Si è appena, positivamente, conclusa la Simulazione Clinica ad Alta Fedeltà presso i nuovi locali del Pronto Soccorso dell’AOU San Luigi di Orbassano accuratamente progettata dal gruppo SimBox della SCDU Anestesia e Rianimazione con il supporto di Anpas Piemonte e da tutti i settori dell’Azienda Ospedaliera Universitaria. Le ambulanze della Croce Bianca di Orbassano e Rivalta, 80 figuranti volontari soccorritori delle Pubbliche Assistenze Anpas, truccatori di lesioni e ferite del Gruppo Formazione di Anpas Piemonte, manichini di ultima generazione e le nuove ambientazioni sono state lo scenario dove il personale del PS ha lavorato in condizioni simulate. La rara opportunità di testare, con scenari molto vicini al reale, il funzionamento dell’organizzazione e del sistema di sicurezza dei pazienti e degli operatori è stato condiviso con telecamere in presa diretta presso un’aula gremita di operatori sanitari, studenti dei corsi di laurea di medicina e infermieristica diventando anche un importante momento formativo. Ovviamente il tutto sarà rivisto e discusso in sede di debriefing prima dell’apertura ufficiale al primo paziente previsto martedì 23 gennaio.
Non vi sarebbe stato alcun maltrattamento o violenza ma soltanto “metodi educativi che, oggi, forse sono interpretati troppo severi”. Erika Liuzzo, difensore della maestra dell’ asilo di Susa agli arresti ai domiciliari, a causa di presunte vessazioni nei confronti dei piccoli alunni sostiene questa tesi. La donna accusata ha tenuto l’interrogatorio di garanzia. Il suo legale dice che ha risposto in modo approfondito e ha rilevato errori nelle intercettazioni ambientali. Ad esempio la maestra non dice “bestia”, come si legge agli atti, ma ”pepia”, termine dialettale che vuol dire noioso. Non sarebbe la prima volta che si sbatte il mostro in prima pagina senza che di mostro si tratti.
L’addio a Guido Filogamo, medico e uomo
di Pier Franco Quaglieni
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All’età di 101 anni è mancato il professor Guido Filogamo, uno dei luminari della medicina torinese, emerito di Anatomia umana, per otto anni preside della Facoltà di Medicina di Torino. I giornali lo hanno ricordato prevalentemente come fratello del presentatore radiofonico Nunzio, mentre il grande vecchio era un vero scienziato di fama internazionale , allievo del mitico Giuseppe Levi e amico , tra gli altri, di Rita Levi Montalcini. Mi trovai molte volte a contatto con lui ,a partire dal mattino ,quando ,più o meno alla stessa ora ,facevamo colazione al caffè Platti, una consuetudine che è durata anni. Ogni mattina Guido aveva la sua osservazione o la sua battuta sempre puntuale ,sempre colta e raffinata .Era un uomo dotato di ironia sottile, l’esatto contrario dei giovani d’oggi. Spesso ci incontravamo sul 67 perché ogni giorno, anche in tarda età ,si recava al suo istituto universitario di cui fu direttore. Poi venne a parlare al Centro Pannunzio e ad un certo punto si iscrisse anche e partecipo ‘ ai lavori del Comitato scientifico e direttivo, dando il suo contributo dotto e insieme appassionato. I medici di una certa età l’hanno avuto tutti come docente e lo consideravano maestro. Era un uomo brillante anche a cena, amabile e colto conversatore. L’Università di Torino e l’Università in generale perdono un suo punto di riferimento .Era un uomo di scienza imbevuto di umanesimo che lo portava a vedere nel malato soprattutto un uomo. In lui il medico si identificava con l’uomo.
