centri della provincia. Riguardo alla sezione “Giovani”, la più giovane autrice è del 2009, alcuni diciassettenni fra i partecipanti. Vi è una predominanza di autrici rispetto alla partecipazione maschile. Tutte le fasce d’età sono rappresentate fra gli autori che hanno inviato le poesie per le sezioni “Viaggio metropolitano e “Tema libero”. L’età del più grande è 90 anni.
La premiazione si svolge domenica 10 giugno 2018 alle ore 11.00 a Roma, presso la sede di Metro, in via Carlo Pesenti, 130, interviene Ornella Spagnulo, giovane poetessa che ha già all’attivo produzioni, prevista inoltre la presenza di Carlo Barbieri, giallista pluripremiato. Intervengono i componenti della Redazione di Metro e i rappresentanti dell’Associazione YOWRAS Young Writers & Storytellers, ideatrice del concorso. Viene inoltre presentata la raccolta “100 poesie”, con la prefazione di Stefano Pacifici, direttore di Metro, che contiene le opere premiate e menzionate, seguite da quelle classificatesi entro il centesimo posto. Agli autori che si sono classificati dal primo al decimo posto di ogni sezione viene consegnato l’attestato e il premio messo a disposizione da Lavazza. Ricevono inoltre gli attestati tutti gli autori meritevoli di menzione speciale e l’autore della poesia alla quale è stato assegnato il Premio METRO, selezionata dalla Redazione che ha messo a disposizione del vincitore due biglietti per “Il Gladiatore – in Concerto” al Circo Massimo.
A tutti coloro che interverranno verrà offerto un gadget creato per l’occasione. Da settembre, tutte le poesie premiate e le menzioni speciali verranno pubblicate, in una sezione dedicata, sulle pagine di Metro. “Siamo molto soddisfatti per l’accoglienza riservata a questa prima edizione di Graffiti METROpolitani” dice Nicoletta Fabrizio, presidente della YOWRAS, “in accordo con i nostri partner stiamo già programmando la seconda edizione”.
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Premio Nazionale di Poesia Graffiti METROpolitani – classifiche
sezione VIAGGIO METROPOLITANO
1) Domenico Garaffa
2) Gabriella Vergnano
3) Paola Carla Verganti
4) Joseph Barnato
5) Pina Ianiro
6) Giovanni Odino
7) Pietro Ferraro
8 ex aequo) Elena Giulia Belotti
8 ex aequo) Elisa Capitani
10 ex aequo) Maria Stefania Marello
10 ex aequo) Roberta Frau
sezione TEMA LIBERO
1) Camilla Lavazza
2) Nunzio Buono
3) Simone Moscardi
4) Pietro Catalano
5) Mario Formagnana
6 ex aequo) Daniele Bondani
6 ex aequo) Riccardo D’Uggento
8) Aurora Cicillini
9) Irene Cangi
10) Gianluca Stival
sezione GIOVANI
1) Elisa Seghetti
2) Rebecca Giulia Luciano
3) Guido Giuliano
4) Angelica Di Martino
5) Sara Bruni
6) Marta Mancino
7) Rebecca Giulia Luciano
8) Sara Bruni
9) Davide Di Filippo
10) Martina Grasselli e Elena Sofia Serra
Premio METRO
Marco Fortuna
MENZIONI SPECIALI ex aequo
– Laura Alciator
– Fernanda Altomare
– Mirco Bortoli
– Simone Alberto Cattaneo
– Chiara Ceccarelli
– Andrea Giramundo
– Roberto Mancuso
– Roberta Morellini
– Martina Mottura
– Gianluca Palermo
Racconti, curiosità ed eventi…la musica al servizio della gente
Un percorso artistico al femminile. Un lungo percorso che, sul binario doppio della sacralità e del quotidiano, del religioso e del mitologico, dell’espressione della allegoria retorica delle arti come quella semplicissima e immediata delle piccole e in diverso modo importanti attività della vita familiare, consideri la centralità della figura della donna. Un omaggio, in qualche modo. Ovvero, guardando alle opere reperite – un’allegria di pareti ricoperte di nomi e di colori, di spazi a terra dove trovano posto sculture di oggi e più o meno antiche, italiane e provenienti dal continente subsahariano, il tutto dovuto alla generosità di amici e galleristi e collezionisti che hanno messo a disposizione le loro opere, una lunga sequenza ripensata qui a isole temporali ma anche un invito a confrontare, all’interno di epoche diverse, temi e particolari pronti ad accomunarle -, ne voglia offrire un differente sguardo, molteplici angolazioni, svariati sentimenti. Donne e Madonne suona il titolo
