ilTorinese

Controlli dei carabinieri: guida in stato di ebbrezza e droga in auto

A Chivasso e Brandizzo,  il dispositivo messo in atto dai Carabinieri della locale compagnia ha portato al controllo di una ventina di autovetture e più di cinquanta persone nonché l’ispezione di alcuni esercizi commerciali: il risultato finale ha registrato la denuncia di un sessantaseienne della zona per guida in stato di ebrezza, la denuncia di un ventisettenne di Settimo perché trovato con un manganello a bordo della propria autovettura e la segnalazione alla prefettura quale assuntore di sostanze stupefacenti di una ventunenne trovata in possesso di alcuni grammi di hashish.

(foto archivio)

La bocciatura ingiusta configura un giusto risarcimento?

La bocciatura ingiusta configura un giusto risarcimento? Sì, vengono risarciti il primo anno di lavoro e i danni morali.

Un alunno maltrattato in classe da un professore può subire un trauma, con conseguenze negative sul proprio rendimento scolastico, fino a portarlo alla bocciatura. Questa, a sua volta, può precludere l’accesso all’università, la partecipazione a concorsi pubblici o la ricerca di un lavoro, causando un danno che necessita, ovviamente, di un adeguato risarcimento.

L’articolo 2043 del codice civile prevede infatti che «qualunque fatto doloso o colposo, che cagiona ad altri un danno ingiusto, obbliga colui che ha commesso il fatto a risarcire il danno».

Un’applicazione concreta di questa norma si trova in una recente sentenza del Tar della Liguria, che ha condannato il Miur e un Liceo Scientifico di Savona a risarcire una studentessa ingiustamente bocciata. La ragazza era stata sottoposta a una valutazione più severa rispetto ai suoi compagni e, a causa di un accanimento da parte dei docenti, era stata bocciata dopo l’esame di riparazione in matematica e fisica. Questo stress emotivo ha rallentato il suo percorso accademico e professionale e il tribunale ha riconosciuto un risarcimento di 10.000 euro in suo favore.

Non è stata accolta la richiesta di risarcire un intero anno lavorativo, ma il risarcimento è stato concesso per il ritardo di un anno negli studi universitari e nell’inizio della carriera lavorativa.
La decisione del Tar dimostra comunque che, con il giusto supporto legale e una buona dose di consapevolezza, è possibile tutelare i propri diritti!

STEFANO CALLA’

Avvocato

Balla Torino Social Dance: il ballo come cura

Balla Torino Social Dance svela una delle sue anime più intense e profonde, quella che interpreta “il ballo come cura”: sono molti, infatti, gli studi che provano che il ballo è un ottimo approccio terapeutico a svariate patologie, dal sovrappeso all’ipertensione fino alla depressione. Ballare mette in moto le endorfine, le sostanze prodotte dal cervello e che hanno lo scopo di alleviare il dolore e di stimolare il buonumore.

Ecco allora che lunedì 14 ottobre alle 13.30 l’ingresso dell’Ospedale Sant’Anna di Via Ventimiglia diventa un luogo di festa e benessere con le “Vitamine Jazz” con il quartetto di Max & Mirella Gallo per la musica dal vivo e la swing dance di Accademia Carma, n collaborazione con Direzione sanitaria Presidio Sant’Anna, Fondazione Medicina a Misura di donna e Vitamine Jazz.

Alle 17.30 al Creative Hub del Cortile del Maglio (Via Vittorio Andreis 18, Torino), il primo dei molti laboratori proposti dalla manifestazione sotto il cappello “Danzo o ballo?” Con partecipazione gratuita e prenotazione obbligatoria sul sito ballatorino.it la coreografa canadese di danza percussiva Sandy Silva terrà un seminario intitolato “Body Music Percussion”. I partecipanti saranno coinvolti, attraverso un’inedita esplorazione sensoriale del corpo e della percussione vocale, in un viaggio comune condiviso attraverso la “pulsazione”, generata naturalmente dai corpi e dai gesti ritmici. La connessione delle vocalizzazioni con il movimento conduce il gruppo a generare un’autentica orchestra corporea in processione. In collaborazione con Torino Creativa e Coorpi.