Dopo l’incidente al Regio torna in scena la Turandot
Era un ufficio contabile “a delinquere” lo studio di consulenza dove due torinesi, padre e figlio di 67 e 29 anni, sono stati arrestati dalla Guardia di Finanza. L’accusa è di avere effettuato tra il 2015 e il 2017 operazioni di indebita compensazione d’imposta per oltre 25 milioni di euro. Sono state anche effettuate perquisizioni nei confronti di undici indagati. Erano 150 i clienti coinvolti. Tra i servizi illegali offerti lo sconto dei debiti tributari, fatture per operazioni inesistenti su richiesta, e false buste paga per agevolare l’accesso a prestiti di denaro o la falsa attestazione di assunzione di cittadini extracomunitari. Sequestrati denaro, immobili, beni mobili e rapporti finanziari per 25 milioni.
“Elvira Berrini Pajetta. Donna,madre,educatrice e militante”. Questo è il titolo del convegno che la città di Torino e l’Associazione Consiglieri Emeriti del capoluogo piemontese dedicheranno giovedì 25 gennaio alla figura di una tra le donne più popolari nel secondo dopoguerra. Il pomeriggio di studi su “mamma Pajetta” si terrà alle 14,30, nella Sala Rossa di Palazzo Civico a Torino. Introdurrà e coordinerà il convegno Giancarlo Quagliotti, presidente dell’Associazione Consiglieri Emeriti Città di Torino. Le relazioni saranno svolte da Elvira Pajetta,autrice del libro “Compagni”, sulla vita della famiglia Pajetta, e daMaria Grazia Sestero su “Elvira Pajetta: assessore e consigliere comunale (1945- 1956)”. Seguiranno le testimonianze di Aldo Agosti, Sante Bajardi, Gisella Giambone, Diego Novelli e Gaspara Pajetta. Lia Tomatis eseguirà alcune letture tratte dal diario di Elvira Pajetta.
Nata a Novara nel 1887, figlia di una contadina e di un ingegnere, dipendente delle Ferrovie, Elvira Berrini frequentò le scuole a Torino dove ottenne il diploma di maestra e insegnò nelle scuole elementari. Nel 1910 sposò Carlo Pajetta. Insegnò nel quartiere popolare e operaio di borgo San Paolo, il “borgo rosso”. Lì divenne amica e compagna di lotta di Camilla Ravera e sempre lì nacquero i suoi primi due figli, Gian Carlo – nel 1911 – e Giuliano, quattro anni dopo. Il terzo e ultimo, Gaspare, nacque il 27 giugno del 1925 a Taino, il piccolo paese lombardo sulle pendici collinari della sponda “magra” del lago Maggiore, di cui la famiglia era originaria. Nel 1927 Gian Carlo venne arrestato per la prima volta per antifascismo e dovette espatriare per ragioni politiche. Rientrato in Italia nel ‘33 fu nuovamente arrestato a Reggio Emilia e condannato a 21 anni di reclusione dal Tribunale Speciale fascista. Giuliano, il secondogenito, a sua volta espatriò nei primi anni ’30 e combattè in Spagna e nella resistenza in Francia. Una volta rientrato in Italia, arrestato dalle SS a Milano, venne internato a Mauthausen. Gaspare, salito in montagna con una formazione partigiana nel dicembre del ’43, morì a diciotto anni in combattimento il 13 febbraio dell’anno successivo a Megolo, in Val d’Ossola. Arrestata col marito per l’impegno politico dei figli maggiori, esonerata dall’insegnamento, “mamma Pajetta” (come sarebbe stata affettuosamente chiamata nel secondo dopoguerra) fu tra le animatrici a Torino del “Soccorso rosso” e fece spesso la spola con la Francia, quando Giuliano vi si era rifugiato. Neppure la dolorosa perdita di Gaspare la indusse a desistere dalla lotta antifascista, anche se ne rimase profondamente segnata e quando si incontrò a Torino con Ada Gobetti, per continuare quell’impegno attraverso i Gruppi di Difesa della Donna, quest’ultima intuì che “anche se straordinariamente forte, anche se sorretta da una fede senza debolezze e dall’amore dei figli rimasti, non può più essere come prima”. Al termine della guerra Elvira venne nominata ispettrice a Torino, per incarico del Comitato di Liberazione, nel 1946 venne eletta assessore e l’anno seguente tornò all’insegnamento. Nel 1956, assistette all’ultima seduta del Consiglio Comunale e concluse la sua vita politica. Nel 1962 morì il marito Carlo e Elvira, già colpita da un malore alcuni anni prima, si trovò a scrivere parole amare e sofferte: “solitudine, rimpianti, poca salute, nessuna voglia di vivere”. Un anno dopo, nel settembre del ’63, si spense nel novarese, a Romagnano Sesia, e venne sepolta nella stessa tomba che il giovane Gaspare divideva con l’amico Aldo Carletti, nel piccolo cimitero di Megolo, una delle frazioni di Pieve Vergonte, in bassa Val d’Ossola. Nello stesso luogo all’ombra del Cortavolo dove, nel tempo, l’intera famiglia Pajetta si è riunita per sempre.
