Di Laura Goria
Cosa si può dire di un uomo meraviglioso che muore a soli 37 anni, lascia una moglie innamoratissima, due figli ancora piccoli e una moltitudine di tifosi affranti?
Il mitico capitano del Toro, Giorgio Ferrini, mancato l’8 novembre del 1976, rivive ora nelle pagine scritte dalla figlia Cristiana; un’intensa dichiarazione di amore al suo “Papitano”, che ha chiuso gli occhi ed è volato via troppo presto.
E sfatiamo subito l’errata idea che sia solo un libro di sport. No! E’ infinitamente di più.
Innanzitutto è la biografia dove sfogliamo la vita semplice –eppure straordinaria- di un uomo con valori solidi, spinto da un’immensa passione, notevoli doti, animo profondamente buono e corretto.
Ma con un tempo breve come un lampo che ne ha fatto leggenda.
Sono memorie preziose, uniche e appassionanti che vi conducono nella quotidianità del campione, scorrevoli come un ottimo romanzo. Soprattutto… distillate dal cuore.
Cristiana è la fotocopia al femminile di “Papitano” Giorgio. Stessi occhi color cielo terso, capelli biondi, cuore sempre spalancato agli amici, inscalfibile senso di lealtà, identica tenacia da mula triestina, di quelle che non mollano mai.
Indossa il cognome Ferrini come seconda pelle ed apre lo scrigno dei ricordi, regalandoci l’essenza di suo papà. Traccia il profilo innanzitutto dell’“Uomo”; prima ancora che del mitico campione granata.
Lo fa con l’emozione di una figlia che nel Dna ha ereditato la capacità di convertire l’impatto del dolore in tempra straordinaria. Oggi è una donna felicemente ancorata alle sue radici; ha volato alto per tornare realizzata, sempre positiva e con una gioia di vivere contagiosa.
Questa intervista è solo la punta dell’iceberg di un intero pomeriggio trascorso insieme. Peccato che le parole sciorinate per iscritto non possano trasmettere pienamente i toni vibranti della sua voce, l’entusiasmo straripante dalle sue parole, la luce che scintilla e diffonde radioso il suo sguardo mentre racconta la genesi del libro che… ci dice:
«E’ dentro di me da sempre. Sono pensieri, frasi, brani di canzoni o un tramonto che mi fanno pensare di raccogliere qualcosa da dedicare a lui. Probabilmente è arrivato il momento maturo in cui sono riuscita a scrivere quello che avevo dentro».
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Giorgio che uomo era?
Innanzitutto una persona per bene, con valori profondi, leale, incorruttibile, giusto, altruista. Buono, ma non debole; non scendeva a compromessi e non aveva mai secondi fini. Un puro, ma anche figura carismatica, un leader che ha portato i suoi valori nello spogliatoio e nella compagnia degli amici. Oggi percepisco dai racconti di chi l’ha conosciuto che era speciale e pieno di qualità. Cosa non scontata.
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Per te chi era l’amato “Papitano”?
Come per le mie amiche, il papà era il principe azzurro, la prima figura maschile di riferimento. Ma penso di avere avuto una fortuna in più; lo chiamavo “Papitano” proprio perché era anche il capitano della mia squadra del cuore. Io ero tifosissima fin da piccola; portata allo stadio dai nonni e dagli zii, casualmente, poi in me è nata la passione.
3) Hai perso il tuo Idolo quando avevi solo 12 anni: come si sopravvive e si supera?
Ci sono rabbia e rancore, poi ho visto la sofferenza di mamma e Amos, e in un pomeriggio sono cresciuta da bambina ad adulta. Ho sentito che dovevo proteggerli. Ero troppo piccola per un dolore così grande, e qualcuno doveva tenere duro. Per salvarmi, ho voluto farne la mia forza e conviverci. Mi sono creata come un film dove lui c’era e questo mi ha sempre aiutata.
4) Come si cresce con il rimpianto?
Io non l’ho lasciato quel giorno; per me era andato via solo il suo corpo. All’inizio, soprattutto nei week end, la sua assenza fisica era sopportabile, come se fosse al solito ritiro. Invece nei momenti importanti, come scelte da prendere, avvertivo terribilmente il vuoto.
5) Che genitore è stato per te e come siete stati educati?
Un papà amico, ma severo; con la sua parte di dolcezza e comprensione nei giochi e nei compiti. Poi si sdoppiava e diventava il mio idolo in campo.
In famiglia esistevano delle regole, papà e mamma per noi c’erano sempre ed erano il punto di riferimento. Ci davano la possibilità di sbagliare, ma poi dovevamo crescere e andare con le nostre gambe.
6) I ricordi più belli che hai di lui?
Sono infiniti e continuano a riaffiorare, perché da quando li ho messi nero su bianco, si è scatenato di tutto, tanto da scrivere un altro libro.
7) E con lui?
Un ricordo solo nostro è la nuotata. Esperienza forte e fisica, che facevamo in mare, soprattutto quello scuro e melmoso di Lignano. Mi prendeva sul dorso, ci immergevamo sott’acqua fin sul fondo, e riemergevamo. Poi un’altra spinta e tornavamo giù. Come due delfini sospesi uno sull’altro, staccati, io lo abbracciavo senza bloccarlo e ne imitavo il movimento. Era bellissimo!
E la prima volta nelle acque cristalline della Sardegna è stato pazzesco. Ancora oggi, ogni volta che mi tuffo, innanzitutto, mi immergo allo stesso modo. E quando vado sotto…è quello…il momento in cui forse ci uniamo ancora.
8) Quanto eri una fan sfegata?
