ilTorinese

“Festa della nascita”, alla Reggia di Venaria 32 comuni incontreranno i nuovi nati

Domenica 14 settembre la quinta edizione

Una festosa invasione di passeggini portati da giovani genitori popolerà gli aulici spazi della Reggia di Venaria, il complesso monumentale e architettonico che si trova alle porte di Torino. Domenica 14 settembre ritorna la quinta edizione de “La festa della nascita” che, dopo il grande successo delle precedenti edizioni con oltre 3 mila partecipanti, rappresenta un gioioso rito di benvenuto alla vita organizzato per celebrare e accogliere in comunità l’arrivo di nuovi nati e nuove nate 2024-2025. Il tutto avverrà nel meraviglioso scenario dei giardini della Venaria Reale in un’intera giornata, dalle ore 10 fino alle 19, all’insegna della bellezza e del relax. Quest’anno la Festa della nascita presenta molte novità, tra le quali i comuni del torinese che promuovono la festa, il cui numero sarà 32, la crescita dei partner con un‘ampia mobilitazione del mondo della salute e un’area dedicata al rapporto con la natura. La festa, completamente gratuita, è rivolta a tutte le famiglie con bambini e bambine nati nel 2024-2025 con l’intento di far conoscere al meglio le opportunità offerte dai servizi locali, dalla cultura, della sanità e dell’educazione. Nei giardini della Reggia saranno allestite isole dedicate a vari temi, dove si svolgeranno laboratori, attività ludico creative ed informative. Sarà inoltre presentata con una lettura animata e teatralizzata la nuova sede di podcast Fila a nanna – Sogni reali tra le Residenze Sabaude, con 13 episodi dedicati alle regge sabaude, realizzata con Abbonamento Musei e Fondazione Teatro Ragazzi e Giovani. I genitori avranno l’occasione di vivere momenti emozionanti, compiere esperienze replicabili in famiglia e sul territorio, incontrare esperti, confrontarsi sulla genitorialità, sul ben-essere dei bambini e delle bambine e su quello della famiglia. Le esperienze culturali nella natura vissute dalle famiglie sono riconosciute da un corpus crescente di ricerche scientifiche quali risorse determinanti per lo sviluppo biologico già dai primi giorni di vita: il periodo che prende avvio dal concepimento è tra i piu rilevanti sotto il profilo della crescita del patrimonio neurale, ed è una risorsa per tutta l’esistenza. La festa è stata comprogettata da 32 comuni, tra i quali Alpignano, Avigliana, Brandizzo, Caselle Torinese, Grugliasco, Pianezza, Pinerolo, Rivoli, Rosta, San Maurizio Canavese. Queste città, come segno d’attenzione verso la prima infanzia, hanno adottato il passaporto culturale #naticonlacultura, ideato dalla Fondazione Medicina a misura di donna, che consente il libero accesso alle famiglie in oltre 45 musei Family and Kids Friendly della rete Abbonamento Musei nel primo anno di vita dei bambini e delle bambine. Il passaporto culturale consegnato dalle strutture sanitarie alla nascita o inviato dalle amministrazioni cittadine è scaricabile anche dal sito web naticonlacultura.it. La festa è progettata insieme all’ASL TO 4, ASL TO 3 e ASL TO 5.

Per aderire gratuitamente (2 adulti con ogni nuovi nato più eventuali fratelli e sorelle) è necessario presentare il passaporto culturale consegnato dai comuni di residenza aderenti o scaricabili dal sito naticonlacultura.it e prenotarsi entro il 12 settembre 2025 al link https://festanascita2025.eventbrite.it. Anche quest’anno potranno prendere parte all’evento le donne nell’ultimo trimestre di gravidanza che abbiano ricevuto il passaporto culturale per la mamma, consegnato durante gli incontri d’accompagnamento alla nascita negli ospedali torinesi aderenti.

Mara Martellotta

Mur e Compagnia di San Paolo, protocollo sul Piano Mattei

Per promuovere innovazione, formazione e cooperazione internazionale 

Roma- È stato sottoscritto ieri, presso la sede della Fondazione, il protocollo d’intesa tra il Ministero dell’Università e della Ricerca, rappresentato dal Ministro Anna Maria Bernini, e la Fondazione Compagnia di San Paolo, nella persona del Presidente Prof. Marco Gilli.

C’è un’Italia che guarda all’Africa come a un partner strategico per costruire futuro. È in questo spirito che nasce la collaborazione tra il Ministero dell’Università e della Ricerca e la Fondazione Compagnia di San Paolo formalizzata  attraverso un Protocollo d’Intesa che mette al centro il Piano Mattei, con l’ambizione di renderlo qualcosa di più di una visione: un insieme di azioni concrete, già in corso e di altre da sviluppare

Il Piano Mattei, iniziativa strategica del Governo italiano, propone una nuova visione delle relazioni con il continente africano, fondata su partenariati paritari, sviluppo condiviso e diplomazia della conoscenza. In questo quadro, la filantropia può svolgere un ruolo essenziale nell’attivare sinergie, catalizzare risorse e rendere scalabili soluzioni ad alto impatto.

La Fondazione Compagnia di San Paolo, coerente con la propria visione e con l’attenzione costante alla dimensione internazionale, intende contribuire a questo disegno attraverso la valorizzazione di esperienze già maturate e l’attivazione di nuove traiettorie progettuali in ambiti chiave: salute materno-infantile, transizione agroecologica, trasferimento tecnologico.

Nel solco delle politiche europee e nazionali, il protocollo prevede azioni condivise per migliorare l’accesso ai programmi di finanziamento europei, promuovere la Terza Missione universitaria e realizzare infrastrutture strategiche per la formazione e la ricerca.

Oggi non firmiamo solo un protocollo. Diamo carburante al motore dell’innovazione, dell’internazionalizzazione e della cooperazione. Un motore che collega il pubblico e il privato, il locale e il globale, il mondo della ricerca e quello della filantropia. Questa firma è un patto strategico. Una vera e propria joint venture. Una piattaforma concreta per scambiare conoscenze e saperi, unire risorse, costruire progetti ad alto impatto sociale, scientifico, economico. Perché non basta avere buone idee: servono partner giusti, visione e voglia di agire come la Fondazione Compagnia di San Paolo. E noi oggi mettiamo tutto questo in campo. E lo facciamo all’insegna di un impegno chiaro: dare un ulteriore impulso agli obiettivi del Piano Mattei per l’Africa. Un Piano che non vuole esportare modelli preconfezionati, ma costruire alleanze solide e solidali” – ha dichiarato il Ministro Anna Maria Bernini.

