ilTorinese

Devastano negozio di telefonia e tentano di rubare la merce: arrestati in flagranza

Torino, “Quartiere San Donato”. Hanno prima scardinato la saracinesca di un negozio di telefonia, danneggiato gli arredi e gran parte del materiale presente all’interno, per poi dirigersi verso il retro del locale con l’obiettivo di aprire la cassaforte con dentro merce e documentazione sensibile, il tutto con l’utilizzo di un piede di porco.
Tre pattuglie dei Carabinieri si sono precipitate sul luogo del furto dopo che era scattato l’allarme collegato al 112 e hanno fatto ingresso nel negozio, che in un primo momento sembrava ormai vuoto. I militari hanno però agito d’astuzia, attendendo al buio qualche minuto all’interno del locale e facendo credere ai presunti ladri che si fossero allontanati per andare alla loro ricerca nelle vie limitrofe. I tre ragazzi nordafricani quindi, dopo aver aperto la porta del retro del negozio nel tentativo di darsela a gambe, sono stati sorpresi dalle pattuglie e, portati in caserma, sono stati poi dichiarati in stato di arresto.
Addosso ai giovani sono stati inoltre trovati: due coltelli a serramanico, con lama di 7,5cm e 10cm e una bottiglietta spray al peperoncino, con le linguette di sicurezza rotte e
verosimilmente pronta all’uso.
Il 20enne, 21enne e 22enne sono stati tutti arrestati in flagranza di reato per “tentato furto
aggravato”.

I granata tornano a vincere: Torino – Como 1-0

Negli anticipi della nona giornata di serie A i granata vincono dopo tre batoste una dietro l’altra e battono il Como 1-0. La rete della vittoria è di Njie a pochi minuti dal termine dell’incontro. Tra i giocatori della squadra lombarda spicca Paz che colpisce una traversa nella ripresa.

Parcheggio interrato di piazza Bengasi, approvato il progetto esecutivo

Bando di gara, assegnazione dei lavori entro la fine del 2024 e dal prossimo anno il cantiere: questi i prossimi step per la realizzazione in piazza Bengasi del nuovo parcheggio interrato di interscambio con la metropolitana e il ripristino del mercato.

La Giunta comunale, su proposta degli assessori alla Mobilità Chiara Foglietta e al Commercio Paolo Chiavarino, ha approvato il progetto esecutivo dell’opera che favorirà lo spostamento modale auto-metro con benefici sul traffico cittadino e sull’ambiente e consentirà il ritorno dei banchi del mercato nella loro collocazione storica.

“Con l’approvazione del progetto esecutivo si conclude un lungo iter progettuale di un’infrastruttura strategica per il sistema di mobilità cittadino. Al termine dei lavori si potrà parcheggiare l’auto prima di entrare in città, e prendere la metropolitana, e il mercato tornerà nell’originale sede dopo tanta attesa degli operatori economici e dai residenti – commenta l’assessora alla Mobilità Chiara Foglietta – Un percorso molto impegnativo che ha cercato di soddisfare le esigenze di tutti i portatori di interesse, e che è stato reso più complicato dall’aumento dei costi dei materiali per la sua realizzazione, con incrementi percentuali anche superiori del 50%”.

“Dopo 12 anni – spiega l’assessore al Commercio Paolo Chiavarino – questo provvedimento pone concretamente e definitivamente le basi per un trasferimento molto atteso che riporterà il mercato nel suo luogo originario, Piazza Bengasi. Diverrà un importante mercato, moderno, comodo, efficiente, facilmente raggiungibile con la metropolitana, che proprio lì ha il suo capolinea. Unitamente ai negozi prospicienti, questa ritornerà ad essere una delle piazze più commerciali di Torino e del Piemonte. All’unanimità la Commissione tecnica centrale di mercato, che presiedo, composta dai rappresentanti degli operatori commerciali, dalla Circoscrizione, dal Comando dei Vigili Urbani, dai dirigenti del settore commercio e viabilità ha già approvato il nuovo posizionamento delle bancarelle che saranno collocate qui al termine di lavori”.

