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“Tauri Memories”. Quando in campo scendevano “loro”!

Un’intera giornata, al “Motovelodromo Fausto Coppi”, per rivivere la storia della grande squadra di “Football Americano”

Sabato 31 maggio, ore 10,30 – 17,30

Più, molto di più che una semplice storia di “Football”! I “Tauri” hanno rappresentato e, ancor oggi, rappresentano e raccontano una storia fatta di “Football– Fratellanza – Passione”. Storia grande, indimenticata e indimenticabile che verrà, a ragione, ricordata con “Tauri Memories”, evento in programma al “Motovelodromo Fausto Coppi” di corso Casale, sabato 31 maggio (ore 10,30 – 17,30), a Torino.

Organizzata dall’Associazione “APS SEAL Sport Experience Activation Lab ASD” , in collaborazione con la “Community Veteran Players TAURI” , la giornata vuole raccontare “non solo l’evoluzione di una squadra – precisano i responsabili – ma anche quella di un movimento e di una visione educativa e sportiva”.

L’esposizione fotografica, accompagnata da materiale di gioco storico , farà rivivere la compagine di “Football americano” militante nel “Campionato nazionale di Prima Categoria” che giocò al “Motovelodromo” dal 1979 al 1987.

Per l’occasione, alle 11,30 è in programma, alla presenza dell’assessore comunale allo Sport Domenico Carretta, l’inaugurazione della “targa commemorativa” dedicata ai “Tauri” e collocata all’ingresso della struttura, accanto a quella dei “Campioni d’Italia del Rugby” del 1947.

Un po’ di storia.

L’avventura sportiva e di vita dei “Tauri” inizia nel 1977 ed è indissolubilmente legata a un nome, quello del mitico astigiano di Castelnuovo Calcea (dove nasce nel 1915) Bruno Beneck, scomparso a Roma nel 2003, atleta, giornalista, regista cinematografico e televisivo (autore, fra l’altro della famosa “Domenica Sportiva” da lui diretta dal 1970 al ’72) e visionario dirigente sportivo, pioniere in Italia, insieme a Giovanni Colombo, del “Football” americano. E’ proprio lui a lanciare il primo “Campionato Italiano di Football Americano” o “Torneo della Stampa Sportiva”Le quattro squadre partecipanti, rappresentanti delle principali testate giornalistiche sportive italiane, erano in realtà formate da “militari” delle basi “NATO” americane .

A vincere furono i “Tori di Torino” , che in finale sconfissero i “Diavoli di Milano”.

Due anni dopo, nel 1979 , Beneck riesce a compiere il vero passo decisivo: fonda la “Lega Italiana Football (LIF)” e organizza il “Primo campionato con squadre composte esclusivamente da atleti italiani”.

I “Tori”, nati nel 1977, vengono rifondati da un gruppo di studenti dell’“Istituto Margara” di Torino, iscrivendosi al Campionato del 1980. Grazie ai rapporti internazionali di Beneck, le attrezzature e le divise arrivano direttamente dagli USA: nel 1979 sono i “Los Angeles Rams” a sostenere i “Tori”, fornendo le divise giallo– blu, i colori propri della Città di Torino. Nel 1981, la “LIF” si chiude, ma non si spegne. L’anno successivo, a Milano, nasce l’“Associazione Italiana Football Americano (AIFA)” con presidente Giovanni ColomboI “Tori” cambiano nome in “TAURI” per potersi iscrivere ai campionati “AIFA”. Cambiano anche i colori: da “giallo-blu” a “granata e bianco”. Ma il loro spirito resta immutato. Il 1984 è  l’“anno d’oro” : 7 vittorie2 sconfitte e 1 pareggio.

Nel 1986 iniziano le difficoltà economiche . Difficoltà che, dopo una fusione con i “Gators” della seconda divisione, nel 1988 diventano insostenibili. La squadra si scioglie, e molti atleti di livello nazionale passano ai “Giaguari” , l’altra storica squadra torinese. Ma lo spirito “Tauri” è ancora forte.

Nasce una “Community spontanea”: ex giocatori e sostenitori continuano a incontrarsi, ogni anno durante il “Tauri Day”Nel febbraio 2013, circa 30 ex “Tauri” fondano la “Tauri Torino”, per ridare vita al sogno: un football fatto di valori, amicizia, crescita. Nascono due progetti. “Classe Tauri”: corsi didattici nelle scuole torinesi, realizzati da un tavolo multidisciplinare con esperti universitari, “Flag Football Agonistico”, con partecipazione ai Campionati “FIDAF”. Dal 2013 al 2024, il progetto coinvolge oltre 1.500 studenti l’anno, forma più di 30 istruttori scolastici, accoglie più di 30 tirocinanti “SUISM” e organizza numerosi tornei e corsi di formazione per docenti.

A fine 2024, l’attività agonistica dei “Tauri Torino” termina. Ma l’eredità vive e si trasforma: i “progetti educativi e “didattici” confluiscono in “APS Sport Experience Activation ASD”Associazione impegnata nella promozione del “calcio americano” come strumento educativo ed inclusivo. E la grande “Storia” dei “TAURI”, pur se trasformata, in una fresca miriade di rivoli e ruscelli prosegue senza mai dimenticare il flusso ancora limpido di un lungo “fiume”, sinonimo di amore, passione, amicizia e benefiche regole di sport e di vita.

Per info: “Motovelodromo Fausto Coppi”, corso Casale 144, Torino; tel. 011/3828188 o www.motovelodromo.to.it

  1. m.

Nelle foto: Immagini di repertorio 1985/ 1986

Weekend di storia e tradizione a Bardonecchia

 

Sarà un fine settimana tutto dedicato alla storia ed alle tradizioni, quello del 31 maggio e 1 giugno a Bardonecchia.
Due gli appuntamenti in programma nell’ambito della rassegna “Dran k’la sie tro tar Frammenti di memoria di storie bardonecchiesi ” realizzata dall’Amministrazione Comunale in collaborazione con diverse realtà del territorio.

Sabato 31 maggio, alle 11, nella frazione Melezet, sarà inaugurato il percorso fotografico “Storie di donne e di bambini ” dedicato agli abitanti della prima metà del Novecento.

