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Massari Gioielli: l’arte, la precisione e la tradizione torinese dal 1980

Informazione promozionale
Nel cuore storico di Torino, tra i palazzi nobiliari e le botteghe di un tempo, esiste un luogo dove l’orologeria incontra l’arte orafa, dove l’esperienza diventa creatività, e dove il valore del tempo si trasforma in bellezza duratura.
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È Massari Gioielli, marchio torinese nato ufficialmente nel 1980, ma con radici che affondano negli anni ’60, quando Bruno Massari, maestro nella riparazione di orologi di pregio, iniziava a costruire la sua reputazione tra precisione, manualità e attenzione estrema ai dettagli.
La prima sede apre a Borgaretto nel 1980: un laboratorio specializzato nella riparazione di orologi di marca, capace di intervenire anche su modelli di pregio. L’affidabilità della famiglia Massari, unita alla capacità tecnica e alla cura artigianale degli interventi, pone le basi di un naturale percorso evolutivo: dalla riparazione alla creazione, dall’artigianato alla gioielleria.
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Negli anni, la bottega si trasforma in gioielleria selettiva, diventando concessionaria, tra gli altri, di marchi come Damiani, Alfieri & St. John, Chimento, MauriceLacroix, Hamilton, Tissot e Yves Saint Laurent, mantenendo però intatta quella dimensione familiare e diretta che ancora oggi rappresenta un tratto distintivo. Con il coinvolgimento del figlio, anch’egli appassionato fin da giovane all’arte orafa, il laboratorio inizia a dedicarsi a creazioni personalizzate e pezzi unici, veri e propri gioielli su misura: fedi, anelli di fidanzamento, regali importanti, oggetti simbolici destinati a durare.
Nel 2023 il trasferimento in Via Barbaroux 2, angolo Piazza Castello, in uno spazio che porta con sé una forte eredità storica. Da decenni, infatti, in questa location si sono succedute gioiellerie tra le più importanti di Torino, frequentate da personalità illustri: da Maria Callas a Fausto Coppi, fino a nomi istituzionali e dell’imprenditoria piemontese.
Qui, Massari decide di proporre il proprio marchio, scegliendo di raccontare non solo prodotti, ma una storia familiare, un’identità e soprattutto una competenza affinata in oltre sessant’anni.
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Oggi Massari Gioielli è uno spazio dove il cliente non compra solo un oggetto, ma un’esperienza:
  • Contatto diretto con il titolare, ascolto e consulenza estetica personalizzata;
  • Laboratorio interno, con riparazioni, revisioni tecniche e manutenzioni effettuate in loco con ricambi originali;
  • Unicità e autenticità del prodotto, anche su richiesta, con possibilità di creare da un disegno un gioiello esclusivo;
  • Specializzazione nel post-vendita, con puntualità e assistenza nel tempo..

Accanto ai gioielli, la boutique propone anche cristalli d’arte Moser, storica manifattura boema nata nel 1857, con pezzi completamente lavorati a mano e reperibili in una stretta rete di concessionari in città come Milano e Montecarlo. Una scelta coerente con la filosofia della casa: proporre oggetti d’eccellenza, autentici, unici, con un valore estetico e storico.
La clientela di Massari Gioielli è variegata, con un forte legame con Torino ma anche dal respiro internazionale: turisti, appassionati d’arte, piccoli industriali, famiglie storiche torinesi, professionisti e clienti che tornano dagli Stati Uniti dopo anni, conservando il ricordo di un’esperienza autentica.
Tra tradizione, maestria artigianale e cura del dettaglio, Massari Gioielli continua a essere, dal 1980, un punto fermo della gioielleria torinese. Una storia di famiglia, passione e autenticità – dove ogni creazione ha un significato, e ogni oggetto un valore che resiste al tempo.
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Massari Gioielli
 Via Barbaroux 2, Torino
 011 2630652
 Instagram: @massari_gioielli1980
Facebook: massarigioiellidal1980

Giovani Democratici Torino Nord, Beatrice Miroglio nuova Segretaria

Cambio al vertice della Giovanile del Partito Democratico nella cintura nord di Torino. Nella serata di mercoledì 19 novembre, presso la sede del Partito Democratico di Borgaro, si è tenuto il secondo congresso del Circolo Giovani Democratici Torino Nord. L’assemblea, molto partecipata, ha visto l’elezione all’unanimità di Beatrice Miroglio come nuova Segretaria del Circolo, precedentemente guidato da Andrea Borello di Caselle.