La fede granata in me era innata. Adoravo andare allo stadio con papà, che mi guardava perplesso, chiedendomi se non preferissi giocare con le amichette.
Invece sceglievo di fare i compiti sulle gradinate e seguire gli allenamenti. Se il tempo era brutto stavo con la custode del Filadelfia, signora Franca, che mi ha insegnato a cucire e rammendare. Ancora oggi, per me, lì è casa.
Ed è curioso, perché pensa che, paradossalmente, l’unico pallone in famiglia, non l’aveva portato papà dallo Stadio, ma comprato la mamma, supplicata da me e mio fratello.
9) E Amos?
Era più piccolino, i compagni di squadra di papà gli facevano un sacco di scherzi e per lui era una tortura. Fingevano di fargli il gesso, un’iniezione, la doccia fredda. Papà, con intelligenza, aveva capito che il calcio non era il suo sport e, con sensibilità, l’aveva indirizzato verso la vela e il motocross.
10) Tuo fratello assomiglia a Giorgio?
Ha tutta la sua gestualità, che è pazzesca. Ma quanto a carattere, Amos è selettivo. Da un amico pretende tanto, è più esigente; a volte stupito che si comporti con lui in un certo modo. Invece papà di amici ne aveva veramente tanti. Amos no, è un solitario. Ma i principi e i valori che porta avanti sono gli stessi. Gli ho chiesto se voleva scrivere qualcosa e la sua introduzione è davvero bellissima.
11) Cosa ti è mancato più di papà nelle varie fasi della tua vita?
Sono credente e non chiedo mai “Perché non ci sei?”. So che c’è! Lo sento sempre presente e gli chiedo di guidarmi, non farmi sbagliare o fare il passo più lungo della gamba. Come se continuasse un dialogo e un confronto tra me e lui.
Ovvio che nelle scelte di studio e lavoro mi sono confrontata solo con mamma, che è stata bravissima. Ma aveva le sue idee e cercava di proteggerci, era cauta soprattutto se c’erano investimenti da fare. Si, l’opinione di papà sarebbe stata importante.
12) Perché Giorgio, fin da piccolo, pur essendo Triestino, aveva questo amore incondizionato per il Toro?
Non lo sappiamo, ed è inspiegabile, tanto più che all’epoca il calcio non era importante come oggi. Aveva voluto il numero 8 rabberciato col panno lenci su una maglietta. E sua mamma gli aveva anche confezionato un pallone con la gomma piuma, ricoperta di stracci cuciti insieme.
Non si capisce neanche perché proprio l’8 che non era neanche quello di Valentino Mazzola. Forse è il destino.
13) Quando l’aereo con a bordo la squadra del Grande Torino si schiantò a Superga, il 4 maggio 1949, per Giorgio fu straziante. E’ vero che quel dolore contribuì a forgiare il futuro capitano Granata?
L’aneddoto ce lo raccontò nonna. Papà, appena apprese la notizia corse via disperato; senza dirle niente, mentre lei stava allattando zio Bruno, di 10 anni più piccolo.
Inconsolabile, camminò da solo, lungo il mare fino a notte fonda, mentre tutti lo cercavano preoccupati.
Quando tornò, il padre non ebbe cuore di punirlo perché, guardandolo negli occhi, lo vide talmente sconvolto che lo mandò a dormire.
Al mattino gli chiesero spiegazioni e lui angosciato…«Ma sono morti tutti i miei eroi, volete capirlo!», poi aggiunse «Io diventerò il capitano!».
14) Giorgio era molto umile e semplice, come fu la sua infanzia?
E’ cresciuto in casa Ferrini dove c’erano molto amore, gioia, allegria, armonia… e la povertà del dopo guerra. Ma affrontata con lo spirito tipico dei triestini che sono goderecci e sanno far festa in modo sano e con poco. Si riuniscono, cantano e si divertono. Uova sode e sale, sedie a sdraio in macchina e per loro è vacanza.
Poi c’era il palazzo, con tutte le porte aperte, un modo per dire che esisteva condivisione tra le famiglie: gioie, dolori, chi aveva una patata la passava all’altro, nella corte i bambini giocavano insieme, una mamma li controllava e loro si guardavano tra loro. L’ultima volta che sono andata a Trieste l’ho visitato; c’è ancora, riammodernato, in lontananza il mare e l’Istria.
15) Passò dai banchi di scuola direttamente all’età adulta. Come arrivò la svolta dell’ingaggio granata?
Conclusa la scuola dell’obbligo lavorò in una fabbrica di scarpe americana; perché doveva già contribuire al bilancio familiare e per i nonni era l’avvio di un impiego sicuro con probabile assunzione all’orizzonte.
Dopo gli esordi a pallacanestro, era passato al calcio e uscito da lavoro si allenava e giocava nella squadra di Trieste, la Ponziana, dove era stato notato. Già allora aveva una marcia in più.
Dal Toro arrivò il dottor Motto, che poi ho conosciuto, e mi ha raccontato come i nonni lo ricevettero a casa con educazione, ma anche ostilità. Quando propose un contratto, il nonno rispose che a lui interessava solo quello con la fabbrica.
Nonna, invece, quasi bisticciando, si impose e disse «No, Giorgio va! Farà sempre in tempo a tornare, ma se non prova, ci chiederemo tutta la vita se abbiamo sbagliato. E poi chi siamo noi per dirgli di no!».
16) In parte, dunque, si deve a tua nonna l’arrivo di Ferrini 15enne al Toro, che donna era?