Nel parcheggio sotterraneo, di due piani interrati, saranno ricavati 605 posti auto, in parte da destinare agli abbonati alla metropolitana, in parte alla sosta a rotazione. Due ingressi e due uscite veicolari permetteranno di servire gli utenti in arrivo da tutte le direzioni, in particolare da sud ed est. Sono previsti tre blocchi scala per gli accessi pedonali, dotati di ascensore, e due collegamenti pedonali che consentiranno, a chi avrà parcheggiato il proprio veicolo all’interno della struttura, di accedere direttamente al mezzanino della fermata della metropolitana dal secondo piano interrato.

Al di sopra del parcheggio la piazza sarà interamente riqualificata e tornerà ad accogliere i banchi del mercato attualmente riposizionati lungo via Onorato Vigliani, dove l’ultimo tratto che si immette nella piazza sarà utilizzato per ospitare 26 operatori, così da alleggerire gli allestimenti.

Il numero totale di posti mercatali è pari a 172 (31 banchi alimentari, 14 banchi battitori, 79 banchi extra-alimentari, 2 banchi fiori, 36 banchi ortofrutticoli, 2 banchi ittici, 8 banchi produttori) la maggior parte dei quali con una superficie di 30 metri quadrati, dimensioni più generose rispetto a parte delle licenze mercatali attualmente in essere.  Gli stalli saranno perlopiù raggruppati in cluster di quattro banchi, con fasce libere di larghezza pari ad 1,00 m tra un cluster e l’altro in cui verranno allocati i pozzetti per le forniture elettrica e idrica, ove prevista, e uno scarico fognario.

Sarà adottata una pavimentazione in binderi di pietra di Luserna attorno all’edificio ex daziario per enfatizzare i tagli diagonali che costituiscono gli attraversamenti veloci della piazza, sia per l’area sud-est e per le fasce di larghezza pari a 1m, sia dove sono ubicati i pozzetti delle forniture per i banchi mercatali. Una pavimentazione in asfalto rosso colorato in pasta, invece, traccerà l’ideale asse della vecchia via Nizza solcando la piazza da nord a sud: questa costituirà anche il principale corsello nord-sud del mercato. Nella zona sud, sarà realizzata una pavimentazione drenante che, aumentando la permeabilità delle superfici, evita il posizionamento di caditoie e conferisce un aspetto più naturale ai percorsi.

Per non interrompere mai la viabilità durante i lavori, si procederà con due macro-fasi operative successive  durante le quali i veicoli verranno deviati dapprima deviati su una strada provvisoria e successivamente spostati sulla nuova. La prima fase consisterà nella realizzazione della metà orientale del parcheggio, della piazza (corrispondente alla porzione a est del corsello in asfalto rosso rappresentante l’asse ideale di via Nizza) e della viabilità (con l’aggiunta del piazzale ovest). Al termine la metà est del parcheggio sarà messa in funzione e la soprastante porzione di piazza verrà aperta al pubblico. Nella seconda toccherà alla metà occidentale del parcheggio, della piazza (corrispondente alla porzione ad ovest del corsello in asfalto rosso rappresentante l’asse ideale di via Nizza) e della viabilità.

La spesa totale per la realizzazione delle opere è di 32milioni 263mila euro per il finanziamento della quale, dopo una lunga interlocuzione con il Ministero delle Infrasrutture e dei Trasporti, ai quasi 20 milioni già disponibili, si sono potuti aggiungere, dal febbraio di quest’anno, i 13 milioni ancora mancanti recuperati dalle somme stanziate per altre interventi non più prioritari.

TORINO CLICK

Sono 403 gli immobili confiscati alla mafia 

Sono 403 gli immobili confiscati alla mafia e assegnati in Piemonte, altri 902 sono ancora in gestione dall’Agenzia nazionale dei beni confiscati e in attesa di destinazione.

