CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 534

Cinedehors: “Siamo pronti per i film all’aperto”

Caro direttore, per il secondo anno consecutivo siamo alle prese con la pandemia del COVID19. Le nostre attività cinematografiche al chiuso hanno avuto una contrazione forte nell’ultimo inverno e solo in questi giorni, con mille difficoltà, si vedono i primi spiragli di riapertura. Nonostante lo sconforto e le difficoltà abbiamo deciso per il secondo anno consecutivo di investire nel miglioramento della nostra offerta per farci trovare pronti per la stagione estiva.

Rimangono ancora molte incognite, prima fra tutta il persistere del coprifuoco alle 22 che di fatto impedisce ogni tipo di attività. Abbiamo deciso di rilanciare comunque, anche nell’incertezza della situazione, le nostre proposte riformulandole. Abbiamo deciso di investire in creatività e naturalmente in dotazioni tecniche innovative. Per l’estate 2021 abbiamo rinnovato il nostro sito internet e i nostri canali social per fornire al pubblico un servizio maggiormente accurato.
Sul piano tecnologico, un nuovo impianto DCP migliorerà il livello qualitativo delle proiezioni e una nuova biglietteria interamente online completerà i servizi offerti al pubblico di una delle più grandi rassegne di cinema itinerante del nostro territorio. L’innovazione e la dedizione ai nostri progetti potranno essere le chiavi per superare questa situazione ancora complicata. Rimanendo fedeli alla nostra idea di proiezioni in luoghi inconsueti per questa stagione il nostro cinema sarà declinato in cinema all’aperto, drive in, cinema dai palazzi e cinema in pellicola. La nostra idea di cinema all’aperto continuerà ad essere itinerante e massimamente inclusiva consci e consapevoli della nuova situazione che stiamo vivendo. Noi siamo pronti!
Abbiamo lavorato con lo scopo di riuscire a realizzare le nostre proiezioni garantendo la massima sicurezza per gli spettatori e per noi operatori in ottemperanza alle normative. Crediamo che mai come in questa estate ci sia l’esigenza di avere dei momenti di socialità. Con il distanziamento fisico e non sociale, ancora con le mascherine, rispettando tutte le regole. Siamo responsabili e attenti per concederci un film all’aperto in compagnia: noi ci crediamo. Seguiamo l’evolversi della situazione mantenendo i contatti con associazioni, enti pubblici e organizzazioni private per essere pronti, una volta definito il contesto sanitario e legislativo in cui il settore potrà muoversi, a ripartire velocemente.
Gli aggiornamenti sono e saranno disponibili sul nostro sito e sui nostri canali social!
Arianna Airaldi & Giacomo Cuppari
CINEDEHORS
Associazione Culturale

Fossano

Torino riparte con Palazzo Arsenale. Inaugurato il cortile restaurato e presentata l’opera monografica

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Il Palazzo sarà aperto al pubblico con visite guidate.

Dopo un anno di lavori che hanno portato al rifacimento della pavimentazione con preziosa pietra “Luserna” e ad un nuovo sistema di illuminazione, è stato inaugurato stamattina il cortile di Palazzo Arsenale, imponente e maestoso, ed è stato presentato il libro che ne raccoglie la storia, le vicende e le curiosità. La cerimonia è avvenuta alla presenza di Autorità Civili, Militari e Religiose in aderenza alle norme anti-Covid 19.

Il progetto di restauro e valorizzazione, avvenuto in un ottica di riqualificazione ambientale, è stato possibile grazie al sostegno della Fondazione Compagnia di San Paolo, di Intesa Sanpaolo e della Consulta per la Valorizzazione dei Beni Artistici e Culturali di Torino, che ne ha anche coordinato i lavori, e sotto la supervisione della Soprintendenza competente.

Il Generale di Divisione Salvatore Cuoci, Comandante per la Formazione e Scuola di Applicazione dell’Esercito, ha ringraziato gli Enti contributori per il decisivo apporto nel preservare la sede che ospita l’Istituto di Formazione Militare, che costituisce un’eredità culturale e storica per lacittà di Torino.

Nel 2018, è stato dato ulteriore impulso alla già stretta collaborazione tra i due Enti, tramite il Segretario Generale della Fondazione Compagnia di San Paolo, Dott. Alberto Anfossi ed il Capo di Stato Maggiore dell’Istituto di Formazione, Generale di Brigata Roberto De Masi  è stato sviluppato il progetto che ha portato al  rifacimento e alla  valorizzazione del Cortile d’Onore ed alla realizzazione dell’opera editoriale dal titolo “PALAZZO  ARSENALE:  tradizione, modernità e futuro” con le belle immagini dell’Architetto Pino Dell’Aquila.

