ilTorinese

“Oltre le barriere”… per una più ampia “inclusività”

Il “Forte Albertino” di Vinadio riapre con la lodevole novità del percorso a videoguide nella “Lingua dei Segni”

Giovedì 1° maggio

Vinadio (Cuneo)

L’hanno definito “un progetto per l’esplorazione in autonomia”. Artefici e promotori, altamente lodevoli, la “Fondazione Artea” (Fondazione partecipata da “Regione Piemonte” e “Comune di Cuneo”, con l’obiettivo di “valorizzare e promuovere il patrimonio storico-artistico e paesaggistico del territorio”), il cuneese Comune di Vinadio e l’“Istituto dei Sordi” di Torino (con il sostegno della “Fondazione CRC” – Bando “Patrimonio Culturale”) ai quali si deve la riapertura, il prossimo giovedì 1° maggiodalle 10, del “Forte Albertino”, con una grande importante novità: fra gli esempi di “architettura militare” più significativi dell’intero arco alpino, la “Fortezza” (vero capolavoro dell’ingegneria e della tecnica militare, voluta da re Carlo Alberto e costruita fra il 1834 ed il 1847) tornerà infatti ad accogliere il sempre numeroso pubblico di visitatori con l’introduzione di un “percorso con videoguide” in “Lingua dei Segni Italiana” (“LIS”), attraverso cui i visitatori “non udenti” o “ipoacusici” potranno esplorare il “Forte” in completa autonomia, accedendo a contenuti informativi e coinvolgenti in “LIS”, con messa in voce e sottotitolazione in lingua italiana.

Il progetto di “inclusione sociale” ha per titolo “Oltre le barriere – La storia del Forte in LIS” e, in concreto, permetterà di scaricare dal sito www.fortedivinadio.com, oppure inquadrando il “QR code” su appositi pannelli in loco, cinque “videoguide” per visitare il fronte superiore del “Forte”, con partenza da “Porta Francia” e uscita a “Porta Neraissa”, in un itinerario che si sviluppa su due livelli di camminamento. Dopo un’introduzione sulla storia del “Forte”, il percorso permetterà di approfondire i dettagli di alcune foto ottocentesche della struttura militare, per poi accompagnare i visitatori sul “fronte superiore”, presso la galleria delle “Casematte” e nel passaggio scoperto, per poi terminare il tour presso la “Porta Neraissa”.  Attenzione: per accedere al percorso, è necessario recarsi in biglietteria e ritirare il pieghevole con l’indicazione dei luoghi in cui utilizzare le “videoguide”.

Con “Oltre le barriere”, dichiara Giuseppe Cornara, sindaco di Vinadio, “il ‘Forte’ si impegna a diventare un luogo di cultura pienamente inclusivo, in cui l’accessibilità non è solo un obiettivo, ma una realtà concreta. Con questo progetto, ampliamo la fascia di pubblico che può accedere al ‘Forte’, incrementando così il potenziale turistico a beneficio dell’intero territorio”.

E al sindaco Cornara, fa eco Davide De Luca, direttore di “Fondazione Artea”: “Il percorso intrapreso con ‘Oltre le barriere’ offre ai visitatori la possibilità di accedere, per la prima volta ed in completa autonomia, a contenuti sulla storia e sull’architettura del complesso fortificato. Grazie alla proficua collaborazione con l’‘Istituto dei Sordi’ di Torino, possiamo proporre uno strumento efficace e garantire un’esperienza di visita accessibile, non soltanto alle persone sorde, ma a tutti coloro ai quali possa interessa di conoscere il ‘Forte’ in modalità ‘smart’ e multimediale”.

Come sempre, dalla riapertura di giovedì 1° maggio, il “Forte” offre inoltre tante altre possibilità di visita, come l’accesso al percorso multimediale “Montagna in Movimento”, alla mostra permanente “Messaggeri Alati” e all’esperienza immersiva del “Vinadio Virtual Reality” con la spy story “Giallo forte”. Tra le altre attività esperienziali, tornano anche i percorsi a contatto con la natura che circonda la Fortezza: le montagne della Valle Stura sono infatti tutte da scoprire con le piacevoli escursioni in bicicletta di “Pedala Forte”, l’iniziativa che promuove il cicloturismo in modo eco-friendly, attraverso quattro itinerari che seguono, in modo differenziato in base al grado di difficoltà, le architetture del sistema difensivo.

