CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 620

Estate alla Marchesa

Teatro, concerti, cabaret, talk show per un’estate tutta (o quasi) torinese

Un nuovo teatro a cielo aperto. Un nuovo spazio eventi per l’estate torinese. Dimora storica di proprietà del Comune di Torino, la Cascina Marchesa al Parco della Pellerina (corso Regina Margherita, 371) diventa palcoscenico live da giugno ad agosto, con un’arena eventi in grado di ospitare 700 posti a sedere o addirittura 2mila in piedi e un’offerta estremamente variegata di spettacoli, affidata, sotto il titolo de “La Marchesa Estate”, alla direzione artistica dell’Associazione Culturale “Dreams Live” in collaborazione con “Dimensione Eventi”. Inizio spettacoli alle ore 21,30, il primo appuntamento è in programma per giovedì 20 giugno con il Talk Show “Faccio cose, vedo gente”, condotto dal giornalista, scrittore e blogger Antonio Dipollina che si intratterrà per l’occasione con Alberto Angela; ultimo appuntamento, venerdì 2 agosto, con l’irresistibile Cabaret di Franco Neri. In mezzo, altri eventi spettacolari di indubbio richiamo. In primis, gli Appuntamenti Teatrali, a partire da mercoledì 26 giugno, con “Serata d’onore” che sul palco vedrà Michele Placido impegnato in un recital incentrato sull’interpretazione di poesie e monologhi di grandi autori, da Dante a Neruda a Montale e a D’Annunzio, fino ai napoletani Salvatore Di Giacomo, Raffaele Viviani ed Eduardo De Filippo. Mercoledì 10 luglio, toccherà a Giancarlo Giannini con un singolare incontro di letteratura e musica, in un viaggio poetico che accompagnerà gli spettatori dal Duecento fino ai giorni nostri. Il terzo appuntamento, martedì 16 luglio, sarà con un personaggio controverso e dall’enorme cultura come Vittorio Sgarbi che, dopo il   grande successo degli spettacoli teatrali “Caravaggio”, “Michelangelo” e “Leonardo” si cimenterà, da par suo, in una nuova affascinante esplorazione dell’universo artistico del ‘900. Sarà invece una serata teatro Special, quella del 19 luglio, con Beppe Grillo e il suo “Imsonnia (Ora dormo!)”, una sorta di work in progress creativo, generato dall’insonnia che tormenta Grillo da quarant’anni e che lo porta “a farsi domande scomode, ad interrogarsi sull’ovvio e a trovare risposte azzardate”. Tre sono i big in agenda per gli Appuntamenti Musicali: giovedì 11 luglio, Red Canzian, storico cantante e bassista dei Pooh (con il suo “Testimone del Tempo”), seguito da Luché atteso per sabato 20 luglio e da Luca Barbarossa, sul palco della “Marchesa” giovedì primo agosto. Di forte interesse saranno anche le serate dedicate ai Grandi Tributi: dagli Abba con gli Abba Celebration ( 21 giugno) ad Elton John con The Rocket Men (25 giugno) e alla Celebration Woodstock (6 luglio, dalle ore 18) fino ai Bee Gees con i B-Gis (13 luglio), ai Queen con i Kinds of Magic (23 luglio) e a Ligabue con gli Oronero (27 luglio). Tutti da ridere gli Appuntamenti Cabaret, che vedranno alternarsi gli storici Gigi & Andrea (28 giugno) ai Panpers di “Colorado Café” (5 luglio), l’irriverente Gene Gnocchi (12 luglio) a Giovanni Cacioppo con il suo “Ho scagliato la prima pietra” (26 luglio) e al torinese doc d’origine calabrese Franco Neri (2 agosto). A chiudere il ricco programma della prima edizione de “La Marchesa Estate”, saranno infine i Talk Show (ingresso gratuito), condotti da Antonio Dipollina che incontrerà personaggi del calibro di Alberto Angela (20 giugno), Gerry Scotti (27 giugno), Renzo Arbore (4 luglio) e Piero Chiambretti (18 luglio).Tutti gli eventi sono acquistabili con il circuito “Ticket One” (on- line su www.ticketone.it ed in tutti i punti vendita affiliati). Sarà anche disponibile un botteghino vendita biglietti la sera dell’evento presso la stessa Cascina Marchesa. Per ulteriori info su spettacoli, convenzioni gruppi o associazioni, è possibile contattare il numero 011/2632323 (dal lun. al ven. 9/13 e 14,30/18,30) o l’indirizzo mail info@dimensioneeventi.it

g. m.  