della mostra che dal 1° giugno sino al 29 luglio prossimo proponiamo nelle sale di palazzo Lomellini – a cura dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Carmagnola con la collaborazione dell’Associazione “Amici di Palazzo Lomellini”, per la curatela di chi scrive queste note di presentazione – e quell’incipit vuole assumere, sotto la molteplicità delle forme artistiche catturate lungo le epoche, nel gran teatro del Mondo costruito decade dopo decade, il significato e la testimonianza della lode, la sottomissione dell’”ancella” e la glorificazione della bellezza, la gioia e il sorriso di una madre, l’eccellenza delle forme opulente e lo sguardo doloroso della Vergine dinanzi al sacrificio, la personalizzazione del ritratto, la festosità e i ricordi, la maternità e la sfrontatezza. “La figura femminile nell’arte dal XV secolo a oggi” è l’estensione del titolo, a porre un inizio e una fine d’attenzione, ad analizzare l’”eterno femminino” caro a Goethe, effettivo completamento dei fattori maschili.
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Una “Madonna con il Bambino” ad iniziare, un gotico fondo dorato e un bimbo protetto, con le labbra che lasciano intravedere un sorriso dolce, un gesto benedicente; poi l’atmosfera tra Seicento e Settecento che abbraccia con vari esempi la figura della Maddalena, diversamente intesa, e prosegue con ritratti regali, con abiti di velluto e onorificenze, con vicende legate alla Bibbia o al mondo vasto della Mitologia, con la devozione alla Vergine. L’Ottocento si addentra con maggior attenzione nel mondo e nella società che lo vive, con descrizioni che, precise, fanno propri segnali e particolari pronti a descrivere un secolo fatto di lotte e di classi, osservando il mondo contadino con “lo sguardo sperduto e malinconico” (scrive Gianni Milani) di povere ragazze e delle loro fatiche, di chi bada alla casa e a chi la abita, della borghesia e della aristocrazia allo stesso modo piene di fascino e di inquietudini. Alle precedenti s’aggiungono la governante in cerca di riposo per la stanchezza che segue al lavoro di ogni giorno, l’affetto che unisce una figlia e la madre, riccamente vestite, rappresentato anche soltanto dai colori di un vaso di fiori, il sorriso complice con cui il bimbetto si rispecchia non appena terminato il bagnetto reclamato già da qualche giorno, le malinconie e i sogni ad occhi aperti, gli abiti e gli ampi cappelli che ornano non solo le dame (o le madamin) di casa nostra, quegli abiti che invitano a essere guardate, la capacità di giudizio di chi si può permettere un pomeriggio a osservare il quadro terminato dall’amica pittrice.“Freud aveva scavato nel profondo scoprendo coscienze inquiete ed inconsci celati nella traballante società di fin de siècle”, scrive Massimo Olivetti: e in questo profumo di psicanalisi, di solitudini e disperazioni, di avanguardie che cancellano schemi fissati nel passato, le donne e le eroine, le Sante e le Madonne che “erano fatte per essere guardate, ora invece sono loro che dalle tele e dai muri ci scrutano e ci interrogano”.
