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Come equipaggiarsi al meglio per il proprio viaggio su due ruote in Piemonte

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Chiunque abbia assaporato almeno una volta la libertà che solo un mezzo a due ruote può offrire lo sa bene: non si tratta semplicemente di spostarsi, ma di vivere un’esperienza fatta di vento in faccia, curve dolci tra le colline, incontri inattesi e panorami che si aprono all’improvviso.

Soprattutto quando si decide di partire in Vespa in Piemonte, o con qualsiasi altro mezzo su due ruote, è fondamentale comprendere che la vera bellezza del viaggio risiede anche nella cura con cui ci si prepara a viverlo; perché un’avventura in sella, per essere davvero indimenticabile, richiede molto più che un pieno di benzina: servono preparazione, attenzione, e soprattutto uno spirito aperto alla scoperta.

Il vestiario giusto: comfort, sicurezza e versatilità

Quando si affronta un itinerario in Vespa o in moto, specie in una regione dalle mille sfumature climatiche e morfologiche come il Piemonte, l’abbigliamento assume un’importanza inequivocabile; non basta una giacca qualunque, e nemmeno un paio di scarpe chiuse per sentirsi pronti. Serve qualcosa di più; serve una selezione di capi pensati per proteggere, adattarsi e accompagnare ogni chilometro.

Una giacca con protezioni integrate, meglio se traspirante e dotata di fodera removibile, è il primo alleato per affrontare le mattinate fresche di montagna e i pomeriggi caldi tra le colline delle Langhe; allo stesso modo, un buon pantalone da moto – anche qui con protezioni per ginocchia e fianchi – può fare la differenza tra un’escursione piacevole e una giornata passata a sistemare piccoli fastidi.

Non bisogna dimenticare i guanti: non solo per una questione di sicurezza, ma anche perché offrono una presa migliore sul manubrio e proteggono dal vento che, anche in estate, può diventare insistente, e infine, le scarpe: sempre meglio optare per un modello chiuso, con suola antiscivolo e buona aderenza, meglio ancora se resistente all’acqua, nel caso ci si imbatta in un acquazzone improvviso.

Casco e visiera: molto più di un obbligo

In Italia, il casco è obbligatorio per legge; ma ancor prima che un’imposizione normativa, dovrebbe essere vissuto come una scelta consapevole di tutela e benessere; scegliere un casco integrale o modulare significa proteggere sé stessi non solo in caso di incidente, ma anche da rumori, insetti, polvere e raggi UV.

Un casco ben ventilato, con visiera antigraffio e, se possibile, trattamento antiappannamento, è un compagno fedele per tutto il viaggio, e non solo: alcuni modelli permettono anche di inserire sistemi di comunicazione Bluetooth per restare in contatto con altri compagni di viaggio o per ascoltare una playlist pensata appositamente per accompagnare la strada.

La visiera, spesso sottovalutata, è in realtà essenziale: protegge gli occhi, migliora la visibilità e permette di affrontare tratti esposti al sole o al vento senza affaticare la vista; portarne una di ricambio o scegliere un modello con visiera interna parasole può essere un’ottima idea, soprattutto se si prevede di guidare nelle ore più luminose.

Equipaggiamento tecnico e accessori utili

Una volta sistemato l’abbigliamento e il casco, è il momento di pensare a tutto ciò che può rendere il viaggio più fluido, sicuro e piacevole; anche in un viaggio che vuole mantenere uno spirito “leggero” e libero, una buona dotazione tecnica è fondamentale.

Un navigatore da moto o, in alternativa, un supporto impermeabile per smartphone con app GPS offline, diventa di fondamentale importanza per orientarsi tra le strade secondarie del Piemonte; dunque meglio evitare di affidarsi unicamente alla copertura internet, siccome alcune zone montane o più remote potrebbero non garantire segnale.

Un kit antiforatura, un mini compressore o una pompetta manuale, e un paio di cavi per la batteria sono piccoli oggetti che occupano poco spazio ma possono salvare un’intera giornata poiché non servono competenze da meccanico: basta sapere dove sono e come usarli in caso di emergenza.

Infine, una power bank per ricaricare il telefono, una piccola torcia a LED e magari un coltellino multiuso possono rivelarsi straordinariamente utili in decine di occasioni: da una pausa pranzo improvvisata a bordo strada a una piccola riparazione inaspettata.

