Ieri in via Livorno a Torino, durante una rissa nella quale alcuni clienti di un kebab, hanno litigato con i gestori del locale, uno tra gli uomini del gruppo ha ferito alla testa con una forchetta uno dei titolari. I carabinieri lo hanno trovato a terra privo di conoscenza poco distante dal locale. Trasportato all’ospedale Maria Vittoria di Torino, è in gravi condizioni. Ferita anche una donna incinta, medicata in loco, invece due feriti hanno rifiutato le cure.
Eurojunior di Vilnius. Curtis oro con la 4×100
L’Italia conquista con le staffette 4×100 stile libero le prime due medaglie d’oro ai campionati europei junior di nuoto, cominciati martedì alla piscina Lazdynai di Vilnius, in Lituania.
Nella staffetta femminile apre Chiara Sama (56″27) che cede il testimone alla piemontese l’olimpica Sara Curtis (CS Roero) che dopo una frazione da 54″74, cede la scena a Cristiana Stevanato (55″12) e a chiudere Caterina Santambrogio (54″99): vincono in 3’41″12, precedendo di un centesimo la staffetta francese e la Germania (3’41″60).
L’allieva di Thomas Maggiora conquista anche la finale dei 50 Dorso nuotando con un crono da 28’’50 nella semi.
Trovato uomo morto in casa da una settimana
Ieri in via Alfiano a Torino al quarto piano del palazzo in cui abitava è stato trovato un uomo privo di vita.
Il medico legale ha stabilito che la vittima, una guardia giurata, è deceduta per cause naturali.
La morte risalirebbe a una settimana fa. Sul posto i carabinieri e la polizia locale, i vigili del fuoco e il 118.
“Ma jeunesse ne fut qu’un ténébreux orage, traversé çà et là par de brillants soleils; le tonnerre et la pluie ont fait un tel ravage, qu’il reste en mon jardin bien peu de fruits vermeils ” (Non fu che fosca tempesta la mia giovinezza, qua e là solcata da rilucenti soli;il tuono e la pioggia ne han fatto un tale strazio da lasciare nel mio giardino solo qualche vermiglio frutto). Versi potenti, tratti da L’ennemi, il nemico, una delle poesie che Charles Baudelaire raccolse nei suoi Les Fleurs du Mal. Era il 1°giugno 1855 quando, per la prima volta, la Revue des Deux Mondes pubblicò, con tanto di nota cautelativa per violenza, diciotto poesie di Baudelaire dal titolo I Fiori del Male, opera che subito destò scalpore e fu censurata. Ma la censura e la critica de Le Figaro non bastarono a celare l’opera e, infatti, il grande pubblico fu subito attirato dal lavoro. Così I Fiori del Male sbocciano in quel lontano primo giugno, per poi essere pubblicati in prima edizione il 25 giugno del 1857, con 100 poesie suddivise in 5 sezioni e messi in vendita in circa 1100 esemplari, dagli editori Poulet-Malassis et De Briose. Le liriche di Baudelaire conobbero nuovamente e con più vigore l’asprezza della censura dei benpensanti, conseguenza naturale dello scalpore sollevato dall’audacia dei componimenti e dall’anticonformismo dei temi trattati che sconvolsero l’intero mondo letterario europeo. Il 20 agosto si celebrò a Parigi il processo penale contro l’autore e l’editore, accusati di pubblicazione oscena. Pubblico ministero era Ernest Pinard, lo stesso che qualche mese prima aveva pronunciato la requisitoria contro Madame Bovary di Flaubert. Baudelaire e Poulet-Malassis furono condannati a pene pecuniarie e alla soppressione di sei poesie. Negli appunti scritti per il suo avvocato per la difesa, Baudelaire diceva: “Il libro deve essere giudicato nel suo insieme: solo così si può coglierne la terribile moralità”. Il 30 agosto Victor Hugo gli scrisse: “I vostri Fiori del male risplendono e abbagliano come stelle […]”. E pensare che Baudelaire voleva intitolare la sua opera Les lesbiennes, le lesbiche, allo scopo di provocare quella gente che tanto disprezzava. Nonostante la censura e le critiche feroci che subì a quel tempo, il capolavoro di Baudelaire si diffuse in tutta Europa e ancora oggi i Fiori del Male è considerata una delle opere più innovative e influenti dell’Ottocento. Colpito da ictus, parzialmente paralizzato e divorato dalla sifilide ormai all’ultimo stadio morì ancora giovane a 46 anni il 31 agosto 1867 a Parigi dove venne sepolto nel cimitero di Montparnasse. E’ in quella tomba di famiglia senza alcun particolare epitaffio, insieme al detestato patrigno detestato e alla madre, morta quattro anni dopo, che riposa uno dei più famosi poètes maudits. Non mancano mai un fiore o un biglietto per l’autore dello Spleen di Parigi e vale sempre la pena di brindare al talento di Baudelaire, accompagnando il tutto con gli ultimi versi de Le osterie di Alda Merini che, ricordandolo, scriveva che in quei luoghi popolari “ci sta il nome di Charles scritto a caratteri d’oro”. À votre santé!