“Le fondazioni filantropiche stanno acquisendo un ruolo sempre più rilevante nel sostegno alla ricerca e all’innovazione, grazie a un equilibrio attento tra contributi diretti, investimenti di lungo periodo e interventi mirati di formazione e capacity building. Si sta affermando, in questo ambito, un modello di collaborazione a quattro attori – Public-Private-Philanthropic Partnership (4P) – che si dimostra particolarmente efficace nella promozione della cooperazione internazionale, con una particolare attenzione ai Paesi in via di sviluppo. Proprio su questo approccio si fonda il Memorandum d’Intesa siglato con il Ministero dell’Università e della Ricerca. Il protocollo ha un duplice obiettivo: da un lato, proiettare su scala nazionale le iniziative concrete di cooperazione con il continente africano già avviate dalla Compagnia di San Paolo, in coerenza con le priorità indicate dal Piano Mattei; dall’altro, avviare con il MUR sperimentazioni congiunte che possano essere valutate e, in prospettiva, estese su scala più ampia. L’obiettivo è contribuire allo sviluppo di una cooperazione internazionale fondata sulla conoscenza, sulla sostenibilità e sullinnovazione. In questa prospettiva, intendiamo sostenere studi e progetti pilota che evidenzino il ruolo strategico delle fondazioni filantropiche nell’ambito del Piano Mattei, e promuovere iniziative sperimentali con gli Atenei, finalizzate a rafforzare la competitività della ricerca italiana e ad attrarre talenti da ogni parte del mondo. Parallelamente, lavoreremo per consolidare il rapporto tra università e territori, contribuendo alla realizzazione di infrastrutture strategiche nei settori scientifico e tecnologico, che – a partire dai nostri contesti di riferimento – possano generare ricadute significative su scala nazionale. — ha dichiarato Marco Gilli, Presidente della Fondazione Compagnia di San Paolo

La Compagnia di San Paolo è già oggi impegnata in una serie di iniziative che rispondono in modo concreto alle priorità indicate dal Piano Mattei.

In otto Paesi africani sostiene CUAMM – Medici con l’Africa per migliorare i servizi di salute materno-infantile e nutrizionale, contribuendo a rendere le cure più accessibili e a garantire condizioni di vita migliori per madri e bambini. In Africa occidentale partecipa al programma JAFOWA – Joint Action for Farmers Organisations in West Africa – per promuovere pratiche agroecologiche sostenibili e rafforzare la sovranità alimentare delle comunità locali.

L’innovazione è un altro campo d’azione fondamentale. In collaborazione con Fondazione Cariplo, la Compagnia lavora al rafforzamento delle competenze nel settore della cooperazione internazionale attraverso iniziative di open innovation e capacity building, con l’obiettivo di sostenere lo sviluppo sostenibile dei territori.

Nel settore educativo, l’esperienza maturata con il progetto “Città dell’Educazione” – che valorizza la formazione come leva di trasformazione sociale e riduzione delle disuguaglianze – si connette in modo naturale con l’iniziativa “Empowering Through Education” promossa in Costa d’Avorio.

Allo stesso modo, le Comunità Energetiche Rinnovabili sostenute in Italia dalla Compagnia possono entrare in dialogo con il centro panafricano sulle energie rinnovabili “From Zero to Green” attivo in Marocco, generando scambi e collaborazioni fra esperienze e competenze.

Anche nell’ambito dell’intelligenza artificiale e della sanità digitale la Compagnia di San Paolo è in linea con le traiettorie del Piano Mattei. La collaborazione con il centro AI4Industry, promuovono un’AI etica, trasparente e responsabile come strumento di sviluppo sostenibile, aprendo opportunità di cooperazione con l’AI Hub for  Sustainable Development, iniziativa faro del Piano Mattei

In sanità, esperienze consolidate come Hospeedal, NeoGen e di transizione digitale con l’Ospedale Cottolengo possono rappresentare modelli utili per rafforzare l’accessibilità e l’efficacia dei sistemi sanitari africani.

A tutto ciò si affianca l’impegno costante della Compagnia per lo sviluppo del sistema universitario e dell’innovazione. Con oltre 213 milioni di euro mobilitati negli ultimi anni, la Fondazione sostiene la competitività della ricerca, l’attrazione dei talenti e il passaggio delle idee dal laboratorio al mercato.

Con il programma Geneva Science and Diplomacy Anticipator, esploriamo le sfide della governance globale, mentre attraverso i nostri investimenti mission-driven, contribuiamo alla strategia italiana per l’Africa delineata nel Piano Mattei.

Sul fronte della ricerca, puntiamo a rafforzare competenze e infrastrutture scientifiche, promuovendo nuove politiche per l’innovazione e sostenendo la partecipazione di università e centri di ricerca a programmi europei di frontiera, come nel progetto vEIColo.

Infine, siamo partner di un accordo con le Nazioni Unite per rendere operativo un Consiglio Consultivo Scientifico, e con il bando Next Generation We, aiutiamo le autorità locali ad accedere efficacemente ai fondi europei e nazionali.

Attraverso queste azioni, la Compagnia di San Paolo conferma il proprio ruolo di attore impegnato a costruire legami forti e paritari tra Europa e Africa, mettendo a sistema risorse, competenze e visione per affrontare insieme le grandi sfide globali. Il Protocollo firmato oggi non rappresenta un punto di partenza, ma un punto di convergenza tra due visioni già in cammino.

 

Una gallerista, un pittore e un mistero: delitto sotto la Mole

TORINO TRA LE RIGHE

Per questo appuntamento di Torino tra le righe vi porto a scoprire un mystery raffinato e sorprendente: La finestra del terzo piano, romanzo d’esordio di Paola Darò, edito da Piemme nel 2025.
Torinese doc, ingegnere di professione, Paola Darò torna nella sua città con un esordio potente, che già dal titolo richiama atmosfere hitchcockiane – impossibile non pensare a La finestra sul cortile. E proprio da una finestra si sviluppa l’intera vicenda: Adele Tedeschi, gallerista d’arte, nelle calde sere d’estate si concede una sigaretta sul balcone, da cui osserva il palazzo di fronte. Al terzo piano, un anziano signore – Simone Benelli – fuma un sigaro sulle note di Minor Swing di Django Reinhardt. Finché, un giorno, non appare più.
Benelli viene trovato morto nel suo appartamento. La causa? Avvelenamento per anafilassi: nella torta che ha mangiato era nascosto del succo di fragola, a cui era gravemente allergico. Omicidio, dunque. Ma chi avrebbe potuto volergli del male?
Adele, colpita dalla vicenda, decide di organizzare una mostra commemorativa in sua memoria. Inizia così un’indagine personale, spinta dalla passione per l’arte ma anche dalla curiosità e dal bisogno di dare un senso alla vicenda. Incontra Nadia, la nipote di Benelli, che sa ben poco del nonno e resta sconvolta dalla sua morte. Scoprono insieme che Simone era stato un pittore stimato, aveva vissuto a Londra, si era sposato ed era diventato padre. Una vita apparentemente limpida. Ma allora, da dove arriva il foglio di dimissioni da una clinica inglese, con diagnosi di schizofrenia paranoide?
Il mistero si infittisce e la mostra diventa il pretesto per riportare a galla segreti nascosti da decenni.
Adele è una protagonista affascinante, eccentrica, dotata di intuito e grande umanità. Nadia è fragile e determinata, mossa dal desiderio di capire davvero chi fosse suo nonno. Insieme, si trasformano in detective improvvisate, ma credibili, capaci di attirare empatia e attenzione.
La scrittura di Paola Darò è avvolgente, capace di dipingere una Torino viva e partecipe, mai semplice sfondo, ma vera coprotagonista del romanzo. Le strade della città, i suoi ritmi, la luce dorata dell’estate o il grigiore dell’inverno si intrecciano con la trama come fili narrativi. Torino, e la sua tipica piemontesità riservata e sobria, rispecchia perfettamente i toni della storia.
La finestra del terzo piano è un giallo, ma anche una commedia venata di ironia e dolcezza, un racconto sulle relazioni umane e sull’ambiguità che spesso si nasconde dietro le apparenze. Il romanzo ruota attorno a una domanda semplice ma potente: quanto conosciamo davvero le persone, anche quelle a noi più vicine? Quanto è autentico e quanto solo una facciata ben costruita?
Un romanzo coinvolgente, ricco di colpi di scena, ironia e introspezione. Una lettura che scorre veloce ma lascia spazio alla riflessione, e che ci invita a osservare meglio – e con occhi nuovi – ciò che ci circonda. Proprio come Adele, affacciata al suo balcone.
Marzia Estini

