ilTorinese

Malformazione al cuore: 26enne operato con chirurgia “senza sangue”

Maria Pia Hospital di Torino è punto di riferimento per la cardiochirurgia ed anche per le procedure “bloodless”, che permettono un risparmio di sangue con vantaggi per il paziente

Ad eseguire con successo l’intervento complesso è stata l’équipe guidata dal dott. Mauro Del Giglio

 

Torino, 11 giugno 2024 – Il paziente GUCH (Grown Up Congenital Heart) è un adulto con patologia cardiaca congenita che necessita di un monitoraggio periodico della salute del cuore. Grazie alle evoluzioni in ambito cardiologico e cardiochirurgico, i pazienti affetti da malformazioni congenite hanno oggi un’aspettativa di vita a medio e lungo termine alta e una qualità di vita migliore, anche se, a volte, si rende necessario ricorrere a interventi chirurgici correttivi che, negli anni, possono richiedere una ulteriore revisione. Così come è successo ad Alessandro, 26enne ligure affetto da Tetralogia di Fallot, una cardiopatia congenita complessa, che è stato recentemente sottoposto per la terza volta ad un intervento cardiochirurgico.  Un intervento raro, sia per la complessità sia per il fatto che è stato eseguito con tecnica “bloodless”, cioè con l’applicazione di un protocollo che consente di ottimizzare la “risorsa sangue” del paziente e di evitare le emotrasfusioni durante gli interventi chirurgici.

Presso il Maria Pia Hospital di Torino, Ospedale di Alta Specialità di GVM Care & Research accreditato con il SSN, l’équipe di Cardiochirurgia, guidata dal dott. Mauro Del Giglio, ha messo a punto per lui un intervento di correzione della cosiddetta Tetralogia di Fallot, una delle cardiopatie congenite più trattate che tuttavia presenta un quadro complesso, in quanto vede la concomitanza di quattro anomalie cardiache che riducono l’afflusso di sangue ossigenato al corpo e compromettono il regolare funzionamento dell’organo (ovvero il difetto interatriale, l’aorta a cavaliere cioè a cavallo dei due ventricoli, la dilatazione del ventricolo destro e il restringimento sottovalvolare e valvolare polmonare).

Alessandro è stato sottoposto, in altri ospedali, ad un primo trattamento alla nascita e ad un secondo nel 2013 per l’inserzione di una protesi chirurgica valvolare polmonare che negli anni successivi è andata incontro a una fisiologica degenerazione severa. La situazione attuale richiedeva quindi un ulteriore intervento che è stato valutato dagli ospedali di diverse città. Questo perché, alla complessità dell’intervento si aggiungeva anche la richiesta, da parte del paziente, di evitare qualsiasi trasfusione di sangue.

La struttura torinese di GVM Care & Research è centro di riferimento nazionale per la chirurgia bloodless, ovvero “senza sangue”, che consente di ridurre le emotrasfusioni con un recupero post operatorio più veloce. L’applicazione di protocolli di risparmio del sangue (denominati protocolli di Patient Blood Management) è inoltre raccomandata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e dal Ministero della Salute. Negli ultimi anni i protocolli cardiochirurgici sono stati ulteriormente perfezionati portando alla necessità di trasfusione solo in 1 caso su 3. Questa casistica diviene oggi ancor più rilevante data la grande expertise del team chirurgico tale da poter valutare e accettare anche interventi sempre più complessi.

Tornando al caso di Alessandro, il suo quadro clinico inizialmente è stato valutato da altri ospedali che, a causa del tipo di protesi e del modo in cui negli anni si era calcificata, hanno escluso sia la possibilità di procedere con l’inserimento di una nuova valvola con tecnica percutanea all’interno di quella degenerata sia l’eventualità di eseguire un intervento di cardiochirurgia “open”, giudicato non fattibile data la scelta di rifiutare trasfusioni (con la chirurgia “a cielo aperto” sussiste un maggiore rischio di sanguinamento).