Marco Travaglini
Che estate al “Forte di Bard”!
Dal sold out de “Il Volo” all’attesissimo recital di Roberto Saviano fino alla grande danza internazionale
Dal 6 luglio al 31 agosto
Bard (Aosta)
Luci sul palcoscenico di “Estate al Forte di Bard”. Da sabato 6 luglio a sabato 31 agosto, sarà un incalzante susseguirsi di spettacoli musicali, danza e tante occasioni di divertimento con artisti di fama internazionale, ma anche di riflessione e dibattito su tematiche di stringente attualità, a partire dai drammatici conflitti a Gaza fino ai cambiamenti climatici e al loro impatto sulla vita di milioni di persone. Sottolinea Ornella Badery, presidente del “Forte”: “Il palinsesto di ‘Estate al Forte’ riserva in questa edizione occasioni di riflessione e momenti di spettacolo di assoluto valore. La rassegna illumina di appuntamenti la Bassa Valle ed è motivo di arricchimento culturale per il territorio, consentendo di attrarre migliaia di presenze non solo dall’Italia ma anche dall’estero con un positivo impatto in termini turistici”.
A partire dalla musica, i nomi degli artisti invitati la dicono già lunga sull’importanza della rassegna. Il via sabato 6 luglio (ore 21,30) con il concerto del trio più celebre della musica italiana nel mondo, “Il Volo”, che porta a Bard i nuovi successi della tournée “Tutti per uno”. Lunedì 5 agosto un tuffo negli anni ’80 con “La macchina del tempo. Bard Fest ’80”. Sul palco alcuni degli artisti che hanno segnato un’epoca, da Ivana Spagna a Johnson Righeira, da Gazebo a Tracy Spencer.
Attesissimo il recital di Roberto Saviano che al “Forte” presenta “Appartenére”, un viaggio inedito nella vita intima del potere criminale. Si tratta dell’adattamento teatrale del suo nuovo libro “Noi due ci apparteniamo” edito da “Fuoriscena”. L’appuntamento è per domenica 7 luglio, alle 21, nella Piazza d’Armi. Nella stessa giornata di domenica, sarà possibile scoprire gli inediti percorsi del “Forte di Bard” in occasione della sua partecipazione alla “Giornata nazionale Fortezze aperte”promossa con “Fortinrete”. In programma visite guidate gratuite su prenotazione alle 11e alle 15 (Tel. 0125 833811 – prenotazioni@fortedibard.it)
Sabato 13 luglio, debutta “Aosta Classica al Forte di Bard” con uno dei maestri della musica italiana: Roberto Vecchioni. Venerdì 19 luglio un suggestivo spettacolo di danza ed effetti visivi: lo show “Blu Infinito” dell’ “Evolution Dance Theater”, mentre sabato 20 luglio il pubblico accoglierà la cantautrice canadese Loreena McKennitt, che torna in Italia per celebrare i trent’anni dell’uscita di “The mask and mirror”. Infine, quarto e ultimo appuntamento con un altro grande protagonista della musica italiana, Edoardo Bennato, giovedì 1° agosto.
Gli spettacoli si interrompono, giovedì 18 luglio, con l’organizzazione di una “Serata solidale” a sostegno delle attività della “Fondazione Custódia São Francisco de Assis Guiné-Bissau”, diretta da Padre Michael André Daniels, originario di Donnas. L’evento è organizzato dal “Forte” in collaborazione con il Comune di Donnas, nell’ambito della mostra fotografica, in corso al “Forte” fino al 21 luglio, “Non c’è più tempo. La crisi climatica nelle immagini dell’Agence France-Press”, ottima e suggestiva occasione per riflettere sulle tematiche correlate alle conseguenze dei cambiamenti climatici sul Pianeta.
