di Enzo Biffi Gentili
In tempi di crisi, alcuni “poteri forti” privati e pubblici torinesi paiono dedicarsi a benevole pratiche di sostegno nei confronti di vari enti e manifestazioni culturali in più o meno gravi difficoltà. È il caso, a esempio, delle rinnovate e riaperte OGR, che sin dalla loro prima mostra del 2017, intitolata Come una falena alla fiamma, hanno accrocchiato opere provenienti, oltre che dalla collezione della Fondazione per l’arte Moderna e Contemporanea CRT e della Collezione della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, che sono in buona salute, anche e tra l’altro opere conservate in alcune delle istituzioni museali pubbliche facenti parte della invece molto sofferente Fondazione Torino Musei come Palazzo Madama, il MAO Museo d’Arte Orientale, la GAM Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea. Ma anche nel recentemente annunciato programma delle OGR per il
2018 sarà concesso spazio a manifestazioni come il Torino Jazz Festival e Club To Club. Qualcuno, come Gabriele Ferraris sul suo blog (http://gabosutorino.blogspot.it/) e altrove, ha visto in questa apertura un’attività di “supplenza di qualche assessore inadeguato e, in generale, di una classe politica in larga parte raffazzonata, velleitaria, assente o inconcludente”, e, tento per gradire, “improvvisatrice e cicalona”. Quindi “piaccia o non piaccia, si ha l’impressione che ormai a Torino i veri assessori alla Cultura siano i vertici delle fondazioni bancarie” (Gabriele Ferraris Torino, se le Fondazioni sono più competenti degli assessori alla Cultura. Il caso Ogr in “Corriere della Sera. Corriere Torino” 18 gennaio 2018). Su un altro fronte, quello pubblico, è La Venaria Reale -struttura che da sempre gode, come si suol dire, di particolari e costose attenzioni, sino a esercitare una sorta di “imperialismo oggettivo” pure sulle altre Residenze Reali fuori città, che sovente dunque espositivamente annaspano, a dichiarare con gran liberalità di essere pronta a ospitare artefatti che l’altrui miseria –dai soliti noti indotta- non riesce a ben valorizzare. Tutto va quindi ben, madama la marchesa? Certamente sì, se si ricorda il testo della canzoncina, da noi
esaltato dal birignao di Nunzio Filogamo (https://www.youtube.com/watch?v=jMGanySpxrE), dove la locuzione-tormentone Tutto va ben… in realtà attenuava la progressiva rovina di un castello… Il “vizio torinese”, a proposito di OGR e altro, non consiste quindi tanto nel “non saper stupire” nella presentazione di questi programmi, come ha sostenuto Laura Milani (in “Corriere Torino” 18 gennaio 2018). Non è il sottotono a preoccupare, ma il sottotraccia. E non ci si riferisce alla caratteristica coniugazione di cortesia e falsità, ma alla propensione, alquanto evidente in questi accadimenti, a una certa “carità pelosa”. Curiosa locuzione, che il linguista Ottorino Pianigiani così spiegava: “carità pelosa dicesi quando sotto specie di carità verso altrui si tende al proprio utile” e che il nostro purtroppo scomparso italianista Giorgio De Rienzo segnalava anche ne I promessi sposi del Manzoni, ove si ritrova “una carità, una carità… non dico pelosa, ma una carità molto gelosa, sospetta…”. Non siamo così diffidenti, ma queste farciture con ingredienti di altri cuochi, ridotti alla fame, di un cartellone o di un’esposizione divengono anche vantaggiose e risparmiose, soprattutto per strutture di cui non è ancora così chiara la missione (e che, per quanto riguarda Venaria, non posseggono una importante collezione). Un po’ di cautela quindi, prima di esaltare queste brave persone: l’aveva capito, già secoli fa, il Buddha: “Nonostante tu sia una buona persona, sarai salvato. Figurati i cattivi”.
di Pier Franco Quaglieni
grande amicizia : Gianni gli metteva a disposizione la macchina targata Torino su cui era solito viaggiare lo scrittore. Un altro grande amico di Gianni fu Jas Gawronski che ,quand’era a Torino, era ospite fisso a casa Agnelli in collina e passava le vacanze con Gianni .
bene farlo nella maniera più consapevole possibile. Eataly prosegue il suo impegno quotidiano nel raccontare e far conoscere cose buone ma anche persone buone. Per questo decide di festeggiare questo undicesimo compleanno con i contadini, coloro che si occupano di “far nascere” il cibo.
