CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 588

Lo “Smemorato di Collegno. Un caso oltre il tempo”

La vicenda che spaccò l’opinione pubblica del primo Novecento

“Lo smemorato di Collegno. Un caso oltre il tempo” rappresenta un’acuta analisi letteraria condotta dallo scrittore e giornalista Luciano Sartori su di una vicenda che portò il piccolo centro di Collegno alla ribalta internazionale. Dopo la presentazione nella città, patria della vicenda, Collegno, il libro approda a Torino nelle eleganti sale del Circolo della Stampa, palazzo Ceriana Mayneri, per essere presentato al pubblico mercoledì 7 novembre alle 17.30, alla presenza dell’autore, della giornalista Mara Martellotta e di Pietro Leonardi, critico e divulgatore di opere letterarie sotto forma teatrale. Luciano Sartori, originario di Collegno, ripercorre un caso che, a novant’anni dalla sua diffusione mediatica, continua ad incuriosire ed affascinare, attraverso un’opera che lui stesso definisce “piacevole ed amara, perché la vicenda non è lieta, ma piena di umanità”. Il libro, che espone un episodio storico di cui la città continua a serbare vivo il ricordo, si concentra in particolare sulla figura di Giulia Canella, la sposa che ha riconosciuto nello Smemorato Giulio Canella, veronese, professore emerito di filosofia, e la cui storia ha riempito le pagine dei giornali dell’epoca. Il 6 febbraio 1927 la Domenica del Corriere diffuse la fotografia di un uomo dalla folta barba, senza nome, con la didascalia “Chi lo conosce?” e, da quel giorno e per quattro anni, tutti i giornali parlarono dell’uomo che aveva smarrito se stesso, ricoverato nel manicomio della Certosa di Collegno. I magistrati, con sentenza della Corte d’Appello di Firenze, nella primavera del 1931, dopo un lungo processo, giunsero alla conclusione che lo smemorato era, invece, il tipografo torinese Mario Bruneri, latitante dal 1922, inseguito da tre ordini di cattura, sposato con Rosa, un figlio, ed un’amante di nome Milly. Questo primo controverso caso giudiziario fu destinato ad influenzare la letteratura del Novecento, in particolare Sciascia ed il teatro di Eduardo de Filippo. Fu un fatto di cronaca giudiziaria che divise l’Italia. Giulia Canella, donna coraggiosa e decisa, che riconobbe nello Smemorato il marito ritornato dalla guerra e dal quale ebbe, dopo il ricongiungimento, altri figli, provocando scandalo nell’ Italia perbenista fascista di allora, non accetto’ la decisione dei giudici di allora e, quando l’uomo fini di scontare la pena, raggiunse con lui il proprio padre in Brasile.

Moncalieri capitale del Jazz

Dal 3 al 25 novembre, la ventunesima edizione del Moncalieri Jazz Festival torna nel segno dei Diritti Umani con l’omaggio a Nelson Mandela nel Centenario della sua nascita

Nei giorni socrsi nella Sala Consiliare del Comune di Moncalieri, alla presenza del sindaco Montagna e dell’assessore alla Cultura Laura Pompeo, il Maestro Ugo Viola, fondatore del Festival , ha presentato un nutritissimo e variegato programma. Tre i filoni principali che guideranno l’edizione 2018, dedicata al tema dei Diritti Umani : dalla “Notte nera del jazz ” nel centro di Moncalieri che darà il via alla Kermesse sabato 3 novembre, alle tre grandi serate con i nomi del jazz nazionale e internazionale, tra cui Antonio Sanchez e Terence Blanchard, e due concerti dedicati a Bob Dylan e John Coltrane, fino all’ultima settimana di celebrazione dedicata al ricordo di Nelson Mandela. Il ventunesimo anno del Festival dà il via a un nuovo decennio, che si può considerare un punto di ripartenza teso a stimolare e consolidare la conoscenza culturale e musicale in favore dell’impegno della musica jazz verso i grandi temi globali contemporanei che oggi interessano l’umanità, come appunto quello dei Diritti Umani. In particolare, la settimana dal 18 al 25 novembre sarà dedicata appunto alla figura del Premio Nobel per la Pace, alla presenza della delegazione della ” Nelson Mandela Foundation” di Johannesburg – South Africa, guidata da due nipoti di Madhiba : Zondwa Mandela e la prima nipote Ndileka Mandela, che ha vissuto con lui fino agli ultimi anni della sua vita , attivista per i diritti umani ed esponente del movimento contro la violenza delle donne. La settimana di omaggio culminerà con il concerto / evento conclusivo all’Auditorium Toscanini Rai di Torino, che il 25 novembre vedrà protagonisti l’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai, che vedrà il coinvolgimento di ben 150 musicisti, Fabrizio Bosso, Rosario Giuliani e l’attesissima voce di Simphiwe Dana, cantante sudafricana attivista di Amnesty International Sarà questa opera dal titolo Madhiba la prima assoluta mondiale di un’opera musicale/teatrale divisa in quattro quadri, scritta e diretta dal Maestro Stefano Fonzi. Ad impreziosire l’esecuzione dell’opera saranno il coro delle Voci Bianche della Scuola Comunale di Musica di Mondovì diretto da Maurizio Fornero e il Coro Gospel dei Sunshine Gospel Choir diretto da Alex Negro. L’autore dei testi cantati è Killian Seavers, con la partecipazione straordinaria di Sara D’Amario, che leggerà i testi tratti dall’Autobiografia di Nelson Mandela , dalle lettere scritte durante la sua prigionia, adattate da Gianmaria Monti.

Helen Alterio

Oggi al cinema

LE TRAME DEI FILM NELLE SALE DI TORINO

A cura di Elio Rabbione

 

7 sconosciuti a El Royale – Thriller Regia di Drew Goddard, con Jeff Bridges, Jon Hamm, Dakota Johnson, Cynthia Erivo e Chris Hemsworth. Sette personaggi chiusi nell’albergo del titolo, al confine tra California e Nevada, sulle rive del lago Tahoe, fuori stagione. Nessuno è come sembra, ognuno ha qualcosa da nascondere, un falso sacerdote, una cantante di colore, un commesso viaggiatore con le sue buone intenzioni a piazzare aspirapolveri, una giovane hippie, il capo di una setta religiosa, una ragazzina capitata come gli altri da quelle parti con tutti i suoi segreti. Li accoglie un giovane impiegato, unico a occupare l’albergo in quel freddo mese di gennaio, che è quindi pure portiere, facchino, uomo delle pulizie, barman all’occorrenza. I “Dieci piccoli indiani” della Christie dovrebbero suggerire qualcosa. Durata 141 minuti. (GreenwichVillage sala 3, Ideal, Reposi, Uci)

 