 

Nelle foto

– La Cascina Marchesa
– Michele Placido
– Giancarlo Giannini
– Beppe Grillo
– Red Canzian
– Gene Gnocchi

“Prato inglese” al teatro Carignano  con Shakespeare

Dal 25 giugno al 21 luglio 2019, alle 21, il Teatro Carignano di Torino si trasformerà in una bellissima piazza incantata: i velluti e gli ori della sala incorniceranno un grande prato inglese che ricoprirà la platea

 In scena due nuovi spettacoli tratti dal grande repertorio shakespeariano: la Bisbetica Domata e l’ Otello, che saranno rappresentati a sere alterne. Un’occasione unica per il pubblico di vivere il teatro da una prospettiva insolita, tra innovazione e tradizione. Con l’intento di valorizzarne e affermare i giovani talenti, il Teatro Stabile di Torino ha scritturato, per proporre due titoli così noti, una compagnia di artisti con un’età media di trent’anni, alcuni già conosciuti a livello nazionale, altri emergenti. La regia de La Bisbetica sarà affidata a Elena Gigliotti in collaborazione con Dario Aita e la messa in scena di Otello sarà curata da Marco Lorenzi. I registi dirigeranno un cast composto da undici attrici e attori: Lorenzo Bartoli, Vittorio Camarota, Lucio De Francesco,Damien Escudier, Barbara Mazzi, Camilla Nigro, Michele Schiano Di Cola, Marcello Spinetta, Alice Spisa, Andrea Triaca, Angelo Tronca. Un cast di assoluto valore che con entusiasmo, freschezza e intensità interpretativa darà vita a due messe in scena innovative e stimolanti, moderne e appassionate, senza tradire l’essenza e lo spirito del Bardo. L’idea di intitolare così il progetto deriva dalla scelta di trasformare, in onore di William Shakespeare, il Carignano in una sorta di Globe Theatre elisabettiano, dove “ si modificano le geometrie interne e si accorciano le distanze tra esecuzione e fruizione grazie agli attori “avvolti” dal pubblico. Così il palcoscenico, esteso su buona parte della platea, è rivestito da un verdissimo prato all’inglese che diventa scenario delle vicende comiche e tragiche recitate “ in uno spiazzante scarto estetico e semantico tra natura e architettura, arte e artificio. Un vero e proprio prato indoor, al riparo dalla pioggia e dalle temperature estive, consentendo al Carignano di presentarsi come il primo teatro “green” d’Italia. I prezzi dei biglietti saranno contenuti: Intero € 15,00 – Ridotto € 10,00 – Under 18 € 5,00.

M.Tr.

I Virtuosi dell’Accademia di San Giovanni in concerto

Un preludio alla festa patronale di San Giovanni sarà l’appuntamento concertistico in programma venerdì 21 giugno prossimo alle 21, nella cattedrale di San Giovanni, a Torino

I Virtuosi dell’Accademia di San Giovanni, diretti dal Maestro Antonmario Semolini, proporranno un programma di grande interesse musicale, con due pagine sinfoniche piuttosto note, la Sinfonia n. 40 in sol minore K 550 di Wolfgang Amadeus Mozart e la Sinfonia n.5 in si bemolle maggiore D 485 di Franz Schubert.

Il concerto fa parte del progetto “Lo spirituale nell’arte”, che è il fulcro dell’attività artistica dell’Accademia di San Giovanni, associazione nata verso la fine del 2017 per dar vita a percorsi di filosofia pratica e di pensiero applicato nelle diverse forme espressive dell’arte.

