ilTorinese

L’atteso ritorno al teatro Alfieri dei Momix

Da oggi a domenica la compagnia di Moses Pendleton, con lo spettacolo “Back to Momix”

 

Con 43 anni di vita, la compagnia a stelle e strisce di danzatori e illusionisti fondata da Moses Pendleton ha mantenuto intatta la freschezza, la magia e l’incanto che ha saputo infondere in quasi mezzo secolo di attività artistica. Dopo anni difficili, che hanno allontanato la compagnia dal suo pubblico, complice il Covid, Momix torna con un desiderio di leggerezza, spensieratezza e uno sguardo teso al futuro. Il gioco di parole nel titolo, “Back to Momix”, nasce dal desiderio di tornare a calcare le scene dopo gli anni complicati della pandemia, richiamando un classico della cinematografia anni Ottanta. Momix, che di anni ormai ne ha 43, non sembra accorgersene e affronta le sfide della gravità, le acrobazie dei suoi incredibili ballerini e il trasformismo dei suoi personaggi che evocano sensazioni e colori sempre nuovi con l’occhio di un bambino un po’ cresciuto. Coadiuvato nella direzione artistica dalla moglie Cynthia Quinn, Pendleton ripercorrerà, con nove eccezionali ballerini e acrobati, i loro brani più famosi, e le coreografie che li hanno resi famosi nel mondo. Tra gli artisti figurano Lyvia Baldner, Blake Bellanger, Anthony Bocconi, Jared Bogart, Madeleine Dwyer, Adrienne Elion, TeddyFatscher, Aurelie Garcia e Piper Jo Whitt. Non è un caso che il titolo “Back to Momix” rimandi a quello del film di Robert Zemeckis “Back to the future”.

“Ci sono pezzi vecchi rivisti come fossero nuovi – spiega Pendleton – e abbiamo inserito elementi tecnici che hanno conferito loro una nuova veste”.

‘Botanica’ è la rappresentazione e che segue il ritmo delle quattro stagioni, ‘Opus Cactus’ è un viaggio visionario nei misteri del deserto e dei paesaggi dell’Arizona e del Texas. Atmosfere notturne rischiarate da qualche sprazzo di luce si percepiscono in ‘Sunflower Moon’. Una creazione ricca di fantasia e mistero è quella chiamata ‘Alchemy’, dedicata allo svelamento dei quattro elementi primordiali, terra, acqua, fuoco, aria. Seguiranno lo storico ‘Momix Calssics’, che ha conferito al gruppo fama internazionale, e ‘Baseball’, coreografia creata per la celebre squadra di San Francisco, i San Francisco Giants. Il tema principale di tutto lo spettacolo, il fil rouge, è l’amore verso la natura, da sempre ispiratrice dei lavori di Moses Pendleton, nato e cresciuto in una fattoria nel nord del Vermont.

 

Mara Martellotta

 

Si taglia le vene e punta coltello contro i poliziotti

Gli agenti di polizia erano intervenuti per una lite in famiglia a Novara.  Stavano parlando con la donna vittima di violenze casalinghe, quando il compagno di lei, come riportato da La Stampa, ha preso  un coltello, si è tagliato le vene e lo ha puntato contro i poliziotti. L’uomo è stato arrestato e sottoposto all’obbligo di firma.

La “Grande Invasione” di Ivrea va al raddoppio ad Aosta

Per la sua dodicesima edizione l’eporediese “Festival della Lettura” arriva quest’anno anche nella Vallée

Dal 30/31 maggio al 2 giugno

Ivrea (Torino)

Una gran bell’accoppiata! Da giovedì 30 maggio a domenica 2 giugno si svolgeranno in parallelo la “dodicesima edizione” della “Grande Invasione”il tradizionale “Festival della Lettura” di Ivrea, e la “prima edizione” della “Grande Invasione” di Aosta. Il programma è curato da Marco Cassini e Gianmario Pilo (Associazione Culturale “Liberi di scegliere”), con Marianna Doria e Ludovica Giovine per la “Piccola invasione”, dedicata ai lettori più giovani.