Domenica 1 giugno, alle 21, al Palazzo delle Feste, conferenza a cura del ricercatore Walter Re, “Bardonecchia com’era. Le prime grandi trasformazioni conseguenti la realizzazione del traforo ferroviario del Frejus 1871-1923”. Sarà raccontata la nascita dei primi alberghi, dell’Alpinismo e dell’escursionismo. E ancora sarà presentato il più antico filmato dell’avventura dello sci a Bardonecchia, risalente al 1923.

“Prosegue così l’impegno dell’Amministrazione Comunale nel voler riscoprire e raccontare la storia e le tradizioni di Bardonecchia. – dice il sindaco di Bardonecchia Chiara Rossetti – Solo conoscendo la propria storia, infatti, si può costruire il proprio presente ed il proprio futuro”.

 

Fondazione Veronesi, charity dinner a sostegno dell’oncologia pediatrica

La nuova Responsabile della Delegazione di Torino di Fondazione Umberto Veronesi ETS, Giovanna Ardoino, ha rinnovato il suo  impegno nei confronti della ricerca e cura dei tumori pediatrici, organizzando una nuova edizione della cena di raccolta fondi. L’obiettivo è contribuire al finanziamento del Protocollo internazionale LBL 2018 per i linfomi linfoblastici, che vede come obiettivo quello di stabilire una nuova stratificazione per i piccoli pazienti, identificando quei tumori che presentano caratteristiche di recidiva o resistenza ai trattamenti. I linfomi linfoblastici (LBL) costituiscono circa il 25-35% dei linfomi non-Hodgkin in età pediatrica. In Italia ogni anno circa 20-25 bambini si ammalano di LBL: si tratta di linfomi maligni che derivano dalla trasformazione tumorale di linfociti immaturi, la quale può avvenire in diversi stadi della maturazione. A loro volta, in base alle cellule da cui derivano e si differenziano, i linfomi linfoblastici vengono suddivisi in LBL di derivazione T-cellulare (T-LBL, circa il 70-80% del totale dei casi), LBL di derivazione B-cellulare (pB-LBL, circa il 20-25% del totale) e LBL di fenotipo misto mieloide/linfoblastico (MPAL), molto più rari.

L’evento si è tenuto martedì 27 maggio presso la Sala Fucine delle OGR – Officine Grandi Riparazioni in corso Castelfidardo 22 a Torino, dove oltre 350 partecipanti hanno potuto seguire gli interventi del Professor Paolo Veronesi, Presidente di Fondazione Umberto Veronesi ETS e Franca Fagioli, membro del Comitato Scientifico di Fondazione Umberto Veronesi e Direttore del Reparto di Oncoematologia Pediatrica e Centro Trapianti dell’Ospedale Infantile Regina Margherita di Torino.

La nuova edizione dell’annuale cena di raccolta fondi è rappresentata per la Delegazione di Torino anche un passaggio di testimone da parte di Adele Artom e degli altri delegati verso la nuova responsabile Giovanna Ardoino, già membro da anni della delegazione torinese e da sempre preziosa sostenitrice di Fondazione. L’evento è stato anche l’occasione per celebrare i dieci anni di attività della Delegazione di Torino.

La performance musicale dell’evento, realizzato in collaborazione con Carosello Records, è stata affidata a Diodato, eccellente artista italiano che nel 2020 ha infranto tutti i record della musica in Italia, vincendo la 70^ edizione del Festival di Sanremo con il brano “Fai Rumore” (triplo disco di Platino), il Premio della critica Mia Martini e il Premio Sala Stampa Radio Tv e Web e con il brano “Che vita meravigliosa” (disco d’oro). Diodato ha vinto il David di Donatello, il Nastro d’Argento e la Targa Tenco con “La mia terra” – canzone originale del film “Palazzina Laf” di Michele Riondino – per la categoria miglior canzone originale. Per il cantautore, è il secondo David di Donatello e Nastro d’Argento in carriera, vinti precedentemente nel 2020, sempre per la miglior canzone originale, con “Che vita meravigliosa”, colonna sonora del film “La dea fortuna” di Ferzan Ozpetek. Con “La mia terra”, inoltre, ha vinto il Ciak d’Oro per la categoria “Miglior canzone originale” e il Premio Amnesty International Italia 2024. Considerato cantautore tra i più intensi ed eleganti della nuova scena, è tra le voci più amate dell’attuale panorama musicale e tra gli artisti più premiati della storia della musica italiana.

In un mix tra rock, musica popolare e influenze derivanti dalla grande tradizione del cantautorato italiano, ma anche da quella della musica per film, ha negli anni consolidato una propria intenzione e cifra stilistica, riconosciute tra le più autentiche, profonde e raffinate. L’artista ha concluso un tour oltreconfine e un tour invernali nei teatri tutto sold out e sta per tornare live con 15 nuovi appuntamenti che lo porteranno ad esibirsi nei principali festival d’Italia nell’estate 2025. Inoltre è appena uscito il nuovo brano di Diodato “Non ci credo più”, dove l’artista dà voce alla propria volontà di reagire, di ribadire l’importanza di non lasciarsi sopraffare da una narrazione del reale che sembra avere come unico scopo quello di dividerci e farci tollerare l’inaccettabile.

 

Durante la serata – presentata e condotta dalla madrina Manila Nazzaro – i partecipanti hanno anche potuto accedere ad un’asta esclusiva tramite la piattaforma di Memorabid, per aggiudicarsi i preziosi lotti donati da generose aziende, continuando così a mostrare concretamente il proprio sostegno ai bambini e adolescenti malati di tumore. Anche quest’anno non è mancato un momento dedicato all’arte: prima della cena gli ospiti potranno prendere parte alla visita guidata delle mostre in corso delle OGR.

“L’annuale serata di raccolta fondi rappresenta un evento molto importante, durante il quale gli amici torinesi rinnovano la propria vicinanza e sostegno alle iniziative di Fondazione. La delegazione è da anni impegnata nel sostegno della ricerca scientifica in oncologia pediatrica per dare una speranza concreta di guarigione ai piccoli pazienti malati di tumore. Desidero ringraziare tutti coloro che in questi anni hanno sostenuto le iniziative di raccolta fondi e di divulgazione sul territorio e tutti coloro che hanno dato il proprio contributo alla realizzazione di questa bellissima serata: le aziende a noi vicine, i partecipanti e il grande cantautore italiano Antonio Diodato” – ha affermato Giovanna Ardoino, neo Responsabile della Delegazione di Torino. 