Nel corso della cerimonia il Presidente della Fondazione Compagnia di San Paolo, Prof. Francesco Profumo ha sottolineato come, dal 1563, la fondazione si prenda cura del patrimonio culturale del territorio, a favore del bene comune, e perché anche le generazioni future possano beneficiare di questa ricchezza. Ha aggiunto poi come Palazzo ex Arsenale sia uno dei più imponenti edifici torinesi, unica testimonianza rimasta del complesso infrastrutturale “Regio Arsenale”, di cui costituiva il cuore e la cui erezione settecentesca, ispirata a planimetrie juvarriane, si è protratta per anni.

Il Presidente di Banca Intesa Sanpaolo, Prof. Gian Maria Gros-Pietro, ha commentato: “Il nostro contributo alla restituzione di questo luogo storico e artistico è un’ulteriore testimonianza dell’attenzione che la Banca rivolge alla promozione del patrimonio culturale e conferma la centralità del legame di Intesa Sanpaolo con Torino.

Il Presidente della Consulta per la Valorizzazione dei Beni Artistici e Culturali di Torino, Dott. Giorgio Marsiaj ha proseguito affermando: “Il tempo che stiamo vivendo ci mette di fronte a sfide di portata storica: è evidente che sono le alleanze e il fare sistema che possono portare i migliori risultati. Vogliamo contribuire a diffondere sapere e bellezza nella consapevolezza che la cultura è leva economica di sviluppo e volano di inclusione sociale”.

Durante la cerimonia nel presentare il libro, il Prof. Walter Barberis, storico, docente universitario, Presidente della Giulio Einaudi Editore e curatore del testo, ha osservatocome ”La Scuola di alta formazione degli Ufficiali, prima piemontesi poi italiani, fin dai suoi esordi, si è illustrata per la qualità scientifica dei suoi insegnanti e la severa selezione dei suoi allievi. Oggi come ieri, rimane uno degli Istituti più reputati a livello internazionale, orgoglio di Torino e dell’Italia

Maria La Barbera 

Dal 7 maggio è prevista l’apertura al pubblico del Cortile d’Onore da via Arsenale 22 mercoledì, sabato e domenica con orario 18.00 – 20.00

Ingresso libero.

Krishna, il divino amante

Esposti al MAO di Torino dipinti indiani del XVII – XIX secolo appartenenti alle Collezioni del Museo

Fino al 26 settembre In tutto sono quattro. Ma la loro bellezza, trasmessa immutata nei secoli, giustifica il ridotto numero dei pezzi esposti e val bene (eccome!) una visita: quattro dipinti religiosi incentrati sulla figura del dio Krishna, di cui tre di notevoli dimensioni. Il più prezioso è certamente quello a tempera e foglia d’oro su cotone, raffigurante Krishna che suona il flauto omaggiato da due “gopi” o pastorelle o “giovani mandriane”. Il dipinto (India – Rajasthan, XVII secolo d. C.) ha come quinta un albero di mango al centro, con alberi di “kadabamba” ai lati e piante di banano in primo piano. Curata da Claudia Ramasso e Thomas Dahnhardt, l’esposizione, allestita al “MAO – Museo d’Arte Orientale” di Torino, si propone di mostrare al pubblico quelle particolari opere pittoriche delle scuole del Rajasthan, denominate “picchavai” che sono grandi dipinti devozionali su tela libera consacrati al dio Krishna, fra le divinità indiane più note in Occidente, manifestazione terrena del dio Vishnu e fulcro della corrente devozionale cosiddetta della “bhakti”. Di grande espressività artistica e tradizionalmente esposti nella sala interna del tempio, dove è venerata l’immagine di Krishna, sono dipinti che raccontano la vita terrena del dio attraverso una serie di contesti diversi, che variano nel corso dell’anno, in base al calendario delle festività relative alla divinità. Particolarmente suggestive ed interessanti sono le raffigurazioni denominate “Raslila”, che ci rappresentano Krishna mentre intesse giochi amorosi con le “giovani mandriane” (“gopi”) nei boschi di Vrindavan, luogo dove la tradizione religiosa colloca la sua giovinezza. Sempre alla corrente della “bhakti” si rifanno anche i componimenti poetici che accompagnano i dipinti. Il più antico risale alla “Bhagavad-gita”, uno dei testi sacri per eccellenza della tradizione hindu e di fondamentale importanza nel contesto delle correnti devozionali krishnaite, che risale al II secolo a.C. e che celebra la maestosità universale del Beato, epiteto attribuito a Krishna. Compiendo un salto temporale dall’antica tradizione brahmanica alle forme più recenti dell’induismo, tre dei quattro componimenti poetici sono invece traduzioni inedite da testi “hindi” ascritti a grandi poeti devozionali del XV – XVI secolo, epoca in cui l’India settentrionale si trovava sotto la dominazione islamica. “I testi letterari della corrente della ‘bhakti’ di questo periodo – spiegano i curatori – evidenziano un ambiente culturale particolarmente fecondo, dove la fede devozionale per il dio amato apre le porte a nuove forme espressive che descrivono compiutamente una società multiculturale in cui musulmani e indù, uomini e donne, attraverso l’espressione artistica, diventano veicoli della simbiosi culturale in atto nella società indiana di quel periodo”. Un bell’esempio, in fondo, per tutte le civiltà asiatiche, e non solo, di allora. E di oggi.
g. m.

