ilTorinese

Quasi 80 chili di cocaina nascosti tra le mezzene di carne

 Nell’ambito dell’attività di controllo dei mezzi adibiti al trasporto internazionali delle merci svolto quotidianamente sulle arterie autostradali dalla Polizia di Stato, nei giorni scorsi due autisti di un autoarticolato sono stati arrestati in quanto trovati in possesso di 77 kg di sostanza stupefacente nascosti all’interno del mezzo.

Gli agenti della Polizia Stradale di Torino – Sottosezione autostradale di Susa, impegnati in un controllo presso la barriera di Salbertrand sull’autostrada A/32 Torino – Bardonecchia, hanno fermato un autoarticolato in transito verso Torino proveniente dal confine francese. L’attenzione degli operatori è stata attirata dall’atteggiamento estremamente inquieto degli autisti e dal comportamento dell’unità cinofila, impegnata nel dispositivo di controllo, che continuava a puntare il semirimorchio.

Gli operatori decidevano pertanto di procedere ad una ispezione più accurata. All’interno del semirimorchio, occultati tra le mezzene di carne appese ed i bancali di altri prodotti di macellazione che risultavano essere stati caricati in Olanda, venivano rinvenute 70 confezioni di sostanza stupefacente del tipo cocaina per un peso complessivo di 77 kg circa, che pertanto venivano sottoposte a sequestro.

Per quanto accertato, i due autisti rumeni residenti in Italia, rispettivamente di 43 e 37 anni, venivano tratti in arresto per traffico internazionale di ingente quantità di sostanza stupefacente e tradotti presso la Casa Circondariale “Lo Russo e Cutugno” di Torino.

È doveroso ricordare tuttavia che nei confronti degli stessi vige la presunzione di innocenza in quanto i procedimenti penali a loro carico si trovano nella fase delle indagini preliminari.

TFF: Mazzantini, Torre e Cescon alla guida delle giurie 

 

 

Saranno Margaret MazzantiniRoberta Torre e Michela Cescon a presiedere le tre giurie dei concorsi della nuova edizione del Torino Film Festival, rispettivamente, Lungometraggi, Documentari e Cortometraggi. Ad annunciarlo, insieme all’elenco di tutti gli altri prestigiosi giurati, è il Direttore Giulio Base.

I componenti delle tre giurie, ognuno con la propria competenza e autorevolezza, ben rappresentano il panorama culturale e cinematografico italiano e internazionale, con uno sguardo attento alle tradizioni della settima arte e al contempo aperto ai suoi nuovi linguaggi e declinazioni.

La giuria del Concorso Lungometraggi è composta dalla presidente Margaret Mazzantini, scrittrice, drammaturga e sceneggiatrice, vincitrice per le sue opere dei più prestigiosi premi letterari, come il Premio Strega per Non ti muovere, il Premio Campiello per Venuto al mondo e il Premio Flaiano per Nessuno si salva da solo. Al suo fianco ci sono: il regista macedone Milcho Manchevski, Leone d’oro a Venezia per il suo film Prima della pioggia, candidato anche agli Oscar per il miglior film in lingua straniera; l’attrice francese Anne Parillaud, conosciuta a livello internazionale per le sue iconiche interpretazioni in film come Nikita di Luc Besson e Una per tutte di Claude Lelouch; Giovanni Spagnoletti, critico cinematografico, ha ricoperto il ruolo di professore di “Storia e critica del Cinema” all’Università “Tor Vergata” di Roma, è autore e/o curatore di quasi cento pubblicazioni di ambito cinematografico e direttore della rivista di studi cinematografici e web-magazine Close upKrzysztof Zanussi, uno degli autori più significativi del cinema polacco, regista e sceneggiatore di opere come La struttura di cristallo (1969), Illuminazione (1973), La costante (1980), L’anno del sole quieto (1984) e Perfect Number (2022).

Il Concorso Documentari è presieduto da Roberta Torre, regista di documentari, film di finzione e musical, oltre che regista teatrale, vincitrice di svariati David di Donatello e Nastri d’Argento con i titoli Tano da morire (1997), Angela (2002), Mare nero (2006) I baci mai dati (2010), Riccardo va all’Inferno (2017), Mi fanno male i capelli (2023). Insieme a lei: la cineasta americana KD Davison, che con il suo Fragments of Paradise ha vinto il Premio al miglior documentario sul cinema nella sezione Venezia Classici della 79ª Mostra del Cinema di Venezia e il Grand Jury Prize al Doc NYC; Federico Gironi, giornalista, autore, critico cinematografico e co-curatore della sezione Venezia Classici della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia.

A presiedere il Concorso Cortometraggi è l’attrice Michela Cescon, vincitrice del David di Donatello e il Nastro d’Argento per Romanzo di una strage e candidata per i film Primo amoreL’aria salata Piuma, che ha esordito alla regia nel 2021 con Occhi blu. In giuria: l’attore serbo Darko Perić, che dopo il successo internazionale con La casa di carta, ha preso parte a pellicole come La versione di Giuda e La morte ci divide; e l’attore Nicola Nocella, vincitore del Nastro d’Argento come migliore attore esordiente per Il figlio più piccolo di Pupi Avati e come migliore attore protagonista per il cortometraggio Omero bello-di-nonna.

Il Torino Film Festival è realizzato dal Museo Nazionale del Cinema di Torino e si svolge con il contributo del Ministero della Cultura Direzione Generale Cinema e Audiovisivo, Regione Piemonte, Città di Torino, Fondazione Compagnia di San Paolo, Fondazione CRT.