“Il paziente è giunto alla nostra attenzione dopo una serie di rifiuti da parte di altre strutture sanitarie e si è rivolto al Maria Pia Hospital data l’esperienza nell’applicazione di tecniche di risparmio di sangue – racconta il dott. Del Giglio – Dopo un’attenta valutazione del rischio, ed esclusa la possibilità di poter intervenire per via percutanea, abbiamo messo a punto una procedura “open” che con buone probabilità ci avrebbe permesso di portare a termine l’operazione riducendo il sanguinamento intraoperatorio e la conseguente necessità di trasfusione. L’intervento è stato particolarmente complesso: abbiamo in primis rimosso la vecchia protesi danneggiata, abbiamo poi ricostruito con patch di pericardio l’arteria polmonare e la via di efflusso del ventricolo destro, ed infine abbiamo impiantato una protesi valvolare biologica di calibro adeguato al paziente. In un paziente giovane la protesi biologica ha una durata molto lunga e quando degenererà tra circa una ventina d’anni sarà più semplice un impianto sostitutivo per via percutanea (una protesi meccanica ha invece un rischio di coagulazione molto alto, pertanto richiede l’assunzione di farmaci anticoagulanti, situazione al limite per un paziente che rifiuta le trasfusioni).

La preparazione del paziente ha costituito una fase estremamente importante e determinante per la riuscita dell’intervento: si è intervenuti in primis sui livelli di emoglobina preoperatori che sono stati innalzati a un livello ritenuto ottimale attraverso una stimolazione midollare per la riproduzione più rapida dei globuli rossi, e si è attuato un puntuale recupero del sangue del paziente a livello intraoperatorio.

Il 26enne è stato dimesso dopo 7 giorni di degenza con una buona condizione cardiaca.

“Convivo con questa malattia dalla nascita, sono stato operato la prima volta a soli 3 mesi, poi ancora a 15 anni e quando, a distanza di 12 anni, ad un controllo annuale è emersa la necessità di sostituire la valvola biologica che mi era stata impiantata, in qualche modo ero preparato, conoscevo le difficoltà a cui sarei andato incontro per tenere fede alla mia scelta di non ricorrere a trasfusioni – racconta Alessandro, tempra da lottatore e voce tranquilla -. Così davanti al rifiuto da parte dell’équipe di cardiochirurgia dell’ospedale che mi aveva sempre avuto in cura, dopo essermi documentato, mi sono rivolto al Maria Pia Hospital, dove ho trovato un’équipe di professionisti straordinari, competenti e generosi, che hanno studiato un intervento su misura per il mio caso clinico. Oggi sto bene, il recupero è veloce e spero di tornare quanto prima alla mia vita di sempre”.

La scelta di un paziente di rifiutare emotrasfusioni può essere dettata anche dalla fede religiosa (ad esempio nel caso dei Testimoni di Geova). “In qualità di équipe chirurgica valutiamo se l’intervento presenta un rischio accettabile; l’intervento viene rifiutato qualora non si riuscisse ad individuare una procedura che ci consenta di portare a termine l’intervento senza trasfusioni. Viene pertanto stipulato un “contratto” con il paziente, il quale accetta il rischio di astensione alla trasfusione”, conclude il dott. Del Giglio.

Alta Val Susa, il bilancio della stagione invernale

Una prima stima dei dati in termini di flussi turistici e economici fa registrare, a causa di un meteo ballerino, un andamento ondivago, soddisfacente ma con tante ombre

E’ terminata da poco la stagione invernale 2023/2024 e anche in Val di Susa è tempo di bilanci e di un primo resoconto sull’andamento stagionale in termini di presenze sui monti e sulle piste di sci (sci alpino, snowboard e fondo) nel vasto Comprensorio della Via Lattea (Sestriere, Cesana, Claviere/Monginevro, San Sicario, Ulzio/Salice d’Ulzio e Pragelato) e di Bardonecchia (Campo Smith, Pian del Sole, Les Arnauds, Melezet-Chesal, Jafferau, Pian del Colle).

Naturalmente anche quest’anno si sono vissute le ormai note e tipiche criticità stagionali legate a un altalenante e imprevedibile fenomeno nevoso, cui neppure l’innevamento artificiale può far fronte sia per le temperature oltre la media sia per i costi enormi derivanti da un uso eccessivo dei cannoni. Aspetti, noti da tempo, sui quali si interrogano peraltro politici, scienziati, climatologi e ovviamente gli operatori del settore turistico montano, concordando sul fatto che si debba giocoforza porre in essere tutta una serie di strategie innovative per limitare e arginare questo annoso problema che, al momento, non sembra risolversi naturalmente e che arreca evidenti danni economici a tutto il settore. Un tema talmente sensibile da essere persino e continuamente all’ordine del giorno nell’agenda, in primis, della Coppa del Mondo di Sci Alpino. E senza entrare nel dibattito aperto, polemico e contraddittorio del cambiamento climatico e del global warming, assurto quasi a scontro fazioso,  fideistico e settario, rimane tuttavia evidente che un problema reale sussista al di là che le cause siano di origine antropica (cioè la responsabilità umana) o più semplicemente, essendo la Terra e il clima sempre vivi e in movimento, di origine naturale, secondo cicli che prescindono dalle attività inquinanti e impattanti degli esseri umani (attività produttive e abitudini varie di ogni singolo uomo o della società nel suo complesso).