L’Accademia si propone, infatti, di animare lo spazio storico architettonico della Cattedrale di San Giovanni, fulcro della cristianità torinese, esaltando la sua anima. Il titolo del progetto che anima i Virtuosi dell’Accademia di San Giovanni è stato scelto, non a caso, nell’espressione “Lo spirituale nell’arte”, che riprende il celebre saggio di Kandinskij, suggerendo una prospettiva di meditazione capace di fornire una sintesi della visione del mondo, il cui fulcro è la liturgia dell’amore cristiano.

Direttore ospite della formazione orchestrale dei Virtuosi dell’Accademia di San Giovanni è il Mº Antonmario Semolini, di origine senese, figlio d’arte (il padre era violinista), con un debutto nel primo dei suoi tanti concerti a soli venti anni (iniziò tardi, a 17 anni, lo studio della musica…) ed una brillante carriera di flautista.

Nella prima parte del concerto verrà proposta la Sinfonia n. 40 in sol minore K 550, che Mozart compose a Vienna durante il luglio 1788. È la seconda di tre sinfonie ( le altre sono la n. 39 e la n.41 “Jupiter”) composte in rapida successione proprio durante l’estate del 1788. La strumentazione prevede parti per flauto, due oboi, due clarinetti, due fagotti, due corni ed archi. Mancano, invece, timpani e trombe, strumenti di solito presenti nelle ultime sinfonie di Mozart.

È sicuramente la Sinfonia mozartiana più nota, considerata originariamente solo un esempio di grazia e leggerezza, e successivamente interpretata anche in una luce introspettiva e drammatica.

La Sinfonia n. 5 in si bemolle maggiore D 485 di Schubert dimostra un distacco dai modi e dalle forme beethoveniane, indicando un ritorno allo stile mozartiano, evidente già a partire dalla scrittura per piccola orchestra senza trombe né tamburi militari. Conclusa il 3 ottobre 1816, questa Sinfonia di Schubert rivela una levità di tocco che pare richiamare la Sinfonia K 550 di Mozart. Rappresenta sicuramente uno degli esempi più significativi del sinfonismo giovanile del compositore viennese, contraddistinto da una straordinaria freschezza inventiva, da un felice equilibrio e da una particolare intimità lirica. Il primo tempo è caratterizzato da un’eleganza ben calibrata, caratteri ancora più schubertiani presenta l’Andante con moto, mentre il Minuetto si richiama a quello della Sinfonia K 550 di Mozart, seppur con accenti meno severi. Il Finale, Allegro vivace, con il primo tempo concepito in forma sonata, irrompe carico di brio e si avvicina maggiormente, per il suo spirito bonario, al mondo di Haydn piuttosto che alle armonie di Mozart.

 

Mara Martellotta

Malato, ma non troppo  

Claudio Cuccia, cardiologo, direttore del dipartimento Cardiovascalare della Fondazione Poliambulanza di Brescia, è autore di una nuova raccolta di riflessioni, semiserie e molto ironiche sulla vita dell’ammalato in ospedale e negli altri centri di cura. Uno spaccato della vita quotidiana negli ospedali, con tutti gli affanni che il paziente subisce e sui quali, scarsamente, può incidere. Di primo acchito, alla lettura delle prime righe ho pensato che l’editore avesse commesso un errore di assemblaggio di testi che non c’entravano nulla con il libro che andavo a leggere. Citazioni di Sant’Agostino, altri autori significativi e frasi latine mi inducevano in tale abbaglio. Quasi subito mi accorgevo dell’errore: non c’erano stati collage e confusioni di narrazioni. Pertanto sono entrato nella parte e mi sono immedesimato nel lettore paziente e mi sono divertito con la nozione di tempo e di tutte le sue declinazioni, perché a seconda di dove sei, il tempo arriva perfino a fermarsi e tutti hanno un modo proprio di definirlo e misurarlo. Per alcuni il tempo scorre lento, per altri va veloce e c’è chi infine sostiene che il tempo si sia fermato. Fino ad arrivare ai fisici per i quali il tempo non esiste e chiuso lì senza poter obiettare perché loro sanno!!. Non ci avevo mai pensato, ma il tempo è una variabile personale, indipendente e in ospedale lo è ancor più. Con l’aggiunta che il tempo non vi apparterrà e…fatevene una ragione. A dirla quasi tutta, “Malato, ma non troppo” finisce per essere una satira coinvolgente, che ci fa sorridere come tutte le satire; ci lascia un po’ di amaro in bocca e ci fa esser pazienti che si prendono un po’ in giro, perché il significato della parola paziente equivale a chi sopporta con rassegnazione, ma anche con filosofia e un pizzico di felicità perché al malato basta poco per illudersi. Il libro, con la formula della felicità, è da leggere per prendersi un po’ in giro e ironizzare su questi dispensatori di verità e sentenze, spesso, dell’ovvio.