Disservizi ferroviari: “situazione insostenibile”. Incontro in Regione

Al termine della riunione urgente convocatadall’assessore ai Trasporti e alle Infrastrutture della Regione Piemonte Marco Gabusi per affrontare i recenti e gravi disservizi del trasporto ferroviario sono state stabilite misure concrete per risolvere i problemi che stanno colpendo i pendolari piemontesi

“L’incontro è stato positivo nel senso che tutti gli attori coinvolti, RFI, Trenitalia e l’Agenzia della Mobilità, hanno riconosciuto le criticità presenti e condiviso le azioni necessarie per un miglioramento tempestivo. Dopo un’attenta analisi degli ultimi monitoraggi, le linee particolarmente interessate in questo momento sono la SFM4 e la SFM7, che hanno registrato un peggioramento evidente nelle ultime settimane – ha dichiarato Gabusi – Queste due linee, oltre a servire un’utenza elevatissima composta da studenti e lavoratori, rappresentano anche un collegamento strategico con l’aeroporto di Caselle, diventando così una vetrina fondamentale per Torino e per tutto il Piemonte, in quanto punto di accesso cruciale per chi arriva nella nostra regione.”

Tra le soluzioni immediate RFI ha deciso di intensificare la manutenzione straordinaria su queste linee con un monitoraggio attivo 24 ore su 24, redistribuendo personale da altre aree per intervenire più rapidamente sui guasti senza compromettere la sicurezza generale. Questo piano operativo partirà già da domani.

Trenitalia ha garantito l’accelerazione delle consegne dei nuovi treni. Questo impegno garantirà un nuovo treno ogni settimana da lunedì prossimo al 31 dicembre 2024, con l’obiettivo di portare il numero complessivo di nuovi treni in Piemonte a 46, rispetto ai 37 attualmente in servizio: quindi 6 nuovi treni Pop e 3 nuovi Rock.

Inoltre Trenitalia ha garantito l’attivazione di un servizio di scorta su gomma e ferro, con treni e autobus pronti a intervenire nelle aree più critiche in caso di necessità, le cosiddette ‘scorte calde’, per assicurare una continuità operativa anche in situazioni di emergenza.

“È un risultato significativo – ha sottolineato Gabusi – perché in Piemonte non si acquistavano treni da oltre vent’anni. Da qui a fine anno, grazie a questa accelerazione, avremo in tutto nove nuovi treni che saranno operativi sulle linee più critiche, aiutando a ridurre i ritardi e le cancellazioni”.

Affrontando le cause alla base dei disservizi l’assessore ha evidenziato che “in parte i problemi sono dovuti a eventi occasionali, ma molte delle criticità derivano dalla vetustà di alcune infrastrutture, come i passaggi a livello o gli scambi. Su queste linee stiamo intervenendo, anche grazie agli investimenti del PNRR, che destinano 120 milioni di euro a lavori che saranno completati entro un anno e mezzo. Tuttavia, non possiamo permetterci che questi ritardi e soppressioni continuino quotidianamente fino ad allora”.

Per controllare insieme agli utenti i riflessi di questi impegni si è deciso che ogni lunedì alle ore 16 si terrà un tavolo di monitoraggio tra Regione Piemonte, RFI, Trenitalia e l’Agenzia della Mobilità. A questo incontro settimanale saranno invitati anche un rappresentante per ciascuna linea critica (ora Sfm4 e 7) dei pendolari e e i rappresentanti delle associazioni dei consumatori.
La Regione, infine, ha chiesto una maggiore informazione all’utenza tramite tutti gli strumenti informativi disponibili sia in stazione che online, con una particolare sensibilizzazione del personale a bordo treno.

“Il futuro sarà certamente migliore – ha concluso Gabusi – ma dobbiamo agire nel presente, rispondendo subito alle esigenze dei pendolari che affidano al nostro servizio le loro vite quotidiane e quelle dei loro figli. Non possiamo tollerare che quello che è successo nelle ultime due settimane diventi la norma”.

Per sfuggire ai carabinieri investe in monopattino un pedone e si schianta su un’auto

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Ieri 23 ottobre 2024, nel corso del pomeriggio, in via onorato vigliani (Torino), i Carabinieri della Compagnia Mirafiori hanno fermato e denunciato un giovane di origine gabonese.
I militari erano impegnati nei periodici servizi di presidio e controllo ad alto impatto delle zone sensibili e il giovane, accorgendosi della loro presenza, ha cercato di fuggire a bordo di un monopattino; nell’operazione maldestra ha prima travolto un pedone al quale non ha prestato assistenza e poi si è schiantato contro un’autovettura.
Il ragazzo, vecchia conoscenza delle forze dell’ordine per reati inerenti gli stupefacenti, è stato prima soccorso e accompagnato in ospedale dai militari dell’Arma, così come la vittima, e poi denunciato per false dichiarazioni sulla propria identità, ingresso e soggiorno illegale nel paese nonché omissione di soccorso a seguito di incidente stradale.

A Torino il Narakas Meeting 2024, congresso medico internazionale

Dal 24 al 26 ottobre prossimi Torino ospiterà uno dei più importanti congressi internazionali dedicati alle lesioni del plesso branchiale. L’evento, che si terrà presso il Centro Congressi Carlo Biscaretti di Ruffia, corso Unità d’Italia 40 a Torino, è  organizzato dai co-presidenti dottor Bruno Battiston e dottor Paolo Titolo e riunirà i maggiori esperti mondiali per discutere delle più avanzate tecniche di cura e trattamento di questa complessa patologia neurochirurgica.

Il Congresso prende il nome dal professor Algimantas OtanasNarakas (1927-1993) figura storica nella chirurgia del plesso branchiale e rappresenta un punto di rifermento per i professionisti che si occupano di lesioni nervose periferiche, con sessioni specifiche sia per le lesioni traumatiche dell’adulto sia per quelle congenite nei bambini.