Tostissima, lungimirante, molto moderna, intelligente. Sicura, forte, coraggiosa, tipica donna giuliana, di confine. E ti dico anche che, finché c’è stata, è la persona alla quale ho sempre chiesto un consiglio e lei me l’ha dato ogni volta lucidissimo. Su qualsiasi cosa, a partire dal fidanzatino, mi diceva «no, non è giusto…», oppure «Cri, aspetta, sei frettolosa, lascia un attimo che le cose si calmino, cerca di ragionare…»
17) L’amore tra tua mamma Mariuccia e Giorgio sbocciò con un candore di altri tempi. Corteggiamento e timidezza…direi…a ruoli invertiti…
Lo raccontavano insieme ridendo e mamma ne ha riparlato a Natale.
Papà era timidissimo e complessato per l’acne; lei invece per niente e spigliatissima. Arrivava dalla Val Sugana che le stava stretta, e a Varese era cassiera in un bar. Bella e parecchio corteggiata, era però incuriosita da quel giovane sempre a testa bassa. Quando un amico le svelò che a Giorgio piaceva molto, prese in mano la situazione e organizzò un pomeriggio danzante col jukebox.
Arrivato da solo, papà si mise dietro la console, mamma andò a chiedergli di cambiare musica e lo invitò a ballare. Ha fatto tutto lei.
Peccato che i nonni avessero mandato zia Sandra, più piccola di 10 anni, per riportare a casa la sorella. E che papà abbia sentito il commento della ragazzina “Ma con tutti i ragazzi belli che ci sono ti sei messa a ballare proprio col più brutto”.
Papà sparì e mamma per riconquistarlo iniziò a comprare i giornali sportivi per capire chi fosse. Chiaro che lei non ne sapeva molto, ma lo provocò dopo un’espulsione; e lui risentito “Prima di fare queste battute vieni a vedermi”. Non se lo fece ripetere due volte e la storia si sbloccò.
Lei iniziò a seguire tutte le partite e a fare il tifo: lui a dare il meglio di sé in campo per piacerle.
18) Davvero un amore candido…
La storia poi è cresciuta, ma nel massimo rispetto delle regole. Entrambi lontani da casa, alloggiavano nella stessa pensione, dove si dormiva con le porte aperte e se avessero voluto…avrebbero potuto fare tutto quello che volevano, come tanti altri. Ma loro invece no! Mamma dice che erano due imbranati. Si limitarono a baci, carezze e abbracci e non superarono mai il limite prima del matrimonio. Lei tenne fede al diktat di sua madre che le aveva detto: “La reputazione, stai attenta, mai rovinartela. Lo ami, però aspetta”.
19) Che marito è stato?
Lui in casa era una bella figura, non dominava mamma, avevano i loro ruoli. Erano scherzosi, soprattutto ancora molto innamorati, avevano appena 34 e 37 anni e ancora tanto da darsi.
Li ricordo soprattutto sul divano abbracciati e giocosi: mamma che lo scompiglia tutto, lui che la lascia fare, con sguardi pieni di amore. Oppure giocare a cuscinate sul lettone tutti e quattro insieme; iniziavano sempre loro due, poi ci buttavamo anche io e mio fratello.
Non era mai per cose gravi, ma papà odiava le discussioni, mamma il contrario e quando qualcosa la infiammava, lui faceva muro; ogni tanto diceva “Rossa, basta!”, poi usciva e andava dai vicini Mori, o a camminare. Quando tornava, mamma avrebbe voluto riattaccare, ma ormai non era più il momento.
20) A voi che esempio è arrivato?
Direi perfetto. Amos ed io in casa avevamo un clima sereno e siamo cresciuti con un fortissimo senso della famiglia, dei suoi valori fondamentali. Ci sono entrati sottopelle grazie all’esempio e ai comportamenti quotidiani di mamma e papà, come si muovevano, come erano. E se pensi che da lui ho assorbito un segno così forte in soli 12 anni, l’esempio era davvero alto; certo poi portato avanti da una mamma eccezionale.
21) Quanto costava a lui e a voi il tempo sottratto alla famiglia per la squadra.
La normalità era che andava e veniva. Ma quando c’era, esisteva la qualità! Siamo cresciuti sapendo che nostro papà aveva semplicemente ritmi diversi. Certo, quando riuscivamo a godercelo più a lungo era una gioia enorme. Credo che per lui fosse un sacrificio molto meno che per noi, perché stava facendo quello che amava. Allora i calciatori il lunedì sera andavano nei Toro Club con la famiglia e neanche questo per lui era faticoso.
22) Giorgio era di poche parole, ma i suoi gesti e silenzi quanto erano intensi?
Gli occhi e il gesticolare erano il suo parlare. Con lo sguardo comunicava con me, gli amici e gli altri. A volte bastava che ci guardassimo da lontano come sapevamo fare noi…e non doveva dire nulla, lo sguardo bastava.
Ho ancora nitido il ricordo di quando era l’ora di andare a letto dopo il mitico carosello; mi guardava semplicemente indicando direzione zona notte. La magia era tutta negli occhi e nella gestualità.
23) La prima parola che ti viene in mente quando pensi a tuo papà?
I suoi occhi! Pace!
Cristiana Ferrini: “Mio Padre, Il Capitano dei Capitani. Giorgio Ferrini, una storia granata” Cairo Editore
PS. Il libro offre anche la possibilità di rivedere immagini della vita di Giorgio Ferrini, molte inedite, e ricordi vari della carriera del capitano. Erano conservati in un baule che ora Cristiana mette a disposizione di tutti.
