CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 618

Oggi al Cinema

mamma papà filmLe trame dei film nelle sale di Torino

A cura di Elio Rabbione

 

Allied – Un’ombra nascosta – Drammatico. Regia di Robert Zemeckis, con Brad Pitt e Marion Cotillard. Nella Casablanca in pieno conflitto mondiale, già tanto cara a Ingrid Bergman e a Humphrey Bogart, s’incrociano Marianne Beausejour, legata alla resistenza allied film2francese e avvenente spia pronta a fare l’occhio dolce al perfido tedesco, e Max Vatan, comandante d’aviazione di origine canadese e al servizio dell’Intelligence inglese. Avventure e amore tra i due, il trasferimento a Londra, un matrimonio e una bambina partorita sotto i bombardamenti. Ma ad un certo punto della storia iniziano gli indizi e i dubbi e forse non tutto è come sembra. Film perfetto, secondo i sacrosanti canoni dello spionaggio, tensioni e necessità di indagare (anche da parte dello spettatore), il Brad che comincia a far intravedere le rughe e gli anni, la Cotillard magnifica come sua abitudine. Durata 124 minuti. (Classico, Lux sala 3)

 

A united kingdomL’amore che ha cambiato la storia – Drammatico. Regia di Amma Asante, con David Eyelowo e Rosamund Pike. Già compagno di Nelson Mandela negli studi universitari compiuti a Johannesburg, poi proseguiti in Inghilterra, Seretse Khama, principe del futuro Botswana, incontrò sposò a Londra alcuni anni dopo la fine della guerra Ruth Williams, una donna bianca. In un periodo di dieci anni, dal ’47 al ’57, che vede la perdita dell’India e il Ghana diventare il primo stato indipendente dell’Africa britannica, è facile pensare come questa unione provocasse scandalo, quanto i disegni di un Regno Unito che non voleva inimicarsi un Sudafrica e una Rodhesia segregazionisti e chiaramente le opposizioni interne al giovane pretendente al trono abbiano fatto tutto quanto in loro possesso per far naufragare ogni cosa. Durata 111 minuti. (Romano sala 2, Uci)

 

Autobahn – Fuori controllo – Azione. Regia di Eran Creevy, con Nicholas Hoult, Anthony Hopkins e Felicity Jones. Casey è diventato un corriere della droga. Non riuscendo a portare a autobhan filmtermine una truffa ai danni di una banda rivale, è costretto a fuggire lungo le strade tedesche e a tentare di mettere in salvo la fidanzata Juliette, che rischia di essere sequestrata. Viene contattato per proteggerla il contrabbandiere Geran fino a quando la situazione non degenera a causa del pericoloso boss Hagen. Durata 99 minuti. (Massaua, The Space, Uci)

 

ballerina filmBallerina – Animazione. Regia di Eric Summer e Eric Warin. Félicie vive in un orfanotrofio in Bretagna. Un giorno fugge per raggiungere la Parigi della Belle Epoque, nella speranza di veder realizzato il suo sogni di diventare una étoile dell’Opera. Con lei l’amico Victor: il suo sogno è quello di diventare un famoso inventore. Durata 89 minuti. (Massaua, Eliseo Rosso, Ideal, Lux sala 1, The Space, Uci)

 

La Battaglia di Hacksaw Ridge – Drammatico. Regia di Mel Gibson, con Andrew Garfield, Sam Worthington e Vince Vaughn. Tornando dopo dieci anni dietro la macchina da presa dall’ultimo “Apocalypto”, Gibson narra la vicenda pacifista di Desmond Doss, cresciuto secondo la fede degli Avventisti del Settimo Giorno, che all’indomani di Pearl Harbor decise di arruolarsi, con il netto battaglia filmrifiutare di imbracciare le armi. Insultato e osteggiato e umiliato fisicamente e moralmente dall’opinione pubblica come dai propri compagni, Doss riuscì sulle scogliere di Okinawa a far prevalere le proprie convinzioni, mettendo in salvo in una sola notte 75 tra i suoi commilitoni. Grandi emozioni, un credo senza se e senza ma, guardando a Hawks e a Kubrick, a Eastwood e a Malick. Sei candidature che guardano agli Oscar, in primo luogo al Garfield già ammirato in “Silence” di Scorsese. Durata 131 minuti. (Ambrosio sala 3, Massaua, Due Giardini sala Ombrerosse, Ideal, Lux sala 2, Reposi, The Space, Uci)

 

milligrammi film150 milligrammi – Drammatico. Regia di Emmanuelle Bercot, con Side Babett Knudsen e Benoit Magimel. Tratto da una storia vera. Nell’ospedale di Brest dove presta servizio, una pneumologia scopre che tra le morti sospette di alcuni pazienti e l’impiego di un farmaco commercializzato da oltre trent’anni ci sarebbero dei legami. È una lotta sempre più in crescita, da sostenere ogni giorno da parte di un gruppo di medici contro il Ministero della Salute francese e contro la casa farmaceutica che ha prodotto il farmaco. Durata 128 minuti. (Romano sala 3)

 

Cinquanta sfumature di nero – Erotico. Regia di James Fooley, con Jamie Dornan, Dakota Johnson e Kim Basinger. Sono cambiati sceneggiatore e regista per questo secondo capitolo della saga erotica inventata ad onor del proprio portafoglio dalla signora E.L. James, continua la ginnastica erotica di Christian e Anastasia, si preannuncia un nuovo grande successo grazie alle resse degli aficionados, tutto un gran mercato assai redditizio sulla scia dell’exploit dei 125 milioni di copie vendute del romanzo. In attesa delle sfumature di rosso. Durata 115 minuti. (Massaua, Greenwich sala 1, Ideal, Reposi, The Space, Uci)

 

Il cittadino illustre – Commedia. Regia di Gaston Duprat e Mariano Cohn, con Oscar Martinez. Daniel Mantovani è uno scrittore, vincitore del Nobel, in piena crisi creativa. Da Barcellona, dove da anni si è stabilito, accettando l’invito che i cittadini di Salas dove lui è nato e cresciuto gli hanno inviato, si reca in Argentina. L’accoglienza è entusiasmante, è anche l’occasione per rivedere il primo amore, tutto sembra trascorrere all’insegna della felicità: poi, poco a poco, prende piede il malumore come pure una strisciante violenza, rinfacciando tutti i cittadini di Salas i peccati giovanili, le aspre critiche che lo scrittore ha rivolto al proprio paese. Uno spunto interessante, uno svolgimento condotto con partecipazione: spiace per la grande povertà della forma, la regia scarna, i luoghi comuni, e il presepe di piccoli personaggi chiusi in macchiette in troppe occasioni. Coppa Volpi veneziana al protagonista (di certo sopravvalutata). Durata 118 minuti. (Classico)