Organizzare il bagaglio: equilibrio tra leggerezza e praticità

Un aspetto spesso sottovalutato ma determinante nella riuscita di un viaggio in Vespa o in moto è la gestione del bagaglio: non si può portare tutto, ma ciò che si porta deve essere scelto con cura.

Una borsa da sella o uno zaino tecnico, con agganci sicuri e materiali impermeabili, è la base da cui partire, inoltre è importante distribuire il peso in modo uniforme per evitare squilibri in fase di guida: gli oggetti più pesanti andrebbero sistemati in basso e il più vicino possibile al centro del mezzo.

Abiti leggeri e facilmente lavabili, un cambio completo in caso di pernottamento di due giorni, e un capo “jolly” come una felpa tecnica o un pile, possono costituire un’ottima base.; portare con sé una mantella antipioggia compatta, infine, può salvare una giornata intera di viaggio.

Chi decide di viaggiare per più giorni potrebbe considerare anche l’uso di borselli da gamba o zaini con fascia toracica, comodi da indossare anche durante le soste e perfetti per custodire documenti, portafoglio, telefono e altri oggetti di uso frequente.

Consigli pratici per una partenza senza intoppi

Prima di partire, è bene fare (o farsi fare) un controllo generale del mezzo: olio, freni, luci, pressione delle gomme, una piccola verifica preventiva può evitare spiacevoli inconvenienti, e anche un rapido check dell’assicurazione e dei documenti, da conservare sempre in una custodia impermeabile, è una buona prassi.

Se si è alle prime esperienze, conviene pianificare le tappe con cura o affidarsi a tour gestiti da professionisti: viaggiare con un gruppo capace di scegliere strade panoramiche ma sicure, evitare i tratti con troppo dislivello nei primi giorni, prevedere soste regolari per riposarsi e idratarsi.

Portare con sé una borraccia termica può essere un dettaglio intelligente, così come avere sempre a portata di mano una mappa cartacea della zona; il Piemonte, con i suoi saliscendi tra i vigneti delle Langhe, le curve dolci del Monferrato e i paesaggi aperti delle pianure vercellesi, è un territorio che invita a rallentare, a lasciarsi sorprendere, ma proprio per questo, occorre essere pronti a viverlo senza ansie né imprevisti, affiancati da figure con esperienza e che sappiano garantire la nostra sicurezza.

Partire leggeri per tornare arricchiti

Viaggiare su due ruote, specialmente in una terra così variegata e accogliente come il Piemonte, è un’esperienza che lascia il segno; ma per viverla davvero a pieno, serve un’attrezzatura che unisca sicurezza, comodità e un pizzico di strategia.

Non è necessario avere l’attrezzatura più costosa o il mezzo più moderno: ciò che conta è la cura con cui si sceglie ogni dettaglio – dal casco alla giacca, dal navigatore al bagaglio fino alla compagnia con cui si parte – ogni elemento diventa parte integrante dell’avventura; e quando si rientra a casa, con le immagini di borghi sospesi nel tempo, i profumi delle colline e la sensazione del vento sulla pelle ancora impressi nei ricordi, si capisce che non si è semplicemente tornati, ma si è tornati diversi, con una storia da raccontare e già la voglia di ripartire.