Infine, per il secondo anno, si rinnova al “Forte” il progetto dell’“Orto Segreto” che permette ai visitatori, attraverso specifiche attività didattiche o con una semplice visita, di coltivare fiori, piante e erbe aromatiche in uno spazio dedicato in cui “prendersi cura della terra – spiegano gli organizzatori – imparare ad ascoltare la natura e i suoi ritmi e riscoprire antichi saperi”.

Per info su orari e biglietti di ingresso: “Fondazione Artea”, corso Nizza 13, Cuneo; tel. 0171/1670042 o www.fondazioneartea.org

g.m.

Nelle foto: Percorso con videoguide in LIS; un angolo del “Forte”, in primo piano il “Rivellino”, al centro la “Porta Francia”; Davide De Luca

Ragazzo di 20 anni trovato morto in un canale

È stato ritrovato in acqua il corpo senza vita del 20enne pakistano che era caduto martedì sera nel canale Quintino Sella a Novara. Sono intervenuti i Vigili del fuoco con i sommozzatori giunti da Milano, Verbania e Torino. Il corpo del ragazzo era incastrato fra la vegetazione acquatica ad alcuni metri di profondità.
NOTIZIE DAL PIEMONTE

Dal 1° dicembre tutele europee per l’artigianato artistico Made in Piemonte 

A partire dal prossimo 1° dicembre, le eccellenze dell’artigianato artistico, tipico e tradizionale del Piemonte e dell’intero Made in Italy potranno contare su un’importante forma di tutela in più: il marchio europeo di qualità Indicazione Geografica Protetta (IGP). Finora riservato esclusivamente ai prodotti agroalimentari, questo riconoscimento rappresenta uno strumento fondamentale anche nella lotta alla contraffazione e alla falsificazione dei manufatti artigianali.

Questa possibilità riguarderà da vicino anche le imprese artigiane torinesi e piemontesi, che potranno così valorizzare e proteggere le proprie produzioni attraverso la richiesta di registrazione del marchio IGP, evidenziandone la specificità e il legame con il territorio.

L’estensione del marchio IGP ai prodotti artigianali è prevista dal Regolamento (UE) 2023/2411, che amplia il sistema di tutela delle indicazioni geografiche a quei beni la cui qualità, reputazione o caratteristiche risultano strettamente connesse al territorio di origine.

Per ottenere il riconoscimento, i manufatti dovranno soddisfare tre criteri principali: provenire da un’area geografica ben definita (sia essa un luogo, una regione o uno Stato), possedere caratteristiche o una reputazione attribuibili alla loro origine geografica e prevedere almeno una fase della produzione all’interno di tale zona.

«Con questo nuovo strumento avremo, finalmente, un riconoscimento giuridico e commerciale delle competenze tradizionali e dell’identità culturale dei territori – commenta Dino De Santis, Presidente di Confartigianato Torino – che garantirà trasparenza e qualità ai consumatori e contribuirà in modo concreto alla difesa del Made in Italy e Made in Piemonte. L’artigianato artistico, inoltre, costituisce un grande patrimonio culturale ed economico e rappresenta nel mondo l’emblema del gusto, della creatività, dell’unicità del made in Piemonte. Per la sua capacità di essere pezzo unico e su misura è per la nostra regione un’enorme risorsa creativa e reattiva contro l’omologazione del gusto indotta dalla globalizzazione e rappresenta la difesa della memoria, dell’identità e della diversità».

Il Santo Padre: chi era costui?

Il ritorno di Sua Santità Francesco alla casa del Padre ha messo in moto una serie di considerazioni, di critiche, di esaltazioni della sua figura a cui sono ormai abituato, essendo stato questo il quinto Pontefice che io ricordi, oltre a Papa Giovanni XXIII morto quando ero piccolissimo. Anche in questo caso, come in molti altri, la gente si professa espertissima di ecclesiologia, di teologia, di ogni disciplina che possa, in un modo o in un altro, riferirsi alla figura del Papa.