 

Il cliente – Drammatico. Regia di Asghar Farhadi, con Shahab Hosseini e Taraneh Alidoosti. Due cliente-filmconiugi, Emad e Rana, sono costretti a abbandonare il loro appartamento a causa di un cedimento strutturale dell’edificio. Nella ricerca di una nuova abitazione, vengono aiutati da un collega che con loro recita in una messa in scena di “Morte di un commesso viaggiatore” di Miller, un dramma di sogni e di disfacimenti morali e familiari. Nel nuovo alloggio, in precedenza abitato da una donna di dubbia reputazione, Rana subisce un’aggressione: se la donna ne esce duramente colpita non soltanto nel corpo ma soprattutto nello spirito per poi poco a poco quietamente rappacificarsi, da quel momento per Emad inizia una ricerca dell’aggressore, una esplicita vendetta in cui non vuole coinvolgere la polizia. Un capolavoro di ferma scrittura, di analisi, di descrizione dei piccoli, impercettibili fatti quotidiani, delle emozioni positive e negative che possono attraversare l’animo umano. Premiato a Cannes per la miglior sceneggiatura e l’interpretazione maschile. Durata 124 minuti. (Eliseo Rosso)

 

Dopo l’amore – Drammatico. Regia di Joachim Lafosse, con Berenice Bejo e Cédric Kahn. Dopo 15 anni di vita in comune, Marie e Boris si stanno separando. La casa dove vivono con le loro due bambine è stata acquistata da lei, ma è lui che l’ha interamente ristrutturata. Sono costretti alla convivenza, dal momento che Boris non può permettersi un’altra sistemazione. E quando arriva la resa dei conti, nessuno dei due è disposto a mediare sul contributo che ritiene di aver dato alla vita coniugale. Durata 100 minuti. (F.lli Marx sala Chico)

 

La La Land – Musical. Regia di Damien Chazelle, con Ryan Gosling e Emma Stone. La storia di due ragazzi in cerca di sogni realizzati e di successo, lui, Sebastian, è un pianista jazz, lei, Mia, un’aspirante lala film 3attrice che continua a fare provini. Si incontrano nella Mecca del Cinema e si innamorano. Musica e canzoni, uno sguardo al passato, al cinema di Stanley Donen e Vincent Minnelli senza tener fuori il francese Jacques Demy, troppo presto dimenticato. E’ già stato un grande successo ai Globe, sette nomination sette premi, due canzoni indimenticabili e due attori in stato di grazia, e adesso c’è la grande corsa agli Oscar, dove la storia fortemente voluta e inseguita dall’autore di “Whiplash” rischia di sbaragliare alla grande torri gli avversari: 14 candidature. Durata128 minuti. (Ambrosio sala 2, Centrale (V.O.), Due Giardini sala Nirvana, Eliseo Blu, F.lli Marx sala Harpo (anche V.O.) e Chico, Massimo sala 2, Reposi, The Space, Uci)

 

Lego Batman – Il film – Animazione. Regia di Chris McKay. I mattoncini famosi in tutto il mondo si uniscono in questo film, tra citazioni cinematografiche e precisi riferimenti, da Robin al maggiordomo Alfred, da Batgirl al prode Batman che imparerà a valorizzare i rapporti affettivi cancellando il trauma che ha determinato la sua vita. Durata 104 minuti. (Massaua, Greenwich sala 2, Ideal, Reposi, The Space, Uci)

 

Life, animated – Drammatico. Regia di Roger Ross Williams, con Ron e Owen Suskind. All’origine è un libro che ripercorre i fatti, le ansie, i dolori, i miglioramenti di una malattia, pubblicato negli Stati Uniti tre anni fa. Ron è un giornalista del Wall Street Journal, sposato, due figli. Felice. Un giorno, all’età di tre anni, il secondogenito Owen cessa all’improvviso di parlare. È autistico. Ci vorrà del tempo perché il bambino riprenda a riformare parole e frasi, questo grazie ai personaggi dei cartoni della Disney e ai loro dialoghi, in primis grazie a Iago, il pappagallo di Iafar di “Aladin”, e poi ad altri con cui un giorno Ron tentò di ricostruire un suono. Durata 92 minuti. (F.lli Marx sala Chico)

 

lion2-filmLion – La strada verso casa – Drammatico. Regia di Garth Davis, con Dev Patel, Rooney Mara e Nicole Kidman. Il piccolo Saroo, disubbidendo alla madre e cercando di seguire il fratello più grande, si addormenta su di un treno, nel buio della notte, e si ritrova a Calcutta, solo e incapace di spiegare da dove venga e quel che gli è successo. L’adozione da parte di una coppia australiana gli risparmia l’orfanotrofio: ma una volta arrivati i venticinque anni, il desiderio di rintracciare la sua vera famiglia lo condurrà ad una lunga ricerca. Tratto da una storia vera. Durata 120 minuti. (Romano sala 1)

 

 

Mamma o papà? – Commedia. Regia di Riccardo Milani, con Paola Cortellesi e Antonio Albanese. mamma papà filmValeria, ingegnere, e Nicola, ginecologo, dopo tre lustri di matrimonio, hanno deciso di divorziare. Noia, arrivismo, nuovi compagni, le offerte di lavoro che arrivano dall’estero, tutto collabora a far naufragare l’unione. Anche i loro figli sono tre e di loro nessuno dei due ha intenzione di occuparsi. Durata 98 minuti. (Massaua, Greenwich sala 3, Reposi, The Space, Uci)

 

manchester filmManchester by the sea – Drammatico. Regia di Kenneth Lonergan, con Casey Affleck, Michelle Williams e Lucas Hedges. Film in corsa per gli Oscar, sei candidature (miglior film e regista, sceneggiatura originale e attore protagonista, attrice e attore non protagonista), un film condotto tra passato e presente, ambientato in una piccola del Massachusetts, un film che ruota attorno ad un uomo, tra ciò che ieri lo ha annientato e quello che oggi potrebbe farlo risorgere. La storia di Lee, uomo tuttofare in vari immobili alla periferia di Boston, scontroso e taciturno, rissoso, richiamato nel paese dove è nato alla morte del fratello con il compito di accudire all’adolescenza del nipote. Scritto e diretto da Lonergan, già sceneggiatore tra gli altri di “Gangs of New York”. Durata 135 minuti. (Eliseo Grande, Nazionale sala 1, Uci)

