Cosa succede in città- Pagina 386

Linea di confine. Spigolature di vita e storie torinesi

di Pier Franco Quaglieni

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Casa Pound – Sindaca di Venezia ? – Un libro che pretese di cambiare la scuola – Arrigo Cipriani controcorrente – Alassio luglio 2017 

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Casa Pound 
A riguardo di casa Pound vorrei ricordare-nessuno lo ha fatto – che la destra rispetta in primis i valori della Patria e che richiamarsi a  Ezra Pound significa riferirsi ad un traditore della sua patria americana contro cui si espresse in trasmissioni radiofoniche da lui condotte anche negli anni della Rsi. I suoi compatrioti avrebbero dovuto condannarlo alla pena capitale prevista in tali casi,ma venne considerato matto e alla fine liberato.Identificarsi ,ad esempio, in Guido Pallotta,segretario del Guf di Torino  caduto nel deserto egiziano,avrebbe molto più senso. A Pallotta era dedicato il gruppo giovanile del MSI che era decisamente estremista e sempre pronto ad usare le mani.C’era una povertà culturale assoluta. Molti ragazzi erano figli di reduci o gerarchi repubblichini. Anche Tullio Abelli,malgrado l’età , era della stessa pasta dei giovani, per non dire di Martinat che veniva dal movimento giovanile Bisognerà attendere i più giovani per vedere un’evoluzione (o un’involuzione ?) dell’estremista di destra.

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Sindaca di Venezia ?
Il quasi novantenne Francesco Forte, successore di Einaudi nella cattedra di Scienze delle Finanze a Torino, socialista alla corte di Craxi come ministro e sottosegretario, ha scritto un interessante libro di memorie. Come sempre accade ai vegliardi ,si lascia andare ai ricordi più esagerati in cui protagonisti della storia non sono gli altri più importanti di lui, ma sé stesso.  In una intervista in cui ha presentato il nuovo libro che lui stesso definisce “un mattone”, quasi 500 pagine, dice che la Sindaco di Torino non è adatta a governare una città così complessa. Pensando di fare una battuta di spirito, pensa che potrebbe fare il sindaco di Venezia, forse senza considerare i problemi difficili che si trova davanti a sé quel sindaco. Ma soprattutto Venezia è città di cultura e la sindaca su quel terreno ha dato forse gli esiti peggiori perché dopo la cacciata di Patrizia Asproni la città in termini culturali si è addormentata nella decrescita , felice o infelice che sia.

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Un libro che pretese di cambiare la scuola
Ancora oggi la prof. Lidia De Federicis , già docente al liceo classico Gioberti ,un tempo il peggiore dei licei torinesi, poi via via cresciuto nelle classifiche non sempre in verità molto obiettive che vengono fatte,è considerata una grande donna torinese di scuola. Il suo libro “Il materiale e l’immaginario”,magari anche nato da splendide intuizioni, ha predominato nelle scuole torinesi. Anche la simpatia politica ha giocato un ruolo per le edizioni, essendoci in concorrenza solo il manuale di Asor Rosa con contenuti molto settari,ma una chiarezza espressiva esemplare. Il libro della De Federicis avrebbe contemplato un corso docente preparato e affinato alle tecniche pedagogiche dalla professoressa torinese. Invece finì nelle mani di molti allievi che non erano in grado di usarlo come libro di testo. Adesso il successo del  libro è tramontato, ma ci sono stati anni in cui quel libro ha egemonizzato la scuola torinese con esiti spesso non positivi al di là delle ottime intenzioni dell’autrice  che forse si illuse di poter cambiare la scuola.

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Arrigo Cipriani controcorrente
Sono amico di Arrigo Cirpriani , patron dell’harry’s Bar di Venezia, una sorta di nuovo Marco Polo che porta nel mondo il gusto e la cultura veneziani. Qualche anno fa ebbe il Premio Pannunzio, due anni fa ad Alassio il Premio Mario Soldati. Per il Premio Pannunzio andammo al “Cambio” di Torino e fu una grande delusione. Il maestro che è uomo elegante, non disse nulla del cibo, ma a Natale mi inviò un panettone di sua produzione,scrivendomi soltanto: assaggi la differenza. Quello che gli offrimmo era un po’ raffermo, incredibilmente raffermo. Cambiammo ristorante per il Premio dopo tanti anni .Mi spiacque, ma non fu possibile fare diversamente.  Oggi Cipriani governa un piccolo colosso con 400 cuochi e 26 ristoranti nel mondo. In una recente intervista ha dichiarato che “cucina italiana è diventata brutta copia di quella francese . Se la prende con Marchesi , Cracco, Cannavacciuolo,Bottura, Vissani,con i piatti rettangolari ,lunghi,storti e le forchette grosse e di forma strana. Esprime odio per i menu degustazione che obbliga a mangiare quello che vuole lo chef . E ovviamente denuncia l’anomalia di chef stellati che non stanno mai in cucina,ma sempre in televisione,anche a fare pubblicità di patatine e di acque minerali. Nessuno come Arrigo ha titolo per denunciare una situazione di degrado impastata a suprema arroganza. Io non vado dagli chef stellati. Li ho provati tempo addietro, ma non mi lascio fregare. C’era un modesto Combal alla frazione Malatrait di Almese ,lungo la strada del Colle del Lys. Si stava benissimo. Era lo stesso cuoco che poi si trasferì,lasciando lo stesso nome, a Rivoli. A Rivoli mi invitarono due volte.Pensavo di trovare la stessa persona,ma la mia era un’illusione. I cuochi stellati non sono più uomini normali. Posso dire che io rimpiango la vecchia trattoria iniziale? Semplice,con pochi piatti semplici e cucinati in maniera impeccabile. Cipriani una volta mi disse che era necessario riscoprire le antiche trattorie ancora rimaste incontaminate dal tempo. Forse non ci sono più anch’esse, neppure in provincia dove il precursore gastronomico per antonomasia Soldati individuava la salvezza rispetto alle città. Oggi anche in provincia, salvo poche eccezioni, si mangia male. Purtroppo. Alla fine io sto riscoprendo l’abitudine antica di mangiar a casa mia; andar fuori a cenare mi è sempre piaciuto molto,ma non accetto più di mangiar male e spesso anche di essere “derubato”.