E’ stata una stagione particolarmente faticosa – spiega il presidente della Sestriere S.p.A. e del Comprensorio Via Lattea Giovanni Brasso – per via delle altalenanti condizioni meteo che non hanno garantito un innevamento costante e ottimale durante l’intera stagione invernale. Grandi nevicate alternate a situazioni meteo molto soleggiate, insieme alla presenza di un forte vento, hanno complicato a dismisura il regolare andamento della stagione turistica invernale, provocando ovviamente un impatto sensibile sui costi sostenuti per l’innevamento artificiale, quando e se reso possibile da una temperatura idonea all’impiego dei cannoni, una minore presenza dei solitamente tantissimi turisti italiani e stranieri, che ogni anno raggiungono la nostra Alta Valle con il suo comprensorio, e una serie di disguidi connessi alla situazione contingente.

Tuttavia, in questo quadro problematico, un primo bilancio -prosegue il presidente del comprensorio sciistico Via Lattea – ci mostra dei segnali incoraggianti, persino migliori delle attese, seppur certamente non si possa parlare di stagione record. Per il prossimo futuro – conclude il presidente Brasso – , in relazione alla stagione invernale e dando per scontato un meteo particolarmente instabile e capriccioso, dovremo urgentemente studiare una serie di misure e di politiche innovative allo scopo di cambiare e di allargare l’offerta turistica, svincolandola, almeno in parte e per quanto possibile, dalle pratiche sportive sciistiche, ma senza perdere ovviamente in termini di fascino, interesse e richiamo tanto per i turisti abituali e affezionati quanto per quelli nuovi”.

Anche per Bardonecchia, i cui impianti e strutture sciistiche sono gestiti da un’altra società, il discorso ovviamente non cambia sia per quanto riguarda le difficoltà provocate dal meteo sia per, seppur soddisfacenti, i minori flussi turistici registrati e legati in primis alla pratica di sport invernali.

Ora però è tempo di stagione estiva e del solleone in tutta l’Alta Valle di Susa e dunque si volta pagina in attesa del sempre più crescente turismo estivo che apprezza, oltre al clima frizzante e fresco delle alte quote, le infinite e variegate bellezze, bontà e possibilità che sa offrire la montagna anche in questa bella stagione in relazione alle attività sportive, turistiche e naturalmente al relax.

PATRIZIO BRUSASCO

Uomo accoltella la ex ma la lama si spezza sul collo della donna

Ha atteso in auto la ex moglie  davanti alla casa della salute di Canelli e quando lei è arrivata al parcheggio, l’ha aggredita alle spalle ferendola con  un coltello nella schiena alla base del collo ma la lama si è spezzata.

Le urla hanno richiamato gente e la donna è stata salvata, ora è in ospedale. L’ex marito è stato arrestato dai carabinieri con l’accusa di tentato omicidio.

Piemonte: Cirio vince con oltre il 56 per cento, Pentenero si ferma al 33 e prevale solo a Torino

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La vittoria del ri-candidato governatore di centrodestra del Piemonte Alberto Cirio è netta: 56,13 per cento contro la sfidante del Centrosinistra Gianna Pentenero che raccoglie in tutta la regione il 33,5 per cento. La candidata supera Cirio solo a Torino città. Ecco i dati definitivi del capoluogo regionale in relazione ai candidati alla presidenza:

 

Tutte le sezioni scrutinate a Torino:

PENTENERO 155.641 voti – 46,45%
CIRIO 140.345 voti – 41,88%
DISABATO 30.355 voti – 9,06%
FREDIANI 5.279 voti – 1,58%
COSTANZO 3.480 voti – 1,04%

Sul sito della Città di Torino www.comune.Torino.it gli aggiornamenti con i risultati di tutti i partiti e le preferenze dei candidati alle Regionali.

DATI E CURIOSITA’

In Piemonte FdI, primo partito, ha ottenuto il 24,5% dei consensi, superando di poco il Pd che ha il 24%.

La maggioranza di Cirio, secondo le proiezioni degli uffici del Consiglio regionale, dovrebbe contare su 30 consiglieri, di cui ben 14 di Fratelli d’Italia. Notevole nel centrodestra l’exploit della lista civica del presidente, “Piemonte moderato e liberale” (il cui regista è stato Gianluca Vignale, capo di gabinetto di Cirio) che ha preso oltre il 12% dei voti.  Tra i seggi assegnati alla minoranza, 12 consiglieri dovrebbero essere del Pd e solo due del Movimento 5 Stelle e altrettanti di Avs.