Evento davvero unico per gli appassionati della danza “Una noche con Sergio Bernal”. Il re incontrastato del “flamenco” sarà protagonista, sabato 27 luglio (ore 21,30) di uno spettacolo affascinante ispirato alla cultura gitana, tra vertiginosi assolo e raffinati “pas de deux” e “pas de trois”, con la direzione artistica di Ricardo Cue, mentre sono assicurate sonore risate con il comico e conduttore tv Max Angioni, che, sabato 30 agosto (ore 21,30) presenterà il suo nuovo spettacolo dal titolo “Anche meno”.
Gli spettacoli sono tutti in prevendita su Ticketone.it.
Da segnalare ancora, per “Forte di Bard Incontri”, domenica 18 agosto (ore 21) in collaborazione con la “Libreria Mondadori” di Ivrea, l’incontro con Gino Cecchettin che presenterà il libro dedicato alla figlia, vittima di femminicidio, dal titolo “Cara Giulia. Quello che ho imparato da mia figlia”.
In chiusura, sabato 31 agosto, sotto la direzione scientifica della rivista online “Le Grand Continent”, si terrà un incontro sul tema “Tra Gaza e Kiev, fratture della guerra estesa”, con protagonisti della politica italiana e del giornalismo che si confronteranno sugli sconvolgimenti geopolitici in corso. L’ingresso ai due appuntamenti è gratuito con prenotazione obbligatoria (Tel.0125/833811 o prenotazioni@fortedibard.it). Il “Forte di Bard” sarà aperto tutti i giorni, lunedì inclusi, a partire dal 29 luglio sino all’8 settembre nei consueti orari: feriali 10/18, sabato, domenica e festivi 10/19.
g.m.
Nelle foto: “Il Volo” (Sanremo 2024), Roberto Vecchioni, Sergio Bernal (Ph. Jack Devant), Edoardo Bennato (Ph. Daniele Barraco)
Quando piangere fa bene
“Non piangere!” ci hanno detto spesso cercando di calmare la nostra sofferenza e provando a convincerci che non serve a nulla se non ad autoalimentare nostro il dolore. Il tentativo di fermare le nostre lacrime, certamente dovuto al dispiacere di vedere una persona cara affliggersi, è un atto premuroso e solidale mirato a farci riconquistare il nostro equilibrio emotivo, ma non è sempre corretto e funzionale.
Piangere fa bene, le lacrime che rilasciamo in risposta ad un dispiacere o ad una gioia, quelle emozionali dunque, contengono differenti elementi chimici come il cortisolo, l’ormone dello stress, la leucina-encefalina, una endorfina e anestetico naturale, e la prolattina che, fuoriuscendo dai canali lacrimali interni ai nostri occhi, procurano sollievo aiutandoci ad eliminare le tossine prodotte dallo stress. Diversi studi sostengono chiaramente che piangere è utile, che ci aiuta a stare meglio, che ha la capacità di stemperare e sciogliere lo stress sbloccando pesanti macigni emotivi sepolti nella nostra mente in grado di causare spesso disturbi fisici e psicologici.
Attualmente la scienza si sta occupando molto di questo “fenomeno secromotore” (rilascio di sostanze chimiche da parte delle ghiandole), promuovendone la validità e la pratica, ma già nell’antichità importanti personalità come Ippocrate ne hanno riconosciuto la valenza attribuendogli una funzione precisa: “la purificazione del cervello dagli eccessi umorali”.
Le donne piangono in media 5 volte al mese mentre gli uomini 1,questa differenza ha a che fare sicuramente con questioni ormonali, sembra infatti che la maggiore produzione di prolattina nelle donne possa esserne la causa, ma c’è da dire che i condizionamenti sociali e culturali influiscono significativamente sull’esternazione delle manifestazioni emozionali esplicite come il pianto che talvolta è ritenuto imbarazzante e viene connotato come sgradevole e “poco virile”.
Nel libro La filosofia delle lacrime Marco Menin, in un interessante un excursus storico, ci racconta invece che tanti uomini celebri e persino gli dei hanno pianto molto; piangeva Alessandro Magno, Gesù sulla tomba di Lazzaro e per Rousseau le lacrime costituivano la “prerogativa dell’uomo morale” e affermava di averne versate molte.