Tranchida direttore generale della Città della Salute

La Giunta regionale, su proposta dell’assessore alla Sanità Federico Riboldi, ha indicato nel dottor Livio Tranchida il nuovo direttore generale dell’Azienda Ospedaliero – Universitaria Città della Salute e della Scienza di Torino, con decorrenza dal 1° settembre. La durata dell’incarico è di 5 anni.
Il dottor Tranchida, attualmente direttore generale dell’AO Santa Croce e Carle di Cuneo, è stato nominato ad interim Commissario dell’AO di Cuneo fino al 30 novembre, nelle more della nomina del nuovo direttore generale.
Il dottor Franco Ripa, vicario della direzione regionale e dirigente del settore Programmazione dei servizi sanitari e socio-sanitari, è stato individuato come Commissario straordinario dell’Ospedale Regina Margherita con mandato speciale di completare il processo di scorporo. L’incarico decorre dal 1° settembre, fino alla nomina del nuovo direttore generale dell’AO OIRM.
Le nomine sono state condivise con l’Università di Torino che ha espresso il parere favorevole.
«Ringrazio il commissario Schael per il lavoro svolto in questi mesi e auguro buon lavoro al nuovo direttore Livio Tranchida. Tranchida arriva dall’ospedale di Cuneo che, anche grazie alla sua gestione, è stato valutato il miglior ospedale d’Italia e rappresenta sicuramente uno dei manager sanitari più preparati che ci siano nel nostro Paese, tant’è che ha ricevuto più volte proposte di incarichi da altre zone d’Italia. Abbiamo quindi individuato una delle figure migliori assegnandogli un ruolo delicato e chiedendogli di proseguire nella linea del rigore ma anche della condivisione con tutti gli attori della nostra sanità pubblica per rilanciare uno dei più grandi ospedali d’Italia – dichiara il presidente della Regione Alberto Cirio  Insieme all’Assessore, abbiamo informato la sindaca di Cuneo Manassero, il presidente della Provincia Robaldo e la presidente della Fondazione ospedale Merlo che Tranchida rimarrà alla guida dell’ospedale di Cuneo, a scavalco fino al 30 novembre, per mettere in sicurezza la procedura amministrativa per la realizzazione del nuovo ospedale».
«Ringrazio il dottor Tranchida per la disponibilità ad assumere l’incarico di direttore generale della Città della Salute e della Scienza di Torino. Sono certo che l’esperienza maturata in vari ambiti e nell’ultimo periodo alla guida dell’AO di Cuneo, dove ha ottenuto ottimi risultati, saranno estremamente utili per affrontare nel migliore dei modi il nuovo incarico, dove lo attendono sfide impegnative, a partire dalla realizzazione della nuova sede. Come Regione ribadiamo la necessità di ristabilire la massima armonia nei rapporti all’interno dell’Azienda e di migliorare il dialogo con gli erogatori privati, nel rispetto delle normative. Ringrazio il dottor Ripa, per la disponibilità ad assumere il delicato incarico di Commissario straordinario dell’OIRM in un momento così importante. Ad entrambi formulo i migliori auguri di buon lavoro», dichiara l’assessore alla Sanità Federico Riboldi.

Una insolita crostata alla crema di mele

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Le torte di mele, declinate in numerosissime varianti, non deludono proprio mai…Provate questa insolita e squisita crostata, il suo cremoso ripieno vi conquisterà!

Ingredienti

Frolla: 180gr. di farina, 100gr. di burro, 60gr. di zucchero, 2 tuorli, un pizzico di sale.

Farcia: 4 grosse mele Renette, 1/2 bicchiere di vino bianco secco, 2 cucchiai di zucchero, 100gr. di cioccolato amaro 70%, un pizzico di cannella

Preparare la frolla impastando velocemente tutti gli ingredienti, avvolgere in pellicola e far riposare in frigo per 30 minuti.
Pelare e tagliare 3 mele a tocchetti, cuocere con il vino, lo zucchero e la cannella sino a quando si saranno spappolate. Lasciar intiepidire e aggiungere mescolando il cioccolato.

Stendere la frolla in una teglia rotonda foderata con carta forno, bucherellare il fondo e riempire con la crema di mele. Affettare la mela rimasta, spruzzarla con il succo del limone e posarla sulla crema, cospargere con un poco di zucchero. Cuocere in forno statico a 220 gradi per 45 minuti.

Paperita Patty

Fermato autore tentato omicidio Lungo Dora Napoli

In data 20 agosto, personale della Polizia di Stato, nell’ambito di un’indagine coordinata dalla locale Procura della Repubblica, ha eseguito un’Ordinanza dispositiva della misura della custodia cautelare in carcere emessa dal Tribunale di Torino a carico di un cittadino marocchino (classe 1990), gravemente indiziato del tentato omicidio commesso il 21 giugno 2025, in lungo Dora Napoli 14, in pregiudizio di un connazionale.

L’uomo è stato rintracciato nei pressi della stazione ferroviaria di Alessandria, all’esito di una serrata attività di ricerca da parte degli investigatori della Squadra Mobile di Torino e del Commissariato di P.S. “Dora Vanchiglia”.

I fatti risalgono al 21 giugno scorso, quando un giovane marocchino era stato accoltellato più volte al volto e al fianco in lungo Dora Napoli, nel capoluogo piemontese. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, il ferimento sarebbe scaturito da una lite tra la vittima e l’aggressore, originata da dissidi legati al luogo ove svolgere l’attività di ambulante presso il vicino mercato “Balon” di Porta Palazzo.

Dopo l’accoltellamento, il ferito era stato trasportato in codice rosso presso un locale nosocomio, dove era rimasto ricoverato in prognosi riservata, successivamente sciolta dai sanitari in giorni 30 salvo complicazioni.

