“La guerra tra automobilisti indisciplinati che occupano le aree destinate al posizionamento dei bidoni dei rifiuti e i condomini del palazzo non si arrestano , oggi sabato 5 ottobre , in via Erasmo da Rotterdam , in borgo Filadelfia, una Dacia Duster, è stata circondata letteralmente accerchiata dai bidoni dei rifiuti. Per la veritá era successo altre volte allo stesso posto qualche auto avesse subito, quasi, lo stesso trattamento. Oggi con la ciliegina sul cofano ovvero la cacca di un cane ovviamente per rafforzarne il dissenso”. Così ci scrive il lettore Luigi Gagliano che ci ha inviato le foto pubblicate.
Fino a lunedì 6 gennaio 2025
Bard (Aosta)
Terrifici Dragoni, straordinari giganteschi Robot e “Agenti speciali”, in lotta perenne contro il crimine, hanno osato violare le possenti mura del sabaudo complesso fortificato di Bard, sulla rocca che sovrasta quello che é il più piccolo Borgo valdostano, per “raccontarsi” in una mostra, decisamente suggestiva e di alto richiamo per gli appassionati di “fumettistica” fantascientifica, capace di tenere insieme – perfettamente integrati – il passato della location con il presente, quello meno rassicurante, il futuro e il futuribile più improbabile e remoto. Curata dal novarese Bruno Testa, “fumettista per passione e art director per professione”, e promossa dall’ “Associazione Forte di Bard”, “SuperFantaRobot, la Fantascienza a fumetti” è una “rassegna – viaggio” nell’universo fantascientico, nel linguaggio del fumetto e dell’illustrazione, ospitata, fino a lunedì 6 gennaio dell’anno prossimo, nelle Sale dell’“Opera Mortai” del Forte. Guida d’eccezione, Nathan Never, l’eroe del futuro (“L’avventura del futuro, il futuro dell’avventura”, lo slogan del fumetto) della serie ideata da Michele Medda, Antonio Serra e Bepi Vigna (“la banda dei sardi”) per la “Sergio Bonelli Editore”.
Never, nome in codice “Agente Speciale Alfa” – detective di una delle tante Agenzie private di Investigazioni che affiancano la polizia nella lotta al crimine, in una megalopoli indicata come “Città Est”, sulla costa orientale degli States – è presente in mostra con le tavole originali di Romeo Toffanetti (argentino di origini, ma oggi residente in Italia) che fanno conoscere il personaggio ai visitatori, accompagnandoli in un percorso teso a raccontare come “fantastico” e “scienza”, nella letteratura “fantascientifica”, siano sempre e in concreto elementi in cammino per strade convergenti. Fino ad incrociare quella poetica del futuro dei “Canti di Gadalas”, opera unica nel suo genere, scritta da Bepi Vigna ed illustrata da Romeo Toffanetti, una “raccolta di poesie che vengono … dal futuro”, i cui versi sono pervasi da riferimenti alla fantascienza cinematografica, fumettistica e letteraria, in particolare della corrente “cyberpunk”, in grado di trasportare il lettore “in una nuova, seducente realtà spazio-temporale”.
A confermarlo, un’intera Sala riservata agli incontri fumettistici tra Nathan Never e l’astronauta in forza “Esa – Agenzia Spaziale Europea”, Luca Parmitano (primo italiano ad avere effettuato un’attività extraveicolare, il 9 luglio del 2013, con 6 ore e 7 minuti di passeggiata spaziale), che, in occasione della mostra a Bard, ha appositamente realizzato un video in cui racconta della sua grande passione per la Fantascienza. Attraverso una fitta carrellata di oltre cento fra illustrazioni e disegni, l’iter espositivo ci guida dagli acquerelli originali in stile “Pop art” di personaggi entrati nella memoria collettiva, tra fumetto e cinema, dell’artista Rita Carlini, alle parodie disneyane di Fantascienza “paperizzata” nei disegni originali del fumettista Sergio Cabella per “Walt Disney”, fino alle costellazioni in “stile fantasy” (che si trasformano in Draghi spettacolari) delle rappresentazioni di “StarDragons” dell’illustratore Paolo Barbieri con commento dello stesso autore e di Marina Costa, astrofila dell’“Osservatorio Astronomico del Righi” di Genova. Esposte anche le riproduzioni dei fumetti e le illustrazioni de “Il Dottor Oss” di Jules Verne, realizzate da due grandi autori per ragazzi Grazia Nidasio e Mino Milani, accanto all’indimenticabile generazione di “Super Robot” e le incredibili tecno-illustrazioni di “Robot Madness” di Daniele Rudoni e Riccardo Pieruccini. E infine, il “sogno di volare” all’“Iron Man”, affiancato al tema della scoperta dei materiali di nuova generazione e robotica: a raccontarli Luca Fois e Andrea Bonarini (“Dipartimento del design” e di “Elettronica e Informazione” del Politecnico di Milano).