“Krishna, il divino amante”
MAO – Museo d’Arte Orientale, via San Domenico 11, Torino, tel. 011/4436932 o www.maotorino.it
Fino al 26 settembre
Orari: merc. giov. ven. 13/20; sab. e dom. 10/19

Gerliczy de Gerlicze e Stirbey Bibescu, nobili d’Ungheria e dei Balcani

La ricerca storica di Armano Luigi Gozzano prosegue sulla famiglia Gerliczy de Gerlicze e Stirbey Bibescu, nobili  d’Ungheria e dei Balcani durante il periodo della guerra di Crimea (detta l’ultima crociata) appoggiata da Cavour, la cui genealogia materna é rappresentata sul dipinto di casa Titus Gozani, fonte di inesauribili informazioni storiche e ultimo Marchese di San Giorgio Monferrato vivente senza eredi maschi, e dalle fonti di Miloslav Gerliczy in Slovacchia.

Lo sciame sismico originato dell’emigrazione dei Gozzani di Luzzogno verso Brolo di Nonio, Briga e Bolzano Novarese, Agliè,Acqui, Asti, Bra, Mondovì, Saluzzo, Ventimiglia, Cereseto e Monferrato casalese e dopo aver costruito i bellissimi palazzi San Giorgio e Treville a Casale Monferrato e il palazzo San Giorgio a Torino poi a Roma, Parigi, Madrid e Ginevra ,e proseguito  in Slovenia, Austria, Germania e Usa (Mass) riaffiora nella regione balcanica. Singolare la genealogia ungherese di Sidonia Von Gozani (1846-1892) sorella di Ferdinando ll e di Arthur già rappresentati e di Ludvik (1849-1916) Marchese di San Giorgio Monferrato sposato con Sophie Josephine Helene Von Neustaedter di Zagabria, da cui Odo von Gozani (1885-1938) a destra dei suoi genitori,nato a Lubiana e morto a Vienna.
Avvocato al servizio d’Austria come amministratore civile nella prima guerra mondiale fu segretario di stato nel 1933-34 , inviato a Budapest nel 1936 e ministro degli interni nel 1937, fu dimesso per le sue idee nazionalistiche. Esercitó una forte influenza ideologica sul movimento del fronte patriottico nel fallito colpo di stato austro-nazista del 1934 e la falsa testimonianza emersa sui Leaders davanti al tribunale militare di Vienna lo portó al suicidio. Sidonia dal matrimonio del 1863 a Lubiana con Josef Maria Coleman Gerliczy ebbe tre figli tra cui Emil Felix Ludvik (1871-1924 morto a Zurigo) sposato con Louise Anna von Korff di Dresda.
Notevole il percorso della famiglia: da Fiume a Lubiana, da Vienna a Monaco di Baviera, Francoforte, Dresda e Berlino, da Budapest a Desk in Ungheria, da Oradea a Câmpina in Romania,a Zurigo, Nizza, Trieste e Santa Maria Maggiore (Val Vigezzo). L’antica casata risale al 1200 e a metà 1600 furono riconosciuti cittadini di Fiume ed entrarono a far parte del locale Patriziato Onorario.Il diploma di nobiltà fu conferito nel 1626 dal Regio Governo dell’imperatore e Re Ferdinando ll del litorale ungarico e confermato nel 1838 per tutti i discendenti di ambo i sessi,mentre lo stupendo stemma fu ufficializzato nel 1774 in sostituzione del precedente del 1557.
Le tre corone d’oro sugli elmi rappresentano la vicinanza presso l’autorità imperiale.
Personaggio di spicco fu Giovanni Felice (1715-1797) capitano comandante e Cavaliere, assessore al commercio e cancelliere della Sanità nel 1758, bisnonno di Josef,era proprietario a Fiume nel 1750 del palazzo barocco Gerliczy, ex sede del teatro con giardino annesso poi ereditato dal fratello Giuseppe nel 1759. Un disegno originale del teatro é custodito nell’archivio di stato austriaco.Tra il 1901 e il 1904 il pronipote Ferenc Gerliczy von Arany