Giaveno Città del Buon Pane

In Val Sangone il profumo e il sapore autentico della tradizione sono quelli garantiti ogni mattina dai panificatori, che domenica 14 settembre animeranno il centro storico per la ventiduesima edizione della manifestazione Giaveno Città del Buon Pane, un evento che è cresciuto negli anni pur rimanendo fedele alle origini, che mettono al centro dell’evento gli artigiani e i loro prodotti: i pani della tradizione, come la micca, le biove, la mezzana e lo stirotto, riconosciuti con la Denominazione Comunale d’Origine, ma anche il il Grissino Stirato Torinese, le brioche, i biscotti, le focacce, la pizza e i salatini. L’area di preparazione e vendita, gestita e condotta dall’Associazione Panificatori Artigiani De.C.O. di Giaveno, sarà come sempre in piazza Mautino. La manifestazione è organizzata dall’amministrazione comunale insieme all’associazione dei panificatori artigiani e all’associazione Val Sangone Turismo, con il patrocinio della Città metropolitana di Torino.

La piazza Molines accoglierà il pubblico con un’atmosfera d’altri tempi, quelli della corte di una cascina, dove si trebbia a mano o si utilizzano i trattori d’epoca del gruppo dei Trattoristi della Val Sangone; il tutto con l’accompagnamento musicale dal vivo del gruppo dei “Mei che Niente”. Ci saranno anche i prodotti del territorio e uno spazio dedicato al miele e al pane. Prenderà parte alla manifestazione una delegazione francese di Saint Jean de Maurienne, Comune gemellato con Giaveno, che sarà accolta al mattino in Comune a Palazzo Asteggiano per un omaggio al cavalier Gilberto Monfrino, che fu per molti anni comandante dei Vigili del Fuoco Volontari del Distaccamento di Giaveno, la cui associazione è gemellata con i Sapeurs Pompiers di Saint Jean Maurienne. A seguire, la sfilata per le vie cittadine del pane e dei grissini con la banda musicale Leone XIII e le Majorettes New Shine. Il percorso terminerà in piazza Mautino, dinanzi all’area che ospita i forni e i banchi per la vendita del pane: qui sono in programma la tradizionale cerimonia del taglio e la distribuzione del grissino tipico di Giaveno. Nel centro storico saranno presenti le bancarelle degli hobbisti, del piccolo artigianato e della creatività. Lungo via Roma si troveranno prodotti agroalimentari e hobbisti. Durante la giornata saranno aperti e visitabili, dalle 10 alle 12,30 e dalle 14,30 alle 18, gli storici mulini della Bernardina, du Detu e du Citu. I proprietari accompagneranno i visitatori alla scoperta delle macine ad acqua e del mestiere di mugnaio. È previsto anche il tour guidato “An Girula Pèr Mulin”, con partenza dall’ufficio turistico di piazza San Lorenzo 34, alle 10 per il Mulino du Detu a Ruata Sangone e alle 15 per il Mulino du Citu e il Mulino della Bernardina in borgata La Buffa. La partecipazione è libera e gratuita e per informazioni si può chiamare il numero telefonico 011-9374053, scrivere a infoturismo@comune.giaveno.to.it o consultare il sito Internet www.visitgiaveno.it

 

SaluTO Torino: oncologia, diabete, cuore: ecco le app che aiutano a vivere meglio

 Medicina e Benessere dal 19 al 21 settembre 2025

Teatro Gobetti, 

Castello del Valentino, 

Piazza Madama Cristina

 

Dal 2016 al 2024 il numero degli utenti delle app per la salute nel mondo è passato da 125 milioni a 320 (fonte businessofapps.com), che diventano 663 milioni se si considerano anche le app di benessere e fitness. È un dato significativo di quanto la eHealth o sanità digitale stia rivoluzionando le nostre abitudini quotidiane.

 

La VII edizione di SaluTO Torino. Medicina e Benessere è dedicata a questo tema: dal 19 al 21 settembre in diversi punti della Città, gli esperti della Scuola di Medicina dell’Università degli Studi e del Politecnico parleranno di app, device e nuove tecnologie per la salute nelle diverse discipline, con gli studenti delle scuole medie superiori di Torino e con la popolazione, nei teatri e nelle piazze cittadine per aiutare il pubblico a capire come orientarsi in uno scenario che sta diventando abituale, ma in cui si celano molte insidie e false credenze.

 

Per la prima volta SaluTO arriva davvero nelle piazze – sottolinea Ezio Ghigo, coordinatore scientifico della manifestazione – realizzando la sua vocazione fondamentale e originaria, avvicinare la cultura universitaria al pubblico generico, di qualsiasi età o estrazione culturale, per parlare a tutti di prevenzione e stili di vita e contribuire concretamente, con una corretta informazione, a ‘fare’ salute, perché una popolazione più informata è una popolazione più sana. In più coniugando le due grandi tradizioni scientifiche della città, quella medica e quella tecnologica”.

 

Testimonial dell’edizione 2025 di SaluTO sarà Claudio Marchisio, ex centrocampista della Juventus.

 

 

I temi, i protagonisti e gli appuntamenti delle tre giornate

 

Si inizia la mattina di venerdì 19 settembre: dalle 10 alle 12.30 al Teatro Gobetti, istituzioni e rappresentanti scientifici saranno presenti all’incontro dal titolo “Sana alimentazione, movimento, App e tecnologia: così costruiamo oggi la salute di domani” con la partecipazione di oltre 200 ragazze e ragazzi delle scuole superiori.

