Il Consiglio straordinario sull’Oftalmico si è concluso con l’approvazione di un Ordine del giorno che prevede cinque punti. Il testo, primo firmatario Paolo Allemano (Pd) è stato approvato a maggioranza e impegna la Giunta “a procedere alla riallocazione territoriale dei servizi di oftalmologia in maniera graduale, con
tempistiche e modalità ben definite, in modo da assicurare la piena continuità e accessibilità ai servizi”. Si chiede anche la garanzia che “le due Strutture complesse abbiano la disponibilità di tutto il personale sanitario necessario” e che sia assicurata una “nuova allocazione dei servizi e delle attività che consenta un più efficiente ed efficace utilizzo delle risorse disponibili e, dunque, una riduzione delle liste d’attesa”. Si pensa anche all’edificio e “tenuto conto del ruolo storicamente acquisito dall’Ospedale Oftalmico” si chiede “che nei locali di via Juvarra a Torino sia ospitata una Casa della Salute” anche per un “primo orientamento all’utenza e di accompagnamento alla certificazione della disabilità legata a patologie oculari; a mantenere, infine, nell’Ospedale Oftalmico quelle attività in ambito oculistico di carattere ambulatoriale che si sono affermate in questi decenni, quali l’ortottica e l’ipovisione”. La seduta straordinaria sulla chiusura e sullo spostamento del Pronto soccorso del Presidio Oftalmico ha riguardato anche il progetto della rete oculistica torinese ed è stata richiesta da Gian Luca Vignale (Mns) e sottoscritta dai gruppi di opposizione. Il consigliere ha sottolineato che in più occasioni l’Assemblea ha contestato il fatto che il Presidio venga ridotto a uno “spezzatino” tra le strutture di via Cherasco e il San Giovanni Bosco. C’è molta preoccupazione, ha aggiunto, perché a suo avviso è materialmente impossibile garantire nelle dieci stanze di via Cherasco i medesimi servizi
e pari assistenza alle migliaia di utenti che si rivolgono ogni anno all’Oftalmico. “Un’amministrazione può sbagliare ma non perseverare – ha concluso -. Chiediamo alla Giunta e al Consiglio di fare un passo indietro”. L’assessore alla Sanità Antonio Saitta ha affermato che la chiusura dell’Oftalmico è stata una scelta della Giunta precedente. E che quando quella attuale ha cominciato ad affrontare il tema, ha voluto evitare gli errori commessi con la chiusura dell’Ospedale Valdese, la cui decisione venne presa dall’oggi al domani e senza pensare a strutture alternative in cui allocare i servizi. Si è poi detto sicuro che “la creazione di una rete oculistica per la Città di Torino e l’istituzione di reparti di oculistica in due grandi ospedali torinesi, che ne erano sprovvisti, porterà a una crescita dell’offerta sanitaria e a un aumento della sicurezza per i pazienti”.
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IL DIBATTITO IN AULA
Nel corso del dibattito sono intervenuti i consiglieri Davide Bono e Gian Paolo Andrissi (M5s) che hanno accusato l’assessore “di aver trasformato un disastro annunciato in un potenziamento della rete cittadina dal momento che lo smembramento dell’Oftalmico sarà una disgrazia per la Sanità piemontese e che persino la maggioranza mostra di dar segni di vita sull’argomento”. “Siamo disposti a interrompere la polemica politica – hanno assicurato – per dare vita a una delibera che offra certezze agli operatori e agli utenti”. Per Stefania Batzella (Mli) “difficilmente l’assessore si è confrontato con gli operatori sanitari che ogni giorno operano all’interno del Presidio perché, se lo avesse fatto, un po’ di dubbi sul trasferimento gli sarebbero sorti”. In via Cherasco – inoltre – “la prima cosa che colpisce è la presenza di barriere architettoniche e tutti i reparti, a eccezione di quelli appena ristrutturati, sono decrepiti e pieni di crepe” e ha ricordato le firme dei 90mila
cittadini contro la chiusura. Per Forza Italia sono intervenuti Daniela Ruffino, Claudia Porchietto e Gilberto Pichetto, che hanno domandato come s’intenda far fronte all’emergenza con lo “smantellamento di un ospedale che vede una media di 53mila passaggi l’anno al pronto soccorso e un tempo medio di 44 minuti d’attesa”. Il trasferimento del Presidio è secondo Forza Italia “una scelleratezza politica” ed è “mancata l’attivazione di un tavolo di confronto così come una presa di posizione da parte della sindaca di Torino”. Pichetto ha aggiunto che il problema non è tanto mantenere la sede quanto mantenere l’integrità, l’unitarietà del servizio offerto, trasferendo in toto la struttura magari alla Città della Salute. Per il Partito democratico sono intervenuti Allemano e Davide Gariglio infastiditi dal fatto che “si dipinga la maggioranza come un gregge che si risveglia dal sonno”. Sarebbe grave, hanno aggiunto, tornare indietro su quanto previsto nel piano di rientro o ridurre i servizi per i cittadini. L’Oftalmico, hanno ribadito, non viene chiuso ma riallocato in due “hub” torinesi: “chiediamo che tale processo venga fatto garantendo la qualità dei servizi, macchinari efficienti e il personale medico necessario e che i locali dell’Oftalmico vengano trasformati in un ospedale di comunità. È fondamentale, a questo proposito, che i cittadini vengano informati nei particolari sulla nuova allocazione dei servizi, che sappiano dove andare, che gli spostamenti siano graduali e venga mantenuta l’operatività dei servizi”. Prima dell’approvazione dell’ordine del giorno di Allemano (Pd) l’Assemblea ha bocciato gli atti d’indirizzo presentati rispettivamente dai primi firmatari Vignale (Msn) Bono (M5s) e Pichetto (Fi) che sostanzialmente chiedevano di preservare la struttura.