 

Tommaso Lo Russo

La Milanesiana alla Reggia di Venaria

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Programma degli eventi culturali

Mercoledì 19 giugno

  • Alle ore 20, nella Corte d’onore:Inaugurazione della mostra di Velasco Vitali. Branco. Cani nella Fontana del Cervo.
  • Alle ore 21, nella Cappella di Sant’Uberto:A oriente del desiderioLectio illustrata: Tahar Ben Jelloun (Premio Goncourt 1987), Vittorio Sgarbi, interventi musicali e video Valentino Corvino

    e

    Concerto: Paolo Fresu alla tromba e Gianluca Petrella al trombone

Giovedì 20 giugno

Alle ore 21, nella Cappella di Sant’Uberto:
Neri Marcorè. Incontro in musica. Tra Faber e Gaber

Addio a Ometto, signore dell’arte

E’ mancato, a 76 anni, Giulio Ometto, Presidente della Fondazione “Accorsi – Ometto” di via Po a Torino

In una nota – stampa, è la stessa Fondazione “Accorsi – Ometto” ad annunciare la scomparsa del Cav. Giulio Ometto, Presidente della Fondazione e del Museo di Arti Decorative di via Po 55, a Torino.c “Nato il 10 settembre 1942 a Legnago (VR), ma sin dall’infanzia residente a Bra, Giulio Ometto – si legge nella nota – è stato a lungo collaboratore dell’antiquario Pietro Accorsi, che conobbe nel 1963 in occasione della mostra sul Barocco Piemontese. Dal 1983 è presidente a vita della Fondazione, costituita per volontà di Accorsi, che scriverà nel suo testamento: ‘Grazie al tuo sapere e al tuo gusto, quanto farai per Torino sarà una cosa stupenda’”. A lui si deve l’apertura al pubblico del Museo di Arti decorative, avvenuto nel 1999, che rende accessibili le collezioni di Pietro Accorsi. Nel corso degli anni, oltre che a preservare il cosiddetto “gusto Accorsi”, Giulio Ometto ha saputo mantenere il Museo “vivo” attraverso una serie di acquisizioni di importanti oggetti di arte decorativa, testimoni del talento e dell’ingegno degli artisti che lavorarono presso la corte sabauda. La camera ardente sarà allestita giovedì 20 giugno dalle ore 11.00 alle ore 19.00 presso la sede della Fondazione – Via Po 55 Torino. I funerali si svolgeranno venerdì 21 giugno ore 9.00 presso la chiesa della S.S. Annunziata – Via Po 45 Torino.

