ilTorinese

Serie A, 7ª giornata: Como-Juventus 2-0, primo KO per Tudor

Dopo cinque pareggi consecutivi tra campionato e Champions, la Juventus di Igor Tudor cade per la prima volta in stagione, sconfitta 2-0 da un sorprendente Como. Al “Sinigaglia” decide una super prestazione di Nico Paz, autore di un assist e di un gran gol nel finale.
Partenza shock per i bianconeri: dopo appena 4 minuti, Kempf sblocca il risultato su assist dell’argentino. La Juve reagisce con Yildiz, Moreno e Thuram, ma senza precisione. A David viene annullato un gol per fuorigioco.
Nel secondo tempo, Caqueret va vicino al raddoppio, che arriva al 79′ con una perla di Nico Paz. Il Como firma così un colpo pesante e raggiunge la Juventus in classifica. I bianconeri restano a -3 dalla vetta, in attesa di Milan-Fiorentina.

Enzo Grassano

Con le fabbriche del vento Alba è capitale italiana dell’Arte Contemporanea 2027

Alba è  ufficialmente capitale italiana dell’Arte Contemporanea 2027. La proclamazione è avvenuta nel pomeriggio di venerdì 17 ottobre al Ministero della Cultura  a Roma, il giorno successivo all’audizione delle quattro città finaliste. “Le fabbriche del vento” ha convinto la giuria per la sua visione diffusa e duratura, capace di rigenerare territori, comunità e linguaggi attraverso l’arte del presente.
La candidatura di Alba è stata promossa dal Comune di Alba e dal Comitato Alba Capitale Italiana dell’arte contemporanea 2027, composto dalla presidente Patrizia Sandretto Re Rebaudengo, dal sindaco Alberto Gatto e da Nicolas Ballari,  che ha curato il dossier insieme a un vasto team. Il progetto diventerà ora un programma culturale permanente  che, attarverso le Capitali sorelle, sarà diffuso su tutto il territorio delle Langhe, Roero e Monferrato, un territorio riconosciuto dall’UNESCO come patrimonio dell’umanità.

“Questa vittoria è il frutto di un grande lavoro di squadra e di territorio – ha dichiarato il sindaco di Alba Alberto Gatto – il dossier è nato dall’incontro tra artisti, professionisti del settore, istituzioni  e enti che hanno creduto nella forza propulsiva dell’Arta contemporanea. A tutti loro il nostro grazie. L’arte si affiancherà  ora alla bellezza del nostro paesaggio Patrimonio dell’Umanità e alle eccellenze enogastronomiche celebri nel mondo.  Con la prima Biennale delle Langhe daremo forma a un laboratorio permanente di idee e di cultura”.

“Quella di oggi è una giornata straordinaria da incorniciare per tutti i piemontesi – hanno affermato il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio e l’Assessore Marina Chiarelli – È una vittoria della squadra, di un dossier credibile come “Fabbriche del vento”, costruito da istituzioni pubbliche e private che hanno lavorato insieme. Sappiamo ora che c’è molto da fare e lo faremo insieme. Alba e il Piemonte hanno dimostrato che la cultura è un linguaggio condiviso e che l’arte è capace di unire energie e persone. Questo riconoscimento è un ulteriore passo prezioso per continuare a costruire un Piemonte dove l’arte non resta chiusa nei musei, ma innerva le comunità e le nutre quotidianamente. È la conferma che investire  nella bellezza e nel talento è una scelta che ripaga sempre”.
“Nel progetto “Le fabbriche del vento “ – spiega Patrizia Sandretto Re Rebaudengo,  Presidente del Comitato Alba Capitale 2027 – l’arte contemporanea è  come un seme, che può essere seminato, diffuso, moltiplicato. In un tempo complesso, Alba sceglie l’arte come energia capace di generare comunità,  senso e visione. È un onore condividere questo risultato con una squadra straordinaria e con un territorio che ha creduto nel valore del contemporaneo”.
“Abbiamo immaginato un dossier con l’ambizione di suggerire un nuovo modello per il sistema dell’arte contemporanea- spiega Nicolas Ballario, curatore del dossier. Un modello che assemblasse le eccellenze del settore artistico con industrie, fondazioni e altre discipline come il teatro e la musica. Assegnazioni così importanti devono lasciare un’eredità concreta. Abbiamo scritto un dossier ricco e complesso, adesso dobbiamo metterci al lavoro per attuarlo in ogni dettaglio.