 

Moonlight – Drammatico. Regia di Barry Jenkins, con Naomi Harris, Mahershala Ali e Trevante Rhodes. Corsa agli Oscar anche per “Moonlight” con otto candidature. La storia di Chiron – suddivisa moonlight filmin tre capitoli che delimitano infanzia adolescenza ed età adulta del protagonista – nella Miami povera, tra delinquenza e droga, prima solitario e impaurito dalla propria diversità colpita dai pregiudizi, poi spacciatore che non ha paura di nulla e che sa adeguarsi al terrificante e violento panorama che lo circonda. Attorno a lui una madre tossicomane, un adulto che tenta di proteggerlo, un giovane amico. Durata 111 minuti. (F.lli Marx sala Groucho, Nazionale sala 2)

 

Oceania – Animazione. Regia di John Musker e Ron Clements. Coraggiosa, femminista che la metà basta, non certo alla ricerca del principe azzurro, la principessa Vaiana sogna di poter andare ben oltre la barriera corallina per avventurarsi nell’oceano. La sua prima sfida è salvare il suo popolo dalle malefatte del vanitosissime semidio Maui che per avere un giorno rubato il cuore di una dea rischia ora di portare quel paradiso terrestre all’aridità. Ma l’eroina è pronta combattere e a vincere. Durata 127 minuti. (Massaua)

 

L’ora legale – Commedia. Interpretazione e regia di Ficarra e Picone, con Leo Gullotta e Tony ORA LEGALE FILMSperandeo. Votazioni per l’elezione del sindaco a Pietrammare. Ma le cose vanno davvero male se quello in carica è maneggione e colluso e quello candidato i comizi li pronuncia al grido di “Onestà, onestà”. Persino il parroco, prima convinto di un cambiamento radicale, diviene avversario senza se e senza ma quando il vincitore gli impone di pagare l’IMU sulla chiesa che lui ha trasformato in albergo. Durata 90 minuti. (Massaua, Reposi, The Space, Uci)

 

Qua la zampa! – Commedia. Regia di Lasse Hallstrom, con Dennis Quaid. Tratto dal romanzo di W. Bruce Cameron “Dalla parte di Bailey”, il mondo e gli umani visti dall’universo canino, ovvero attraverso una serie di reincarnazione un cane viene in contatto con più persone riuscendo a migliorare il loro sguardo sulla vita. Nell’edizione sui nostri schermi la voce del simpatico amico dell’uomo è di Gerry Scotti. Durata 120 minuti. (Uci)

 

Resident Evil: The final chapter – Horror. Regia di Paul W.S. Anderson, con Milla Jovovich. La resident filmUmbrella Corporation sta radunando le sue forze per sferrare un colpo fatale contro gli unici superstiti all’Apocalisse. Alice ritroverà gli antichi amici per scontrarsi ancora una volta contro le orde di non morti e con nuovi mostri mutanti: a questo puntoo dovrà misurarsi con l’avventura più difficile, nel tentativo di salvare il genere umano. Durata 106 minuti. (Ideal, The Space, Uci anche in 3D)

 

Sing – Animazione. Regia di Garth Jennings. Una esausta porcellina, madre di 25 maialini, un gorilla, un topo, un timidissimo elefante, tutti partecipano ad un debuttanti allo sbaraglio, un nostrano X Factor per intenderci, messo in piedi dal koala Buster Moon al fine di mettere in salvo dal fallimento il proprio teatro. Durata 110 minuti. (Massaua, Ideal, Uci)

 

smetto quandoSmetto quando voglio – Masterclass – Commedia. Regia di Sidney Sibilia, con Edoardo Leo, Lorenzo Lavia, Valeria Solarino e Pietro Sermonti. Seconda puntata per le avventure della banda di precari universitari volti per necessità alla produzione della droga. In attesa di una terza già messa in cantiere a furor di popolo, per adesso il gruppo di antropologi, latinisti, archeologi, chimici e quant’altro stringe un patto con una ispettrice di polizia al fine di stroncare il traffico di smart drug, non ancora illegali e non ancora perseguibili. Durata 118 minuti. (Massaua, Eliseo Rosso, Greenwich sala 2, Reposi, The Space, Uci)

 

Split – Thriller. Regia di M. Night Shyamalan, con James McAvoy. La storia di Kevin, uno psicopatico che unisce in sé 23 diverse personalità, che si alternano nella mente e nel corpo, in cura da una psicologa che non ha compreso come in lui stia sempre più prendendo importanza la ventiquattresima, la Bestia, la più pericolosa, che tende a sovrastare ogni altra. Un giorno Kevin rapisce tre ragazze. L’autore del “Sesto senso” e di “The village” gioca con i differenti generi, dal thriller al soprannaturale, dal dramma psicologico allo studio medico, non dimenticando Lynch o il viso e la risata del Nicholson di “Shining”. Durata 116 minuti. (Ideal, Reposi, The Space, Uci)

 

The Founder – Commedia. Regia di John Lee Hancock, con Michael Keaton e Laura Dern. Con un film founderpassato di commesso viaggiatore di scarso successo, nel 1954, di fronte alla ristretta attività dei fratelli Dick e Mac McDonald a San Bernardino in California, un povero chiosco di hamburger confezionatore di spuntini veloci per altrettanto pubblico frettoloso e dal poco spendere, il signor Ray Kroc pensa di allargare, in qualità di socio, l’attività dei pionieri su scala nazionale. Sappiamo tutti com’è andata a finire, successo successo successo, unendo artigianato e voglia di sperimentazione unita a una fragorosa mania di grandezza. Un avventura americana, una sfida e il sogno sempre ricercato, un’altra bella prova per il resuscitato Keaton, già pedina vincente di titoli quali “Birdman” e “Il caso Spotlight”. Durata 115 minuti. (Ambrosio sala 3)

 

Un re allo sbando – Commedia. Regia di Peter Brosens e Jessica Woodworth, con Peter van de Begin, Lucie Debay e Titus de Voogdt. Le avventure di un immaginario sovrano del Belgio che, in visita ufficiale in Turchia, apprende come la Vallonia abbia dichiarato la propria indipendenza. Il viaggio di ritorno in patria svelerà a tutti la sua vera personalità e a lui il piacere di vivere. Durata 94 minuti. (Massimo sala 1 anche V.O.)