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Alassio luglio 2017 
Alassio è la spiaggia dei torinesi. A far risorgere dopo la guerra il turismo alassino fu l’artista Mario Berrino,straordinario creatore di eventi e di cose durevoli come il Muretto. Ad Alassio siamo in piena stagione che, da alcuni anni, ha avuto un  forte rilancio con la politica del Sindaco Enzo Canepa, degno successore di Melgrati, dopo un parentesi infausta da dimenticare.  Canepa ha la fermezza necessaria  per fare di Alassio una città favorevole ai piaceri della vacanza o almeno alla spensieratezza a cui ha diritto chi ha lavorato tutto l’anno. Una delle sue prime preoccupazioni è la sicurezza,cercando di opporsi al turismo domenicale” mordi e fuggi”,anzi “crea casino e sporcizia “,insieme al sindaco di Laigueglia una cittadina in cui il centro storico è rinato a nuova vita.E’ stato tra i primi a rifiutarsi nell’accoglienza degli emigranti economici,anzi ha fatto pattugliare le spiagge per tutelare i turisti in vacanza rispetto alle processioni di “vu cumprà” che vendono oggetti  taroccati. Non ha fatto,sia chiaro,lo sceriffo,si è limitato a fare il suo dovere di Sindaco. Alassio deve restare la perla del Ponente e non può rischiare di essere appannata,pena un gravissimo danno di immagine ed economico. Una mia amica alassina ha scritto per il secondo anno,riferendosi ad Alassio, queste parole su Facebook  che danno un’idea di cosa sia la frenesia dell’estate ad Alassio, l’ubriacarsi di sole e di mare su una delle più belle spiagge italiane :”Toglietevi il trucco e i gioielli in spiaggia,tuffatevi con la testa sott’acqua,nuotate,camminate a piedi nudi sulla battigia, bevete vino vero,fumate, innamoratevi senza ragione,lasciate perdere calcoli e soldi.Dite “ti amo” comunque.Ridete.Donne,la vita è breve .Brevissima.Troppo breve per viverla impostate e guardinghe “. Forse le  non sarà possibile realizzare l’intero,ambizioso “programma”:i tempi dei flirt estivi di cui si è occupato recentemente  il “Corriere”, forse, sono finiti come quello dei mariti in città e delle mogli al mare,entrambi alla  ricerca di un’avventura.Riguardava altri tempi come il topless che furoreggiava ad Alassio come a St. Tropez.Oggi il topless è scomparso. L’estate 2017 passerà alla storia,si fa per dire, per il dibattito animato,malgrado il caldo, sui pantaloni corti o i bermuda che si potrebbero portare anche in città e addirittura in ufficio o alla riunioni. La questione l’aveva già risolta, a modo suo, l’ex prefetto di Torino Salerno che vent’anni fa passeggiava in pantaloni corti in via Roma. Personalmente non ritengo accettabile che ci si possa presentare in ufficio in calzoncini anche perché esiste l’aria condizionata. Certe regole,almeno in città ,vanno rispettate. Al mare è un’altra cosa,anche se il sindaco di Alassio è sempre con la giacca. Uno stile istituzionale che andrebbe salvaguardato anche d’estate.

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LETTERE scrivere a quaglieni@gmail.com

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Agosto 1917
Egregio professore,
io sono andato ad ascoltare il convegno sull’agosto 1917 al circolo de Amicis. Eravamo poche persone.I relatori erano tutti schierati,la figlia di Viglongo amico di Gramsci, mi è sembrata più distaccata.  Concordo con Lei nessuna lapide ai “cabinisti” dell’agosto 1917.Furono dei sabatori, dei rivoltosi colpevoli di alto tradimento. L’Italia era in guerra da due anni. Ha fatto bene a scriverlo con chiarezza.Non vorrei che qualche grillino fosse suggestionato dall’idea di porre rimedio all’oblio. Non sapevo ,e La ringrazio di averlo scritto, che i maggiori esponenti socialisti già allora andassero in vacanza,mentre gli operai godevano del giorno di ferragosto festivo. Grazie per la sua onestà intellettuale.

Fabrizio Musso

Io ho lasciato integra la sua lettera e quindi mi limito a ringraziarLa. Scrivere cose veritiere per uno storico non è un merito, ma un obbligo. Non così accade per molti giornalisti e tantissimi storici politicizzati.

PFQ

Dove arriveremo con l’immigrazione ? 
Caro Pier Franco,  ho letto la tua analisi sul dramma dell’immigrazione,  che  da laico liberale con vivo senso dello Stato , condivido pienamente  ; meglio non si poteva dire. Negli  anni scorsi , assistendo a cosa i governi stavano facendo mi chiedevo: ma questi capiscono dove arriveremo? Mi sembra che non lo abbiano ancora capito davvero. Purtroppo, avendo vissuto fino a diciassette anni in Africa, in Eritrea, (ho frequentato le scuole italiane all’estero e solo l’Università in Italia), e amando ancora moltissimo quella terra, il mio disagio è davvero  grande.                        

Giovanni Paolo Bonanno   Siracusa 

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Rispetto all’articolo del 21 luglio che ha suscitato ampio dibattito, aggiungerei che la situazione è esplosiva e minaccia la nostra stessa  convivenza civile, generando sentimenti xenofobi e razzistici che sono estranei alla nostra cultura. Pensi  chi ci governa ai disastri provocati e corra ai ripari!  