(1859-1914) membro del Parlamento e sposato con Gizela (Gilda) Henriette von Fejérvàry di Vienna costruisce la chiesa di Nostra Signora d’Ungheria accanto al suo castello di Desk.
Notevole prestigio acquisì il loro figlio Felix Vince Ferenc Gerliczy- Burian (1885 Oradea -1954 Nizza ) dal matrimonio con la  principessa Elisabeth (Elsa) Stirbey Bibescu di Câmpina. Nel 1939 ricevette il titolo di conte Gerliczy ed era soprannominato il Liechtenstein.
A Oradea nel 1908 l’architetto Szatarill Ferenc Gerliczy allievo della scuola viennese di Klimt edifica l’attuale Gerliczy palace.
Nel 1928 il castello di Desk fu venduto e trasformato in sanatorio infantile e oggi é sede della clinica medica dell’università di Szedeg.La principessa Elsa (1885-1975 morta a Nizza) era figlia di Dimitrie Stirbey principe di Romania e il cugino di primo grado Barbu Alexandru , presidente del Consiglio dei Ministri,possedeva uno dei più grandi patrimoni della Romania ed era  intimo confidente ed amante della Regina Maria Vittoria che lo soprannominò “il principe bianco” per i suoi modi eleganti e raffinati. Aveva sposato la principessa Nadeja Bibescu cugina di secondo grado, pronipote di Napoleone Bonaparte.Elsa discendeva dal nonno Barbu Dimitrie Stirbey detto il dominatore (boyar dumitrache) sovrano di Muntenia (grande Valacchia con capitale Bucarest) e Oltenia ( piccola Valacchia con capitale Craiova). Sovrano nobile di Valacchia(primo regno)
in  regime di  statuto organico (1849-1853) dovette fuggire a Vienna durante l’invasione russa.Il destino volle che riuscì a rientrare  nel 1854 nel secondo regno proprio per l’intervento del Regno di Sardegna deciso da Camillo Benso Conte di Cavour a fianco di Napoleone III e della Gran Bretagna in difesa della Turchia.Dopo il trattato di Parigi del 1856 Barbu sostenne la riunione dei principati di Moldavia e Valacchia sperando di diventarne principe,ma il suo mandato era scaduto e abdicò ritirandosi a Parigi,poi sepolto nel cimitero di Pére-Lachaise. Bellissimi i loro palazzi edificati a Buftea, Brasov e Bucarest, quest’ultimo venduto nel 2005 dai discendenti per 11 milioni di euro. Quattro secoli prima questi regnanti erano preceduti dai famosi principi Draculesti,Vlad ll Dracul detto il drago e dal figlio Vlad lll Tepes Draculea detto l’impalatore.
L’analisi delle caratteristiche sulla araldica dei Marchesi Gozzani racconta e distingue l’evoluzione delle proprie generazioni , sfatando le leggende monferrine.
Giuliana Romano Bussola.

Le “opere grafiche” di Rocco Zappalà in mostra al Brunitoio

Sabato 8 maggio, alle 17.30, nella Sala Esposizioni “Panizza” di Ghiffa(Vb) l’Officina di Incisione e Stampa in Ghiffa “Il Brunitoio” inaugurerà la mostra dell’artista Rocco Zappalà intitolata “Opere Grafiche”.

L’evento è a cura di Ubaldo Rodari, con i testi di Silvia Converso.  La pratica dell’incisione di Rocco Zappalà si esprime in un linguaggio grafico apparentemente molto scandito e chiaro, ma nasconde in verità una profonda complessità stilistica, estetica e sensoriale. Metodo, tecnica e tensione emotiva sono un’unità inscindibile che connota la sua opera.