Beatrice Miroglio, borgarese, già Vicesegretaria del Circolo e Vicesegretaria nella federazione provinciale, è una giovane donna di grande esperienza politica e impegno civile. Laureanda in Gurisprudenza, negli ultimi anni si è occupata in prima linea di diritti civili e sociali, diritto al fine vita e lavoro dignitoso, contribuendo in modo determinante alle attività dei Giovani Democratici sul territorio, collaborando con associazioni ed istituzioni con proposte ed iniziative.

«Beatrice non è stata solo la mia Vicesegretaria – ha dichiarato il Segretario uscente Andrea Borello – ma una parte complementare ed essenziale di tutto il percorso politico del nostro circolo. In tre anni abbiamo costruito dal nulla una realtà oggi tra le più grandi della provincia e della Regione. Abbiamo insistito su tutto il territorio con eventi, banchetti, presidi e campagne, crescendo in numeri, responsabilità e credibilità. Ora Beatrice saprà portarci ancora più lontano».

La serata è stata arricchita da numerosi interventi, tra cui quello della capogruppo del PD in Consiglio Regionale Gianna Pentenero, che ha sottolineato l’importanza del protagonismo giovanile nella politica e nelle istituzioni, riconoscendo al Circolo Torino Nord il ruolo di presidio attivo e innovativo sul territorio.

La neo-eletta Segretaria, Beatrice Miroglio, ha ringraziato il Circolo per la fiducia e ha ribadito l’impegno a proseguire il lavoro avviato, rafforzando la partecipazione, la presenza sul territorio e la capacità dei Giovani Democratici di essere punto di riferimento per la comunità. «Fare politica nella Giovanile del Partito Democratico vuol dire anche fare comunità, costruire un luogo in cui tutti e tutte si sentano accolti e siano liberi di esprimere la loro opinione, con l’obiettivo di crescere sia a livello personale, sia a livello politico».

Più di trenta ragazze e ragazzi hanno preso parte all’assemblea, riempiendo la sala e dando vita a un dibattito ricco di proposte sulle iniziative future, sia locali sia nazionali. Un segnale concreto della vitalità e della centralità della militanza giovanile, oggi più che mai decisiva per costruire una politica capace di parlare al presente e al futuro.
I Giovani Democratici Torino Nord Insistono sul territorio tra Venaria e Gassino, passando per Borgaro, Caselle, Cirié, Leinì, Mappano, Settimo, Volpiano e San Mauro.
Circolo Giovani Democratici Torino Nord

Giaveno commemora il rastrellamento nazifascista

Domenica 30 novembre la Città di Giaveno, la sezione ANPI Giaveno Val Sangone e l’Ecomuseo della Resistenza della Val Sangone terranno la commemorazione dell’81° anniversario del rastrellamento nazifascista del 27, 28 e 29 novembre 1944, costato la vita a 14 partigiani e 38 civili. La cerimonia, patrocinata dalla Città metropolitana di Torino, inizierà alle 14 con l’omaggio ai caduti di piazza San Lorenzo e a quelli ricordati nelle lapidi di via Ruata Sangone angolo via Beale, nel pilone della borgata Tetti Via e nella chiesa della borgata Mollar dei FranchiAlle 15, nella chiesa di San Michele Arcangelo in borgata Provonda, sarà celebrata una Messa in suffragio dei caduti, animata dalla cantoria parrocchiale San Lorenzo e Santa Cecilia di Sangano, diretta dal maestro Gianfranco Accastello. A seguire l’omaggio al sacrario nel cimitero di Provonda.