Canzoni dell’eroe quotidiano

Giovedì 23 febbraio 2017 – ore 21.30 Asylum – Via Torino, 9/6 presso Villa 5 – Parco Generale Dalla Chiesa – Collegno. Un recital ricco di suggestioni letterarie, musicali e cinematografiche. La voce di Giovanni Battaglino e la sua chitarra in viaggio tra l’onirico e la realtà

collegno eroe

Venerdì 23 febbraio alle 21.30, all’Asylum di Collegno, Giovanni Battaglino e la sua chitarra in “Canzoni dell’eroe quotidiano”: un recital insolito, ricco di suggestioni letterarie, musicali e cinematografiche che lega con un filo una canzone all’altra e, con lo stesso filo, l’artista a chi ascolta.  L’idea dello spettacolo nasce dalla domanda: Gli eroi esistono ancora? Gli eroi con la “e” maiuscola sono, nell’immaginario collettivo, i personaggi mitici e storici, avventurieri, uomini di coraggio abituati al rischio e alle sfide, oppure i protagonisti di libri e film dalla trama avvincente e ricca di colpi di scena. Eppure la figura dell’eroe è più viva e reale di quanto non si possa immaginare. L’eroe esiste, ma è un eroe quotidiano che spesso è inconsapevole del suo potere.
 “Canzoni dell’eroe quotidiano” di Giovanni Battaglino è un viaggio tra immagini oniriche e scorci di realtà che attraversa emozioni e sentimenti universali: l’amore, il cammino verso una meta importante, la guerra, l’amicizia, le tentazioni, il destino, il coraggio, la speranza.
L’eroe quotidiano si nasconde, attende dietro lo steccato, al di là di una porta chiusa, oltre l’angolo della strada, le canzoni di Giovanni Battaglino tracciano il percorso per scoprire la sua vera identità.

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fb: asylum.collegno
“Canzoni dell’eroe quotidiano” è un evento promosso dall’Associazione culturale
YOWRAS Young Writers & Storytellers – www.yowras.it
fb: canzonieroequotidiano

Tra canzoni e musiche da Oscar, l’omaggio al cinema di un tempo

PIANETA CINEMA a cura di Elio Rabbione

Ce n’ha messo di tempo Damien Chazelle a convincere i produttori per questo suo La La Land, la risposta di tutti era che un musical costruito su note jazz non avrebbe interessato nessuno, non nella nostra epoca, l’intera storia andava cambiata, vista sotto un occhio diverso. Ma Chazelle non mollava, si dedicava a Whiplash che gli avrebbe fatto portare a casa tre Oscar nel 2015, ma sul suo musical, così come lui l’aveva sognato in compagnia del suo compagno d’università Justin Hurwitz, l’autore delle musiche, proprio non mollava. Adesso che La La Land è sugli schermi, con code di persone che vogliono vedere e ascoltare e innamorarsi della storia, si capisce quanto avesse ragione lui. Poco più che trentenne, è giunto al suo terzo film, ha vinto sette Golden Globe il mese scorso e con 14 nomination s’avvicina alla data degli Oscar con il cuore certo non troppo in tumulto.

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Ha costruito un omaggio ai titoli di un tempo, con quel tanto di nostalgia che non guasta, ai maestri Donen e Minnelli tenendo uno sguardo fisso sui Parapluies de Cherbourg del troppo presto dimenticato Jacques Demy, l’ha riempito di colori e di ritmo, di due personaggi principali ben descritti e fatti vivere, di un eccellente colonna sonora e di un aspetto coreografico davvero scoppiettante e rivelatore (sarebbe sufficiente la scena iniziale, con i coloratissimi automobilisti imbottigliati nel traffico dell’autostrada, sarebbero sufficienti un paio di assoli dei protagonisti per sentirci rimmersi a pieno titolo nella bellezza di certi classici vecchio stile: come non si dovrebbe dimenticare la “facilità” narrativa che scivola via sul versante drammatico, prendendo a prestito come anello d’unione quei pochi attimi di Gioventù bruciata di Ray). Suddivisa lungo un intero anno e le sue quattro stagioni, con un epilogo cinque anni dopo (con tanto di “sliding doors”), è la storia di Mia e Sebastian, lei aspirante attrice ferita nei continui devastanti provini senza successo che la obbligano a scommettere con la vita servendo caffè in un bar della Mecca del cinema e ad autoprodursi un monologo in teatro visto dai soliti quattro gatti, lui che sogna la sua musica e un jazz club tutto suo ma che si adatta a essere il tastierista di un gruppo di cui non ama né la musica né il leader tentatore.

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Siccome la parola d’ordine è “brindiamo ai sognatori per quanto matti possano essere”, ecco che l’amore ha inizio con il sogno caparbio di crescere, di dar vita a quanto di più intimo si vuol costruire: ma è anche vero che i sogni finiscono, o finiscono all’alba come diceva qualcuno, i sogni sono lontani dalla esistenza di ogni giorno, distruttibili (Sebastian in giro in tournée, Mia con la convinzione sempre più forte di rimanere per tutta la vita “un volto tra la folla”, al palo), quando ci si ritrova su un pavimento di stelle immediatamente si scende, un romantico passo a due sopra le luci della città può venire interrotto inaspettatamente dal trillo di un telefonino, canzoni belle come “City of Stars” e “Audition”, entrambe nominate agli Oscar, struggenti per i cuori sensibili, sono la voce triste delle situazioni di lui e di lei. Il tutto è magicamente vero, il legame tra il quotidiano con i piedi per terra e quello sospeso sulle note di una canzone è ben saldo, Chazelle ha il buon senso di tenersi in ogni inquadratura lontano dalla retorica e quel finale portato sulle note di un pianoforte è amaro ma è allo stesso tempo stemperato da un debole sorriso che racchiude la filosofia chiaroscurale dell’intera vicenda.