Questi i numeri illustrati in commissione Legalità del Consiglio regionale (presidente Domenico Rossi) dai rappresentanti della sede di Milano, che ha competenza per tutto il nord Italia, la dirigente Simona Ronchi e il funzionario di polizia Roberto Bellasio.
A livello nazionale c’è stata una crescita degli immobili gestiti: si è passati dai 975 del 2020 ai 3.900 del 2023.
In regione il comune che ha il maggior numero di beni assegnati è Cassano Spinola (Al) a cui è stata destinata un’intera tenuta con vitigno dove esiste un progetto per riprendere la produzione, seguito da Torino con 49 unità.
L’agenzia ha ripercorso le fasi storiche e le normative che hanno portato al modello di funzionamento attuale e ha annunciato l’implementazione della “piattaforma unica di destinazione”, una vetrina digitale dove i comuni e i soggetti interessati possono manifestare interesse.
Ciò che preoccupa molto i comuni – hanno proseguito – sono le questione urbanistiche, perché tantissimi immobili sono parzialmente o totalmente abusivi, in Piemonte ci sono parecchi casi.
A una domanda posta da Rossi sulla capacità degli enti del terzo settore di gestire beni di particolare pregio, come il castello di Miasino, hanno illustrato l’esperienza positiva della Lombardia che ha creato un “modello di coinvolgimento dei vari attori del territorio” che accompagna i comuni nelle diverse fasi. Questo ha portato, ad esempio, all’attuale ristrutturazione della masseria di Cisliano (Mi), grazie all’accesso a diverse linee di finanziamento.
Alla consigliera Elena Rocchi (Lista Cirio), che ha chiesto maggiori informazioni sulle risorse a disposizione dell’agenzia per la gestione di un così grande numero di beni, hanno chiarito che i fondi sono pochi e il bene viene gestito il tempo necessario per arrivare alla destinazione, mentre è migliorato il funzionamento della struttura grazie a un aumento del personale da 4 a 18.
Sono intervenute per approfondimenti anche le consigliere Nadia Conticelli (Pd) e Giulia Marro (Avs).

 

Let’s twist

I cantanti, per lo meno quelli che tutti noi conosciamo, sono professionisti che guadagnano da vivere cantando, suonando o componendo canzoni; sembra un’ovvietà ma aspettate di leggere il seguito.

Chiunque abbia ascoltato almeno una volta De Andrè, Dalla, Battisti, De Gregori o gruppi come I Camaleonti, Nomadi, Pooh, I Dik Dik, I Cugini di Campagna, ecc. non può non aver colto in quella attività produttiva una vera missione, dove l’aspetto creativo era strettamente unito a quello divulgativo, poetico, letterario, non disgiunto da una giusta remunerazione.

Con il passare degli anni, la perdita di alcuni valori e la tendenza, mutuata da Paesi che meriterebbero di scomparire, anche lamusica è diventata un mezzo per produrre soldi, tanti, in breve tempo ed in un lasso di tempo ristretto (quanti “cantanti” sopravvivono a dieci anni di attività?).

Assistiamo perciò a fenomeni da baraccone, veri e propri artisti creati a tavolino, anzi a pc, che possono autodefinirsi cantanti grazie all’invenzione dell’auto tuning (un software che corregge le stonature in diretta), a discografici animati solo dall’avidità e a organizzatori totalmente inetti; i loro complici? Ascoltatori totalmente incompetenti.

Ecco, quindi, che chi ancora usa il cervello, e tra i giovani ce ne sono tanti, riscopre le canzoni di qualche decennio fa, italiane e straniere, e così si assiste ad una riscoperta di Abba, Lou Reed, Genesis, Pink Floyd, Gloria Gaynor, Donna Summer, Chicago, America e via dicendo.

Il motivo è in parte insito nella natura umana: la musica, da sempre, ha fatto da colonna sonora a determinati momenti della vita di ognuno: le vacanze da ragazzo con i nonni, la gita scolastica, il primo bacio, il viaggio di nozze, come pure momenti brutti, tristi.

Inevitabile, quindi, che anche a distanza di decenni ci si ritrovi ad ascoltare con piacere quelle musiche, quelle canzoni interpretate da chi, anche fuori dalle interviste concordate, sapeva esprimere un concetto, sostenere una tesi, propugnare un’idea; nell’estate 1997 incontrai Roberto Vecchioni, che trascorreva la vacanza nel mio stesso villaggio, e avemmo modo di scambiare spesso parole.Non solo per il fatto di essere docente di greco e latino, ma sicuramente per cultura personale, mostrava una capacità di analisi rara di qualsiasi tema (era appena morta Lady D) e un approccio alla cultura che molti neppure possono aspirare a raggiungere. Facile, dunque, capire cosa lo spingesse a scrivere simili canzoni e come ci riuscisse.