Balla Torino al Triciclo di Via Arbe

Balla Torino 2024 è patrocinato dalla Città di Torino e dalla Regione Piemonte, con il sostegno di Fondazione Compagnia di San Paolo, Fondazione CRT, Camera di commercio di Torino e Ireninsieme a numerosi partner tecnici e alla Fondazione Contrada Torino Onlus che ha pensato e prodotto la manifestazione insieme a Luigi Ratclif, coordinatore del programma.
Per delineare temi e azioni dell’iniziativa è stato costituito un Gruppo di Indirizzo formato da Paolo Apolito, Antonio Damasco, Sergio Durando, Elisa Guzzo Vaccarino, Antonella Frontani, Lorenzo Immovilli, Luca Morino, Alessandro Pontremoli, Catterina Seia e animato da Luigi Ratclif, coordinatore del programma.

Tutti gli appuntamenti sono a ingresso libero: per maggiori informazioni e programma dettagliato: https://ballatorino.it/

Ufficio stampa

L’sola del libro

Rubrica settimanale a cura di Laura Goria

 

Simona Dolce “Il vero nome di Rosamund Fisher” -Mondadori- euro 19,50

E’ possibile amare profondamente il proprio padre -attento e affettuoso- senza accorgersi che è uno dei peggiori mostri del nazismo? E’ esattamente quello che ha vissuto la piccola Inge Brigitte, figlia di Rudolph Höss, comandante della più atroce ed efficiente macchina di morte per lo sterminio degli ebrei (e non solo), il campo di concentramento di Auschwitz. E una volta scoperta la verità, come è possibile convivere con un tale fardello nell’anima? La verità è quello che viviamo o quello che accade alle nostre spalle?

Per capire l’enigma un aiuto arriva da questo romanzo, basato su una storia vera, frutto dei ricordi della figlia dell’aguzzino. E’ Rosamund Fisher, ha 80 anni, è vedova e vive ad Arlington in Virginia. Ma il suo vero nome è Inge Brigitte, nata in Germania, ed è la figlia del mostro. Incalzata dal giornalista Thomas Harding, (discendente di Hanns Alexander, l’uomo che arrestò Rudolf Höss) finisce per farsi convincere a rilasciargli un’intervista esclusiva in cui racconta la sua vita.

Ed ecco riaffiorare i ricordi di bambina. Dal 1940 al 1944 la sua famiglia visse nella lussuosa villa il cui muro confinava con l’orrore del campo. A un passo dalle camere a gas e i crematori, e pare non sospettasse neanche lontanamente che il padre era colui che ordinava e assisteva personalmente all’eliminazione di milioni di prigionieri.

Il comandante era semplicemente Vati per i suoi 5 figli, padre amato e rispettato. All’epoca Brigitte aveva 7 anni e in casa transitavano domestiche, giardinieri, operai che in realtà erano prigionieri del lager. Tutto quello che serviva alla villa arrivava direttamente dal “Kanada”, ovvero il deposito in cui venivano ammassate le proprietà requisite agli internati. Insomma un’infanzia agiata e protetta, nessun sospetto che al confine ci fosse l’orrore.

Poi la fuga nel 45. Il padre si separa dalla famiglia e si nasconde fino all’arresto e alla condanna. I primi ad essere trovati sono i figli e la moglie che, per salvare il primogenito, consegnerà il marito.

In esilio e con un’altra identità, Brigitte fugge dapprima a Parigi, poi a Madrid dove diventa la modella prediletta di Balenciaga. Infine sceglie una vita normale, sposa un Americano e con lui crea una famiglia oltreoceano. Ma per tutta la sua lunga vita farà i conti con quel segreto inconfessabile.

 

Rudolf Höss “Comandante ad Auschwitz” -Einaudi- euro 13,00

Questa è l’agghiacciante autobiografia scritta da Rudolf Höss, che comandò il campo di sterminio di Auschwitz dal 1940. In fuga nel 44 venne infine scoperto e arrestato. La Corte Suprema di Varsavia lo giudicò colpevole di crimini contro l’umanità e lo condannò all’impiccagione, eseguita nel cortile del campo di Auschwitz il 16 aprile 1947.