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Se il termine capolavoro non è sempre facilmente spendibile, questa volta credo si possa scrivere e pronunciare il termine a voce sicura. E quel capolavoro non sarebbe tale se Chazelle, riconosciuta appieno la sua conquistata maturità nel tener ben salde le redini e le componenti del film, non si fosse circondato di persone che hanno perfettamente avvertito il suo progetto e il suo intento, rivisitando con grande bravura un’epoca. Le musiche di Hurwitz, la fotografia folgorante con i suoi blu e gialli e verdi di Linus Sandgren, le coreografie di Mandy Moore e ancora il perfetto, scattante montaggio che si deve a Tom Cross, tutti segnano il successo di La La Land. Quanto sia stata lunga la preparazione per canzoni e numeri danzati solo loro lo sanno, ma anche Emma Stone e Ryan Gosling – lei già Coppa Volpi a Venezia, entrambi vincitori ai Globe e ora in prima linea per gli ambiti Oscar – hanno fatto centro, leggeri quanto basta, forse da preferire lui a lei se si volesse spaccare il capello a metà, che richiamano alla memoria gli immancabili Fred Astaire e Ginger Rogers ma senza fotocopiarli, camminando robustamente in piena libertà sulle proprie gambe e mettendo in campo personalità, umori, speranze e delusioni di una veridicità sorprendente.  

“War & Peace” alle Fonderie Limone

GOB SQUAD, COLLETTIVO DI ARTISTI INGLESI E TEDESCHI DI FAMA INTERNAZIONALE, INTERAGISCE CON IL PUBBLICO GRAZIE A UN SISTEMA DI TELECAMERE A CIRCUITO CHIUSO PER UNA VERSIONE 2.0 DI WAR & PEACE
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Alle Fonderie Limone di Moncalieri dal 22 al 25 febbraio 2017 debutta in prima nazionale WAR & PEACE dal romanzo di Lev Tolstoj, ideazione e regia del collettivo di artisti inglesi e tedeschi Gob Squad. Lo spettacolo è interpretato da: Niels Bormann, Katja Bürkle, Johanna Freiburg, Sean Patten, Damian Rebgetz, Tatiana Saphir, Sharon Smith, Berit Stumpf, Sarah Thom, Laura Tonke, Bastian Trost, Simon Will. War & Peace è prodotto da Gob Squad, Münchner Kammerspiele in coproduzione con Volksbühne am Rosa Luxemburg – Platz Berlin, Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale, Schauspiel Leipzig, Konfrontacje Teatralne Festival Lublin, Lancaster Arts at Lancaster University, Malthouse Theatre and Melbourne Festival, Gessnerallee Zürich, Nottingham Playhouse.
Spettacolo in lingua inglese con traduzione simultanea.

War and Peace è la nuova performance dei Gob Squad, che ha fatto dell’anticonformismo la chiave di volta della propria poetica. Gli artisti che ne fanno parte realizzano video, installazioni ed eccentrici happening, mescolando teatro, cinema e vita quotidiana. Al centro di ogni spettacolo la partecipazione del pubblico e l’impegno politico, che trovano spazio in contesti urbani, utilizzando un ampio spettro di media, e mettendo in discussione il rapporto tra realtà e finzione, tra banalità e utopia. Questo nuovo lavoro si presenta come un’esperienza di lettura collettiva di un romanzo storico, in cui l’arte e la vita quotidiana, la storia e il presente, sfocano, e tutti sono chiamati a trasformarsi in potenziali protagonisti. Un gruppo di artisti tenta di ricreare un’atmosfera simile a quella dell’alta società russa del XIX secolo: al centro del meeting il capolavoro di Lev Tolstoj, che è al contempo narrazione storica e analisi sociologica. In primo piano i concetti di libertà, privilegio e sicurezza: che valore hanno? Quali sono i loro limiti? Come si deve vivere una vita morale in un mondo eticamente imperfetto? Nel nostro tempo, come possiamo vivere dentro il capitalismo, nella consapevolezza del danno assoluto e della sofferenza che i nostri stili di vita ordinari e “pacifici” promettono?
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PROGETTO INTERNAZIONALE
Spettacolo in lingua inglese con traduzione simultanea.

Fonderie Limone Moncalieri
22 – 25 febbraio 2017 | Prima nazionale 

Trent’anni dopo. Primo Levi e le sue storie

dixGioele Dix, Sonia Bergamasco, Fabrizio Gifuni: tre grandi interpreti leggono Primo Levi. 1-9-16 marzo 2017, ore 21 – Auditorium Grattacielo Intesa Sanpaolo

 Nel mese di marzo Intesa Sanpaolo, in occasione del trentennale della scomparsa di Primo Levi, organizza un ciclo di letture speciali a lui dedicate, a cura di Giulia Cogoli.Tre protagonisti del teatro contemporaneo: Gioele Dix, Sonia Bergamasco, Fabrizio Gifuni offriranno tre letture tematiche, per farci riascoltare o riscoprire la voce straordinaria di Primo Levi.

 

mercoledì 1 marzo ore 21

Gioele Dix legge Primo Levi: Auschwitz

Introducono Marco Belpoliti e Domenico Scarpa

 

giovedì 9 marzo ore 21

Sonia Bergamasco legge Primo Levi: invenzioni

Introduce Marco Belpoliti

 

bergamascogiovedì 16 marzo ore 21

Fabrizio Gifuni legge Primo Levi: mestieri

Introduce Domenico Scarpa

 

Trent’anni – l’arco di una generazione – sono trascorsi da quando Primo Levi è mancato a Torino, la città dov’era nato. Trent’anni durante i quali si è affermato come il testimone di Auschwitz per eccellenza. Trent’anni durante i quali è stato riconosciuto come un narratore, un uomo di scienza, un pensatore di rango internazionale. Le sue opere complete sono oggi disponibili non solo in italiano ma, caso unico tra gli autori italiani di tutti i tempi, anche in inglese, mentre a decine si contano le lingue nelle quali i suoi libri sono stati tradotti.

Se Primo Levi è divenuto un classico contemporaneo, letto e amato in tutto il mondo, lo si deve alle sue storie: storie, al plurale. Difatti, l’omaggio che Intesa Sanpaolo gli rende nella città dove ha trascorso l’intera sua vita («con involontarie interruzioni», come egli stesso osservava con spirito) è intitolato alle storie, perché Levi fu una persona dalle molte avventure e dai molti talenti. In tre serate, affidate ad altrettanti attori di prima grandezza, saranno dunque offerte tre letture tematiche, ciascuna delle quali esplorerà una delle storie di Levi scrittore e figura pubblica.

