Konrad Mägi. La luce del Nord

In mostra a Torino, nelle Sale di Palazzo Chiablese, le irrequiete e luminose opere del “padre” della pittura estone moderna

Fino all’8 marzo 2020


Ad accogliere il visitatore all’ingresso della mostra, c’è un piccolo “Paesaggio” del suo Nord. Datato 1908 – 1910, è un olio su cartone dove i pochi colori utilizzati e le modeste dimensioni dell’opera (perfettamente in linea con le modestissime condizioni economiche del pittore) contrastano con i segni vigorosi di una qualità pittorica che appare subito in tutta la sua debordante straordinarietà. Nel quadretto, le forme del paesaggio si intuiscono appena, totalmente assenti i dettagli realistici, al loro posto vibra un dialogo intenso, di ossessivo e tormentato vigore materico, fra colori scavati alle radici e forme lasciate libere di vagare per i sentieri imprevedibili dell’anima. Nell’opera, appartenente agli esordi dell’artista, c’è già tutta la stupefacente forza espressiva presente nel complesso e breve percorso artistico – durato neanche vent’anni, dal 1906 al 1925 – di Konrad Mägi (1878 – 1925), considerato il capostipite della pittura estone moderna, vita irrequieta, anarchica e magicamente stravagante, spesso assimilato ad artisti come Van Gogh e Sisley, per l’uso singolarmente audace della materia pittorica e degli effetti luminosi, attenuato negli anni Venti dal gusto di geometrie formali di cézanniana memoria. A lui è dedicata la retrospettiva (fra le più grandi mai realizzate in Europa), ospitata nelle Sale Chiablese ai Musei Reali di Torino fino all’8 marzo del 2020, in prossimità dei cento anni trascorsi dalla visita dell’artista in Italia.

Curata dallo storico dell’arte Eero Epner in collaborazione con la direzione dei Musei Reali, la mostra (che, dopo Torino, sarà nell’autunno del 2021 al Museo EMMA di Espoo, in Finlandia) assembla una cinquantina di opere, provenienti dal Museo Nazionale d’Arte dell’Estonia e da quello di Tartu, oltre che da collezioni private e da quelle della Società degli studenti estoni. Oli, acquerelli e disegni, paesaggi e ritratti, sono opere che ben documentano l’inquieto e inquietante cammino esistenziale ed artistico di Mägi: dalla Scuola di Arti Industriali di San Pietroburgo, ai soggiorni in Finlandia (dove nel 1906 realizza i suoi primi dipinti) e a Parigi, fino al 1908 quando in Norvegia pone le basi per le prime esposizioni di Tartu e di Tallin, che gli daranno grande visibilità. Ma nel 1912, ritorna definitivamente in Estonia, che lascia solo nel 1921 per un viaggio in Italia dove realizza luminose piacevolissime vedute di Roma, di Capri e Venezia. Nel Bel Paese, l’artista pare ritemprare corpo e anima e perfino la sua pittura che nel paesaggio riscopre il valore della figura umana e dei più caratteristici e rasserenanti scorci urbani. Scriveva bene Epner, in occasione di una mostra dedicatagli due anni fa dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma: “ Mägi rimase fino alla fine della propria vita un uomo del Nord che avrebbe voluto vivere al Sud”.

Uomo e artista profondamente e inesorabilmente legato, scriveva lo stesso pittore, alla “natura aspra e malinconica del Nord” ai suoi “vividi lampi di luce”, a quei grandi cieli solcati e squassati da nuvole apocalittiche accese dai bagliori del tramonto, dai laghi, dalla natura selvaggia e dalle ripide scogliere a picco sul mare. Questi i temi che troviamo raccontati con accesa passione nella rassegna torinese, in un intreccio di correnti – fra Fauves e Nabis, Art Nouveau, Impressionismo ed Espressionismo – che sembrano averlo appena sfiorato, senza mai scalfirne la ferma volontà di parlare a sé e agli altri sempre ed assolutamente a modo suo. Totalmente suo. Con quella violenza di colori e di luci che frantuma la realtà per toccare le soglie dell’immaginifico e dell’onirico. Natura come atto di fede. Come spazio “metafisico e sacro”. Accanto, ai particolarissimi ritratti. Giovani donne soprattutto, come la “ragazza norvegese” dalla labirintica capigliatura e dallo sguardo ipnotico e assente. Occhi che non vedono. Figure indifferenti e lontane da chi le osserva. Molto simili ai ritratti, presenti in mostra, che dello stesso Mägi fanno, in tempi diversi, gli amici artisti Eduard Wiiralt (busto in bronzo del ’22) e Nikolai Triik (olio su tela realizzato nel 1908). Volti inabili al volo leggero dei pensieri. Inquieti pur nella compostezza dei gesti. Sempre tesi alla distruttiva ricerca dell’anima. Anche se “l’anima – annotava lo stesso pittore – è un raro giorno di festa che né la coscienza né la logica possono spiegare. E’ la lode e la rivolta dell’umanità”.

Gianni Milani

“Konrad Mägi. La luce del Nord”
Musei Reali – Sale Chiablese, piazzetta Reale 1, Torino; tel. 011/5362038 o www.museireali.beniculturali.it
Fino all’8 marzo 2020
Orari: dal mart. alla dom. 9/19, lun. 10/19

Nelle foto

– “Cavoli marini”, olio su tela, 1913-1914
– “Paesaggio con nuvola rossa”, olio su tela, 1913-1914
– “Andando da Viljandi a Tartu”, olio su tela, 1915-1916
– “Ritratto di ragazza norvegese”, olio  su tela, 1909
– Eduard Wiiralt: “Busto di Konrad Magi”, bronzo, 1922

 

 

Leggi qui le ultime notizie: IL TORINESE

Lascia un commento

Your email address will not be published.

Articolo Precedente

Appendino apre alla sua ricandidatura a sindaca nel 2021

Articolo Successivo

A Iaretti la delega all’Identità piemontese

Recenti:

Scelte coraggiose

CALEIDOSCOPIO ROCK USA ANNI 60 A differenza di parecchie altre etichette statunitensi di rock anni ‘60

IL METEO E' OFFERTO DA

Auto Crocetta