Sarà una grande “festa della lettura” che raddoppia, preparandosi, come al solito, a invadere le strade delle due città, recentemente unite da un “protocollo di intesa” volto alla valorizzazione culturale e allo sviluppo turistico dei comuni di Aosta e di Ivrea.

Cominciamo dalla “nuova” arrivata. Ad Aostavenerdì 31 maggio, la serata inaugurale si terrà al “Teatro Giacosa” (piazza Teatro, 1), ospite la Casa Editrice “Accento”, fondata a Milano, di recente, dal noto conduttore televisivo e radiofonico Alessandro Cattelan, che, dopo le presentazioni dei nuovi libri di Stefano Nazzi e Francesco Costa, racconterà della sua nuova esperienza come editore, seguito da Valentina Lodovini e dal “reading” tratto da “Manuale di caccia e pesca per ragazze” (primo romanzo del cosiddetto genere “chick lit”) della scrittrice americana Melissa Bank, scomparsa a New York nel 2022.

Il pubblico avrà varie occasioni per incontrare scrittori e scrittrici a go-go. Impossibile citarli tutti.

Per info sul programma e le varie locationwww.lagrandeinvasione.it

Sempre ad Aosta (come ad Ivrea) sono decine le iniziative adatte a lettori di ogni età e interesse, “favorendo il dialogo tra pubblico e autori, celebrando il valore intrinseco della parola, che sia scritta, letta o ascoltata”. Da segnalare l’incontro con lo statunitense Jim Lewis, edito in Italia da “SUR” con i suoi “Fantasmi di New York”, mentre la campana Valeria Parrella presenterà la raccolta di racconti “Piccoli miracoli e altri tradimenti” (Feltrinelli) e il torinese Fabio Geda parlerà del suo ultimo libro “Song of myself. Un viaggio nella varianza di genere” (Feltrinelli), nato dall’esperienza che l’autore ha vissuto con il gruppo di adolescenti che si sono rivolti all’ospedale “Regina Margherita” di Torino per affrontare la questione della propria identità di genere. Di indubbio interesse anche l’incontro con Francesca Pellas, che ad Aosta presenterà il suo “Tutto deve brillare. Vita e sogni di Moana Pozzi” (Blackie Edizioni), in cui si esplora la vita dell’attrice, una delle più famose pornostar di tutti i tempi, ma anche una delle poche a diventare un personaggio pubblico ben al di fuori dei “confini” del porno.

 

Ad Ivrea, si parte giovedì 30 maggio, nel “Cortile del Museo Garda”, in piazza Ottinetti. L’editore ospite di quest’anno è “People” con Giuseppe Civati (politico e saggista, oltreché editore) che dedicherà due lezioni alla politica. A seguire alcuni ritorni molto attesi, da quello di Marco Leona, direttore del Dipartimento di Ricerca Scientifica al “Metropolitan Museum of Art” di New York a quello con Matteo Saudino (BarbaSophia sui “social”) fino ad arrivare agli scrittori Bruno Arpaia e Iaia Caputo. Diversi saranno anche gli incontri dedicati alla Saggistica, con Paola Caridi, una delle più importanti studiose della storia politica contemporanea del mondo arabo, con Simone Pieranni, fra i massimi esperti italiani di Cina e Enzo Bianchi, fondatore e priore della “Comunità monastica di Bose”. Per il teatro, è in programma “HEROTHICO”, un “reading” dai libri di Philip Roth di Marco Rossari e Valeria Parrella, con “Antigone”, attraverso cui indagare il rapporto fra “contemporaneità” e “classico”.

Ospite per “La Piccola Invasione” (prevista anche per l’edizione 2024 e rivolta in entrambe le città al pubblico più giovane), sarà la Casa Editrice “Orecchio Acerbo”. Appuntamento clou (fra i numerosi) quello con la nota fumettista Cinzia Ghigliano che, con Daniela Almansi (traduttrice di libri per ragazzi) guiderà una passeggiata letteraria ispirata al poemetto d’avventura di Lewis Carroll “La caccia allo Squarlo”, in una divertente attività per famiglie. Tra gli altri ospiti in programma, Alessio Torino, finalista con “Passare il fiume”  del “Premio Andersen 2024” nella sezione “Albi Illustrati”, Mara Cerri, illustratrice di “Gianni Barba” di Alice Rohrwacher e co-autrice con Nadia Terranova di “Zia Nina” e de “Il Segreto”, quest’ultimo vincitore nel 2022 del “Premio Andersen” e del “Premio Strega Ragazzi”, per la Categoria 8+.

g. m.