Le serrate attività investigative, svolte attraverso l’analisi delle immagini registrate dai sistemi di videosorveglianza presenti nella zona e la raccolta di numerose testimonianze, hanno consentito, in breve tempo, agli investigatori di risalire all’identità dell’indagato, a carico del quale è stato emesso dal Tribunale di Torino un provvedimento di custodia cautelare in carcere.

La successiva attività di ricerca ha permesso di evidenziare che l’autore del fatto, senza fissa dimora, aveva lasciato questo capoluogo e che si trovava con molta probabilità ad Alessandria. Pertanto, le ricerche sono state estese in quel comune e hanno condotto gli investigatori, con la collaborazione della Squadra Mobile di Alessandria, al rintraccio del ricercato, nel corso del pomeriggio del 20 agosto scorso, nei pressi della Stazione Ferroviaria di quella città.

Il procedimento penale versa nella fase delle indagini preliminari e pertanto vige la presunzione di non colpevolezza a favore dell’indagato, sino alla sentenza definitiva.

Torna “Attraverso Festival”

Tra pensiero critico, grande musica, comicità e poesia nei paesaggi patrimonio UNESCO del Piemonte meridionale

dal 28 al 31 agosto

Giovedì 28 agosto
OVADA (AL), Parco Villa Gabrieli
ore 18.30
RAFFAELLA ROMAGNOLO
Manuale per scrittori di successo
con la partecipazione di Paola Bigatto

Venerdì 29 agosto
CASTELLAZZO BORMIDA (AL), Chiesa di Santa Maria della Corte
ore 21.00, ingresso 20 €
STEFANO MASSINI
La ricerca della felicità
musiche dal vivo di Luca Roccia Baldini

Sabato 30 agosto
MORNESE (AL), Piazza del Municipio
ore 21.00, ingresso 18 €
UMBERTO GALIMBERTI
Dialogo con Platone sulle cose dell’amore

Domenica 31 agosto
ALESSANDRIA (AL), Teatro Alessandrino
Ore 21.00, ingresso 25 €
FILOSOFÀ – Disquisizioni comiche da divano
con CORRADO NUZZO e MARIA DI BIASE
la partecipazione di MATTEO SAUDINO
con Orchestrina Filosofante e Federico Basso
in occasione del Capodanno alessandrino
incursioni urbane con la BANDAKADABRA
Dopo una breve pausa ricomincia la decima edizione di Attraverso Festival che porta nel cuore del Piemonte meridionale grandi protagonisti della cultura, della filosofia e del teatro. Dal 28 al 31 agosto sarà la provincia di Alessandria a farsi palcoscenico di quattro appuntamenti di grande richiamo, che intrecciano narrazione, pensiero e comicità.

Si comincia giovedì 28 agosto a Ovada con Raffaella Romagnolo, finalista al Premio Strega, che insieme a Paola Bigatto presenta il nuovo Manuale per scrittori di successo: un incontro che unisce letteratura e teatro, offrendo al pubblico una riflessione ironica e disincantata sul mestiere dello scrivere.

 

Venerdì 29 agosto a Castellazzo Bormida sarà protagonista Stefano Massini, tra i più grandi narratori italiani, con La ricerca della felicità, accompagnato dalle musiche di Luca Roccia Baldini: un affresco potente che intreccia storia e attualità, capace di restituire in scena le contraddizioni e i sogni del nostro tempo.

Sabato 30 agosto il cortile del Collegio Santa Maria Mazzarello a Mornese accoglie il filosofo Umberto Galimberti, che in dialogo con Platone affronta il tema eterno e sempre attuale dell’amore: uno spazio di riflessione che unisce la classicità alla contemporaneità, con il rigore e la passione che caratterizzano il suo pensiero.


Umberto Galimberti, foto di Fabrizio Travaglio

Gran finale a Alessandria domenica 31 agosto per il “Capodanno alessandrino”, dove il Teatro Alessandrino ospita Filosofà – Disquisizioni comiche da divanoCorrado Nuzzo e Maria Di Biase, insieme al professore-filosofo Matteo Saudino, all’Orchestrina Filosofante, a Federico Basso e con le incursioni urbane della travolgente Bandakadabra, danno vita a uno spettacolo che mescola filosofia, musica e comicità per la manifestazione, nata nel 2004 grazie all’intuizione della fondatrice Monica Moccagatta, che dedica la ventiduesima edizione “all’anno cibernetico”.