 

Un sentito ringraziamento al Consolato di Svezia, che ha patrocinato la serata, a Carosello Records per la collaborazione, e agli altri partner che l’hanno sostenuta: BTR ADVICE, Centrale del Latte d’Italia S.p.A., Immogroup Srl, KIWI Srl, L’’Astemia, SKF, Centro Noleggio, Lavazza che ha anche donato il caffè che verrà servito in serata, Cantine DAMILANO e Tenute Cisa Asinari dei Marchesi di Grésy, che hanno omaggiato i vini, Lauretana, che ha omaggiato l’acqua, Stratta Catering & Banqueting 1836 di Torino, che ha curato l’esclusivo menù e Ugo Nespolo. Un ringraziamento a tutte le aziende che hanno generosamente donato i lotti dell’asta.

Laboratori culturali ai Musei Reali

Mentre il Comune di Torino si ostina a non riconoscere sconti per accedere alle arrività culturali agli over, i Musei Reali organizzano attività aperti al pubblico gratuite e senza obbligo di prenotazione. In occasione della mostra Van Eyck e le miniature rivelate Palazzo Madama e il Dipartimento di Studi Storici dell’Università di Torino propongono alcune conferenze di approfondimento, per conoscere la tecnica della miniatura, la tradizione dei libri decorati, e alcuni dei protagonisti che hanno contribuito a rendere questa pratica cruciale per lo sviluppo artistico tra Medioevo e Rinascimento.

Mercoledì 4 giugno ore 17
I Libri d’Ore: preghiere e immagini per la devozione privata
con Giovanna Saroni, Università degli Studi di Torino, Dipartimento di Studi Storici

Lunedì 30 giugno ore 17
In miniatura, rinascenze padane. Francesco Marmitta sulle vie del Po
con Giovanni C.F. Villa, Direttore di Palazzo Madama

Gabriella Daghero

TORINO OVER

Lago d’Orta, storia di una rinascita

Già dal titolo – Il lago d’Orta, storia di una rinascita – il libro scritto da alcuni ricercatori che hanno lavorato al Cnr e in altre istituzioni scientifiche (Marina Manca, Piero Guilizzoni, Rosario Mosello e Maurizio Gentilini) si presenta come un affascinante viaggio alla scoperta del secondo lago piemontese ( l’11° in Italia). Di origine glaciale e definito da viaggiatori e scrittori come il più romantico specchio lacustre del Bel Paese, ha visto le sue sponde testimoni e protagoniste delle varie stagioni dello sviluppo dell’Italia postunitaria, dalla prima rivoluzione industriale di fine Ottocento all’essere una delle mete turistiche più gettonate. Purtroppo le sue acque furono vittima a partire dagli anni venti del secolo scorso di un pesante inquinamento dal quale si sono affrancate nel tempo grazie a una nuova coscienza ambientale ed ecologica che impose, attraverso la ricerca scientifica e le sue applicazioni tecnologiche – una grande opera di risanamento sul finire degli anni ’80 con l’intervento di liming  coordinato dall’Istituto per lo studio degli ecosistemi del Cnr. Il libro nasce dall’esigenza di fare memoria su questa originalissima vicenda e sulla storia del lago d’Orta che si è sviluppata nell’arco di due secoli. Circa un centinaio di anni sono trascorsi dall’inizio dell’inquinamento: lo 0,5% della durata complessiva della vita del lago, formatosi al termine dell’ultima glaciazione, nel Pleistocene. In questo geologicamente breve spazio temporale si è assistito ad uno dei più devastanti inquinamenti delle acque lacustri segnalati dalla bibliografia limnologica mondiale, per lunghi decenni, come scrivono gli autori, “ignorato o falsamente spacciato come anomalo fenomeno naturale”. Questo, è bene ricordarlo, in assenza di leggi adeguate a tutelare le acque naturali dagli inquinamenti e di organi di controllo in grado di denunciare quanto stava accadendo.

La Bemberg, azienda tessile di Gozzano, scaricava rame nel lago, immettendo ogni anno circa 2.000 tonnellate di azoto in forma ammoniacale. Queste sostanze davano luogo a reazioni chimiche che provocarono una grave acidificazione delle acque e la scomparsa della fauna ittica. Nonostante le denunce circostanziate e precise di due grandi scienziati limnologi come Rina Monti (1930) e Edgardo Baldi (1949) che segnalarono ripetutamente quanto stava accadendo, solo negli anni ’70 e ’80, con la legge Merli, con l’istituzione di organi di controllo e con la costruzione di due impianti di depurazione, si determinarono le condizioni per una sostanziale diminuzione degli scarichi. L’enorme massa di inquinanti accumulata, unita ai ridotti apporti idrici dal bacino imbrifero del lago, rendevano tuttavia molto lungo il tempo di recupero. Il trattamento di liming accelerò notevolmente questo processo, eliminando gran parte della tossicità delle acque. Più lungo e complesso fu il processo di recupero di un equilibrio ecologico nelle acque, con l’avvio del ristabilimento di una rete trofica che potesse dirsi in qualche modo equilibrata e alla ricostruzione di un popolamento ittico in grado di sostenere nuovamente una pesca sportiva e professionale. Su questi temi il Cnr di Pallanza, una delle grandi eccellenze della scienza e della ricerca italiane, è fortemente impegnato con studi sull’evoluzione dei popolamenti e sperimentazioni per tentare di accelerare i processi naturali. I processi di ripopolamento del lago, lenti per loro natura, sono ostacolati da organismi invasori, specie “aliene” o alloctone che, approfittando del vuoto creatosi nella rete trofica, si sono insediate nel lago in virtù di strategie riproduttive particolarmente efficaci.  Le considerazioni che il libro propone riguardano i danni che inevitabilmente derivano in assenza di leggi e controlli ambientali, lasciando via libera ad attività produttive che permettono un lucro a spese dell’ambiente naturale e storico. Nel volume che esamina la rinascita del lago d’Orta gli autori hanno riassunto i progressi faticosamente fatti in questo senso, dapprima con leggi nazionali, quindi con provvedimenti dell’Unione Europea. L’inerzia e i ritardi hanno permesso nel tempo irrimediabili scempi in campo ambientale, dei quali gli eventi del Lago d’Orta costituiscono un caso esemplare.