Insomma che sia di gioia ma soprattutto di dolore, che ci ponga in una posizione di imbarazzo facendo trasparire la nostra momentanea e terrena fragilità o che metta erroneamente in discussione la mascolinità, trattenere il pianto non fa bene; è il primo segnale informativo che emettiamo appena nati, è una forma di comunicazione che, sia da bambini che da adulti, ci aiuta a manifestare i nostri bisogni e le nostre necessità, crea empatia e solidarietà, è un “messaggero chimico” di emozioni legittimo che non deve suscitare in tutti noi nessuna vergogna nè minare la nostra autostima.
Maria La Barbera
“10 Years Party”
Giovedì 4 luglio, dalle 19
“Un insieme di professionalità” o un “unione fra un’Associazione no profit e un’azienda culturale”. O, meglio, entrambe le cose. Questo è “The Goodness Factory”, co-fondatrice di “OFF TOPIC” (hub culturale della Città di Torino), nonché produttrice, organizzatrice e comunicatrice di ormai noti Festival come “_resetfestival”, “Mind The Gap” e “MEMISSIMA”. E, ancora, “macchina creativa” e collaborativa di tante altre realtà culturali, torinesi e non. Il tutto profuso in 10 anni di attività impegnativa, faticosa ma “divertentissima”, segnati dall’intelligente creatività delle due menti fondatrici Annarita Masullo e Daniele Citriniti. Dieci anni pieni da non lasciar passare inosservati. Ci mancherebbe! Da festeggiare, invece, alla grande. 4 luglio 2014 – 4 luglio 2024: dunque, giovedì 4 luglio prossimo, dalle 19, sarà grande festa per la prima decade della “Factory”, con un favoloso “10 Years Party – Mai Staty Tanto Freschy”, negli spazi di “OFF TOPIC”, in via Giorgio Pallavicino 35, a Torino, dove “Goodness” è da sempre di casa.
Ad aprire la grande festa sarà “OPEN MACHINE”. Non una jam, ma molto di più: uno “studio di registrazione” live e un happening, una performance inedita, l’occasione “per vivere dal vivo i meccanismi della produzione musicale e veder nascere sinergie fra gli artisti e le artiste che si esibiscono”.
Il tutto non realizzato su un palco, ma direttamente in mezzo al pubblico che assiste alla performance, interagisce, contribuendo alla sperimentazione musicale, immerso in un autentico momento di creazione artistica. Il format ideato dal Maestro Vittorio Cosma e prodotto fin dai suoi esordi da “The Goodness Factory”, in questi anni è stato esportato un po’ ovunque: “Gallerie d’Italia” di Milano e Torino, “Triennale Milano”, “Lazzaretto” di Bergamo, “Teatro Romando” di Brescia e tanti altri luoghi coinvolgendo nomi come Motta, Venerus, Whitemary, Jeremiah Fraites of “The Lumineers”, Daniela Pas e altri protagonisti della scena musicale italiana.
Dopo “OPEN MACHINE”, il party proseguirà sempre a “OFF TOPIC” con il dj set “Black Music ed Electro” a cura di Indro Montanello e Pedro Faylla.
In occasione dell’evento Annarita Masullo e Daniele Citriniti racconteranno questi primi 10 anni e quelli che verranno ancora, nell’ambito della scena culturale torinese e nazionale.
“In quel 2014 – racconta Annarita Masullo – ci sono stati giorni in cui ‘biscottate per cena’ e neanche una lira nelle tasche. Ma quante risate e quante, quante idee pazzesche! La più bella di sempre si chiama ‘The Goodness Factory’. Volevamo uno spazio libero, indipendente davvero dagli schemi, volevamo un posto gentile, un’intelligenza collettiva. Volevamo progettare sogni. Ci siamo riusciti! Da lì a qui ‘Goodness’ l’hanno attraversato tantissime persone e una quantitá meravigliosa di idee e progetti. Quanta strada in dieci anni! Quanta fatica, ma quanta bellezza!
