L’affetto e la riconoscenza della comunità di Bardonecchia e di tutta la Val di Susa
“ Don Paolo questa notte ci ha lasciati “ è la frase che all’inizio del mese di Marzo corre nell’aria fredda di Bardonecchia, sotto l’ultima leggera spruzzata di neve di fine inverno che ha imbiancato anche le strade, i vicoli, i tetti delle case. Una realtà difficile da accettare questa che sta unendo tutti nel dolore della sua perdita e nel ricordo comune di Don Paolo Di Pascale, notissima e storica figura originaria della Conca bardonecchiese, nato tra quelle montagne nell’agosto del 1932.

Giovane seminarista fu ordinato sacerdote nel 1956 e svolse il suo compito di infaticabile parroco valsusino prima a Rochemolles nel 1960 ai tempi della valanga che minacciò di distruggere la frazione e di cui fu testimone, poi a Sestriere dal 1971 per circa trent’anni e quindi dal 2002 definitivamente nella Conca di Bardonecchia, dove svolse il suo ministero di parroco nelle frazioni di Melezet, Les Arnauds, Millaures e Rochemolles delle quali conosceva ogni anima ed ogni pietra. Rivolse sempre grande attenzione alla conservazione del patrimonio architettonico e storico della Conca costituito dalle parrocchiali di cui si occupava così come dalle cappelle antiche tra cui quella che si erge alla sommità del Monte Thabor a 3.178 mt di altezza, cui fu molto affezionato tanto da prodigarsi nella ricerca dei finanziamenti per il suo restauro, oltre alle cappelle secolari alcune delle quali affrescate, preziose per storia e bellezza.

Nel 2020 gli venne conferito dalla Santa Sede il titolo di monsignore ma amava farsi chiamare Don Paolo con quella sua ben nota semplicità d’animo, caratteristica di chi come lui non ostenta, non vuole apparire ma lascia il segno nei cuori di chi lo incontra grazie ai suoi valori più autentici e sinceri. Ci sono persone e luoghi indimenticabili e quando tra loro, persone e luoghi appunto, si crea una sinergia che perdura decenni e decenni, per tutta la vita come nel caso di Don Paolo, quella persona ne diventa simbolo e quei luoghi continueranno nel tempo a raccontarla in un intreccio che va oltre le parole pronunciate, mantenendone vivo il ricordo e rendendola in qualche modo immortale. Abitava nella piccola frazione di Les Arnauds nella casa di famiglia dove amava ricevere amici, fedeli e studiosi intrattenendo con ognuno un dialogo intimo ed unico non solo sui temi della spiritualità a lui particolarmente cari ma anche sulle sue tante conoscenze storiche del territorio bardonecchiese, frutto di anni di studio e di ricerche. E’ stato un attento e prolifico autore di libri e di articoli grazie alle sue grandi conoscenze di storico delle tradizioni locali che metteva generosamente a disposizione di quanti volevano conoscere storie, fatti, personaggi, aneddoti, eventi da lui raccolti in anni di ricerche.

Se è vero che le parole pronunciate non ci abbandonano essendo fatte della nostra stessa energia ma anzi continuano a vivere diventando, seppure intangibili, parte del nostro mondo tangibile, i sermoni domenicali di Don Paolo pronunciati dagli storici altari, dai pulpiti delle parrocchiali di cui aveva cura, antiche di secoli e secoli di storia e che popolano la Conca bardonecchiese, da Melezet a Rochemolles, la sua voce amica, le sue battute simpatiche, i suoi consigli trasmessi a chi gli affidava il cuore e l’anima nelle tante ore da lui trascorse in confessionale, i dialoghi sempre simpatici ed arricchenti nei momenti delle feste patronali cui partecipava in allegria, tutto ciò non andrà mai perso ma resterà tra le sue amate montagne e in chi lo ha conosciuto, stimato e amato e saranno testimoni di quanto ha saputo donare alla sua terra e alla sua gente in tutta la sua lunga vita a loro dedicata
Patrizia Foresto
Foto di P. Foresto
Le esequie si svolgeranno lunedì 3 Marzo a Bardonecchia alle ore 11 nella Parrocchiale di S. Ippolito
Venerdi ho seguito per due ore l’incontro sul commerci tenutosi in Barriera di Milano e ho visto che qualcuno non ha ancora capito perché a Torino hanno chiuso molti negozi. Quante volte in passato se uno perdeva lavoro si dava da fare per aprire una attività commerciale? Perché allora a Torino la economia cresceva bene e la domanda di consumi era alta. Ora non più. Torino da venticinque anni cresce meno della media nazionale e questo ha impoverito molta gente al punto che nel 2012, tredici anni fa, l’Arcivescovo di Torino denunciava la esistenza di due Torino, quella che sta bene e la metà che sta male. Negli ultimi anni la metà che sta male, che abita prevalentemente in Barriera, Aurora Mirafiori Sud, Falchera e Vallette , purtroppo ha visto peggiorare ulteriormente la situazione e quindi consuma di meno. La Crisi del Commercio torinese che si vede dalle tante chiusure dei negozi, nasce cioè dalla bassa crescita economica della Città che come dico da tempo e come ha confermato Banca d’Italia in vent’anni ha perso 18 punti rispetto a Bologna. Alla bassa crescita economica che ha il suo epicentro nella crisi del settore auto e nella riduzione di personale a Mirafiori e in tante aziende dell’indotto si aggiunge l’effetto di aver autorizzato da parte del Comune la apertura di troppi Centri Commerciali, dalla mancanza di sicurezza, da Amazon etc. Prima annotazione , nonostante le amministrazioni del PD abbiano autorizzato tanti centri commerciali molti commercianti continuano a votare PD o gruppi satelliti. Mistero gaudioso. Se si studia il PIL torinese o il fatturato economico di Torino si vede che senza considerare il settore bancario, al primo posto c’è l’industria e i servizi alla industria , dai Centri di ricerca al Design alle aziende dell’indotto, il commercio viene dopo , dopo ci sono il turismo e la cultura e la pubblica amministrazione.