A star is born – Commedia (con musiche). Regia di Bradley Cooper, con Lady Gaga e Bradley Cooper. Grande successo veneziano, osanna dei fotografi sul red carpet, quarta edizione di una storia che ha quasi attraversato un secolo, dal 1937, immortalando sullo schermo di volta in volta Janet Gaynor, Judy Garland e James Mason, certo i più bravi!, Barbra Streisand e Kris Kristofferson. Dal mondo del teatro la vicenda è stata attualizzata e portata in quello della musica, una giovane cantante è portata al successo da un cantante/Pigmalione ormai avviato sul viale del tramonto, alcolizzato, innamorato di lei. Una bella sfida per Cooper per la prima volta dietro la macchina da presa, ma il successo decretato dalle varie uscite in Europa come negli States sta ad affermare che forse la scommessa è vinta. Le canzoni del film da ascoltare e ammirare. Durata 135 minuti. (Massaua, Lux sala 3, Reposi, The Space, Uci)

 

Blakkklansman – Azione. Regia di Spike Lee, con John David Washington e Adam Driver. Gran Premio della Giuria a Cannes lo scorso maggio, una storia vera dal protagonista Ron Stallworth nel libro “Black Klansman”. Come costui, poliziotto afroamericano, all’inizio degli anni Settanta riuscì a stabilire un contatto con il Ku Klux Klan, mantenne i contatti con il gruppo telefonicamente e inviò un agente della narcotici, ebreo, a infiltrarsi tra le file degli incappucciati. Lee compone il film non rifacendosi soltanto alla realtà ma integra con filmati d’epoca veri o ricostruiti, chiama il vecchio Harry Belafonte a raccontare di violenze del passato, traccia parellelismi con il presente terminando con i fatti di Charlottesville dello scorso anno, ad un raduno di suprematisti bianchi, alle parole di Trump. Durata 128 minuti. (Ambrosio sala 3)

 

La casa dei libri – Drammatico. Regia di Isabelle Coixet, con Emily Mortimer e Bill Nighy. Nella provincia inglese degli anni Cinquanta, una giovane vedova di guerra, Florence, decide di aprire una libreria (come la Binoche apriva la sua profumatissima pasticceria in “Chocolat”) ma qualcuno è contrario, per nulla desideroso di avere sotto casa chi voglia spingere alla lettura. Dovrà usare ogni mezzo per dare vita alla sua iniziativa. Durata 103 minuti. (Massimo sala 3 V.O.)

 

Disobedience – Drammatico. Regia di Sebastian Lelio, con Rachel Weisz, Rachel McAdams e Alessandro Nivola. Tratto dal romanzo di Naomi Alderman, è un amore al femminile, osteggiato all’interno di una comunità di ebrei ortodossi. Ronit (Weisz), che torna a casa, in un periferico quartiere londinese, per i funerali del padre, decisamente anticonformista, fotografa di moda e di successo oltreoceano, ed Esti (McAdams), timida e riservata, sposata al cugino Dodiv, si ritrovano dopo lungo tempo per riaccendere una passione che non hanno mai dimenticato. Il film è diretto dal cileno Lelio, premiato a Berlino e Oscar quest’anno per “Una donna fantastica”. Durata 104 minuti. (Due Giardini sala Nirvana, Nazionale sala 2)

 

La diseducazione di Cameron Post – Drammatico. Regia di Desirée Akhavan, con Chloë Grace Moretz. Tratto dal romanzo di Emily Danforth, ambientato in una cittadina del Montana, è la storia della giovane Cameron, dell’essere stata colta a baciare la sua migliore amica durante il ballo della scuole e dell’essere inviata immediatamente dalla zia per una giusta “conversione” in un centro di recupero dal significativo nome di God’s Promise. È chiaro che la ragazza si scontri con i metodi più che restrittivi attuati dalla ferrea dottoressa Marsh e che si ponga a capo di un gruppo che altro non vuole se non riaffermare la propria scelta sessuale. Ad affrontare lo stesso problema sul versante maschile si attende nei prossimi mesi “Boy erased” con Nicole Kidman. Durata 90 minuti. (Massimo sala 1 anche V.O.)

 

La donna dello scrittore – Drammatico. Regia di Christian Petzold, con Franz Ragowski e Paula Beer. Dal romanzo di Anna Seghers. Con l’avanzare delle truppe tedesche alle porte di Parigi, Georg riesce a fuggire a Marsiglia – una città in cui possono transitare soltanto quelli in grado di dimostrare che ne ripartiranno -, assumendo l’identità dello scrittore Weidel, che si è tolto da poco la vita, nella paura delle persecuzioni. Tra i documenti dell’uomo c’è pure l’assicurazione dell’ambasciata messicana per un visto. Georg ha memorizzato tutte le informazioni contenute nei documenti e spera così di ottenere uno dei pochi passaggi disponibili in nave. Un giorno incontra Marie, una donna misteriosa di cui si innamora. Durata 101 minuti. (Romano sala 3)

 

Euforia – Commedia drammatica. Regia di Valeria Golino, con Riccardo Scamarcio, Valerio Mastandrea, Isabella Ferrari, Jasmine Trinca, Valentina Cervi e Marzia Ubaldi. Due fratelli diversissimi tra loro, Matteo (Scamarcio) è un giovane imprenditore di successo, spegiudicato, affascinante e dinamico, Ettore (Mastandrea), da poco separato dalla moglie, vive ancora nella piccola cittadina di provincia dove entrambi sono nati e insegna nelle scuole medie. È un uomo cauto, integro, che per non sbagliare si è sempre tenuto un passo indietro, nell’ombra. Sono due persone all’apparenza lontanissime, che la vita obbliga a riavvicinarsi quando Ettore si ammala, non conoscendo la gravità della sua malattia, dal momento che Matteo, prendendosi cura di lui, fa di tutto per tenergliela nascosta. Una difficile situazione diventa per i fratelli l’occasione per conoscersi e scoprirsi, in un vortice di fragilità ed euforia. Durata 115 minuti. (Ambrosio sala 2, Eliseo Rosso, Romano sala 2, Uci)

 

First man – Il primo uomo – Drammatico. Regia di Damien Chazelle, con Ryan Gosling e Claire Foy. Accolto tiepidamente a Venezia dove quest’anno ha aperto la Mostra, il film è l’occasione per rivedere al lavoro la coppia che ha portato al successo “La La Land” – qui la sceneggiatura è basata sul libro di James R. Hansen e firmata da Josh Singer, sue le storie di “The Post” e del “Caso Spotlight”. La storia di Neil Armstrong, il primo uomo a scendere sulla luna, il suo carattere chiuso e ombroso, un esempio di antieroismo, certo non alla ricerca del facile successo, una vita (uno sguardo anche al privato, funestato dalla morte della figlia giovanissima) spesa al raggiungimento di uno scopo (anche il protagonista di “La La Land” aveva il medesimo desiderio, là eravamo nel campo della musica), a partire dal 1969 sino a quella notte del 20 luglio 1969, quando tenne milioni e milioni di spettatori incollati ai televisori in bianco e nero a seguire la sua avventura. Durata 141 minuti. (Massaua, GreenwichVillage sala 1, Ideal, Lux sala 2, Reposi, The Space, Uci anche V.O.)