La programmazione di Alba 2027 prenderà forma come Anno I della Biennale delle Langhe, manifestazione internazionale dedicata al dialogo tra arte, paesaggio e comunità,  che diventerà il lascito permanente della candidatura. Il progetto coinvolgerà artisti, curatori, studiosi italiani e internazionali  e darà vita a una rete di spazi espositivi, opere pubbliche e progetti educativi in dialogo con il territorio UNESCO delle Langhe, Roero e Monferrato.

Tra i progetti principali la mostra dedicata a  Pinot Gallizio, la retrospettiva su Roberto Longhi, il progetto Radis della Fondazione Arte Crt, Vigne d’Arte, con gli interventi artistici della Fondazione Ospedale Alba Bra e l’ampliamento della Biblioteca Civica G. Ferrero, con una sezione intitolata a Luca Beatrice.
La vittoria di Alba riconosce il modello delle Capitali sorelle, che unisce città e territori in una rete culturale e produttiva condivisa. Il progetto è sostenuto da una vasta rete di enti, fondazioni e realtà economiche, tra cui Fondazione CRC, Fondazione Ferrero, Fondazione CRT, Ente Turismo Langhe Monferrato e Roero, Ente Fiera di Alba, Confindustria,  Coldiretti, Confartigianato, Associazione Commercianti Albesi, Fondazione Radical Design e Cantine Ceretto.

Mara Martellotta

Se la droga in carcere arriva nelle palle da tennis

È allarme spaccio di droga nella Casa circondariale di Vercelli dove negli ultimi giorni, a seguito di diversi controlli su più detenuti e in diverse celle, è stata rinvenuta sostanza stupefacente. Ed è sorprendete una delle modalità attraverso la quale la droga entra in carcere. Lo denuncia il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria.

“Il tempestivo intervento e l’attenzione del personale di Polizia Penitenziaria di Vercelli hanno permesso di individuare e sequestrare la sostanza stupefacente che diversi detenuti occultavano o sulla propria persona o in oggetti in loro possesso”, spiega Vicente Santilli, segretario per il Piemonte del SAPPE. “Si tratta dell’ennesima prova della professionalità, dell’esperienza e del costante impegno delle donne e degli uomini della Polizia Penitenziaria, che ogni giorno operano in condizioni difficili per garantire la sicurezza all’interno del carcere”. 

Ma è certamente singolare una delle modalità con cui, dall’esterno della struttura, si tenta di introdurre la droga in carcere: “L’attenta vigilanza dei Baschi Azzurri ha permesso, nelle ultime ore, di fermare due persone che si aggiravano con fare sospetto nei pressi del carcere. Ebbene, i due avevano tentato di lanciare all’interno della Casa circondariale delle palline da tennis al cui interno vi era cocaina e cannabis!”. “Il SAPPE”, conclude il sindacalista, “esprime vivo apprezzamento per l’operato del personale e sottolinea, ancora una volta, come sia indispensabile che l’Amministrazione ponga la massima attenzione su tali episodi e fornisca supporto adeguato per fronteggiare efficacemente il fenomeno dell’introduzione e diffusione di sostanze e oggetti illeciti all’interno degli istituti penitenziari”.