particolare al caso italiano. Di rilievo sarà la partecipazione (in collegamento video) dell’ultima sopravvissuta italiana: Lucy, Luciano, classe 1924. La sua è la storia di chi ha vissuto sulla propria pelle di “diverso” l’ipocrisia della morale e della propaganda fascista durante gli anni Venti, nel suo paese d’origine in Piemonte. Poi ci fu il trasferimento a Bologna, e gli anni Trenta passati tra i primi amori adolescenziali e le amicizie omosessuali. Un periodo felice interrotto dall’arrivo della guerra e la chiamata alle armi nel 1943. Presto disertore, venne scoperto e mandato al campo di concentramento di Dachau, dove resterà fino alla liberazione, nel 1945. Poi il difficile ritorno in Italia, gli anni vissuti tra Roma e Torino, il passaggio dal rigido moralismo degli anni Cinquanta al (cauto) libertarismo degli anni Sessanta e al cambio di sesso, negli anni ’80. “175” è il numero del paragrafo per cui migliaia e migliaia di persone omosessuali nella Germania nazista subirono arresti, punizioni, deportazioni nei campi di concentramento. Il paragrafo 175 era un articolo del codice penale tedesco risalente al 1871 che recitava “La fornicazione contro natura, cioè tra persone di sesso maschile ovvero tra esseri umani ed animali, è punita con la reclusione; può essere emessa anche una sentenza di interdizione dai diritti civili.” Nel 1935, con l’ascesa al potere dei nazisti, venne inasprito, prevedendo una punizione per qualsiasi “atto osceno” tra due uomini, incluse anche le “fantasie omosessuali”. Le pene vennero inoltre raddoppiate, passando da 5 a 10 annidi carcere. Dopo la sconfitta della Germania nella seconda guerra mondiale, il paragrafo non venne abrogato. Ritornato alla vecchia versione nella Germania Est di influenza sovietica, per poi essere ulteriormente ridimensionato nel
1968 e abolito nel 1988, rimarrà in vigore nella Germania Ovest fino al 1994, per scomparire definitivamente con la riunificazione delle due Germanie. Nel 2000 il governo tedesco chiese pubblicamente scusaagli omosessuali per quanto subito a causa del paragrafo 175. Già dal 1933 iniziarono le prime deportazioni di persone omosessuali nei campi di concentramento dove portavano sulla divisa un triangolo rosa. Venne istituito un vero e proprio reparto per combattere l’omosessualità. Una volta raccolte le “liste rosa“, le persone venivano identificate e punite. 100 mila è il numero di persone arrestateper violazione del paragrafo 175 in Germania dal 1933 al 1945. Un numero di persone ‐ stimabile fra 10 mila e 15 mila ‐ fu internato nei campi di concentramento. Morirono tra le 6.000 e le 9.000 persone. “90” è il numero intorno a cui si aggirano le condanne al confino per omosessualità tra il 1936 e il 1939 nell’Italia fascista. Seppur l’omosessualità non fosse esplicitamente punita dal codice penale italiano, diverse decine di omosessuali vennero allontanate dalla vita comune e inviate sulle isole Tremitio a Ustica. Per molti altri gay invece vennero adottate punizioni corporali, ammonizioni e/olicenziamenti dai pubblici uffici.
All’interno dei progetti Mira Up e Mirafiori On Air promossi dalla fondazione di Comunità di Mirafiori, le associazioni Kallipolis ed ECOntACT hanno condotto un percorso volto a formare nuovi “narratori del territorio”.
TORIE DI CITTA’ di Patrizio Tosetto
passeggiando e dimostrano il loro amore, padroni di cani amorevolmente accuditi. Sportivi e crocchi di vocianti pensionati che parlano ad alta voce. Come di genitori inteneriti dai giochi dei figli. Ma anche – se non soprattutto – di concerti abusivi dove probabilmente scorrono fiumi di droga. Rifugio di senza tetto, luogo dove convivevano bene e male. Ma, si sa, che se non si interviene in tempo il male
ha sempre ragione. Ed il degrado si combatte, almeno in questo caso, con la pulizia. E la pulizia è cominciata. Sono passati tre giorni e inizia a prendere corpo una nuova realtà. Si rivedono i giochi ed il Parco ricomincia a rivivere. Ora speriamo che la pulizia sia la premessa per la gestione degli spazi pubblici. Nn siamo incontentabili, ma realisti e contenti. Contenti perché FINALMENTE si è cominciato.