 

Halloween – Horror. Regia di David Gordon Green, con Jamie Lee Curtis. Michael Myers (creato dalla fantasia di Carpenter), fuggito dal manicomio criminale in cui era rimasto rinchiuso, torna alla ricerca di Laurie Strode, la babysitter che un tempo è riuscita a sfuggirgli, che nel frattempo ha avuto tempo a diventare nonna e restare in pena per la dolce nipotina. Forse per lo scontro finale. Durata 109 minuti. (Massaua, Ideal, The Space, Uci)

 

Gli incredibili 2 – Animazione. Regia di Brad Bird. La famiglia di supereroi, accresciuta del piccolo Jack Jack, ha aspettato 14 anni per riapparire sugli schermi ma ha fatto letteralmente il botto se soltanto si pensa agli incassi da capogiro raccolti nei soli States. Sarà il disegno o la storia pronta a dare una bella spolverata agli ideali americani, sarà il mestiere collaudato del medesimo sceneggiatore/regista, la puntata numero 2 ha incrociato un largo pubblico e gli effetti benefici si dovrebbero risentire anche qui da noi. Questa volta è mamma Helen a salire in solitaria agli onori della cronaca, chiamata a imprese piuttosto ardue che dovrebbero rivalutare i veri valori dei supereroi caduti per qualche guaio commesso in disgrazia. Per cui papà Bob è obbligato a restarsene in casa, a badare ai primi batticuori dell’adolescente Violet, ai primi exploit di Jack Jack che subito rivela poteri inaspettati: ma il cattivo di turno ricomporrà la famiglia nuovamente pronta a nuove avventure. Durata 118 minuti. (Ideal)

 

Johnny English colpisce ancora – Comico. Regia di David Kerr, con Rowan Atkinson e Olga Kurylenko. La faccia di Mr Bean prestata allo spionaggio supertecnologico e insidioso. Ovvero un attacco informatico mette davanti agli occhi di tutti l’identità di tutti gli agenti britannici, fatta eccezione per il nome del nostro protagonista. Che è richiamato dalla pensione e rimesso in campo per ritrovare l’identità dell’hacker che ha svelato al mondo quella montagna di segreti. Durata 88 minuti. (Uci)

 

Millennium – Quello che non uccide – Drammatico. Regia di Fede Alvarez, con Claire Foy e Sverrir Gudnason. I personaggi sono quelli inventati dalla penna di Stieg Larsson, ma il titolo in questione lo dobbiamo alla scrittura di David Lagercrantz, scelto dalla famiglia dello scrittore a continuarne l’opera, quando egli morì nel 2004 a 50 anni (alla compagna di Larsson – ci dicono le cronache -, esclusa dall’eredità, restano le prime duecento pagine di un romanzo incompiuto: l’incipit di un prossimo film tutto da sviluppare?). Ancora Lisbeth Salander, che ha prima (nelle produzioni svedesi) avuto il viso di Noomi Rapace e poi (nel rifacimento americano di David Fincher) quello di Rooney Mara: oggi ha quello inatteso di Claire Foy, la Elisabetta II della serie britannica “The Crown”. La hacker è qui alle prese con una organizzazione che si tiene ben stretto un programma informatico, oltre che con il suo doloroso passato famigliare. Il suo ruolo toglie spazio al giornalista Blomkvist, che in precedenza invadeva lo schermo con il peso non indifferente di Daniel Craig. Durata 117 minuti. (F.lli Marx sala Harpo anche V.O., Ideal, Lux sala 1, Reposi, The Space, Uci)

 

Museo – Folle rapina a Città del Messico – Drammatico. Regia di Alonso Ruizpalacios, con Gael Garcìa Bernal e Leonardo Ortizgris. Gli eterni studenti Juan e Benjamin hanno un’idea folle per risolvere la monotonia delle loro vite: depredare il Museo Nazionale di Antropologia di Città del Messico. I due riescono con grande fortuna nell’impresa e trafugano alcuni dei reperti precolombiani più preziosi. Solo la mattina dopo però, quando scoprono che i media stanno descrivendo il loro colpo come un vero e proprio attacco alla nazione, comprendono la gravità e le implicazioni del loro operato. Cercheranno di correre ai ripari. Durata 128 minuti. (Romano sala 1)

 

Nessuno come noi – Commedia. Regia di Volfango De Biasi, con Alessandro Preziosi e Sarah Fellerbaum. Dal romanzo di Luca Bianchini, Torino anni Ottanta. Padri e figli, tutti quanti incasinati. Umberto, docente universitario, pieno di fascino e sciupafemmine, alle prese con un matrimonio ormai agli sgoccioli, incontra Betty, giovane insegnante di liceo, bella e single per scelta, il giorno in cui con la moglie va ad iscrivere il figlio Romeo nell’istituto dove Betty insegna. Amore e passione a prima vista. In parallelo, Vince è innamorato di Cate, sua compagna di classe, persa dietro gli occhi di Romeo. Durata 100 minuti. (Reposi)

 

Il Presidente – Drammatico. Regia di Santiago Mitre, con Ricardo Darin. Scena politica e vita privata per il presidente argentino Hernan Blanco: mentre l’opinione pubblica gli rinfaccia la sua debolezza nel prendere certe decisioni, sempre manovrato da qualcuno al di sopra di lui, deve combattere con i problemi mentali della figlia e con la notizia di certi finanziamenti di qualche anno prima che sta trapelando. Proprio quando si svolge un importante vertice con gli altri paesi sudamericani, deciso a discutere un programma per lo sviluppo dell’intero paese e per sottrarsi in maniera pressoché definitiva dall’influenza statunitense, un vertice dove il presidente brasiliano spinge per lo strappo immediato mentre quello messicano non vorrebbe del tutto sottrarsi alla sfera di influenza dei vicini di casa. Durata 114 minuti. (Classico, Due Giardini sala Ombrerosse)

 

Quasi nemici – Commedia. Regia di Yvan Attal, con Daniel Auteuil e Camélia Jordana. Neïla Salah è cresciuta a Créteil, nella multietnica banlieu parigina, e sogna di diventare avvocato. Iscrittasi alla prestigiosa università di Panthéon-Assas nella capitale francese, sin dal primo giorno si scontra con Pierre Mazard, professore celebre per i suoi modi bruschi, le sue provocazioni e il suo atteggiamento prevenuto nei confronti delle minoranze etniche. La proprio Mazard, per evitare il licenziamento all’indomani di uno scandalo legato a questi suoi comportamenti, si ritroverà ad aiutare Neïla a prepararsi per l’imminente concorso di eloquenza. Cinico ed esigente, il professore potrebbe rivelare di essere proprio il mentore di cui la ragazza ha bisogno, tuttavia entrambi dovranno prima riuscire a superare i propri pregiudizi. Durata 95 minuti. (Nazionale sala 1)

 