Seguendo un processo metodico e rigoroso, l’artista incide manualmente la lastra esprimendo qui i suoi stati emotivi e la sua energia creativa. Nel momento in cui la lastra viene impressa sulla carta, essi si traducono in pure forme astratte e concettuali. La stampa diviene così uno specchio della lastra. La stampa come riflesso delle emozioni. L’opera si trasforma in una superficie dai contorni definiti nello spazio in cui si alternano vuoti e pieni, luce e ombra, ordine e caos. Un gioco imprevedibile di contrasti che traduce sottilmente il linguaggio creativo dell’artista: simmetrie che si sottraggono al rigore formale rivelando asimmetrie giocose, linee dai toni caldi che s’immergono in forme scure, dando forma a geometrie mutevoli e ritmate. Il pensiero si esprime seguendo il percorso dei segni: immagini e colori prendono vita, senza la pretesa di rifarsi alla realtà o a concetti ben precisi. Le stampe di Zappalà sono un’opera aperta, in uno spazio apparentemente finito, e che trascende i propri limiti e la volontà dell’artista: l’occhio scova di volta in volta nuove associazioni e sequenze figurative, materiche e cromatiche, sull’onda del moto dell’anima di chi l’osserva. Quella che Zappalà realizza è una ricercata complessità geometrica puramente astratta. Il suo è un linguaggio espressivo, ritmato da strati, linee, forme geometriche e colori che entrano armoniosamente in dialogo tra loro. All’osservatore spetta il ruolo di interagire con tutti questi elementi visivi e sensoriali e dare loro una voce, decostruendoli e ricomponendoli in infinite sequenze di segni, cariche di significato e piacere estetico. La mostra sarà visitabile sino al 30 maggio, da giovedì a domenica, dalle 16.oo alle 19.00, ovviamente nel rispetto delle misure anti Covid-19 con obbligo di mascherina indossata e distanziamento.

M.Tr.

La ripartenza de “I Concerti del Lingotto”

L’ Auditorium Giovanni Agnelli è pronto dopo una lunga interruzione a ripartire riproponendo i “Concerti del Lingotto”. Sono previsti 4 concerti prima della pausa estiva.

l’inaugurazione è prevista lunedì 10 maggio con l’Accademia Bizantina di Ottavio Dantone e Alessandro Tampieri, con un programma dedicato a Vivaldi. Il concerto prevede 2 orari . Il turno A alle 17.15 mentre il turno B sarà alle 20. Venerdì 21 maggio alle 19.00 il gruppo Les Dissonances formato da Lucas Debargue, David Grimal e Mario Brunello, eseguirà il “triplo concerto per pianoforte violino e violoncello” e la “Sinfonia n. 4” di Beethoven. Mercoledì 30 giugno e giovedì primo luglio chiusura con l’Orchestra da Camera di Mantova diretta da Alexander Lonquich che eseguirà l’integrale dei concerti per pianoforte e orchestra di Beethoven in due serate in doppio turno alle 17. 30 e alle 21. Il 30 giugno (primo, secondo e terzo concerto), il primo luglio (quarto e quinto).

Ulteriori informazioni e aggiornamenti sul sito www.lingottomusica.it

 

Pier Luigi Fuggetta

Quaglieni ricorda Napoleone a 200 anni dalla morte

Giovedì 6 maggio alle ore 18 sulla pagina Facebook del Centro “ Pannunzio”, lo storico Pier Franco Quaglieni ricorderà, nel bicentenario della morte, Napoleone Bonaparte.

Una riflessione storica su un personaggio politico decisivo tra Settecento ed Ottocento, tra Francia post rivoluzionaria, Italia occupata, Europa dilaniata dalla guerra. Napoleone verrà storicizzato come uomo di progresso e contemporaneamente un tiranno. L’attrice Milli Conte leggera’ “Il 5 maggio” di Alessandro Manzoni.

Tre lezioni sull’italiano con Circolo dei lettori per Incipit Offresi

Mercoledì 5, 12 e 19 maggio il primo talent letterario itinerante per aspiranti scrittori

“Incipit. Cominciamo dall’italiano” sono tre incontri online in programma mercoledì 5, 12 e 19 maggio alle ore 18 sull’evoluzione e il fascino della lingua italiana. Gli appuntamenti sono a cura di Fondazione Circolo dei lettori, Fondazione ECM – Biblioteca Archimede e Istituto Italiano di Cultura Barcellona, organizzati in occasione del talent letterario Incipit Offresi. L’obiettivo è riflettere sullo spazio concettuale e geografico occupato dalla nostra lingua, sulla sua incessante trasformazione e sul fascino che da sempre esercita in contesti internazionali per la grande tradizione culturale legata all’espressione letteraria e artistica.