“ Se è vero che tali avvenimenti saranno sempre ricostruibili a partire dalla memoria interna al lago stesso attraverso l’archivio sedimentario – sostengono i ricercatori –  altrettanto non può dirsi per le vicende umane che li hanno accompagnati durante il lungo percorso che ha portato fino ai giorni nostri. Essi sono indissolubilmente legati alla vita e alle opere di coloro i quali di questo lago hanno fatto l’oggetto di studi e ricerche, lungo un percorso storico che ha le radici nell’esistenza stessa dell’Istituto di Pallanza”. Così, la ricostruzione delle vicende evolutive dell’Orta, della sua morte biologica e della sua rinascita, si intrecciano con la vita e le opere dei personaggi che nel tempo si sono avvicendati alla guida dell’Istituto Idrobiologico di Verbania. E di quelli che ne hanno portato avanti le ricerche: tecnici, ricercatori, studenti che con il loro lavoro hanno costruito quella gigantesca mole di dati e documenti che rappresentano un’eredità oggi da curare e valorizzare. Inizialmente poco compresi e considerati per il loro lavoro, nonostante i numerosi tentativi di rendere le loro risultanze accessibili al vasto pubblico, i protagonisti delle ricerche sul lago, si sono allargati a comprendere  centri di ricerca in Italia e nel Mondo, molti dei quali collegati, quanto meno per le loro origini, all’Istituto stesso. Con il libro – Marina Manca, Piero Guilizzoni, Rosario Mosello e Maurizio Gentilini – hanno voluto dare visibilità alle istituzioni, alle persone e ai personaggi che del lago hanno documentato l’esistenza e la morte, pianificato il recupero, accompagnato la rinascita, in sostanza facendone la storia. Gli studiosi che hanno ereditato il testimone delle ricerche sull’Orta oggi godono di ampio credito, ancora una volta considerando questo lago come ambiente ideale per studi pionieri e l’applicazione di tecniche di avanguardia.  Il recupero della qualità delle acque lacustri e di tutte le sue utenze, unita alle bellezze naturali ed artistiche presenti sul territorio, permetterà un ulteriore sviluppo di un  turismo sostenibile e attendo all’ambiente. Infine, la lezione che deriva dalla storia del lago d’Orta deve fare riflettere sulle sfide future, riguardanti non solo quel lembo di territorio al nord del Piemonte ma ogni realtà. Gli autori rammentano come sia “enormemente aumentata la potenzialità dell’uomo e delle sue macchine di incidere sull’ambiente, attingendo a combustibili fossili con l’emissione in atmosfera di ingenti quantità di biossido di carbonio, ossidi di zolfo e azoto. Gli effetti sull’ambiente e sulla qualità della vita sono già ben evidenti, ma gli sforzi per fronteggiare la situazione non sono arrivati a risultati degni di nota. La grande differenza rispetto agli eventi del passato riguarda l’estensione delle aree interessate, prima limitate a porzioni di territorio, ora estesa all’intero pianeta”. Una bella sfida, impegnativa quanto necessaria, alla quale questo libro e la passione di chi l’ha scritto offrono un contributo qualitativamente notevole.

Marco Travaglini

Lite in zona Aurora. Un ferito grave

ALESSI (Fdi): È ora di dire basta!”

Torino, Circoscrizione 7, Aurora Via Bra. “Una lite violenta tra sudamericani. Una persona portata via in codice rosso. Cittadini impauriti”, denuncia Patrizia Alessi, capogruppo Fdi che aggiunge: “potrebbe esserci un altro morto, una violenza inaudita che come dico sempre scoppia da un attimo all’altro. Solo la Città non capisce la terribile situazione che si vive in questo pezzo di territorio. È ora di dire BASTA!”
La richiesta, in particolare, è quella di maggiori controlli all’interno degli immobili. “Spesso in piccoli appartamenti si trovano a vivere anche venti trenta persone, molte tensioni che poi sfociano in episodi di violenza nascono in contesti di degrado come questi. Su questo aspetto la Città di Torino può e dovrebbe intervenire”.

Tentato femminicidio: uomo accoltella più volte la moglie dopo una lite

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Tentato femminicidio a Grugliasco, dove un uomo di 61 anni ha accoltellato più volte la moglie, sua coetanea, durante un violento litigio nell’abitazione di famiglia. L’aggressione è avvenuta intorno alle 18:30 in via Moncalieri. La donna, colpita all’addome, è stata trasportata in condizioni critiche all’ospedale Molinette, in arresto cardiaco per emorragia: ha subito gravi ferite e ha subito l’asportazione della milza. È ricoverata in terapia intensiva e le sue condizioni sono disperate. L’uomo è stato arrestato dai carabinieri. In casa era presente anche la figlia 24enne, che non è stata coinvolta nell’aggressione.

Dramma della solitudine: muore in casa, trovato dopo giorni

Un uomo di circa 80 anni è stato trovato senza vita nel suo appartamento di via Cesana, a Santena. La scoperta è avvenuta questa mattina, probabilmente a seguito di un decesso per cause naturali.

A lanciare l’allarme sono stati i servizi sociali, preoccupati per l’assenza di risposte ai ripetuti tentativi di contatto. Sul posto sono intervenuti il personale sanitario, i vigili del fuoco di Chieri e la polizia locale di Santena.

Secondo una prima ricostruzione, l’uomo sarebbe deceduto da alcuni giorni. Un triste segnale della solitudine in cui viveva.

Metsola a Torino per il programma strategico di sport e didattica del Politecnico. Visita alla Città dell’Aerospazio

Il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, e il vicerettore del Politecnico di Torino, Stefano Sacchi, questo pomeriggio hanno presentato alla presidente del Parlamento Europeo, Roberta Metsola, nel Salone d’Onore del Castello del Valentino, la programmazione strategica e operativa che nei prossimi anni definirà le sinergie tra le attività didattiche e quelle sportive all’interno dell’Ateneo e le iniziative della Regione Piemonte a sostegno dello sport. All’evento hanno partecipato anche il sindaco di Torino, Stefano Lo Russo, e il presidente regionale del Coni Piemonte, Stefano Mossino, che ha convocato, nell’occasione, il consiglio federale del Coni piemontese, e la presidente del Cip, Silvia Bruno.