Lo Schiaccianoci e i Quattro Regni – Fantasy. Regia di Lasse Hallstrom e Joe Johnston, con Helen Mirren, Morgan Freeman e Keira Knightley. Tratto dal racconto fantastico di Hoffmann, scritto nel 1816, e il balletto musicato da Čajkovskij quasi un secolo dopo. Come ogni vigilia di Natale, il signor Drosselmeyer e sua figlia Clara si riuniscono con gli altri ospiti nel grande salone della loro casa, per partecipare alla abituale magnifica festa: durante i festeggiamenti però avviene un fatto insolito. Seguendo un filo dorato che attraversa tutti i corridoi della casa, la giovane Clara viene condotta in un mondo magico e sconosciuto, diviso in quattro reami incantati. Durata 99 minuti. (Massaua, GreenwichVillage sala 1, 2, 3, Ideal, Reposi, The Space, Uci)

 

Sogno di una notte di mezza età – Commedia. Regia di Daniel Auteuil, con Gérard Depardieu, Adriana Ugarte, Sandrine Kiberlain e Daniel Auteuil. Arrivato ai settanta, Patrick ha detto addio alla moglie e s’è messo accanto una splendida creatura spagnola, Emma, che ha la metà dei suoi anni e arde dal desiderio di presentarla all’amico di sempre Daniel, invitandosi ad una cena “tra coppie”. La moglie di costui, Isabelle, non ne vuole affatto sapere anche perché la ex era la sua migliore amica. Ma la serata si farà: e forse potrebbe prendere risvolti inattesi, dal momento che il padrone di casa pecca di una fervida immaginazione e non resta certo insensibile al fascino della giovane Emma. Durata 94 minuti. (Due Giardini sala Ombrerosse, GreenwichVillage sala 3)

 

Soldado – Azione. Regia di Stefano Sollima, con Josh Brolin e Benicio del Toro. Il seguito dell’acclamato “Sicario”, ancora lo stesso sceneggiatore (che nel frattempo ha scritto e diretto “I segreti di Wind River”, tra i nativi e i territori innevati del nord degli Stati Uniti) Taylor Sheridan, un cambio per il regista che non è più Dennis Villeneuve ma il nostro Sollima, catturato nella macchina hollywoodiana dopo i successi dei televisivi “Gomorra” e “Romanzo criminale” e di “Suburra” sugli schermi. Cancellata qui la parte femminile di Emilt Blunt, restano gli eroi Brolin e del Toro: questo ancora Alejandro, agente colombiano prestato agli States e bruciato dalla vendetta dopo che il cattivo narcotrafficante gli ha ucciso la famiglia, quello continua a essere il “sicario” di un tempo, pronto a obbedire a chi gli ordina di colpire chi gli sta portando la guerra e gli assassini in casa. Non soltanto migranti ma anche terroristi continuano a oltrepassare i confini, per contrastare tutto questo si decide di rapire la figlia di Reyes, il malvagio di turno, e far ricadere la colpa su di un cartello avverso per scatenare una guerra tra i diversi gruppi. Non tutto andrà come previsto. Accanto alla storia principale, quella del percorso avviato da una giovanissima recluta verso un solido apprendistato al crimine, nel trasporto di immigrati illegali, strada secondaria ottima per un avvincente terzo capitolo. Durata 122 minuti. (Uci)

 

The wife – Vivere nell’ombra – Regia di Björn Runge, con Glenn Close e Jonathan Price. La storia di una donna e di una moglie, quarant’anni trascorsi a sacrificare il proprio talento e i propri sogni, lasciando che suo marito, l’affascinante e carismatico Joe, si impadronisca della paternità delle sue opere. Joan assiste, per amore alla sfavillante e glOriosa carriera dell’uomo, sopportando menzogne e tradimenti. Ma alla notizia dell’assegnazione del più grande riconoscimento per uno scrittore – il premio Nobel per la letteratura – la donna decide finalmente di dire basta e di riprendersi tutto quello che le spetta. Durata 100 minuti. (Eliseo Blu, GreenwichVillage sala 3)

 

Ti presento Sofia – Commedia. Regia di Guido Chiesa, con Fabio De Luigi, Micaela Ramazzotti e Caterina Sbaraglia. Replay di casa nostra dell’argentino “Se permetti non parlarmi di bambini” uscito tre anni fa. Un padre divorziato, un padre premuroso e attaccatissimo alla propria creatura di dieci anni, che sbarca il lunario vendendo strumenti musicali, innamorato di una donna, Mara, indipendente, dal carattere forte, fotografa in cerca della sua strada, personalissima, che al loro primo appuntamento gli rivela di non volere assolutamente dei bambini, che anzi i bambini, tutti, lei li detesta. Sarà una gara quotidiana per l’imbranato Gabriele a costruire le proprie giornate in funzione della presenza dell’una o dell’altra sua donna, come la sua casa, adattata secondo le circostanze. Tra bugie, sotterfugi, manovre inverosimili, conflitti e soluzioni. Durata 98 minuti. (Massaua, Reposi, The Space, Uci)

 

Un affare di famiglia – Drammatico. Regia di Kore’eda Hirokazu. Palma d’oro a Cannes lo scorso maggio. Nella Tokio di oggi, una famiglia (ma la considereremo così fino alla fine?) sbarca il lunario facendo quotidiane visite ai supermercati: per rubare. Ruba il padre che si porta appresso il figlio (?), torna a casa da una moglie che ha accanto una ragazza che potrebbe essere la sorella minore e una vecchia dolcissima che tutti chiamano nonna. Sentimenti, aiuti reciproci, l’arte di arrangiarsi, il coraggio di tentare a vivere insieme. Finché un giorno il capofamiglia porta a casa togliendola al freddo e alla solitudine una ragazzina, abbandonata da una madre forse violenta che non si cura di lei. Il mattino si dovrebbe riconsegnarla, ma nessuno è d’accordo: la nuova presenza farà scattare nuovi meccanismi mentre un incidente imprevisto porta definitivamente alla luce segreti nascosti che mettono alla prova i legami che uniscono i vari componenti. Durata 121 minuti. (Massimo sala 2)

 

Uno di famiglia – Commedia. Regia di Alessio Maria Federici, con Pietro Sermonti, Lucia Ocone, Nino Frassica e Sarah Felberbaum. Mai salvare la vita ad un giovane studente, non perché viene a lezione da te ma perché guarda caso è il figlio di un boss della ‘ndrangheta. La cosa può cambiarti la vita. Succede a Luca, uomo sbiadito ma integerrimo, ancora alla ricerca della propria strada, che sbarca il lunario con qualche lezione di dizione e si fa mantenere in pratica dalla giovane e bella fidanzata. Gli ingranaggi cambiano inevitabilmente, ti ritrovi a esser considerato uno di casa nella casa del padrino, a vederti piovere soldi più del dovuto, a ricevere una macchina in regalo, ad accettare quei compromessi che hai sempre evitato. Durata 97 minuti. (Massaua, Reposi, The Space, Uci)

 