Ogni giorno“, commenta Donato Capece, segretario generale del SAPPE, “la Polizia Penitenziaria porta avanti una battaglia silenziosa per evitare che dentro le carceri italiane, per adulti e minori, si diffonda uno spaccio sempre più capillare e drammatico, stante anche l’alto numero di tossicodipendenti tra i detenuti. Questo fa comprendere come l’attività di intelligence e di controllo del carcere da parte dei Baschi Azzurri della Penitenziaria diviene fondamentale. E deve convincere sempre più sull’importanza da dedicare all’aggiornamento professionale dei poliziotti penitenziari, come ad esempio le attività finalizzate a prevenire i tentativi di introduzione di droga in carcere, proprio in materia di contrasto all’uso ed al commercio di stupefacenti”. Capece torna a sottolineare le criticità detentive connesse all’alto numero di presenze di tossicodipendenti tra di detenuti: “Noi con il metadone non risolviamo il problema, ma dobbiamo portare questi ragazzi nelle comunità terapeutiche, anche perché ci costano di meno. Un detenuto in carcere costa mediamente 200 euro mentre in una comunità terapeutica da 50 a 80 euro. Così non solo risparmiamo, ma tra quelle persone qualcuno riusciamo a salvarlo e quando ci riusciamo non abbiamo salvato solo i ragazzi ma anche le famiglie, perché la tossicodipendenza non è un problema legato solo ai ragazzi ma è un problema di tutte le famiglie. E allora che senso ha tenerli in carcere?  Basterebbe anche replicare l’esperienza del carcere di Rimini, dove, oltre 20 anni fa, fu istituita una piccola sezione, con 16 posti, nella quale accedono quei detenuti che sottoscrivono un programma con l’amministrazione, impegnandosi a studiare, lavorare, non assumere più sostanze alternative come il metadone, e dopo un certo periodo di tempo, 6 mesi, un anno, vanno in comunità e vengono tutti recuperati. Risolveremmo in parte anche il problema del sovraffollamento”. Il segretario generale del SAPPE, infine, evidenzia il ruolo centrale della Polizia Penitenziaria come parte integrante del sistema sicurezza della Nazione, specie nell’ambito dell’esecuzione penale e penitenziaria per minori: “Sicurezza e diritti sono un binomio inscindibile anche quando si affronta la complessa realtà del sistema penitenziario, perché, salvi i casi più gravi, la doverosa esecuzione della pena deve costituire il presupposto per il ritorno alla vita civile del detenuto. Stare vicini alle donne ed agli uomini della Polizia Penitenziaria vuol dire condividere il delicato ruolo istituzionale che a loro affida lo Stato”.

Polizia municipale, questa sconosciuta

Riprende la rubrica PAROLE Rosse a cura di Roberto Placido. Un articolo ogni qualvolta accade qualcosa meritevole di segnalazione in città…

Oramai il problema della Polizia Municipale di Torino ha superato ogni limite. Facendo la doverosa premessa che, ci sono tanti vigili perbene che fanno onestamente e con impegno il loro lavoro, e di questo li ringraziamo, ce ne sono tanti, troppi, che non si capisce cosa facciano. Capitolo multe a parte, anche quelle aumentate non per il loro lavoro ma per l’utilizzo, a volte vessatorio, degli apparati fissi , i T Red, è in tutto il resto che non si vedono.

Per i Monopattini e le bici, oramai, le loro corsie sono i marciapiedi ed i portici. Che siano in due o tre sopra non fa nemmeno più notizia. Ma veniamo al motivo di oggi. Ieri sera sabato 18, dopo le ore 24 sento le urla ed invocazioni di una signora avanti con l’età e mi affaccio al balcone. Era , al secondo piano del palazzo di fronte disperata che chiedeva di fare qualcosa in quanto, nello stesso palazzo, al primo piano, era in pieno svolgimento un Rave Party in miniatura con una cinquantina di ragazzi che sostavano sui balconi con le porte spalancate e musica a …”palla”. . Allora faccio il bravo cittadino e telefono al 112 e dopo un’attesa non proprio brevissima ed avere fornito i miei dati mi dirottano alla Poliza Locale. Spiego la situazione e mi rispondono “ appena possibile mandiamo una pattuglia”. E così nell’attesa vana che arrivassero i “nostri” con o senza Rin Tin Tin, verso le tre e dopo avere visto la vittoria dell’Inter e un film e qualche TG sono andato, accompagnato in sottofondo, anche se la camera da letto è dall’altra parte, non proprio da una ninna nanna di Mozart ma dalla musica del mini Rave Party. Alcuni speravano che con l’arrivo di un ufficiale dei Carabinieri alla guida del corpo dei Vigili Urbani le cose sarebbero cambiate…. macchè, forse sarebbero stato meglio un vecchio graduato dei Cittadini dell’Ordine, rispolverato alla bisogna.