La prima fra le storie da rievocare riguarda naturalmente il Lager: il suo viaggio di deportazione, l’anno di prigionia in Auschwitz, il lungo ritorno a Torino attraverso un’ Europa sconvolta dalla guerra. La seconda storia, meno nota, ma altrettanto avvincente, riguarda le invenzioni di Levi come narratore di talento: i suoi racconti ispirati a una peculiare fantascienza o fanta-biologia o fanta-tecnologia, le sue poesie dal linguaggio ricco e arguto, chiare come cristalli e costruite a loro volta come racconti. Infine, la terza storia da ripercorrere riguarda la passione che Levi testimoniò per il proprio mestiere di chimico e per l’avventura del lavoro in generale: che ci parli degli elementi della tavola periodica legandoli alla propria vicenda personale, o ci racconti le peripezie di un operaio giramondo, al suo lettore-ascoltatore giungerà inalterata – e inconfondibile – la pronunzia della sua voce morale.

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Sede incontri: Grattacielo Intesa Sanpaolo, corso Inghilterra 3 – Torino

ore 21.00grattacielo sanpaolo2

Ingresso libero – Ingresso gratuito su prenotazione.

Le modalità di prenotazione saranno comunicate nei giorni precedenti i singoli eventi.

 

Auditorium sospeso

Il grattacielo offre al pubblico alcuni ambienti particolarmente suggestivi. Spazi permeabili alla vita della città, aperti agli appassionati dell’ingegno e della bellezza e a chi cerca nuove prospettive verticali. La hall del piano terra, aperta sul Giardino Grosa, completamente riqualificato nel 2014, conduce con due scale mobili all’Auditorium sospeso. Attraverso un sistema meccanizzato la sala, che può ospitare fino a 364 posti a sedere, assume in breve tempo tre diverse configurazioni: sala conferenze, concerto e spazio espositivo. La qualità acustica è assicurata da un sofisticato sistema di controllo dei rivestimenti a parete.

 

 

Per informazioni

 

Intesa Sanpaolo

Ufficio Media Attività istituzionali, culturali e sociali

+39 011 5556203

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Il Settecento di Tiepolo a Miradolo

miradolo“Tiepolo e il Settecento veneto” è la nuova mostra che verrà ospitata al Castello di Miradolo a San Secondo di Pinerolo, a partire dalle ore 15 di sabato 25 febbraio. Il prestigioso evento, curato dal professor Giovanni Carlo Federico Villa ed organizzato dalla Fondazione Cosso avrà una doppia presentazione. Il primo appuntamento è per lunedì 6 febbraio alle ore 11.30 nella sede di Palazzo Chiericati a Vicenza con la presenza del vice sindaco ed assessore alla crescita della Città di Vicenza, Jacopo Bulgarini d’Elci. Il secondo, lunedì 13 febbraio, alle ore 11, al Circolo dei Lettori in via Bogino 9 a Torino. Prosegue dunque il lavoro della Fondazione Cosso che dal 2008 ha scelto di sviluppare progetti espositivi di alto valore che, attraverso mostre di ricerca e di studio, tiepolo miradolooffrano la possibilità di conoscere la vita e le opere dei più importanti artisti che hanno fatto la storia dell’arte italiana ed europea e di grandi viaggiatori che hanno portato alla conoscenza di mondi lontani. La mostra è nata dalla collaborazione con i Musei Civici di Vicenza grazie ai quali saranno esposti alla Fondazione Cosso oltre 50 capolavori della storia dell’arte occidentale, tra dipinti, disegni, acqueforti, incisioni e sculture. Protagonisti nelle sale espositive del Castello di Miradolo, Giambattista e Giandomenico Tiepolo, ma anche altri grandi nomi del panorama artistico settecentesco, veneto ed europeo. La collaborazione con i Musei Civici di Vicenza si inserisce in un complesso intervento di recupero che sta interessando Palazzo Chiericati, che verrà rinnovato dai sotterranei ai sottotetti, rendendolo così totalmente fruibile al pubblico. In questa circostanza è nato il dialogo con la Fondazione Cosso, che non solo esporrà a Miradolo bellissime opere provenienti dai Musei Civici di Vicenza ma contribuirà anche ai lavori di Palazzo Chiericati consentendo la messa in opera delle strumentazioni necessarie a rendere il Salone del piano nobile atto a ospitare conferenze e convegni.

Massimo Iaretti

 

 

 

Musei Reali: immagini di battaglie (mai esposte) alla Sabauda

ALBUM BATTAGLIEDomenica 19 febbraio alle ore 11.30 nella sala delle Battaglie della Galleria Sabauda Annamaria Bava e Giorgio Careddu presenteranno un inedito album contenente stampe di scuola francese dei secoli XVI-XVIII e un’acquaforte con la raffigurazione della Battaglia dell’Assietta provenienti dai depositi del museo.

 

Il prezioso album, fino ad oggi mai esposto, fu donato nel 1921 dal collezionista e valente numismatico Pietro Gariazzo: consta di 229 incisioni e sarà aperto nella pagina in cui sono applicate tre acquaforti raffiguranti altrettanti scene di battaglie, opera di Jacques Courtois detto il Borgognone, uno dei più qualificati interpreti di soggetti militari e pittore documentato nelle raccolte del principe Eugenio di Savoia.

 

L’incisione che riproduce la battaglia dell’Assietta, combattuta nel 1747, è invece opera del pittore Hyacinthe De La Peigne, che ebbe l’incarico da Carlo Emanuele III di eseguire una serie di battaglie a Palazzo Reale sull’esempio di quelle di Hucthenburg, ora esposte in Galleria Sabauda.

 

Le due opere, che verranno esposte mentre è ancora in corso la mostra L’occhio fedele. Incisori olandesi del Seicento, sostituiscono le due stampe di Jan Huchtenburg Assedio di Cuneo e Battaglia di Staffarda che per ragioni conservative devono essere tolte dall’esposizione in quanto il materiale cartaceo non può restare esposto alla luce per lunghi periodi.