 

 

Attraverso Festival è un progetto dell’Associazione Culturale Hiroshima Mon Amour ETS e Produzioni Fuorivia con la collaborazione dell’Ente Aree Protette Appennino Piemontese. Con il patrocinio di Unesco World Heritage List – Paesaggi Vitivinicoli di Langhe Roero e Monferrato, è realizzato grazie al sostegno di Ministero della Cultura, Regione Piemonte e grazie al contributo di Fondazione CRT, Fondazione CRC, Fondazione CRAL e di Banca d’Alba. Con la collaborazione e il sostegno dei comuni di Alessandria, Alba, Bergolo, Bosio, Bra, Busca, Calamandrana, Casale Monferrato, Cassano Spinola/Gavazzana, Castellazzo Bormida, Canelli, Cherasco, Gavi, Gamalero, Grinzane Cavour, La Morra, Morbello, Mornese, Nizza Monferrato, Novi Ligure, Ovada, Rocca Grimalda, Saluzzo, San Cristoforo, Savigliano, Trisobbio. Un ringraziamento speciale va inoltre alla Direzione Regionale Musei Piemonte, ai numerosi soggetti che operano sul territorio e che sono partner fondamentali di questo Festival: Fondazione Amleto Bertoni, Occit’amo, Distretto del Novese, Amici del Forte di Gavi, Associazione Libarna Arte Eventi, Enoteca Regionale Piemontese Cavour – Castello di Grinzane, Ente Turismo Langhe Monferrato e Roero, Alexala, i Consorzi dei vini, i produttori, le associazioni culturali e sociali del territorio.

www.mailticket.itI biglietti per gli spettacoli si possono acquistare tramite il circuito

Il Piemonte e la Vuelta 25: quattro giorni di ciclismo internazionale

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La partenza della Vuelta 25 dal Piemonte ha rappresentato un appuntamento di rilievo per il ciclismo internazionale, con la presenza di oltre 200 giornalisti, fotografi, operatori video e speaker radiofonici accreditati per seguire l’evento.

“Abbiamo vissuto giorni straordinari: il Piemonte è stato il cuore pulsante del grande ciclismo internazionale, accogliendo la Vuelta 25 con entusiasmo, passione e una partecipazione popolare che ha superato ogni aspettativa – il presidente Alberto Cirio e l’assessore al Commercio, Agricoltura e Cibo, Turismo, Sport e Post-olimpico, Caccia e Pesca, Parchi, Paolo Bongioanni.

“Grazie alla stretta collaborazione con le autorità del Piemonte, il passaggio de La Vuelta nella loro regione può essere definito un vero successo che ricorderemo sempre con grande affetto” – il direttore generale de La Vuelta a España, Javier Guillén.

La quarta tappa, con partenza da Susa, ha chiuso il percorso piemontese della corsa attraversando otto comuni prima del passaggio in Francia attraverso il Colle del Monginevro. In totale, le quattro tappe italiane hanno coinvolto 139 comuni della regione.

Un ruolo significativo è stato svolto dalle città di partenza e arrivo – Venaria Reale, Novara, Alba, Limone Piemonte, San Maurizio Canavese, Ceres e Susa – che hanno contribuito con eventi collaterali, iniziative culturali e momenti di partecipazione.

“Abbiamo vissuto giorni straordinari: il Piemonte è stato il cuore pulsante del grande ciclismo internazionale, accogliendo la Vuelta 25 con entusiasmo, passione e una partecipazione popolare che ha superato ogni aspettativa – dichiarano il presidente Alberto Cirio e l’assessore Paolo Bongioanni –. Le quattro tappe piemontesi della Salida Oficial sono state una vetrina sportiva di altissimo livello, un’occasione per mostrare al mondo la bellezza dei nostri territori, l’efficienza delle nostre comunità e la nostra capacità organizzativa. Vogliamo ringraziare tutti i comuni coinvolti, le istituzioni, le forze dell’ordine, i volontari e i tantissimi cittadini che hanno contribuito a rendere questo evento un successo indiscutibile. Il Piemonte ha risposto con calore, ordine e professionalità: dalle città ai piccoli borghi, abbiamo dimostrato di essere pronti per ospitare eventi internazionali di questa portata. Questa competizione è stata molto più di una corsa ciclistica: è stata una festa dello sport, una celebrazione del territorio e un’occasione per rafforzare il legame tra il Piemonte e il ciclismo. Siamo orgogliosi di aver scritto insieme una pagina importante, che resterà nella memoria collettiva e darà impulso anche al nostro turismo, alla nostra economia e alla promozione culturale del Piemonte.”