Parafrasando Don Abbondio, sarebbe più opportuno dire “Francesco! Chi era costui?” perché di Francesco, chiunque non sia stato giornalista accreditato presso la Santa Sede o Vaticanista o Ministro di culto cattolico può dire ben poco, salvo riportare le notizie rimaneggiate dalla stampa ”ad usum delphini”.

La curiosità, che una volta era sinonimo di intelligenza ma comincio a pensare che non sia più così, porta le persone a cercare in rete, in modo quasi compulsivo, ogni informazione ottenendo, ipso facto, notizie contrastanti, critiche (in senso negativo) non possedendo le basi minime per capire, valutare e farsi un’idea propria.

Ecco così che una piazza San Pietro che solitamente si riempie di fedeli per l’angelus o per il “nuntio vobis” mostra migliaia di turisti che al passaggio della salma di Francesco, anziché farsi il segno della Croce o raccogliersi in preghiera, scattano foto come se ci fosse un premio per chi ne pubblicherà di più.

E’ quindi, evidente, che nella maggior parte delle persone l’aspetto fideistico, religioso, di devozione abbia ceduto il passo al conformismo, alla banalità, al “quello che fanno gli altri” in un mix di paganesimo, ateismo, ineducazione o, meglio, maleducazione e mancanza di rispetto.

Sono le persone che quando occorre un incidente stradale, anziché soccorrere il malcapitato, fanno una diretta sui social per dimostrare che anch’essi, pur nella loro insulsa ed inutile esistenza, manifestano deboli segnali di attività cerebrale.

Ecco così che chi vorrebbe recarsi in San Pietro per motivi religiosi trova la piazza occupata da tifosi dei social e chi non ha alcun interesse per l’argomento si trova tempestato di notizie spesso in contrasto tra di loro.

In omaggio al Santo Padre, che ebbi l’onore di incontrare a Torino durante l’ostensione del 2015, redigerò questo articolo in forma più breve del solito. Vorrei solo sottolineare come la vera trasgressione, oggi, sia l’essere normali, sia fare ciò che ci interessa e non ciò che fanno gli altri.

E se qualcosa non ci interessa? Basta cliccare da un’altra parte.

Sergio Motta

Torino dall’alto: l’esperienza gastronomica che conquista al Piano 35

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SCOPRI – TO ALLA SCOPERTA DI TORINO
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Torino sa stupire, e questa volta lo fa con l’eleganza sospesa del Ristorante Piano 35, all’interno del Grattacielo Intesa Sanpaolo, il più iconico della città. Da qui, la vista è qualcosa che va oltre il semplice panorama: un respiro ampio su tetti, viali, colline fino all’arco delle alpi. L’occhio si perde tra i dettagli urbani mentre la luce filtra attraverso la serra bioclimatica, trasformando ogni pranzo o cena in una parentesi sensoriale fuori dal tempo. Non è solo cucina d’alta quota, è un modo diverso di vivere la città.
Un viaggio tra sapori audaci e tecnica impeccabile. A guidare questo percorso enogastronomico ci sono Marco Sacco e Christian Balzo, chef che non temono di osare. I loro tre percorsi degustazione propongono un equilibrio perfetto tra inventiva e precisione. L’esperienza è multisensoriale, ogni piatto racconta una storia fatta di consistenze, abbinamenti inaspettati, ricordi rielaborati. Uno su tutti, lo storione con pesche, umeboshi, marshmallow, warasoya e wasabi: un piatto che sorprende e lascia il segno. Impeccabile il risotto all’aglio nero con gamberi di fiume, robiola e ciorella, eseguito con una tecnica che sfiora la chirurgia. L’atmosfera è rilassata ma attenta, mai rigida, con piatti dinamici e giocosi, pensati per incuriosire.
Un’esperienza che coinvolge tutti i sensi. Il ristorante propone anche la celebre carbonara au coq, piatto iconico del ristorante Piccolo Lago, da comporre direttamente al tavolo. Un’idea che parla di partecipazione, di gioco, ma anche di grande tecnica: la preparazione si trasforma in un piccolo rito condiviso, che unisce convivialità e alta cucina. È uno dei momenti più apprezzati del menu, capace di coinvolgere anche i palati più tradizionali. A completare l’esperienza, un servizio misurato e attento. Ogni dettaglio è curato con eleganza e precisione, in perfetto equilibrio tra formalità e calore umano. Il personale è preparato, disponibile, capace di guidare senza invadere, di raccontare i piatti senza mai renderli ostentati.
In questo spazio sospeso tra vetro, acciaio e cielo, la cucina si fa racconto e la città diventa scenografia. Il Piano 35 è più di un ristorante panoramico: è un luogo dove Torino si lascia riscoprire a ogni boccone, dove la tradizione incontra la sperimentazione e dove ogni elemento – dal design al menu parla la lingua della qualità. Una destinazione da vivere almeno una volta, per chi cerca un’esperienza che vada oltre il semplice mangiare bene. L’esperienza al Piano 35 non si esaurisce con l’ultimo piatto servito. È un percorso che rimane addosso, che continua anche dopo aver lasciato il tavolo. La carta dei vini, curata con grande attenzione, accompagna ogni portata con scelte che valorizzano tanto il territorio quanto le etichette più internazionali, selezionate per armonizzarsi perfettamente con l’identità del menu. La stessa filosofia si ritrova nei dolci, che chiudono il pasto con leggerezza e creatività, senza mai perdere in coerenza.
In un’epoca in cui l’alta cucina rischia di diventare spettacolo fine a sé stesso, qui si riscopre l’equilibrio tra emozione e contenuto. Piano 35 non cerca di stupire a ogni costo: preferisce raccontare, evocare, far riflettere. E ci riesce con la discrezione di chi sa, e non ha bisogno di dimostrarlo. Che siate torinesi in cerca di una nuova prospettiva sulla vostra città o viaggiatori curiosi con il desiderio di esplorare Torino anche con il palato, questo è un indirizzo che vale la salita. Letteralmente.
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Noemi Gariano