Tra i candidati più votati il primo è il dem Salizzoni, ex celebre chirurgo dei trapianti, che rientra in consiglio regionale con oltre 16mila preferenze, e gli assessori uscenti Maurizio Marrone (FdI) con più di 10 mila voti, e Andrea Tronzano (FI), oltre settemila. In minoranza la sorpresa di Stati Uniti d’Europa, che dovrebbe fare un seggio: andrebbe alla giovane Vittoria Nallo, tra poco mamma, figura emergente di Italia Viva a livello nazionale.

La ‘nicchia’ dei profumi

PENSIERI SPARSI  Di Didia Bargnani

La Wunderkammer dei profumi esiste, si trova in via Maria Vittoria in un magnifico palazzo del ‘600,  in quello che nel 1679 fu il primo ghetto ebraico edificato in Piemonte, dove grandi cancelli davanti alle case, tuttora presenti, venivano chiusi ogni sera e rendevano gli abitanti prigionieri nelle loro stesse abitazioni.
Possiamo collocare la nascita della Profumeria San Federico nel 1938, nell’omonima Galleria che nasceva dalla ristrutturazione iniziata nel 1930 della Galleria Natta, all’epoca il cuore pulsante di una Torino dinamica, meta di svago e affari. La Profumeria, in quegli anni era conosciuta in tutta Italia per la vendita di raffinati fermagli per capelli in osso, corno e tartaruga e per la ricercata selezione di alcuni profumi e saponi provenienti da Inghilterra e Francia da dove i vecchi proprietari facevano arrivare anche preziosi prodotti, come quelli di Creed e Floris,  per la toilette maschile.
Simona Gambino entra nella Profumeria della Galleria nel ‘91, ampliando l’offerta dei profumi, rigorosamente di ‘nicchia’, e dei prodotti di bellezza, accanto agli onnipresenti fermagli per capelli e nel giro di poco tempo il suo negozio diventa il punto d’incontro per tutti coloro che amano la ricercatezza, le essenze dei grandi Maitres parfumeurs  e tutto quello che nelle altre profumerie non si riesce a trovare.
Nel 2019 la Profumeria San Federico si trasferisce in via Maria Vittoria 10, il locale viene letteralmente trasformato da Simona in un luogo delle meraviglie, si recuperano tutti i particolari dell’epoca, i muri vengono decorati con vecchie carte da parati posate al contrario e dipinte a mano, si riscopre il pavimento che era di una vecchia chiesa provenzale del ‘700 posato qui chissà quando, chissà da chi.
“ Il mondo dei profumi di ‘nicchia’ è completamente cambiato – mi spiega Simona con un certo rammarico- basti pensare che all’ultimo Salone di Milano , gli espositori di questo genere di profumi erano 580, contro i 230 dello scorso anno; questo significa che si sta andando sempre più incontro ad un appiattimento, una standardizzazione e spersonalizzazione di un genere che fino a pochi anni fa era veramente un qualcosa di ricercato, unico e prezioso”.
Come si fa dunque a scegliere un profumo per proporlo poi ai propri clienti? Come si fa a capire se un profumo o una profumeria che, ultimamente nascono come funghi, sono veramente di ‘nicchia’ o se vengono solo spacciati per tali?
“Mi affido al mio naso e alla mia esperienza di 35 anni di profumeria di ‘nicchia’. Scelgo in base alla sensazione che i profumi mi danno, scelgo la qualità delle materie prime e non la moda; oggi ci sono tanti ‘nasi’ improvvisati, diffido di quelle persone che nella vita facevano tutt’altro e di colpo creano profumi definendoli di ‘nicchia’, non funziona così, ci vuole esperienza, conoscenza degli ingredienti e della storia”.
“ Sono fortunata perché sono i brand a cercarmi, ogni giorno ricevo richieste per poter venire in negozio a presentarmi nuovi prodotti , io ascolto e scelgo in base alla qualità e alla storia che si cela dietro a un marchio, sono aperta alle novità, compro e vendo ciò che mi piace”.
Cosa cercano maggiormente i clienti?
“Un luogo in cui si viene a ricercare il proprio profumo aiutati da me, si cerca anche l’esclusività, ci sono  marchi che a Torino si possono trovare solo qui, come alcuni profumi argentini, messicani e portoghesi ma anche italiani come Profumum Roma o il francese Astier de Villatte che in tutta Italia siamo solo in tre o quattro profumerie ad avere.
Ultimamente mi piace poter immaginare una sorta di giro del mondo olfattivo che si compie attraverso le varie fragranze, le essenze cambiano moltissimo in base al Paese in cui le materie prime nascono, si sviluppano e vengono distillate. Basti pensare alla Rosa, 1.400 fiori per ottenere 1 grammo di olio essenziale, abbiamo La Rosa Damascena (Bulgaria e Turchia), la Centifolia, la Tea, la Gallica , quella Araba e ognuna di loro avrà un profumo diverso che dipende dal terreno e dalla latitudine in cui è cresciuta”.
Simona mi racconta l’esperienza vissuta il mese scorso a Grasse, in Francia: “Sono stata invitata da una famiglia di essenzieri, i Robertet, leader mondiali nelle materie prime naturali, che lavorano nell’industria dei profumi dal 1850 come coltivatori, chimici, profumieri e raffinati ricercatori, alla raccolta della Rosa Centifolia, chiamata “La Rosa dei pittori” perché rappresentata in tante nature morte e dal profumo inconfondibile. È stato un momento indimenticabile ed un grande privilegio essere stata scelta per partecipare a un evento così importante per chi svolge il mio lavoro, ho raccolto personalmente le rose e ho assistito al processo di distillazione nel corpo centrale dell’azienda, progettato ai tempi da Gustave Eiffel”.
Simona Gambino è molto sensibile anche ai prodotti che prestano attenzione all’ecologia “ Sono favorevole a brand vegani, biologici che basano gran parte della produzione sul riciclo. A questo proposito si è appena svolto in negozio un evento in collaborazione con Hobepergh, marchio naturale al 100% ( usano solo olii essenziali e mai acqua), con sede sull’Altopiano di Asiago che utilizza piante Alpine officinali e scarti della frutta usata per la marmellata di un noto produttore della zona per creare soluzioni per la skincare quotidiana, innovative e multiuso mai sperimentate  finora in ambito cosmetico con una visione a lungo termine per il futuro della nostra Terra”.
In occasione di uno dei suoi viaggi, in cerca di nuovi profumi e ‘nasi’, Simona si è innamorata di Marrakech dove, dieci anni fa, ha aperto un raffinato ed elegante riad vicino alla Piazza delle Spezie, il Riad K – “ Ho percepito ciò che questa città poteva essere stata in passato: il mix con il colonialismo francese ha lasciato un’impronta di fascino incredibile, qui l’olfatto viene incredibilmente sollecitato. Quando arrivo mi ricarico completamente, si tratta di una pausa dal lavoro che mi rigenera anche se, in realtà, ne  approfitto per sperimentare le loro acque di rosa, i saponi all’olio di Argan e mi dedico alla ricerca di artigiani per la creazione di bijoux unici e particolari da proporre alle mie clienti”.
Intanto gli eventi si susseguono uno dopo l’altro, il 13 giugno la presentazione ufficiale di una maison di profumeria di ‘nicchia’ argentina, in esclusiva alla Profumeria San Federico, ‘Frassai’, dalle note sensuali e seducenti.
Grazie Simona, per avermi raccontato con grande passione così tante ‘chicche’ sul tuo mondo profumato!