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Prorompono i nudi di Levi e di Chessa e di Casorati, Tabusso regala nudi agli amici e pone la sua cuoca imperiosamente a orchestrare tutto quel ben di Dio che sta su quel tavolo davanti a lei, il corpo di donna di Carena si ricorda dei maestri che lo hanno preceduto, sull’altra sponda sembrano vegliare le graziose testine e gli adolescenti di Nenci e le madonnine di Knap, umanizzate, quotidiane, dove tutto sembra essere un gioco domestico, un piccolo libro messo in mano ai bambini. I contemporanei, in ultimo, gli artisti dei nostri giorni. Tutto sembra assumere un aspetto più immediato, gli esseri femminili “magnificamente” cantati un tempo (non è ancora in quel tempo la donna di Brusaglino?) potrebbero oggi essere definiti “della porta accanto” (sottolinea Marilina Di Cataldo), tra loro Donne e Madonne (come quelle di Gasparin, seppur percorrano appieno i sentieri della classicità) assumono sembianze più “domestiche”, immediate, semplici, sulla tela o nell’uso del legno (c’è una nuova Annunciazione con Simonetta), le maternità possono guardare al mondo
pittorico di ieri come a quello realissimo di oggi, come in Saccomandi, o esprimere allo stesso tempo estrema dolcezza e inaspettata unicità, come nell’opera, bellissima, di Luciano Spessot, o immortalare ancora una volta l’immagine che da sempre ricordiamo (Molinaro, Sesia, Mapelli), si slanciano nelle danzatrici di Unia o quasi si nascondono dietro la porta di Cordero, “si santificano” nelle antiche divinità di Alemanno. Con Preverino, in un mai troppo condannato cono d’ombra, possono rappresentare quello squarcio umano che è la violenza sulle donne.In ultimo, la donna dell’Africa – nell’ampio panorama di sculture (tra la fine dell’Ottocento e la prima metà del
Novecento) messo a disposizione da Bruno Albertino e Anna Alberghina, instancabili viaggiatori, collezionisti e studiosi – donna che assume un preciso valore rituale al di là della bellezza delle forme, “oggetti di culto, creati per favorire il rapporto con il sovrannaturale”, come sostengono le parole della coppia. Ne deriva la sacralizzazione della maternità e il giovane corpo femminile è guardato e inteso “come ricettacolo di fecondità”. Un messaggio che arriva da lontano, cui la mostra di palazzo Lomellini può offrire la possibilità di essere messo a confronto con le altre opere esposte. Questo era e rimane il nostro intento, i rimandi, le suggestioni, i confronti: nella speranza che l’invito sia colto dal grande pubblico che vorrà affollare la mostra.
Elio Rabbione
“Donne e Madonne. La figura femminile nell’arte dal XV secolo a oggi”, Palazzo Lomellini, Carmagnola, dal 1° giugno al 29 luglio, ingresso libero. Orari di apertura: giovedì venerdì sabato dalle 15,30 alle 18,30; domenica dalle 10,30 alle 12,30 e dalle 15,30 alle 18,30.
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Le immagini:
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Antonio de Carro
(Piacenza, 1360 ca – Piacenza, dopo 1410)
Madonna con il Bambino
tempera su tavola, 109,5 x 47 cm. (misure della pala: 153 x 53 x 63 cm.), collezione privata
Francesco Cairo (scuola di)
(Milano (Varese?), 26 settembre 1607 – Milano, 27 luglio 1665)
Lucrezia (“replica d’autore” del quadro esposto al Prado a Madrid)
olio su tela, 80 x 110 cm., collezione privata
Caspar o Gaspar Netscher
(Heidelberg, 1639 – L’Aia, 15 gennaio 1684)
Vertumno e Pomona
olio su tela, 125 x 115 cm., collezione privata
Gigi (Luigi) Chessa
(Torino, 15 maggio 1898 – Torino, 23 aprile 1935)
Nudo sdraiato
olio su tela, 1929, 49 x 61 cm., courtesy Galleria Biasutti & Biasutti, Torino, firmato e datato in alto a sinistra
Plinio Martelli
(21 dicembre 1945 – Torino, 2016)
M come Marina
fotografia in bianco e nero con applicazioni in foglia d’oro, 2010, 90 x 90 cm.
Celestino Turletti
(Torino, 19 febbraio 1845 – San Remo,1904)
Dopo il bagnetto
olio su tela, 65 x 41 cm., firmato e datato (188?) in basso a destra, courtesy Galleria Aversa, Torino
Figura di maternità Baoulé Noufougar con gemelli
Artista Baoulé. Costa d’Avorio Regione di Bouaké. Inizio XX secolo.
Legno con patina d’uso brillante ed erosa. Riparazione tribale. H. 52 cm., collezione privata