Nel percorso espositivo sarà presente anche uno spazio interattivo per disegnare astronavi e alieni, colorare, indossare la propria “maschera-robot” da portarsi a casa come ricordo.
Nell’ambito dell’esposizione, inoltre, venerdì 9 agosto, alle 17, è in programma nell’Auditorium dell’“Opera Mortai”, un incontro dedicato al mondo di “Nathan Never” con il fumettista Romeo Toffanetti, seguito da una visita in mostra con l’autore.
Gianni Milani
“SuperFantaRobot, la Fantascienza a fumetti”
“Forte di Bard”, via Vittorio Emanuele II, Bard (Aosta); tel. 0125/833811 o www.fortedibard.it
Fino al 6 gennaio 2025
Orari: mart. – ven. 10/18; sab. dom. e festivi 10/19. Ad agosto aperta tutti i giorni
Nelle foto:
– Credit “Lo Scarabeo” – Paolo Barbieri “Andromeda”
– Credit Frank Godwin – “Connie” di Rita Carlini
– Credit Riccardo Pieruccini – Daniele Rudoni: “ Robot Madness”
RITRATTI TORINESI
Internocortile Atelier rappresenta una realtà abbastanza unica nel panorama torinese per le creazioni e la vendita di gioielli di design e che si esprime attraverso le tante collaborazioni che la titolare, Silvia Tardy, fin dal 2012 ha intessuto con designer e orafi, creando una selezione di gioielli ampia e dai differenti contenuti.
Appassionata da sempre di design, e dopo tanti anni di esperienza nel mondo dell’arte contemporanea, Silvia Tardy ha trasferito la sua attività denominata Internocortile Atelier in via Fratelli Calandra 7 a Torino, nel 2016. Specializzata nel gioiello d’autore ma ergonomico, ovvero quello funzionale ad essere indossato nella vita di tutti i giorni e che si differenzia dal “gioiello d’artista”, appartenente all’estetica concettuale degli oggetti d’arte, offre una proposta di una decina tra designer e orafi, ognuno con la sua ispirazione particolare basata su esperienze e vissuti che confluiscono nella creazione del gioiello.
Gli orafi e designer che collaborano con Silvia Tardy basano, per lo più, le loro creazioni su un forte legame con la natura, utilizzando pietre semipreziose accompagnate da una base di bronzo o argento. Tutti i gioielli qui in vendita sono rigorosamente made in Italy, anche se non tutti i loro creatori sono italiani. In questo negozio si possono trovare anche numerosi gioielli a prezzi contenuti, che conferiscono al luogo un taglio meno elitario, incentrato sulla bellezza del manufatto e la cura del cliente.
“Del gioiello ho sempre amato il senso di bellezza e armonia che è capace di trasmettere su chi lo indossa – spiega Silvia Tardy – è una vera e propria espressione artistica, in quanto portatore di bellezza e piacere, un modo di ‘sentire’ la vita Il gioiello svela e racconta la personalità di chi lo crea e di chi lo sceglie evidenziandone sensibilità e gusti. Citando Simone de Beauvoir, ‘il gioiello è il fiore nato dalle profonde radici della poesia interiore’.