Ora, con un’attenzione morbosa agli utili, al denaro, ed una capacità pressoché nulla di creare, di trasferire in parole un sentimento ascoltiamo doglianze da parte di perfetti imbecilli, che odiano la Polizia e le istituzioni ma che, se gli rigano l’auto,corrono in Commissariato a denunciare l’atto vandalico e se li prendi a schiaffi si convertono alla religione solo perché gli haifatto sentire le voci, come accadeva a Giovanna d’Arco.

E’ palese, quindi, che in una società permeata da pressapochismo e avidità, popolata da essere inutili, dove neppure gli imprenditori della discografia sanno fare il loro mestiere, chiunque abbia un QI appena normale si orienta verso qualcosa che ancora sappia destare emozioni, che trasmetta un messaggio, che sia gradevole per udito e vista (i testi, per chi sa leggere).

Da una statistica effettuata da un Centro studi del nostro Paese, è emerso come gli imprenditori di successo, le persone che nella loro professione sono emersi, i creativi siano persone che apprezzano uno stile di vita di alcuni decenni fa. Mi spiego meglio: il successo duraturo, la vera ricchezza non appartiene a quanti passano le giornate a tirare su lo specchietto insieme alla cocaina, a chi realizza profitti in tempo zero per poi perdersi nell’oblio; ebbene, questo studio ha evidenziato anche come queste persone ascoltino musica pop, rock (tassativamente non rap) se non addirittura classica.

Studi di anni addietro avevamo messo in risalto come, nelle stalle in cui veniva diffusa musica classica, la produttività del latte nei bovini era aumentata notevolmente; al contrario, musica rock o heavy metal portavano alla depressione degli animali.

Allo stesso modo, musica (si, purtroppo chiamano musica anche quella) rap, hard rock, heavy metal portano ad una totale inibizione di alcune aree cerebrali con il risultato che chi ascolta tali generi incontra serie difficoltà a trovare un lavoro, a produrre contenuti di qualità, a realizzare progetti a lungo termine, a relazionarsi positivamente col mondo circostante.

Sarà un caso? Dicono che due indizi facciano una prova: succedesse a poche persone sarebbe un caso.

Nel dubbio, perché non provare ad avvicinarsi al passato e, magari, a convertircisi?

Sergio Motta

Il Piemonte alla partenza dei camion di aiuti per Gaza

Anche la Regione Piemonte al porto di Genova ieri pomeriggio per la partenza del primo convoglio di aiuti umanitari del programma Food for Gaza. Insieme al vicepresidente del Consiglio e ministro degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale Antonio Tajani erano presenti anche il presidente della Regione Alberto Cirio e l’assessore alla Cooperazione internazionale Maurizio Marrone.

Il convoglio sarà composto di 15 camion, donati dall’Italia al Programma Alimentare Mondiale per un valore di 2.2 milioni di euro e allestiti al centro Iveco di Torino sulla base di richieste specifiche dell’Agenzia Onu e completi di pezzi di ricambio per affrontare il difficilissimo quadro di sicurezza nella Striscia di Gaza e la pessima situazione della viabilità interna. I camion saranno destinati alla distribuzione dei beni umanitari esclusivamente all’interno della Striscia.

“La Regione Piemonte prosegue nel proprio impegno umanitario in soccorso della popolazione civile nelle zone di guerra – dichiara il presidente Alberto Cirio – consolidando una tradizione di solidarietà e impegno che caratterizza le nostre comunità. A giugno da Vercelli erano partite 10 tonnellate di riso destinate alla Palestina e oggi un nuovo blocco di aiuti si prepara a raggiungere le popolazioni in difficoltà”.

“La Cooperazione internazionale del Piemonte – aggiunge l’assessore Marrone – segue con apprensione l’evolversi del conflitto in Palestina e in Libano e non rinuncia a dare il suo contributo a sostegno delle popolazioni civili ingiustamente colpite, con particolare attenzione ai bambini che rappresentano la speranza di un futuro di pace”

La Regione Piemonte porta avanti da tempo iniziative di solidarietà verso le popolazioni colpite dalla guerra. Già ad agosto era stata una delle prime a dare al Governo italiano e alla comunità internazionale la propria disponibilità ad accogliere malati, e in particolare bambini, negli ospedali del Piemonte per poter offrire loro cure adeguate e la rete di assistenza e supporto che il territorio piemontese è in grado di offrire. L’ospedale Infantile Regina Margherita di Torino aveva infatti accolto un adolescente di 17 anni ed un bambino di 3 anni provenienti da Gaza. Il trasferimento dei pazienti e dei loro accompagnatori era stato effettuato dall’Aeroporto Militare di Bologna a Torino da personale sanitario della Regione, individuato dalla Centrale operativa 118 di Torino, da personale volontario della Protezione civile regionale e da personale della Croce Rossa Italiana.