Scrisse queste memorie in carcere, mentre attendeva l’esecuzione. Pagine in cui per la prima volta si scopre la psicologia e la mentalità di uno dei nazisti più spietati. Un vero e proprio squarcio nell’orrore di un’anima nera priva di pietà, che giustificò la morte di milioni di persone in nome dell’ideologia nazista.

Sono un viaggio all’inferno le sue descrizioni dello smistamento dei deportati, le camere a gas in cui stipava e gasava masse di bambini, donne, vecchi.

Non c’è mai neanche l’ombra di un vago pentimento da parte del comandante che descrive, senza emozione, le fosse comuni, le morti per asfissia, l’estrazione dei denti e il taglio dei capelli dai cadaveri, la cremazioni dei corpi.

Racconta anche la vita e i rapporti nel lager, il dividi et impera per cui le lotte interne tra i prigionieri facevano buon gioco alla gestione delle SS. Emerge il disprezzo per i deportati che descrive mettendo in risalto solo patologie e difetti caratteriali.

Si assolve sostenendo di avere semplicemente eseguito gli ordini di Himmler; anzi è fiero di averli portati a termine brillantemente. Neanche vede la mostruosità dello sterminio di massa.

 

 

Katja Petrowskaja “La foto mi guardava”

-Adelphi- euro 24,00

La giornalista e scrittrice tedesca di origine ucraina che ha già rivelato la sua profondità di pensiero nel bellissimo “Forse Esther”, ora entra nell’essenza di 57 fotografie, scelte tra ricordi di famiglia, scatti di fotografi famosi –come Robert Capa, Josef Koudelka, Francesca Woodman- oppure scovate nei mercatini, su Internet, in mostre, libri e archivi storici.

Immagini che in qualche modo l’hanno chiamata a gran voce, per qualche dettaglio o per emozioni e ricordi che smuovono i pensieri. Da ogni scatto parte una micro narrazione che scandaglia a fondo luci, ombre, profili, scenari e altri particolari percepiti da una sensibilità acuta. Poi c’è la scrittura alta e raffinata tipica della Petrowskaja. Fondamentalmente sono racconti in miniatura contro le guerre, la solitudine, la disperazione e le pagine buie della Storia.

Tra le tante immagini, alcune sono indimenticabili. Come l’impatto emotivo della snella silhouette di una donna (della quale non compare il viso) che accarezza la testa di un cigno. Lo scatto è della 18enne Francesca Woodman; figlia di artisti, dotata di talento straordinario, si suicidò a 22 anni… e quel cigno senza zampe sembra quasi averne presagito la morte.

Tra le altre foto da segnalare: le macerie rimaste nella piazza dell’Indipendenza a Kiev occupata dalla Wehrmacht, che rimandano all’orrore della guerra.

Quella dell’autrice bambina che disegna con alle spalle il padre in tenero atteggiamento; e il racconto di come e perché ritrovare questa scheggia della sua infanzia sia stato uno shock.

Poi, la buia immagine degli ombrelli e della folla di newyorkesi sotto la pioggia per le vie di Manhattan durante funerali di 7 bare che racchiudevano le vittime non identificate tra le 146 operaie bruciate nel rogo di una fabbrica tessile nel 1911, quando si moriva spesso per le pessime condizioni di lavoro.

 

 

Roberto Emanuelli “Ora amati” -Feltrinelli- euro 19,00

Questo romanzo nasce dal vissuto in prima persona dell’autore, che ha attraversato entusiasmi e dolori di una relazione tossica che rischiava di rovinargli la vita. Lui è riuscito a smarcarsi dal pericolo, ha fatto tesoro della sua esperienza e ha scritto il libro.

Protagoniste due donne diverse per età anagrafica, formazione e latitudine, ma travolte entrambe da passioni altamente nocive.

Clara vive a Roma, dirige una libreria e adora il suo lavoro.