Davanti alla tomba di Soldati pensando alla vita

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Di Pier Franco Quaglieni
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Mario Soldati mancò vent’anni fa  a Tellaro, nel Golfo dei Poeti, il 19 giugno del 1999. Poco tempo dopo mancò anche un altro grande torinese, il pittore Enrico Paulucci, amico di Soldati fin dai tempi che i due erano allievi dell’Istituto Sociale dei Gesuiti. La Torino di Soldati e Paulucci e’ molto distante da quella di oggi. Sembra che sia passato un secolo e non vent’anni. Soldati ha rappresentato la migliore torinesità che non è mai angusta e provinciale, ma aperta al mondo come dimostrarono Giuseppe Baretti e, due secoli dopo, Piero Gobetti di cui Soldati fu amico. Soldati fu un torinese che sentì  l’America come il “primo amore”. Già questo dice molto su Mario. Fu totalmente distante dal piemontesismo di un Burzio o di un Firpo, fatto di rimpianto del bel tempo antico ed anche un po’ limitato. Soldati da giovane guardava a Benedetto Croce, pur amando i suoi maestri all’Università di Torino da Lionello Venturi a Ferdinando Neri.Guardava ad un grande filosofo di dimensione internazionale come fu Croce che dialogò con i  maggiori spiriti della sua epoca . Nel mio libro “Mario Soldati.La gioia di vivere” ho raccolto un caleidoscopio di giudizi e di ricordi di questo uomo dal “multiforme ingegno “che nella vita ha fatto lo scrittore, il giornalista, il regista,il critico d’arte, il gourmet, il bon vivant, il lavoratore indefesso. Ha attraversato quasi tutto il Novecento, mantenendo un’autonomia di giudizio che gli fa molto onore, denunciando gli orrori ideologici del secolo breve senza paraocchi: antifascista e anticomunista senza incertezze. Stare insieme a lui non era mai banale perché la sua intelligenza era scintillante. Io ritengo una vera e propria grazia di Dio averlo conosciuto e frequentato per tanti anni. La nostra e’ stata un’amicizia profonda. Nell’ultima fotografia che mi ha dedicato scrisse ”Per sempre” e in effetti il suo ricordo rimarrà in me nitido e forte per sempre. Mario era un uomo dolcissimo al di là delle apparenze spavalde. Resta la sua opera che crocianamente parla per lui e che rivela un protagonista limpido di un secolo torbido e violento. Egli ha saputo testimoniarci i valori dell’uomo, dell’amore ,dell’amicizia, della bellezza. Ci ha anche saputo trasmettere la gioia di vivere. Vent’anni fa quando partecipai a suoi funerali privatissimi come unico amico ammesso ad essere presente alla breve cerimonia davanti alla sua tomba pensavo non alla morte, ma alla vita. Mario ha dato un senso alla vita, alla sua vita e a quella dei suoi lettori e dei suoi amici.Di pochissimi scrittori novecenteschi si può dire altrettanto.
scrivere a quaglieni@gmail.com
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Oggi, mercoledì 19 giugno alle ore 16 verrà reso  omaggio alla tomba di Mario Soldati al Cimitero Monumentale di Torino in corso Novara 135. Interverranno il Presidente della Regione Piemonte Cirio e il Presidente del Consiglio Regionale del Piemonte Boeti. 

Concerto d’Estate. Da Steve Reich

Venerdì 21 giugno, ore 21,30 / Domenica 23 giugno, ore 4,30 – Aspettando l’alba

San Secondo di Pinerolo (Torino)

Lasciarsi prendere dalle note della grande musica, immersi nella magia senza tempo di un Parco secolare. Al calar del sole. O alle prime luci dell’alba. A voi la scelta. Ben sapendo che le emozioni saranno comunque assicurate a iosa, in entrambi i casi. L’occasione è fornita dalla decisione comune della Fondazione Cosso e del Progetto artistico “Avant-dernière pensée” di presentare per il quarto anno consecutivo al Castello di Miradolo (via Cardonata 2, San Secondo di Pinerolo) – dopo il sould out delle edizioni precedenti – l’inedita rilettura di “Music for 18 musicians” di Steve Reich, proposta nella radura degli alti tassoidi del Parco. Due le performance in programma. Distinte ma complementari, rivelano l’anima del “Concerto d’Estate”, fra i momenti più intensi e apprezzati nella programmazione estiva della Fondazione presieduta da Maria Luisa Cosso: la prima al calare della sera, alle 21,30, la seconda al nascere del giorno, alle 4,30, aspettando l’alba. Al pubblico, la possibilità di scegliere l’una o l’altra opzione o, ancora meglio, di aderire ad entrambe, per non perdere l’esperienza dei suoni che all’alba aiutano il risveglio della natura e accompagnano il primo canto degli uccelli, ma neppure il fascino del calar del sole, quando il Parco si addormenta e nella radura, in un silenzio magicamente assordante, fanno capolino le lucciole. “Le due ‘performance’– spiega Roberto Galimberti, ideatore del progetto – indagano il tema del rapporto fra ‘natura’ ed ‘artificio’: l’evento è infatti concepito appositamente per la radura degli alti tassoidi del Parco storico e in relazione al variare della luce naturale sotto le chiome. Mentre il pianoforte, la marimba e il toy piano, sparsi sotto i grandi alberi, creano la cadenza e l’impianto regolare e meccanico della composizione, l’elasticità delle corde degli archi, il violino e il violoncello e, soprattutto, la voce contrappongono un’altra pulsazione che è un soffio, un respiro in cui ascoltare il suono dell’organico e della vita”. Il pubblico potrà seguire “dal vivo” tutte le 18 linee originarie della composizione, ma a suo piacimento potrà anche passeggiare negli oltre 400 mq. della radura e fruire dell’esecuzione soltanto attraverso particolari cuffie Silent System luminose. Ad accompagnare le esibizioni musicali, saranno anche un ingegnoso disegno di luci, atte a segnare il mutare delle scene, e una particolare installazione video, realizzata filmando una natura mediterranea selvaggia ed incontaminata. Venerdì 21 giugno, in occasione del concerto serale, le luci e l’installazione video invaderanno idealmente il buio della notte, come a compensare la paura o l’inquietudine dell’oscurità, mentre scompariranno quasi la mattina di domenica 23 giugno, lasciando il posto alla luce dell’alba diffusa nella radura. Cinque gli esecutori del Concerto: Roberto Galimberti ( violino e direzione), Francesca Lanza (voce), Laura Vattano (pianoforte), Marco Pennacchio (violoncello) e Alberto Occhiena (marimba). I tecnici: Marco Ventriglia (audio e supervisione tecnica) ed Edoardo Pezzuto (luci).