PFQ 

 

Zanzara tigre: massima allerta in Piemonte fino al 26 luglio

Secondo i dati di Vape Foundation divulgati da Anticimex, nella settimana dal 20 al 26 luglio, indice potenziale di infestazione a livello 4 ad Alessandria, Asti, Novara e Vercelli; tendenza futura in crescita in quasi tutte le province e indice di calore compreso tra i 41 e i 54 gradi ad Alessandria, Asti e Vercelli

 

Clima infuocato in gran parte d’Italia. In più, se ciò non bastasse, l’aumento delle temperature spesso porta con sé l’impennata di un altro termometro temuto ogni estate: quello della zanzara tigre. Quali saranno le aree più attaccate nei prossimi giorni dall’insetto striato della famiglia Culicidae, genere Aedes?

 

Secondo i dati del bollettino meteo di Vape Foundation divulgati da Anticimex, azienda internazionale specializzata nel Pest Management e nei servizi di igiene ambientalenella settimana dal 20 al 26 luglio in Piemonte sono Alessandria, Asti, Novara e Vercelli le province con l’indice potenziale di infestazione di zanzara tigre più alto, in una scala di intensità da 0 a 4. Nelle altre province, a Cuneo, Torino e Verbano-Cusio-Ossola si registra invece un livello medio-alto (3) mentre a Biella l’attesa è medio-bassa (2). In quasi tutte le province, eccetto Verbano-Cusio-Ossola, la tendenza futura è in crescita mentre l’indice di calore è compreso tra i 41 e i 54 gradi ad Alessandria, Asti e Vercelli; tra i 32 e i 40 gradi a Biella, Cuneo, Novara e Torino; inferiore ai 27 gradi a Verbano-Cusio-Ossola.

LA SITUAZIONE IN ITALIA

Nelle altre regioni, nel Lazio l’allarme più alto si concentrerà su tutte le province tranne Rieti (indice 1); in Friuli Venezia – Giulia su Pordenone e Udine, seguite da Trieste (livello 3); inAbruzzo su L’AquilaChieti e Pescara, con Teramo all’indice 3; in Liguria su Genova Savona, preferite ad Imperia e La Spezia (livello 3). Termometro massimo in PugliaUmbriae nelle Marche, interamente prese d’assalto, in Sicilia, dove a salvarsi è la sola Caltanissetta, mentre in Basilicata saranno sia Matera sia Potenza a registrare l’indice 4. Calabria e Campania quasi al completo, dato che ad essere attaccate saranno tutte le province, ad eccezione di Cosenza per la prima e di Avellino e Caserta per la seconda. Anche la Sardegna nel mirino del livello 4 con CagliariCarbonia IglesiasMedio CampidanoNuoro, Olbia – Tempio e Oristano, e a seguire le province di Ogliastra Sassari, al livello medio-alto (3). In Lombardia gli insetti famelici faranno la loro comparsa manifestandosi principalmente sui territori di Brescia, Cremona, Lodi, Mantova, Milano, e Pavia, sfiorandoVarese, che presenterà invece un indice medio-alto (3). Se in Veneto a soffrire saranno tutte le province tranne Belluno (livello 1), in Toscana ad avvicinarsi all’indice più alto saranno Arezzo, Firenze, Lucca e Prato (livello medio-alto 3), in coda alle restanti di livello 4 (Grosseto, Livorno, Massa Carrara, Pisa, Pistoia, Siena).

 

Come si può limitare il fenomeno e ostacolarne la diffusione?

“Prevenire è sempre il rimedio più consigliato – sottolinea Valeria Paradiso, Responsabile Tecnico di Anticimex Italia – Le zanzare possono essere molto fastidiose. Spesso rinunciamo al piacere di stare sul terrazzo o nel giardino di casa per evitare le punture; altre volte ancora rappresentano un problema per la salute pubblica. Per liberare seriamente le nostre città dall’invasione delle zanzare occorre pianificare interventi mirati e continuativi almeno da marzo a tutto ottobre, avvalendosi di esperti del settore e del coinvolgimento attivo dei cittadini, che giocano un ruolo fondamentale per le aree private. In particolare, per evitare di dover gestire in “emergenza” il problema delle zanzare, è bene intervenire con anticipo attraverso cicli di interventi con prodotti antilarvali, che consentono di eliminare in breve tempo un grande numero di “potenziali” zanzare adulte.”  

 

I consigli dell’esperto

Per quanto riguarda gli accorgimenti per prevenire e contenere il fastidioso problema zanzara nella quotidianità, bisogna tenere conto di alcune regole precise. “Per impedire che si crei terreno fertile per la colonizzazione larvale di questi insetti, è importante evitare di lasciare accumulare acqua nei contenitori esterni (vasi da fiori, bottiglie e altri contenitori che possano contenerla), oppure lasciare accumulare i rifiuti invece di buttarli via in sacchetti di plastica chiusi, conservati in bidoni della spazzatura coperti – consiglia Valeria Paradiso – Quando zanzariere o repellenti inoltre non bastano, per fortuna oggi esistono sistemi di disinfestazione automatica che permettono al privato di poter programmare giorni e orari di intervento, in assoluta autonomia.”

 

Trasporti, estate di disagi: dopo il treno da Lecce ora il volo Torino-Cagliari

Dopo l’odissea di qualche giorno fa, di cui sono state vittime i passeggeri del treno Lecce – Torino, giunto a Porta Nuova alle 3,30 anziché alle 21 per un guasto meccanico, ora la disavventura è toccata ai passeggeri sardi di Meridiana, 110 persone in partenza da Torino per Cagliari con il volo Ig 00504 delle 12.35. Per un guasto all’aeromobile la compagnia ha dovuto cancellare il volo del Fokker 100 del vettore croato Trade Air noleggiato da Meridiana. Tramite mail o telefono la compagnia ha avvisato i passeggeri della cancellazione del volo e chi  è riuscito a comunicare con Meridiana è potuto arrivare a  Cagliari su altri voli in partenza da Torino, da Malpensa e da Bologna . Sembra, però, che alcuni di loro, non abbiano ricevuto l’avviso e stamattina in aeroporto  hanno avuto l’amara sorpresa.