L’evento è  promosso dal Centro Lesioni Nervose dell’Ospedale CTO di Torino, nato dalla collaborazione interdivisionale fra diverse eccellenze della Città della Salute e della Scienza di Torino. Il Centro riunisce infatti l’Ortopedia e Traumatologia 2con indirizzo Chirurgia della Mano diretta dal dottor Bruno Battiston, il Dipartimento di Ortopedia, Traumatologia e Riabilitazione guidato dal professor Giuseppe Massazza, e la Neurochirurgia universitaria diretta dal professor Guido Garbossa.Questa sinergia multidisciplinare permette di offrire un approccio integrato alla diagnosi, al trattamento chirurgico e alla riabilitazione dei pazienti affetti da lesioni nervose periferiche.

“Il Narakas Meeting rappresenta un’importante occasione per la comunità scientifica e per la nostra città – afferma il dottor Bruno Battiston, co-presidente dell’evento e direttore della Chirurgia della Mano dell’ospedale CTO di Torino “ Riporterà a Torino i maggiori esperti mondiali del settore, permettendo un’opportunità di confronto unica e consentendoci di discutere le tecniche più avanzate per il trattamento delle lesioni del plesso branchiale”.

Il dottor Paolo Titolo, co-presidente del congresso e responsabile del Centro Lesioni Nervose dell’Ospedale CTO di Torino, sottolinea l’importanza del lavoro multidisciplinare nella cura di queste patologie: ” Le lesioni del plesso branchiale possono gravemente compromettere la  funzionalità della mano e del braccio. La collaborazione tra ortopedici, neurochirurghi e specialisti della riabilitazione è essenziale per garantire ai pazienti un percorso di cura completo e efficace”.

Durante il congresso verranno presentati gli sviluppi più innovativi nella diagnosi e nel trattamenti delle lesioni del plesso brachiale. I temi trattati includono le nuove tecniche di rigenerazione nervosa e le soluzioni chirurgiche più recenti, con sessioni dedicate sia agli adulti sia ai pazienti pediatrici. Saranno inoltre affrontate le sfide nella riabilitazione e nel recupero funzionale dei pazienti post chirurgici.

“Questo congresso è un’opportunità per spingere oltre i confini della conoscenza medica e migliorare i risultati per i pazienti- aggiunge il dottor Battiston – “Siamo fieri di poter discutere queste nuove frontiere proprio a Torino, nella nostra sede d’eccellenza”.

Grazie alla Città della Salute Torino si conferma un  polo sanitario di rilevanza internazionale.  Il Centro Lesioni Nervose dell’ospedale CTO, in particolare, si distingue per la sua specializzazione nella diagnosi e cura delle lesioni del plesso branchiale,  con ambulatori dedicati e un rinomato team di esperti. Questo approccio multidisciplinare,  frutto della collaborazione tra ortopedici, neurochirurghi e riabilitatori, rende il  Centro un punto di riferimento in Italia e all’estero e il Narakas Meeting 2024rappresenta anche un momento di visibilità per la città di Torino e per l’intero panorama italiano.

MARA MARTELLOTTA

Verrua Savoia, la fortezza sulla piana del Po

Anche il grande Barbarossa la considerò una roccaforte inespugnabile, tanto è vero che si accampò nelle vicinanze per studiare bene l’assalto e solo quando il governatore del castello si rifiutò di aprire le porte l’imperatore andò su tutte le furie, attaccò le fortificazioni ed il borgo distruggendo tutto. Accadde nel 1167 durante la guerra di Federico I contro i Comuni della Lega Lombarda. Posta su un colle in una posizione strategica la fortezza di Verrua Savoia dominava il corso del Po e gran parte della pianura padana piemontese.
E ancora oggi è così, senza eserciti e assedi, da lassù la vista è eccezionale, un colpo d’occhio incredibile, il panorama spazia sulle province di Torino, Vercelli, Asti e Alessandria. Non è rimasto molto, della fortezza antica c’è solo la Rocca, l’unica porzione del complesso che possiamo ancora vedere oltre a qualche rudere dei bastioni più esterni. La fortezza di Verrua Savoia fu più volte distrutta e ricostruita, la sua è una storia legata a guerre, assedi, distruzioni e passaggi di sovranità dai vescovi di Vercelli ai marchesi del Monferrato e ai Savoia. La prima testimonianza della presenza della Rocca di Verrua risale al X secolo. Ma, Barbarossa a parte, la fama della fortezza è legata soprattutto agli assedi del 1625 e del 1704-1705. Il primo grande assedio sostenuto dal forte di Verrua fu quello del 1625 quando il Duca di Savoia si alleò con la Francia contro la Spagna e l’Austria. Il governatore spagnolo di Milano tentò invano di impadronirsi del castello scatenando pesanti bombardamenti d’artiglieria. Il presidio resistette fino allo stremo delle forze. Il 17 novembre l’esercito spagnolo, sconfitto dai piemontesi e dagli alleati francesi, si diede alla fuga dopo aver perso in tre mesi oltre 10.000 uomini. Il secondo grande assedio avvenne nel 1704 durante la guerra contro i Francesi. Luigi XIV aveva incaricato il generale duca di Vendome di riconquistare il Piemonte.
L’assedio durò circa un anno e alla fine vinsero i francesi ma la strenua resistenza di Verrua consentì di ritardare l’assedio di Torino consentendo all’esercito piemontese di organizzare meglio le difese fino all’arrivo vittorioso di Vittorio Amedeo II e del principe Eugenio di Savoia. Ormai demolita in gran parte la fortezza tornò ai Savoia ma non fu più ricostruita come bastione difensivo e dopo il periodo Napoleonico fu ceduta ai privati. La parte principale della fortezza era costituita dal dongione (donjon), dalle caserme dei soldati e da un pozzo. Nella parte centrale della piazzaforte si trovavano i magazzini super protetti con armi e munizioni mentre la Porta del Soccorso collegava il forte alla pianura. L’imponente complesso venne demolito nel 1707. Nell’Ottocento il forte fu totalmente trasformato e diventò una residenza nobiliare. Il palazzo del governatore divenne la casa del marchese mentre vigne e terreni agricoli rivestirono l’ambiente attorno alla dimora. Ciò che resta della fortezza di Verrua Savoia è stato concesso in comodato d’uso al Comune di Verrua che lo apre al pubblico. Gli esterni della fortezza sono sempre visitabili ma per vedere gli interni la fortezza è aperta tutte le domeniche e i festivi da marzo a ottobre dalle 15,30 alle 18,30 ed è possibile prenotare visite guidate negli altri giorni della settimana. Consultare il sito www.roccaverrua.it
Filippo Re