“La partenza de La Vuelta 25 dal Piemonte ha superato le nostre aspettative. Siamo arrivati in una regione con una lunga tradizione ciclistica e ci siamo sentiti come a casa grazie alla calorosa e affettuosa accoglienza dei tifosi – sottolinea Javier Guillén direttore generale de la Vuelta a España –. Il gruppo ha pedalato attraverso scenari carichi di storia e di una bellezza naturale impressionante, con il passaggio attraverso le Alpi come momento culminante, qualcosa che ci emozionava particolarmente. Dal punto di vista sportivo, sono state tappe molto intense e divertenti, che hanno entusiasmato gli appassionati. Grazie alla stretta collaborazione con le autorità del Piemonte, il passaggio de La Vuelta nella loro regione può essere definito un vero successo che ricorderemo sempre con grande affetto.”

Oltre all’aspetto sportivo, l’evento ha generato un racconto mediatico diffuso a livello internazionale: servizi televisivi, trasmissioni radiofoniche, reportage fotografici e articoli hanno dato risalto non solo alla competizione, ma anche alle caratteristiche del territorio ospitante.

La Salida Oficial della Vuelta 25, con le sue quattro tappe piemontesi, ha così confermato la capacità organizzativa e la vocazione del Piemonte ad accogliere manifestazioni sportive di respiro internazionale.

Quando gli Astigiani corsero il Palio sotto le mura di Alba

Era il primo vero Palio, correva l’anno 1275. Asti e Alba si detestavano. Guelfa la prima, ghibellina e roccaforte angioina la seconda, tra le due città scoppiò un lungo conflitto che si concluse con la vittoria astigiana e, per scherno, gli astesi corsero il primo Palio proprio sotto le mura di Alba. Ma come gli astigiani vivevano il Palio nel Duecento? Mentre Asti si prepara a correre il Palio 2025 andiamo indietro nel tempo di 750 anni quando nacque la storica manifestazione. Tutta la città vi partecipava, anche più di adesso, gli astigiani si riversavano in massa per le strade cittadine, affollavano quello che oggi è corso Alfieri accompagnando fantini e cavalli montati a pelo, senza sella, come avviene oggi, con urla forsennate sullo sfondo di una “foresta” di torri, oltre 120 che circondavano Asti. Otto secoli fa il Palio non era solo una festa religiosa, aveva un carattere anche politico, come segno di sfida simbolica al potere angioino. Era più di una corsa, era un momento di unità e di orgoglio per la città che cercava di riaffermare la propria indipendenza con una competizione accesa e spettacolare tra le contrade, con banchetti, musica e celebrazioni. Così Asti viveva il Palio verso la fine del XIII secolo ed era tutt’altro che una piccola comunità, contava quasi 50.000 abitanti contro i 73.000 di oggi.
 Sono molte le città che organizzano il Palio, il più popolare è quello di Siena in Piazza del Campo ma non è il più antico d’Italia. Per trovare il più antico bisogna andare proprio ad Asti. I 750 anni del Palio di Asti verranno festeggiati domenica 7 settembre con la tradizionale corsa a cavallo nella centrale piazza Alfieri ma come si svolgeva in pieno Medioevo? A quell’epoca Asti era una potente città guelfa, nemica di Alba, Alessandria e Acqui Terme, tutte ghibelline, e con l’arrivo di Carlo I d’Angiò nel nord della penisola, Asti scese in guerra contro le le truppe angioine. Il conflitto durò quindici lunghi anni e terminò con la battaglia di Roccavione nel novembre 1275 e la vittoria degli astigiani. In quell’occasione, come scrisse il cronista locale Guglielmo Ventura, gli astigiani corsero il primo Palio proprio sotto le mura della nemica Alba, sostenuta dagli angioini, dopo aver saccheggiato le vigne confinanti. Un sorta di “Palio di guerra” fortemente voluto dagli astesi per umiliare Alba. In realtà, fino alla metà del Trecento, la corsa si svolse “alla tonda” in un percorso circolare che corrispondeva più o meno all’area delle piazze Alfieri e Libertà. Quando Gian Galeazzo Visconti, signore di Asti, fece costruire una nuova cittadella fortificata, la corsa non si tenne più “alla tonda” ma “alla lunga”, su un percorso lineare di due chilometri e mezzo lungo corso Alfieri. Rispetto ad oggi il Palio si correva il 1 maggio, giorno della festa di San Secondo, patrono della città.                                              Filippo Re
nella seconda foto affresco della corsa del Palio “alla lunga” di Ottavio Baussano nel palazzo del Comune di Asti.