«Lo sport deve essere radicato sul territorio, gli stadi devono offrire esperienze accessibili, bisogna trattenere il talento in Europa per il futuro. La pratica sportiva deve contribuire a rafforzare il benessere delle comunità e creare posti di lavoro. La formazione e la ricerca hanno una priorità strategica ed è importante che Regione Piemonte e Politecnico di Torino siano di esempio. Il Parlamento Europeo è al loro fianco – ha sostenuto la presidente Metsola – Il nuovo Piano europeo dello sport aiuterà ad affrontare le sfide emergenti nel settore. Le vittorie sportive dell’Italia sono anche le vittorie sportive dell’Europa, e per questo guardo con fiducia al potere di inclusione dello sport».

«Negli ultimi tre anni abbiamo destinato oltre 80 milioni di risorse regionali alla promozione delle attività sportive, all’impiantistica sportiva, al sistema neve, alla sicurezza e all’accessibilità, a cui si aggiungono quest’anno 70 milioni di fondi europei destinati al sistema neve. Questo perché crediamo nel grande valore dello sport come motore di inclusione, salute e educazione. Oltre a questo, abbiamo con determinazione avviato una strategia che vede nell’organizzazione dei grandi eventi sportivi internazionali – come le Nitto ATP Finals, il Giro d’Italia, il Tour de France, la Vuelta e le Final Eight solo per fare qualche esempio – non solo una grande occasione di promozione e visibilità turistica per il territorio, ma anche un volano di diffusione di buone pratiche e di passione per lo sport nella comunità dei piemontesi. Basti pensare che prima dell’esperienza Nitto ATP Finals la percentuale di tesserati piemontesi alla FITP era dell’8% sul totale nazionale, mentre oggi siamo oltre l’11%. Una quota estremamente significativa che conferma come i grandi eventi e il successo dei campioni siano anche volano per la crescita dello sport di base», dichiara il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio, che ha anche evidenziato come, pure per quanto riguarda lo sport, la Regione ha attivato un uso sapiente dei fondi europei.

Nei prossimi mesi, infatti, sarà lanciato un bando per la riqualificazione energetica degli impianti sportivi finanziato con 10 milioni di euro di fondi del programma Fesr 2021-2027.

«Tecnologia, università e sport fanno parte del dna piemontese – aggiunge l’assessore allo Sport e Politiche giovanili Marina Chiarelli -. Grazie a questa iniziativa sarà possibile rafforzare ulteriormente le vocazioni del nostro territorio. A questo poi si aggiungono i valori positivi trasmessi dalla pratica sportiva, che sono essenziali per la crescita delle nuove generazioni».

«Il Politecnico si vuole porre come polo di attrazione per talenti sportivi da tutto il mondo che intendono studiare ingegneria, architettura, pianificazione e design, identificandosi con i valori del nostro Ateneo e contribuendo a renderlo riconoscibile, come avviene nei campus americani – commenta Stefano Sacchi, vicerettore del Politecnico per la società, la comunità e per l’attuazione del programma – Ciò deve andare di pari passo con il deciso ampliamento delle possibilità per l’intera comunità di Ateneo di praticare sport come fattore di benessere e salute. Assieme a questo, vogliamo diventare la prima scuola italiana di tecnologia per lo sport, un vero e proprio punto di riferimento per le esigenze tecnologiche di tutti gli attori – imprese, professionisti, federazioni, atleti – che operano nel settore dello sport».

Il Politecnico di Torino aumenterà infatti nei prossimi anni il proprio focus sullo sport, con l’obiettivo di diventare un Ateneo sportivo riconosciuto e riconoscibile, ma anche una vera e propria scuola di tecnologia per lo sport, con diverse iniziative che andranno a consolidarsi e rafforzarsi, attraverso percorsi e investimenti mirati. Tra queste spicca una nuova organizzazione del programma Dual Career, che garantisce la conciliazione di studio universitario e carriera agonistica sportiva, e delle rappresentative sportive dell’Ateneo, anche in collaborazione con il CUS Torino. Saranno poi avviati percorsi formativi su Tecnologie, Ingegnerie e Architetture per lo sport, così come numerose attività volte a promuovere, nella comunità di Ateneo (comunità studentesca, personale tecnico amministrativo e bibliotecario, personale di ricerca e docenti), lo sport quale elemento fondante del benessere personale e sociale e simbolo di un’inclusività che è alla base dei percorsi di studio e ricerca del Politecnico.

L’incontro al Castello del Valentino si è concluso con il lancio di “Move together, Healthy together”: il 6 giugno, nella sede del Politecnico di corso Duca degli Abruzzi, una giornata tutta dedicata allo sport, nella quale verrà svelata la nuova strategia del Politecnico sullo sport con la presentazione delle varie iniziative che verranno lanciate e la premiazione degli atleti e delle atlete del Politecnico che si sono distinti quest’anno in varie competizioni, dalle Universiadi ai Campionati Nazionali Universitari. Per quella occasione sarà allestito un grande campo da gioco polivalente nel cortile dell’Ateneo, dove sfidarsi a calcio, basket, volley e pickleball, per festeggiare la fine delle lezioni di questo anno accademico all’insegna del benessere, dello sport e del divertimento.

 