“Orti Slow Food nelle scuole”, festa a San Mauro

Lunedì 11 novembre 2024 a partire dalle ore 9.00 alle ore 18.00
Scuola primaria “Catti” Via Magenta, 9 – San Mauro Torinese (TO)

Anche quest’anno, nel giorno di San Martino, la scuola primaria “G. Catti” dell’IC 2 San
Mauro Torinese in collaborazione con l’amministrazione comunale celebrerà la festa degli “Orti
Slow Food nelle scuole” nell’ambito del progetto legato all’ educazione alimentare e ambientale
proposto da Slow Food che ha come punto saliente la coltivazione di orti scolastici con l’uso
di metodi biologici naturali.
Per questa occasione si terrà una manifestazione in cui studenti, insegnanti, genitori, nonni,
esperti, commercianti e produttori locali si riuniranno per festeggiare insieme “l’estate di San
Martino”: periodo tradizionale in cui avveniva la messa a riposo degli orti e la chiusura dei contratti
dei braccianti.
Durante tutta la giornata scolastica le classi a rotazione saranno coinvolte in laboratori, giochi
con l’associazione “Amjs ed la Frola”, sport con l’associazione Stella Polare per il basket in
carrozzina, momenti di formazione a cura della Croce Verde, della Protezione Civile, della Polizia
municipale e dell’Unità cinofila. In collaborazione con gli Alpini ci sarà una castagnata mentre la
Proloco offrirà cioccolata calda, the, popcorn e merende durante l’arco dell’intero evento. La
collaborazione tra questi soggetti e nonni volontari diventa un punto d’incontro e di condivisione di
saperi diversi, legati al mondo agricolo e gastronomico.
Si partirà intorno alle 9.00 del mattino con un fitto programma per i bambini.
Attività diversificate e strutturate in 6/8 per classe, in base all’età degli studenti e che
termineranno con la fine della giornata scolastica.
Mentre alle 16.30, il cortile della scuola si aprirà alle famiglie che troveranno i banchetti dei
prodotti dell’orto dei bambini, i prodotti realizzati con esperti esterni, produttori locali e altro ancora
per festeggiare la stretta correlazione fra uomo e natura, piante e animali. Questa festa è l’unica
occasione in cui il territorio si unisce con l’obiettivo di formare le generazioni future ad un consumo
consapevole e di qualità.
Alla “Catti” il progetto, curato da un team di insegnanti e da una formatrice Slow Food , non si
limita al laboratorio orto, ma si completa con una serie di attività, circa un’ottantina, volte a
conoscere il cibo in tutto il suo percorso, dalla terra alla tavola. I temi affrontati sono vari: cereali,
legumi, miele e api, educazione sensoriale del gusto, cioccolato, stagionalità, spreco, storia
della gastronomia legata a civiltà antiche e a culture diverse. In questo modo i bambini scoprono
cos’ è ciò che mangiano, imparano a curare ciò che vive grazie alla terra, all’acqua, all’energia del
sole e all’aria, a conoscere i tempi della natura e a rispettare l’ambiente. E ne traggono beneficio.
Nella giornata saranno coinvolti più di 450 bambini e le loro famiglie.
Il progetto Orti Slow Food a scuola, denominato prima “Orto in Condotta”, si prefigge l’obiettivo di
creare una comunità dell’apprendimento. Studenti, insegnanti e genitori, insieme a volontari
ortolani, Pubblica Amministrazione, “Condotta Slow Food Torino” , produttori locali, mercati
e soggetti che vivono sul territorio hanno l’opportunità di contribuire all’educazione
alimentare delle nuove generazioni e contemporaneamente alla salvaguardia del territorio e della
sua identità.

Sergio Unia: “Io sono il testimone del mio tempo”

Nel Giardino Medievale di Palazzo Madama, sino al 9 dicembre

S’intitola “In ascolto” la mostra curata da Paola Ruffino che Palazzo Madama e la Fondazione CRC di Cuneo dedicano all’arte dello scultore Sergio Unia – ottantunenne, nativo di Roccaforte Mondovì, allievo di Filippo Scroppo nel 1970 nei corsi liberi di nudo dell’Accademia, tra le innumerevoli mostre “La forma tra purezza e sensualità” con la Regione Piemonte e il Consolato Generale d’Italia ad Amburgo (2005), “Incontrare la forma” al castello medievale di Monastero Bormida (2020), “Bronzi e disegni” alla villa “La Colombaia” di Luchino Visconti a Ischia (2002), una grande mostra personale al Museo Manzù di Ardea organizzata dalla Galleria d’Arte Moderna di Roma nel 2006, la partecipazione nel 2011 al Padiglione Italia della Biennale veneziana, la nomina ad accademico ad honorem della Pontificia Insigne Accademia di Belle Arti e Lettere dei Virtuosi al Pantheon.