Nelle foto: A Ivrea il pubblico de “La Grande Invasione”, 2023 (ph.Alessandro Franzetti); Alessandro Cattelan; Valentina Lodovini (ph. Luisa Ramussi); Valeria Parrella

Luisa Albert e “La forma della luce”

In mostra alla galleria d’arte torinese Pirra dal 30 maggio al 14 luglio prossimi

 

Giovedì 30 maggio prossimo inaugura alla galleria d’arte Pirra la mostra personale di Luisa Albert, intitolata “La forma della luce”. La galleria Pirra ha nuovamente il piacere di ospitare questa artista, dedicando un tributo alla luce e alle sue immense possibilità. Luisa Albert, torinese, allieva di Ottavio Mazzonis, nelle sue opere rivela il gusto per la tradizione, assimilata, rielaborata e trasferita nel presente attraverso un suggestivo linguaggio figurativo. La luce è l’elemento fondamentale per la creazione di un dipinto e rende possibile la percezione tridimensionale degli oggetti e degli ambienti, attribuendo qualità alle superfici, creando atmosfere e suoni o silenzi attraverso le dominanti cromatiche. La capacità di leggere la luce, darle forma, capirne le peculiarità e interpretarne le potenzialità è un elemento fondamentale per l’artista che, ben lontano dall’imitare la fotografia, in quanto tessuto pittorico delle sue tele, ben visibile all’occhio, mira a sedurre l’osservatore, restituendo immagini autentiche, la cui purezza si accompagna a un intenso realismo immaginifico. In tal senso anche i titoli delle opere si rivelano eloquenti.

“Parallelamente alla luce, i colori e la musica – dichiara Luisa Albert – mi accompagnano sempre mentre lavoro. I colori sono visibili, mentre la musica spero sia altrettanto percettibile nelle composizioni e nelle atmosfere dei quadri. Pausa, oggetto, pausa, pausa sono per me le note appoggiate alla tela”.

Gli interni domestici dipinti dall’artista sono carichi di intimità, quasi di raccoglimento, contraddistinti da un’atmosfera densa e sospesa, intrisi di vita nonostante la presenza umana non sia visibile, ma solo intuibile. Salotti accoglienti in cui luce e ombra comunicano sapientemente, ambienti che, silenziosamente, raccontano storie come nell’opera “Silenziosa Luna”. Le nature morte, invece, sono armoniose e raffinate composizioni dal perfetto equilibrio. Fra le tante è esemplare quella intitolata “And still”. In esse tutto è bilanciato, essenziale e nulla è superfluo; gli oggetti, le luci, i colori e gli spazi, come su un palco, vanno in scena evidenziando l’abilità dell’artista, che diventa interprete impeccabile di un gioco magistrale di contrappunto, nel coniugare la franchezza esecutiva con un raffinato talento espressivo.

Dedicare una mostra alla luce è ovvio quanto inevitabile. Secondo le parole dell’artista Luisa Albert “omaggiare la luce è il compito di ogni pittore”.

La mostra sarà visitabile fino al 14 luglio 2024.

Galleria Pirra – Corso Vittorio Emanuele II, 82, Torino – 011 543393

Da lunedì a sabato 10-12.30/15.30-19 – aperti domenica mattina

 

Mara Martellotta

Teatro Regio: l’opera in modo unico e interattivo

 

Fino al 5 giugno, se si hanno 18 anni compiuti e si desidera partecipare alla grande avventura musicale  e operistica del Gianni Schicchi, si può inviare la propria candidatura e prendere parte alla messinscena di Gianni Schicchi, l’ultima opera del Trittico di Giacomo Puccini, che chiuderà la stagione lirica del Regio a giugno. Si potrà salire sul palcoscenico e vivere a pochi metri dai protagonisti, immergendosi nella meravigliosa musica dell’opera famosa in tutto il mondo per l’aria immortale “O mio babbino caro”.