AEROSPAZIO

«Il Piemonte mostra cosa significa eccellenza europea – ha dichiarato durante la visita alla Città dell’Aerospazio di Torino Roberta MetsolaPresidente del Parlamento Europeo – Qui la forza industriale si unisce allambizione scientifica. LUnione Europea deve continuare a spingere sullinnovazione. LEuropa ha talento, visione e strumenti: ora dobbiamo investire con coraggio, semplificare con intelligenza e agire insieme. Contiamo sul Piemonte, sullItalia per aiutare a guidare questa corsa verso il futuro” .Abbiamo voluto accogliere la Presidente Roberta Metsola nella Città dellAerospazio per mostrare uneccellenza produttiva e un ecosistema tecnologico e scientifico che rende la nostra regione un punto di riferimento europeo nel settore. La forza della nostra regione sta nella capacità di mettere in rete industrie leader, piccole e medie imprese, centri di ricerca, università e istituzioni pubbliche. La visita della presidente del Parlamento europeo è un riconoscimento importante e rappresenta unoccasione per rafforzare il ruolo strategico del Piemonte nei programmi europei dedicati all’aeronautica, allo spazio e allinnovazione industriale”, hanno affermato il Presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio e lAssessore alle Attività produttive Andrea Tronzano.Oggi a Torino, nel quadro di una visita alla Regione, sono state presentate alla Presidente Metsola le grandi potenzialità dellaerospazio in Piemonte, un comparto industriale strategico dove tradizione, competenze distintive e innovazione si uniscono per offrire ai principali attori internazionali e sui mercati globali un contributo importante e di qualità. La filiera piemontese è infatti completa e si distingue per il suo know-how, le capacità tecniche e la manifattura di alto livello.A guidare la Presidente del Parlamento Europeo nella visita alle eccellenze delle imprese dell’aerospazio sono stati il Presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio e l’Assessore alle Attività produttive Andrea Tronzano, accolti dal Presidente di Leonardo, Stefano Pontecorvo, dal Responsabile della Business Unit Velivoli di Leonardo, Dario Marfé, dal Responsabile del Sito di Torino e Vice Presidente del Dominio Esplorazione e Scienza di Thales Alenia Space, Walter Cugno, dal Presidente di Altec, Fabio Massimo Grimaldi, dall’Amministratore Delegato di Altec, Vincenzo Giorgio, e dal Presidente del Distretto Aerospaziale del Piemonte, Fulvia Quagliotti. Presenti anche la Vicerettrice per l’innovazione scientifica e tecnologica del Politecnico di Torino, Giuliana Mattiazzo, il Rettore dell’Università di Torino. Stefano Geuna, il Responsabile area tecnologie, innovazione e ricerca di Unione Industriali Torino. Guido Ceresole, il Vicepresidente API Torino. Alberto Russo.La visita all’area tra corso Marche e corso Francia che ospiterà la nascente “Città dell’Aerospazio” è iniziata presso il sito di Leonardo.In Piemonte, Leonardo non è solo un polo manifatturiero, ma un vero e proprio sistema socioeconomico al servizio del territorio – ha dichiarato l’Ambasciatore Stefano Pontecorvo, Presidente di Leonardo -. Nella regione il Gruppo è presente con impianti produttivi, ma anche con una spinta attività di ricerca. Due fattori che producono positive ricadute in termini occupazionali in un’area colpita dalla crisi dell’automotive”.Nello stabilimento di corso Francia, centro di eccellenza internazionale per la produzione e l’innovazione, Roberta Metsola ha potuto esplorare il “PC2Lab” (Product Capability and Concept Laboratory) di Leonardo, dove digitalizzazione e supercalcolo abilitano un nuovo paradigma nella progettazione aeronautica. Fin dalle fasi iniziali di studio, il laboratorio supporta lo sviluppo di velivoli di nuova generazione attraverso la prototipazione virtuale. Grazie all’impiego di gemelli digitali (digital twin) e a complesse sperimentazioni algoritmiche in ambienti operativi simulati, il PC2Lab consente di anticipare e controllare il complesso processo di sviluppo dei nuovi sistemi e di definirne caratteristiche e configurazioni ben prima della loro sperimentazione in volo.La visita è poi proseguita nell’area Space Home di Thales Alenia Space (joint venture tra Thales e Leonardo), dove è ospitata la riproduzione di un modulo abitativo spaziale, casa degli astronauti in orbita bassa terrestre e ambiente di studio delle future soluzioni abitative per lo spazio profondo. “Thales Alenia Space a Torino rappresenta storicamente il centro dell’esplorazione, della scienza e del volo umano, in perfetta sinergia con le PMI e le start up presenti sul territorio regionale e nazionale e in stretto coordinamento con l’accademia e le istituzioni tutte”, ha dichiarato Giampiero Di Paolo, Amministratore Delegato di Thales Alenia Space Italia.Prima di lasciare corso Marche la Presidente Metsola ha visitato presso Altec (joint venture tra Thales Alenia Space e l’Agenzia Spaziale Italiana) il ROCC (Rover Operations Control Centre), dove verranno pianificate, monitorate, comandate e controllate le operazioni del Rover della missione ExoMars 2028. Il centro ospita la riproduzione del suolo marziano realizzata per testare il Rover. Questa infrastruttura di prova, chiamata “Mars Terrain Simulator”, ha dimensioni di 20 metri per 16 e simula le rocce e la sabbia presenti sulla superficie marziana. Siamo onorati di questa visita, che conferma il forte legame del nostro ecosistema industriale con l’Europa. Da sempre ALTEC sostiene le principali iniziative spaziali europee rafforzando il ruolo del nostro territorio come solido hub nell’ambito Space”, ha affermato Vincenzo Giorgio, Amministratore Delegato di Altec.Durante la visita le autorità presenti hanno avuto modo di evidenziare i numeri del settore aerospazio in Piemonte – 450 aziende, grandi e PMI, che raggiungono un fatturato complessivo che supera gli 8 miliardi di euro con oltre 35.000 addetti – e puntualizzare l’importanza, per le nuove sfide del settore, della nascente “Città dell’Aerospazio”, un grande progetto strategico d’innovazione per la riqualificazione industriale della filiera, interamente dedicato al mondo dell’Aeronautica e dello Spazio, che coinvolgerà sinergicamente in un luogo unico sia i maggiori player del settore, le piccole e medie imprese, le start up, sia il mondo accademico, della formazione e della ricerca. La “Città dell’Aerospazio” rappresenterà così il luogo in cui l’eccellenza tecnologica e industriale si affianca al mondo accademico per creare un eco-sistema che rappresenta il volano verso la competitività internazionale, per il Piemonte e per il nostro Paese.Sostenibilità e green aviation, cybersecurity, space economy, advanced & urban air mobility, Industria 5.0 e Intelligenza artificiale: sono alcuni dei temi che abbiamo indicato alla Presidente Metsola e che rappresentano le sfide delle grandi aziende e delle PMI piemontesi per i prossimi anni – ha dichiarato Fulvia Quagliotti, Presidente Distretto Aerospaziale Piemonte – La funzione del Distretto Aerospaziale Piemonte oltre a creare occasioni di collaborazione tra PMI e grandi aziende, è far incontrare i diversi settori dove si sviluppa l’innovazione, elemento fondamentale per rafforzare l’evoluzione dell’ecosistema di tecnologie, e i processi d’internazionalizzazione. La collaborazione porta ad immaginare il prodotto futuro ed a stimolare la supply chain a essere parte di questi processi dove tutti i player della catena del valore devono portare i loro contributi al fine di favorire l’introduzione di nuove tecnologie per il futuro. La “Città dell’Aerospazio” rappresenta il luogo in cui l’eccellenza tecnologica e industriale si affianca al mondo accademico per creare un eco-sistema che rappresenta il volano verso la competitività internazionale, per il Piemonte, il nostro Paese e l’Europa”.