Il lavoro che svolgo con passione e professionalità è basato sul contatto diretto con il cliente, di cui cerco di individuare il senso estetico intimo, non solo fisiognomico, al fine di far risaltare la sua personalità attraverso la bellezza del gioiello. Questa intenzione è simboleggiata in particolare dalla mia Balena, su verso la luce, un ciondolo rappresentante appunto una balena, emblema della capacità di andare a fondo, di acquisire nuove consapevolezze e di saper tornare in superficie con nuova leggerezza”.
Mara Martellotta
Zero in condotta per la sinistra
Le opere dell’artista croato esposte al “PAV” di Torino
Fino al 20 ottobre
“Heliopolis”. Utopica “Città del Sole”. Città su Città. Ricreata con gioiosa artistica fantasia come filosofico “stato ideale” – la seicentesca “civitas solis” di Tommaso Campanella – o ripensando all’“Eliopoli” egiziana distrutta, nell’antico Regno, per riutilizzarne i materiali e le pietre durante la costruzione della città del Cairo. Questo sono istintivamente portato ad immaginare di fronte alle opere dell’artista croato Marco Tadić (classe ’79), ospitate, fino a domenica 20 ottobre, al “PAV” – “Parco d’Arte Vivente”, concepito nel 2002 da Piero Gilardi e realizzato nel 2008 in via Giordano Bruno, a Torino, nell’area ex Framtek, in Borgo Filadelfia. Curata da Marco Scotini (dal 2014 direttore artistico del “PAV”) – e realizzata in collaborazione con il “Museum of Contemporary Art Zagreb” – l’esposizione é parte di “New Perspectives for Action” progetto europeo teso al riuso e alla circolarità “non solo come strategia ecologica e culturale, ma soprattutto come mezzo utopico di sopravvivenza”, in cui l’artista ha come chiaro obiettivo quello di rileggere la storia del “modernismo socialista jugoslavo” attraverso il confronto interattivo con i principi estetici di grandi autori operanti, alla fine degli anni ’50, in Croazia.
Due su tutti. Il designer, scultore ed architetto Vyaceslav Richter (1917 – 2002), fra i fondatori di “EXAT 51” gruppo d’avanguardia che intendeva promuovere e raggiungere una sintesi e un forte interscambio fra tutte le forme d’arte, ed il filmaker Vladimir Kristi (1923 – 2004) della “Scuola di animazione” di Zagabria”, di massimo rilievo in ambito europeo. Su questa linea “Tadić individua – annota Scotini – nei residui inerti della memoria un potenziale attivo utile a rileggere e a generare nuove possibilità di narrazione”. Un’operazione di “riciclo”, attraverso cui ipotizzare “su carta” (mediante il riutilizzo e la “sovrascrizione” di oggetti d’antàn come cartoline, mappe, diapositive taccuini ed archivi fotografici personali) idee e ideali di città rispondenti ai richiami e alle “improbabili” visioni di nuovi luoghi su cui e attraverso i quali ipotizzare nuove futuribili idee di vissuto sociale. Del resto lo stesso Richter, del quale sono presenti in mostra una serie di opere originali, dedicò quasi due decenni della sua vita al perfezionamento di “progetti tecno-utopici” in ambito urbanistico che tentavano di rispondere, attraverso la pianificazione, ai bisogni specifici di una società socialista: ridurre i tempi della mobilità per garantire più tempo libero.
Così anche Tadić, guardando alle fantastiche visioni di Richter, immagina e progetta la sua “idea di città”, destreggiandosi fra immaginari fantascientifiche e complesse “riflessioni ecologiche”, giocate su disegni, collage e animazioni per riflettere – alla Benjamin – sul “come fare Storia partendo dai rifiuti della Storia”. Sottolinea ancora Scotini: “Attraverso la miniaturizzazione Tadić trasforma i detriti e gli scarti in giocattoli in senso benjaminiano … In ‘Heliopolis’ l’opera dell’artista rilegge Vyaceslav Richter per proporre un modello che miri a stabilire un ritmo armonioso nel metabolismo della società, alla continua ricerca di un delicato equilibrio tra costruzione e cancellazione, tra futuri possibili e trasmissione della memoria”.