Basta inquadrare con la fotocamera del vostro cellulare il QR code che trovate sul risvolto di copertina. Vi collega alla pagina Instagram Giorgio Ferrini 8, dove Cristiana carica costantemente materiale prezioso.
CONTINUA…….
Dal 10 al 23 settembre si svolgerà la rassegna parallela a MITO Settembre Musica, che prende il nome di MITO per la Città e che, dal 2009, offre musica a chi non può raggiungerla. Durante quelle settimane, MITO per la Città torna a disegnare un cammino collettivo che attraversa Torino con la forza silenziosa ma potente della musica. Si tratta di un percorso fatto di tappe, itinerari e incontri che attraversano non soltanto i luoghi della cura, ma si espandono a quelli della formazione, della fragilità e della quotidianità. Dalle scuole agli ospedali, dai quartieri piu lontani dal centro ai mercati, dalle case di riposo ai parchi urbani, ogni concerto è un invito a fermarsi, ad ascoltare e a riconoscersi parte di una comunità. Con oltre 100 appuntamenti gratuiti per tutta la città, MITO per la Città dà voce a una Torino che costruisce legami, che valorizza i talenti dei più giovani e riconosce nella musica un bene comune. Si tratta di un cammino d’armonia che significa riconoscersi parte di un tutto, ascoltarsi, accogliere le differenze e farne una ricchezza condivisa.
Alle ore 20, al Conservatorio Giuseppe Verdi, all’interno del percorso ‘Rivoluzioni – Tempi di guerra, tempi di pace’, l’Orchestra del Teatro Regio, il Coro Valdese di Torino e il Coro dell’Istituto musicale Arcangelo Corelli di Pinerolo, eseguiranno, di Kerl Jenkins “The Armed Man – a Mass for Peace”. Composta nel 1999 dal gallese Jenkins, si tratta di una messa dedicata alle vittime della guerra in Kosovo che combina elementi sacri e profani, mescolando stili musicali e testi provenienti da culture religiose diverse. Seguendo il filo conduttore del medievale ‘L’Homme armé’, questa celebrazione rappresenta una delle messe contemporanee più significative per il messaggio di speranza e conciliazione che porta con sé. Il direttore è Nicolò Foron, il maestro del Coro Walter Gatti, soprano Giulia Bolcato, mezzosoprano Annunziata Vestri, tenore Lorenzo Martelli, basso Stefano Marchisio.
Mara Martellotta
LA CRISI TRASFORMATA IN FUTURO
Il progetto della Regione Piemonte è realizzato da Agenzia Piemonte Lavoro, Manpower, Microtecnica -azienda del Gruppo Safran- e Assocam Scuola Camerana e ha permesso a lavoratori in cassa integrazione provenienti da TE Connectivity di trovare occupazione nell’industria dell’aerospazio dopo un percorso di formazione e aggiornamento professionale
Trasformare la cassa integrazione in un’opportunità: accompagnare lavoratori provenienti da settori in crisi, come l’automotive, in percorsi di formazione e riqualificazione per favorirne l’inserimento in ambiti strategici e in espansione come l’aerospazio, dove cresce la domanda di professionalità specializzate: è l’obiettivo del progetto della Regione Piemonte e realizzato da Agenzia Piemonte Lavoro, Manpower, Assocam Scuola Camerana e Microtecnica, azienda del Gruppo Safran.
Grazie all’iniziativa, 10 lavoratori provenienti da TE Connectivity, sono stati coinvolti nei mesi scorsi in un percorso gratuito per il lavoratore di 300 ore di formazione teorica e pratica altamente qualificante che ha consentito di adattare le loro competenze al nuovo settore industriale dell’aerospazio.
Sette tra loro hanno iniziato a lavorare dal 1° settembre in Microtecnica, azienda del Gruppo Safran, con sede a Torino, specializzata nella meccanica di precisione per l’industria aerospaziale. I 7 collaboratori, di età compresa tra i quaranta e i sessant’anni, sono stati formati come operatori macchine utensili specializzati nell’utilizzo di torni e frese CNC con i quali nel loro nuovo impiego realizzeranno componenti per aeromobili ad ala fissa e mobile. Sono stati assunti con un contratto di somministrazione con Manpower. Per gli altri partecipanti al corso di formazione sono in corso colloqui per altre aziende del comparto, per un totale di 10 persone formate.
Si tratta di un esempio di collaborazione tra pubblico e privato finalizzata a soddisfare un bisogno occupazionale e una necessità di reclutamento di figure professionali qualificate da parte dell’industria: Regione Piemonte e Manpower, avvalendosi della collaborazione di Agenzia Piemonte Lavoro, sulla base di un bisogno di tecnici specializzati espresso da Microtecnica, hanno infatti progettato l’iniziativa con l’idea di selezionare e coinvolgere in un percorso di riqualificazione professionale persone in cassa integrazione che avevano già sviluppato un’esperienza in un settore distante per processo e prodotto come l’automotive, e di aggiornare le loro competenze per allinearle con le caratteristiche richieste dall’industria aerospaziale.
Il progetto fa parte del programma Garanzia Occupabilità dei Lavoratori – GOL e si inserisce nell’ambito del percorso 105, misura unica in Italia che prevede un’integrazione economica in busta paga per i lavoratori che percepiscono un ammortizzatore sociale e che decidono di avviare un percorso di riqualificazione.
Il percorso formativo, che ha previsto 300 ore suddivise tra contenuti tecnici di mestiere (disegno meccanico, metrologia, cicli di lavorazione) e formazione laboratoriale su tecnologia avanzata, è stato realizzato in collaborazione con Assocam Scuola Camerana presso il loro polo d’eccellenza. La sinergia tra tutti i soggetti coinvolti ha permesso di riconoscere e valorizzare le competenze trasversali dei lavoratori, spesso non immediatamente visibili, trasformandole in leve strategiche per la riqualificazione professionale degli stessi.