Ikea Collegno compie 15 anni: più di 40 milioni di visitatori

Dal 2009 il negozio ha accolto oltre 40 milioni di visitatori, servito quasi 2 milioni di polpette  e oltre 4 milioni di caffè, diventando parte integrante della quotidianità di tanti piemontesi

 

 

L’11 giugno 2009 IKEA apriva il suo negozio a Collegno, diventando presto un punto di riferimento per chi desidera arredare la propria casa, ispirando le scelte e incontrando le necessità delle persone nelle diverse fasi della vita. Quello di Collegno segue alla prima apertura di Grugliasco datata 1990, con la quale IKEA arrivava a Torino con la sua offerta di prodotti dai nomi scandinavi e soluzioni d’arredo accessibili a tutti, diventando presto un punto di riferimento per chi desidera arredare la propria casa, ispirando le scelte e incontrando le necessità delle persone nelle diverse fasi della vita.

Da allora in questi quindici anni il negozio IKEA di Collegno ha accolto 40 milioni di visitatori, servito oltre 4 milioni di caffè e circa 2 milioni di polpette e venduto 18 milioni di Frakta blu. Le brugole o le borse FRAKTA blu porta-tutto sono solo alcune delle piccole, nuove, abitudini che si sono integrate nella quotidianità dei piemontesi, accompagnando il racconto di un trasloco, della prima volta fuori casa, della nuova cameretta, e di quanti in questi anni hanno sentito l’esigenza di rendere più funzionale e accogliente la propria abitazione.