Da segnalare. Nell’ambito della mostra le “AEF/PAV” (Attività Educative e Formative) propongono mercoledì 3 e giovedì 4 luglio il “Workshop_81” condotto dallo stesso Tadić e rivolto a studenti dell’Accademia, Universitari e giovani artisti con un focus su uno dei medium dell’artista: l’“animazione in stop-motion”.
Per le scuole e i gruppi estivi che visiteranno “Heliopolis” e le installazioni presenti nel parco di 23.500 mq, viene inoltre proposto il laboratorio “Natura Segreta” che esplora il vasto paesaggio del “PAV” come scenario per una nuova visione, tanto utopica quanto reale, di una possibile “Città Futura”.
Gianni Milani
“Marko Tadić. Heliopolis”
“PAV – Parco Arte Vivente”, via Giordano Bruno 31, Torino; tel. 011/3182235 o www.parcoartevivente.it
Fino al 20 ottobre
Orari: ven. 15/18, sab. e dom. 12/19
Nelle foto:
– Marko Tadić: “Funga Robo/The Fair”, Collage, 2024
– Marko Tadić: “Sava next”, Collage, drawing, 2023
– Marko Tadić: “Museum of the Revolution”, Collage, 2024
– Vjenceslav Richter: “Synthurbanism”, 1963-1964
In attesa del Festival dell’innovazione e della scienza, in programma a Settimo Torinese dal 6 al 13 ottobre
Il Festival dell’innovazione e della scienza si terrà a Settimo Torinese dal 6 al 13 ottobre prossimo. Il festival quest’anno uscirà dai confini settimesi per diffondersi nei Comuni di Avigliana, Brandizzo, San Mauro Torinese e Venaria Reale.
Il Festival è giunto alla sua dodicesima edizione e quest’anno sarà dedicato al tema “Frontiere-Oltre limiti e confini”, dove frontiere è inteso come un limite che si sposta sempre più in avanti e al quale bisogna guardare senza schemi obsoleti e senza paura. Questo tema così attuale verrà declinato attraverso interviste, dialoghi, workshop, mostre, laboratori e spettacoli, oltre a momenti dedicati alle scuole. Si tratta di un’occasione unica per approfondire temi centrali del dibattito pubblico, stimolando riflessioni con esperti, artisti e personalità del mondo dello spettacolo e specialisti del settore. Gli incontri saranno concentrati alla Biblioteca Archimede, in piazza Campidoglio 50, a Settimo Torinese.
Molti i temi che verranno trattati, dalla tecnologia all’innovazione, all’ambiente, alla sostenibilità, non dimenticando spettacoli, musica e attualità.
A far entrare nel cuore del Festival sarà uno tra i primi ospiti, Nicola Lagioia, che terrà una lectio magistralis su “Varcare le frontiere con le parole. Una lezione sul potere della letteratura, da Omero ai giorni nostri”. Verranno inoltre inaugurate alcune mostre come “Iride a fumetti”, che racconterà attraverso 28 tavole a fumetti il programma spaziale italiano di osservazione della Terra, Meccanismi, il Museo è la città, che promuove l’offerta museale e culturale di Settimo Torinese con l’Ecomuseo del Freidano; ‘Silent Book- Grandi libri senza parole’ che condurrà lo spettatore attraverso la magia delle illustrazioni.
Un pomeriggio di attività sperimentali si terrà con Scienza in piazza e MU CH, primo museo interattivo in Europa, interamente dedicato alla chimica, che proporrà un percorso innovativo in occasione di un laboratorio per bambini.
Tra i volti televisivi ricordiamo la partecipazione di Fabio Caressa e Benedetta Parodi giovedì 10 ottobre nell’appuntamento “Calcio e pepe. Insieme è meglio”, sabato 12 ottobre quella di Valerio Lundini, che si racconterà tra realtà e paradosso, e di Luca Bizzarri domenica 13 ottobre, che proporrà “Non hanno un amico” e sempre domenica 13 Pif proporrà l’intervento “L’amore, che marziano!”