Decoro urbano: Palazzo a Vela non sia esempio di incuria

STORIE DI CITTA’  di Patrizio Tosetto

Incuria, Incuria, Incuria.  Non ci sono altre parole per descrivere lo stato di totale abbandono dell’ area esterna del Palavela. Mia moglie mi ha messo sull ‘allerta. Danno il permesso ai padroni di cani di entrare nel recinto? Possono? Confesso, non ci credevo e ho dovuto ricredermi. Campionati mondiali di biliardo.  Bello e funzionale all interno. Desolante all’ esterno. Sicuramente un non invitante biglietto da visita internazionale. Peccato per tutti noi torinesi. Un’ occasione mancata. Ed ultimamente non c’ e’ da scherzare per la nostra citta’. Accidenti…eppure il Palavela è  tra le bellezze architettoniche del mondo. Costruito per il centenario dell’Unità d’Italia.  Sono I fratelli  Rigotti che hanno avuto l’idea vincente delle Vele. Poi Nel 2006 la ristrutturazione guidata da una icona Italiana dell’ architettura, Gae Aulenti.  Ora? Semplicemente una domanda: cosa fare per evitare l’incuria. Francamente poco: come tagliare l’erba ed estirpare le erbacce, impedire l accesso agli incivili. 

Ci siamo fatti persuasi che basterebbe una organizzazione a basso costo per chi gestisce la struttura di proprietà del Parco Olimpico.  Una Gestione decisamente non brillante. Speriamo che  funzionari e ammistratori del Parco Olimpico ne terranno conto quando dovranno scegliere il nuovo operatore per Gestire la struttura. 

 

Patrizio Tosetto

I costi del “Matrimonio all’Italiana”. Quanto si spende a Torino?

Compass e ProntoPro.it stilano la classifica dei costi che gli sposi devono sostenere in Italia e nelle città capoluogo di regione

 

 

Milano, luglio 2017 – Estate, tempo di matrimoni, e in Italia sembra essere tornata la voglia per il fatidico “Si”, stando agli ultimi dati dell’ISTAT, che registrano nel 2015 ben 194.377 unioni, in aumento del +2,4% rispetto all’anno precedente. Nonostante questo, si è ben lontani dai valori pre-crisi del 2008, in cui si erano celebrati 246.613 matrimoni.

Un calo progressivo dettato dai costi, spesso elevati, che variano da città a città.
Secondo l’analisi di Compass e di ProntoPro.itTorino si classifica al terzo posto tra le città più care d’Italia, richiedendo per un matrimonio per 100 persone fino a 17mila€, contro una media nazionale di circa 15mila €. A questo bisogna aggiungere ulteriori costi non inclusi nell’analisi, come la location, le bomboniere e il viaggio di nozze, che hanno comunque un peso non indifferente sul budget familiare, portando spesso gli sposi a dover fare delle rinunce.

 

Per aiutare a fronteggiare i costi dell’organizzazione di uno dei giorni più belli della propria vita, esistono soluzioni di credito come il Prestito Personale Compass, un finanziamento adatto per affrontare questo tipo di esigenze e richiedibile per sostenere le spese di  matrimoni, ma anche di cerimonie come battesimi, comunioni e cresime. Per chi è invece alla ricerca di professionisti degli eventi e vuole consultare più preventivi, in modo da scegliere le opzioni più convenienti, un valido aiuto arriva daProntoPro.it, il portale che mette in contatto domanda e offerta di lavoro professionale e artigianale in più di 430 categorie di servizi.

 

Sono tanti gli aspetti da considerare per rendere indimenticabile il giorno del matrimonio, dai fiori, al fotografo, passando per il buffet, alla scelta dell’abito e alle note musicali che accompagneranno l’evento.

 

Torino la spesa media più alta per un “matrimonio all’italiana” nel 2017 riguarda il catering, che costringe gli sposi locali ad investire il budget più elevato, arrivando a spendere fino a 9mila € per un banchetto nuziale per 100 persone.

 

L’abito è l’altra voce impegnativa da mettere in conto per le spose locali (4.350 ), seppur più economica rispetto a quella di romane e milanesi, che risultano le più esigenti, scegliendo rispettivamente modelli sartoriali da 5.200€ e 5.000€.

 

Il momento musicale invece, che sia in Chiesa o durante il rinfresco, è fondamentale per creare l’atmosfera, intrattenere gli invitati ed esaltare l’aria di festa della giornata. Ingaggiare una band costa in media 550€, considerando che la presenza di un DJ ha una spesa aggiuntiva, che in questo caso tocca i 485€.

 

Infine, picco alto a Torino anche per i fiori, con bouquet, decorazioni e centritavola che prevedono un budget di 1.300€ e per il fotografo, disponibile per 1.350€.

 

WiFi per tutti grazie alla rete wireless di Università Torino

L’Università di Torino mette a disposizione  la propria rete wireless a tutti i cittadini dotati di credenziali Spid, il Sistema Pubblico di gestione dell’identità digitale (da marzo 2018  obbligatorio per tutte le Pubbliche Amministrazioni). Prima realtà in Italia ad attivare il servizio, l’ateneo subalpino si rivolge  ai suoi 75mila utenti tra studenti e dipendenti, e anche a tutti coloro, residenti o di passaggio in città, che hanno bisogno di collegarsi al WiFi. Sono 1200 gli access point diffusi su un ampio territorio che comprende le 130 sedi di Torino, Piemonte e Valle d’Aosta. Le credenziali Spid (le stesse utilizzate per entrare nei siti dell’Agenzia delle Entrate, dell’Inps e in molte altre Amministrazioni) permettono di usufruire della rete universitaria.