La prima lezione, mercoledì 5 maggio, è affidata alla linguista e ricercatrice in gender studies Manuela Manera, che analizza l’italiano come sfida sociale in continua evoluzione, focalizzandosi su quanto la lingua, portatrice di un grande potenziale discriminatorio, serva non solo a definire la realtà ma soprattutto a determinarla. Mercoledì 12 maggio protagonista è Diego Marani, glottologo neodirettore dell’Istituto Italiano di Cultura di Parigi, autore di “La città celeste” (La nave di Teseo) e inventore della lingua-gioco Europanto, che mette l’italiano, lingua europea, a confronto con le altre lingue che lo circondano, canale di scambio con l’alterità. L’ultima lezione, mercoledì 19 maggio, è tenuta da Paolo Gravela, docente all’Istituto Italiano di Cultura Barcellona, che racconta la bellezza dell’italiano ma anche le sue “trappole” quando lo si insegna e lo si impara all’estero, in particolare in un contesto di idiomi “fratelli” come lo spagnolo e il catalano.

Gli incontri sono trasmessi online su circololettori.it e sulle pagine Facebook di Circolo dei lettori e Incipit Offresi.

Mercoledì 5 maggio, ore 18

Incipit. Cominciamo dall’italiano #1

Lingua, società, genere

Con Manuela Manera, linguista e ricercatrice in gender studies

Mercoledì 12 maggio, ore 18

Incipit. Cominciamo dall’italiano #2

L’italiano di confine

Con Diego Marani, glottologo, direttore Istituto Italiano di Cultura di Parigi, autore di “La città celeste” (La nave di Teseo)

Mercoledì 19 maggio, ore 18

Incipit. Cominciamo dall’italiano #3

L’italiano visto da fuori

Con Paolo Gravela, docente Istituto Italiano di Cultura Barcellona

INFO

www.incipitoffresi.it – info@incipitoffresi.it

tel. 011 80.28.722/588 – cell. 339 521.48.19

Sono in libreria le “Opere di Mario Lattes”

I tre volumi di scritti editi e inediti, raccolti per la prima volta insieme, del celebre scrittore (ma non solo) torinese

Monforte d’Alba (Cuneo) Scrittore, ma anche editore, pittore, incisore, collezionista ed animatore culturale, Mario Lattes (Torino , 1923 – 2001) fu uno dei più rappresentativi ed eclettici intellettuali del secolo scorso, “testimone lucido e anticonformista del suo tempo, capace di misurarsi con l’arte, la letteratura, l’editoria e la promozione culturale”. A lui, per omaggiarne la memoria nel ventesimo della scomparsa, l’editore “Leo S.Olschki”, dedica la pubblicazione di tre volumi in cofanetto, con l’insieme dei suoi scritti editi e inediti – per la prima volta raccolti insieme – in libreria dallo scorso lunedì 3 maggio e fortemente voluta dalla moglie Caterina Bottari Lattes, cui si deve nel 2009 la creazione a Monforte d’Alba della “Fondazione Bottari Lattes” proprio per portare avanti iniziative ispirate al lascito culturale dell’autore e per promuoverne l’ampio patrimonio delle opere. Titolo “Opere di Mario Lattes”, l’edizione, diretta da Giovanni Barberi Squarotti (professore associato di Letteratura Italiana presso l’Ateneo torinese) e da Mariarosa Masoero ( già professore ordinario di Letteratura Italiana presso l’Università di Torino e presidente della “Fondazione Centro Studi Alfieriani” di Asti), raccoglie numerosi testi di Lattes che erano andati dispersi nel corso degli anni e un corpus importante di materiale inedito, riuniti grazie a un’attenta revisione portata avanti secondo criteri filologici, anche sulla base delle carte autografe conservate negli archivi personali (recentemente riordinati e tutelati dalla Soprintendenza), conservati presso la casa editrice “Lattes” e la “Fondazione Bottari Lattes”.