ROBERTO PLACIDO

Torino: Paulaner Oktoberfest, non solo birra per 16 giorni

IL TORINESE WEB TV

16 giorni di festa alla Pellerina, con birra Paulaner, cucina tipica bavarese, concerti live e un nuovo Villaggio Oktoberfest all’aperto. Sicurezza e accessibilità grazie all’accordo con GTT e Taxi Torino.
Il cuore dell’evento è il grande padiglione da 3.000 m²con oltre 2.500 posti a sedere , affiancato dal Beer Garden e dal Villaggio Oktoberfest , per una capienza complessiva di circa 3.500 posti.
Protagonista assoluta è la birra Paulaner, servita nei tradizionali boccali da un litro ( Maß ) da oltre 70 giovani in abiti tipici bavaresi, dirndl per le ragazze, lederhosen per i ragazzi , affiancati dalle immancabili Bretzeline, con i loro cesti di brezel caldi.
La cucina a vista è guidata dallo chef piemontese Fulvio Marengo, con 40 addetti, che prepara ogni giorno stinchi, schnitzel, gulasch, spätzle e tante altre specialità bavaresi, con proposte anche vegetariane, gluten-free e menù per bambini. I prodotti provengono da artigiani trentini e produttori locali del territorio torinese. Tutti i menù sono sul sito della festa.
Anche quest’anno è alta l’attenzione alle ricadute economiche sul territorio, con oltre 200 giovani locali assunti e l’utilizzo di maestranze torinesi.
Ai mostri microfoni l’Assessore al commercio del comune di Torino Paolo Chiavarino.

FRANCESCO VALENTE

Battistoni guida il Regio tra inferni, purgatori e un Paradiso un po’ kitsch

Di Renato Verga

Dal buio dell’Inferno alla luce del Paradiso: così si apre la nuova serie di concerti del Teatro Regio di Torino, significativamente intitolata “Abissi”. A guidarci nel viaggio è Andrea Battistoni, che dopo aver inaugurato la stagione lirica con la Francesca da Rimini di Zandonai, torna ora sulla stessa figura dantesca nella “fantasia sinfonica” che Čajkovskij le dedicò nel 1876. Il compositore russo, suggestionato dal turbine di passioni e condanne del V canto, traduce in musica la tempesta che travolge i lussuriosi con un’orchestra che sibila e geme, mentre un clarinetto solitario — l’ottimo Antonio Capolupo — dà voce alla dolente Francesca. Poi l’amore si accende, cresce, divampa: il tema lirico dei legni e degli archi si trasforma in un vortice sinfonico di potenza quasi operistica. Dopo l’esplosione drammatica, il silenzio pietoso. Battistoni, che dirige a memoria con gesto ampio e teatrale, restituisce con entusiasmo la tensione emotiva di una delle pagine più travolgenti del sinfonismo romantico.

Dopo l’Inferno, il Purgatorio: Schicksalslied (il Canto del destino) di Brahms, composto nel 1871 su versi di Hölderlin. È la parte più raccolta, ma anche il cuore poetico del concerto. Brahms oppone due mondi — quello perfetto e luminoso degli dèi e quello fragile e dolente degli uomini — in un equilibrio miracoloso tra forma classica e emozione romantica. L’inizio è tutto purezza e sospensione: archi e fiati fluttuano in un’atmosfera quasi celeste, interrotta solo dai battiti lontani dei timpani. Poi irrompe la tempesta: la musica precipita, come la condizione umana, “da roccia a roccia”, e la coralità si fa drammatica, disperata. Ma il finale, un ritorno trasfigurato al tema iniziale, apre uno spiraglio di pace. Brahms, più ottimista del poeta, sembra dire che l’arte può salvare ciò che la vita spezza. Battistoni ne sottolinea i contrasti con una direzione piena di calore, che passa dal misticismo al furore con fluida naturalezza.