Da tre anni ha una relazione con un uomo sposato che dichiara di amarla e voler lasciare la moglie per lei; di fatto è un’altalena di false promesse e tentennamenti all’idea di far soffrire i figli. Forse più che altro è determinante la paura di perdere l’agiatezza nelle mani della consorte che detiene soldi e potere.

A Milano c’è Anna, studentessa di Economia alla Bocconi, spinta dalle aspettative dei genitori che le hanno programmato il futuro a capo dell’azienda di famiglia in Calabria. E’ infelice, in una città che sente estranea e costretta a studi che non le interessano.

L’ orizzonte sembra aprirsi quando incontra Francesco e si innamora. Peccato lui si riveli un egoista di prima grandezza, troppo preso da stesso; un giorno c’è e quello dopo scompare, centellinando il tempo concesso ad Anna.

Due storie personali, ma universali, vissute da chi si appoggia a pseudo amori tossici: quelli che divorano l’anima, logorano la vita, promettono e non mantengono, catapultano in cima a vette di felicità e poi fanno sprofondare in baratri di dolore.

Ma, dopo la sofferenza e la solitudine, nel romanzo ci sono anche riscatto e rinascita, quando le protagoniste riescono a sganciare le zavorre di compagni narcisisti e nocivi.

Il pane di Predrag Matvejević

Pane nostro, libro di Predrag Matvejević, è stato il frutto di un lavoro lungo vent’anni.

Quella del pane è una grande storia che viene da lontano, scorrendo dal tempo in cui i nostri antenati si stupirono per la simmetria dei chicchi sulla spiga fino a oggi, dove miliardi di esseri umani ancora soffrono la fame e sognano il pane mentre altri lo consumano e lo sprecano nell’abbondanza. Nato migliaia di anni fa in Mesopotamia, nominato con molteplici nomi fin dall’antichità, riportato nelle memorie incise sulle tavolette di terracotta, scritto sulle pergamene, nei poemi orali e nei testi religiosi, il pane è l’architrave del Mediterraneo. Per secoli è stato l’unico contraltare a carestie, epidemie, alle morti per inedia, l’unico elemento ( tra l’altro, comunitario) in grado di separare la sopravvivenza dal baratro della fame. Per questa ragione è stato anche uno straordinario simbolo in tutte le religioni. Ha accompagnato, assumendo la forma e la sostanza della galletta, della focaccia o del biscotto, innumerevoli viaggiatori e pellegrini, marinai e nomadi. Si è ritrovato, suo malgrado, al centro di dispute sanguinose e interminabili: le guerre per procacciarsi il cibo, ma anche le lunghe controversie sul pane lievitato oppure azzimo, da usare per la comunione. E’ stata una disputa inevitabilmente infinita perché il pane è anche un simbolo posto al centro del rito eucaristico. Lo si ritrova, nelle sue mille varietà, in molte opere d’arte dall’antico Egitto fino alla pop art. Raccontando questa saga sul pane, Matvejević  ( uno dei più grandi intellettuali balcanici, nato nel 1932 a Mostar e morto sei anni fa a Zagabria) ci parla di Dio e degli uomini, della storia e dell’antropologia, della fame e della ricchezza, della guerra e della pace, della violenza e dell’amore. Un libro importante, denso di significati, dove la saggezza spesso è temprata nel dolore ma è pur sempre piena di speranza. Con la prefazione di Enzo Bianchi e la  postfazione dello scrittore Erri De Luca, Pane nostro è una opera ricchissima di riferimenti storici e letterari, di citazioni. Un libro potente che rappresenta un omaggio poetico all’alimento più semplice inventato dall’uomo.

Marco Travaglini

Maurizio Scandurra cittadino onorario: “Il mio grazie ai Comuni di Burolo e Montiglio Monferrato”

Il giornalista cattolico e opinionista de ‘La Zanzara’ di ‘Radio24’ nominato Cittadino Onorario di entrambi i paesi piemontesi.