I tre volumi comprendono dunque: 6 romanzi (“La stanza dei giochi” del 1959, l’inedito “L’esaurimento nervoso” scritto tra il 1964 e il 1965,” Il borghese di ventura” del 1975, “L’incendio del Regio” del 1976 candidato al Premio Strega 1977, “L’amore è niente” del 1982, “Il Castello d’Acqua” uscito postumo nel 2004 e ora pubblicato nell’ultima redazione messa a punto dall’autore), più di 60 racconti (tra cui la raccolta “Le notti nere”), le poesie, due opere teatrali e la tesi di laurea “Il Ghetto di Varsavia”, scritta nella seconda metà degli anni Cinquanta, rimasta a lungo inedita e certamente uno dei più completi saggi su quello che fu il più grande fra i ghetti creati dai nazisti in Europa. A chiudere le “Opere”, anche articoli, saggi e recensioni scritti da Lattes per diverse testate italiane, fra le quali “La Gazzetta del Popolo” e la rivista da lui fondata, “Questioni”. Nel complesso, il lettore si trova dinanzi ad una produzione che “spazia tra diversi generi letterari e si fonda su un autobiografismo ‘sui generis’, nel quale il grigiore e l’apatia della quotidianità si mescolano alle distorsioni del sogno, della memoria e del ricordo”. Ogni volume è, inoltre, accompagnato da immagini di riproduzioni di appunti, manoscritti, dattiloscritti e lettere, con schizzi di disegni e di opere pittoriche selezionate tra quelle più attinenti ai temi dei testi affrontati negli scritti. Scrive Giovanni Barberi Squarotti: “Se dovessimo indicare un fenomeno che contraddistingue i processi compositivi di Lattes e che ricorre con frequenza statisticamente rilevante nelle sue opere, questo è la riscrittura di sé, la riassimilazione del già detto, il travaso da un testo all’altro o da un genere all’altro (specialmente dal racconto al romanzo e viceversa).

L’impressione è che alla base ci sia un profondo sedimento di temi archetipici con una forte valenza simbolica e che su questa base la scrittura proceda nel suo percorso di ricerca anche come riformulazione e progressivo avvicinamento”. Edite, come detto, a vent’anni dalla morte dello scrittore (cui la Città di Torino, nel 2017, ha intitolato i giardini pubblici di piazza Maria Teresa), le “Opere di Mario Lattes” si inseriscono anche fra le iniziative e i progetti che celebreranno nel 2023 i 100 anni dalla nascita dell’artista-scrittore, la cui vita e la cui opera rappresentano un “unicum” nel panorama culturale del secondo Novecento non solo piemontese, e i 130 anni dalla nascita della “Casa Editrice Lattes”, fondata nel 1893 a Torino dal nonno di Mario, Simone. Come avvicinamento alle celebrazioni del centenario, la “Fondazione Bottari Lattes” ha intanto inaugurato un viaggio tra le opere pittoriche di Mario Lattes con la mostra “I mondi di Mario Lattes #1” allestita nella sede di Monforte d’Alba, esponendo per la prima volta alcuni dipinti recentemente acquisiti da collezionisti privati.

Per info: “Fondazione Bottari Lattes”, via Marconi 16, Monforte d’Alba (Cuneo), tel. 0173/789282 o www.fondazionebottarilattes.it/ FB Fondazione Bottari Lattes/ TW @BottariLattes/ YT FondazioneBottariLattes

g. m.

Lo Stabile torinese reincontra il pubblico per un’estate tutta teatrale

“Evviva, ripartiamo” è l’urlo di rinascita che il presidente dello Stabile torinese Vallarino Gancia lancia ad inizio della conferenza stampa rigorosamente in streaming per annunciare l’attività che rivedrà la vita teatrale sui palcoscenici di Carignano, di Gobetti e di Fonderie Limone.

“Abbiamo riaperto e tutto questo è stato possibile perché non ci siamo mai fermati”, come una grande, enorme bottega che non abbia mai smesso di lavorare e sfornare manufatti su manufatti. Con l’orgoglio e la felicità di tutti. E con la consapevolezza di aver ritrovato, allo scoccare delle riaperture, un nuovo, inatteso senso di comunità teatrale, di toccare con mano quell’abbraccio che ancora una volta si ricrea tra palcoscenico e pubblico. Si lancia nell’etere la parola innamoramento e a nessuno pare sprecata. Il lavoro ferve, c’è tanto da fare, una primavera e un’estate ad attendere il pubblico. Lo Stabile di casa nostra è stato il primo a riaprire le porte (dallo scorso 26 aprile), a riprendere, inevitabilmente rivisto e assai corretto, il cartellone Diversamente Classico – infelicemente naufragato per la tragedia e gli effetti della pandemia – per prolungarlo sino a Ferragosto (promessa del direttore Filippo Fonsatti), guardando soprattutto al progetto produttivo che è la spina dorsale dell’ente, eleggendo Filippo Dini regista residente (per un triennio) e affidando a lui l’inaugurazione della stagione 21/22 con un titolo che Fonsatti non rivelerebbe nemmeno sotto tortura (dev’essere un titolo “grosso” e ne siamo già curiosi). Un cartellone che conta 26 titoli di cui 10 produzioni del Tst (8 nuove produzioni esecutive e 2 coproduzioni) e 16 spettacoli ospiti.