Il 27 novembre 1944 due colonne tedesche, provenienti dalla Valle di Susa e dalla Val Chisone, attaccarono la Val Sangone con l’obiettivo di convogliare nel fondovalle e circondare le formazioni partigiane. In previsione del secondo inverno di guerra i comandi della Resistenza avevano trasferito in pianura la maggior parte degli effettivi. Le forze rimaste in quota avrebbero dovuto adottare un atteggiamento difensivo, appoggiandosi ai numerosi rifugi e depositi ben occultati nei boschi e nelle zone più impervie della valle. La tattica si rivelò efficace: il 27 novembre, frazionate in piccoli distaccamenti, le formazioni partigiane riuscirono a sfuggire all’accerchiamento. Gli scontri furono limitati e le perdite contenute. Mancato il loro obiettivo primario, i nazisti rivolsero la loro aggressività contro la popolazione civile. La valle fu isolata e alla popolazione fu imposto il coprifuoco. Il 28 novembre i tedeschi iniziarono a incendiare le borgate di Provonda, Mollar dei Franchi, Pian Paschetto e Tetti Via. Nei centri di fondovalle, drappelli di soldati, nei quali c’erano anche italiani, entrarono nelle case sfondando le porte che non venivano loro aperte, perquisirono, malmenarono gli occupanti, spaccarono i mobili e rubarono cibo, scarpe, vestiti, denaro e oggetti preziosi. Nelle borgate sospettate di dare aiuto ai partigiani molti civili furono uccisi sul posto: a Provonda vennero fucilate due giovani sorelle; in borgata Ceca un ragazzo di quattordici anni, sua madre, sua zia e un’altra anziana parente morirono bruciati vivi del rogo della loro casa. Il 30 novembre in piazza San Lorenzo a Giaveno vennero fucilati 17 partigiani, alcuni dei quali presi dalle carceri di Torino. La popolazione fu costretta ad assistere all’esecuzione e i corpi degli uccisi furono lasciati in piazza fino al giorno successivo.Il 1° dicembre, forse per un errore di comunicazione, gli Alleati effettuarono un lancio di armi, munizioni, viveri e abiti nella zona a monte di Maddalena. La colonna tedesca, appena partita, risalì in valle e riprese il rastrellamento, le uccisioni, i saccheggi e gli incendi. Nelle borgate Prafieul, Chiarmetta, Alpe Colombino, Prese Vecchie e Re centinaia di civili furono fermati e sottoposti a interrogatori. Alcuni vennero arrestati e tradotti in carcere: tra questi, anche i parroci di Trana e Maddalena e altri preti della valle. Tedeschi e fascisti decisero di impiantare presidi permanenti nei maggiori centri e di intensificare le azioni di rastrellamento. Alcuni rifugi e depositi vennero scoperti e una parte delle forze partigiane ancora in valle decise di scendere in pianura scivolando fra le maglie degli occupanti. Lo fecero, in molti casi, con l’aiuto della popolazione locale, che ben conosceva i sentieri e i boschi. Franco Nicoletta, comandante partigiano, dirà poi che “se non ci fossero stati i civili, forse non avremmo superato la crisi. Noi comandanti tenevamo i contatti, eravamo sempre in movimento da un nucleo all’altro, ma senza la popolazione non sarebbe bastato”. Una storia destinata a trasformare la memoria della valle, che ancora oggi, dopo ottant’anni, è uno dei tratti fondanti della sua identità.

A Teatro 27 vagoni di cotone: il Sud profondo di Tennessee Williams arriva a Torino

In occasione della giornata contro la violenza sulle donne, la  Compagnia Teatrale Elefthería porta in scena l’intenso dramma 27 vagoni di cotone di Tennessee Williams. Appuntamento il 25 novembre 2025 alle 20.45 al Teatro San Barnaba, con la regia di Claudio Destino e Federica Tucci.