Dalla Regione 5 milioni per gli studenti con disabilità

ELENA CHIORINO:”IL DIRITTO ALLO STUDIO È UN DOVERE COSTITUZIONALE”
Il Piemonte conferma il proprio impegno a favore dell’inclusione scolastica degli studenti con disabilità, stanziando 5 milioni di euro per l’anno 2025 destinati alle Province ed alla Città Metropolitana di Torino per garantire assistenza all’autonomia e alla comunicazione agli alunni delle scuole superiori. Una misura concreta, una risposta doverosa che – nelle parole del Vicepresidente della Regione Elena Chiorino – “testimonia come il Piemonte non lasci indietro nessuno e abbia ben chiaro che il diritto allo studio non è uno slogan, ma un dovere costituzionale” I fondi si affiancano agli oltre 8 milioni di euro già attribuiti dal Governo Nazionale tramite il Fondo unico per l’inclusione, rafforzando così gli interventi già previsti per sostenere alunni con disabilità fisiche, sensoriali o con bisogni educativi speciali. Le risorse potranno essere utilizzate per attivare interventi personalizzati, sia individuali che di gruppo, sulla base delle reali necessità segnalate da scuole e territori. “Parliamo di famiglie che ogni giorno affrontano sfide enormi: a loro dobbiamo soprattutto strumenti e soluzioni, facendo la nostra parte con risorse importanti.” Il provvedimento, adottato dalla Giunta Regionale, rientra nel quadro dell’Atto di indirizzo per il diritto allo studio approvato dal Consiglio Regionale e prevede che le Province e la Città Metropolitana elaborino piani provinciali di intervento, calibrati sulle esigenze locali. Un’azione coordinata, efficace e volta a garantire uguali opportunità di apprendimento a tutti i ragazzi, in ogni angolo del Piemonte.

Precipita in montagna e muore sotto gli occhi del marito

È morta sotto gli occhi del marito, a 64 anni, Loredana Trinchieri, di Rivoli.  La donna è precipitata per circa 50 metri in un’escursione nelle Marche sulle montagne di di Ussita, in provincia di Macerata. In passato si era candidata come sindaco in una lista civica.

La gallina Maddalena e gli opossum

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Nel santuario torinese di piazza Santa Rita da Cascia, con un gesto cristianamente dubbio e poco credibile considerate le sue convinzioni religiose, Carletto accese una candela davanti alla statua della santa degli Impossibili ringraziandola, confidando nella sua divina intercessione affinché venisse mantenuta nel tempo quella grandissima invenzione che gli anglofoni chiamavano smart working e gli autoctoni avevano tradotto in lavoro agile. A dire il vero, almeno per lui e per chi apparteneva a quello che alcuni ribattezzarono “il club degli opossum”, la parola lavoro provocava un naturale rigetto, una sorta di eritema dell’animo. Cerimonioso, abilissimo a svicolare gli impegni e a rendersi quasi invisibile per schivare il lavoro, Carletto aveva interpretato a modo suo il lavoro a distanza, da casa. Omettendo il riferimento a tutto ciò che significasse attività, servizio, impiego, mansione, compito, responsabilità, azione oppure risultato si era concentrato sulla parte dell’agile da intendere come un processo di inoperosità, massima aspirazione per coloro che non provavano alcun rimorso nell’essere dei perdigiorno, degli scansafatiche. Pazienza se poi questo atteggiamento sfociasse nell’imbroglio o nella truffa, ingannando il prossimo e principalmente chi gli aveva affidato il lavoro.