Il regista del Trittico di Giacomo Puccini (Il tabarro, Suor Angelica e Gianni Schicci) in scena dal 21 giugno al 4 luglio, Tobias Kratzer, ha creato un nuovo allestimento che prevede legami visivi tra i tre atti unici, di modo tale che in ogni atto emergano elementi degli altri due. Per Gianni Schicchi, Ktratzerha scelto di portare in scena gli spettatori nel vero senso della parola, ideando infatti delle gradinate, in palcoscenico, che fanno da sfondo alla scena, da dove il pubblico osserva la storia della famiglia come se fosse uno studio televisivo da reality show. I partecipanti dovranno ridere, fischiare, applaudire e commentare ciò che succede in scena guidati dallo “scaldapubblico”, proprio come durante la registrazione di uno show televisivo. Le persone maggiorenni interessate possono inviare la loro candidatura entro e non oltre il 5 giugno, compilando i moduli che trovano su https://www.teatroregio.torino.it/entra-scena-diventa-protagonista-dellopera

Info: www.teatroregio.torino.it

Mara Martellotta

Violenza tra le sbarre: contusi agenti penitenziari

Ancora aggressioni nel carcere di Cuneo. Lo denuncia Vicente Santilli, segretario per il Piemonte del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE, il primo e più rappresentativo della Categoria: “Continua impietosamente a salire il numero di aggressioni ai danni del personale della Polizia Penitenziaria. Questa volta la vittima è un Agente in servizio alla Casa Circondariale di Cuneo che, nella giornata di lunedì, ha aperto la cella per far uscire due detenuti di origine egiziana che dovevano essere spostati di cella. Appena aperto il cancello uno dei due gli si è avventato contro con una violenta testata e successivi pugni e schiaffi al volto. Immediatamente, è intervenuto ulteriore personale in supporto e il primo detenuto è stato immobilizzato mentre il secondo provava anch’egli ad aggredire fisicamente i poliziotti e poi opponendo una attiva e vigorosa resistenza in quanto non voleva abbandonare la camera. Ritrovato l’ordine, i due aggressori sono stati comunque trasferiti nei reparti a cui erano destinati, mentre l’agente è stato prima accompagnato in infermeria per poi essere trasferito al locale nosocomio in ambulanza per sospetto trauma cranico”. Netta la denuncia del SAPPE, che manifesta “tutto il nostro sostegno al collega ferito” e stigmatizza: “sollecitiamo un intervento alle autorità competenti perché la situazione delle carceri sta diventando insostenibile. E’ inaccettabile che non ci siano iniziative per arginare l’ondata di violenza e sprezzo delle regole che sta travolgendo la società prima e le carceri italiane e che ogni giorno miete vittime tra le fila della Polizia Penitenziaria. E’ possibile che una persona che sceglie per mestiere di difendere lo Stato, ogni giorno debba essere esposta a minacce, ingiurie e violenza di ogni genere?”, conclude Santilli.

“Servono risposte ferme da parte del DAP, anche destinando carceri dismesse come l’Asinara e Pianosa per contenere quei ristretti che si rendono protagonisti di gravi eventi critici durante la detenzione”, aggiunge Donato Capece, segretario generale del SAPPE. “Quel che è accaduto a Cuneo testimonia una volta di più le quotidiane difficoltà operative con cui si confrontano quotidianamente le unità di Polizia Penitenziaria in servizio, l’ingovernabilità delle carceri regionali e la strafottenza e l’arroganza di una parte di popolazione detenuta violenza che, anche in carcere, continua a delinquere, ad alterare l’ordine e la sicurezza, evidentemente certa dell’impunità!”, prosegue. “E’ fondamentale dare corso a riforme davvero strutturali nel sistema penitenziario e dell’esecuzione della pena nazionale”, conclude.