 

(foto: il Torinese)

Linea di confine. Spigolature di vita e storie torinesi

Ai lettori

Il “diavoletto” della tipografia, dai tempi dei caratteri di piombo fino ad oggi, è l’incubo dei giornali. Puoi schierare i migliori titolisti e correttori di bozze ma, alla fine, quando la mattina apri il giornale, ti accorgi che il folletto dispettoso ti ha fatto la sorpresa: una doppia mancante o una parola di troppo e ormai il gioco è fatto. Nell’era del web tutto è (o appare) più semplice. Se trovi un errore lo correggi all’istante. Così almeno dovrebbe essere. Peccato, però, che dalla tipografia il burlone con le corna si sia aggiornato e, di tanto in tanto, si infili non nei testi battuti al computer  ma direttamente nel server. E quando il sistema si blocca l’unica soluzione è attendere che venga riparato. Ieri il “diavoletto” ha paralizzato il “Torinese” per diverse ore, costringendoci a trasformare per una volta la “Rubrica della domenica” di Pier Franco Quaglieni in “Rubrica del lunedì”. Ce ne scusiamo con l’autore e con i lettori.

Il direttore

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di Pier Franco Quaglieni

Grande e piccola Parigi – Il Barone Fusilli che seppe anche rischiare la vita – Pinin Pacot e Tavo Burat  – Un ricordo di 50 anni fa a Roma – Mario Gliozzi storico della scienza e docente fuori ordinanza

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Grande e piccola Parigi
E’ passata quasi sotto silenzio in Italia la nomina di Françoise Nyssen  da parte di Macron a ministro della Cultura,una dizione che in Francia suscitò dibattito perché l’intitolazione del dicastero più corretta sarebbe ministero per la cultura. Le “Figaro” ha definito la Nyssen  “energica,determinata,semplice,diretta “. Non viene dalla politica,ma dal mondo editoriale,quindi dalla cultura. Il nostro Franceschini, che,pur avvocato ,come dice di essere, si fa bocciare dal Tar i decreti di nomina dei direttori stranieri di alcuni musei italiani,non è neppure minimamente paragonabile.Come non lo sarebbero Rutelli e tanti altri ministri che si sono succeduti ai Beni Culturali.Gli unici che si possano salvare,sono Spadolini che ha creato il ministero, Domenico Fisichella , Antonio  Paolucci e Alberto Ronchey .Spesso il ministero è stato affidato a persone che non avevano alcuna dimestichezza con i temi di competenza del ministero. La Nyssen ,pur non essendo allo stesso livello,ci fa pensare ad André Malraux ,lo scrittore che de Gaulle volle ministro nel 1945 e fu Ministro per gli Affari culturali dal 1959 al 1969 .Malraux seppe affrontare l’ondata del ’68 che in Francia venne subito arginata. Meriterebbe di essere ricordato anche in Italia dove ci furono spesso pavidi  presidenti del Consiglio e ministri  dell’istruzione che consentirono  un eterno ’68 per decine d’anni.La salma di Malraux non a caso riposa  nel Pantheon di Parigi. Un’altra novità di Macron  è aver chiamato nel suo staff Claudia Ferrazzi che il sindaco di Milano Sala aveva appena voluto al Comune di Milano.  Anche lei  è una figura di spicco,con grandi esperienze nel mondo della cultura. A Torino avevamo una persona ancora migliore,Patrizia Asproni,che aveva allestito grandi mostre,facendo di Torino un’attrazione internazionale. Una grande dame della cultura internazionale,con incarichi importanti. La sindaca Appendino si è rifiutata più volte di riceverla e lei , lo scorso anno, ha lasciato la presidenza della Fondazione Torino Musei,carica che ricopriva a titolo gratuito. Da allora Torino appare morta. Nessuna iniziativa culturale di rilievo per un anno. E neppure una prospettiva per il futuro. L’assessorato alla cultura è stato affidato a un’ottima  funzionaria dell’apparato che finora non ha quasi dato segni di vita.Non interviene neppure alle manifestazioni culturali anche perché la delega alle manifestazioni culturali è nelle mani del Sindaco.Per i 170 del Circolo degli Artisti portò il saluto un’altra assessora che rimase dieci minuti o poco più. Non basta la mostra per l’autoritratto di Leonardo,un anniversario  incredibilmente anticipato di due anni, a mimetizzare la mancanza di eventi.  Non si può certamente continuare a ripetere che Torino è la “piccola Parigi”.Forse è  soltanto piccola.Le idee sul futuro culturale della Città sembrano non esserci e il dibattito stesso langue.Cosa sarà di Torino alla ripresa d’autunno? E’ una domanda che sarebbe doveroso porsi. Giustamente stanno pensando all’incolumità dei torinesi,ma poi bisognerebbe anche pensare a qualche progetto. Finora domina il silenzio.

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Il Barone Fusilli che seppe anche rischiare la vita 
Oggi andrò-interrompendo per un giorno le vacanze  marine – a parlare a Rivoli su invito della benemerita associazione internazionale “Regina Elena”. Sono stato parecchie volte a Rivoli,una volta anche nel Castello salvato dal presidente Viglione,ma usato per un museo dell’arte contemporanea che il pubblico,a torto o a ragione,snobba perché  l’arte “povera “stenta ad  essere apprezzata. Non ho mai potuto ricordare in qualche occasione il barone Guglielmo Fusilli.  Guglielmo,parente stretto e soprattutto amico dei miei,aveva una bella e storica villa in viale Alpignano a Rivoli,anche se amava le vacanze nel magico Grand Hotel di Alassio che negli anni ’50 riecheggiava  ancora l’eco della belle Epoque.Visconti avrebbe potuto girarvi un suo film per l’atmosfera decadente che vi si respirava. Oggi è un hotel ristrutturato in molto moderno, frequentato da ricchi russi e persino da principesse arabe con un seguito di 50 servitori. L’atmosfera del Grand Hotel, amato da aristocratici russi e inglese nel secolo scorso, è totalmente scomparsa.E’ stato chiuso per circa quarant’anni e solo la tenacia del sindaco di Alassio Melgrati l’ha salvato dal degrado. Ad Alassio Fusilli andava con una giovane amica e quando mi invitava bambino a colazione  al Grand Hotel mi presentava questa avvenente signorina, spesso in bikini mozzafiato già alla fine degli anni Cinquanta,come la sua segretaria, aggiungendo :”Sai, ,lo zio è obbligato a lavorare anche in vacanza”. Ebbi allora un’idea orribile di Alassio ,una città in cui si  doveva lavorare anche in vacanza. Crescendo, capii che la realtà era molto diversa perché ci si poteva divertire con la scusa di dover lavorare… Da quel  momento ho sempre amato molto la cittadina del Ponente ligure e vi torno sempre volentieri. Ma quell’avvocato  Fusilli non era stato solo con Gianni Agnelli un elegante e brillante ufficiale del “Nizza Cavalleria”,aveva combattuto in Grecia durante la II Guerra mondiale ed ebbe un ruolo di una qualche importanza a fianco di Martini Mauri nella Guerra di Liberazione come ufficiale fedele al giuramento prestato . Venne arrestato nel 1944 dai fascisti, finì alle “Nuove” di Torino e venne liberato appena in tempo il 25 aprile del 1945. C’era in carcere con lui il futuro magistrato Silvio Pieri con cui divenni amico quando gli ricordai Fusilli. Ad aspettarlo fuori dalle carceri c’era mio padre.  Amava la bella vita,aveva creato nel dopoguerra l’istituto di vigilanza “Argus” che ebbe grande successo(anche se il figlio,morto cinquantenne nel 1981, non seppe essere all’altezza del padre)ma, nel momento difficile dell’oppressione nazifascista, seppe mettere in gioco la sua vita. Forse Rivoli dovrebbe ricordarlo. Non era solo un Dandy con la mantella azzurra del “Nizza” che piaceva alla donne.