E Daniele Citriniti prosegue: “Se una quindicina d’anni fa da musicista avessi guardato dall’esterno ad una realtà come ‘The Goodness Factory’ credo che sarei rimasto colpito nel vedere una realtà capace di ibridare tanto, lavorare nell’industry a livello nazionale e internazionale e al contempo rimanere aperta e accessibile, con i piedi per terra e senza un mood ‘esclusivo’. Sarei sicuramente stato anche molto sorpreso di trovarla a Torino. Evidentemente non è un caso che questo sia ‘Goodness’ e che Torino sia stata la città dove germogliare. Era un bisogno al quale dover dare una risposta e per me ne è valsa la pena con il senno di poi, finisse anche tutto domani. Molta cura donata, non senza qualche passo falso e grandi fatiche, ma tante persone, idee scambiate ed esperienze, sperimentate, alcune fallite, altre volate. Questo è ‘Goodness’, ancora dopo 10 anni, una folle sperimentazione, non stop, complessità creativa, aperta e partecipata”.
Per info: “The Goodness Factory”, via Faà di Bruno 2, Torino; www.thegoodnessfactory.it
g.m.
Nelle foto: Immagine guida, “The Goodness Factory”
Less food waste for a fresher future
Giovedì 4 luglio una nuova puntata di “Parlami di Spreco”powered by “Parla con Me”, condotta da Simona Riccio – Agrifood & Organic Specialist e Founder di Parla Con Me®intitolata: Less food waste for a fresher future, avrà come ospite Gustavo Gonzalez, CEO di Agreenet.
Agreenet è una startup italiana che sta rivoluzionando il mondo del food sviluppando soluzioni innovative per estendere la shelf-life dei prodotti freschi e combattere lo spreco alimentare. Tra le loro innovazioni spicca PìFresc, una tecnologia all’avanguardia che, applicata come uno sticker sull’imballaggio, è in grado di ritardare la comparsa della muffa di almeno 7 giorni, riducendo lo spreco fino al 74%. Questa soluzione naturale è particolarmente efficace per frutti non climaterici come agrumi, uva da tavola, fragole, frutti di bosco e ciliegie.
Gli obiettivi di Agreenet sono chiari: ridurre lo spreco alimentare lungo l’intera filiera e a casa del consumatore, aumentare i ricavi e i profitti per produttori e distributori, e offrire una soluzione sostenibile in linea con le politiche ambientali e normative sul packaging. Il team di Agreenet, giovane ma esperto, è impegnato nello sviluppo di ulteriori tecnologie a supporto della filiera agroalimentare e sta raccogliendo capitali da fondi di Venture Capital per espandere la produzione e la commercializzazione.
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Il Fante Sardo che provocò gli austriaci
Inizialmente l’Alfierie era posto in asse con via Garibaldi e con il filo dei palazzi del lato sinistro di via Roma, per far sì che non coprisse la visuale verso Palazzo Reale. I lavori di riqualificazione di piazza Castello, nel 2000, hanno richiesto un arretramento verso Palazzo Madama
Tra passeggiate romantiche sotto luci natalizie e regali dell’ultimo momento, eccoci nuovamente giunti, nella settimana che precede il Natale, al nostro consueto appuntamento con Torino e le sue meravigliose opere. Oggi vorrei parlarvi di un monumento che, probabilmente vista la bellezza della piazza che lo ospita, passa spesso e volentieri inosservato all’occhio del passante: sto parlando del monumento all’Alfiere dell’Esercito Sardo presente in Piazza Castello. Questa volta l’opera di cui vi andrò a parlare è un po’ diversa dal solito, in quanto il soggetto rappresentato non è come per gli altri monumenti che abbiamo visto un personaggio storico famoso, ma bensì un semplice alfiere dell’esercito sardo; ecco perché in questo caso sarà più interessante capire la vita del suo autore. (Essepiesse)
La statua in marmo bianco posta quasi al centro di piazza Castello, di fronte a Palazzo Madama, rappresenta come detto in precedenza, un semplice alfiere dell’Esercito Sardo. Egli è raffigurato in posizione eretta mentre sguaina la spada con la mano destra e con la sinistra sorregge la bandiera italiana. Il soldato è posto su un doppio basamento in granito che reca sul fronte un bassorilievo e ai lati due stemmi; ai suoi piedi vi sono un cannone ed un ramo con foglie di quercia. Questo Alfiere è il simbolo di un Italia repubblicana e di uno scultore liberale che ha cercato di trasmettere con la sua arte la sete di cambiamento di una nazione ancora agli albori.