Venom – Fantasy. Regia di Ruben Fleischer, con Tom Hardy, Riz Ahmed e Michelle Williams. Ancora un prodotto ricavato dai fumetti targati Marvel. Un fior di giornalista, dedito a investigazioni e articoli, mentre indaga sulle malefatte di uno scienziato pazzo, tutto sprazzi e illegalità, viene contaminato da un alieno che si introduce nel suo corpo e ne diventa il doppio. Se ne ricava simpaticamente un misto di bene e di male, di dottor Jeckill e Mr Hyde, con due personaggi che intimamente chiacchierano e discutono tra loro, con l’unica e insomma definitiva aspirazione verso quella giustizia che protegga tutti. Tenersi già pronti per un sequel. Durata 103 minuti. (The Space, Uci)

 

Il verdetto – Drammatico. Regia di Richard Eyre, con Emma Thomson, Fionn Whitehead e Stanley Tucci. Tratto dal romanzo “La ballata di Adam Henry” di Ian McEwan. Mentre il suo matrimonio con Jack vacilla, l’eminente Giudice dell’Alta Corte britannica Fiona Maye è chiamata a prendere una decisione cruciale nell’esercizio della sua funzione: deve obbligare Adam, un giovane adolescente che sta per compiere i diciotto anni, a sottoporsi a una trasfusione di sangue che potrebbe salvargli la via, contro le certezze di genitori che fanno parte dei testimoni di Geova e sono contrari a quella decisione. Contro l’ortodossia professionale, Fiona sceglie di andare a far visita al ragazzo in ospedale.Quell’incontro avrà un profondo impatto su entrambi, suscitando nuove e potenti emozioni in Adam e sentimenti rimasti a lungo sepolti nella donna. Una delle migliori interpretazioni della Thompson, una splendida quanto serrata prima parte del film: quando poi, all’entrata in scena del ragazzo, si intravedono all’orizzonte conflitti amorosi e materni da sempre soffocati, qualcosa nella storia scricchiola, si allunga in dialoghi e giravolte a tratti non necessari, il ritmo s’allenta, il sentimentalismo meno a freno finisce col “rovinare” un bellissimo personaggio femminile cui all’inizio ci eravamo affezionati. Tucci sembra entrato nella vicenda per sbaglio, un altra faccia in un altro luogo. Da vedere comunque. Durata 105 minuti. (Ambrosio sala 1, Eliseo Grande, Massimo sala 2 anche V.O.)

Nathlie Provosty al Museo del Risorgimento

Fino al 6 gennaio 2019

Pittura astratto-concettuale. Morbida ma coraggiosa. Libera di trattenere, nelle ampie evoluzioni del segno, universi reali e mentali in cui giocano ad ampio raggio misteriose trasposizioni di memorie o di esperienze di vita o riflessi dell’anima cui siamo invitati a partecipare senza mai comprenderne a fondo i significati più veri e ben nascosti. Si presenta così l’arte di Nathlie Provosty:“Forme che slittano,l’una dentro l’altra, che dialogano attraverso richiami, echi e riferimenti cromatici oltre che concettuali”. Americana di Cincinnati (Ohio), a Nathlie Provosty, che oggi vive a New York – Brooklyn, il Museo Nazionale del Risorgimento di Torino dedica un’interessante mostra – ritornando così ad omaggiare l’arte contemporanea, nella specifica occasione della XXV edizione di “Artissima” – realizzata in collaborazione con “APALAZZO GALLERY” di Brescia. Per l’artista, si tratta della prima personale europea ospitata negli spazi prestigiosi di un Museo, pur se sue opere fanno già parte delle Collezioni di importanti Musei americani, dal Museum of Modern Art di New York al Colby College e al Farnsworth Museum, entrambi nel Maine, a Waterville e a Rockland. A Torino, nella “Sala Plebisciti” di Palazzo Carignano, la Provosty propone il monumentale lavoro (427 x 488 cm.) “Life of Forms” del 2017, un dipinto formato da quattro pannelli giustapposti, il più grande che mai abbia realizzato ma che, nonostante le dimensioni, continua a percorrere i sentieri di quella soffusa intimità e attenzione particolare ai dettagli che in generale contraddistinguono tutti i suoi quadri. In mostra troviamo anche altre due serie di lavori dell’artista, “Triptych (v)” e “Noon”, che servono a completare e a ben comprendere un breve ma intenso viaggio fra le opere più rappresentative della sua odierna produzione. Su carta o su tela la pittrice racconta in astratto una geografia di “forme” che paiono quasi apparire per caso seguendo voli mentali che sono parte viva del suo mondo. Reale e spirituale. Fra illusione e astrazione. Attraverso cifre stilistiche assolutamente attente alla definizione di dettagli che richiedono sforzi particolari di osservazione, pur   nell’uso parsimonioso e personalissimo di una tavolozza dai “colori estremi”, in cui spiccano– in un alternarsi misurato di luci e ombre – i rossi profondi, come i bianchi pallidi e luminosi e, soprattutto, i neri che più che neri sono la sapiente combinazione di blu scuro, viola e pigmenti vari di carbonio, ove spaziano immagini inattese lasciate galleggiare in fluttuanti magmi materici, alla ricerca di verità narrative non poi così necessarie alla reale comprensione (soprattutto emotiva) del quadro. Di forte suggestione è anche l’allestimento espositivo della rassegna, appositamente studiato per far dialogare le opere pittoriche con un’ambientazione sonora realizzata ad hoc dal musicista Andrea Costa, fondatore del gruppo elettronico “Monuments”, nonché autore di molte colonne sonore. La diffusione musicale è stata infatti calibrata, così da risultare ottimale all’ascolto nel punto preciso di miglior contemplazione delle opere. Allontanandosi da questo punto ideale si otterrà uno sbilanciamento sonoro fra le fonti, esattamente come la visione dell’opera diventerà parziale, o distorta nelle forme, per il mutare della prospettiva. Sabato 3 novembre, in occasione della Notte delle Arti Contemporanee, il Museo resterà straordinariamente aperto fino alle ore 23, con ingresso gratuito a partire dalle ore 18.