Le Terre bianche di Davide Camisasca

Il “Museo delle Alpi”, al valdostano “Forte di Bard”, dedica una suggestiva personale al  grande fotografo di Gressoney e alle sue montagne

Dal 31 maggio al 28 settembre

Bard (Aosta)

No. Quello che vedete nella foto di apertura articolo non è uno stupendo dipinto astratto tutto giocato sui toni e sulle quasi impercettibili sfumature del “bianco”. E l’artista non è un contemporaneo pittore invaghito degli intrecci geometrici creati da una parca ma grandiosa e sensibile tavolozza. L’artista è, semplicemente (si fa per dire) la “Natura”.

E con Lei, il grande fotografo che ne ha colto i prodigi e li ha cristallizzati per noi in uno scatto “da lode” che, da venerdì 31 maggio e fino a sabato 28 settembre – in fantastica compagnia di molti altri – possiamo ammirare nelle Sale degli Alloggiamenti del “Museo delle Alpi” al valdostano “Forte di Bard”. Il nome dell’artista-fotografo è Davide Camisasca, milanese di nascita ma, dal ’72, residente nella Vallée a Gressoney-Saint-Jean e il misterioso soggetto ritratto nient’altro è che una naturale “composizione di seracchi” (blocchi di ghiaccio di grande taglia spontaneamente formatisi per fatturazione di un corpo glaciale) sul Monte Rosa. Fotografo ed esperta guida alpina, Camisasca, com’è ovvio, ha due (forse anche di più, ma due di sicuro!) grandi amori: la fotografia e la montagna. E due grandi anime: quella del fotoreporter e quella dell’alpinista. Anime che ritroviamo, mai disgiunte e con risultati di una creatività e di un lirismo davvero singolari, nelle immagini raccolte al “Forte” sotto il titolo di “Terre bianche” e che documentano il ricco percorso di ricerca effettuato dall’artista nell’ambito della fotografia di montagna e del reportage. Oltre sessanta gli scatti esposti (di cui dodici di grande formato), in un iter che abbraccia un ampio arco temporale, dagli anni ’80 (con lo scatto “Monte Rosa, incroci di tracce al colle del Felik”, del 1985) sino alle candide panoramiche ‘astratte’ (“Cordate al colle del Felik” o “sulla cresta della Punta Parrot”), punteggiate da gruppi di minuscoli alpinisti allineati in cordata e in tratti quasi grafici, che datano agli anni 2012-2018.

Secondo massiccio montuoso più esteso delle Alpi (spartiacque fra Italia e Svizzera), è il “Rosa”, con i suoi 4634 metri slm di “Cima Rosa” (“Dufour” per gli Svizzeri), la montagna “di casa” che Camisasca ha percorso e ritratto da sempre ed in ogni sua particolare prospettiva. Del “Bianco” sono presenti in mostra spettacolari vedute in bianco e nero, “fortemente contrastate, di effetto quasi drammatico”. A chiudere infine l’esposizione, sono i reportage dei viaggi nelle terre lontane del “Mustang” e del “Tibet”, di cui il fotografo descrive le popolazioni, la sacralità dei luoghi e gli sconfinati orizzonti, in un allestimento d’effetto che vale per tutta la rassegna, rafforzato ancor di più dalla scelta stilistica della stampa in bianco e nero insieme ai formati di immagini a grandi dimensioni.

Un’appendice della mostra (accompagnata da una lucida narrazione di Enrico Camanni, studioso della montagna e anche lui alpinista, e di Giulia Ticozzi, fotografa e storica della fotografia) è presente anche all’interno della “Cappella del Forte” con quattro gigantografie dedicate sempre all’amato “Monte Rosa”. La montagna del cuore, su cui Camisasca riversa – con una cifra stilistica di assoluta perfezione – tutto il potere della sua creatività e del suo costante vagare per “terre bianche”, dove spesso l’immaginario supera abbondantemente il reale. E lì sta tutto il bello e l’immensa poesia dei suoi scatti!