Il sostegno della Regione Piemonte arriverà presto anche in Libano. Prenderà infatti il via entro l’anno il progetto della Fondazione Circolo dei Lettori “Right to Read – Libano”, sostenuto dall’assessorato regionale alla Cooperazione Internazionale, che insieme al supporto della Fondazione H.Opes vedrà allestire a Beirut aule attrezzate per permettere a tanti bambini in fuga dalle bombe di continuare a studiare, leggere e giocare.

Disegnare la città. L’Accademia Albertina e Torino tra Eclettismo e Liberty 

“Disegnare la città. L’Accademia Albertina e Torino tra eclettismo e Liberty” rappresenta il titolo di una fortunata mostra inaugurata nell’ottobre 2021 alla Pinacoteca Albertina, prima parte di un progetto pluriennale volto alla valorizzazione e conoscenza del patrimonio storico conservato negli Archivi dell’Accademia, voluta dal presidente dell’Accademia Paola Gribaudo e dall’allora direttore, recentemente scomparso, Edoardo Di Mauro, a cui va il ricordo dell’attuale direttore Salvo Bitonti e di tutta l’Accademia.

Accogliendo l’invito del direttore dell’Istituto Italiano di Cultura di New York, Fabio Finotti, l’Accademia Albertina ha portato questa mostra a New York, scegliendo proprio una esposizione che evidenzia l’eccellenza delle sue raccolte, soffermandosi sul progetto della città nell’epoca di maggiore innovazione architettonica e decorativa di Torino, tra fine Otrecento e i primi del Novecento, l’epoca del Liberty e dell’eclettismo decorativo.

Tra Ottocento e Novecento l’Accademia Albertina fu una fucina di formazione e ricerca che contribuì a definire la nuova immagine di Torino nel processo di trasformazione da città capitale a città industriale .

Obiettivo del progetto è quello di illuminare questa vicenda e ciò che vi fu attorno, attraverso un percorso fatto di preziosi e affascinanti progetti decorativi, di solito inaccessibili al pubblico. L’eclettismo è lo stile principale indagato dal progetto. Le sue matrici culturali permettono una nuova libertà al progettista, aperto ad ampi repertori, che spaziano nella storia e nei luoghi. A inizio Novecento, in contemporanea con l’ approccio eclettico, si diffonde il Liberty che, a partire dall’Esposizione internazionale d’arte decorativa moderna del 1902, trova nell’Accademia Albertina un terreno fertile di sperimentazione. A Torino le pianificazioni della seconda metà dell’Ottocento sono esempi di sperimentazione di una nuova immagine urbana, sintesi di decoro e qualità dello spazio pubblico.

Vengono ora esposti a New York venti meravigliosi acquerelli di Giulio Casanova ( 1875-1961), docente di Decorazione che, con grande maestria, ideò e dipinse gli elementi artistici dei suoi straordinari progetti, Baratti & Milano in piazza Castello a Torino, fino al volume dedicato al treno Reale concepito in preparazione del matrimonio tra Umberto di Savoia e Maria José del Belgio, ancora oggi a disposizione della Presidenza della Repubblica.

Accanto alle opere storiche vi sono creazioni contemporanee degli allievi dell’Accademia di Belle Arti, in un progetto installativo multimediale curato da Laura Valle e Gerardo De Pasquale. Si tratta di un dialogo immersivo tra arte e scienza nei linguaggi della pitturaBelle nuove tecnologie.

Una trama semantica che unisce elementi di antropologia simbolica alla contemporaneità del linguaggio dei video, in un dialogo anche distopico-utopico nella codificazione dell’invenzione iperrealistica. Si tratta di un’originale “Metraquadreria” dagli esiti sorprendenti e inaspettati dedicata alla città che meglio di ogni altra ha saputo incarnare l’idea di futuro, quale è stata New York.

