ilTorinese

“Rimanete seduti e allacciate le cinture”, OFT al Conservatorio Verdi

IL concerto di martedì 28 gennaio dell’Orchestra Filarmonica di Torino

 

Martedì 28 gennaio, alle 21, presso il Conservatorio Giuseppe Verdi di Torino, si terrà il concerto “Rimanete seduti e allacciate le cinture”, in cui salirà sul palco del Conservatorio la prima delle giovani stelle protagoniste della stagione “One Way Together”. Il violoncellista Ettore Pagano, che ha nel suo bagaglio primi premi in oltre 40 concorsi, torna ospite di OFT dopo la prima applauditissima esibizione nel febbraio 2023.

Pagano e l’orchestra, diretti dal direttore musicale di OFT Giampaolo Pretto, eseguiranno il Concerto n.2 in si minore per violoncello e orchestra op.104 di Antonin Dvořák, considerato tra i più concerti scritti per questo strumento solista.

Il Concerto n.2 per violoncello e orchestra di Dvořák è uno tra i più suonati e registrati. Fu l’ultimo dei concerti del compositore e fu scritto nel 1894-1895 per un suo amico, il violoncellista Hanuš Wihan, ma eseguito per la primo volta dal violoncellista inglese Leo Stern. È riconosciuto come uno dei grandi capolavori di Dvořák e risulta un’opera di grande intensità, in cui l’orchestra dialoga armoniosamente con i virtuosismi del violoncello, ed è stata composta durante il soggiorno americano del musicista. Dvořák vi mise mano anche in seguito tornato in Europa, e il brano, è anche un sorta di testamento spirituale nel quale condensa il suo amore verso la musica popolare, che nobilita e plasma in un corpo nuovo attraverso trame talora malinconiche, talora travolgenti.

L’OFT nella seconda parte della serata eseguirà la Sinfonia n.2 in do maggiore op.61 di Robert Schumann. Frutto di anni dolorosi, la Sinfonia prende vita mentre il celebre compositore è tormentato dal dolore all’orecchio e dall’insonnia. Verso la fine del 1945 l’estro creativo di Schumann porta nell’arco di pochi giorni la stesura effettiva dell’opera, un lavoro comunque lungi dall’essere compiuto, poiché soltanto l’anno successivo il compositore approderà alla stesura finale e alla prima esecuzione in pubblico, avvenuta il 5 novembre del 1846 al Gewandhaus di Lipsia sotto la direzione del Mendelssohn. Suddivisa in 4 movimenti, risente dell’influenza di Beethoven e di quella di Bach, essendo lui e l’amata moglie Clara, in quel periodo, impegnati nello studio dell’arte del contrappunto. Il risultato tuttavia è un lavoro unico, dove le miserie della vita vengono elevate a lirismo e trasformate in una musica che irradia una poetica serenità.

Il viaggio musicale di gennaio targato OFT è introdotto da un titolo, “Rimanete seduti e allacciate le cinture”, che ne riassume potenza e senso, nonché raccontato attraverso l’immagine che accompagna il concerto, realizzata con la tecnica del collage sulla base dei brani in programma e delle suggestioni personali offerte da Ettore Pagano. Un percorso suggestivo completato dal microracconto che apre il concerto del Conservatorio, scritto appositamente per l’OFT dal giornalista e musicista Lorenzo Montanaro. La lettura del testo è affidata all’associazione Liberi Pensatori Paul Valery e all’Accademia di Formazione Teatrale Mario Brusa di Torino.

Il concerto di martedì 28 gennaio al Conservatorio, alle 21, in piazza Bodoni, è preceduto sempre da due momenti di prova aperti al pubblico. L’OFT offre la possibilità di vedere i suoi musicisti al lavoro la domenica mattina, mentre studiano e si esercitano con il direttore costruendo il concerto nota dopo nota, e lunedì mentre eseguono l’ultima prova prima della grande serata al Conservatorio del martedì. La prova generale è in calendario lunedì 27 gennaio alle ore 18.30 presso il teatro Vittoria di via Gramsci 4, a Torino.