Gianni Milani

“Davide Camisasca. Terre bianche”

Forte di Bard, via Vittorio Emanuele II, Bard (Aosta); tel. 0125/833811 o www.fortedibard.it

Dal 31 maggio al 28 settembre

Orari: mart. – ven. 10/18; sab. – dom. e festivi 10/19

Nelle foto:

–       “Monte Rosa, composizione di seracchi”, Digitale, 2013

–       Davide Camisasca

–       “Mustang, incontro lungo la Kaligandaki”, Analogica, 1996

–       “Monte Rosa, cordate impegnate sulla cresta della Punta Parrot”, Digitale, 2012

BikeUP – Electric Bicycle Power Festival, un successo

Si è appena conclusa la decima edizione di BikeUP – Electric Bicycle Power Festival, andata in scena a Bergamo e Torino con numeri da record. Dopo le oltre 40.000 presenze bergamasche, anche nella capitale della bicicletta si sono registrate oltre 30.000 presenze a testimonianza del successo e l’appeal del Festival della e-bike e della mobilità elettrica leggera.

Torino ha risposto in modo positivo per il secondo anno consecutivo sottolineando così, non solo il successo della manifestazione, ma anche la sensibilità della capitale piemontese alle tematiche green e di urban mobility.

A rafforzare ed enfatizzare il successo di BikeUP anche il suo forte DNA esperienziale, che è stato in grado di attirare non solo gli appassionati delle due ruote, ma anche curiosi e famiglie. Infatti lungo gli argini del Po, oltre ai 53 brand presenti è stato possibile partecipare a numerose attività che hanno riscosso grande successo! Sono stati effettuati 600 e-bike tour del gusto3.500 test ride e 100 persone hanno preso parte ai corsi di ciclofficina, anche l’Area Kids è stata un successo con oltre 500 bambini che hanno preso parte alle numerose attività proposte per farli appassionare al mondo della bicicletta.

“Siamo molto soddisfatti, la decima edizione di BikeUp è stata un grande successo, con ottimi numeri. C’è modo migliore per festeggiare un anniversario così importante? – ha affermato Stefano ForbiciCo-founder e Responsabile Comunicazione BikeUP – BikeUp si conferma ancora una volta un festival in cui il visitatore è al centro ed è coinvolto in varie iniziative, a sottolineare il DNA esperienziale della manifestazione, una fra tutte gli e-bike tour del gusto di Torino, promossi con i Maestri del gusto in collaborazione con la Camera di commercio di Torino, ne sono la testimonianza concreta, con un successo al di sopra di ogni aspettativa”.

Durante il taglio del nastro nella giornata inaugurale di Venerdì 24 Maggio, insieme a Stefano Forbici, anche autorità e rappresentanti politici a testimonianza del forte legame di BikeUp con il territorio e le istituzioni locali.

Il 30 maggio chiude la stagione del Lingotto con Bayerisches Staatsorchetrer

Alexander Melnikov pianista solista del Quinto Concerto di Beethoven

 

Al centro del concerto che giovedì 30 maggio, alle 20.30, chiuderà all’Auditorium Giovanni Agnelli la stagione 2023/2024 di Lingotto Musica, è la solennità eroica e trionfale della tradizione romantica tedesca, affidata all’estro di Vladirmir Jurowski e della Bayerisches Staatsorchester.

L’appuntamento, che corona le celebrazioni per il trentesimo anniversario dei concerti del Lingotto, unisce la più antica orchestra di Monaco di Baviera, universalmente riconosciuta da mezzo millennio, tanto in sede operistica quanto in sala da concerto, e il maestro russo naturalizzato tedesco che, nel 2021, è succeduto a Kirill Petrenko come direttore generale della Bayerisches Staatsorchester.