“Stiamo coronando un sogno”, rincara la dose Valerio Binasco direttore artistico e non può star fermo sulla sedia. “Oltre la riapertura, produciamo spettacoli, abbiamo messo in cantiere in questi mesi parecchi titoli e siamo pronti ai debutti, “straordinariamente” pronti, senza tacere della profusione di energia e speranza che ci ha aiutato ad andare avanti. Faccio parte di una grande squadra con un grande capitano, Fonsatti”: tutto sembra essere una grande festa più che una conferenza stampa e le pacche sulle spalle – giustamente – non devono mancare.

Già il pubblico affolla le repliche del pirandelliano Il piacere dell’onestà, Binasco interprete e regista (Carignano, fino al 9 maggio) e delle Sedie di Ionesco, nella classica traduzione di Gian Renzo Morte, ancora regia di Binasco e interpreti Federica Fracassi e Michele Di Mauro (Fonderie Limone, fino al 16 maggio, ve ne riferiremo), da stasera Maria Amelia Monti e Roberto Turchetta portano sul palcoscenico del Gobetti La parrucca da La parrucca e Paese di mare di Natalia Ginzburg, per la regia di Antonio Zavatteri (fino al 9 maggio), titolo che vanta già 1200 biglietti venduti, tanto per dimostrare la bulimia di testi teatrali che ha appassionatamente colpito il pubblico. Che potrà nei prossimi mesi tra l’altro ricercare la presenza del Stabile torinese sullo schermo di Rai5: due Pirandello venduti (quattrini che entrano felicemente in cassa), Il piacere e Così è (se vi pare) per la regia di Dini, pluripremiata messinscena. Certamente da rivedere. Dall’11 maggio (sino al 30) il debutto a lungo atteso, in un saltellare di rinvii, di The Spank, testo – la tragedia (?) di due uomini ridicoli (!) – di Hanif Kureishi, romanziere, drammaturgo, sceneggiatore anglo-pakistano di successo, in prima mondiale, con Binasco e Dini (quest’ultimo, elettrizzato per le pillole di saggezza che quotidianamente si vede inviare dall’autore, anche regista); mentre dal 25 maggio (sino al 13 giugno, alle Fonderie, Jurij Ferrini affronterà un titolo da far tremare le vene e i polsi ma grandioso, giusto ormai per i suoi dati anagrafici (come interprete) e per il suo lungo percorso di regista, Morte di un commesso viaggiatore di Arthur Miller. Al suo fianco, lui Willy Loman, specchio rotto della distruzione del sogno americano, Orietta Notari, già nel ruolo della moglie Linda con Eros Pagni e Marco Sciaccaluga, scomparso di recente, regista.

Intanto si allineano altri titoli. 10mg, drammaturgia della giovane Maria Teresa Berardelli, regia di Elisabetta Marzullo, amore, paura, solitudine, desiderio, frustrazione cui si dovrà aggiungere la commercializzazione della malattia attraverso il sistema pubblicitario (Gobetti, dal primo giugno); Risveglio di primavera di Wedwkind che Gabriele Vacis sta preparando con i neodiplomati della scuola dello Stabile (Sala piccola delle Fonderie, dall’8 giugno); Pandora, proposto dal Teatro dei Gordi, nel cuore di Binasco una delle chicche di questa stagione estiva, uno spettacolo senza parole, un bagno pubblico come metafora moderna del vaso da cui sono uscite le disgrazie dell’umanità; Staff only. I mestieri del teatro per la regia di Elena Serra, per un pubblico di giovanissimi; e la gozzaniana Signorina Felicita con Lorena Senestro diretta da Massimo Betti Merlin.

A ribadire ancora una volta che “la scena teatrale torinese è viva” (ancora Binasco) e gode ottima salute, si è deciso di far convivere durante il mese di luglio i cartelloni di “Prato Inglese” (al Carignano, dal 6 luglio) con Molto rumore per nulla per la regia di Silvio Peroni e di “Summer Plays” (al Gobetti, dal 29 giugno) con ben undici interessanti proposte. Infine gli ospiti: Daniele Russo, Silvio Orlando, Gabriele Lavia e Monica Guerritore.

Elio Rabbione

Nelle foto:

Valerio Binasco e Filippo Dini in una scena di “The Spank”, un testo di Hanif Kureishi (foto di Luigi De Palma); “Le leggi della gravità” con Gabriele Lavia; “10mg” diretto da Elisabetta Marzullo (foto di Andrea Macchia); “Pandora” proposto dal Teatro dei Gordi (foto di Noemi Ardesi)