Un successo la Fiera Nazionale del Tartufo Bianco di Montiglio Monferrato, la prima delle cinque consociate della provincia di Asti ad aprire le danze. Una ampia partecipazione di pubblico per due domeniche consecutive che testimonia il grande lavoro di squadra compiuto dal Sindaco Dimitri Tasso, dall’Amministrazione Comunale e da una instancabile Pro Loco super organizzata sapientemente guidata dal Presidente Piercarlo Negro. E’ stato un piacere immenso ritornare con uno show condiviso insieme al cantautore astigiano Danilo Amerio proprio nel paese che per primo mi conferì nel 2019 una Cittadinanza Onoraria, e ritrovare l’affetto e l’abbraccio del pubblico”.

Così Maurizio Scandurra, eclettico giornalista cattolico radiotelevisivo, imprenditore, collezionista di ventilatori, campane e autobus storici, che proprio sabato scorso è stato nominato Cittadino Onorario anche del Comune di Burolo, in Canavese: “Una giornata memorabile, che aggiunge un ricordo prezioso in più a quelli che mi legano a questo municipio ottimamente valorizzato dall’azione costante del Sindaco Franco Cominetto e di tutta la sua Giunta. Ricevere questa onorificenza è una gioia immensa a sigillo di un legame profondo con il territorio e con chi lo popola. Ringrazio di cuore anche l’Assessore Regionale Gianluca Vignale per la sua graditissima presenza alla cerimonia, nonché uno dei migliori imprenditori burolesi apprezzato in tutta Europa, Gianni Bessolo Pejla, leader con la sua ‘Inoxtek Srl’ nel settore delle lavorazioni dell’acciaio, per aver consentito insieme alla simpaticissima moglie Anna, con la loro operosa generosità, di condividere con il pubblico di Burolo un intenso momento di spettacolo insieme sempre al bravissimo Danilo Amerio per raccontare alcuni fra i momenti migliori della storia della canzone italiana di cui è stato protagonista come cantautore, autore, compositore e produttore discografico”, chiosa entusiasta l’opinionista de ‘La Zanzara’ di ‘Radio24’.

37ª edizione della Strarivoli: un successo di sport e partecipazione

Si è svolta ieri la 37ª edizione della #Strarivoli, la tradizionale gara podistica della città di Rivoli, che ha visto la partecipazione di atleti e appassionati di tutte le età. La competizione, articolata su un percorso di 10,5 km, ha avuto la partenza presso il Circolo dei Sardi Quattro Mori alle ore 9.30, con l’arrivo fissato al Giardino Emanuela Loi in via San Paolo.
“La Strarivoli rappresenta un appuntamento fisso per la nostra città, un momento di sport e condivisione che coinvolge non solo gli atleti, ma tutta la comunità. Questa manifestazione incarna i valori dello spirito sportivo e della partecipazione attiva, ed è un piacere vedere cittadini riuniti per celebrare lo sport.” ha dichiarato il sindaco Alessandro Errigo. “Desidero ringraziare tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione dell’evento: dall’organizzazione ai volontari senza dimenticare il prezioso supporto delle forze dell’ordine che hanno garantito la sicurezza durante la gara.”
Il sindaco ha inoltre sottolineato come la promozione dello sport rappresenti uno dei pilastri del suo programma di mandato. “Negli anni passati, molti cittadini sono stati costretti a spostarsi nei comuni limitrofi per praticare attività sportive. Con eventi come la Strarivoli e con i progetti in corso, il nostro obiettivo è trasformare Rivoli in un punto di riferimento per lo sport a livello locale, offrendo strutture e occasioni di partecipazione accessibili a tutti.”
La #Strarivoli, aperta sia agli atleti professionisti che agli amatori, è stata un momento di festa per la città, confermandosi un evento sportivo di riferimento nella regione.
Per maggiori informazioni e classifiche finali, si prega di visitare il sito ufficiale dell’evento www.irunning.it