Jurowski ha debuttato al Lingotto nel 2006 sul podio della Russian National Orchestra, ed è tornato altre due volte in cartellone con la Chamber Orchestra of Europe nel 2010 e con la LondonPhilarmonic nel 2018. L’impaginato della serata offre uno spaccato della Germania vitalistica ottocentesca, in armonia con il fiorire della coscienza nazionale, e traccia un ponte tra l’Ouverture tratta da Oberon di Weber e la Terza Sinfonia Renana di Schumann, passando per il Quinto Concerto Imperatore ci Beethoven affidato a un pianista di grande intelligenza e versatilità come il russo Alexander Melnikov, già ospite a Lingotto Musica nel 2004 e nel 2017. Jurowski è una delle bacchette più ricercate della sua generazione ed è apprezzato per la sua capacità di concentrazione e visione artistica. Nato a Mosca nel 1972, città dove ha iniziato la sua formazione musicale, si è poi trasferito in Germania nel 1890 per proseguire gli studi a Dresda e a Berlino. La Bayerisches Staatsorchester è composta da 144 strumentisti provenienti da 24 nazioni ed è la formazione residente della Bayerische Staatsoper di Monaco. Erede dell’orchestra del teatro di corte cittadino, le sue origini risalgono al 1523, e il primo a dirigerla fu il compositore fiammingo Orlando Di Lasso, a partire dal 1563. Fulcro iniziale della sua attività era la musica sacra, ma fra 1600 e 1700 spettacoli operistici e sinfonici si aggiunsero stabilmente in repertorio. Apre il programma l’Ouverture in tre atti tratta da Oberon, che Weber scrisse per il Coven Garden di Londra nel 1826 sulle soglie della morte. Tratto dall’omonima poema “Wieland” nel 1780, in cui le suggestioni della poesia cavalleresca medievale, dall’esotismo de “Le mille e una notte” e di “Sogno di mezza estate” di Shakespeare sono raccolte con elegante verità. Oberon raduna quei tratti fantastici e leggendari, grazie ai quali Weber fonda la nuova tradizione nazionale dell’opera tedesca.

Segue il Concerto per pianoforte e orchestra n.5 i  mi bemolle maggiore op.73 composta da Beethoven  nel 1809, con dedica all’Arciduca Rodolfo. Ultimo lavoro di tutta la produzione beethoveniana per strumenti solisti e orchestra, costituisce il risultato avveniristico più importante dell’autore in questo campo. Il sottotitolo “Imperatore” non è originale e fu attribuito all’opera per l’intonazione sontuosa e marziale che la caratterizza. L’ultimo concerto di Beethoven nacque piuttosto speditamente durante l’anno 1809 e fu stampato all’inizio del 1811. Fu presentato per la prima volta a Lipsia il 28 novembre 1811 nella settima serata della stagione al Gewandhaus. Il pianista fu Friedrich Schneider. Eseguito successivamente da pianisti meno noti, suscitò sempre una grande impressione per la grandiosità e originalità della sua forma. Il titolo “Imperatore” sembra sia stato messo in circolazione dal pianista, editore e compositore Johann BaptistCramer. È un epiteto appropriato e sembra possa essere messo in relazione con la contemporanea occupazione di Vienna da parte dei francesi di Napoleone Imperatore, oppure, più generalmente, per alcu e analogie con la sinfonia eroica e la propensione alla costruzione grandiosa e solenne. Chiude la serata la Sinfonia n.3 in mi bemolle maggiore op.97 detta “Renana”, la più vitale delle quattro composte da Robert Schumann. La pagina appartiene all’ultima fase della sua produzione e si colloca nel momento di felice energia creativa che seguì il trasferimento a Dusseldorf. Il sottotitolo, che pure non va inteso in senso programmatico, rimanda al germanesimo di Schumann, al culto del padre Reno, luogo emblematico per la civiltà tedesca.

Biglietti acquistabili su anyticket.it

Biglietteria Uffici di Lingotto Musica

 

Mara Martellotta

Festival Internazionale dell’Economia, dal 30 maggio a Torino la terza edizione

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Chi possiede la conoscenza: è questo il tema della 3° edizione del Festival Internazionale dell’Economia che si svolgerà a Torino dal 30 maggio al 2 giugno 2024.

 

Un argomento di straordinaria attualità che coinvolge ogni singolo settore della vita pubblica: dalle imprese al commercio, dalla salute alle politiche urbane, dai trasporti alla comunicazione oltre, naturalmente, al mondo della ricerca e della formazione.