Il negozio IKEA di Collegno rappresenta inoltre un valore aggiunto per l’intero territorio anche in termini d’impatto economico e occupazionale: sono infatti 429 i co-worker che lavorano all’interno del negozio, con una presenza femminile al 60,8%.

“Quindici anni di attività rappresentano un traguardo davvero importante, che testimonia l’affetto che i piemontesi ripongono quotidianamente in noi. Un risultato che vogliamo festeggiare con chi ci ha permesso di raggiungerlo: i nostri co-worker, clienti, fornitori e tutti coloro che ci hanno dato fiducia e scelto per arredare il posto più importante al mondo, la loro casa” dichiara Oleg PaninMarket Manager IKEA Collegno“Fin dal nostro arrivo in città, ci siamo sentiti accolti e parte di questa comunità. Per questo, giorno dopo giorno, lavoriamo con impegno e dedizione per promuovere un’idea di casa e, più in generale, di società, aperta e accogliente, stando attenti ai bisogni delle persone e dell’ambiente, fedeli alla nostra visione di creare una vita migliore per la maggioranza delle persone”. 

 

In linea con l’impegno di IKEA di divenire un’azienda con un impatto positivo sul clima entro il 2030, sono diverse le iniziative messe in atto dallo store piemontese in tema di sostenibilità: Torino è tra le città italiane che ha visto IKEA dotarsi di una flotta di 12 veicoli elettrici, con l’obiettivo di arrivare a coprire la totalità delle consegne ai clienti in modalità zero emissioni. Per permettere a clienti, dipendenti e fornitori di raggiungere IKEA in modo più conveniente e sostenibile, nella aree parcheggio dello store di Collegno è prevista inoltre l’implementazione di ulteriori 12 colonnine di ricarica elettrica di ultima generazione, grazie alla partnership di IKEA Italia con Be Charge – società controllata da Plenitude (Eni) – che si occupa della diffusione delle infrastrutture e dei servizi di ricarica per la mobilità elettrica.

Il negozio di Collegno è dotato di pannelli fotovoltaici per soddisfare il fabbisogno del negozio, di un sistema di raccolta e riciclo dell’acqua piovana che unito alla gestione responsabile della falda acquifera permette l’utilizzo interno e per l’irrigazione delle aree verdi.

Un legame quello di IKEA con Torino che, nel corso degli anni, si è tradotto anche nel supporto e nello sviluppo di oltre 40 progetti sociali attivati sul territorio insieme a istituzioni, associazioni locali e realtà impegnate a favore dei più fragili, con l’obiettivo di restituire un senso di casa a chi l’ha perduto, offrendo non solo i propri prodotti, ma anche la competenza e la cura dei tanti co-worker coinvolti.

Tra le numerose iniziative promosse e sostenute in questi 15 anni di attività, quella con il Gruppo Abele per il contrasto alla povertà educativa di bambini e bambine, con l’associazione “L’Isola che non c’è” per l’arredo di una casa in cui le persone con disabilità hanno l’opportunità di intraprendere un percorso di autonomia nella propria quotidianità e con l’Associazione Quore per l’arredo di appartamenti destinati all’accoglienza di persone LGBTQI. Oltre a numerosi progetti portati avanti grazie al prezioso contributo dei clienti, come Riscalda La Notte per raccogliere coperte, trapunte e piumoni da destinare alle persone senza dimora o Prodotto Sospeso, l’iniziativa con Croce Rossa Italiana – Valle di Susa a supporto dei profughi ucraini.

Per celebrare questa ricorrenza speciale insieme alla sua comunità, IKEA Collegno ha previsto da lunedì 10 a lunedì 24 giugno promozioni su una selezione di prodotti e la realizzazione di un evento speciale “Un viaggio nel tempo in IKEA” per tutti i soci Family.

Monfrà Jazz Fest, il festival delle buone pratiche

Venerdì 14 giugno prenderà il via una nuova edizione

 

Sta per ricominciare anche quest’anno il Monfrà Jazz Fest, che vuole essere una cassa di risonanza delle buona pratiche: partendo dalla musica jazz come potente mezzo di inclusione, il Fest vuole proporsi come uno strumento che contribuisca alla sostenibilità diffondendo comportamenti virtuosi di conservazione e tutela della biodiversità, contro lo spreco dell’acqua e la salvaguardia degli alberi, ma anche la tutela dei diritti umani, la tolleranza e l’inclusione.