Quaglieni festeggiato nel trentennale della medaglia d’oro

Il 13 ottobre  1994  nel corso di una solenne cerimonia alla presenza del  Magnifico Rettore dell’Universita’ e di molte autorità veniva consegnata la medaglia d’oro di benemerito della scuola, della cultura e dell’arte conferitagli dal Presidente  della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro al professore cavaliere  di Gran Croce Pier Franco Quaglieni che è stato tra i più giovani insigniti della più alta onorificenza conferita ad un docente italiano. A trent’anni di distanza l’associazione che riunisce gli insigniti ha festeggiato ieri il prof.Quaglieni  nel corso di un incontro sul tema “Quaglieni maestro di cultura libera” consegnandogli un  attestato in cui è scritto tra l’altro: “Più che mai oggi Pier Franco Quaglieni attraverso l’ideale cattedra dei giornali, dei suoi libri e del Centro Pannunzio continua ad impartire una grande lezione di alta cultura ed  è un nobile e raro esempio di indipendenza libera  nei confronti delle giovani generazioni. Già molti anni fa  uno dei suoi maestri Alessandro Passerin d’ Entreves  giunse a paragonare Quaglieni a Gobetti”. Al termine il prof. Quaglieni è stato festeggiato in un incontro conviviale a Varazze.

Io non rischio, in piazza le buone pratiche di Protezione civile

Come ogni anno anche la Regione Piemonte ha partecipato alla campagna nazionale Io non rischio, dedicata alle buone pratiche di Protezione civile.

Per scoprire cosa ciascuno di noi può fare per ridurre i rischi sul proprio territorio, 300 volontarie e volontari di Protezione civile hanno incontrato la cittadinanza domenica 13 ottobre ad Alessandria in corso Acqui angolo via Tolstoj, ad Asti in piazza Alfieri, a Cuneo in piazza Galimberti, a Novara in piazza Duomo, a Torino in piazza Castello, a Verbania Pallanza in piazza Garibaldi. Quest’anno le piazze del Piemonte hanno infatti assunto una veste provinciale: le associazioni di volontariato di ogni provincia hanno contribuito con un lavoro sinergico all’allestimento della piazza, segno tangibile di come la collaborazione fattiva possa essere un punto di forza determinante.

Oltre ai punti informativi dove i volontari comunicatori hanno dialogato con i cittadini sulle buone pratiche di Protezione civile sono stati allestiti diversi spazi dedicati ad attività per adulti e bambini, finalizzate a trasmettere i valori della campagna. Così, a Torino, Asti e Novara è stata svolta un’attività di sensibilizzazione ed educazione nata per gli studenti della scuola secondaria di primo grado e realizzata dalla Regione Piemonte in collaborazione con il Politecnico di Torino, che è proposta attraverso un gioco virtuale di promuovere l’adozione di comportamenti corretti e misure di autoprotezione nelle situazioni di emergenza. I partecipanti alla simulazione hanno indossato dei visori collegati ad una piattaforma virtuale e sono stati immersi in uno scenario di rischio alluvione dove, giocando, erano chiamati a districarsi in diverse situazioni critiche. L’attività è stata gestita da tecnici e funzionari del Settore Protezione civile della Regione Piemonte.

«Io non rischio fornisce indicazioni preziose per educare e preparare famiglie, scuole ed aziende ad essere pronte per fronteggiare situazioni di pericolo – hanno sostenuto il presidente della Regione Alberto Cirio e l’assessore regionale alla Protezione civile Marco Gabusi – Crediamo fermamente che l’informazione e la preparazione siano fondamentali per affrontare qualsiasi emergenza e siamo convinti che insieme possiamo ridurre i rischi e garantire un futuro più sicuro per tutti. Ringraziamo la Protezione civile e tutti coloro che si sono impegnati per la riuscita di questa iniziativa. La sicurezza è un impegno collettivo, e insieme possiamo fare la differenza».

Pedalata “per non dimenticare”

Nell’ambito di Io non rischio si è inserita anche la Pedalata “Per non dimenticare”, in ricordo delle vittime dell’alluvione avvenuta in Piemonte 30 anni fa, nel novembre 1994. I partecipanti sono andati in bicicletta da Cuneo ad Alessandria, passando per Alba e Asti, per ricordare quanto avvenuto in quei giorni. L’evento è stato organizzato dalla Protezione civile di Alba “Proteggere insieme” e dal gruppo “Bike is life #pedaliamoitalia”.