Nel cuore del Deep South, tra campi di cotone e un’aria che sa ancora di piantagioni, prende forma la vicenda di Flora, giovane donna inchiodata a un matrimonio che la annienta. Il marito, Mr. Meighan, cotoniere in declino, è un uomo burbero, violento, frustrato: la svalutazione costante che riserva alla moglie si traduce in una quotidianità asfissiante, dove lei sopravvive aggrappandosi a brandelli di attenzioni tanto fugaci quanto ambigui.

L’equilibrio, già precario, si spezza quando Jake Meighan medita di rovinare il vicino Vicarro, affarista duro e cinico, incendiandogli la sgranatrice pur di accaparrarsi il lavoro sui suoi ventisette vagoni di cotone. Nel baratto perverso che ne consegue, a essere messa sul piatto è la stessa Flora: offerta come moneta di scambio in un duello di potere tra uomini.

Williams attraversa questo triangolo soffocante con la sua consueta lucidità. Flora è una donna ridotta all’infanzia, privata di voce e autonomia; Jake è il padrone che esercita controllo per sopravvivere alla propria insignificanza; Vicarro utilizza il potere economico come un’arma. Il corpo di Flora diventa il terreno di scontro tra mascolinità ferite, specchio di una cultura che non concede alla donna lo status di soggetto, ma la relega a spazio da occupare.

Il testo, articolato in tre quadri, racchiude molti dei nuclei drammaturgici tipici di Williams: solitudine, frustrazione, desideri soffocati, personaggi che si consumano dentro un’esistenza che non riescono a modificare. Il mondo che ne esce è quello di anime arrendevoli, intrappolate in una rassegnazione che suona più tragica della violenza stessa.

Sul palco, a dare corpo a questo intreccio teso e crudele, saranno Maryam Ainane, Giorgio Cavalieri e Claudio Destino. Musiche e luci sono curate da Marcello Coco, chiamato a delineare l’atmosfera sensoriale del Sud profondo, tra buio, calore e oppressione.

Info e prenotazioni
12 € intero – 10 € ridotto (under 26, over 65)
eleftheria.teatro@gmail.com
WhatsApp/SMS: +39 340 789 6306

Lori Barozzino

Piazza Bengasi, da oggi nuova viabilità per i lavori del parcheggio interrato

 

Proseguono gli interventi in Piazza Bengasi per la realizzazione del nuovo parcheggio interrato di interscambio collegato alla stazione della metropolitana e per la riqualificazione complessiva dell’area. Per garantire la continuità della circolazione durante le fasi più delicate degli scavi e consentire lo svolgimento dei lavori in condizioni di sicurezza, da lunedì 24 novembre 2025 sarà attivata una nuova organizzazione della viabilità.

L’elemento principale della nuova configurazione è un collegamento stradale provvisorio in asse nord-sud che attraverserà la piazza, regolato da un impianto semaforico posizionato tra gli incroci Bengasi–Vigliani–Nizza e Bengasi–Sestriere. Sul nuovo tracciato saranno in vigore il limite massimo di velocità di 30 km/h e il divieto di sosta e fermata, mentre l’accesso sarà vietato a pedoni e velocipedi.

Contestualmente verrà chiuso al traffico veicolare il lato est della piazza, nel tratto compreso tra i civici 11 e 17, che resterà accessibile esclusivamente ai residenti, per i quali sarà istituito un senso unico alternato a vista.

Tutte le modifiche alla viabilità saranno segnalate attraverso apposita segnaletica di preavviso.

TorinoClick

Offesa a Superga: un anno fuori dagli stadi a quattro tifosi juventini

Sono quattro i tifosi bianconeri che hanno ricevuto un Daspo. In occasione dell’ultimo derby con il Torino, avevano mimato con le mani il gesto di un aeroplano che si schianta al suolo, in riferimento alla tragedia di Superga del 4 maggio maggio 1949, che costò la vita all’intera squadra del ‘Grande Torino’. Il provvedimento della Questura ordina  il divieto d’accesso agli impianti calcistici per un anno.