Di spirito liberale e repubblicano, Vincenzo Vela è stato uno dei padri del risorgimento artistico italiano. Nato e cresciuto a Ligornetto, un piccolo villaggio del canton Ticino, trascorse gli anni più floridi della sua carriera a Torino. Impiegato fin da piccolo nelle cave del Mendrisiotto come scalpellino, e poi da adolescente nel cantiere del Duomo di Milano, lo scultore svizzero fu molto apprezzato per il suo talento artistico e per la sua forte passione politica: partecipò, nel 1848, con molti suoi compatrioti sensibili alla causa dell’Indipendenza, alle Cinque Giornate di Milano ed in seguito alle battaglie di Peschiera e Sommacampagna.
Dopo l’esito negativo dello scontro con gli austriaci tornò a Milano, dove riprese la sua attività artistica. Giunse a Torino nel 1852, dove oltre ad esercitare l’attività di scultore e docente dell’Accademia, divenne intermediario tra il governo piemontese e i sostenitori ticinesi. In questo clima, Vela aderì con entusiasmo all’iniziativa dei cittadini milanesi di omaggiare, tramite la realizzazione di un’opera, l’Esercito Sardo, simbolo di speranza per tutti loro, esuli ed oppressi, di liberarsi dal dominio austriaco.
Il 15 gennaio 1857 il Consiglio Comunale ricevette la lettera dei “Moltissimi cittadini milanesi interpreti dei voti, e dei desideri del loro paese”intenzionati a “dare una prova solenne d’ammirazione e d’affetto al glorioso esercito sardo, che difende e reintegra l’antico onore delle armi italiane”.Dal momento dell’offerta all’inaugurazione del monumento passarono quasi due anni, durante i quali si discusse sull’opportunità o meno di collocarlo in posizione centrale davanti al Palazzo Madama, o se scegliere una posizione diversa, come piazza Maria Teresa o piazza Carignano.
Vela e il rappresentante dei cittadini milanesi scrissero più volte al Consiglio Comunale, ricordando quanto la localizzazione del monumento valessecome forte dimostrazione politica, e appoggiati in questa linea da Massimo D’Azeglio, riuscirono a convincere tutti che piazza Castello fosse la posizione più appropriata per la statua. Il monumento venne inaugurato il 10 aprile 1859 (pochi giorni prima della II Guerra d’ Indipendenza), ma l’iscrizione ( “I MILANESI ALL’ESERCITO SARDO 15 GENNAIO 1857” ) venne scoperta solo due mesi dopo, l’8 giugno, per paura di compromettere troppo i cittadini milanesi, che il quel periodo erano ancora sotto il dominio austriaco.
Scampato alle minacce di distruzione fatte dal generale dell’esercito austriaco quando il 26 aprile 1859 l’Austria, stufa delle aperte provocazioni (tra cui appunto la posa dell’Alfiere Sardo di fronte al Parlamento sabaudo) dichiarò guerra al Regno di Sardegna, l’Alfiere resta tutt’ora davanti a Palazzo Madama come il simbolo di un gesto di sfida e provocazione alla politica di quel tempo.
Parlando appunto della collocazione del monumento, bisogna ricordare che inizialmente l’Alfierie era posto in asse con via Garibaldi e con il filo dei palazzi del lato sinistro di via Roma, per far sì che non coprisse la visuale verso Palazzo Reale. I lavori di riqualificazione di piazza Castello, nel 2000, hanno richiesto un arretramento dell’Alfiere verso Palazzo Madama, scelta da molti giudicata un po’ infelice in quanto il monumento in marmo bianco si mimetizza molto facilmente con la facciata chiara del palazzo, soprattutto guardandolo dalla prospettiva di via Garibaldi.
Per anni piazza Castello si è presentata ai visitatori come un grande rondò destinato al traffico automobilistico, mentre la piazzetta antistante Palazzo Reale era utilizzata come parcheggio. Il progetto di riqualificazione è iniziato con l’eliminazione del parcheggio di piazzetta Reale ed è proseguita con successivi interventi di pedonalizzazione della parte monumentale con annesse le modifiche sulla viabilità. La riqualificazione ha inoltre permesso di cogliere visivamente, nella sua interezza, la spazialità originaria della piazza e la riappropriazione, da parte dei cittadini, di un luogo simbolicamente significativo della città di Torino.
Ed anche per oggi il nostro piccolo viaggio all’insegna della storia della città termina qui. L’appuntamento è sempre per la prossima settimana con Torino e le sue meraviglie.
(Foto: il Torinese)
Simona Pili Stella
L’ammucchiata macroniana per fermare Marine
POLITICA
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