La pianista superstar Hélène Grimaud e la Camerata Salzburg per Lingotto Musica

Auditorium del Lingotto mercoledì 7 maggio

Mercoledì 7 maggio prossimo alle 20.30  la pianista Hélène Grimaud di Aix en Provence torna con la storica compagine salisburghese, a due anni dall’esordio al Lingotto in un concerto tutto dedicato a Brahms. In programma il Primo Concerto e la Serenata in re maggiore, opere giovanili del compositore originario di Amburgo.

Il pianismo inimitabile di Hélène Grimaud si fonde con un temperamento indomito e una raffinatezza interpretativa  che incantano il pubblico; impegnata come ambientalista  e attivista in difesa dei diritti umani, ha prestato il suo talento poliedrico anche alla scrittura.

È Hélène Grimaud la protagonista del settimo appuntamento dei concerti del Lingotto, in programma mercoledì 7 maggio alle 20.30 all’Auditorium Giovanni Agnelli. Un gradito ritorno per la pianista che, dopo il debutto al Lingotto nel 2023 con il concerto n. 20 in re minore di Mozart e il Concerto in la minore  op. 54 di Schumann, affronta il Primo Concerto op. 15 di Brahms, di nuovo a fianco della Camerata Salzburg, storica formazione nata in seno al Mozarteum di Salisburgo. La profonda familiarità  di Grimaud con questo vertice del Romanticismo brahamsiano è attestata dalle due incisioni pluripremiate del 1998 e del 2013.

Chiude la Serenata in re maggiore, altro capolavoro giovanile  del compositore amburghese.

A guidare la Camerata Salzburg, fondata nel 1952 da Bernhard Paumgartner e ambasciatrice dello stile di Mozart, è  chiamato l’italo- venezuelano Giovanni Guzzo, che dal 2016 ricopre il ruolo di primo maestro concertatore della formazione insieme a Gregory Ahss.

Apre la serata il concerto n. 1 per pianoforte e orchestra in re minore op. 15, composto tra il 1856 e il 1858. Risultato di alcuni rimaneggiamenti di un lavoro musicale che inizialmente doveva essere una Sinfonia, poi una Sonata per due pianoforti, la pagina raggiunse l’aspetto definitivo grazie ad amici cari vicini al compositore, primi tra tutti Clara Schumann e Joseph Joachim. Tanta incertezza si spiega con l’età giovanile e con il fatto che Brahms non si fosse ancora cimentato con le grandi forme orchestrali.  L’opera riuscì  a comprovare, tuttavia, le mirabili virtù del grande e futuro sinfonista.