Scopo del festival è anche quello di rendere comprensibile al pubblico la portata delle rivoluzioni tecnologiche che si stanno vivendo. Lo farà il fisico Federico Faggin, che presenterà il suo ultimo libro “Oltre l’invisibile. Dove scienza e spiritualità si uniscono “. Argomento di grande attualità è poi quello dell’intelligenza artificiale, sul quale parleranno il giornalista Simone Arcagni e il filosofo Andrea Colamedici. Interverranno il matematico Piergiorgio Odifreddi e Marco Grosso, responsabile del Radiomics Lab, centro di ricerca piemontese per l’applicazione in medicina dell’AI. Parteciperà anche Antonella Viola, professoressa ordinaria di Patologia Generale presso il Dipartimento di Scienze Biomediche dell’Università di Padova, che spiegherà di che cosa si tratta quando si parla di scienza inclusiva.
Al Festival ci saranno anche i Panel Caffè scientifici, brevi approfondimenti divulgativi tenuti da ricercatori del Nico, Neuroscience Institute Cavalieri Ottolenghi del Dipartimento di Neuroscienze Rita Levi Montalcini dell’Università di Torino. Ci saranno anche panel con Pillole di videogiochi.
Non mancherà nel festival la componente di musica e spettacoli, con momenti di intrattenimento di ogni genere, come lo spettacolo dell’illusionista Luca Bono, “La rivincita dei Boomer” con Ivano Zoppi, l’attore Germano Lanzoni, il rapper Rancore, il mentalista Antonio Argus.
Si parlerà anche di salvaguardia del pianeta con David Avino, CEO e fondatore di Argotec e sul cibo e l’alimentazione sostenibile interverranno Marco Panara, giornalista e scrittore, che presenterà il suo libro “La rivoluzione dell’hamburger” e Alberto Grandi, professore di Storia del Cibo e presidente del corso di Laurea in Economia e Management all’università di Parma.
Per informazioni e prenotazioni contattare il n 3455810975 e visitare il sito del Festival.
Una mostra che ne ripercorre più di un secolo di sperimentazioni. Dal 15 novembre 2024 al 4 maggio 2025 al MAUTO Museo Nazionale dell’Automobile
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1923. Stabilimento Lingotto pista sopraelevata collaudo vetture |
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In occasione dell’anniversario dei 125 anni dalla fondazione della FIAT, il MAUTO – Museo Nazionale dell’Automobile presenta la mostra 125 VOLTE FIAT che ripercorre la lunga e avvincente storia, unica nel contesto industriale novecentesco, della fabbrica automobilistica torinese. Il progetto espositivo, curato da Giuliano Sergio e realizzato in collaborazione con Centro Storico FIAT e Heritage HUB, è visitabile dal 15 novembre 2024 al 4 maggio 2025 negli spazi al piano terra del Museo.
Nata nel 1899, la Fabbrica Italiana Automobili Torino ha saputo cogliere le opportunità della rivoluzione industriale e dell’unità nazionale italiana per imporsi come principale interprete privato della modernizzazione del paese nel secolo scorso. Attingendo al grandissimo patrimonio visivo prodotto o ispirato da FIAT, la mostra ripercorre il legame che ha unito l’azienda automobilistica torinese allo sviluppo culturale, industriale ed economico dell’Italia e racconta il modello di modernità immaginato, progettato e promosso da un’azienda che con la sua intraprendenza ha influenzato una larga parte della storia nazionale. |
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Sx: 1956. Colonia estiva Fiat di Marina di Massa in Toscana Dx: 1957. Set cinematografico per la pubblicità della Fiat Nuova 500 |
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In esposizione al MAUTO, otto vetture rappresentative della storia del celebre marchio italiano corredate da una ricchissima selezione di opere d’arte, bozzetti d’artista e manifesti pubblicitari, documenti d’archivio e materiali grafici, fotografici e audiovisivi d’eccezione che contribuiscono a definire l’immaginario visivo dell’azienda.