Venerdì 14 giugno prenderà il via la settima edizione del Monfrà Jazz Fest, manifestazione organizzata dall’Accademia Europea d’Arte “Le Muse” di Casale Monferrato, per far conoscere il Jazz, i prodotti di qualità e le bellezze del territorio, da dieci anni patrimonio dell’UNESCO, unitamente a buone pratiche per la salvaguardia delle risorse naturali, dell’ambiente e dei diritti umani. Il tema 2024 del Monfrà Jazz Fest è “Play & Be Jazz-suona, gioca e sii te stesso”, a sottolineare il potere del Jazz, di coinvolgere l’improvvisazione e l’espressione personale simultaneamente.

“Si tratta di un invito a suonare e a essere liberi, buoni, green, felici, premurosi e ad immergersi liberamente nelle tante esperienze in programma”, sono queste le parole di Ima Ganora, Presidente dell’Accademia e direttrice artistica del Festival, coadiuvata da Luigi Andreone, che dice: ”Siamo impazienti di riprendere perché gli appuntamenti sono davvero tanti e tutti coinvolgenti”. Quest’anno il mese di giugno del Monfrà Jazz Fest ospiterà anche la rassegna “Per chi crea”, realizzata col sostegno del MIC e di SIAE, un progetto nazionale che promuove la creatività giovanile e che vedrà la partecipazione di sei gruppi emergenti italiani , di cui metà guidati da talenti femminili, a conferma dell’impegno del Fest verso le Pari Opportunità, la diversità e l’inclusione nel mondo della musica. La partenza del Fest avverrà il 14 giugno tra le vigne delle aziende Marco Botto Vini, a Sala Monferrato, per festeggiare i dieci anni dalla proclamazione UNESCO dei paesaggi vitivinicoli del Piemonte: Langhe, Roero e Monferrato, e gustarsi un aperitivo a cura della Cantina Marco Botto. La Cantina curerà un aperitivo di tradizionali stuzzichini monferrini e una degustazione di vini. Nell’ambito di “Per chi crea”, la serata vedrà esibirsi il Nugara Trio in “Point of Convergency”, i cui componenti del gruppo, Viden Spassov, Francesco Negri e Francesco Parsi, risultano essere i vincitori delle annuali borse di studio dedicate agli allievi più meritevoli ai seminari estivi di Nuoro Jazz 2021, tra i più prestigiosi in Italia, fondato dal famoso trombettista Paolo Fresu. Il concerto in vigna avrà inizio alle ore 20 con ingresso gratuito. Per la consumazione, a pagamento, è gradita la prenotazione al numero 340 8509299.

Sempre venerdì 14 giugno, presso il castello di Casale, Manica Lunga, alle ore 17 ci sarà l’inaugurazione di Biocultural Heritage “La vita nel fiume”, un progetto di Le Muse Accademia Europea d’Arte e Parco del Po Piemontese per conoscere meglio la flora e la fauna locali, unitamente alla Mostra di Scultura in Legno di Antonio Giammei, una raccolta di essenze lignee collezionate nel parco Nazionale dei Monti Simbruini e altre località Montane, realizzata in collaborazione con il Festival molisano Borgo in jazz. Le mostre a ingresso gratuito saranno visitabili fino al 23 giugno. L’inaugurazione al castello sarà preceduta dal convegno Custodi di orchidee, alle 15, mentre alle 18 vi sarà la presentazione libraria “Il Ritorno delle piante” di Fabio Marzano.

Sabato 15 giugno il festival si sposterà sul fiume con due concerti on the river all’imbarcadero di viale lungo Po Gramsci a Casale con MonJF PER CHI CREA “Eusocamilla” Camilla Baraggia voce e Max Romagnoli contrabbasso, che proporranno brani inediti composti da loro e a seguire “Mega” dei SLWJM, Leonardo Barbierato basso, Paolo Longhini basso, Lorenzo Morra piano e keyboard, Davide Mancini batteria e percussioni.

Gli SlowJam sono un Quartetto di musicisti provenienti da diverse città, che hanno come base Asti. Letteralmente il loro nome significa “marmellata lenta” con Slow che si riferisce a un mondo rilassato e ricercato e jam che, specialmente nell’ambito jazz, sta a indicare una commistione di personalità e stili differenti , oltre ad un forte interplay che unisce parti scritte a parti improvvisate, per rendere diversa ogni esibizione.