“La Regione Piemonte non può e non vuole rassegnarsi al declino: il nostro compito, come istituzione, è trasformare le crisi in opportunità. Abbiamo il dovere di sostenere ogni lavoratore, accompagnandolo nei momenti più difficili e offrendo gli strumenti per costruire un futuro migliore, restituendogli quella dignità che solo il lavoro è in grado di dare. Dietro ogni lavoratore che ritrova serenità c’è una famiglia che torna a guardare avanti con fiducia: ed è qui che una politica del lavoro dimostra tutta la sua forza, quando non si limita alle parole ma produce risultati concreti. Questo progetto è la dimostrazione che con coraggio, visione e collaborazione pubblico-privato possiamo restituire dignità e speranza, trasformando la cassa integrazione da simbolo di crisi a trampolino di rilancio” ha commentato Elena Chiorino, vicepresidente e assessore al Lavoro della Regione Piemonte.
“È stato un progetto in cui il management team di Microtecnica ha creduto molto, un modo per fare squadra sul territorio per trovare soluzioni vincenti per l’azienda e la comunità in cui operiamo” ha dichiarato Sara Fabiana Bosca, HR Director di Microtecnica, azienda del Gruppo Safran.
“Questo progetto ci riempie di orgoglio perché rappresenta un esempio concreto di come sia possibile promuovere riqualificazione e occupazione, rispondendo alle esigenze delle aziende e dei settori in maggiore espansione” ha affermato Silvia Beuchod, Head of Industry – Enterprise Sales di ManpowerGroup. “Grazie alla sinergia tra pubblico e privato, abbiamo accompagnato le persone coinvolte dal settore automotive a quello dell’aerospazio, valorizzando le competenze realmente trasferibili in un percorso di riconversione e di rilancio professionale. È un modello virtuoso e replicabile. Manpower lavora nei territori, con le filiere, nei processi di transizione industriale: ci prendiamo cura delle persone e del ruolo che il lavoro ha nella loro vita, in contesti che cambiano pelle e si aprono a nuovi scenari, formando anche la loro capacità di apprendere continuamente. Con il programma MyPath e il supporto dei nostri Talent Agent, inoltre, offriamo percorsi personalizzati di crescita, per rendere le persone protagoniste del proprio futuro.”
“Siamo molto soddisfatti del risultato raggiunto, soprattutto per i lavoratori coinvolti e per le loro famiglie che oggi vedono concretizzarsi un’opportunità di stabilità lavorativa e di crescita professionale” afferma il presidente di Scuola Camerana Stefano Serra e continua constatando che “è un risultato raggiunto grazie a un lavoro di squadra condotto fianco a fianco con Regione Piemonte, Agenzia Piemonte Lavoro, Manpower e Microtecnica, azienda che conoscendo da decenni i nostri metodi formativi ha creduto fin dall’inizio nel valore di questo progetto. Quando istituzioni e società civile lavorano insieme i risultati arrivano sempre.”
Conclude il direttore della Scuola Sigfrido Pilone raccontando che “per trasformare le esigenze espresse da Microtecnica in un percorso formativo concreto abbiamo adottato lo stesso metodo formativo che da oltre 60 anni caratterizza l’offerta di Scuola Camerana: un modello consolidato che abbiamo trasferito anche alla Fondazione ITS Aerospazio/Meccatronica, che – sempre grazie al supporto di Regione Piemonte – ha avuto modo di esprimere pienamente il proprio valore, posizionandosi al primo posto nel rating nazionale. La nostra missione ed il nostro know-how sono la riqualificazione e la formazione continua degli occupati, perché – come promuove la stessa Regione Piemonte – le persone devono essere accompagnate a crescere e migliorare, meglio se prima che diventino disoccupate.”
L’ultima mostra prima della chiusura per il restauro di Palazzo Vittone, tra i più importanti edifici settecenteschi di Pinerolo, inaugurerà il 12 settembre, e sarà un viaggio tra realtà, finzione, storia e cinema. Protagoniste dell’esposizione le dimore storiche del pinerolese iscritte all’ADSI Associazione Dimore Storiche Italiane, molte delle quali, oltre a testimoniare momenti pubblici e privati di storia ed economia del Piemonte, sono state negli ultimi decenni set di produzioni nazionali e internazionali per il piccolo e grande schermo, grazie anche alla Film Commission Torino e Piemonte. Location autentiche conservate con passione dai proprietari e valorizzate dai maestri artigiani che ne hanno restaurato arredi, tessuti e dettagli, capaci di restituire atmosfere di epoche diverse ambientate non solo in Piemonte. L’esposizione dal titolo “Castelli e cinema nelle dimore storiche del pinerolese” è organizzata da ADSI insieme a Consorzio Vittone e Italia Nostra, con il Patrocinio di Regione Piemonte, Città Metropolitana, Città di Pinerolo e Film Commission Torino e Piemonte, con la partnership di Turismo Torino e Provincia, Artigianato Pinerolo, Made in Pinerolo e Consorzio Turistico Pinerolese e Valli. Sarà l’occasione per ricordare le riprese di “Elisa di Rivombrosa”, realizzate nel 2005 presso la tenuta Colombretto di Pinerolo, considerata una delle meglio preservate testimonianze di insediamento rurale settecentesco del pinerolese; le riprese de “La legge di Lidia Poet”, recente serie di Netflix di grande successo internazionale, girata a casa Lajolo di Piossasco, al castello dei Conti Asinari di Virle e a villa La Paisana di Piobesi, e pe riprese di “Leopardi – poeta dell’infinito”, miniserie Rai di Sergio Rubini, che ha avuto come sfondo anche Palazzo di Bricherasio, nell’omonima cittadina. La mostra ricorda anche che il castello di Virle è stato set di “Sadie”, thriller del 2016 presentato al Torino Film Fest, e che a Palazzotto Juva, a Volvera, è stato girato il cortometraggio “Il mistero del diadema reale”, nel 2002, di Enrico Mondin, ispirato a un racconto di Arthur Conan Doyle. Uno spazio sarà riservato a Palazzo d’Acaja, gioiello di Pinerolo, fulcro della rievocazione biennale dedicata alla “Maschera di Ferro”, a cui il cinema ha dedicato numerose pellicole. Il taglio del nastro della mostra, con un evocativo “Ciak, si gira”, si terrà venerdì 12 settembre alle ore 17, e la mostra resterà visitabile sino a domenica 14 settembre.