Marco Travaglini
Nella notte, in corso Giulio Cesare, un 49enne marocchino è stato investito e ucciso da un tram della linea 4, verso la mezzanotte. Stava attraversando la strada, diretto in corso Vercelli, quando il mezzo l’ha investito all’altezza di via Oxilia. I sanitari del 118 hanno invano cercato di rianimarlo Sono interventi i vigili del fuoco e la Squadra Infortunistica della Polizia municipale.
Quell’auto sulle strisce e il contrassegno improprio
Il celebre attore di avanspettacolo e varietà si è spento per un infarto questa notte alle 3 all’Ospedale ‘Gradenigo’.
E’ improvvisamente scomparso alle tre di questa notte per un infarto all’Ospedale ‘Gradenigo’, dov’era ricoverato da circa una settimana per via di una frattura all’anca.
Da poco aveva ripreso la posizione eretta, ed era pronto a lasciare il reparto per iniziare la riabilitazione motoria.
Giovanni Liboni, meglio noto più semplicemente come Gianni Liboni, 86 anni, è stato l’ultima storica spalla di Erminio Macario.
Nato a Torino il 4 gennaio del 1932, iniziò giovanissimo a calcare i palcoscenici torinesi debuttando nella celebre compagnia di Mario Ferrero, per una lunga carriera che ne ha fatto uno degli attori di avanspettacolo, rivista e varietà più amati del capoluogo piemontese
Nel Dopoguerra, si distinse anche come conduttore e showman degli spettacoli allo storico ‘Teatro Alcione’, che ospitava le principali vedettes italiane e internazionali dell’epoca, per poi approdare al ‘Teatro Alfieri’ con Erminio Macario, di cui fu la spalla insuperata e indimenticata. In carriera, anche numerosissime partecipazioni televisive, cinematografiche e crociere intorno al mondo.
Gianni Liboni, indiscusso signore d’altri tempi, lascia il figlio, Valerio Liboni, storico batterista e leader del famoso gruppo pop de I Nuovi Angeli, e Nuccio Cippo, inseparabile compagno di palcoscenico e lavoro teatrale di una vita.
Emanuela Martini è stata confermata Direttrice del Torino Film Festival. La sua nomina è stata approvata dal Comitato di Gestione del Museo Nazionale del Cinema. Il suo incarico durerà due anni. “Sono felice della riconferma di Emanuela Martini alla guida del TFF – sottolinea Laura Milani, Presidente del Museo Nazionale del Cinema -, una grande professionista che ama profondamente il festival. Passato e presente troveranno il giusto equilibrio sotto la sua guida colta e intelligente. A lei e a tutta la squadra un sincero augurio di buon lavoro.” “Sono contenta e orgogliosa – afferma Emanuela Martini – perché questo conferma la solidità del lavoro svolto in questi anni da tutto lo staff artistico e tecnico del TFF e del Museo Nazionale del Cinema. Stiamo già lavorando all’edizione 2018 e a breve comunicheremo le principali scelte artistiche. Com’è accaduto anche nel 2017 con la mostra “Bestiale!”, anche quest’anno il Torino Film Festival avrà una sezione collegata alla prossima mostra del Museo Nazionale del Cinema, “Soundframes. Cinema e Musica in mostra”. Il prossimo Torino Film Festival si terrà dal 23 novembre al 1 dicembre 2018.