Con la donazione di 3 quintali di prodotti a favore dei Frati Minori Piemonte Onlus
Sotto l’incipit “IL CAAT HA UN GRANDE CUORE” prosegue la Caat-ena di solidarietà che ha visto protagonista il Centro Agroalimentare di Torino, impegnato in una nuova iniziativa che ha consentito la donazione di oltre 3 quintali di prodotti ortofrutticoli freschi a favore dei Frati Minori Piemonte Onlus, che ogni giorno offrono circa duecento pasti ai senza fissa dimora e poveri presenti nella città di Torino. L’iniziativa è stata resa possibile grazie alla preziosa collaborazione dell’Associazione Piemontese Grossisti Ortoflorofrutticoli (APGO Fedagro Torino) e dell’operatore logistico Global Truck Srl.
“Questa iniziativa – dichiarano il Presidente del CAAT Marco Lazzarino ed il Direttore Generale Gianluca Cornelio Meglio – conferma l’impegno profuso dal Centro Agroalimentare di Torino a sostegno delle tante iniziative di solidarietà nate per far fronte all’emergenza sociale che sta colpendo duramente il nostro territorio”.
Il presidente dell’ APGO, Stefano Cavaglia’, nel condividere la necessità di promuovere iniziative analoghe a sostegno dei bisognosi sul nostro territorio, esprime la propria gratitudine verso le aziende grossiste che, dimostrando la loro consueta generosità, hanno preso fattivamente parte all’iniziativa, attraverso la donazione di prodotti agroalimentari :
INTERFRUTTA Piemonte Srl
GROPPO Srl
BORGNINO Vittorio Srl
BERBOTTO Sas
TORRETTA FRANCO Srl
GUARDAMAGNA Srl
AMATO Srl
PRIMAVERA Snc
QUIRICO Srl
ZOPEGNI Srl
FV EFFEVI Srl
F.lli CAVAGLIA’ Srl


L’intervista del Corriere mi ha fatto ricordare un comizio, si facevano ancora, per le elezioni europee del maggio del 2009, in Piazzetta Cerignola. Prima di iniziare, ero insieme all’allora Sindaco Sergio Chiamparino e mi sembra Sergio Cofferati, alcuni cittadini che mi conoscevano, essendo cresciuto in quel quartiere, con un fare accorato e già allora disilluso mi segnalarono tutti i problemi di convivenza e di abbandono.
classico della sinistra fighetta, di quella “gauche caviar” che tanti danni ha fatto e continua a fare, per la presenza dei blindati di esercito e carabinieri. Certo che non si risolve solo con quelli ma prima bisogna garantire un minimo di legalità. Gli assembramenti prima durante e dopo le limitazioni per il Covid 19 erano e sono principalmente di spacciatori e loro amici. Avere permesso certe concentrazioni senza controllo è una delle principali responsabilità. Non è un problema di ”abitabilità”, gli extracomunitari che si sono inseriti, come i meridionali immigrati allora, hanno un livello di adattamento e sopportazione superiore a chi spesso ne parla e chiedono solo di potere lavorare e vivere in pace tranquillamente nel rispetto delle regole. I primi ad essere danneggiati sono proprio loro. Alla “Barriera” ci sono affezionato e lì c’ho lasciato il cuore da quel lontano 14 luglio 1967 quando arrivai a Torino con la mia famiglia e come tanti altri andammo ad abitare in quel quartiere popolare. Così quando leggo in cronaca dei giardini di Via Padre D’Enza, dove ho frequentato la scuola media, mi scatta un moto di rabbia per l’abbandono in cui da decenni versa la “Barriera”. Senza un piano serio di investimenti in lavoro, servizi, asili e legalità la situazione non potrà che peggiorare. Mi sono soffermato a parlare del passato perché è impossibile parlare del presente in quanto l’attuale amministrazione, dopo avere fatto lì il pieno di voti, semplicemente non ha fatto nulla. Il prossimo anno ci saranno, almeno sono previste, le elezioni amministrative per eleggere il Sindaco e rinnovare il Consiglio Comunale ed i quartieri popolari faranno la differenza e se ne ritornerà a parlare. Urge un piano vero per quei quartieri. Alla sinistra è evidente che non possono bastare centro, collina e crocetta.