Segue la Serenata n. 1 in re maggiore op. 11 che Brahms scrisse negli stessi anni del primo concerto,  quando si trovava presso la corte di Detmont con gli incarichi di dare lezione  di pianoforte alla principessa Friederike e dirigere la società corale. Concepita in origine per un ottetto di archi e fiati secondo il modello delle serenate mozartiane, fu riscritta per l’orchestra su indicazione di Clara e Joackim. Il suo linguaggio è lontano dalla dialettica complessa degli anni maturi e rivela una spontaneità ancora impregnata di un Romanticismo immediato e schietto.

Mercoledì 7 maggio ore 20.30

Auditorium Giovanni Agnelli, via Nizza 280, Torino

Camerata Salzburg

Giovanni Guzzo primo violino e direzione

Hélène Grimaud pianoforte

Johannes Brahms

Concerto n.1 per pianoforte e orchestra in re minore op. 15

Serenata n. 1 in re maggiore op. 11

Biglietteria presso Uffici di Lingotto Musica via Nizza 262/73 su appuntamento o tel 3339382545, dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 12 e dalle 14.30 alle 17.

Mara Martellotta

Il 25 Aprile a Ozegna

A Ozegna si sono svolte le celebrazioni per la Festa della Liberazione. È intervenuto il Consigliere regionale Sergio Bartoli insieme al Vice Sindaco Federico Pozzo, alla Giunta, ai Consiglieri comunali, ai cittadini, alle Associazioni, agli Alpini, alle forze dell’ordine, al mondo del volontariato e a tutte le forze vive del territorio.

“Un momento di memoria e gratitudine verso chi ha sacrificato tutto per garantirci libertà e democrazia.
Ricordare il passato non è solo un dovere: è un impegno quotidiano per costruire un futuro più giusto, più unito, più umano. La libertà è una conquista da difendere, ogni giorno”, ha commentato il consigliere Bartoli.

Provengono dalle Americhe i ritmi per i due concerti di “Rai Orchestra Pops”

“Rai Orchestra Pops”, riciclo di concerti dell’OSN RAI che esplora i confini tra il linguaggio classico, la musica sinfonica, etnica, il crossover e lo swing, torna con due appuntamenti il 12 e il 19 giugno all’Auditorium Rai di Torino. Impegnate rispettivamente sul podio sono le due direttrici Ana Marìa Patiño Osorio e Gianna Fratta. Messico, Brasile e Colombia sono al centro del primo concerto in programma giovedì 12 giugno alle 20.30, trasmesso in diretta da RAI Radio 3 per il cartellone di Radio 3 Suite, e in live streaming sul portale di Rai Cultura.

Protagonista sul podio la giovane direttrice Ana Marìa Patiño Osorio, la cui carriera è in rapida ascesa dopo la vittoria del secondo premio, del Premio del pubblico e del Premio della Giuria Giovani del concorso Malco per giovani direttori d’orchestra di Copenaghen. La serata si apre con Kauyumari della compositrice Gabriela Ortiz, che si ispira alla figura del cervo azzurro, da cui il titolo, venerata dal popolo Huichol, come tramite tra mondo umani e spirituale. Seguono Bosques, di José Pablo Moncayo, tra i principali esponenti della musica classica messicana, è Reisado do Pastoreio del brasiliano Oscar Lorenzo Fernàndez, suite orchestrale nota per il terzo e l’ultimo dei suoi movimenti Batuque, che incorpora elementi ispirati alla musica afro-brasiliana.

Nella seconda parte del concerto vi sarà un’incursione tra i ritmi delle danze tradizionali della Colombia con la Pequeña Suite para Orquesta, di Adolfo Mejía; quindi si torna al Messico con le popolarissime Hguapango, di Moncayo, e la Danzòn n.2 di Arturo Marquez, ispirata all’omonimo stile di danza di origine cubana, ma profondamente radicata nel folklore messicano di Veracruz.