Gianni Milani

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“Nathlie Provosty”

Museo Nazionale del Risorgimento Italiano – Sala Plebisciti, via Accademia delle Scienze 5, Torino; tel. 011/5621147 – 5623719 o www.museorisorgimentotorino.it

Fino al 6 gennaio 2019 – Orari: mart. – dom. 10/18; lunedì chiuso

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Photo: Delfini Sisti Legnani e Marco Cappelletti, Courtesy dell’Artista e “APALAZZO GALLERY”

– Nathlie Provosty: “Life of Forms”, quattro pannelli, olio su tela, 2017 

 

Le “Luci d’artista” si riaccendono fino a gennaio

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La ormai tradizionale manifestazione, una vera e propria mostra d’arte contemporanea a cielo aperto – progetto della Città di Torino realizzato da IREN Energia Spa e Fondazione Teatro Regio Torino, con il sostegno di IREN, Compagnia di San Paolo, Fondazione CRT e Intesa Sanpaolo -, illuminerà le piazze e le strade di Torino fino al 13 gennaio . La ventunesima edizione vedrà allestite 23 opere d’arte contemporanea: 13nella Circoscrizione 1 (l’area del centro) e 10 nelle altre sette circoscrizioni. La rassegna, offre a cittadini e turisti scenari inediti grazie al contributo creativo di artisti di fama internazionale che hanno realizzato nel tempo un patrimonio significativo di opere luminose. È stata progettata nel 1997 con l’obiettivo di portare l’arte fuori dagli spazi istituzionali. La cerimonia di inaugurazione, mercoledì 31 ottobre, prenderà il via alle ore 17.00 in via Giulio Gianelli – Giardino Pietro Rava (Circoscrizione 8), con il progetto Mi illumino anch’io a cura di Assemblea Teatro. Si potrà assistere alla lettura di fiabe e filastrocche di Gianni Rodari, performance di teatro di strada, esibizioni di musica e danza dei bambini della scuola e dei musicisti itineranti della Parrocchia San Giovanni Maria Vianney. Inoltre, in via Piobesi, sarà presente il BiblioBus a cura del Servizio Biblioteche della Città. Qui, alle ore 19.00, con l’accensione dell’opera My Noon di Tobias Rehberger si illumineranno in contemporanea tutte le altre installazioni, dando il via alla nuova edizione della rassegna. Sarà presente l’artista Tobias Rehberger, impegnato nel  progetto ‘Incontri illuminanti Con L’arte Contemporanea’, realizzato dalla Città di Torino in collaborazione con la Circoscrizione 8 e in cooperazione con il Teatro Regio di Torino, il Dipartimento Educazione della GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea e il Programma Attività Educative e Formative del PAV Parco Arte Vivente – Centro sperimentale d’arte contemporanea, con il coinvolgimento della Scuola Elementare Collodi e di altre realtà scolastiche e associative operanti nel territorio. Ripetuta negli anni, Luci d’Artista ha consentito a tutti (non solo agli esperti d’arte contemporanea) di fruire dei lavori di maestri di fama internazionale. Le opere luminose, infatti, sono diventate occasione di dialogo tra il sistema dell’arte contemporanea e il grande pubblico. Portando la collezione nel tessuto urbano si è raggiunta una più ampia fruizione dell’opera d’arte e sollecitato i cittadini a rapportarsi con più familiarità.

(foto: R. Perna / il Torinese)

Viaggio tra filosofia e pittura nelle opere di Demarchi

“Alle radici. L’origine del pensiero in astrazione” è il titolo della mostra dell’artista torinese Roberto Demarchi, che sarà ospitata dal 7 novembre prossimo presso le sale dell’ Archivio di Stato, nella centrale piazza Castello. L’esposizione vuole creare un fil rouge tra la pittura ed il pensiero filosofico, in particolare quello presocratrico, quando, tra il VII ed il IV secolo a.C, in diverse piccole isole del bacino del Mediterraneo, alcune delle quali arroccate sulle coste dell’attuale Turchia, della Sicilia e dell’Italia meridionale, uomini sapienti incominciarono a cercare di spiegare e capire il significato delle cose, facendo luce sul mistero dell’esistenza. La mostra propone nove tavole di grandi dimensioni che interpretano, con un linguaggio pittorico astratto, l’essenza del pensiero di altrettanti filosofi presocratici. All’Archivio di Stato saranno presenti tre opere dell’artista per sala corredate di didascalie inerenti la vita ed il pensiero di questi antichi sapienti. Queste opere non sono mai state esposte in precedenza e si ricollegano al ciclo “Peri Physeos” che nasce nel 2001, il cui primo catalogo venne presentato a Roma nel 2003, in Campidoglio, ed a Torino a Palazzo Bricherasio.

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Le opere sono state realizzate tutte su tavole in legno, a tecnica mista; convivono materiali tradizionali quali l’acrilico, l’olio, le tempere con altri più “eretici”, quali cementi, colle, gessi, scelti a seconda delle loro potenzialità espressive. Nella prima sala sarà esposto un grande pannello con un testo introduttivo ed una cartina geografica del bacino medio-orientale del Mediterraneo in cui saranno evidenziati i luoghi dove vissero i nove filosofi trattati. L’intento di questi sapienti, “sophoi”, che iniziarono ad indagare non più secondo il modo poetico e favolistico del mito, ma seguendo un metodo logico-razionale, era la ricerca della “aletheia”, vale a dire “verità” sul mistero delle cose. D’altronde in greco la parola “luce”, “phaos”, ha la stessa radice di “phainomai” ( apparire), la stessa che ritroviamo in “sophia”, “sapienza”. Talete, Anassimandro, Anassimene, Pitagora, Parmenide, Eraclito, Empedocle, Anassagora e Democrito furono alcuni dei più importanti filosofi che, per primi, filosofarono e furono impropriamente definiti “presocratici”, capaci di aprire la strada alla speculazione di Platone ed Aristotele, che avrebbero condizionato il modo di pensare fino ad oggi dell’Occidente. In questo modo di pensare l’Europa contemporanea formalmente “unita” ma, in realtà, così divisa e conflittuale si possono ritrovare le proprie comuni radici.

Mara Martellotta

 

“For You”

Racconti, curiosità ed eventi. La musica al servizio della gente

Correva l’anno 1997 ed un ragazzo, il mio ragazzo, mi dedicava “For You” di Kenny Lattimore; un anno dopo moriva, ma non per amore. E moriva un pezzo di me. Un artista questo, oramai cinquantunenne, di cui abbiamo ascoltato poco e sentito parlare anche meno. Statunitense, bello ma bello vero, debutta nel 1996 a gran voce nell’ambito R&B ed esce con questo brano che ebbe una risonanza pazzesca all’interno dell’album che fece guadagnare a Lattimore una vittoria come miglior nuovo artista ai NAACP Image Awards nel 1996, e alla fine raggiunse lo status di vendite d’oro. For you lascia quel non so che di malinconico a chi lo ascolta, non fosse altro per l’illusione che traspare di poter, per amore, quello vero, cambiare anche se stessi, ad ogni costo. Utopia totale dal momento che per amore sarebbe bene non dover cambiare mai. Un brano ricco di armonie melense che richiamano quelle sere sulla spiaggia a fare l’amore e promettersi cose improbabili come: una promessa di fedeltà. “All I do is for you”….citava Lattimore col suo sorriso meraviglioso ma non fu capace nemmeno lui di tener fede alle promesse poiché la storia narra di un matrimonio con Chanté Moore il 1 ° gennaio 2002 che però termino’ nel 2011 perchè, si sa, tutto finisce e non basta una canzone a tenerlo in vita! Nel 2003, lui e sua moglie hanno registrato un album di duetti intitolato Things That Lovers Do composto da canzoni soul classiche degli anni ’70 e ’80 più due nuove canzoni originali. I singoli di spicco sono stati il ​​liscio e contemporaneo “Loveable (From Your Head To Your Toes)” e una cover funky e allegra di “You Do not Have To Cry” di René & Angela . Il video musicale di quest’ultimo ha visto una Chanté Moore molto incinta poco prima di dare alla luce il figlio della coppia Kenny Jr. il 10 aprile 2003; Il 36 ° compleanno di Lattimore. Lattimore e Moore hanno continuato a promuovere l’album con uno spettacolo teatrale di grande successo. Dopo il successo di Things That Lovers Do , Kenny ha pubblicato un altro album di duetti con sua moglie. Questa volta, il duo ha battuto lo sforzo precedente con un doppio CD di canzoni d’amore gospel e R & B dal titolo Uncovered / Covered . Il set è stato guidato da due singoli, una brillante produzione di Bryan Michael Cox “Figure It Out” e “Make Me Like The Moon”, un’agitata ballata gospel scritta da Kenny e Chanté e prodotta da Fred Hammond . Uncovered / Covered è stato rilasciato nei negozi il 10 ottobre 2006 su LaFace / Verity / Zomba Music Group e ha debuttato al numero 10 nelle Billboard R & B Charts e al n.Billboard Gospel classifica la sua prima settimana nei negozi. Un recensore ha definito l’album un “motivatore dell’umore impostato in modo appropriato per increspare le coperte del letto matrimoniale”. Vi allego link … brano incantevole va ascoltato ma …Ricordate ”l’amore è eterno….finchè dura!”