 

Sabato 20 settembre, nel Salone d’Onore del Castello del Valentino alle ore 15.30 si parlerà di “Tumore del colon, tra geni ed ambiente: come prevenirlo, riconoscerlo presto e curarlo al meglio”, con la partecipazione fra gli altri di Lorenzo Richiardi, professore di Statistica Medica presso il Dipartimento di Scienze Mediche dell’Università di Torino, Città della Salute e della Scienza di Torino, e Coordinatore del CPO-Piemonte; Mario Morino, professore di Chirurgia Generale Università degli Studi di Torino, Città della Salute; Lia Morra, ricercatrice in Ingegneria Informatica; Antonio Amoroso, già Professore di Genetica Medica Università degli Studi di Torino, Città della Salute, Comitato scientifico di SaluTO; Paola Cassoni, Direttrice di Scuola di Medicina, Città della Salute, Comitato scientifico di SaluTO; Umberto Ricardi, professore di Radioterapia Università degli Studi di Torino, Città della Salute, Comitato scientifico di SaluTO.

 

 

Alle 17.00 “Cuore, diabete, sovrappeso: come migliorare il metabolismo e prevenire le cronicità” con Fabio Broglio, direttore della Scuola di Specializzazione in Scienza dell’Alimentazione Università degli Studi di Torino, Città della Salute; Marco Deriu, professore di Bioingegneria del Politecnico, Vice Coordinatore Collegio di Ingegneria Biomedica; Giovanni Abbate Daga, professore di Psichiatria Università degli Studi di Torino, Città della Salute; Simona Bo, professoressa di Scienze dell’Alimentazione Università degli Studi di Torino, Città della Salute; Silvia Deaglio, professoressa di Genetica Medica Università degli Studi di Torino, Città della Salute.

 

Domenica 21 settembre, in piazza Madama Cristina a partire dalle 14.30:

Salviamoci la pelle: tutto quanto possiamo fare con un selfie” con Kristen Meiburger, professoressa di Bioingegneria del Politecnico e Piero Quaglino, professore di Dermatologia Università degli Studi di Torino, Città della Salute; Elia Ricci, presidente Associazione Italiana Vulnologia; Claudio Marchisio, campione sportivo.

 

Indossiamo il benessere. Il corpo racconta: neuroscienze e tecnologie da indossare” con Luca Mesin, professore di Bioingegneria del Politecnico e Paolo Solidoro, direttore Struttura Complessa di Pneumologia, Città della Salute e della Scienza di Torino, Riccardo D’Elicio, professore di Scienze e Tecniche Avanzate dello Sport Università degli Studi di Torino, presidente CUS Torino e Giorgio Tonon, GEA Soluzioni.

 

Dimmi come cammini e ti dirò come stai. Impariamo a muoverci e a correre” con Andrea Cereatti, professore Ordinario di Bioingegneria del Politecnico, presidente della Società Italiana di Analisi del Movimento in Clinica, Marco Minetto, professore in Medicina fisica e riabilitativa, Università degli Studi di Torino, Città della Salute.

 

Hai mal di schiena: scopri come nasce dal cammino e dalla postura”con Giuseppe Massazza, professore di Medicina Fisica e Riabilitativa, Università degli Studi di Torino, Città della Salute; Enrico Bergamaschi, professore di Medicina del Lavoro Università degli Studi di Torino, Città della Salute, e Marco Gazzoni, professore di Bioingegneria del Politecnico, direttore del Laboratorio di Ingegneria del Sistema Neuromuscolare (LISiN).

 

Moderano gli incontri Massimo Righi Gianni Armand Pilon vicedirettori del quotidiano La Stampa, Gabriele Beccaria, caporedattore dell’Hub Salute del Gruppo Gedi e firma scientifica del quotidiano La Stampa, e Federico Mereta, giornalista scientifico.

 

 

Gli stand e le attività interattive di domenica 21 settembre

 

Nella giornata di domenica, accanto ai talk e agli incontri in Madama Cristina, si terranno le attività interattive proposte dal Politecnico e da Scuola di Medicina.

Dalle app e tecnologie a portata di tutti, come i dispositivi indossabili per la rilevazione di battito cardiaco e pressione arteriosa, a quelle più sofisticate da utilizzare in collaborazione con il personale sanitario, gli stand offriranno al pubblico la possibilità di indossare dispositivi wearable per la salute e di provare app sviluppate dagli atenei torinesi e in fase prototipale.

 

Ci saranno 4 postazioni tematiche, in collaborazione con aziende biomedicali del territorio:

 

1. Salviamoci la pelle: dai selfie alle nuove tecnologie

In prova dispositivi per la diagnosi delle ulcere croniche e lesioni dermatologiche

 

2Indossiamo il benessere. Il corpo racconta: neuroscienze e tecnologie da indossare

A disposizione, sotto il controllo degli esperti, uno strumento indossabile per l’acquisizione dei parametri fisiologici come il battito cardiaco.

 

3. Dimmi come cammini e ti dirò come stai. Impariamo a muoverci e a correre 

Il pubblico avrà la possibilità di sperimentare le più recenti tecnologie indossabili e video per l’analisi del movimento umano in un contesto ludico-scientifico.

 

4. Hai mal di schiena: scopri come nasce, dal cammino e dalla postura

Sarà possibile provare un esoscheletro per ridurre lo sforzo per spostare un carico e “vedere” l’attività dei muscoli.

 

Il CUS TORINO e la cultura dell’attività fisica per la salute

Anche quest’anno gli incontri di SaluTO saranno affiancati dalle attività organizzate dal CUS TORINO. Domenica, in piazza Madama Cristina gli esperti del CUS coinvolgeranno il pubblico in semplici esercizi per ribadire l’importanza dell’attività fisica quotidiana per il benessere e la salute. Il CUS Torino è anche promotore di Just The Woman I Am, la manifestazione che coinvolge ogni anno migliaia di torinesi, e non solo, in occasione della Giornata Internazionale della Donna, con una corsa-camminata sportiva che raccoglie fondi a sostegno della ricerca universitaria sul cancro e promuovere la prevenzione e i corretti stili di vita.

 

L’incontro istituzionale domenica 21 settembre, ore 10

Dal cittadino alle Istituzioni, come proteggere il valore immenso del Servizio sanitario nazionale”: è il titolo dell’incontro che si terrà domenica 21 settembre alle 10, in piazza Madama Cristina. Un approfondimento sulla fase che il nostro Servizio sanitario pubblico sta attraversando nella nostra Regione.

 

Partecipano per la Regione Piemonte Federico Riboldi, assessore alla Sanità; per la Città di Torino Jacopo Rosatelli, assessore alle Politiche sociali; Antonio Scaramozzino, direttore sanitario delle Molinette; Giovanni Monchiero, già direttore di aziende sanitarie; Roberta Siliquini, direttrice Dipartimento di Scienze della Sanità Pubblica e Pediatriche, Torino Italia, già Presidente del Consiglio Superiore di Sanità, Ministero della Salute; Paolo Vineis, Professore Epidemiologia Ambientale Imperial College di Londra.

 

Gli incontri di SaluTO 2025 saranno disponibili sul sito lastampa.it.

La Stampa è Mediapartner di SaluTO 2025.

 

Chi organizza

SaluTO Torino. Medicina e Benessere nasce nel 2019 ed è realizzato dalla Scuola di Medicina dell’Università degli Studi di Torino e dalla Città di Torino in collaborazione con il Politecnico di Torino, con il sostegno di Compagnia di San Paolo e Regione Piemonte.