Mega è il loro primo album, frutto di esperienze live e affiatamento tra i quattro musicisti e che li ha portati a integrare meglio le loro radici musicali. Questo ha partorito un sound con diverse sfaccettature, dalle influenze più sfacciatamente jazz/fusion a quelle più tipicamente mb e soul. L’apertura musicale sarà alle 19.30 per offrire il meraviglioso spettacolo del Po al tramonto e ci sarà la possibilità di assaporare la classica Merenda sinora a cura degli Amici del Po. Ingresso gratuito. Consumazioni a pagamento.

Al pomeriggio, invece, spazio a Play&Be JAZZ and feeling green e le fiabe in jazz “Amica terra musicale” con Giulia Motta, laboratori, spettacoli del format Musicanto per bambini dai 3 ai 9 anni a cura dell’Accademia Le Muse, in collaborazione con la Biblioteca Ragazzi di Casale Monferrato alle ore 16 e alle ore 17. Ingresso gratuito. Necessaria prenotazione.

Domenica 16 giugno l’appuntamento che forse registra la maggior partecipazione di pubblico, con il concerto delle 8 all’Imbarcadero di Viale Lungo Po Gramsci, preceduto dalla colazione monferrina a base di panino al gorgonzola, bagnetto o muletta a cura degli Amici del Po. Il risveglio all’alba sul Po sarà affidato quest’anno al Giulia Damico 4et: Giulia Damico al piano, Vicenza Spassov al contrabbasso, Didier Yon al trombone a Francesca Remigi alla batteria con il loro “Sympatheia”, progetto della cantante e cantautrice torinese Giulia Damico, artista completa del panorama jazz, della musica moderna e di ricerca.

Ingresso gratuito al concerto. Consumazioni a pagamento.

La giornata continuerà in compagnia del grande fiume all’insegna del Play &Be Jazz and Feeling GREEN con le fiabe in jazz, “Musiche Farfalle”QQQ, a cura di Giulia Motta alle ore 10 e alle ore 11. Ci sarà anche la possibilità di fare un giro in barca sul Po con gli Amici del Po e andare alla scoperta delle farfalle con il Parco del Po Piemontese.

Nel pomeriggio dalle 16.30 le note del Fest invaderanno anche il centro di Casale Monferrato con l’allegra Swing Parade dei The KITCHEN SWING, che si esibiranno accompagnati dalla musica di Mr Rhythm the swing selecta, trasformando le vie del centro in una grande Ballroom di Lindy Hop a cielo aperto.

Per il programma completo visitare il sito www.monjazzfest.it

Mara Martellotta

La storia corre sulle strade di Torino, arriva la Mille Miglia

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 L’11 giugno 435 auto storiche in sfilata

Farà tappa a Torino la Mille Miglia, il più grande appuntamento internazionale dedicato alle auto storiche. Il programma, presentato  in conferenza stampa dall’Automobile Club prevede martedì 11 giugno la sfilata delle vetture in piazza San Carlo dalle 19,30. Mercoledì 12 la corsa ripartirà dal Palavela alle 5,45 del mattino. Nelle sue edizioni sportive, la 1000 Miglia transitò da Torino nel 1947 e nel 1948 ma è la prima volta che vi fa tappa.

“Nella nostra città – ha spiegato il presidente dell’Ac Torino Piergiorgio Re – arriveranno ‘gioielli’ che hanno corso tra il 1927 e 1957 la famosa competizione automobilistica su strada. Ben 435 automobili sfileranno in piazza San Carlo. Alla Mille Miglia non partecipavano solo i grandi campioni con le auto più sportive, ma anche tanti amatori con le loro auto di uso quotidiano. Questa manifestazione ha un rilevante richiamo internazionale, con una prevalenza di partecipanti stranieri, provenienti da tutta Europa, dall’America, dal Giappone, dall’Australia e Nuova Zelanda. L’Italia parteciperà anche con 120 Ferrari, che anticiperanno la carovana delle storiche. Ci saranno 20 auto elettriche e un prototipo a guida autonoma”.

Il Sindaco di Torino Stefano Lo Russo ha evidenziato che la tappa porterà sicuramente un’atmosfera speciale e grande entusiasmo tra torinesi, turisti e appassionati e sottolineato come l’auto rappresenti per la nostra città il simbolo di una storia lunga oltre un secolo ma anche il futuro dei motori ecologici e della mobilità sostenibile cui l’industria automobilistica guarda e che vede, ancora una volta, Torino come laboratorio di innovazione.

Intorno all’evento sono previste manifestazioni collaterali che vedranno coinvolto il Museo Nazionale dell’Automobile con eventi culturali e una mostra fotografica delle opere di Rodolfo Mailander.

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