Le quinte cadute sulla scena del Teatro Regio con il rischio di ammazzare, insieme alle dimissioni del Segretario generale della Fondazione Musei sono il simbolo dello sfascio della cultura torinese che è ormai in stato comatoso. Solo le signorine dell’ex pagina” In Città “de “La Stampa”(quella inventata da Edoardo Ballone che si rigira nella tomba vedendo all’opera le allieve) fingono di non sapere e scrivono le stesse cose conformiste di sempre, esaltando gli amici,in primis l’amato circolo di via Bogino. Loro non vedono ma scrivono. La cultura in mano a Parigi e Leon, le assessore per antonomasia ,sta precipitando nel baratro e solo Gabriele Ferraris denuncia con coraggio la sua morte violenta ad opera di lor signore e accoliti vari, spesso imparentati tra loro.
L’intervista a “Repubblica “del fondatore Eugenio Scalfari, in aspra polemica personale con Carlo De Benedetti, merita di essere letta. Botte da orbi tra ex amici di merende politico-intellettuali .C’è da sorridere nel vedere due vegliardi battibeccare e aggredirsi a vicenda come in una commedia goldoniana .Una guerra senza esclusione di colpi che ha coinvolto lo stesso direttore Calabresi, orfano del Commissario di Polizia mandato a morire sotto i colpi dei sicari di “Lotta Continua “guidati idealmente da Adriano Sofri, mandante dell’omicidio. Una rissa ridicola che ha tolto il poco smalto residuo al giornale radical-chic italiano. Scalfari afferma che il quotidiano e’ stato figlio dell’”Espresso “ fondato da Adriano Olivetti,
Caracciolo e Scalfari. Dimentica però di dire che Adriano, pochissimo tempo dopo ,si ritirò da quell’impresa, non condividendone lo scandalismo e soprattutto dimentica di dire che il vero fondatore e primo direttore del settimanale nel 1955 fu Arrigo Benedetti, il giornalista lucchese amico di Pannunzio, fondatore anche dell’”Europeo”. Dimenticare Benedetti e citare se’ stessi e’ un atto che si commenta da se’ .Benedetti lasciò l’”Espresso” nel 1967 per gravi dissensi con la linea filo- araba di Scalfari.
sentenza con l’avvocato della donna che ha fatto intervenire un carabiniere. Noi siamo dell’idea che la colpevolezza vada accertata in tre gradi di giudizio e che valga sempre la presunzione di innocenza, ma una condanna ad otto anni non è una multa, non è una condanna leggera .La tutela dell’imputato fino alla sentenza definitiva va sempre garantita, ma noi assistiamo continuamente al massacro mediatico, persino prima del processo , di chiunque. Ci sono i killer giornalistici che devono la loro notorietà alle aggressioni giornalistiche ,senza scrupoli deontologici di sorta. Basta una fuga di notizie o una intercettazione o addirittura un pettegolezzo .Invece il noto avvocato torinese e’ passato indenne. Nessun nome, nessuna foto. Perché? Ad esempio, l’avvocato Giulia Bongiorno, neofita della Lega, che difese Andreotti, non ha nulla da dire ?Nessun politico ha aperto bocca. Dev’essere davvero un avvocato importante chi resta nell’incognito anche di fronte a una condanna a otto anni.
scienziato di fama internazionale ,allievo del mitico Giuseppe Levi e amico ,tra gli altri , di Rita Levi Montalcini. Mi trovai molte volte a contatto con lui , a partire dal mattino ,quando ,più o meno alla stessa ora ,facevamo colazione al caffè Platti, una consuetudine che è durata anni. Ogni mattina Guido aveva la sua osservazione o la sua battuta sempre puntuale ,sempre colta e raffinata .Era un uomo dotato di ironia sottile, l’esatto contrario dei giovani d’oggi. Spesso ci incontravamo sul 67 perché ogni giorno, anche in tarda età ,si recava al suo istituto universitario di cui fu direttore. 
Cagna, trasvolatore atlantico con Italo Balbo. Ma gli osti del colle non sono da meno e meritano una medaglia d’oro al valore gastronomico. Funghi, cacciagione, fondute ,primi di grande qualità e tradizione con il raschera protagonista. Ampia e ottima la carta dei vini ,ma il vino da scegliere e’ l’Ormeasco di Guglierame ,il vino rosso che rappresenta quasi il simbolo dell’incontro tra Piemonte e Liguria.
LETTERE
esprimerli gli storici e non i dilettanti e meno che mai i politici. Appare curioso che venga processato chi controfirmò quelle leggi e non chi le ideò e scrisse , cioè Mussolini e i suoi gerarchi . Il re capro espiatorio di tutto?
Volgarità in TV