https://www.youtube.com/watch?v=5fZzrE97GXo

Chiara De Carlo

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Chiara vi segnala i prossimi eventi …mancare sarebbe un sacrilegio!
Scrivete a musictales@libero.it se volete segnalare eventi o notizie musicali!

Jazz in via Sacchi

Continuano gli appuntamenti del lunedì sera con MILK JAZZ WAY, l’anima jazz e swing del MILK di via Sacchi 65

Questa sera sarà protagonista il pianoforte. Sul palco il Trio ormai consolidato , costituito dal pianista toscano Daniele GORGONE, Marco PICCIRILLO al contrabbasso e Enrico SMIDERLE alla batteria. Nel repertorio del Trio trovano spazio brani originali di Gorgone e standard jazz riletti in modo personalizzato. Gorgone approderà al MILK dopo le due live che ha tenuto in Ucraina al Concert Libraria LVIV (26/10) e in Polonia al Tarnowskie Gòry Jazz Festival (27/10)

 

Daniele Gorgone, pianista energico e brillante classe 1977, è tra i musicisti jazz che più hanno a cuore il senso della tradizione e della cultura jazzistica americana in Italia. Gorgone si è formato attraverso seminari e corsi con docenti italiani quali Dado Moroni, Riccardo Zegna, Stefano Bollani e americani come Barry Harris, Norman Simmons e David Hazeltine.  Lo spettacolo proseguirà alle 23:30 con la jam session funk a cura di The Black City, la coinvolgente band torinese dai ritmi groovy funk, soul, rock & blues che infiammerà il palco con un assaggio del suo repertorio e sposterà il focus della jam dal jazz al funk.

Quella malattia senza scampo che riavvicina due fratelli

PIANETA CINEMA a cura di Elio Rabbione

Valla a cercare, lungo tutto l’arco del film, quell’euforia che Valeria Golino – alla sua seconda esperienza come regista, dopo Miele, riuscitissima – promette. Compare (forse) sotto le vesti dell’affetto completo, della comprensione che non ammette limiti, del riavvicinamento che promette (forse) grandi cose e affetti, nella scena finale, s’allarga sullo schermo, improvvisa, gioiosa, finalmente complice, come un fuoco d’artificio, come quello stormo d’uccelli che prende a zigzagare attraverso il cielo di Roma, tanti piccoli frammenti che si compongono in un corpo unico. Euforia è la storia di due fratelli, un intreccio narrativamente robusto e partecipato dell’autrice in vena intimista ma ben lontana con Valia Santella e Francesca Marciano da ogni facile commozione, tre donne che narrano di uomini (le figure femminili sono accennate, tratteggiate per sommi capi, irrisolte per quel che importava di risolverle) e dei loro sentimenti, dolorosi e sbrindellati, una storia che potrebbe correre il rischio di essere fragile o addirittura scontata nel proprio svolgimento, con il pericolo del già visto, se sempre non vigilassero certe soluzioni e certe verità a frenare e a correggere il discorso della malattia, se la macchina da presa non andasse a cercare certe pieghe inaspettate. La storia di Matteo, innamorato della vita e di tutte le cose – materiali: il denaro, le comode amicizie, gli affari in campo religioso, nella città sporcata di oggi, e gli intrallazzi, la casa con il grande terrazzo, i locali trasgressivi e le tirate di coca – che la vita gli può dare, omosessuale abituato a prendersi il ragazzo che vuole, un compagno accanto che lo adora ma che lui non si sogna nemmeno di andarci a letto. La storia di Ettore, certo non realizzato, insegnante di scienze in una scuola media, da poco tempo s’è separato dalla moglie, qualche attimo di gioia nei giochi con il figlio, dolente, avvizzito, fuori ormai dalla vita, un cancro nel cervello, inoperabile, che Matteo alla notizia gli camuffa da ciste, l’asportazione e sei di nuovo come prima, il professore amico mio mi ha detto il professore mi ha rassicurato, le parole che cominciano a ingarbugliarsi, i ricoveri, le pasticche sempre a portata di mano, una scivolata nel passato con una strisciata di polvere bianca a dirci che forse la perfezione sta da un’altra parte e che i fratelli qualche punto in comune ce l’hanno. Matteo, intraprendendo la sua attività di angelo custode, tenta di mettere il fratello al coperto da ogni più completa conoscenza, lo ospita in casa, gli presta quell’autista e quella carta di credito cui certo non è abituato, lo protegge, gli fa respirare momenti di libertà, la gita al mare con la donna che potrebbe essere la nuova compagna, gli sfoglia illustrati cataloghi di Lourdes per poi scarrozzarlo tra le montagne della Bosnia in qualche pellegrinaggio di ragazzi ispirati, se ne serve quando lo fa sloggiare dalla loro camera perché ha appena trovato una momentanea anima gemella: e i due fratelli si seguono da vicino, si guardano e si conoscono, scoprono qualcosa l’uno dell’altro, scoppiano in quelle verità che vengono a galla in urla e in parole che feriscono e che il giorno dopo non vorresti aver detto. Golino nel suo Euforia – benissimo accolto lo scorso maggio a Cannes nel cartellone di “Un certain regard” – sa calibrare certi momenti del ritrovarsi, certi silenzi e quelle sospensioni che ingigantiscono il racconto, fruga negli sguardi e nei ricordi, nelle cose mai dette, crea con convinzione un mondo altro che accorre in aiuto del presente. Ha a che fare con la malattia e con la morte che non tarderà ad arrivare, come in Miele ci parlava di suicidio assistito, ma sa alleggerire il non facile percorso con un sorriso rubato, con una nota allegra che rovescia il resto della scena, con la vita sopra le righe di Matteo. Che è un Riccardo Scamarcio capace di sostenere il peso maggiore della storia, di convincere per quella faccia da schiaffi che chiunque rifiuterebbe, per il suo sapersi mettere con precisione negli ingranaggi dell’illecito, per guardare il quotidiano dall’alto e farlo suo, completamente. Valerio Mastandrea è Ettore e gioca sapientemente al ribasso, va per sottrazioni, asciuga il proprio personaggio, lo sussurra, abita le retrovie: e in questo apparente nascondersi si dimostra ancora una volta l’eccellente attore che conosciamo, nella umanità dei silenzi e degli sguardi, del perdente.