Dopo il successo delle prime due edizioni, che si sono occupate rispettivamente di “Merito, diversità e giustizia sociale” (2022) e di “Ripensare la globalizzazione” (2023), il Festival tornerà in
alcune delle più belle sale del centro del capoluogo piemontese, ospitando i più grandi economisti del mondo che su questo tema lavorano alla frontiera, oltre che ricercatori che lo studiano in tante altre discipline.

Il Festival Internazionale dell’Economia è ideato, progettato e organizzato dagli Editori Laterza con la direzione scientifica di Tito Boeri. La manifestazione è promossa dal TOLC (Torino Local
Committee), che riunisce Regione Piemonte, Città di Torino, Fondazione Compagnia di San Paolo, Fondazione CRT, Università degli Studi di Torino, Politecnico di Torino, Camera di Commercio di Torino, Unioncamere Piemonte, Unione Industriali Torino e Legacoop, coordinati dalla Fondazione Collegio Carlo Alberto.

Il digitale ha completamente trasformato il modo con cui prenotiamo un aereo, scegliamo un ristorante, guardiamo un film o ascoltiamo la musica. Ha rivoluzionato il modo con cui ci
informiamo, comunichiamo, facciamo acquisti, troviamo lavoro e incontriamo nuove persone. Tutte queste scelte generano informazioni, ossia conoscenza. Ma chi controlla e sfrutta queste immense fonti di dati? E a che scopo?

Le economie di scala raggiungibili con l’aggregazione delle informazioni hanno aumentato la concentrazione del potere economico. Basti pensare alle piattaforme che tutti ormai conosciamo: Netflix, Spotify, Airbnb, Amazon etc.  In maniera simile, i social media − Instagram, TikTok, X e le altre − hanno reso possibile a miliardi di persone comunicare quasi a costo zero.

La concentrazione, l’esistenza di poche reti dominanti, il fatto di poter fare tutto su una sola piattaforma: sono tutti elementi che facilitano la nostra vita. Più scelta, più comodità, più
informazioni, a prezzi spesso più bassi. Eppure la concentrazione riduce anche la concorrenza e l’innovazione e può lasciare molti indietro. E c’è il rischio che le diseguaglianze nell’accesso e nella
capacità d’uso della tecnologia aumentino le tensioni sociali già esistenti.

Le piattaforme guadagnano vendendo alle aziende spazi pubblicitari ma anche parte dell’enorme mole di informazioni raccolte sui comportamenti di chi le utilizza. Fin dove è lecito l’utilizzo della
conoscenza socialmente prodotta? In che misura è possibile esercitare diritti di proprietà su quest’ultima? Quali restrizioni occorre imporre per tutelare la privacy?

Altri interrogativi fondamentali riguardano gli aspetti etici e l’origine delle informazioni generate da macchine (fra i casi più celebri ChatGPT) e dunque l’autenticità nell’era digitale.
Il problema di fondo è governare, anziché subire, il progresso tecnologico e regolamentare l’accesso a questa immensa fonte di dati. Ma come farlo? E hanno i governi la forza necessaria?

A questi e a molti altri argomenti saranno dedicati gli incontri in programma al Festival Internazionale dell’Economia, che si terranno nei luoghi più suggestivi di Torino, con i più
autorevoli studiosi di questi temi. Economisti, internazionali e italiani, ma come sempre anche storici, sociologi, giuristi, informatici, scienziati e studiosi dei media. Con loro al Festival si
confronteranno i protagonisti del mondo economico, esponenti di spicco del mondo dell’impresa, del commercio e delle professioni, insieme ad esponenti di istituzioni e associazioni.

Il Festival, come sempre, si strutturerà attraverso lezioni magistrali ma si articolerà poi in tanti diversi formati: dalle parole chiave ai dialoghi, dagli interventi di grandi ‘testimoni del tempo’ ai
forum tra studiosi e protagonisti della vita economica. Nel processo di avvicinamento al Festival saranno coinvolti le università e il mondo delle scuole e saranno organizzati incontri sul territorio,
a Torino e in diverse città del Piemonte.

Maggiori informazioni e aggiornamenti: www.festivalinternazionaledelleconomia.com