Erano in vendita sugli scaffali in vista delle imminenti festività del Carnevale gli oltre 160.000 articoli potenzialmente pericolosi, sequestrati ieri dalla Guardia di Finanza di Torino
I Finanzieri del Gruppo Orbassano, che hanno condotto l’intervento, hanno rinvenuto l’ingente quantitativo di materiale in uno store di Grugliasco (TO), comune della prima cintura torinese gestito da un imprenditore di origini cinesi.
Abiti da carnevale, articoli ludici e capi di abbigliamento riportanti noti brand destinati ai più piccoli. Tutto rigorosamente falso e di dubbia origine.
Così come è dubbia anche la provenienza dei giocattoli visto che non è stata rinvenuta alcuna indicazione certa circa la loro provenienza.
Centinaia anche i cosmetici, in particolare i noti “kit truccabimbi”, cautelati dai Finanzieri in quanto riportanti le indicazioni circa la loro composizione poco chiara, tanto da indurre gli inquirenti ad approfondire la vicenda, visto che questi prodotti vengono utilizzati, direttamente a contatto con la pelle, dai bambini.
Nel corso delle perquisizioni, i Finanzieri hanno anche rinvenuto, oltre 800.000 filtri per il confezionamento di sigarette per i quali la vendita è consentita solamente alle rivendite autorizzate in possesso della licenza rilasciata dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli.
Per evitare di essere scoperti in caso di controllo, i prodotti erano stati nascosti negli uffici aziendali pronti per essere venduti qualora richiesti.
L’imprenditore, un quarantenne gestore del market, è stato denunciato alla Procura della Repubblica di Torino per contraffazione e contrabbando. Rischia sanzioni sino a 180.000 euro.
La Cassazione ha confermato la condanna all’ergastolo nei confronti di Rocco Schirripa, l’ex panettiere legato alla ‘ndrangheta accusato di aver partecipato al “commando” che il 26 giugno 1983 sparò al procuratore di Torino Bruno Caccia (nella foto), di 65 anni, mentre era uscito di casa a portare a spasso il cane. Caccia morì nell’attentato. Secondo l’accusa, il boss Domenico Belfiore aveva così eliminato il magistrato che rappresentava un ostacolo agli affari illeciti della criminalità organizzata a Torino. Il procuratore poco prima di essere ucciso aveva fatto perquisire il casinò di Saint Vincent per il sospetto di riciclaggio di capitali mafiosi.