Il secondo appuntamento, in programma giovedì 19 giugno alle 20.30, anche in live streaming sul portale di Rai Cultura, è invece diretto da Gianna Fratta, poliedrica e versatile direttrice d’orchestra e pianista, insignita del titolo di Cavaliere della Repubblica Italiana per meriti artistici internazionali, per questo concerto della rassegna “Rai Orchestra Pops”, propone un programma che intreccia repertorio colto con jazz e musica da film. Si incomincia con George Gershwin, di cui sono eseguite la suite, anche nota come Catfish Row, che il compositore trasse nel 1936 dalla sua opera Porgy and Bess, e la celebre Rhapsody in blue, che vede impegnato come solista Alessandro Taverna. Dopo l’ouverture dal musical Candide di Leonard Bernstein, il concerto si conclude con l’esecuzione di una delle colonne sonore più epiche di tutti i tempi: la suite da Star Wars di John Williams, che raccoglie i più celebri temi della saga cinematografica di fantascienza creata da George Lucas. Il concerto è registrato su Rai Radio 3, che lo trasmetterà in data da destinarsi.

Biglietti: in vendita online sul sito dell’OSN Rai www.osn.rai.it e presso la biglietteria dell’Auditorium Rai di Torino

Auditorium Rai Arturo Toscanini – piazza Rossaro, Torino

Telefono: 011 8104996

Mara Martellotta

Il 25 Aprile a Volpiano

 «La libertà non è mai conquistata una volta per tutte, va custodita ogni giorno» – Il Sindaco Panichelli richiama all’impegno e alla memoria

 Volpiano ha celebrato l’80esimo anniversario della Liberazione con una cerimonia solenne che ha visto la partecipazione delle autorità cittadine, delle associazioni d’arma e civili, dei ragazzi del Consiglio Comunale dei Ragazzi e delle Ragazze (CCRR) e di un pubblico numeroso e partecipe.

La commemorazione si è aperta con la commemorazione in suffragio dei caduti, officiata dal parroco Don Marco Ghiazza, cui ha fatto seguito il tradizionale corteo fino al Parco della Rimembranza, accompagnato dalle note della sempre presente Filarmonica Volpianese.

Dopo l’alzabandiera e l’inno nazionale, si sono susseguiti i momenti ufficiali di ricordo.

A nome del CCRR è intervenuta la quattordicenne Vittoria Ceglie, che ha sottolineato con parole fresche e profonde l’importanza della memoria storica, dei valori della libertà e della pace: “Oggi celebriamo il giorno in cui i cittadini si riappropriarono delle loro libertà e dei loro diritti, uscendo dall’orrore e dall’oppressione della dittatura e della guerra. La libertà è un diritto fondamentale insieme alla facoltà di espressione. Noi ragazzi vogliamo ricordare che i diritti umani devono sempre essere al centro della nostra vita quotidiana”.

Il Sindaco Giovanni Panichelli, nel suo intervento, ha aperto la riflessione leggendo un intenso brano del partigiano Giuseppe Colzani, richiamando l’emozione della notte prima della Liberazione: “Avevo due paure: la prima era quella di uccidere, la seconda era quella di morire. Poi venne la notte del silenzio, e infine spuntò l’alba ed era il 25 aprile”.

Panichelli ha poi ricordato il contesto storico e i numeri drammatici della Resistenza, sottolineando come, dietro ogni cifra, ci siano volti, storie e sacrifici di uomini, donne e giovani che lottarono per la libertà: “Celebriamo non solo una vittoria militare, ma il coraggio e la dignità di chi ha scelto la libertà a costo della propria vita. È nostro compito oggi difendere quei valori, sapendo che la libertà non è mai conquistata una volta per tutte”.