La scelta è oggi caduta su tredici opere (delle 35 proposte dal Maestro) nell’ambito del progetto “Donare”, attivo dal 2017, volto al perseguimento di scopi di utilità sociale e di promozione dello sviluppo economico, con la raccolta, sul territorio di Cuneo, di donazioni di varia natura da parte di privati: “Cuneo come crocevia di cultura – ha sottolineato Maura Anfossi, consigliera generale della Fondazione, durante la presentazione della mostra -, un percorso sempre portato avanti senza far rumore, e la mostra di Unia ne è una prova, un saggio della scultura di un grande artista che è passaggio tra una generazione e l’altra, fatta di modernità e di un passato immerso nelle proprie radici, che immette nel visitatore il desiderio di bellezza pratica e interiore allo stesso tempo.”


È altresì un’occasione, la mostra di Sergio Unia, per l’unione verso altri frutti di due Fondazioni, come per instaurare un ampio dialogo con il territorio, l’idea di una selezione che trova ospitalità (sino al 9 dicembre prossimo) nel giardino del castello degli Acaia – quel giardino che ha visto nel 2011 un riallestimento prezioso e che trova il proprio passato nel lontanissimo 1402, eletto a luogo di delizie, ad angolo di lettura e conversazione della corte, un “giardino che si fa felicemente coprotagonista, con l’offerta di un percorso sorprendente.” All’esterno di quella porta Fibellona che da sede amministrativa, militare e giudiziaria si trasformava decennio dopo decennio in residenza cortese.

Si ritrovano, in quello che fu anche orto e frutteto, i temi propri dell’artista (con il garbo che rispecchia nelle proprie opere, “Io sono il testimone del mio tempo”, dice Unia), certe sculture in bronzo che s’ammirano nel suo studio torinese e nelle tante mostre da lui concepite in tempi recenti e in passato, il rapporto non soltanto con la natura ma anche con l’antico e l’infanzia, i giochi dell’adolescenza, i nudi femminili. E ovunque s’avverte la perfetta consonanza tra l’artista e la modella (il soggetto fermato in un gesto preciso, nella piena spontaneità, lontano da qualsiasi retorica), tra l’individuazione di un atteggiamento e lo sguardo dell’artista su quelle forme, la sensualità mai prevaricante, la dolcezza e la freschezza poste in comunione con i diversi giochi di luce che si alterneranno nel corso della giornata, le diverse atmosfere che si creeranno, ogni personaggio, sempre reso universalmente anche se le targhette esposte accanto danno nomi e riferimenti ben precisi; e un equilibrio che ci riaccompagna a tanti capolavori della storia dell’arte, dovuto omaggio ai maestri del passato, da Donatello a Manzù per arrivare pittoricamente a Degas, guardato con gli occhi di oggi, la leggerezza del tratto e la sensibilità rivolta alla celebrazione dell’eterno femminile, familiare e no, colto nella quotidianità. Opere che si scoprono a poco a poco, svelate passo dopo passo tra piccoli arbusti e foglie e vasi a cui si è ridato vita, o al riparo di un arco di rami o tra le rovine e i reperti dismessi da zone differenti del palazzo, a volte depositati alla rinfusa nel fossato, elementi – vasi e balaustre – smontati dalla facciata juvarriana per essere sostituiti da altri nuovi tra la fine dell’Ottocento e il secondo dopoguerra.

Non abbiate fretta nel girovagare per il giardino antico: catturati dallo sguardo sulla classicità vi imbatterete in un “Torso virile” del 1981 e nella “Musa” del 2005, che paiono usciti ieri da qualche scavo archeologico; delicatissimo, il “Bambino con la conchiglia”, dove Zoltan è in atto di ascoltare il rumore delle onde, “Adolescente con flauto” e l’aereo “Maia con l’aquilone” o la “Bimba sui pattini” o la plasticità di “Elena danzatrice”. Perfetto nella gioia del gioco che trasmette, e nell’immediatezza eccezionale del gesto tra le due bambine, “La cavallina” che fa parte della serie dei “giochi”.

Elio Rabbione

Nelle immagini di Giorgio Perottino, di Sergio Unia ”Torso virile”,  “Bimba sui pattini” (Zoltan), “Bambino con la conchiglia, “La cavallina (giochi)”.

“Megalopolis”, una scommessa (persa) lunga quarant’anni

Sugli schermi il controverso ultimo film di Francis Ford Coppola

PIANETA CINEMA a cura di Elio Rabbione

Era la metà degli anni Settanta e lui era alle prese con il napalm e i grandi incendi e le musiche wagneriane di “Apocalipse now”: è già schizzava disegni, prendeva appunti, annotava abbozzi, inventava grumi d’episodi, prendeva a organizzare questa grande ossessione e questa “favola”, come oggi suona sullo schermo, che affonda le proprie radici non soltanto nelle pagine di Svetonio con il suo “De coniuratione” ma altresì nella “Vita futura” di Wells (1930), una fantascienza lunga un secolo a venire. Uno script in bozzolo ci fu a coinvolgere, nelle prime letture – ed eravamo nell’estate del 2001, De Niro e Paul Newman e DiCaprio tra gli altri: ma poi furono le Torri Gemelle, la distruzione e la visione di un altro mondo, l’affacciarsi di una nuova Storia, nazioni che non sarebbero più state le stesse, non era più concepibile immergere New York in un’epoca di rovina al di là dell’immane tragedia.


Ma l’ossessione continuava a essere un’ossessione, le idee restavano, quello che la tragedia aveva interrotto l’avrebbe fatto rinascere (!) la pandemia, al suo indomani e il progetto avrebbe finalmente preso il largo nel mare immenso e folle del cinema di Francis Ford Coppola, capace anche di metterci 120 milioni di un personale patrimonio, pur di avere una libertà assoluta in ogni momento dell’operazione, magari privandosi di gran parte della fiorente industria vinicola di Napa Valley pur di veder realizzato questo “sogno” lungo non certo un solo giorno ma più di quarant’anni.