La manifestazione è organizzata dall’associazione Sapere Aude presieduta da Antonio Amoroso, già professore di Genetica Medica Università degli Studi di Torino, membro del Comitato scientifico di SaluTO.

www.saluto.net

 

In allegato il programma di SaluTO2025 e la scheda “Le App per la salute. News dalla recentissima letteratura scientifica internazionale”

Immagini: Ezio Ghigo, Coordinatore del Comitato scientifico di SaluTO e un’immagine dell’edizione 2024

 

 

 

Moderati, Città di Torino: nuova agenzia immobiliare?

Il Gruppo dei Moderati interviene nel dibattito sulla Delibera di proposta popolare “Vuoti a Rendere”.

Abbiamo letto con attenzione le modifiche proposte dal Partito Democratico al documento “Vuoti a rendere”: ne apprezziamo lo sforzo di buonsenso e mediazione, ma inevitabilmente ci chiediamo quale sia la _ratio_ del documento così modificato.
Cosa si intende con il termine proporre? Proponiamo ai proprietari soluzioni alternative e quindi facciamo intraprendere al Comune l’inedita carriera di Agenzia Immobiliare?
E se i proprietari rifiutassero le proposte comunali, tanto faticosamente elaborate, cosa succederebbe?
Se il rifiuto non causasse alcune conseguenze vorrebbe dire che abbiamo impegnato personale e risorse in un lavoro di ricerca e mediazione potenzialmente vano.
Come se dicessimo che da domani proporremo agli automobilisti di non parcheggiare in divieto di sosta: se accetteranno bene, altrimenti…non fa nulla!

Giacomo Portas
Simone Fissolo
Ivana Garione

Cristiana Ferrini: “Mio Padre, Il Capitano dei Capitani. Giorgio Ferrini, una storia granata” / 1

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Di Laura Goria

Cosa si può dire di un uomo meraviglioso che muore a soli 37 anni, lascia una moglie innamoratissima, due figli ancora piccoli e una moltitudine di tifosi affranti?

Il mitico capitano del Toro, Giorgio Ferrini, mancato l’8 novembre del 1976, rivive ora nelle pagine scritte dalla figlia Cristiana; un’intensa dichiarazione di amore al suo “Papitano”, che ha chiuso gli occhi ed è volato via troppo presto.

E sfatiamo subito l’errata idea che sia solo un libro di sport. No! E’ infinitamente di più.

Innanzitutto è la biografia dove sfogliamo la vita semplice –eppure straordinaria- di un uomo con valori solidi, spinto da un’immensa passione, notevoli doti, animo profondamente buono e corretto.

Ma con un tempo breve come un lampo che ne ha fatto leggenda.

Sono memorie preziose, uniche e appassionanti che vi conducono nella quotidianità del campione, scorrevoli come un ottimo romanzo. Soprattutto… distillate dal cuore.

Cristiana è la fotocopia al femminile di “Papitano” Giorgio. Stessi occhi color cielo terso, capelli biondi, cuore sempre spalancato agli amici, inscalfibile senso di lealtà, identica tenacia da mula triestina, di quelle che non mollano mai.

Indossa il cognome Ferrini come seconda pelle ed apre lo scrigno dei ricordi, regalandoci l’essenza di suo papà. Traccia il profilo innanzitutto dell’“Uomo”; prima ancora che del mitico campione granata.

Lo fa con l’emozione di una figlia che nel Dna ha ereditato la capacità di convertire l’impatto del dolore in tempra straordinaria. Oggi è una donna felicemente ancorata alle sue radici; ha volato alto per tornare realizzata, sempre positiva e con una gioia di vivere contagiosa.

Questa intervista è solo la punta dell’iceberg di un intero pomeriggio trascorso insieme. Peccato che le parole sciorinate per iscritto non possano trasmettere pienamente i toni vibranti della sua voce, l’entusiasmo straripante dalle sue parole, la luce che scintilla e diffonde radioso il suo sguardo mentre racconta la genesi del libro che… ci dice:

«E’ dentro di me da sempre. Sono pensieri, frasi, brani di canzoni o un tramonto che mi fanno pensare di raccogliere qualcosa da dedicare a lui. Probabilmente è arrivato il momento maturo in cui sono riuscita a scrivere quello che avevo dentro».

  1. Giorgio che uomo era?

Innanzitutto una persona per bene, con valori profondi, leale, incorruttibile, giusto, altruista. Buono, ma non debole; non scendeva a compromessi e non aveva mai secondi fini. Un puro, ma anche figura carismatica, un leader che ha portato i suoi valori nello spogliatoio e nella compagnia degli amici. Oggi percepisco dai racconti di chi l’ha conosciuto che era speciale e pieno di qualità. Cosa non scontata.

  1. Per te chi era l’amato “Papitano”?

Come per le mie amiche, il papà era il principe azzurro, la prima figura maschile di riferimento. Ma penso di avere avuto una fortuna in più; lo chiamavo “Papitano” proprio perché era anche il capitano della mia squadra del cuore. Io ero tifosissima fin da piccola; portata allo stadio dai nonni e dagli zii, casualmente, poi in me è nata la passione.

3) Hai perso il tuo Idolo quando avevi solo 12 anni: come si sopravvive e si supera?

Ci sono rabbia e rancore, poi ho visto la sofferenza di mamma e Amos, e in un pomeriggio sono cresciuta da bambina ad adulta. Ho sentito che dovevo proteggerli. Ero troppo piccola per un dolore così grande, e qualcuno doveva tenere duro. Per salvarmi, ho voluto farne la mia forza e conviverci. Mi sono creata come un film dove lui c’era e questo mi ha sempre aiutata.

4) Come si cresce con il rimpianto?

Io non l’ho lasciato quel giorno; per me era andato via solo il suo corpo. All’inizio, soprattutto nei week end, la sua assenza fisica era sopportabile, come se fosse al solito ritiro. Invece nei momenti importanti, come scelte da prendere, avvertivo terribilmente il vuoto.

5) Che genitore è stato per te e come siete stati educati?

Un papà amico, ma severo; con la sua parte di dolcezza e comprensione nei giochi e nei compiti. Poi si sdoppiava e diventava il mio idolo in campo.

In famiglia esistevano delle regole, papà e mamma per noi c’erano sempre ed erano il punto di riferimento. Ci davano la possibilità di sbagliare, ma poi dovevamo crescere e andare con le nostre gambe.

6) I ricordi più belli che hai di lui?

Sono infiniti e continuano a riaffiorare, perché da quando li ho messi nero su bianco, si è scatenato di tutto, tanto da scrivere un altro libro.

7) E con lui?

Un ricordo solo nostro è la nuotata. Esperienza forte e fisica, che facevamo in mare, soprattutto quello scuro e melmoso di Lignano. Mi prendeva sul dorso, ci immergevamo sott’acqua fin sul fondo, e riemergevamo. Poi un’altra spinta e tornavamo giù. Come due delfini sospesi uno sull’altro, staccati, io lo abbracciavo senza bloccarlo e ne imitavo il movimento. Era bellissimo!