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Una donna di 40 anni, ieri sera, è morta cadendo dalla bici
La Segreteria Regionale FNS CISL della Polizia penitenziaria ha reso noto che ieri alle 17.30 tre detenuti maggiorenni, uno marocchino, uno italiano ed uno ucraino, hanno appiccato il fuoco alla loro cella bruciando i materassi, per futili motivi.
seguito con cura la nostra richiesta». «È una notizia che abbiamo accolto con emozione e orgoglio, in quanto si tratta di un riconoscimento che viene concesso solo ad alcuni Comuni, con caratteristiche e storie peculiari. È il giusto riconoscimento alla storia millenaria di Rivalta. Una storia ricca di cultura, di natura e di memoria. Una storia di lavoro e fatica, prima nei campi e poi nelle fabbriche». «Rivalta ha vissuto da protagonista gli anni della Liberazione e della lotta partigiana, dell’industrializzazione e della deindustrializzazione, dell’immigrazione degli anni cinquanta e di quella di oggi». Il titolo di Città non porterà più risorse nelle casse comunali, né contribuirà, da solo, a migliorare la qualità della vita dei rivaltesi. Non si tratta però neanche di un semplice cambio di nome. «Diventare Città -ha detto ancora Nicola de Ruggiero- vuol dire continuare a valorizzare le peculiarità della cultura locale che non risiedono solo negli edifici e nelle tradizioni, ma anche e soprattutto nelle persone, vecchie e nuove, che hanno scelto di abitare a Rivalta. Il compito che abbiamo adesso di fronte è non deludere la fiducia che il Presidente Mattarella ha voluto accordare alla nostra comunità». Rivalta nei prossimi mesi organizzerà incontri e appuntamenti in tutti i quartieri, per far conoscere e per far vivere questo riconoscimento nei rivaltesi. Si comincia già il 16 dicembre prossimo, giorno in cui verrà inaugurata la nuova Biblioteca nelle sale Castello.
convenzionate dei fondi comunali pari a 3 milioni di euro ante taglio operato dalla giunta Appendino nel mese di maggio 2017, con assegnazione a parte dei fondi per handicap pari a 14.000,00 euro a bambino (cioè copertura totale fuori da fondi generici), nonché il rispetto del pagamento della rateizzazione concordata con il Comune per i contributi relativi all’anno 2016 (finora, infatti, sono state pagate dal Comune di Torino solo 7 rate delle 10 previste, mentre i fondi relativi all’anno 2017 non sono stati nemmeno ancora presi in considerazione). Infine, la delegazione dei genitori ha chiesto spiegazioni sulla disparità di trattamento che vedrebbe assegnati dal Comune oltre 50 milioni di euro alle scuole materne comunali, anch’esse paritarie, che in totale ospitano circa 7.800 bambini, a fronte di soli 3 milioni (decurtati ora del 16%) alle paritarie convenzionate (per 5.500 bambini). Perché questa differenza? I genitori lamentano che a Torino ancora esistono bambini di serie A e di serie B: in tema di diritti scolastici, infatti, non a ogni bambino vengono destinati gli stessi fondi, che però tutte le famiglie pagano attraverso le tasse, ma ad alcuni viene destinato molto, e, ad altri, viene tagliato da quel poco che gli spettava. Ecco perché anche dalle scuole si è alzato il grido: “Siamo tutti uguali!”.
GeniTori Noi
di Pier Franco Quaglieni
colse il significato eversivo e profondamente illiberale.
occupare. 
ancora oggi definito “odiato”, un interlocutore che mi ricevette nel suo studio di via Po e mi intrattenne oltre un’ora a parlare.
Da domenica, a Torino è scattato il divieto di circolazione per i veicoli diesel fino a Euro 5, oltre che per per quelli a benzina, gpl e metano Euro 0
Venticinque
coordinatore della sottoarea “Gestione economica – finanziaria”, che ha girato al ministro dell’ambiente Gian Luca Galletti, la richiesta di Oristano di diventare sin – Sito di interesse nazionale, come Casale, la corresponsione di incentivi per la discariche da amianto, la necessità di un’idonea formazione per i tecnici comunali anche nei comuni di fuori dai Sin, di mantenere i fondi per le bonifiche al di fuori del patto di stabilità e la loro erogazione direttamente ai comuni senza il tramite delle regioni per evitare lungaggini. E proprio sulle Regioni, Palazzetti ha che “la loro autonomia deve servire a cercare di trovare il modo migliore per risolvere una criticità, non per non fare niente” cogliendo su questo passaggio parecchi applausi. Il ministro Galletti, dal canto suo ha evidenziato che “qui si è portato il lavoro svolto in questi anni, anche a Casale Monferrato. Abbiamo utilizzato l’esperienza acquisita qui anche a livello nazionale, mettendo in campo diversi strumenti, dall’ecobonus per chi bonifica la propria abitazione dal’amianto, al credito d’imposta per le aziende, rifinanziato il Fondo per le vittime, siamo andati avanti sul monitoraggio, con circa 90mila siti in Italia dove è presente amianto, si è lavorato molto sulle bonifiche, che erano poco più di 2600 ed oggi ne sono state effettuate più di 10mila, poi è stata introdotta la norma sugli ecoreati, che è una norma di civiltà, raddoppiandone il periodo di prescrizione”.