Inutile stilare parole fiorite per raccontare una volta in più il momento che stiamo vivendo, tanto meno inutile è fare retorica o teoria che non porta a nulla o quasi. La pratica è l’unica arma che ci appartiene per difenderci da tutto ciò che sta accadendo.
davvero imminenti. Hanno pensato bene, con l’ausilio di un’amico a loro comune, il Dr. Maurizio Dall’Acqua, direttore sanitario dell’Ospedale Mauriziano – reparto di pneumologia , di creare , con affiatamento e amore, una vera e propria catena solidale capace di raccogliere , nel giro di pochissime ore, una somma pari a 25.000 Euro circa, al fine di poter così donare all’ospedale risorse preziose , rafforzando la terapia intensiva dell’Ospedale. Una delle tante iniziative umanitarie questa, certo, ma assolutamente nata da un credo ,il cui unico obiettivo è: tirarsi su le maniche e costruire risorse. Aiutiamo questi ragazzi : Chiusano, Reviglio, Poerio , altre 2 persone e in particolar


L’intervista del Corriere mi ha fatto ricordare un comizio, si facevano ancora, per le elezioni europee del maggio del 2009, in Piazzetta Cerignola. Prima di iniziare, ero insieme all’allora Sindaco Sergio Chiamparino e mi sembra Sergio Cofferati, alcuni cittadini che mi conoscevano, essendo cresciuto in quel quartiere, con un fare accorato e già allora disilluso mi segnalarono tutti i problemi di convivenza e di abbandono.
classico della sinistra fighetta, di quella “gauche caviar” che tanti danni ha fatto e continua a fare, per la presenza dei blindati di esercito e carabinieri. Certo che non si risolve solo con quelli ma prima bisogna garantire un minimo di legalità. Gli assembramenti prima durante e dopo le limitazioni per il Covid 19 erano e sono principalmente di spacciatori e loro amici. Avere permesso certe concentrazioni senza controllo è una delle principali responsabilità. Non è un problema di ”abitabilità”, gli extracomunitari che si sono inseriti, come i meridionali immigrati allora, hanno un livello di adattamento e sopportazione superiore a chi spesso ne parla e chiedono solo di potere lavorare e vivere in pace tranquillamente nel rispetto delle regole. I primi ad essere danneggiati sono proprio loro. Alla “Barriera” ci sono affezionato e lì c’ho lasciato il cuore da quel lontano 14 luglio 1967 quando arrivai a Torino con la mia famiglia e come tanti altri andammo ad abitare in quel quartiere popolare. Così quando leggo in cronaca dei giardini di Via Padre D’Enza, dove ho frequentato la scuola media, mi scatta un moto di rabbia per l’abbandono in cui da decenni versa la “Barriera”. Senza un piano serio di investimenti in lavoro, servizi, asili e legalità la situazione non potrà che peggiorare. Mi sono soffermato a parlare del passato perché è impossibile parlare del presente in quanto l’attuale amministrazione, dopo avere fatto lì il pieno di voti, semplicemente non ha fatto nulla. Il prossimo anno ci saranno, almeno sono previste, le elezioni amministrative per eleggere il Sindaco e rinnovare il Consiglio Comunale ed i quartieri popolari faranno la differenza e se ne ritornerà a parlare. Urge un piano vero per quei quartieri. Alla sinistra è evidente che non possono bastare centro, collina e crocetta.