E la prima volta nelle acque cristalline della Sardegna è stato pazzesco. Ancora oggi, ogni volta che mi tuffo, innanzitutto, mi immergo allo stesso modo. E quando vado sotto…è quello…il momento in cui forse ci uniamo ancora.

8) Quanto eri una fan sfegata?

La fede granata in me era innata. Adoravo andare allo stadio con papà, che mi guardava perplesso, chiedendomi se non preferissi giocare con le amichette.

Invece sceglievo di fare i compiti sulle gradinate e seguire gli allenamenti. Se il tempo era brutto stavo con la custode del Filadelfia, signora Franca, che mi ha insegnato a cucire e rammendare. Ancora oggi, per me, lì è casa.

Ed è curioso, perché pensa che, paradossalmente, l’unico pallone in famiglia, non l’aveva portato papà dallo Stadio, ma comprato la mamma, supplicata da me e mio fratello.

9) E Amos?

Era più piccolino, i compagni di squadra di papà gli facevano un sacco di scherzi e per lui era una tortura. Fingevano di fargli il gesso, un’iniezione, la doccia fredda. Papà, con intelligenza, aveva capito che il calcio non era il suo sport e, con sensibilità, l’aveva indirizzato verso la vela e il motocross.

10) Tuo fratello assomiglia a Giorgio?

Ha tutta la sua gestualità, che è pazzesca. Ma quanto a carattere, Amos è selettivo. Da un amico pretende tanto, è più esigente; a volte stupito che si comporti con lui in un certo modo. Invece papà di amici ne aveva veramente tanti. Amos no, è un solitario. Ma i principi e i valori che porta avanti sono gli stessi. Gli ho chiesto se voleva scrivere qualcosa e la sua introduzione è davvero bellissima.

11) Cosa ti è mancato più di papà nelle varie fasi della tua vita?

Sono credente e non chiedo mai “Perché non ci sei?”. So che c’è! Lo sento sempre presente e gli chiedo di guidarmi, non farmi sbagliare o fare il passo più lungo della gamba. Come se continuasse un dialogo e un confronto tra me e lui.

Ovvio che nelle scelte di studio e lavoro mi sono confrontata solo con mamma, che è stata bravissima. Ma aveva le sue idee e cercava di proteggerci, era cauta soprattutto se c’erano investimenti da fare. Si, l’opinione di papà sarebbe stata importante.

12) Perché Giorgio, fin da piccolo, pur essendo Triestino, aveva questo amore incondizionato per il Toro?

Non lo sappiamo, ed è inspiegabile, tanto più che all’epoca il calcio non era importante come oggi. Aveva voluto il numero 8 rabberciato col panno lenci su una maglietta. E sua mamma gli aveva anche confezionato un pallone con la gomma piuma, ricoperta di stracci cuciti insieme.

Non si capisce neanche perché proprio l’8 che non era neanche quello di Valentino Mazzola. Forse è il destino.

13) Quando l’aereo con a bordo la squadra del Grande Torino si schiantò a Superga, il 4 maggio 1949, per Giorgio fu straziante. E’ vero che quel dolore contribuì a forgiare il futuro capitano Granata?

L’aneddoto ce lo raccontò nonna. Papà, appena apprese la notizia corse via disperato; senza dirle niente, mentre lei stava allattando zio Bruno, di 10 anni più piccolo.

Inconsolabile, camminò da solo, lungo il mare fino a notte fonda, mentre tutti lo cercavano preoccupati.

Quando tornò, il padre non ebbe cuore di punirlo perché, guardandolo negli occhi, lo vide talmente sconvolto che lo mandò a dormire.

Al mattino gli chiesero spiegazioni e lui angosciato…«Ma sono morti tutti i miei eroi, volete capirlo!», poi aggiunse «Io diventerò il capitano!».

14) Giorgio era molto umile e semplice, come fu la sua infanzia?

E’ cresciuto in casa Ferrini dove c’erano molto amore, gioia, allegria, armonia… e la povertà del dopo guerra. Ma affrontata con lo spirito tipico dei triestini che sono goderecci e sanno far festa in modo sano e con poco. Si riuniscono, cantano e si divertono. Uova sode e sale, sedie a sdraio in macchina e per loro è vacanza.

Poi c’era il palazzo, con tutte le porte aperte, un modo per dire che esisteva condivisione tra le famiglie: gioie, dolori, chi aveva una patata la passava all’altro, nella corte i bambini giocavano insieme, una mamma li controllava e loro si guardavano tra loro. L’ultima volta che sono andata a Trieste l’ho visitato; c’è ancora, riammodernato, in lontananza il mare e l’Istria.

15) Passò dai banchi di scuola direttamente all’età adulta. Come arrivò la svolta dell’ingaggio granata?

Conclusa la scuola dell’obbligo lavorò in una fabbrica di scarpe americana; perché doveva già contribuire al bilancio familiare e per i nonni era l’avvio di un impiego sicuro con probabile assunzione all’orizzonte.

Dopo gli esordi a pallacanestro, era passato al calcio e uscito da lavoro si allenava e giocava nella squadra di Trieste, la Ponziana, dove era stato notato. Già allora aveva una marcia in più.

Dal Toro arrivò il dottor Motto, che poi ho conosciuto, e mi ha raccontato come i nonni lo ricevettero a casa con educazione, ma anche ostilità. Quando propose un contratto, il nonno rispose che a lui interessava solo quello con la fabbrica.

Nonna, invece, quasi bisticciando, si impose e disse «No, Giorgio va! Farà sempre in tempo a tornare, ma se non prova, ci chiederemo tutta la vita se abbiamo sbagliato. E poi chi siamo noi per dirgli di no!».

16) In parte, dunque, si deve a tua nonna l’arrivo di Ferrini 15enne al Toro, che donna era?

Tostissima, lungimirante, molto moderna, intelligente. Sicura, forte, coraggiosa, tipica donna giuliana, di confine. E ti dico anche che, finché c’è stata, è la persona alla quale ho sempre chiesto un consiglio e lei me l’ha dato ogni volta lucidissimo. Su qualsiasi cosa, a partire dal fidanzatino, mi diceva «no, non è giusto…», oppure «Cri, aspetta, sei frettolosa, lascia un attimo che le cose si calmino, cerca di ragionare…»

17) L’amore tra tua mamma Mariuccia e Giorgio sbocciò con un candore di altri tempi. Corteggiamento e timidezza…direi…a ruoli invertiti…

Lo raccontavano insieme ridendo e mamma ne ha riparlato a Natale.

Papà era timidissimo e complessato per l’acne; lei invece per niente e spigliatissima. Arrivava dalla Val Sugana che le stava stretta, e a Varese era cassiera in un bar. Bella e parecchio corteggiata, era però incuriosita da quel giovane sempre a testa bassa. Quando un amico le svelò che a Giorgio piaceva molto, prese in mano la situazione e organizzò un pomeriggio danzante col jukebox.