Il libro di Oliva tra brigantaggio e guerra civile

IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni

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Pier Franco Quaglieni

Secondo lo storico Gianni Oliva, che è uno dei pochi studiosi non a priori  ideologicamente schierati , le rivolte e la repressione nel Mezzogiorno dopo l’Unità d’Italia rappresentarono la prima guerra civile italiana. Non so se la tesi sia totalmente condivisibile perché chi scrive resta fermo al magistero di Rosario Romeo che ebbe una visione diversa del problema del brigantaggio, del latifondo e della stessa questione meridionale -a partire dall’ episodio di Bronte  -perché vide nel Risorgimento e nell’ Unità d’Italia la prospettiva reale  di un riscatto  delle plebi meridionali. Anche Giajme  Pintor,  che si era occupato del socialismo risorgimentale di Carlo Pisacane, riconobbe nel Risorgimento l’unico episodio della nostra storia politica  capace di restituire all’ Europa “un popolo di levantini e di africani“.

Oliva sceglie una sua strada , facendo una ricerca non preconcetta. Tralascia giustamente anche il lavoro realizzato da Alessandro Barbero che entrò in dialogo polemico con Pino Aprile,  capofila del violento ed esasperato  revisionismo filo borbonico che demonizza il Risorgimento. Oliva analizza una situazione che rischiò di mettere in crisi lo Stato unitario a pochi anni dalla sua fondazione: da una parte i ribelli che si oppongono con la violenza più brutale ed efferata  alle nuove istituzioni, dall’altra lo Stato che risponde con rastrellamenti, incendi di villaggi e fucilazioni sommarie.
Gianni Oliva
Oliva analizza le cause sociali del brigantaggio, riconoscendo però  che a volte si trattò di bande criminali che si ammantavano di pretesti politici. Riconosce anche che agenti borbonici, papalini e reazionari locali non esitarono  a fomentare il caos per destabilizzare lo Stato appena costituito. In effetti, come scrisse Narciso Nada, lo Stato dovette difendersi e le ragioni immediate della forza dovettero necessariamente prevalere sulle valutazioni sociali. La classe dirigente liberale, di fronte anche al pericolo di  possibili interventi stranieri, dovette reagire. Imputare ad essa una rozza insensibilità sociale come fa  Federico Fornaro, scrivendo anche del libro di Oliva, senza recensirlo, significa rimasticare la vulgata gramsciana senza neppure considerare  Rosario Romeo che dimostrò con rigore  storiografico la valenza ideologica e  non documentata della critica gramsciana. La stessa legge Pica contro il brigantaggio promulgata dal re Vittorio Emanuele a Ferragosto sta a dimostrare l’emergenza drammatica i cui si era caduti. Fare gli Italiani, come diceva d’Azeglio, richiedeva tempi lunghi specie al Sud, difendere l’Italia imponeva tempi rapidi e il ricorso all’ Esercito .Non ci furono altre strade percorribili. Se non si fosse difesa l’esistenza dello Stato, non sarebbero stati possibili nè scuole ne’ ospedali, come mi disse una volta Rosario Romeo. Questa risulta essere la verità storica che nell’ultimo periodo della sua vita riconosceva anche Umberto Levra che si era liberato dagli ideologismi della giovinezza . La visione moderata di Nada andrebbe totalmente ricuperata perché essa rappresentò una lettura del Risorgimento che impedì a molti di noi di lasciarsi abbindolare dalle sirene del manicheismo ideologico. Il libro di Oliva si discosta dalle vulgate e contribuisce a dare un giudizio complessivo su quella che rappresentò la prima guerra civile italiana. Forse una guerra un po’ Ibrida, si direbbe adesso, non  una guerra di classe come il buon Fornaro sembra sottintendere. Ovviamente non prendo neppure in considerazione le menzogne filoborboniche riemerse di recente che non hanno nessun valore storico.