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Pinin Pacot e Tavo Burat  
Pinin Pacòt, in italiano Giuseppe Pacotto,è stato uno dei maggiori poeti piemontesi,certamente più significativo del pur importante Nino Costa.  Egli non espresse solo la tradizione,ma anche l’innovazione.Soldati lo definì “poeta di forza profonda che niente ha da spartire i belletti di un provincialismo minore”. Non si poteva considerare un intellettuale e in effetti non lo fu. Questo non essere intellettuale va quasi a suo merito.La sua opera merita di essere riletta e solo in parte si rivela caduca. Ci sono stati altri scrittori e poeti in dialetto (io non considero il piemontese una lingua e questo è stato oggetto in passato di polemiche). Ho conosciuto Censin Pich,Vincenzo Pich, che da un certo momento in poi si è dedicato ,mente e corpo, alla tradizione piemontese ed è divenuto scrittore. Prima  lo  avevo conosciuto come brillante pubblicista e saggista. Il poeta è ricordato in modo molto modesto in un prato dei Giardini Cavour dove svetta il monumento a di Robilant.  Un altro che ho conosciuto è Tavo Burat, Gustavo Buratti Zanchi, imprenditore biellese che, dopo la chiusura dell’azienda,si dedicò all’insegnamento. Burat ha lasciato un’opera di qualche importanza anche se la sua pur forte personalità si è rivelata dispersiva. I troppi interessi gli hanno impedito gli approfondimenti necessari.Si infiammava per qualsiasi causa gli sembrasse giusta. Fu ardente monarchico e per parecchi anni fu consigliere comunale di Biella del PNM. Poi divenne socialista e infine verde  ambientalista. Fu strenuo difensore delle minoranze linguistiche. Era innamorato della storia di Fra Dolcino l’eretico condannato dall’Inquisizione e arso vivo nel 1307. E in effetti fu anche lui un po’ un Fra Dolcino moderno dedito a nobili cause. In una  sua biografia pubblicata su Internet appare aver iniziato la sua carriera politica nel PSI,cosa che non corrisponde affatto con la verità. Ricordo che una volta a me diciottenne parlò delle sue “maturazioni gobettiane  intimamente sofferte”,dicendomi che Gobetti ci induceva alla serietà fin dall’adolescenza.un programma di vita difficile e poco seducente.  Una volta Alessandro Passerin d’Entrèves adattò su di me quell’espressione gobettiana e ne fui molto lusingato.C’è stato chi ,più banalmente,mi ha detto che non sono mai stato giovane.Una critica o un complimento ? Buratti sicuramente fu un vero intellettuale carico di inquietudine. Ma il poeta vero fu solo il non intellettuale  Pacòt.

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Un ricordo di 50 anni fa a Roma 
La fiaschetteria Beltramme ,da Cesaretto,è uno storico locale romano in via della Croce,punto di riferimento per la cucina romana come “Da Armando al Pantheon” e pochi altri locali.
Dagli anni ’60 incominciò ad essere frequentata da De Chirico,Guttuso,Burri, Moravia,Maccari,Pasolini,Soldati,Fellini.Flaiano e Moravia idearono in quello stanzone
la sceneggiatura de “La dolce vita” di “8 e mezzo”. Era luogo abituale di incontro di Pannunzio e di molti redattori del “Mondo”. Pannunzio non andava solo in via Veneto,ma in tanti locali  vicini a piazza di Spagna,quasi ogni sera ,quando usciva dal giornale.Flaiano era stato redattore capo e Mino Maccari ,insieme a Bartoli,il vignettista del settimanale. Nel 1980 il Ministero dei Beni Culturali decretò che fosse da considerare di rilevante valore e così Cesaretto venne salvato dallo sfratto.