 

Minetti, ovvero l’impossibilità di essere attori

Eros-PagniEros Pagni interpreta il testo di Thomas Bernhard

 È stato definito magnifico Eros Pagni nella sua interpretazione del testo “Minetti”, con sottotitolo “Ritratto di un artista da vecchio” di Thomas Bernhard, diretto da Marco Sciaccaluga e in scena al teatro Astra fino al 15 febbraio prossimo. Rappresentato per la prima volta nel 1976, Minetti è un testo costruito intorno alla figura di Bernhard Minetti (1905-1998), attore tedesco nato da genitori italiani immigrati in Germania, ritenuto uno dei più efficaci interpreti teatrali della seconda metà del Novecento. La piece ruota intorno a una riflessione appassionata sul ruolo dell’arte e, in particolare, del teatro, ma ancor più di quello dell’attore nella società. Nel cercare di dare una risposta, l’autore lega il comico al tragico in modo indissolubile, la realtà a una dimensione prepotentemente onirica. Nella notte di San Silvestro, complice l’infuriare di una tempesta, Minetti indugia nella hall di un hotel nella cittadina atlantica di Ostenda, dove attende l’arrivo di un direttore di teatro che vuole riportarlo sulla scena nel ruolo di Re Lear, dopo un suo allontanamento dalle scene di 32 anni. Nell’attesa parla di sé e della propria arte e, durante questo flusso di coscienza, si rivolge al personale dell’albergo (Marco Avogadro e Nicolò Giacalone) e anche a una signora dall’aria disincantata (Federica Granata) e a una ragazza in attesa del suo fidanzato (Daniela Duchi) L’allestimento diretto da Marco Sciaccaluga fa riemergere nella memoria il ricordo vivido di un altro spettacolo, Hotel Paradiso, della compagnia Familie Flotz.

Mara Martellotta

Teatro Astra, via Rosolino Pilo 6

Sabato ore 19, domenica ore 18

Info 0115634352

Accardo con Čajkovskij al Conservatorio

Ritorna a Torino un grande artista che ha costruito un pezzo di storia accardo gornadell’Unione Musicale: Salvatore Accardo sarà al Conservatorio di Torino domenica 19 febbraio, per la serie pomeridiana domenicale, con i musicisti del suo Quartetto – Laura Gorna, Francesco Fiore e Cecilia Radic – ai quali si aggiungono per l’occasione Simonide Braconi (prima viola dell’Orchestra del Teatro alla Scala di Milano) e Amedeo Cicchese (primo violoncello dell’Orchestra del teatro Regio di Torino) con i quali collabora regolarmente.Termina con questo appuntamento il ciclo di due concerti dedicati alla musica da camera di Čajkovskij, parte della produzione dell’autore russo che merita un particolare interesse perché, seppur superata per notorietà da balletti, opere e sinfonie, offre una sintesi originale e perfetta di eleganza formale e intensità espressiva. Concisi, nobili e impeccabili dal punto di vista formale, i Quartetti per archi – composti da Čajkovskij nei primi anni Settanta dell’Ottocento (fra le prime tre e la Quarta sinfonia, fra Il lago dei cigni e Onegin) – rappresentano il fulcro della produzione cameristica del compositore russo e aprono uno spaccato sul suo approccio, scisso tra la profonda venerazione del Classicismo viennese e l’intento di “attualizzare” un genere ormai poco frequentato come il quartetto per archi. Ne consegue da una parte il rispetto delle forme tradizionali e dall’altra lo sforzo di ricondurre il quartetto nell’ambito della corrente nazionalistica russa, con l’adozione di materiale tematico di derivazione folklorica. A questo si aggiunge l’abilità di un autentico maestro del colore come Čajkovskij, che riesce a conferire un’incredibile ricchezza di sfumature anche ai soli archi, animati di pathos e teatralità. Il Sestetto op. 70 “Souvenir de Florence” è così chiamato perché voleva essere un omaggio affettuoso alla città toscana dove Čajkovskij trascorse un riposante soggiorno nell’inverno del 1890, nel corso della stesura de La Dama di picche. Non mancano nel Sestetto alcune tracce del lirismo cantabile delle opere italiane, verso cui l’autore nutriva sincera ammirazione, ma nel complesso la musica di questo lavoro rispecchia uno stile inequivocabilmente russo, specialmente nei suoi accenti vivaci e popolareschi. 

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Poltrone numerate, euro 30. In vendita presso la biglietteria dell’Unione Musicale e online su www.unionemusicale.it, ingressi, euro 20 – ingressi giovani fino a 21 anni, euro 10in vendita il giorno del concerto presso il Conservatorio dalle ore 16

BIGLIETTERIA E INFORMAZIONI:

tel. 011 566 98 11 – info@unionemusicale.itmartedì e mercoledì 12.30-17 – giovedì e venerdì 10.30-14.30

www.unionemusicale.it

Chiara Gamberale alla ricerca del senso della vita

gamberale2Chi siamo, cosa vogliamo, qual è il senso della vita? Le risposte le trovate in “Qualcosa” (Longanesi), l’ultimo libro di Chiara Gamberale che l’ha presentato al Circolo dei lettori di Torino, città a cui è legata da un feeling speciale. Poco meno di 200 pagine al confine sottilissimo tra romanzo e fiaba, toni lievi e surreali, parole accompagnate dalle illustrazioni di Tuono Pettinato (al secolo Andrea Paggiaro, vignettista-narratore tra i migliori sulla piazza) e concetti tostissimi. La scrittrice, conduttrice radiofonica e televisiva (finalista al Premio Campiello nel 2008 e autrice di best seller come “Avrò cura di te”, scritto a quattro mani con Gramellini) riflette su vita, amore, amicizia e dolore, partendo dallo spazio vuoto che alberga in ognuno di noi e che ci affanniamo a riempire in tutti i modi (im)possibili. Al centro della storia   la “Principessa qualcosa di troppo”, esagerata in tutto quello che fa e sente, senza limiti e ingorda di vita. Ma alla morte della madre, scopre di avere un buco al posto del cuore. Tenta allora di riempirlo cercando sollievo tra i ragazzini “Abbastanza”, ovvero quelli normali (e mediocri) e nell’ingannevole condivisione di Smorfialibro. Qui la parodia dei social è lampante, solo che la comunicazione è affidata a lenzuoli con la propria immagine appesi alla finestra. Poi s’innamora di 5 fidanzati che incarnano altrettanti archetipi maschili; ma, chi per un verso, chi per un altro, nessuno di loro riesce a salvarla. Strategica invece sarà l’amicizia con “Cavalier Niente” che in un lieto fine filosoficamente immenso le farà capire che “è il puro fatto di stare al mondo la vera avventura” e dobbiamo imparare ad accettarci senza cercare soluzione negli altri.