 

Mara Martellotta

Mete sciistiche italiane 2025, Bardonecchia una delle più economiche

Popolarità e prezzi a confronto: le località del Trentino le più care

Il mese di gennaio è sinonimo di settimana bianca. L’Italia, con i suoi scenari mozzafiato, è una delle mete preferite per gli sport invernali, ma quali sono le destinazioni più ricercate e convenienti? Per rispondere a questa domanda, la piattaforma Preply ha realizzato uno studio analizzando le località sciistiche più popolari e il costo degli skypass giornalieri, offrendo una guida utile per tutti gli amanti della neve. Lo studio rivela che Madonna di Campiglio è la località più popolare, con le sue 8mila e 300 ricerche mensili, seguita da Roccaraso, 5mila e 600 ricerche e Andalo, 4mila e 200 ricerche. La prima e la terza posizione rafforzano il primato del Trentino, che domina la classifica con ben 9 località sciistiche, mentre Roccaraso si distingue come la principale meta sciistica del centro Italia. La Lombardia presenta un interessante numero di popolari impianti sciistici, ben 6, come Livigno, 2mila e 700 ricerche, Bormio, 1.700, e Ponte di Legno, 1.500. Troviamo a tre piste della Val d’Aosta, tra cui Cervinia e Pila. Tra gli impianti più convenienti, i Piani di Bobbio, in Lombardia, guidano la classifica delle località più economiche con un prezzo giornaliero di soli 43 euro. A seguire Bardonecchia, in Piemonte, famosa per aver ospitato le Olimpiadi invernali del 2006, con un costo di 48 euro. A poca distanza Roccaraso, con 52 euro, e Bormio con 53 euro. La prima, famosa per atmosfera familiare e piste di diverso tipo, la seconda per le sue terme e le gare internazionali. Per quanto riguarda gli impianti più costosi troviamo Marilleva, Madonna di Campiglio e La Thuile, dove il prezzo degli skypass giornalieri si attesta sui 56 euro. Si tratta di impianti dotati di piste di qualità e da un’atmosfera esclusiva. Anche Cortina d’Ampezzo, con uno skypass da 77 euro, si presenta come una delle mete più eleganti e prestigiose. Per realizzare questo studio, sono stati realizzati volumi di ricerca delle principali destinazioni sciistiche italiane, utilizzando lo strumento Ahrefs. In particolare sono state considerate le ricerche associate alle destinazioni associate alla parola skypass. Per la seconda classifica sono stati raccolti prezzi di skypass giornalieri dell’alta stagione per le stesse località, in modo da identificare le opzioni più economiche per gli sciatori. Questo approccio ha permesso di offrire una panoramica completa.

https://preply.com/it/blog/destinazioni-sciistiche/

Mara Martellotta

Mezzi pubblici, a Torino si può pagare con Telepass

 Dopo Roma, Milano, Venezia, Napoli e la Campania, i clienti Telepass possono acquistare i biglietti per il trasporto pubblico di Torino direttamente dall’App Telepass

 Telepass, leader italiano del telepedaggio e della mobilità integrata, annuncia che i clienti possono acquistare i biglietti del trasporto pubblico locale per la città di Torino direttamente dall’App Telepass.

 

URBI, società del Gruppo Telepass che svolge la funzione di service integrator, ha permesso l’aggregazione del servizio e della rete di Gruppo Torinese Trasporti rendendo possibile l’acquisto dei titoli di viaggio secondo la logica del MaaS (Mobility-as-a-Service), nell’ecosistema Telepass. URBI è uno degli operatori che partecipano alla sperimentazione legata al progetto nazionale Maas4Italy a Milano, Roma, Firenze, Bari, Torino, Bolzano, Veneto Abruzzo, Piemonte, Campania e Puglia. È proprio in logica Mobility-as-a-Service che, nel tempo, Telepass ha sviluppato il proprio ecosistema per mettere gli utenti al centro dei servizi di mobilità, offrendo soluzioni su misura basate sui loro bisogni e sempre più sostenibili.