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La Fiat a Torino vista attraverso la cinepresa

TORINO CITTA’ DELLA RADIO, DEL CINEMA E DELLA TELEVISIONE

INTERVISTA AL PROFESSORE ALOVISIO

Fiat è Torino. Torino è Fiat. Dal 1899 il legame che unisce il capoluogo piemontese e la casa automobilistica è rimasto invariato. Nonostante il marchio Fiat abbia conquistato da anni il mercato internazionale è a Torino che la sua identità aziendale – e soprattutto quella umana – è nata.

Basta nominare qualche edificio torinese per ripercorrere le pietre miliari della storia Fiat: è nel Palazzo Cacherano di Bricherasio (Via Giuseppe Luigi Lagrange 20) che i soci fondatori firmarono la nascita dell’allora F.I.A.T., acronimo di Fabbrica Italiana Automobili Torino.
Il Lingotto (situato tra Via Nizza e Via Ermanno Fenoglietti) fu lo stabilimento scelto da Giovanni Agnelli per l’installazione della prima fabbrica, inaugurata nel maggio 1923. In seguito ad un incredibile aumento della produzione, la Fiat viene spostata nell’immenso stabilimento Mirafiori (in Corso Giovanni Agnelli 200, ora chiamato Stellantis Europa S.P.A. Automobilies), inaugurato nel 1939 durante il regime fascista.

Ad oggi, il Museo Nazionale dell’Automobile di Torino, uno dei più antichi al mondo nel suo genere, ospita numerosissimi modelli, cimeli e materiale audiovisivo di case automobilistiche italiane ma anche internazionali. Si è conclusa da pochissimo la mostra temporanea 125 VOLTE FIAT. La modernità attraverso l’immaginario FIAT che ha ripercorso in modo completo ed innovativo la storia dell’iconico marchio italiano. Nel corso della mostra sono stati organizzati dei tal nei quali sono intervenuti esperti e docenti che hanno discusso il ruolo della Fiat in particolare nel mondo dell’audiovisivo e della comunicazione. Abbiamo avuto il piacere di parlare con Silvio Alovisio, docente di cinema e comunicazione audiovisiva dell’Università di Torino, ospite dell’incontro “La Fiat nel Cinema” (125 talks #4 – Fiat nel Cinema) insieme a Maurizio Cilli – architetto e artista, moderati da Giuliano Sergio – storico dell’arte e curatore della mostra.

B: Durante il suo intervento al MAUTO sono stati proiettati alcuni filmati d’archivio realizzati dalla Fiat nella seconda metà del ‘900 nei quali si possono osservare i processi produttivi della fabbrica e i soggetti che la vivono. A cosa servivano questi materiali e che Fiat ci raccontano oggi?

A: Sin da quando comincia a interessarsi al cinema in modo attivo, la Fiat adotta una strategia ad ampio spettro per quanto riguarda la funzione delle sue produzioni. Quasi mai i suoi filmati hanno un solo obiettivo. Si tratta di una strategia multifunzionale che punta a diversi tipi di target. Fatta questa premessa, possiamo identificare la celebrazione della fabbrica, anche dal punto di vista estetico, come obiettivo principale. Guardando i primi filmati della Fiat all’interno della fabbrica, notiamo una tendenza all’uso del movimento di macchina, della panoramica, del carrello, del montaggio. Tutto ciò si nota in particolare nel film di Mario Gromo su Mirafiori (I nuovi stabilimenti Fiat Mirafiori (Mario Gromo, 1941). Il regista e critico dimostra di conoscere molto bene il montaggio della scuola sovietica degli anni ‘20, quindi rapido e concettualmente produttivo. Si tratta di un uso dei codici specifici del linguaggio per creare una estetizzazione dei processi di produzione. C’era quindi anche un elemento di promozione pubblica.

Frame tratti da I nuovi stabilimenti Fiat Mirafiori

Uno dei film più importanti prodotto dalla Fiat è Terra Mare Cielo -Velocità (Fiat, 1937) volto a celebrare la potenza pervasiva della casa di automobili, che non si arresta di fronte a nessuna dimensione. Il cinema si mette al servizio di questa celebrazione, utilizzando anche tecniche di propaganda dei regimi totalitari.

Finora abbiamo parlato di estetizzazione. Passiamo al secondo obiettivo, la formazione.

Il cinema viene utilizzato dalla Fiat per insegnare ai nuovi arrivati come si sviluppa un processo produttivo. Non solo: a partire dagli anni ‘60/’70, l’attenzione della Fiat si allarga dal processo produttivo ai soggetti del processo, ossia i lavoratori. Gli operai non sono più solo le comparse nei film macchina-centrici. La Fiat allarga la prospettiva, anche in conseguenza a un crescente movimento di autocoscienza dei lavoratori, che iniziano a riorganizzarsi sul piano sindacale.

Si ricorda anche una forte migrazione dal Sud. È per questa ragione che la casa dell’automobile modifica la sua linea narrativa e realizza film come Quel primo giorno in fabbrica (Sivio Maestranzi, 1972), una sorta di vademecum per il neoassunto Fiat. Questo film fu considerato talmente autentico e verosimile che la Fiat decise di non usarlo più come strumento di formazione in quanto aveva un effetto opposto a quello desiderato, aumentando l’angoscia di chi, in fabbrica, non ci era ancora entrato.

Passiamo alla terza ultima funzione, quella pubblicitaria.

Le due grandi categorie dei film Fiat sono quelle di prodotto e di produzione. Nel primo caso, non devono essere necessariamente legati alla fabbrica. Il veicolo può essere il punto finale di un racconto che comincia dal processo produttivo, come si vede ad esempio in Sotto i tuoi occhi (1931). Nel filmato si vede una macchina che esce dalla fabbrica fresca di produzione pronta per essere guidata.