Rosina, sua socia in tutto e per tutto (aspetti sentimentali a parte), la pensava ovviamente alla stessa maniera. Erano davvero una bella coppia e, affidandosi all’immortale capolavoro di Collodi, non si faticava a identificarli con il gatto e la volpe. O con l’opossum e la sua nota strategia di fingersi morto per scoraggiare i predatori. Solo che, nel caso dei due, si trattava di un buon modo per schivare lavoro e impegni, infrattandosi al fine di rendersi indivisibili e silenziosi. Il lavoro reclamava attenzione e presenza? Chissenefrega e buonanotte ai suonatori, tanto c’era sempre qualcuno sul quale si poteva, in qualche maniera, scaricare le incombenze. Rosina era nipote di Mario, conosciuto dai più come “il Mario pulito”, uno stradino originario della provincia di Rovigo il quale, mantenendo fede al suo soprannome, aveva sempre e tenacemente operato per ottenere con il minimo sforzo la massima resa dalla sua attività. A differenza di sua moglie Maria che si “tirava nera” a lavorare, lui era diventato famoso per la proverbiale abilità a sdraiarsi ai bordi della strada dove, disteso su un vecchio plaid, allungava le mani nelle cunette per estirpare le erbacce con movimenti tanto lenti quanto studiati. Ben attento a non faticare troppo e a non sporcarsi gli abiti. Se ne accorse anche il vecchio cavaliere Hoffman, pentendosi amaramente di avergli offerto il lavoro di giardiniere nel parco della sua villa. Il buon Mario si sdraiava sotto gli alberi sul finire dell’estate in pigra attesa che le foglie cadessero e solo quand’erano tutte a terra, con una gran flemma, iniziava a raccoglierle, una ad una. E lo stesso in primavera quando, dopo la sosta invernale dove veniva pagato per non far nulla, attendeva che l’erba crescesse fino ai polpacci per rasare il prato con il tosaerba riservandosi tutto il tempo che riteneva necessario. La nipote non poteva certo smentire quell’attitudine perché, come si usa dire, buon sangue non mente. Eppure i due, nonostante tutto, erano simpatici e nemmeno lontanamente paragonabili a Stella, conosciuta come “la gallina Maddalena”, parafrasando una canzone di Roberto Vecchioni. A parte l’idiosincrasia per il lavoro che, forse, poteva accomunarla a Carletto e Rosina ma in una versione molto più acuta, la sua personalità era contorta e poco raccomandabile. Falsa come il peccato di Giuda, cattiva d’animo e terribilmente pettegola, anche lei come la gallina Maddalena si credeva una faraona e ingrassava “senza fare mai le uova”. Piena di se e sempre pronta a cambiar bandiera, tagliuzzava i vestiti addosso al prossimo con la sua linguaccia ma non voleva essere criticata (“io, le cose, non le mando mica a dire… Io, le cose, non le faccio alle spalle. Non è vero che io non abbia mai torto: sono gli altri che non hanno mai ragione”). Quel posto di lavoro per lei era solo un rifugio all’ombra del politico compiacente e lo smart working lo intendeva non come lavoro a distanza ma la maggior distanza possibile dal lavoro che, peraltro, non era in grado di fare a causa dei propri limiti e dell’assenza di un seppur piccolo barlume di volontà. Ma come spesso capita le cose possono cambiare improvvisamente e non è detto che i cambiamenti siano in meglio. Anzi. E così capitò che un giorno finì il suo credito con la fortuna e dovette ridare indietro tutto ciò che aveva ottenuto con intrighi e piccole furbizie. In poche parole, dalla sera alla mattina, la gallina rimase “senza penne sul di dietro”. Ancora una volta quella canzone del grande maestro ritornava quasi fosse una condanna (“Maddalena dei lamenti, che stà lì, che aspetta e spera; Maddalena senza denti, vittimista di carriera; Maddalena dei padroni che van bene tutti quanti: le stanno tutti sui coglioni, però manda gli altri avanti”). Quelli che definiva i suoi santi in Paradiso caddero in disgrazia e per quanto manifestasse la sua disperazione, le toccò andare a lavorare in un fast food. Tra le otto e le dieci ore al giorno a friggere ali di pollo e patatine senza il conforto di un aeratore che funzionasse erano il risultato dell’applicazione della legge del contrappasso per chi, come lei, aveva sempre riso in faccia a chi era costretto a faticare per mettere insieme il pranzo con la cena. E lì la presenza al lavoro era obbligatoria, non facoltativa. Qualche volta capitò che dei conoscenti ai quali aveva riservato in passato le sue attenzioni, delle quali avrebbero fatto volentieri a meno, si fermassero a fare un boccone in quel locale canticchiando “Maddalena, Maddalé, Maddalena dei funamboli: prima c’era e poi non c’è, Maddalena, Maddalé; Maddalena dei tuoi comodi: basta che va bene a te; Maddalena dei pronostici: “io l’avevo detto che…”. Maddalena dei colpevoli: tutti quanti tranne te, Maddalena, Maddalé”.

Marco Travaglini