Arrivato da solo, papà si mise dietro la console, mamma andò a chiedergli di cambiare musica e lo invitò a ballare. Ha fatto tutto lei.

Peccato che i nonni avessero mandato zia Sandra, più piccola di 10 anni, per riportare a casa la sorella. E che papà abbia sentito il commento della ragazzina “Ma con tutti i ragazzi belli che ci sono ti sei messa a ballare proprio col più brutto”.

Papà sparì e mamma per riconquistarlo iniziò a comprare i giornali sportivi per capire chi fosse. Chiaro che lei non ne sapeva molto, ma lo provocò dopo un’espulsione; e lui risentito “Prima di fare queste battute vieni a vedermi”. Non se lo fece ripetere due volte e la storia si sbloccò.

Lei iniziò a seguire tutte le partite e a fare il tifo: lui a dare il meglio di sé in campo per piacerle.

18) Davvero un amore candido…

La storia poi è cresciuta, ma nel massimo rispetto delle regole. Entrambi lontani da casa, alloggiavano nella stessa pensione, dove si dormiva con le porte aperte e se avessero voluto…avrebbero potuto fare tutto quello che volevano, come tanti altri. Ma loro invece no! Mamma dice che erano due imbranati. Si limitarono a baci, carezze e abbracci e non superarono mai il limite prima del matrimonio. Lei tenne fede al diktat di sua madre che le aveva detto: “La reputazione, stai attenta, mai rovinartela. Lo ami, però aspetta”.

19) Che marito è stato?

Lui in casa era una bella figura, non dominava mamma, avevano i loro ruoli. Erano scherzosi, soprattutto ancora molto innamorati, avevano appena 34 e 37 anni e ancora tanto da darsi.

Li ricordo soprattutto sul divano abbracciati e giocosi: mamma che lo scompiglia tutto, lui che la lascia fare, con sguardi pieni di amore. Oppure giocare a cuscinate sul lettone tutti e quattro insieme; iniziavano sempre loro due, poi ci buttavamo anche io e mio fratello.

Non era mai per cose gravi, ma papà odiava le discussioni, mamma il contrario e quando qualcosa la infiammava, lui faceva muro; ogni tanto diceva “Rossa, basta!”, poi usciva e andava dai vicini Mori, o a camminare. Quando tornava, mamma avrebbe voluto riattaccare, ma ormai non era più il momento.

20) A voi che esempio è arrivato?

Direi perfetto. Amos ed io in casa avevamo un clima sereno e siamo cresciuti con un fortissimo senso della famiglia, dei suoi valori fondamentali. Ci sono entrati sottopelle grazie all’esempio e ai comportamenti quotidiani di mamma e papà, come si muovevano, come erano. E se pensi che da lui ho assorbito un segno così forte in soli 12 anni, l’esempio era davvero alto; certo poi portato avanti da una mamma eccezionale.

21) Quanto costava a lui e a voi il tempo sottratto alla famiglia per la squadra.

La normalità era che andava e veniva. Ma quando c’era, esisteva la qualità! Siamo cresciuti sapendo che nostro papà aveva semplicemente ritmi diversi. Certo, quando riuscivamo a godercelo più a lungo era una gioia enorme. Credo che per lui fosse un sacrificio molto meno che per noi, perché stava facendo quello che amava. Allora i calciatori il lunedì sera andavano nei Toro Club con la famiglia e neanche questo per lui era faticoso.

22) Giorgio era di poche parole, ma i suoi gesti e silenzi quanto erano intensi?

Gli occhi e il gesticolare erano il suo parlare. Con lo sguardo comunicava con me, gli amici e gli altri. A volte bastava che ci guardassimo da lontano come sapevamo fare noi…e non doveva dire nulla, lo sguardo bastava.

Ho ancora nitido il ricordo di quando era l’ora di andare a letto dopo il mitico carosello; mi guardava semplicemente indicando direzione zona notte. La magia era tutta negli occhi e nella gestualità.

23) La prima parola che ti viene in mente quando pensi a tuo papà?

I suoi occhi! Pace!

Cristiana Ferrini: “Mio Padre, Il Capitano dei Capitani. Giorgio Ferrini, una storia granata”  Cairo Editore

 

PS. Il libro offre anche la possibilità di rivedere immagini della vita di Giorgio Ferrini, molte inedite, e ricordi vari della carriera del capitano. Erano conservati in un baule che ora Cristiana mette a disposizione di tutti.

Basta inquadrare con la fotocamera del vostro cellulare il QR code che trovate sul risvolto di copertina. Vi collega alla pagina Instagram Giorgio Ferrini 8, dove Cristiana carica costantemente materiale prezioso.

 

CONTINUA…….

MITO per la Città, al Conservatorio una Messa per le vittime della guerra in Kosovo 

Dal 10 al 23 settembre si svolgerà la rassegna parallela a MITO Settembre Musica, che prende il nome di MITO per la Città e che, dal 2009, offre musica a chi non può raggiungerla. Durante quelle settimane, MITO per la Città torna a disegnare un cammino collettivo che attraversa Torino con la forza silenziosa ma potente della musica. Si tratta di un percorso fatto di tappe, itinerari e incontri che attraversano non soltanto i luoghi della cura, ma si espandono a quelli della formazione, della fragilità e della quotidianità. Dalle scuole agli ospedali, dai quartieri piu lontani dal centro ai mercati, dalle case di riposo ai parchi urbani, ogni concerto è un invito a fermarsi, ad ascoltare e a riconoscersi parte di una comunità. Con oltre 100 appuntamenti gratuiti per tutta la città, MITO per la Città dà voce a una Torino che costruisce legami, che valorizza i talenti dei più giovani e riconosce nella musica un bene comune. Si tratta di un cammino d’armonia che significa riconoscersi parte di un tutto, ascoltarsi, accogliere le differenze e farne una ricchezza condivisa.

Alle ore 20, al Conservatorio Giuseppe Verdi, all’interno del percorso ‘Rivoluzioni – Tempi di guerra, tempi di pace’, l’Orchestra del Teatro Regio, il Coro Valdese di Torino e il Coro dell’Istituto musicale Arcangelo Corelli di Pinerolo, eseguiranno, di Kerl Jenkins “The Armed Man – a Mass for Peace”. Composta nel 1999 dal gallese Jenkins, si tratta di una messa dedicata alle vittime della guerra in Kosovo che combina elementi sacri e profani, mescolando stili musicali e testi provenienti da culture religiose diverse. Seguendo il filo conduttore del medievale ‘L’Homme armé’, questa celebrazione rappresenta una delle messe contemporanee più significative per il messaggio di speranza e conciliazione che porta con sé. Il direttore è Nicolò Foron, il maestro del Coro Walter Gatti, soprano Giulia Bolcato, mezzosoprano Annunziata Vestri, tenore Lorenzo Martelli, basso Stefano Marchisio.