Obbligatoria la prenotazione allo 0121/502761 o prenotazioni@fondazionecosso.it

g.m.

Nelle foto
– Il piano: Laura Vattano
– La marimba: Alberto Occhiena
– Il violoncello: Marco Pennacchio
– La radura del Parco

Musiche da ripostiglio ad Azeglio

Prosegue con successo ad Azeglio, comune nell’estremo lembo nord-orientale del Canavese, la rassegna “Musiche da ripostiglio e altro”. Il secondo degli otto appuntamenti è per sabato 22 giugno, alle 21, presso la residenza di campagna “Fuori Porta d’Azeglio”: “Luce e passione” vedrà mescolarsi arte e musica con David K Tickle, Daniela Borla Dabo e Tony Muroni. Patrocinata dal Comune canavesano e ideata dall’artista (e consigliere delegato alla cultura della municipalità azegliese) Giuseppe Lo Faro in collaborazione con il musicista David K Tickle, la serie di eventi ha finora proposto apprezzate serate all’insegna di una musica ricercata, non per il grande pubblico ma per la gente appassionata”. Un’idea vincente, già sperimentata con successo l’estate scorsa, che ha suscitato pareri molto positivi nel pubblico che ha assistito agli eventi. Il calendario delle serate, tutte di sabato, prevede ancora un appuntamento a giugno, il 29 di questo mese, altri due a luglio – il 13 e il 27 – così come a settembre, il 14 e il 28, giorno in cui, come hanno informato gli organizzatori, si concluderà la rassegna che si pone l’obiettivo di promuovere le attività culturali e l’arte in tutte le sue forme.

M.Tr.

Riccardo Gualino, una vita tra imprenditoria e passione per l’arte

Riccardo Gualino, una vita tra imprenditoria e passione per l’arte

 