 

Fu decisivo un elzeviro  sul “Corriere della sera” a firma di Mario Soldati del maggio dello stesso anno.Cinquant’anni fa in una sera afosissima del luglio 1967 Arrigo Olivetti mi fece incontrare Pannunzio da “Cesaretto”:fu per me una grande emozione. Fu l’unica volta che lo vidi.Non ebbi il coraggio di parlare con lui.Stetti ad ascoltarlo. Parlava della sua solidarietà ad Israele per la guerra arabo-israeliana dei Sei giorni. Mi chiese di Torino,mi parlò di Cavour che lui teneva dietro la sua scrivania quand’era direttore. Era un uomo profondamente sfiduciato,nel marzo dell’anno precedente aveva chiuso il giornale. Ricordo che fumava continuamente.Da quell’incontro si creò, in nuce, il futuro centro Pannunzio.Peccato che i selfie allora non ci fossero. Ma ho un ricordo indiretto: Maccari che cenava a poca distanza ,mi regalò una sua caricatura che aveva appena fatto su un tovagliolo che raffigurava Pannunzio,Olivetti e me di cui ovviamente non sapeva nulla.Solo anni dopo ci incontrammo e diventammo anche amici. Disegnò il logo,si direbbe oggi, del Premio “Pannunzio” che venne assegnato il primo anno Spadolini. Venticinque anni dopo ad una cena di amici sulla collina torinese il pittore Enrico Paulucci mi schizzò un piccolo ritratto, raffigurandomi con la barba e mi disse che la barba mi avrebbe donato.  Il giorno dopo provai a farla crescere e da allora non l’ho più tagliata.

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Mario Gliozzi storico della scienza e docente fuori ordinanza

Nel luglio 1977 morì il professor Mario Gliozzi ,”terribile” docente di Matematica al Liceo classico “Cavour” di Torino,anche se poi l’incarico di componente del Consiglio Superiore della Pubblica istruzione lo allontanò dall’insegnamento. Ho conosciuto ex allievi che ancora ricordano la severità di quell’ometto piccolo e magro che all’apparenza sembrava mite e inoffensivo. Era un uomo austero e severo innanzi tutto con sè stesso che rifiutava ogni forma di retorica. I suoi funerali civili furono privi di qualsiasi discorso commemorativo. dall’Ospedale Molinette la salma venne portata nello squallido Cimitero Sud e subito inumata,malgrado fossero presenti amici come Bobbio che avrebbero potuto dir qualcosa di lui.Una scelta per uscire di scena in punta di piedi. Era stato un insigne  storico della scienza con pubblicazioni importanti che gli valsero anche l’incarico universitario. Era presidente della FNISM,la gloriosa federazione dei docenti italiani fondata nel 1901 da Salvemini e Kirner,che si poteva considerare l’aristocrazia della scuola italiana. C’era al suo fianco latinisti come Luciano Perelli ,italianisti come il preside del “Cavour” Luigi  Vigliani che per il suo coraggio nell’opporsi alla contestazione venne considerato un fascista, e persino il preside di Magistero Guido Quazza che , nato socialdemocratico di Saragat,divenne il sostenitore più caparbio della contestazione come continuazione della “Resistenza tradita”:un abbaglio non di poco conto per uno storico.C’era il mazziniano Giuseppe Tramarollo noto per il suo motto “Nè messe nè masse”che ebbe funzioni importanti nel Movimento Europeo. Oggi sopravvive stancamente una Federazione che vorrebbe ereditare quel passato,ma il suo sbilanciamento a sinistra l’ha resa una sorta di piccola succursale della CGIL. Gliozzi ,morendo,non poteva pensare la triste fine politica di un’associazione con cui si era identificato per tanti anni.

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Lettere scrivere a quaglieni@gmail.com

 

Un parroco eretico a Perignano 

Caro Quaglieni,

sono in vacanza sul litorale pisano e ho letto che sulla chiesa di Perignano hanno affisso uno striscione dedicato al parroco con su scritto “Eretico”.Il parroco è noto fin dal G8 di Genova per il suo estremismo politico. Cosa ne pensa?

                                                                                                                                                      Filippo Fogli 

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Ho letto di quella vicenda locale e le dico che chi ha posto quello striscione non coglie che Stato e Chiesa dovrebbero essere realtà diverse e  che definire, da parte di una forza politica, “eretico” un sacerdote è concettualmente sbagliato perché è un’invasione di campo.Gli eretici li decide la Chiesa,non altri. Una delle tante anomalie italiane,forse tipiche di contesti provinciali che ricordano Peppone e don Camillo in  versione moderna in cui le idee di Peppone diventano quelle di don Camillo.Di qui la confusione che si è generata.

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La fionda di Albenga 
 
Egregio Professore,

Dopo un anno,  in vacanza ad Albenga, ho visto sulla strada che conduce alla cittadina ligure un’immensa fionda illuminata anche di notte.  L’anno scorso non c’era. Ho chiesto ai bagni e mi hanno spiegato che è un elemento storico dell’Albenga medievale riscoperto di recente da un’associazione molto attiva in quella città. Sembra che sia opera di un notissimo artista,ma io che mi occupo di arte da trent’anni ,non l’ho mai sentito nominare.  L’idea della fionda di per sè mi fa inorridire perché mi evoca l’idea della  violenza,come scriveva Quasimodo:”sei ancora quello della pietra e della fionda “. Si riferiva all’uomo primitivo che si serviva di esse per uccidere.

Lei che è uno storico, cosa ne pensa?

                                                                                                                                                  Ennia Pautasso

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Anch’io dell’artista non so nulla,ma non mi occupo d’arte. Escluderei,anche in base alla storia recente di Albenga scritta da uno scrupoloso erudito locale,il prof. Mario Moscardini, che la fionda abbia un riferimento specifico nella storia di Albenga.Lei si goda il bellissimo centro storico di Albenga , le specialità gastronomiche della terra ingauna  e beva il suo ottimo Pigato; vada  anche a visitare l’Istituto internazionale di studi liguri.Se riesce, parli con la prof. Costa che conosce come nessun altro la storia  e l’ arte della città romana e medievale e legga la straordinaria  guida  di Nino Lamboglia, un grande studioso che ha reso nota nel mondo la città delle torri,come la definì il giornalista Romano Strizioli che amava profondamente la sua città. Non a caso, sull’autostrada, c’è un cartellone ufficiale che dà il benvenuto ad Albenga definita  città romana e medievale.

                                                                                                  PFQ

Dagli studenti del Poli oggetti per bambini con disabilità

Per il secondo anno alcuni studenti del Politecnico di Torino iscritti al corso di “Tecnologie per la Disabilità”, partecipando ad Hackability@TecDi al posto del tradizionale esame, hanno lavorato insieme a maker, designer e famiglie seguite dalla Fondazione Paideia per provare a rispondere alla richiesta di presidi e oggetti progettati o adattati in base alle esigenze delle persone con disabilità.