A tredici anni dall’ultimo “Twixt”, oggi nel (poco) bene e nel (tanto) male “Megalopolis” è sullo schermo, controverso e ignorato sin dalla giuria di Cannes e “recuperato” in festosissima anteprima e omaggi al Maestro alla Festa del Cinema di Roma. Laddove la Roma imperiale, corrotta, dissoluta, priva di qualsiasi freno morale e di costumi, quella che sta a grandi passi scivolando verso il proprio tramonto, invasioni e no a decifrarne il tracollo, è paragonata alla New York di un presente e di un prossimo futuro, in uno sguardo architettonico grandioso e non poche volte kitsch che ben le accomuna. Al centro, l’allampanato architetto Adam Driver – che altri non è se non l’alter ego dell’autore, la mano e l’intelletto demiurgici che tutto governano -, che di nome fa Cesare Catilina, l’ordine e la rivoluzione allo stesso tempo, che progetta in piena enfasi nuove costruzioni e al ralenti assiste alla distruzione dinamitata di quelle vecchie (ricostruiamo l’America tutta dalle proprie macerie, e forgiamo una nuova umanità che avrà sempre i suoi peccatucci ma profumerà almeno di nuovo e di fresco? o possiamo ampliare quell’utopia allo stesso Cinema, in un ultimo scatto di prepotente megalomania?) e che è capace con uno schiocco di dita di fermare il tempo e di guardare con esso allo spazio come a una componente dello spirito, padroni entrambi di se stessi: dopo essersi aggiudicato il Nobel per l’invenzione del “megalon” che del cemento armato se la ride e che è altrettanto capace di ricostruire volti umani devastati. Al suo opposto, il sindaco Giancarlo Esposito, che di nome fa Frankie Cicerone, rappresentante estremo dell’ordine costituito e del Grande Capitalismo, intrallazzato con chiunque e per qualunque cosa sino all’orlo dei capelli, per il quale la città che vede davanti ai suoi occhi non ha nessuna necessità di cambiar d’abito. In mezzo, tra i due contendenti, Nathalie Emmanuel, la Giulia che è prole della massima autorità, che cade d’amore per l’artefice ed è rimescolata tutta per i dubbi e il rispetto che deve al padre. Trama semplice semplicissima, che più non si potrebbe, perché poi il nocciolo sta tutto lì. Trattata male malissimo.

In un bailamme decostruito, che pare sia andato al cinema un paio d’anni fa a vedere l’orribile o ormai del tutto dimenticato “Babylon” di Damien Chazelle, in un’arroganza cinematografica rara, in un racconto che non poche volte scivola a occhi ormai chiusi nella noia, in un tripudio di tinte fosche che “Dracula” al suo confronto era il tripudio della luce (ma è innegabilmente interessante la fotografia di Mihai Mâlaimare jr, come non si può restare indifferenti all’immenso lavoro scenografico della coppia Beth Mickle/Bradley Rubin), Coppola gioca alla realtà e guarda mentre stancamente scommette sulla fantasia.

Mette, il Coppola arrivato agli ottantacinque anni, nel gran calderone il bagaglio dell’autostima (consolandosi che in passato anche altre sue opere sono state schiacciate e oggi rivivono di piena rivalutazione) e le citazioni che coinvolgono anche la famiglia (quelle tre damigelle che spuntano dal nulla, a chiacchierare di tutto e di niente, agghindate in costumi settecenteschi, non sono forse l’omaggio di un padre alla “Marie Antoinette” della figlia Sofia?), i rimandi letterari, alti e altissimi, che abbracciano non soltanto il pallido principe di Elsinore ma pure Marco Aurelio e Saffo, le innovazioni tecnologiche e l’artificio visivo che ci mostrano Driver svolazzante o con un piede poggiante nel vuoto, messo lui sulla cima del Chrysler che sembra essere il punto onnipresente della Grande Mela, le frasi a effetto che una volta le prendi sul serio e l’altra ti sembrano sfiorare il ridicolo, tutto annacquato in un clima falsamente teatrale, vecchiamente roboante, declamatorio. In più occasioni si rasenta il delirio da parte di colui che nonostante tutto rimane un Maestro, offensivo quasi nella spudoratezza del suo Cinema: nella costruzione intera, nei colori “sballati” che amano virare al giallo imperituro, all’andamento traballante e forse consapevole dell’operazione (perché credo che la dica lunga la scena in cui un gruppetto degli attori coinvolti visita l’embrione della nuova città che ancora poggia su assi di passaggio, tenute in piedi da funi chissà quanto resistenti), negli eccessi che circolano ad ogni fotogramma, alla cavalcata (con la stanchezza che si porta appresso) senza un attimo di sosta. Il trovare, continuo, mezzi d’espressione, il gioco che non è al servizio della storia ma della persona, l’”épater le bourgeois” instancabile che va comunque al di là di ogni scrittura per lo/dello schermo ma che fa comunque ripensare a quel che doveva apparire allo spettatore di fine Ottocento la sfida di un Méliès, con quel grande bastone ficcato lì, nell’occhio della luna.