Continua così l’impegno di Telepass per accompagnare cittadini e turisti nell’adozione di abitudini di mobilità virtuose e attente all’ambiente attraverso l’integrazione nell’ecosistema Telepass dei biglietti del trasporto pubblico locale nel capoluogo piemontese.

Telepass, infatti, intende puntare su un ulteriore rafforzamento della qualità e della capillarità della propria offerta, anche geografica, al fine di consentire ai propri clienti – grazie a un’attiva collaborazione con le pubbliche amministrazioni locali – di migliorare l’esperienza di viaggio e risparmiare tempo in tutte le principali città italiane, non solo in quelle più grandi. In particolare, il servizio di acquisto dei biglietti per il trasporto pubblico locale a Torino consolida l’offerta già disponibile sulle App Telepass e Telepass Pay X per la fruizione dello stesso servizio a Milano, Roma, Venezia, Napoli e la Campania.

L’integrazione dell’acquisto dei titoli di viaggio del trasporto pubblico locale a Torino nelle nostre App è una spinta ulteriore alla capillarità dei servizi che offriamo ai nostri clienti. La nostra azienda è costantemente impegnata a investire in soluzioni innovative per rendere gli spostamenti urbani più semplici e accessibili a tutti. Crediamo fermamente che, unendo le forze con partner strategici nel settore del trasporto pubblico, possiamo creare un sistema di mobilità integrata e fluida che risponda alle esigenze di una città moderna e in continuo movimento. Il nostro obiettivo è fornire un’esperienza di viaggio senza interruzioni, riducendo i tempi di spostamento e favorendo una mobilità sempre più sostenibile” commenta Aldo Agostinelli, Chief Consumer Sales and Marketing Officer di Telepass.

 

Per usufruire del servizio è necessario aver sottoscritto l’offerta Telepass Plus o Telepass Pay X, scaricare l’App, entrambe sono disponibili per i sistemi iOS e Android, selezionare il servizio di trasporto pubblico tra le icone presenti e acquistare la soluzione desiderata (biglietto singolo o giornaliero). I biglietti possono essere acquistati anche sull’App URBI.

 

Magliano e Bartoli: “Sostegno e assistenza post-partum per le donne che scelgono il parto in anonimato”

Oggi in IV Commissione audizione dell’Associazione Nazionale Famiglie Adottive e Affidatarie sul tema del parto in anonimato. Silvio Magliano e Sergio Bartoli, Lista Civica Cirio Presidente Piemonte Moderato e Liberale: “Nessuna contrapposizione tra culle per la vita e parto in anonimato, importante una comunicazione, particolarmente nelle scuole, sui temi della natalità”

Questa mattina in IV Commissione – Sanità e Assistenza, audizione dell’Anfaa – Associazione Nazionale Famiglie Adottive e Affidatarie, sul tema del parto in anonimato, possibilità offerta a tutte le donne di non riconoscere, direttamente in ospedale dopo il parto, il proprio figlio, affidandolo al personale sanitario perché sia attivato il percorso per la dichiarazione di adottabilità.

“Per rendere ancora più strutturato e funzionale il servizio – propongono Silvio Magliano, Presidente del Gruppo Lista Civica Cirio Presidente Piemonte Moderato e Liberale, e il Consigliere Sergio Bartoli -, riteniamo sia necessario potenziare i sevizi di sostegno e assistenza, prima di tutto in ambito psicologico e sotto il profilo sociale, per le donne che fanno la scelta del parto in anonimato, offrendo alle persone che lo desiderano una presa in carico, sempre in anonimato, per il periodo successivo al parto, oltre a quella sanitaria. Condividiamo la necessità di una campagna informativa capillare che coinvolga anche le scuole, per prevenire l’abbandono e tutelare il diritto alla vita”.

Sul tema delle culle per la vita, Bartoli e Magliano non vedono contrapposizioni con il parto in anonimato: “Si tratta di due opportunità complementari che si rivolgono a donne che si trovano in situazioni differenti e sono entrambe mirate a garantire il benessere del neonato; per garantire tempestività e professionalità nella presa in carico, le culle della vita devono essere collocate in strutture sanitarie, come è previsto nell’Ordine del Giorno approvato dal Consiglio regionale”.