 

Mara Martellotta

Riscatto del titolo accademico, che cosa c’è da sapere

Di Patrizia Polliotto, Avvocato, Fondatore e Presidente del Comitato Regionale del Piemonte dell’Unione Nazionale Consumatori.

Il riscatto della laurea è uno strumento grazie al quale si possono trasformare i propri anni di università in anni contributivi. Significa che è possibile integrare la propria posizione contributiva ai fini del calcolo e di tutte le prestazioni inerenti alla pensione. Ovviamente per riscattare la laurea è necessario aver completato il percorso di studio (universitario, diploma di laurea o servizio equiparato) e non è fondamentale avere un’occupazione stabile. La domanda, infatti, può essere presentata anche dai soggetti inoccupati. Parliamo di quelli che al momento della domanda non sono mai stati iscritti ad alcuna forma di obbligatoria di previdenza e non hanno iniziato a lavorare in Italia o all’estero. Detto ciò, ecco come funziona nel dettaglio il riscatto della laurea con opzione tradizionale e agevolata.

Il costo del riscatto agevolato della laurea nel 2024 ha subito un rincaro per colpa della crescita del minimale contributivo. Per il 2023, ad esempio, l’onere per il riscatto di un’annualità era di 5773,32 euro contro i 6.076,95 euro di oggi. Nonostante tale aumento, però, il riscatto della laurea fa gola a molti perché grazie a esso, in alcuni casi, è possibile andare in pensione prima e poi perché serve a ricalcolare quest’ultima.

L’operazione, però, conviene solo se si hanno in mente obiettivi prefissati che sono quelli appena indicati: andare in pensione in anticipo e incrementare l’assegno che si riceverà. Nel primo caso, bisogna però prima capire se in base alla propria storia contributiva è possibile anticipare la data di pensionamento. Se ciò non fosse possibile, il pagamento del riscatto potrebbe non convenire.

Qualora l’obiettivo fosse invece quello di provare ad avere un assegno più elevato, si dovrà effettuare la giusta valutazione dei costi e dei benefici.

Come spiega l’Inps, il costo per il riscatto della laurea cambia in base alle regole che disciplinano la liquidazione della pensione con il sistema retributivo o contributivo. In quest’ultimo caso per riscattare i periodi che partono dal 1996 (1° gennaio) bisogna sapere che l’onere si determina in questo modo. Si applica l’aliquota contributiva in vigore nel momento in cui si presenta la domanda alla retribuzione imponibile nei dodici mesi meno remoti.

A chi si chiede se il riscatto della laurea è deducibile per intero dal proprio reddito, la risposta è si. È detraibile inoltre per i lavoratori autonomi in regime forfettario ma per loro il risparmio è più basso. Il motivo è che l’aliquota di tassazione è del 15% (fissa). Ricordiamo infine che per il riscatto della laurea, si può anche scegliere l’opzione fino a 120 rate mensili erogabili fino all’età in cui maturerà la pensione. Se si sceglie tale opzione non saranno addebitati gli interessi.

Per queste e altre esigenze è possibile contattare dal lunedì al venerdì dalle ore 9 alle 18 lo sportello del Comitato Regionale del Piemonte dell’Unione Nazionale Consumatori, con sede a Torino in Via Roma 366 ed a Pinerolo, in Viale Cavalieri d’Italia n. 14, al numero 0115611800 oppure scrivendo una mail a uncpiemonte@gmail.com, o visitando il sito www.uncpiemonte.it compilando l’apposito format.

Martuscelli, quando la determinazione ti cambia la vita

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Nino Martuscelli, imprenditore nato a Genova e cresciuto a Torino, rivela a noi de “ll Torinese” la sua scalata verso il successo, con un’azienda che nasce in un grave momento di crisi economica, in un sottoscala alle porte di Torino e che pian piano con fatica e impegno è arrivata oggi ad essere conosciuta da tutto il Piemonte e non solo, il suo nome? “Hydra”.

 

L’INTERVISTA A NINO MARTUSCELLI

D: Benvenuto su “Il Torinese” Sig. Martuscelli, è corretto dire che con caparbietà e tenacia i sogni nel cassetto che una persona ha da giovanissimo possono avverarsi?