In apertura della celebrazione, il Sindaco ha rivolto un sentito ringraziamento a tutti coloro che hanno contribuito alla riuscita della cerimonia: “Un ringraziamento particolare va a Don Marco per la consueta disponibilità e partecipazione. All’Arma dei Carabinieri, qui presente con il nuovo comandante Americo Celani, che si sta inserendo nella nostra comunità con grande impegno e collaborazione. Un grazie alle associazioni d’arma: l’Associazione Nazionale Carabinieri, l’Associazione Nazionale Bersaglieri e gli Alpini, ai quali va anche il nostro plauso per il continuo supporto nella gestione di questo luogo. Un saluto speciale al nuovo capogruppo degli Alpini, Claudio Giovale, al quale auguriamo buon lavoro. E ancora grazie a tutte le associazioni presenti, alla Polizia Municipale, alla Protezione Civile, ai Vigili del Fuoco, alla Polizia di Stato, alla Croce Bianca e alla Filarmonica e naturalmente all’Istituto Comprensivo rappresentato oggi qui dalla Dirigente Scolastica Stefania Prazzoli e da diverse docenti. La vostra presenza testimonia una comunità viva e unita.”

La cerimonia si è conclusa in un clima di grande partecipazione e riflessione, con l’impegno rinnovato a mantenere viva la memoria e a trasmettere alle nuove generazioni i valori di libertà, democrazia e pace conquistati con tanto sacrificio.

Centro, necessario nella Chiesa come nella politica

LO SCENARIO POLITICO  di Giorgio Merlo

Facciamo subito una premessa d’obbligo per non ingenerare equivoci e fraintendimenti vari. Non
esiste affatto una correlazione tra un Centro – meglio definirlo come un ipotetico ed ancora
indefinito Centro – nella politica italiana e un centro di governo nella Chiesa cattolica. Ma questo
tema, piaccia o non piaccia, ha iniziato a far breccia in questi giorni su molti organi di
informazione del nostro paese, per non dire su tutti, parlando dell’eredità di Papa Francesco. E, di
conseguenza, della individuazione della nuova guida spirituale della Chiesa cattolica a livello
mondiale. Certo, parliamo prevalentemente di quello che comunemente viene definito come
“fantapapa” ma che, tuttavia, interessa non solo i cattolici ed i credenti di tutto il mondo ma
anche, e soprattutto, i credenti e i non credenti del nostro paese.
Ora, se è vero com’è vero che in Italia, anche in una fase caratterizzata da una forte
polarizzazione ideologica e radicalizzazione della lotta politica, si continua a sostenere – e
giustamente – che si può e si deve governare “dal centro e al centro”, comincia a farsi largo,
almeno stando alle più diverse interpretazioni, che anche nella individuazione del successore di
Francesco è sempre più necessaria una figura che sappia rappresentare le diverse e molteplici
anime presenti oggi nella Chiesa cattolica universale e che, probabilmente, si può tranquillamente
definire come una figura “che si colloca al centro” nel panorama composito e articolato della
Chiesa stessa. Centro, in questo caso, che non coincide affatto con le categorie politiche a noi
consuete ma che, semmai, individua nel futuro Pontefice una guida che sia in grado di farsi carico
di tutte le diverse sensibilità che compongono l’arcipelago cattolico mondiale. Una complessità
che, come tutti ben sappiamo e non solo i cattolici e i credenti, richiede una figura apicale
fortemente carismatica e, al contempo, in grado di rappresentare le varie anime nella concreta
declinazione del messaggio evangelico e nella predicazione teologica e pastorale.
Certo, le dinamiche che precedono l’elezione di un Papa non sono minimamente paragonabili
rispetto a quelle che vengono scelte per la guida politica di un partito o di una coalizione. Ma è
pur vero che, seppur in assenza dello Spirito Santo per quanto riguarda le concrete scelte della
politica, ci sono delle modalità organizzative che non appaiono poi così distanti. Mi riferisco,
almeno sotto il profilo del metodo, al dibattito, al confronto e agli accordi che necessariamente
precedono l’elezione del Pontefice e alle dinamiche concrete che sono sotto gli occhi di tutto il
mondo e di cui ci deliziano propio le cronache giornalistiche quotidiane.
Ecco perchè, tanto nella politica quanto nella Chiesa cattolica, le categorie che appaiono così
desuete, antiche o addirittura fuori moda, a volte ritornano protagoniste e di grande attualità. E,
nel caso specifico, la ricchezza, la mission e il ruolo specifico che possono rivestire il centro o la
politica di centro o una figura di centro nella capacità di sciogliere nodi che apparentemente
appaiono insolubili. Ieri come oggi e come sempre.