Jannik Sinner, ancora re di Melbourne

 

Agli Australian Open Sinner si aggiudica l’ambito trofeo contro il tedesco Sasha Zverev. In una finale a senso unico per l’azzurro, Jannik conquista il primo trofeo Slam della stagione col punteggio netto di 6-3, 7-6, 6-3, bissando il successo dello scorso anno e lasciando sgomento e in lacrime il proprio avversario.

L’italiano che, con i suoi recenti tre successi Major (Australian Open 2024, US Open 2024 e ancora Australian Open 2025), ha vinto più titoli Slam nella storia del tennis nazionale, risultando vincente in tre finali su tre! Certo, quando si vince sembra tutto facile, ma riconfermarsi all’inizio di una nuova stagione non è mai semplice per nessuno, neppure per Jannik.

Ma vediamo come si è arrivati al primo grande appuntamento dell’anno nella terra dei canguri. Dopo i fasti dello scorso anno per i primi due Slam vinti, la riconquista della Coppa Davis, il primo trionfo alle Nitto Atp Finals di Torino e la conquista del prestigioso trofeo di numero 1 al mondo nella classifica Atp, celebrati in varie occasioni ufficiali, il rosso di San Candido si è concesso un po’ di relax e riposo, trovando rifugio e divertimento al cospetto delle Dolomiti e concedendosi una gita fuori porta per ammirare la rossa di Maranello, guidata dal suo concittadino Leclerc, in quel di Abu Dhabi negli Emirati. Tra allenamenti, il cenone di Capodanno con pochi intimi e selezionati amici, qualche gossip rosa, in relazione alla sua complicata relazione con la tennista russa Anna Kalinskaya (compresa una veloce fuga d’amore a Miami per festeggiare, forse senza successo, il compleanno dell’avvenente collega), e un paio di partite di esibizione, si è quindi arrivati velocemente al primo grande appuntamento tennistico della stagione 2025, gli Australian Open, con il difficile compito di riconfermare la vittoria dell’anno precedente contro il russo Daniil Medvedev e di dimostrare di nuovo e ancora di essere l’uomo da battere, il numero 1 al mondo, in un clima non propriamente ottimale per la nota vicenda Clostebol (si aspetta per il prossimo aprile la decisione finale dopo il ricorso della WADA al Tas di Losanna), che certamente  toglie serenità e forse qualche certezza al ragazzo di San Candido, per le assurde, ricorrenti, insopportabili e pesanti critiche del tennista australiano Nick Kyrgios (astioso forse e anche per motivi personali, passionali e sentimentali, avendo avuto in passato una relazione proprio con la Kalinskaya), e per le insinuazioni del giornale tedesco Bild (cui si aggiunge anche un atteggiamento sospetto e ondivago da parte del campione serbo Djokovich). E’ pur vero anche che, in questa divisione quasi manichea, la maggior parte dei tennisti di oggi e ieri si è schierata dalla parte del nostro Jannik, ma, si sa, fa più rumore e male un albero che cade piuttosto che una foresta in salute e ben salda nel terreno.

Con queste premesse e con un clima artatamente infuocato, oltre al caldo opprimente dell’estate australiana, al nostro Jannik non restava che la prova regina, l’unica valida, quella del campo, che gli avrebbe permesso di rispondere nel modo più convincente e appropriato. E il verdetto del campo è stato, ancora una volta, impietoso per i suoi avversari, caduti come birilli, uno a uno, nonostante un vistoso e preoccupante malore accusato al quarto turno, sotto la spinta potente dei suoi colpi e del suo servizio (Nicola Pietrangeli invita ad ascoltare il suono particolare e roboante dei fondamentali – dritto e rovescio – di Jannik). Dopo un primo turno sulla carta rischioso, contro il cileno Jarry (7-6, 7-6, 6-1), si è sbarazzato poi di Schoolkate (4-6, 6-4, 6-1, 6-3), Giron (6-3, 6-4, 6-2), del danese Rune (6-3, 3-6, 6-3, 6-2), dell’australiano De Minaur (6-3, 6-2, 6-1) e, in semifinale, dello statunitense Shelton (7-6, 6-2, 6-2).