“L’ambizione di questa mostra e del catalogo che la accompagna è di raccontare i 125 anni della Fiat attraverso un caleidoscopio di immagini, un turbinio di oggetti, una miriade di tracce e documenti inattesi. Vorremmo sorprendere un pubblico troppo avvezzo a considerare la Fiat come una semplice fabbrica di automobili e già pronto a ammirare la lunga e ordinata carrellata dei prodotti che hanno fatto la storia industriale italiana e internazionale. Dietro l’immaginario ufficiale e un po’ polveroso dell’ammiraglia nazionale dell’automotive si nasconde una storia sorprendente e mobile, la capacità che l’ha sempre contraddistinta di saper interpretare le tumultuose vicende storiche del Novecento per proiettarsi nel contemporaneo”. Giuliano Sergio, Curatore della mostra.
Un percorso espositivo che, attraverso la potenza evocativa degli oggetti e delle immagini, racconta oltre un secolo di storia e sperimentazioni – non solo in campo automobilistico – offrendo uno sguardo approfondito sul modello imprenditoriale unico di un’azienda che ha rappresentato la via italiana alla modernità. |
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Sx: 1935 ca. Fiat. Collage. di F. Casorati Centro: 1958. Elettrodomestici Fiat. copertina dépliant pubb. Dx: 1928. manifesto per la Fiat 521 (Il discobolo) di J. Le Breton |
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Incidente sull’autostrada Torino-Milano in direzione Lombardia allo svincolo di Chivasso Est. Si sono scontrate una Fiat Panda, una Mercedes è un camion. Un’auto si è incendiata e il conducente è morto carbonizzato. La circolazione è stata interrotta.
A Palazzo Barolo per la sua 67^ edizione
Fino al 24 novembre
Dolore senza confini. Inimmaginabile sofferenza. Specchio delle più inaccettabili bruttezze umane. Già ribattezzata “La Pietà di Gaza” con richiamo attuale a “La Pietà” michelangiolesca è “Una donna palestinese stringe il corpo senza vita di sua nipote”, scattata da Mohammed Salem per l’agenzia “Reuters” il 17 ottobre 2023, all’interno dell’obitorio dell’ospedale “Nasser”, la foto vincitrice del “World Press Photo of the Year 2024”, la più prestigiosa mostra di fotogiornalismo al mondo, nata nel 1955 per iniziativa di un gruppo di fotografi olandesi e che, da allora, “offre uno spaccato unico della storia contemporanea, permettendoci di riflettere sugli eventi e sui temi cruciali del nostro tempo”. E anche quest’anno, Torino sarà fra le cento città principali di tutti i continenti (a livello globale si stima che l’esposizione sarà visitata da oltre 3milioni di persone) chiamate dalla “World Press Photo Foundation” – organizzazione indipendente con sede ad Amsterdam – ad ospitare la mostra. Non per la prima volta. Sotto la Mole, infatti, l’esposizione (che ha coinvolto sei giurie regionali ed una globale, presieduta da Fiona Shields, responsabile della fotografia al “The Guardian”) torna per l’ottavo anno consecutivo ed è organizzata da “Cime”, partner della “World Press Photo Foundation”. L’apertura al pubblico è prevista per venerdì 13 settembre, alle 16, nelle sale di “Palazzo Barolo”, al numero 7 di via delle Orfane, dove si potrà ammirare la bellezza di 130 scatti, firmati per le maggiori testate internazionali, come “National Geographic”, “BBC”, “CNN”, “Times”, “Le Monde” e “El Pais”: “immagini che offrono una panoramica sul presente – sottolineano gli organizzatori – e rappresentano un’opportunità per un viaggio critico nell’attualità, affrontando questioni come le guerre in Palestina ed in Ucraina, la vita dei migranti, l’emergenza climatica”. Immagini fra le quali troveremo, per l’appunto, quella vincitrice (di cui sopra) scattata dal fotografo palestinese Mohammed Salem, 39 anni, pochi giorni dopo (spietata coincidenza!) essere diventato padre e che parla della sua foto come un “momento potente e triste che riassume il senso più ampio di ciò che stava accadendo nella Striscia di Gaza”.