Guido Calleri di Sala, consigliere ADSI e referente del circuito, sottolinea:” Sintratta di un’iniziativa che per la prima volta offre un’occasione per un affascinate confronto tra la storia reale e quella reinventata sullo schermo, ma al tempo stesso per scoprire il fascino delle dimore antiche storiche del nostro territorio e il ruolo che hanno avuto nella crescita della nostra Regione”.
Info: mostra “Castelli e cinema nelle dimore storiche del pinerolese” – 12 – 14 settembre 2025 – Palazzo Vittone, piazza Vittorio Veneto 8, Pinerolo
Ingresso libero – orari: venerdì dalle 17 alle 23, con inaugurazione alle ore 17 – sabato 10.30-24 con tavola rotonda alle 17 – domenica dalle 17 alle 20.
Mara Martellotta
Mattinata speciale per i Mini Vigili di Novi Ligure (AL), che ieri sono stati ospitati a Torino presso il Grattacielo della Regione Piemonte, dove hanno incontrato l’assessore regionale alla Sicurezza e alla Polizia Locale, Enrico Bussalino. Accompagnati da alcuni agenti del Comando di Polizia Locale di Novi, i 26 ragazzi di età compresa tra i 5 e i 15 anni hanno avuto l’opportunità di conoscere da vicino le istituzioni regionali e di visitare anche gli uffici dell’assessorato. L’iniziativa si inserisce nel percorso di educazione civica e legalità promosso dal progetto Mini Vigili di Novi Ligure, che da diversi anni coinvolge i più giovani in attività formative e di sensibilizzazione sul rispetto delle regole.
“È stato un piacere accogliere i Mini Vigili in Regione – ha dichiarato l’assessore regionale Enrico Bussalino -. Iniziative di questo genere hanno un valore formativo straordinario, perché avvicinano i ragazzi alle istituzioni e li rendono protagonisti di un percorso di responsabilità e cittadinanza attiva. Investire sui più giovani significa gettare le basi per un futuro più sicuro e consapevole, fondato sul rispetto delle regole e sul senso civico. Come assessorato intendiamo sostenere con convinzione questo progetto e lavorare affinché possa essere esteso anche ad altri Comuni del Piemonte” – ha aggiunto Bussalino.
La giornata è poi proseguita con la visita alla Centrale Operativa della Polizia Locale di Torino, dove i ragazzi sono stati accolti dal comandante Roberto Mangiardi e dall’assessore alla Legalità e Sicurezza della Città di Torino Marco Porcedda, che hanno illustrato loro le attività quotidiane svolte dagli agenti in un grande centro urbano.
“Formativo ed educativo l’incontro di questa mattina presso la centrale operativa della Polizia Locale di Torino con i ragazzi – ha commentato l’assessore alla Legalità e Sicurezza della Città di Torino, Marco Porcedda -. Un plauso particolare all’iniziativa, che ha il compito di stimolare i giovani a una maggior partecipazione ed una riflessione responsabile e consapevole sui temi della sicurezza stradale intesa come cultura del rispetto delle regole e degli altri. È fondamentale, ed è ciò che il Comune di Torino sta attuando da anni, trasferire loro, sin da piccoli, la conoscenza e l’importanza delle regole da seguire sulla strada, insieme alla consapevolezza dei rischi e delle conseguenze che possono derivare da comportamenti errati e irresponsabili”.
“Il gruppo Mini Vigili di Novi Ligure è l’unico attualmente attivo in Piemonte – ha sottolineato il commissario della Polizia Locale di Novi Ligure, Marco Ratti -. Lo scopo è quello di avvicinarsi alla Polizia Locale, alla legalità e alla sicurezza stradale. Si svolgono una serie di attività con cadenza mensile. Tra i temi trattati, oltre al codice della strada, anche lo stalking, il codice rosso, alcol e droga e l’uso corretto dei social e dei videogiochi. Siamo orgogliosi di accompagnare i nostri Mini Vigili in questa esperienza di crescita civica e istituzionale”.
Nell’abitazione di un insospettabile torinese rinvenuti gli strumenti della contraffazione. Le opere confiscate e devolute al Laboratorio del Falso dell’Università di Roma Tre.
La descrizione dell’attività investigativa è stata oggetto di un incontro avvenuto l’8
settembre 2025, alle ore 18.00, presso la Fondazione Accorsi Ometto di Torino – ove è in
corso la mostra “Carol Rama – Geniale Sregolatezza”.