Hackability è un format nato a Torino nel 2015 e adottato dal corso di “Tecnologie per la Disabilità” nel 2016, con l’obiettivo di usare la co-progettazione come occasione di empowerment e inclusione e costruire un ambiente dove maker, designer e persone con disabilità possano arrivare alla prototipazione e alla realizzazione personalizzata e in piccoli numeri di presidi e oggetti a basso costo in grado di supportare le persone con disabilità nella vita quotidiana.

Hackability@TecDi è stato realizzato dal Team Studentesco Hackability@Polito, nato dagli studenti che l’anno scorso hanno partecipato all’iniziativa, grazie al supporto del Politecnico di Torino, di Hackability, del Laboratorio Nazionale AsTech del Consorzio CINI e di Fondazione Paideia.

Lorenzo, uno dei genitori che ha partecipato al progetto, ha raccontato così la sua esperienza: “Per progettare un triciclo in grado di garantire più sicurezza e stabilità rispetto alle normali biciclette con le rotelle per mio figlio Simone abbiamo pensato insieme agli studenti a un sistema simile a quello degli scooter a tre ruote, con il corpo pedali con catena rimovibile che diventa un triciclo a spinta e a sua volta si trasforma praticamente in un passeggino e grazie al supporto per iPad gli permette di stare comodamente seduto a guardare i cartoni animati”.

Giuseppe Airò, che per conto di Hackability ha seguito il progetto, ha aggiunto: “Per il secondo anno, grazie a Fondazione Paideia e al lavoro del Team Studentesco riusciamo a calare gli studenti in un’esperienza che permetta loro di co-progettare, lavorare in team, sviluppare competenze trasversali partendo da bisogni concreti, un’esperienza non solo di studio e di lavoro, ma anche umana”.

Record italiano: Torino sarà tele – riscaldata all’80 per cento

Sotto la Mole vantiamo già il primato di città più teleriscaldata d’Italia, ma Torino raggiungerà l’80% di popolazione teleriscaldata, con l’ampliamento alla zona nord della città. Ne ha parlato a margine del convegno sulle utility promosso da Confservizi, l’ad di Iren Energia Giuseppe Bergesio che annuncia all’agenzia Ansa uno “sviluppo ulteriore del 20% del teleriscaldamento. Da qui al 2021 toccheremo a gli 80 milioni di metri cubi che corrispondono a circa l’80% della volumetria riscaldabile. Il che significa una ulteriore decarbonizzazione con vantaggi evidenti per l’inquinamento. E dopo Nichelino e Moncalieri teleriscalderemo anche Beinasco e Borgaretto che saranno così interconnesse al sistema di teleriscaldamento torinese”. 

Colonscopia Virtuale, primo Centro Diagnostico in Italia

Per la diagnosi precoce dei tumori del colon-retto

E’ stato inaugurato il primo Centro Diagnostico in Italia esclusivamente dedicato alla Colonscopia Virtuale CAD per la diagnosi dei tumori del colon-retto, anche con l’ausilio di un sofisticato CAD (Computer Aided Detection).

 

Il Centro diagnostico, situato presso gli ambulatori dell’ospedale Molinette della Città della Salute di Torino, nel Presidio San Lazzaro di via Cherasco 23, è frutto di una Convenzione stipulata tra la Città della Salute e della Scienza di Torino e Im3D, una startup fondata da Davide Dettori e sviluppatasi in Piemonte, con competenze e tecnologie specifiche sia nell’ambito dei servizi di screening sia nel campo dell’intelligenza artificiale applicata alla diagnosi oncologica (CAD). Molinette ha messo a disposizione quasi 500 mq di ambulatori presso l’ospedale Dermatologico, Siemens Healthineers, quale partner del progetto, ha contribuito installando tecnologie all’avanguardia, mentre Im3D ha fornito le competenze operative per progettare e gestire una struttura diagnostica caratterizzata da eccellenza ed efficienza, anche grazie all’impiego di una tecnologia innovativa, frutto di una lunga validazione clinica, denominata CAD COLON.

 

Le caratteristiche innovative del progetto sono rappresentate dalla partnership pubblico / privata, ma anche da un felice incontro tra una multinazionale ed una start-up: Siemens Healthineers e Im3D.

 

Al taglio del nastro erano presenti il Presidente della Regione Piemonte Sergio Chiamparino e l’Assessore Regionale alle Attività Produttive Giuseppina De Santis.

Il progetto è stato presentato da Gian Paolo Zanetta, Commissario della Città della Salute e della Scienza di Torino, dal professor Ezio Ghigo, Direttore della Scuola di Medicina dell’Università degli Studi di Torino, e dal professor Giovanni Gandini, Direttore del Dipartimento Diagnostica per Immagini e Radioterapia della Città della Salute e della Scienza di Torino, che ha illustrato la tecnica e le indicazioni della colonscopia virtuale e del CAD ed i vantaggi nei confronti della colonscopia tradizionale.

 

Marco Fumagalli, Amministratore Delegato di Im3D, ha evidenziato come la colonscopia virtuale supportata dal CAD, grazie alla sua natura digitale, sia una metodica in continua evoluzione, cosicché potrebbero in un prossimo futuro ampliarsi le indicazioni e migliorare ulteriormente le performance.

 

Carlo Sacchi, di Siemens Healthineers, ha concluso: “Il mondo della sanità sta vivendo un momento di profondo e radicale mutamento e Siemens è parte attiva di questo cambiamento, non solo mettendo a disposizione tecnologie all’avanguardia, che contribuiscono a migliorare l’efficienza operativa della sanità, ma partecipando al rischio d’impresa”.

 

La struttura è aperta tutti i giorni. Per informazioni o prenotazioni è possibile chiamare il numero verde apposito, tel 800-911763, oppure il Sovracup regionale come per tutti gli esami medici.