Non restava che un ostacolo, in finale, quello rappresentato dal tedesco di orgine russa Alexander Zverev. Potenzialmente un pericolo per Sinner, se il tedesco fosse stato in giornata di grazia e avesse espresso un tennis deluxe, sontuoso, ricco di aces e vincenti, ma così non è stato. Shasha non sembrava in forma strepitosa, forse anche per la potenza del suo avversario, e il suo gioco, poco incisivo e aggressivo, quasi attendista (pessima tattica contro il nostro Jannik), non era minimamente in grado di impensierire l’altoatesino, per di più in buon stato di forma, che cercava spesso e volentieri il dritto del tedesco, il suo punto “debole”, spesso falloso. Il primo set si consumava in 45 minuti di gioco (6-3 per Sinner, con un break decisivo sul 4-3); più combattuto il secondo set, vinto sempre dall’azzurro al tie-break, e di nuovo in discesa per Jannik il terzo e ultimo set (6-3). La finale, dall’esito scontato ed evidente per quanto visto nelle fasi iniziali, salvo bizzarri e non ipotizzabili capovolgimenti di fronte, si consumava, in due ore e quarantacinque minuti di gioco, senza particolari emozioni, escludendo la frustrazione e il pianto di uno sconsolato Zverev a fine partita (che ha ricordato la delusione di De Minaur di poche ore prima, anche lui frullato da Sinner), conscio della totale superiorità dell’altoatesino, il quale, giusto per non smentirsi e dimostrarsi campione in tutti i sensi, ha interroto la cerimonia e i festeggiamenti per rincuorarlo e confortarlo. Prima li distrugge, poi li consola, si potrebbe dire così.

PATRIZIO BRUSASCO

Treno bloccato da bobina di rame sui binari

Un treno della linea Vercelli-Mortara, all’altezza di Palestro si è trovato di fronte una bobina di cavi di rame  sui binari e si è dovuto fermare per alcune ore. La circolazione è stata sospesa, con disagi per l’utenza. Non si è trattato di sabotaggio: la grossa bobina era sui binari per un tentativo di furto. I ladri non sono riusciti a farla rotolare oltre le rotaie.
NOTIZIE DAL PIEMONTE

La velocità e lo sconvolgimento del mondo di Marco Longo

Nelle sale della galleria Fogliato, sino al 22 febbraio

L’attimo d’ispirazione è l’immagine fotografica, il paesaggio urbano colto nell’imprimersi di un momento, d’una occasione: poi quella stessa immagine è posta sulla tela, ulteriormente sfocata, frammentata, dissezionata, nella ricerca continua di nuovi movimenti, nell’avventurarsi in percorsi che non lasciano nulla di definito, di stabile nel tempo che viviamo. Tempo di tangibile trasformazione, di accelerazione che non lascia più spazio ad un fermo “hic et nunc”, che si porta appresso la legge del “panta rei” della nostra quotidianità. Siamo travolti, come se continue folate di un vento impetuoso ci avvolgessero e ci trascinassero, come se la natura ci avesse escluso la possibilità di trovare un riparo o un appiglio di salvezza.

Impressioni, suggestioni, ricordi, squarci di vita di un Boccioni modernissimo, pagine scritte da Marco Longo – pressoché settantenne, diplomato al Liceo Artistico e frequenza all’Accademia Albertina torinese, diploma presso la “Scuola Internazionale di Grafica” a Venezia, numerose personali e collettive all’attivo in Italia e all’estero – in questa sua presenza nelle sale della galleria Fogliato (via Mazzini 9, sino a sabato 22 febbraio, da martedì a sabato 10,30 – 12,30 / 16 – 19) che ha per titolo “Direzioni pittoriche”, con la cura di Giovanni Cordero. Una trentina di oli, di differenti dimensioni, suddivisi sotto un triplice sguardo, “My City” e “Manhattan” e “Interior Space”, la Torino di oggi e l’altrove, l’avveniristico e l’antico.