 

 

Riccardo Scamarcio e Valerio Mastandrea in alcuni momenti di Euforia; Valeria Golino poche sere fa alla presentazione del film nella sala gremita dell’Ambrosio.

 

Sant’Eusebio, di nuovo fruibile la cappella del martirio

La cappella che raffigura il martirio di Sant’Eusebio è la chiave di accesso che porta al percorso devozionale del Sacro Monte di Crea (che insiste sul territorio comunale di Serralunga di Crea in Provincia di Alessandria). Si trova a poche decine di metri dalla frazione Forneglio, lungo la strada che porta al Santurario mariano. Il 27 ottobre 2018 rimarrà sicuramente una data importante nella sua storia perché la sua visione è tornata praticabile per i fedeli, i turisti e gli amanti di storia dell’arte, perché in tale data sono stati ufficialmente presentati i lavori del restauro che l’ha resa fruibile, completamento di un percorso durato ben quarantun anni. Tutto era nato da un atto ignobile, quanto stupido, di vandalismo. Ignoti, nel lontano 1977, la sfregiarono e distrussero con bastonate le statue di quello che per gli abitanti della zona era il primo luogo di culto che portava al Sacro Monte. A dare l’allarme fu l’allora padre guardiano Antonio Brunetti (allora a Crea c’erano i francescani, adesso questa proprietà della Diocesi di Casale Monferrato ha visto affiancare alla presenza del rettore, monsignor Francesco Mancinelli, anche quella delle sue domenicane provenienti a Chieri) e iniziò così un percorso di recupero che si è protratto per anni, ben quattro decadi, in parte anche per cause esterne. Per la storia la cappella del Martirio di Sant’Eusebio, come tutto il Sacro Monte, nacque da un’idea di padre Costantino Massino, canonico lateranense, dopo una vista al Sacro Monte di Varallo che raffigurava la Nuova Gerusalemme.

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Il percorso devozionale di Crea, che oggi costa di 23 cappelle e 5 romitori, è invece dedicato a Maria e qui si intrecciano due devozioni, una alla Madonna e l’altra a Sant’Eusebio, primo vescovo di Vercelli, che, come vuole la tradizione, portò qui una statua della Madonna scolpita da San Luca. Ma questo è ciò che narra la leggenda. Certo è che ad Eusebio si fa risalire un primo luogo di culto a Crea. La “Cappella numero 1”, come viene definita nella classificazione dagli studiosi, o “Sant’Eusebio” come la chiamano invece gli abitanti del luogo che per decenni andavano a prendere l’acqua dalla fonte che sgorgava ai suoi piedi (e di cui parleremo poc’anzi, perché ha provocato qualche problema) ha un forte legame con la città di Vercelli, di cui Eusebio è Santo Patrono. Infatti, padre Massino, oltre a “batter cassa” ai Marchesi del Monferrato, lo fece anche alla vicina città e se ne trovano tracce in provvedimenti di quel consiglio comunale nel 1595 quando venne decisa l’erogazione di un contributo in tre tranche, nel 1599 quando se ne parlò in un’altra riunione consigliare perché erano state realizzate le statue e si cercava un pittore per le statue e le pareti, come era d’uso a quel tempo. E sullo sfondo della cappella appare in tutta la sua imponenza la chiesa di Sant’Andrea di Vercelli, a dimostrazine del fortissimo legame che esiste tra la città Eusebio e Crea. Il Sacro Monte e le cappelle ebbero un periodo di abbandono al tempo di Napoleone e delle successive Leggi Siccardi, sino a quando nel 1899 l’ufficio per il Piemonte e la Liguria, antesignano dell’odierne Sovrintendenza, guidato da Ettore D’Andrade effettuò un sopralluogo e dispose un consolidamento delle cappelle.

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Altri interventi si sono avuti nel 1902 alla parte pittorica e all’inizio degli anni Settanta, sino al momento dell’atto vandalico. I lavori di recupero sono iniziati nel 1980 e hanno avuto una fermata nel 1982 perché si era verificato uno sprofondamento del pavimento. All’inizio del percorso devozionale si trovava, infatti, una fontana esterna alimentata da due cisterne sotterranee di acqua sorgiva, filtrata dal pendio. L’acqua, del resto, è un elemento presente in tutti i Sacri Monti, simbolo della Grazia. Ma l’acqua qui è stata causa di infiltrazioni che hanno provocato una notevole problematica nei lavori di restauro. Si rese, pertanto, necessario un intervento che salvaguardasse le statue e la staticità del luogo. Poi vennero gli anni Novanta, critici per il costante dissesto idrogeologico del Sacro Monte e negli anni Duemila è ripresa la fase degli interventi dei recupero, con una nuova sosta forzata nel 2009, quando una frana interessò la strada di accesso al Santuario ed i fondi accantonati per l’intervento alla cappella vennero utilizzati per questo scopo improvviso e non richiesto. Dal 2012 al 2015 si ripresero i lavori per il restauro della parte scultorea e pittorica, con il laboratorio Nicola di Aramengo, che è stato una costante in tutto questo periodo, per la sua altissima professionalità. E grazie alle testimonianze iconografiche si è potuta anche ricostruire, uguale e riproduzione fedelissima dell’originale, la testa di un personaggio al centro della scena della lapidazione che, purtroppo, nel 1977, era andata completamente perduta. L’ultima parte è stata quella degli esterni e del tetto, realizzato grazie al contributo del ministero dei Beni culturali e ad un intervento della Fondazione Crt, nell’ambito del suo “Progetto Restauri – cantieri diffusi”. Il 27 ottobre, pertanto, l’annuncio è stato dato, con un’apposita cerimonia nella sede del Parco di Crea, con l’intervento di Renata Lodari, presidente dell’Ente di gestione dei Sacri monti, monsignor Francesco Mancinelli, vice presidente e Rettore del Santuario, Elena De Filippis, direttore dell’Ente, Monica Fantone, architetto della Sovrintendenza, Massimo Bianchi della Fondazione Crt e del vescovo di Casale Monferrato, monsignor Gianni Sacchi che, dopo aver auspicato che Crea “non sia un Museo, ma un punto che faccia luce a tutti coloro che cercano la luce”, e quindi un luogo di fede, ha poi presenziato, benedicendola, all’inaugurazione vera e propria.

Massimo Iaretti