Ci sono invece dei film nei quali si pubblicizza solo ed esclusivamente il prodotto, ad esempio i film di spedizione. Per mostrare l’efficienza di un suo autoveicolo la Fiat finge che esso possa compiere imprese intercontinentali, che nella realtà non riuscirebbe mai ad affrontare.

Mano a mano che la società cambia, anche la Fiat cerca di stare al passo con questo spirito del tempo. Ad esempio, quando le donne diventano consumatrici autonome, la Fiat cerca di conquistarsi la sua fetta di mercato femminile.

B: A tal proposito, le donne iniziano a comparire sempre di più nei film e negli spot Fiat. Anche nel cinema aumentano donne al volante: basta pensare ad Anna Magnani in L’Automobile (1971, regia Alfredo Giannetti),alla guida di una Fiat. Tali prodotti audiovisivi riflettono una graduale emancipazione o sono mera strategia di vendita?


Frame da L’Automobile

A: La Fiat è sicuramente intelligente nell’intercettare i cambiamenti della società, che vengono negoziate e disciplinate in funzione di una promozione commerciale. Il cinema della Fiat rispecchia con tutti i suoi limiti e le sue contraddizioni i mutamenti di 100 anni di storia italiana.

Non c’è dubbio che l’emancipazione femminile sia un processo che ha offerto molti benefici al capitalismo, in quanto la donna inizia a comprare autonomamente e diventa forza lavoro. Un esempio di questa tendenza nella comunicazione pubblicitaria della Fiat si nota già nel film Sotto i tuoi occhi già citato nel quale l’attrice esclama “voglio guidare io!” mentre prende il posto al volante al fidanzato. Allo stesso tempo, però, vengono realizzati spot opposti, che frenano la tendenza di emancipazione e si appoggiano a un fine prettamente commerciale, proponendo l’identificazione oggettistica tra donna e macchina. Lo si può vedere esplicitamente in quello del 1961 con Vittorio Gassman e Ilaria Occhini. (https://www.youtube.com/watch?v=OYqPkJgfbkU)

B: Parliamo ora di CineFiat, la casa di produzione cinematografica e televisiva nata nel 1952 e finalizzata alla realizzazione di prodotti audiovisivi targati Fiat.

Torino è la città che ha dato alla luce la Fiat, ed è chiaramente onnipresente nei film realizzati dall’azienda. Che rappresentazione se ne evince osservando l’evoluzione del rapporto tra Fiat e Torino?

A: Innanzitutto è fondamentale sottolineare che CineFiat è una realtà multi produttiva, che comprende iniziative sia amatoriali che professionali. Sicuramente l’immagine che Fiat voleva trasmettere è l’equazione virtuosa tra l’azienda e la città, una sorta di company town. Immagine che, tuttavia, non era così perfetta. La Fiat stessa non la percepisce più verosimile, anche a fronte della crescente conflittualità tra le classi sociali. Per questo, da un lato, CineFiat sposta le sue riprese fuori dal torinese, dall’altro, gli operai iniziano a raccontare la vita nella fabbrica dal loro punto di vista, culminando con la protesta dei 35 giorni del 1980.

B: Le macchine Fiat sono state comparse silenziose di innumerevoli film italiani e internazionali, portando sul grande schermo l’italianità per eccellenza e diventando un marchio immediatamente riconoscibile. Quanto ha contribuito il cinema nel consolidare la Fiat come ambassador del made in Italy?

A: Il cinema sicuramente ha avuto un ruolo di rilievo, soprattutto nei film in cui le macchine compaiono in vari contesti narrativi, in una sequenza o in paesaggio importante. C’è una presenza incredibilmente elevata non soltanto nel cinema italiano ma anche in quello internazionale, e questo vale soprattutto per la 500, ossia il modello che ha consentito maggiormente alla Fiat di diffondere il suo marchio. Italia e automobile è sempre stato un collegamento immediato nell’immaginario collettivo, anche del lusso, basta pensare a quante volte nei film compaiono una Lamborghini o una Ferrari. Una curiosità interessante è che le prime macchine Fiat non compaiono in film italiani, bensì in pellicole americane, già negli anni ‘10. Questo la dice lunga su come la Fiat puntasse fin da subito a mercati esteri, ad esempi quello americano, nonostante avessero una concezione di macchina molto diversa rispetto ad una Fiat 500.

B: Il passato non lascia dubbi sulla riuscita della collaborazione tra Fiat e cinema. Questo legame è ancora così forte oggi? O forse si presta una maggiore attenzione all’aspetto prettamente pubblicitario?

A: Sicuramente c’è una minore presenza della Fiat del cinema contemporaneo. Se negli anni ‘70 la Fiat non aveva neanche bisogno di pubblicizzarsi in quanto bastava inquadrare una via per notare l’iconico marchio su un’automobile, ora il mercato in Italia è molto più complesso. Anche per questo motivo Stellantis si concentra su strategie di marketing di livello internazionale, con un target obiettivo più mirato e video promozionali al passo con i tempi. Si ricordano ad esempio gli spot che vedono al volante celebrità come Leonardo Di Caprio e Jennifer Lopez.

B: L’ultima domanda non riguarda la Fiat, bensì un progetto da lei seguito volto alla riscoperta delle location del cinema muto. Nel corso di questa ricerca avete riconosciuto luoghi e spazi torinesi o comunque piemontesi?

A: Certo, abbiamo riscoperto tante zone di Torino che non si sapeva fossero state delle location, così come si è riscoperta una Torino che non c’è più e che il cinema muto ha invece documentato. Anche fuori città abbiamo fatto scoperte interessanti: ad esempio, Maciste in vacanza (1921, regia di Luigi Romano Borgnetto) – il cui protagonista si innamora della macchina, che chiama moglie – è girato in un castello che si è rivelato essere quello di Montaldo, mostrandolo com’era prima del restauro.

Poi abbiamo scoperto che a Trana sono stati girati moltissimi film, così come a Lanzo Torinese. La ricerca sta rivelando un Piemonte che non ci attendevamo e che continueremo a scoprire nei prossimi mesi di analisi.

Per chiunque fosse interessato a riscoprire la storia della Fiat attraverso il cinema e la televisione vi consigliamo due canali principali: il primo è Il Centro di Documentazione visitabile al MAUTO su appuntamento o online in seguito alla registrazione; il secondo è il canale Youtube Centro Storico Fiat, disponibile per tutti.

Beatrice Pezzella