Proprio la coincidenza temporale dello svolgimento di una esposizione dedicata
all’eclettica artista torinese, unita alla conclusione dell’attività investigativa dei carabinieri
ha portato ad una pubblica riflessione sulla contraffazione delle opere d’arte
contemporanea durante un incontro cui hanno
partecipato anche il Direttore della Fondazione
Accorsi Ometto, Luca Mana, il Presidente
dell’Archivio Carol Rama Michele Carpano e la
Professoressa Giuliana Calcani, Direttrice del
Laboratorio sul Falso, Dipartimento di Studi
Umanistici dell’Università degli Studi di Roma
Tre.
L’attività investigativa, convenzionalmente
denominata “Olga” è iniziata alla fine del 2022,
quando, dal monitoraggio del mercato
antiquario, i militari del Nucleo TPC di Torino
avevano individuato alcune opere di Carol
Rama – artista che, proprio in quel periodo,
vedeva una vera e propria impennata delle
quotazioni delle opere – di sospetta
provenienza. Veniva pertanto richiesto al
Comitato Scientifico dell’Associazione
dell’Archivio Carol Rama, un pronunciamento
in merito alla autenticità. L’Archivio, non solo
era riuscito a evidenziare la completa falsità
delle opere (che comunque riproponevano
soggetti nello stile tipico dell’artista) ma ha
posto in evidenza che la loro realizzazione era riconducibile ad una sola mano.
A quel punto i carabinieri hanno approfondito posizione di un soggetto torinese, che
aveva posto in vendita presso una Casa d’Aste lombarda, 3 di queste opere e che lo stesso
aveva indicato come provenienti da “collezione privata”.
La successiva perquisizione presso l’abitazione del
soggetto sospettato, disposta dalla Procura della
Repubblica di Torino, aveva rivelato ai militari
dell’Arma un deposito dove erano custodite circa 250
opere riconducibili a Carol Rama e (in minima parte)
Enrico Baj.
Particolarmente articolata e convincente la tecnica
utilizzata dal responsabile, trovato in possesso di vecchi
fogli ingialliti, pastelli, pennarelli e strumenti da
disegno, che utilizzava per realizzare alcune opere su
carta e anche su altri supporti, “simulando” la tecnica dell’artista, ingannando così i
potenziali acquirenti, che avrebbero dovuto impiegare somme comprese tra i 100,00 ed i
20.000,00 € per l’acquisto.
L’analisi dettagliata effettuata dai membri
del Comitato Scientifico dell’archivio Carol
Rama e dell’Archivio Baj ha quindi
permesso di individuare circa 250 opere
contraffatte, che erano in procinto di essere
immesse sul mercato attraverso Casa d’Asta
o più semplicemente sui banchi di
mercatini antiquariali, ad ignari acquirenti,
e senza la prevista certificazione di
autenticità che deve necessariamente
accompagnare l’opera d’arte. In tutto un
potenziale giro d’affari illecito pari ad oltre
350.000 euro.
Il Tribunale di Torino, concordando con le
risultanze investigative raccolte dai
Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio
Culturale di Torino, coordinati dalla
Procura della Repubblica di Torino, ha
recentemente emesso sentenza di condanna
nei confronti del cittadino torinese
disponendo la confisca e devoluzione
delle
opere false.
All’Associazione Archivio Carol Rama, che
si era costituita parte civile per il danno
d’immagine, è stato riconosciuto il diritto all’integrale risarcimento, ma l’enorme
produzione di opere false oltre ad aver nociuto al valore economico di acquisto delle opere
dell’artista torinese scomparsa nel 2015, ha ingenerato un enorme danno di credibilità al
mercato lecito.
Le opere false, che avrebbero infettato il mercato antiquario, alla fine verranno utilizzate
quali oggetti di studio per contrastare proprio la contraffazione.
Infatti, i Carabinieri del reparto specializzato dell’Arma al termine dell’attività
investigativa hanno richiesto ed ottenuto un provvedimento di confisca da parte del GIP
di Torino, che ha consentito di
devolvere nelle scorse settimane le
opere contraffatte al “Laboratorio del
falso”, istituito in seno al Dipartimento
di Studi Umanistici dell’Università
degli Studi di Roma Tre con il quale il
Comando Carabinieri Tutela
Patrimonio Culturale ha stipulato un
accordo Quadro nel 2012, finalizzato
allo sviluppo della didattica e della
ricerca scientifica connesse ai beni
culturali, strumento fondamentale per
la diffusione della cultura della
legalità.
Informazione promozionale
Vintage Boutique rappresenta un unicum nel panorama torinese: non solo negozio, ma luogo in cui la memoria prende forma e dialoga con il presente.
I fondatori raccontano come ogni oggetto arrivi in boutique con una sua storia, selezionato con passione e intuito, affinché possa trovare nuova vita in mani capaci di apprezzarne l’unicità.
Integrazione con la realtà torinese
Torino vive una stagione di rinascita del vintage, sempre più percepito non solo come moda, ma come forma di sostenibilità, espressione identitaria e tendenza culturale. Vintage Boutique si inserisce perfettamente in questa corrente, diventando punto di riferimento per una comunità attenta al bello, al riuso e al valore della memoria. La boutique non è solo un negozio: è un luogo di incontro, dove la moda diventa racconto e connessione, contribuendo al fermento culturale che caratterizza oggi la città.