Al via il Piano Neve del Comune di Torino

 

L’inverno è alle porte e la macchina della prevenzione e gestione del rischio neve e ghiaccio è già pienamente operativa.

La Cabina di Regia Neve (CRN) è stata convocata dal Comandante del Corpo di Polizia Locale lo scorso 6 novembre e riunisce tutti gli attori chiave della Città, da AMIAT a GTT, dalla Protezione Civile alla Polizia Locale e tutte le Divisioni e i Dipartimenti della Città coinvolti, tra cui Verde Pubblico, Servizi Pubblici Locali, Grandi Opere, Infrastrutture e Mobilità.

Il Piano Neve per la stagione in corso, approvato dalla Giunta Comunale su proposta dell’assessora Chiara Foglietta, si concretizza in un dispositivo di intervento progettato per garantire la protezione prioritaria delle arterie principali e dei punti più sensibili. Tale programma di azioni da attuare in caso di nevicata, è stato predisposto da Amiat in piena armonizzazione con le procedure previste dal Piano di Protezione Civile.

Tra i servizi erogati da Amiat rientra, infatti, anche quello per la viabilità invernale, sulla base del quale la società del Gruppo Iren, partecipata dal Comune di Torino, interviene sulla rete stradale con attività di stoccaggio e distribuzione sale, insalamento preventivo, insalamento di abbattimento in corso di evento e sgombero neve su rete viaria, aree mercatali, marciapiedi degli edifici delle scuole comunali e parcheggi a rotazione dedicati alle persone con disabilità. Restano escluse le aree interne dei cimiteri cittadini e il verde pubblico, ad eccezione dei percorsi asfaltati di accesso ai parchi Valentino, Pellerina e Ruffini. GTT continuerà ad occuparsi del servizio di insalamento e sgombero neve delle fermate dei mezzi pubblici, in continuità con la manutenzione ordinaria.

La Cabina di Regia Neve (CRN) è lo strumento che facilita e garantisce il coordinamento degli interventi, attivandosi preventivamente in base alle previsioni meteo e rimanendo operativa fino all’esaurimento delle criticità.

È proprio la CRN a disporre l’attivazione delle specifiche azioni previste dal “semaforo” di attivazione del Piano Neve, che si articola in quattro livelli a seconda dell’entità della nevicata: al livello verde (0-5 cm) interviene la sola formazione di mezzi per l’insalamento, mentre a partire dal livello giallo (6-10 cm) intervengono i mezzi per lo sgombero della neve secondo numeri progressivamente crescenti. Alle operazioni meccanizzate si aggiungono, inoltre, addetti Amiat e spalatori GTT per la spalatura a mano in numero crescente, in riferimento ai livelli Arancione (11-20 cm) e Rosso (oltre 20 cm).

Parallelamente all’azione pubblica, si ribadisce l’importanza della collaborazione da parte dei privati per la sicurezza collettiva: proprietari, amministratori e conduttori di stabili sono infatti chiamati a provvedere alla tempestiva rimozione della neve e alla rottura e copertura del ghiaccio con materiale antiscivolo sul tratto di marciapiede prospiciente il loro immobile. Devono essere rimossi tempestivamente ghiaccioli e blocchi di neve sporgenti e a rischio caduta da grondaie, balconi o terrazzi e, se necessario intervenire da tetti o luoghi elevati, l’area interessata al suolo pubblico deve essere delimitata e vigilata. È inoltre obbligo dei proprietari verificare che alberi, cespugli o loro parti, sovraccarichi di neve o ghiaccio, non creino rischio per l’incolumità pubblica, protendendosi pericolosamente sulla strada o sui marciapiedi.

Per ogni informazione relativa ai servizi e agli interventi di viabilità invernale, i cittadini possono fare riferimento al Numero Verde Amiat (operativo h24 dal 1° novembre al 31 marzo): 800 679 738. È inoltre attiva la casella di posta istituzionale della Città (dal lunedì al venerdì in orario d’ufficio): viabilitainvernale@comune.torino.it.

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