E infine, il Paradiso. È il “Prologo in cielo” dal Mefistofele di Arrigo Boito, quella folgorante pagina in cui Dio e il Diavolo si sfidano sul destino di Faust. Boito, librettista geniale e musicista diseguale, qui si supera: costruisce un affresco sonoro grandioso e megalomane, sospeso tra il sublime e il kitsch. Con un’orchestra in assetto da battaglia — quattro percussionisti, due arpe, organo, nove ottoni in scena e altrettanti fuori scena — il Regio risuona come una cattedrale.

Peccato che nella lettura di Battistoni, pur precisa e compatta, manchi quella punta di ironia che renderebbe giustizia alla visionarietà un po’ folle di Boito. Anche Erwin Schrott, Mefistofele di lusso, preferisce il canto alla caricatura: voce sontuosa, ma poco zolfo.

Il coro del Regio, guidato con consueta maestria da Ulisse Trabacchin, e quello di voci bianche preparato da Claudio Fenoglio (quasi tutto al femminile: cinque maschietti su trentaquattro) contribuiscono all’impatto spettacolare del finale, accolto da applausi entusiasti e meritati.

Così, tra i venti infernali di Čajkovskij, la struggente meditazione di Brahms e l’apoteosi celeste di Boito, il concerto si fa moderno viaggio dantesco. Non promette la salvezza, ma una consapevolezza più lucida: che gli “abissi” dell’anima, se attraversati con la musica, possono condurre almeno a un frammento di verità. O, per dirla con Dante, “a riveder le stelle”.

“Morti sul lavoro, molto più di una tragedia”

LETTERA AL GIORNALE

Caro direttore,

mi chiamo Yuleisy Cruz Lezcano, sono poetessa, scrittrice e attivista. Vi scrivo dopo aver letto della morte di Andy Mwachoko, operaio di 41 anni, travolto da una rete metallica nel cantiere di Torino Esposizioni, il 18 ottobre. Non riesco a chiamare “tragedia” ciò che è accaduto. La parola “tragedia” ha in sé una connotazione di fatalità, ma qui le responsabilità hanno un nome, un volto, un’organizzazione. La morte di Andy non è un fulmine improvviso, ma la conseguenza concreta di negligenze, di una cultura del profitto che considera il corpo del lavoratore come parte sostituibile del meccanismo. Il mio dolore personale, in questo caso, si intreccia al suo. Mio padre è stato colpito da una lastra di cemento mentre si spostava in bicicletta. In quel caso, i responsabili rimasero impuniti. So bene cosa significa ricevere una notizia così, sapere che tutto è stato trattato come una “fatalità”. Per questo, ho scritto un componimento poetico non solo come gesto di denuncia, ma anche come atto di vicinanza a chi ha amato e stimato Andy, a chi oggi si trova a piangere una vita spezzata da qualcosa che non doveva accadere.

Vi chiedo, se ritenete opportuno, di pubblicarla o di accoglierla nei vostri spazi, per non lasciare che il silenzio vinca di nuovo. Grazie in anticipo.

Cordiali saluti,
Yuleisy Cruz Lezcano

Rock Jazz e dintorni a Torino: Carmen Consoli e Marc Ribot

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GLI APPUNTAMENTI MUSICALI DELLA SETTIMANA 

Martedì. Al Magazzino di Gilgamesh si esibisce Max Altieri & Friends.

Mercoledì. Al Teatro Colosseo per 2 sere consecutive è di scena Carmen Consoli.

Giovedì. Allo Ziggy si esibisce Bunuel +Guest. Al Folk Club suona il quartetto di Olivia Trummer. Allo Spazio 211 è di scena Adele Altro.

Venerdì. Al Circolino suona Giorgio Diaferia Ensemble. Al Cap 10100 si esibiscono I Legno. Al Circolo Sud sono di scena i Zagara. Alla Piazza dei Mestieri suona il quartetto Ionata-Tarenzi-Piccirillo-Fiore. Al Folk Club si esibisce Sam Outlaw & Band preceduto da Hannah Aldrige. Al Teatro Colosseo arriva Angelo Branduardi. Al Magazzino sul PO suona Vinnie Marakas + Androgynus. Allo Spazio 211  si esibisce Christian Coccia. Allo Ziggy sono di scena Di Notte+ Plastic Palms + Smart Pop.