A Torino, il vintage non è solo un settore di nicchia: è una tendenza in piena espansione, intrecciata alla sostenibilità ambientale, all’espressione identitaria e all’estetica Generazione Z
Nella città esistono numerosi negozi dedicati al vintage e al second-hand, percorsi di acquisto consapevole e sostenibile sono sempre più presenti nel panorama locale, e il vintage ne è ambasciatore
Aggiornamento quotidiano
Ogni giorno il catalogo si arricchisce di nuove proposte: capi d’abbigliamento, accessori, oggettistica e design. Questo ritmo costante non è solo un segno di attenzione, ma anche una garanzia per i clienti che desiderano vivere un’esperienza sempre nuova.
Servizio di ricerca dedicata
Vintage Boutique offre anche un servizio di ricerca personalizzato: chi ha in mente un pezzo preciso può affidarsi al team, che grazie a competenze ed esperienza individua articoli rari e autentici.
Il sito: strumento di servizio, non esaustivo
Il portale online funge da vetrina dinamica, con sezioni dedicate e uno spazio per le promozioni. Tuttavia, non mostra l’intero assortimento: molti pezzi restano esclusivi dell’esperienza in negozio, rendendo la visita fisica imprescindibile per chi vuole scoprire davvero tutte le novità.
Sezione “ultimi arrivi”
Il sito valorizza ulteriormente l’offerta con una sezione dedicata agli ultimi arrivi: strumenti che permettono di scoprire con immediatezza le novità e di cogliere occasioni uniche, mantenendo vivo il desiderio di ritorno.
Promozioni da cogliere al volo
Oltre agli aggiornamenti quotidiani e agli arrivi esclusivi, il sito di Vintage Boutique offre promozioni frequenti, pensate per chi ama unire la ricerca del pezzo unico al piacere dell’occasione. Sono offerte a tempo, legate a particolari selezioni o a momenti speciali dell’anno, che rendono ancora più stimolante visitare regolarmente la piattaforma. Un motivo in più per collegarsi spesso: perché nel mondo del vintage, ogni dettaglio conta, e le opportunità migliori non restano mai a lungo disponibili.
Unicità degli articoli
Ogni pezzo ha un’anima irripetibile: non si tratta di semplice second-hand, ma di articoli che diventano testimonianza di epoche e stili. L’acquisto non è mai ripetibile, ed è proprio questa unicità a definire il valore aggiunto di Vintage Boutique.
Dimensione europea
Grazie alle spedizioni internazionali, l’esperienza di acquisto travalica i confini locali e raggiunge tutta Europa. Un segno di apertura che proietta il negozio ben oltre Torino, senza però rinunciare alla sua forte identità territoriale.
Conclusione
Vintage Boutique incarna il meglio della moda vintage torinese: aggiornamento costante, servizi personalizzati, unicità dei capi, dimensione internazionale e un radicamento forte nel tessuto urbano.
Un progetto che guarda all’Europa ma resta profondamente legato a Torino, città in cui il vintage non è soltanto un trend, ma un vero linguaggio della contemporaneità.
LE IMMAGINI
Foto 1: accendino Cartier placcato oro (les must de Cartier) anni 80
Foto 2: lampada bronzo in stile industriale anni 50
Foto 3: lampada space Age doppia luce anni 70 , barattoli verdi Kartell, lampada stile liberty
Foto 4: giradischi preamplificato a valigetta con altoparlanti Philips anni 70
Foto 5: piatti Ginori fine 800 e scultura stile liberty
www.vintageboutique.it, via Alassio 30 TORINO
La stagione agonistica 2025/26 di Parella Volley
Il Volley Parella Torino, la più importante società di Torino, ha presentato alla piscina Pellerina, la stagione agonistica 2025/26. Parella Volley ha circa 6000 tesserati di tutte le età e disputa i campionati B1 Femminile e B maschile. Ai nostri microfoni il presidente Gianluca Facchini ha ricordato che la storica società di pallavolo ha come mission l’obbiettivo di far crescere i giovani con un percorso di formazione tecnica attraverso la maturazione equilibrata dei ragazzi.
FRANCESCO VALENTE
Guarda il video:
Nel corso della giornata di domani, martedì 9 settembre, il sottopasso Lingotto sarà nuovamente percorribile in entrambe le direzioni. Si sono infatti conclusi, con circa due settimane di anticipo rispetto al cronoprogramma, i lavori di rinforzo strutturale e di risanamento conservativo nel tratto tra il parco Millefonti e corso Unità d’Italia.
L’intervento complessivo, suddiviso in quattro lotti e con un investimento della Città pari a 4,8 milioni di euro, ha riguardato il sottopasso nel tratto compreso tra via Nizza e corso Unità d’Italia. I lavori sono stati necessari per garantire condizioni di sicurezza e durabilità di un’infrastruttura realizzata in più fasi, tra gli anni ‘30 del secolo scorso e il secondo dopoguerra, e con differenti tipologie costruttive. Per consentire l’avanzamento del cantiere e per ridurre i disagi alla viabilità, durante i lavori le due semicarreggiate del sottopasso sono state chiuse in maniera alternata.
Nel dettaglio, l’intervento ha previsto il rinforzo strutturale delle opere in calcestruzzo armato (muri di sostegno laterali, pilastrate centrali, travi e solette degli impalcati), il risanamento delle parti ammalorate e la protezione delle strutture dagli agenti atmosferici. Nei tratti interessati dai lavori sono stati inoltre rifatti il manto stradale e la segnaletica orizzontale, e l’infrastruttura è stata adeguata alla normativa stradale vigente.
Nel sottopasso resta attivo il cantiere Smat per la realizzazione del collettore fognario mediano (idropolitana). Per questo motivo, fino alla conclusione dei lavori – prevista per fine settembre – rimarrà chiusa la rampa di accesso al sottopasso da via Nizza.
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