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E’ un tornado di spontaneità, pensieri e parole Chiara Gamberale. E s’illumina parlando della scommessa vinta con un desiderio che ha radici nella sua adolescenza: gamberale libro«Sognavo di trasferire i miei temi in un mondo come quello del “Piccolo Principe” o del “Visconte dimezzato” di Calvino”, per renderli ancora più chiari. Perché in un libro del genere la scrittura ti chiama a non sbrodolare» ci dice: «universi immaginati in cui poter chiamare le cose col loro nome: come il “troppo” della protagonista o i pretendenti ”il conte sempre triste”, “il duca sempre indignato”…e via così. Qui c’è tanta verità sul vuoto interiore e sulla fuga da noi stessi, argomenti ricorrenti nei miei libri, ma che qui sono presi di petto».

Come definirebbe “Qualcosa”?

«Una fiaba esistenziale che può essere letta a diversi livelli d’età. Narra ».

Ma come si trasforma il buco che abbiamo in passaggio segreto riempito con persone e cose non sbagliate?

«E’ possibile se non facciamo finta che i nostri dolori non ci siano. Se non giochiamo di rimozione; ma nemmeno ci affezioniamo troppo alla sofferenza, dimenticando che ai bordi di quel dolore possiamo costruire la nostra identità».

Lei ha capito il senso della vita?

«No, ma continuo a interrogarmi. Credo che proprio questa ricerca sia la vera avventura

dell’esistenza: con giorni in cui non pensiamo ci sia un senso, altri in cui invece lo troviamo».

Perché secondo Cavalier Niente “meno fai più sei”?

«Il non fare è una delle espressioni chiave del romanzo: non è il contrario di fare, quanto piuttosto spostarsi in un’altra dimensione dove si ha modo di so-stare e da quel momento in poi le cose che facciamo possono aver a che fare con i nostri desideri, non con i bisogni».

Un elogio del niente e uno della noia.

«Il primo è importantissimo perché ognuno di noi, a contatto col niente, può approdare alla sua originalità e personalità. E se si sopporta il cuscinetto della noia, si passa dal ritmo frenetico dei pensieri a quello più dolce delle idee e della fantasia».

E’ importante saper stare da soli?

«Fondamentale. Proprio quando riusciamo a stare in silenzio, senza condizionamenti delle voci di genitori, amici ed altro, ecco che finalmente arriva la nostra voce. Ognuno può trovare il suo modo. Io come esercizio di meditazione, ogni giorno, per almeno 10 minuti, mi isolo da tutto e guardo il soffitto. Il libro può essere anche un manuale di psicologia per trovare il modo di ascoltarci».

gamberale1L’ amore: per lei cos’è e qual è la dichiarazione più bella?

«Essere affamati di amore spesso ha a che fare più col nostro desiderio di essere amati che non con una reale disponibilità ad amare l’altro. A quasi 40 anni non ho più la voracità d’amore dei 16, ma passo dal bisogno al più autentico desiderio. La dichiarazione più bella è quella di un uomo che ti dica “non vedo l’ora di annoiarmi con te…”».

C’è una tipologia degli archetipi maschili più insidiosi?

«Nel libro ce ne sono 5, ma di fatto sono pericolosi tutti gli uomini con cui è impossibile instaurare un rapporto paritario e anziché fare da compagne ci inducono a fare da madre, figlia, sorella…..».

Ci salva l ’amicizia?

«Si, senza dubbio, con me lo fa tutti i giorni».

Come gestire il bisogno di sentirsi parte di qualcosa oggi che siamo iperconnessi tra social, selfie e condivisioni varie?

«Bisogna essere se stessi. Va bene far parte di una coppia o di un gruppo, ma non dobbiamo chiedere all’esterno di toglierci la responsabilità di scoprire chi siamo. Internet e i social sono strumenti straordinari se li si usa senza esserne usati; ma sono anche un attentato alla concentrazione. Io ad un certo punto mi sono difesa: per esempio non ho Internet né email sul telefonino, non ho un profilo privato facebook, anche se partecipo a quello dei miei lettori, e nel momento in cui ho rischiato di passare troppo tempo con Internet mi sono tirata i capelli ed ho letto tutta la Recherce di Proust».

Scrive che la morte “non significa che qualcuno se ne va, ma che tu resti”: come superare questo dolore?

«Non ho istruzioni da dare, posso solo dire che, anche se sembra un ossimoro, guadagnare una perdita si può. In questo sono fortunata perché ho così tanta paura della morte delle persone che amo, che tendo, anche ansiosamente, a dire loro quanto siano importanti per me, senza lasciare nulla d’irrisolto. Così facendo i lutti che ho subito, dopo il grande dolore, si sono trasformati in qualcosa che mi tiene compagnia, perché è un dialogo che per me continua».

Quando occorre dove si rifugia?

«Su un’isola. Ne sento il bisogno come persona e come scrittrice. La mia vita oscilla tra la parte vitale mole giardini2e molto ricca della promozione, importantissima perché, come adesso, incontro i miei lettori che sono fondamentali. Mentre per scrivere mi ritiro, in genere su isole. Per “Qualcosa” sono stata 3 mesi in quella greca di Milos, affascinante ma certo non mondana».

Il suo legame con Torino?

«Qui ho vissuto per 2 anni, quando in Rai conducevo “Parola mia” con Luciano Rispoli. E’ una città di cui amo il clima, la bellezza, le chiese, la gente, il mix di fascino e cose che funzionano, la collina e le montagne che la circondano. A Torino ho fatto incontri importantissimi, come quello con Luciano Segre, grande uomo, protagonista del mondo politico ed economico italiano e con Casa Oz. L’associazione Onlus che da 10 anni aiuta i bambini colpiti da gravi malattie e le loro famiglie. A loro devolvo la mia parte di proventi del libro».

5 cose per cui vale la pena vivere?

«L’amore e svegliarsi la prima volta con una persona che sentiamo sarà importante per noi. Gli amici e la complicità. Il mondo vastissimo, con tutte le cose che ancora non ho né visto né letto: perché dopo la scrittura, la cosa che amo di più è viaggiare ed è bello vivere perché esistono Islanda ed Australia, per dire 2 luoghi che non ho ancora attraversato. Poi le montagne che m’incantano, calmano ed ispirano: sono una sciatrice e una gran camminatrice. E poi è bello vivere perché ogni giorno è una risposta diversa a questa domanda».

 

Laura Goria