Scrive Cordero nella presentazione in catalogo: “Sono registrati sulla tela momenti effimeri, inafferrabili e fluttuanti che riportano atmosfere sfuggenti perché la manipolazione dell’immagine crea nuovi mondi che non esistono nella realtà ma solo nella nostra percezione psichica.” Una inafferrabilità che trova ospitalità nelle nostre menti e che vive nello scattare di un attimo ma che si fa presenza concreta e realissima sulla tela. E in quell’attimo c’è lo spazio e il tempo di sempre. Non soltanto, dentro i confini di una città ovattata, le nebbie e i vapori che salgono dal fiume (lo scorcio del ponte di piazza Vittorio e gli alberi e la gran massa della Gran Madre sullo sfondo, “My City 1”) o gli asfalti lucidi di pioggia appena caduta, non soltanto le luci riverberate sui marciapiedi o dentro le vetrine che costeggiano le strade, magari esplose fortissime sui corsi della città attraversati da binari o costeggiati da cassonetti e dehors (è lo sguardo che occupa “My City 15”, significativo esempio di bellezza pittorica dalle ragguardevoli dimensioni, cm. 141 x 80,5), non soltanto le lunghissime scie entro cui trova posto lo scorrere incessante e anonimo delle auto, con i fanalini di coda a punteggiare quel buio reso con maestria attraverso la pacatezza del colore, quegli angoli indifferenti di vita in grigio, non soltanto gli innumerevoli punti di sguardo: ogni cosa sembra fuggire, dileguarsi, come a voler lasciare nient’altro che un ricordo di sé dietro i pennelli dell’artista. Ogni cosa sembra farsi sogno e quasi mistero, laddove la presenza umana è annullata e scompare. Città buttate nell’avvenire, in un simbolico vuoto dove s’aggirano fantasmi e rumori che Longo lascia intuire nel suo mare di silenzi.

Un’urbanizzazione dei nostri anni, delle tante costruzioni e delle sfide, delle metropoli e delle periferie, del loro disordine e della loro bellezza, nel loro avventurarsi verso l’alto e nel rimanere chiuse nei tanti quanto insuperabili agglomerati. La direzione “verticale” prende forma tra le costruzioni della Grande Mela – pare d’avventurarsi tra lo sconvolgimento delle architetture inventato da Christopher Nolan in “Inception”, anche se nell’occasione il regista ci portava in terra di Francia -, sguardi soprattutto dall’alto, grazie a quello che un tempo veniva definito “a volo d’uccello”, in un compito di cui si sono appropriati i tanti droni, a dare tutta la vertiginosità e il modernismo, “la metropoli americana come specchio che riflette gli istantanei cambiamenti della società odierna, scena di un palcoscenico instabile, in perenne trasformazione”, uno sguardo che va ben oltre “My City”, perché al suo interno tutto è labirintico, privo di contatti e relazioni, avvolto nel caos frenetico. Longo usa il termine “disorientamento” chiarendo anche quelle non relazioni che scavano nella incomunicabilità e raggelano le personali relazioni con se stessi, che paiono definitivamente annullate.

Ecco che tutto si fa ricordo in “Interior Space”, quale terza prospettiva, un mondo che appare sommerso e come riscoperto da uno Schliemann dei giorni nostri, “quasi pietrificato”, archeologia d’ambiente, tempo antico nelle ampiezze delle fabbriche dismesse e spazi desolatamente vuoti e angosciosi, quasi surreali, specchio di abbandono o di sopravvivenza ormai lasciata alla deriva, un immobilismo che chiude la porta ad un’ultima speranza. Non un’immagine che faccia ogni sforzo per portare con sé un che di positivo: un’immagine bensì di attesa e di incertezza, di gravosa solitudine, di scommessa sul come sarà il nostro futuro. Chiarisce in punta di penna Cordero: “In queste opere aleggia un sentimento di attesa e di sospensione temporale dove l’incertezza del luogo rende tutto misterioso e in questa solitudine esistenziale il vuoto dentro il tutto ci procura confusione e smarrimento.”

Elio Rabbione

Nelle immagini, alcune delle opere di Marco Longo presentate nella mostra “Direzioni pittoriche”.