Vita e amore per l’arte si mescolano nella mostra I mondi di Riccardo Gualino. Collezionista e imprenditore, a cura di Annamaria Bava e Giorgina Bertolino, ospitata fino al 3 novembre nelle Sale Chiablese dei Musei Reali di Torino, progetto dei Musei con Banca d’Italia e con la collaborazione dell’Archivio Centrale dello Stato. Ma non è soltanto quel binomio ad interessare i diciotto ambienti approntati ad ospitare le opere (ne sono presenti più di centocinquanta) tra dipinti e sculture, oltre a reperti, arredi e raccolte statuarie, un interesse ad avvolgere anche l’arte dell’estrema Asia, che Gualino, magnifico imprenditore e mecenate – era nato a Biella nel 1879, scomparve nella sua villa del “Giullarino”, alle porte di Firenze, nel 1964 -, riunì lungo l’intero arco della propria esistenza nelle case in cui ebbe residenza, dal castello di Cereseto Monferrato in stile neogotico alla casa di Sestri Levante, dalla palazzina torinese di via Bernardino Galliari 28 (verrà completamente distrutta da un bombardamento durante il conflitto bellico) agli uffici di corso Vittorio Emanuele, cui dettero vita gli architetti Giuseppe Pagano e Gino Levi Montalcini: attraverso sequenze d’immagini d’epoca è il ritratto di una lunga quanto fervente epoca, quella che ha occupato principalmente la prima metà del secolo scorso, con i suoi fermenti sociali ed artistici, la ricreazione di un Rinascimento non soltanto “sabaudo”, le amicizie e le collaborazioni di uomini come lo storico dell’arte Lionello Venturi e del musicologo Guido Maggiorino Gatti, cui venne affidata la direzione artistica del rinnovato Teatro Scribe di via Verdi, di Bella Hutter che in quello spazio ospitò i Balletti di San Pietroburgo, di Felice Casorati e Gigi Chessa che seguirono negli ambienti e negli arredi la costruzione del teatrino privato da cento posti che Gualino volle nella casa/museo di via Galliari. È il ritratto di un percorso industriale, che toccò i più svariati settori, quello del cemento e del legname sin dal 1905 (Gualino si spinse in Ucraina e nei Carpazi orientali), delle sfide nel campo dell’architettura (un quartiere residenziale su un’isola del delta della Neva), nel quinquennio di maggior successo1922-26 della seta artificiale (la Snia) e del cioccolato (l’Unica). Sono gli anni delle banche, dei viaggi in Francia e negli Stati Uniti, delle amicizie con i Kennedy e con Churchill, ma sono anche gli anni (1927) delle misure di rivalutazione della lira varate dal regime, della critica alla politica economica del fascismo, della richiesta di prestiti allo Stato in cambio della cessione, “gratuitamente”, degli oggetti pubblicati sul volume del 1926, dedicato alla collezione. Inoltre l’annus horribilis 1929 segnò l’inizio del fallimento delle varie attività, l’ordine di arresto da parte di Mussolini e il conseguente confino a Lipari (dove scriverà l’autobiografico Frammenti di vita e Uragani) annullano per alcuni anni le attività del finanziere. Tornato in libertà, rilancia la Rumianca: ma la sua maggiore visibilità negli anni successivi è legata alla Lux Film, casa di produzione cinematografica, che vedrà titoli come Riso amaro di Giuseppe De Santis, In nome della legge di Germi, Fabiola di Blasetti, Senso di Luchino Visconti, I soliti ignoti di Monicelli e Divorzio all’italiana ancora con Germi. Riprende altresì, in questa nuova rinascita, la passione per il collezionismo, in questa sempre appoggiato dalla moglie Cesarina Gurgo Salice, sposata nel 1907. Quasi immortalati come due signorotti rinascimentali da Piero della Francesca, i ritratti dei padroni di casa dovuti a Casorati guardano il visitatore in una delle sale, mentre si ammirano La Négresse di Manet che strizza l’occhio a Olympia o di Veronese Venere e Marte (del 1580 circa), di Botticelli la Venere o di Duccio da Boninsegna la Madonna con il Bambino in trono e angeli (1280 circa), come le opere di Nella Marchesini e di Carena, come il Paesaggio campestre al tramonto (1863-64) di Claude Monet. Qua e là forse si sorride e ci si stupisce per certi incauti acquisti, pretesi Piero o Andrea Mantegna o Angelico tornati a più miti consigli, certe scelte dettate forse da quella pressante irruenza che soltanto un uomo come Riccardo Gualino poteva nutrire.

 

Elio Rabbione

 

Felice Casorati, “Ritratto di Riccardo Gualino”, 1922, collezione privata

Paolo Caliari detto il Veronese, “Venere e Marte”, 1575 – 1580 ca, olio su tela, Torino, Musei Reali – Galleria Sabauda

Sandro Botticelli, “Venere”, 1485 – 1490 ca, Torino Musei Reali – Galleria Sabauda