Alla fine, mai così politicamente corretto, il grande costruttore si pone alla guida e al servizio delle folle che reclamano e trova altresì il tempo di stringere la mano al sindaco, tutto è ricomposto, un bebé che vedrà chissà quali futuri è già nelle braccia di maman mentre la nonna si spertica in truccatissimi sorrisi… Con un’ultima frase Coppola dedica “Megalopolis” alla moglie Eleonor, scomparsa l’aprile scorso, ancora un omaggio familiare e un ricordo a chi gli è stato sempre accanto. “Megalopolis” è di certo un prendere o lasciare, amare in tutto il suo avanzare tronfio o odiare, caricare di ogni difetto (innegabile qualcuno, al di là di qualsiasi “giudizio”, leggi in primis la sceneggiatura che nella propria vuotaggine fa acqua da ogni parte) o assolvere nel pensiero della grandezza assennata (?) che fu o nella convinzione che quella “grandeur” Coppola non l’abbandonerà mai. Gli auguriamo lunga lunghissima vita (ancora), ma ci spiacerebbe davvero se “Megalopolis” fosse il suo canto del cigno. Un po’ afono, incerto, traballante, ansimante nel vuoto pressoché completo.

Gli appuntamenti della Fondazione Torino Musei

VENERDI 25 OTTOBRE

 

Venerdì 25 ottobre

LUCI D’ARTISTA

Inaugurazione della 27° edizione e accensione di tutte le luci

Venerdì 25 ottobre dalle ore 18:00, con la prima accensione, Torino torna a illuminarsi e trasforma ancora una volta il suo cielo con installazioni luminose di grandi artisti pensate per lo spazio pubblico. Anche per questa edizione la Fondazione Torino Musei è stata incaricata dalla Città di Torino, nell’ambito della sua missione istituzionale, a operare per la valorizzazione e realizzazione di quello che è il suo progetto più longevo e rappresentativo del ruolo dell’arte contemporanea per l’identità e la vita culturale della città.

Per la 27° edizione, Luci d’Artista si arricchisce di due nuove installazioni luminose firmate da grandi artisti selezionati dal Comitato Scientifico di Luci d’Artista, che in quest’ultimo anno si è completamente rinnovato ed è oggi composto da Chiara Bertola e Francesco Manacorda, rispettivamente direttori della GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea e del Castello di Rivoli – Museo d’Arte Contemporanea, e dal curatore di Luci d’Artista Antonio Grulli.

La selezione dei due nuovi artisti di Luci d’Artista 27 è il frutto di una serie di incontri tra i membri del Comitato scientifico, durante i quali si è deciso di affiancare una stella dell’arte globale a un grande Maestro indiscusso. I nomi sono quelli di Andreas Angelidakis e di Luigi Ontani con le rispettive luci VR Man e Scia’Mano.

https://www.lucidartistatorino.org/

 

SABATO 26 OTTOBRE

Sabato 26 ottobre ore 15.30
IL TUO DIVALI A COLORI E PROFUMI
MAO – attività per famiglie

@Sporting Dora, corso Umbria 83, Torino

ATTIVITA’ FUORI SEDE a cura dei Servizi Educativi del MAO Museo d’Arte Orientale

In occasione dei festeggiamenti di Divali, la festa indiana delle luci

In collaborazione con Unione Induista Italiana, UIT-Sanjivani, Coordinamento Spontaneo Divali

Ispirati dai colori, dalle voci, dai profumi del Divali, la festa indiana delle luci, i partecipanti potranno usare materiali inconsueti per creare il proprio lavoro ispirato ai rangoli, i tradizionali disegni variopinti che si realizzano sul pavimento, con polveri e diversi materiali, in occasione di festività e cerimonie.

Età consigliata dai 5 anni in su

Partecipazione gratuita senza prenotazione fino a esaurimento posti disponibili

Sabato 26 ottobre ore 16.30

ONE WAY Together

MAO – Visita guidata in collaborazione con Orchestra Filarmonica di Torino

Arte e musica: un abbinamento dal quale sprigiona bellezza. Ispirati dai concerti della Stagione concertistica dell’Orchestra Filarmonica di Torino, i musei della Fondazione Torino Musei ogni sabato precedente il concerto propongono a rotazione un ciclo di visite guidate al proprio patrimonio museale.

IL SOLE INCENDIA BRAHMS

Nella galleria dedicata all’arte islamica, brocche, coppe, basi di candelabro in bronzo e ottone raccontano diversi aspetti e momenti della produzione di manufatti in metallo mentre l’oro illumina le pagine di preziosi manoscritti. Tra i metalli mamelucchi prodotti sulle sponde del Mediterraneo e i capolavori miniati della poesia persiana, il percorso nella galleria di arte islamica si sofferma sugli oggetti che, per i materiali con in quali sono realizzati, per la loro funzione o per il loro apparato iconografico, evocano calore, energia e luce.

Visita guidata a pagamento. Costo: 7 € per il percorso guidato + biglietto di ingresso al museo secondo tariffe (gratuito con Abbonamento Musei e Torino Piemonte Card).

Info e prenotazioni: t. 011 5211788 (lun-dom 9-17.30); prenotazioniftm@arteintorino.com – è possibile effettuare l’acquisto online https://www.arteintorino.com/

 

LUNEDI 28 OTTOBRE

 

Lunedì 28 ottobre

CROSSING. Attraversare una collezione

Palazzo Madama – apre la nuova mostra

In occasione di Artissima 2024, Palazzo Madama ha il piacere di presentare il progetto Crossing, una mostra – a cura di Cristina Beltrami – che tiene insieme quattro artisti di diversa formazione e provenienza che hanno accettato di confrontarsi con i maestosi spazi, la storia millenaria e la vastissima collezione di Palazzo Madama.

L’esposizione apre con le sculture di Frédérique Nalbandian – collocate in cima allo scalone juvarriano – in omaggio alla fondazione romana dell’edificio, e prosegue all’interno del museo, nella sala delle ceramiche, con una serie di vasi di grandi dimensioni realizzati da RunoB, giovane artista cinese di nascita e veneziano d’elezione, che porta a Palazzo Madama una serie di 10 vasi realizzati durante la sua recentissima residenza a Nove (Vicenza) e interamente dedicati alla vastissima collezione ceramica del museo.