Mara Martellotta

Automotive e aerospazio, nuove opportunità di lavoro con la riqualificazione professionale

LA CRISI TRASFORMATA IN FUTURO

Il progetto della Regione Piemonte è realizzato da Agenzia Piemonte Lavoro, Manpower, Microtecnica -azienda del Gruppo Safran- e Assocam Scuola Camerana e ha permesso a lavoratori in cassa integrazione provenienti da TE Connectivity di trovare occupazione nell’industria dell’aerospazio dopo un percorso di formazione e aggiornamento professionale

Trasformare la cassa integrazione in un’opportunità: accompagnare lavoratori provenienti da settori in crisi, come l’automotive, in percorsi di formazione e riqualificazione per favorirne l’inserimento in ambiti strategici e in espansione come l’aerospazio, dove cresce la domanda di professionalità specializzate: è l’obiettivo del progetto della Regione Piemonte e realizzato da Agenzia Piemonte Lavoro, Manpower, Assocam Scuola Camerana e Microtecnica, azienda del Gruppo Safran.

Grazie all’iniziativa, 10 lavoratori provenienti da TE Connectivity, sono stati coinvolti nei mesi scorsi in un percorso gratuito per il lavoratore di 300 ore di formazione teorica e pratica altamente qualificante che ha consentito di adattare le loro competenze al nuovo settore industriale dell’aerospazio.

Sette tra loro hanno iniziato a lavorare dal 1° settembre in Microtecnica, azienda del Gruppo Safran, con sede a Torino, specializzata nella meccanica di precisione per l’industria aerospaziale. I 7 collaboratori, di età compresa tra i quaranta e i sessant’anni, sono stati formati come operatori macchine utensili specializzati nell’utilizzo di torni e frese CNC con i quali nel loro nuovo impiego realizzeranno componenti per aeromobili ad ala fissa e mobile. Sono stati assunti con un contratto di somministrazione con Manpower. Per gli altri partecipanti al corso di formazione sono in corso colloqui per altre aziende del comparto, per un totale di 10 persone formate.

Si tratta di un esempio di collaborazione tra pubblico e privato finalizzata a soddisfare un bisogno occupazionale e una necessità di reclutamento di figure professionali qualificate da parte dell’industria: Regione Piemonte e Manpower, avvalendosi della collaborazione di Agenzia Piemonte Lavoro, sulla base di un bisogno di tecnici specializzati espresso da Microtecnica, hanno infatti progettato l’iniziativa con l’idea di selezionare e coinvolgere in un percorso di riqualificazione professionale persone in cassa integrazione che avevano già sviluppato un’esperienza in un settore distante per processo e prodotto come l’automotive, e di aggiornare le loro competenze per allinearle con le caratteristiche richieste dall’industria aerospaziale.

Il progetto fa parte del programma Garanzia Occupabilità dei Lavoratori – GOL e si inserisce nell’ambito del percorso 105, misura unica in Italia che prevede un’integrazione economica in busta paga per i lavoratori che percepiscono un ammortizzatore sociale e che decidono di avviare un percorso di riqualificazione.

Il percorso formativo, che ha previsto 300 ore suddivise tra contenuti tecnici di mestiere (disegno meccanico, metrologia, cicli di lavorazione) e formazione laboratoriale su tecnologia avanzata, è stato realizzato in collaborazione con Assocam Scuola Camerana presso il loro polo d’eccellenza. La sinergia tra tutti i soggetti coinvolti ha permesso di riconoscere e valorizzare le competenze trasversali dei lavoratori, spesso non immediatamente visibili, trasformandole in leve strategiche per la riqualificazione professionale degli stessi.

“La Regione Piemonte non può e non vuole rassegnarsi al declino: il nostro compito, come istituzione, è trasformare le crisi in opportunità. Abbiamo il dovere di sostenere ogni lavoratore, accompagnandolo nei momenti più difficili e offrendo gli strumenti per costruire un futuro migliore, restituendogli quella dignità che solo il lavoro è in grado di dare. Dietro ogni lavoratore che ritrova serenità c’è una famiglia che torna a guardare avanti con fiducia: ed è qui che una politica del lavoro dimostra tutta la sua forza, quando non si limita alle parole ma produce risultati concreti. Questo progetto è la dimostrazione che con coraggio, visione e collaborazione pubblico-privato possiamo restituire dignità e speranza, trasformando la cassa integrazione da simbolo di crisi a trampolino di rilancio” ha commentato Elena Chiorinovicepresidente e assessore al Lavoro della Regione Piemonte.

È stato un progetto in cui il management team di Microtecnica ha creduto molto, un modo per fare squadra sul territorio per trovare soluzioni vincenti per l’azienda e la comunità in cui operiamo” ha dichiarato Sara Fabiana Bosca, HR Director di Microtecnica, azienda del Gruppo Safran.

Questo progetto ci riempie di orgoglio perché rappresenta un esempio concreto di come sia possibile promuovere riqualificazione e occupazione, rispondendo alle esigenze delle aziende e dei settori in maggiore espansione” ha affermato Silvia Beuchod, Head of Industry – Enterprise Sales di ManpowerGroup. “Grazie alla sinergia tra pubblico e privato, abbiamo accompagnato le persone coinvolte dal settore automotive a quello dell’aerospazio, valorizzando le competenze realmente trasferibili in un percorso di riconversione e di rilancio professionale. È un modello virtuoso e replicabile. Manpower lavora nei territori, con le filiere, nei processi di transizione industriale: ci prendiamo cura delle persone e del ruolo che il lavoro ha nella loro vita, in contesti che cambiano pelle e si aprono a nuovi scenari, formando anche la loro capacità di apprendere continuamente. Con il programma MyPath e il supporto dei nostri Talent Agent, inoltre, offriamo percorsi personalizzati di crescita, per rendere le persone protagoniste del proprio futuro.”

“Siamo molto soddisfatti del risultato raggiunto, soprattutto per i lavoratori coinvolti e per le loro famiglie che oggi vedono concretizzarsi un’opportunità di stabilità lavorativa e di crescita professionale” afferma il presidente di Scuola Camerana Stefano Serra e continua constatando che “è un risultato raggiunto grazie a un lavoro di squadra condotto fianco a fianco con Regione Piemonte, Agenzia Piemonte Lavoro, Manpower e Microtecnica, azienda che conoscendo da decenni i nostri metodi formativi ha creduto fin dall’inizio nel valore di questo progetto. Quando istituzioni e società civile lavorano insieme i risultati arrivano sempre.”

Conclude il direttore della Scuola Sigfrido Pilone raccontando che “per trasformare le esigenze espresse da Microtecnica in un percorso formativo concreto abbiamo adottato lo stesso metodo formativo che da oltre 60 anni caratterizza l’offerta di Scuola Camerana: un modello consolidato che abbiamo trasferito anche alla Fondazione ITS Aerospazio/Meccatronica, che – sempre grazie al supporto di Regione Piemonte – ha avuto modo di esprimere pienamente il proprio valore, posizionandosi al primo posto nel rating nazionale. La nostra missione ed il nostro know-how sono la riqualificazione e la formazione continua degli occupati, perché – come promuove la stessa Regione Piemonte – le persone devono essere accompagnate a crescere e migliorare, meglio se prima che diventino disoccupate.”