Suddiviso in sei aree geografiche (Africa, Asia, Europa, America del Nord e Centrale, America del Sud, Sudest Asiatico e Oceania), il “Premio” ha visto quest’anno la partecipazione di ben 61.062 fotografie, inviate da 3851 fotografi, provenienti da 130 Paesi, in un processo di selezione, da parte della Giuria, che ha richiesto due mesi di intenso lavoro, tra gennaio e febbraio 2024. Quattro le categorie in cui è suddiviso il concorso: Singole, Storie, Progetti a lungo termine e, dal 2022, Open Format, dedicata all’interazione tra fotografia e altri linguaggi. Vincitrice di quest’ultima categoria, la fotografa ucraina Julia Kochetova per il progetto “La guerra è intima”, sito web che unisce il fotogiornalismo con lo stile intimo e personale di un diario, per “documentare e mostrare al mondo cosa significa vivere sotto assedio in Ucraina e come si tenti di elaborare il trauma della guerra”.
Il premio “World Press Photo Story of the Year” è stato invece assegnato alla fotografa sudafricana Lee-Ann Olwage per il progetto “Valim-babena”, pubblicato dalla rivista “Geo”. Le sue immagini ci portano in Madagascar e documentano la vita di Dada Paul, uomo di 91 anni affetto da demenza senile, condizione ancora scarsamente accettata e compresa nell’isola africana. Foto tenera e amara, ad un tempo, che solleva interrogativi sull’accettazione e sull’assistenza del “diverso” offrendo uno sguardo intimo e toccante sulla realtà della malattia e della cura familiare.
Quarto fotografo sul podio, il venezuelano Alejandro Cegarra, vincitore per la categoria “Long-Term Project” con “I due muri”, pubblicato dal “New York Times” e da “Bloomberg”. Gli scatti di Cegarra (partendo da una sua esperienza personale) ci portano in Messico, illuminando una questione poco trattata dai “media” europei: il cambiamento delle politiche migratorie messicane, diventate dal 2019 da “accoglienti” sempre più “restrittive”, sulla base di processi simili a quelli degli Stati Uniti. Fotografie che, ancora una volta “non sono solo immagini – come dice Vito Cramarossa, direttore di ‘Cime’ – ma veri e propri documenti, finestre aperte su un presente complesso ed in continua evoluzione”. Da osservare, ponendo non meno attenzione all’aspetto documentaristico, rispetto all’indubbia qualità dell’immagine.
Gianni Milani
“World Press Photo Exhibition 2024”
Palazzo Barolo, via delle Orfane 7/A, Torino; tel. 338/1691652 o www.palazzobarolo.it / www.worldpressphototorino.it
Fino al 24 novembre
Orari: lun. merc. giov. e dom. 10/20; ven. e sab. 10/21
Nelle foto: Mohammed Salem: “La Pietà di Gaza”; Julia Kochetova: “La guerra è intima”; Lee-Ann Olwage: “Valim – babena”
L’atleta è stata ricevuta dal sindaco Giovanni Panichelli e dalla giunta
Andreea Ionela Mogos, vincitrice della medaglia di bronzo nel fioretto femminile a squadre alle Paralimpiadi di Parigi 2024, è stata ricevuta nei giorni scorsi dal sindaco Giovanni Panichelli e dalla giunta comunale di Volpiano per complimentarsi con lei per i risultati raggiunti nell’attività sportiva.
L’atleta, accompagnata dal preparatore Luca Pavan, ha raccontato la sua storia, con il grave incidente subito a 18 anni e la scelta di impegnarsi nello sport per superare le difficoltà, e ha rivolto un ringraziamento agli abitanti di Volpiano, dove abitava all’epoca, che, ha detto, «sono sempre stati molto vicini a me e alla mia famiglia».
Andreea Ionela Mogos è alla sua terza paralimpiade, dopo Rio de Janeiro e Tokyo. «Mi alleno tutti giorni – ha raccontato – e sono in una squadra molto unita anche al di fuori delle gare; non avrei mai pensato di partecipare a una competizione così importante ed è davvero un’esperienza molto bella».
Così il sindaco Giovanni Panichelli: «Siamo molto contenti che Andreea abbia accettato il nostro invito. La sua determinazione e la sua bravura sono di esempio per tutti. Non è escluso di poterla avere ancora a Volpiano a cui è legata e dove sarà sempre benvenuta».