R: Felice di essere stato invitato da Voi. E’ vero, già all’età di 14 anni volevo aprire un’attività mia, in particolare un bar, per questo per ben 8 anni lavorai fin da piccolo lavorai come barista. In seguito, diventai rappresentante di bibite ed altre attività collegate che mi permisero di capire quanta fatica ci sia dietro ognuna di queste e quanto sia determinante l’amore per il lavoro che svolgi per accrescere in credibilità e successo con i clienti.

D: Ecco perché in seguito ebbe per molti anni un centro assistenza di una nota marca di birre e bibite, ma proprio quando tutto sembrava andare a gonfie vele e i suoi sogni si stavano realizzando, improvvisamente accadde qualcosa…

R: Vero; attraversai un periodo difficile quando persi mio fratello e nello stesso periodo il famoso marchio di birre per cui lavoravo decise di chiudere i suoi centri di assistenza; in quell’anno mi crollò il mondo addosso.

Qui scoccò la scintilla, mi rimboccai le maniche e ripresi in mano un progetto di depuratori d’acqua che creai nel 2002 e, vista la tanta richiesta di bar e ristoranti a cui fornivo il servizio assistenza bibite, vidi la luce in fondo al tunnel.

D: In un sottoscala insieme ad altri quattro soci creò quindi un’azienda sua personale, il cui prodotto fu il depuratore d’acqua. Questa nuova realtà diventerà quella che tutti oggi conosciamo come “Hydra”, ma da dove deriva il nome?

R: “Hydra” nasce proprio dalla passione di 5 soci che volevano portare nei ristoranti un prodotto a lungo richiesto. Il nome nasce per gioco ad una cena dove chiesi ad amici e parenti di scrivere su un bigliettino un nome che gli veniva in mente per quest’attività. Mio figlio piccolo Eros, che all’epoca aveva 10 anni, scrisse Hydra e colpì tutti i commensali che lo ricordarono anche nei giorni a seguire, da lì capii che il nome giusto doveva essere quello!

D: Da quel sottoscala come è cresciuta la sua attività e cos’è oggi “Hydra”?

R: All’inizio, la fornitura di Hydra era solo per i ristoranti, nel 2010 si ampliò dedicandosi anche al privato, ai bar, pub, pizzerie, aziende, eventi ecc. ecc., siamo partner de “il Sonic Parc di Stupinigi”, “Ritmika” e molti altri, diventando oggi una realtà sempre più in espansione. Con l’esperienza acquisita sul campo ed i giusti collaboratori, con orgoglio posso dire che Hydra oggi è sinonimo di qualità e cortesia con un qualificato servizio pre e postvendita e una proposta di depuratori d’acqua con un sistema di microfiltrazione garantito e autorizzato dal Ministero della sanità in grado di soddisfare qualsiasi esigenza.

D: Qual è l’insegnamento più grande che ha tratto da questa esperienza?

R: Che l’amore e la dedizione per quello che fai portano a grandi risultati. Da quando ero piccolo ho sempre pensato che nella vita tu debba sapere esattamente quello che vuoi e andare avanti finché non lo ottieni, purtroppo il percorso spesso presenta delle insidie che bisogna saper gestire con sangue freddo e non arrendendosi mai. Ho sempre amato tantissimo il mio lavoro; attualmente non ho più i soci ma ho con me i miei due figli Ivan ed Eros, ai quali sono felice di aver trasmesso questo mantra ed insieme a loro e alla massima cura dei dipendenti cerchiamo di offrire al pubblico un prodotto ed un servizio d’eccellenza.

D: Che consiglio darebbe alle nuove generazioni imprenditoriali?

R: Consiglierei ai ragazzi di avere sempre un obiettivo chiaro e di non spaventarsi della mole di ore di lavoro e di tutti i sacrifici necessari, perché con il tempo l’impegno verrà sempre ripagato.

I sogni per essere realizzati richiedono uno sforzo, spesso si guarda al risultato ma nessuno nota il percorso, la fatica, le notti insonni, le delusioni, le tasse, se si tiene duro e veramente si crede in sé stessi e al proprio obiettivo prima o poi il risultato arriva!

Grazie Sig. Martuscelli per la sua disponibilità e per le sue parole, ne faremo tesoro!

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NOEMI GARIANO