La terza opera del progetto è il grande tondo di quasi due metri che Marta Sforni ha realizzato appositamente per Crossing, un omaggio al monumentale lampadario del 1928 dei Fratelli Toso che domina il centro della sala dedicata ai vetri, ma al contempo si inserisce in una ricerca, sia pittorica sia concettuale, che l’artista sta portando avanti da anni.

A chiudere il percorso, la veranda juvarriana ospita la grande installazione di Giuseppe Lo Cascio, giovane artista palermitano particolarmente attento ai temi della memoria e di un quotidiano restituito attraverso un uso inatteso e spettacolare degli oggetti.

Crossing intende dunque offrire un’occasione di riflessione sulla ricca collezione di Palazzo Madama partendo da una nuova prospettiva, una angolazione possibile e non vincolante, data da strumenti “altri” rispetto al nostro sguardo. Il visitatore si troverà dunque in quattro momenti di inciampo rispetto al consueto percorso di visita e sarà guidato ad ogni passo da una didascalia estesa che spiega la ragione della presenza dell’artista e dell’opera in quel luogo, nonché di un codice QR code che gli permetterà di approfondire il soggetto tramite testi critici e immagini.

Ingresso incluso nel biglietto delle collezioni permanenti.

 

MARTEDI 29 OTTOBRE

 

Martedì 29 ottobre 2024, ore 18:00, Inaugurazione. performance ore 18:15 di Maria Morganti Ostensione #1

MARY HEILMANN – MARIA MORGANTI

30 ottobre 2024 – 9 marzo 2025

GAM – DUE NUOVE MOSTRE

MARY HEILMANN

La GAM è lieta di presentare la prima grande mostra italiana dedicata all’artista americana Mary Heilmann, nata a San Francisco nel 1940. L’esposizione, curata da Chiara Bertola, direttrice della GAM, è stata realizzata con la collaborazione dell’artista e dello Studio Heilmann di New York.

Mary Heilmann è una delle più importanti pittrici astratte contemporanee. La mostra ripercorre i sessant’anni della sua carriera, dai primi dipinti geometrici degli anni ‘70 fino alle recenti tele sagomate in colori fluorescenti. Le sessanta opere in mostra attraversano la sua gioiosa produzione per offrire uno sguardo ampio sul suo approccio ludico all’astrazione, toccando passaggi fondanti e nuclei tematici della sua opera.

MARIA MORGANTI

La GAM è lieta di presentare la prima grande mostra antologica di Maria Morganti con un’ampia selezione di opere realizzate tra il 1988 e il 2024. l cuore dello studio di Morganti si trasferisce al centro dello spazio espositivo della GAM. È un’opera esso stesso, denominata Luogogesto, si compone del Sedimentario – una struttura che contiene tutti i dipinti della serie Sedimentazioni – della Diarioteca – in cui si raccolgono tutte le opere denominate Diari – del Quadro infinito – un dipinto che l’artista va realizzando ogni giorno, strato dopo strato, dal 2006 – tutti elementi disposti attorno alla Pedana su cui l’artista si muove durante il lavoro. La sera dell’inaugurazione, il 29 ottobre 2024, muovendosi attorno il Luogogesto, due giovani artiste, Melania Fusco e Marta Magini, che hanno lungamente collaborato con Morganti, agiranno l’Ostensione #1: l’estrazione di tutte le Sedimentazioni e di tutti i Diari da lei dipinti in vent’anni di quotidiano lavoro nello studio, e la loro collocazione sulle pareti dello spazio espositivo, a formare una lunga linea del tempo composta di tele accostate le une alle altre. Alla fine della performance resterà al centro dello spazio lo Svuotamento del Luogogesto nella sua nuda struttura e, tutt’attorno, un lungo racconto cromatico.

 

MERCOLEDI 30 OTTOBRE

 

Mercoledì 30 ottobre ore 10 – 18

LA GESTIONE DEL RISCHIO IDRAULICO DI FRONTE AI CAMBIAMENTI CLIMATICI

A cura di AIPO Agenzia Interregionale per il fiume Po

Palazzo Madama – Giornata di studi nell’ambito della mostra CHANGE! Ieri, oggi, domani. Il PO

Nella seconda metà del ‘900 e dagli anni 2000 sono state realizzate – e sono ancora in corso di adeguamento, esecuzione o progettazione – fondamentali opere di difesa idraulica lungo il fiume Po e i suoi affluenti (arginature, casse di espansione, chiaviche ecc). Inoltre, i modelli e le tecnologie finalizzati alla comprensione e previsione degli eventi critici hanno conosciuto un enorme sviluppo, accompagnato da forme di coordinamento e interscambio sempre più intensi tra i diversi Enti pubblici coinvolti.

I cambiamenti climatici in corso e il frequente ripetersi di eventi avversi estremi, spesso concentrati in tempi brevissimi e/o su aree delimitate, richiedono però un’ulteriore evoluzione delle strategie di prevenzione e difesa dalle piene, anche avvalendosi di apporti sempre più multidisciplinari.

È dunque necessario, oltre a proseguire nella manutenzione delle opere di protezione esistenti e nella realizzazione di quelle ancora necessarie, interrogarsi sugli strumenti e le migliori modalità, presenti e future, per la gestione del rischio idraulico.

Sala Feste – Ingresso libero fino a esaurimento posti disponibili.


Theatrum Sabaudiae
 propone visite guidate in museo
alle collezioni e alle mostre di Palazzo Madama, GAM e MAO.
Per informazioni e prenotazioni: 011.52.11.788 – prenotazioniftm@arteintorino.com

https://www.arteintorino.com/visite-guidate/gam.html
https://www.arteintorino.com/visite-guidate/mao.html
https://www.arteintorino.com/visite-guidate/palazzo-madama.html