Sabato. Al Folk Club suona il chitarrista americano Marc Ribot. Al Cap 10100 si esibiscono i Demons Bats. Al Magazzino di Gilgamesh è di scena la Travelin’ Band. Al Peocio di Trofarello suona Greg Koch e Koch Marshall Trio. Al Blah Blah si esibiscono i Retarded + Antares. Allo Ziggy per l’Electronational Festival suonano : I Nachtmahr +Stars Crusaders+Paolo Virdis After Show Party: Dj Lesley.

Domenica. Al Cap 10100 si esibisce il Shoshin Duo. Al Blah Blah suonano i Road Syndicate+ The Gentlemen.

Pier Luigi Fuggetta

Fuchsia Dunlop. Invito a un banchetto

La celebre food writer britannica Fuchsia Dunlop presenta al MAO di Torino il suo ultimo libro

MAO Museo d’Arte Orientale

Via san Domenico 11, Torino

Mercoledì 22 ottobre 2025 ore 18

Mercoledì 22 ottobre alle ore 18 al MAO Museo d’Arte Orientale di Torino, Fuchsia Dunlop, cuoca e autrice di fama internazionale specializzata in cucina cinese, dialoga con Davide Quadrio, direttore del MAO, in occasione della presentazione del suo ultimo libro Invito a un banchetto (add editore).

La conversazione è introdotta da Stefania Stafutti, sinologa dell’Università di Torino e direttrice dell’Istituto Confucio di Ateneo, che illustrerà la centralità della cultura del cibo e della convivialità in Cina, attraverso un percorso storico-letterario.

Legati da un’amicizia nata durante innumerevoli viaggi alla ricerca dei sapori più sorprendenti e autentici e accomunati da una trentennale passione per la Cina, Dunlop e Quadrio intavoleranno un racconto che condurrà i partecipanti alla scoperta della millenaria cultura cinese – gastronomica ma non solo-, in una narrazione coinvolgente che passa da ricette tradizionali, chef, metodi di cottura e riti.

Quella cinese è stata la prima cucina veramente globale. Eppure resta in gran parte una terra incognita, considerato che fino a poco tempo fa il resto del mondo conosceva perlopiù una variante semplificata della tradizione cantonese.

Fuchsia Dunlop accompagna il lettore in questo universo millenario: dal fuoco e dal riso fino ai metodi di cottura più sofisticati, dal cerimoniale conviviale ai piatti simbolo come il mapo tofu, il pollo piccante alla maniera di Chongqing o le ricette vegetariane buddhiste, dai cuochi dilettanti ai gourmet, in un racconto sospeso tra storia culturale e passione per il cibo.

“Invito a un banchetto” rappresenta un’opera unica nel panorama editoriale gastronomico: non un semplice ricettario o un “libro di cucina”, ma una vera esplorazione della cucina cinese come linguaggio universale capace di restituire la complessità di una civiltà millenaria.

Ingresso gratuito. Prenotazione su Eventbrite.

L’iniziativa è stata organizzata da MAO Museo d’Arte Orientale, add Editore e Istituto Confucio dell’Università di Torino.

 

 

FUCHSIA DUNLOP è una scrittrice e cuoca inglese specializzata in cucina cinese, in particolare quella del Sichuan. È stata la prima occidentale a studiare come chef all’Istituto superiore di cucina del Sichuan. Ha dedicato alla tradizione culinaria cinese trent’anni di viaggi e ricerche, oltre a diversi libri e articoli. Nel 2017 il suo Every Grain of Rice ha vinto il prestigioso James Beard Award per la scrittura gastronomica.

Caso Mara Favro, la procura chiede l’archiviazione

E’ stata chiesta dalla procura l’archiviazione del fascicolo sul caso di Mara Favro. La donna 51enne residente in Valle di Susa era scomparsa nella notte fra il 7 e l’8 marzo del 2024. Fu poi ritrovata senza vita a marzo in un dirupo. Dagli uffici giudiziari e’stata inoltrata una comunicazione ai familiari della donna.