ilTorinese

Un trapianto di cuore che ha vinto la nebbia alle Molinette di Torino

Questa è la storia di una paziente di 53 anni che, a causa di una grave cardiomiopatia dilatativa, attende fiduciosa da oltre un anno un cuore e, come spesso accade, finalmente arriva il prezioso dono da una giovane donna che, a causa di un’emorragia cerebrale, purtroppo muore. I suoi parenti acconsentono alla donazione del cuore e di tutti gli altri organi.
La donatrice si trova a Udine, nell’estremo nord-est dell’Italia, a quasi 600 km di distanza da Torino. Niente di eccezionale per il Centro Regionale Trapianti del Piemonte e della Valle d’Aosta (diretto dal professor Federico Genzano), abituato a organizzare prelievi anche a distanze maggiori. Questa volta, però, qualcosa di eccezionale c’è: il meteo.
La nebbia è molto fitta, con visibilità ridottissima. L’aereo privato su cui vola l’équipe prelievo torinese (formata dal dottor Matteo Marro e dal dottor Vittorio Sancipriano dell’ospedale Molinette di Torino) fatica ad atterrare a Udine: solo dopo tre tentativi l’aereo riesce finalmente a toccare terra e a raggiungere l’ospedale dove è ricoverata la donatrice.
Il problema si ripresenta al ritorno. Sono le 5 del mattino: il cuore deve arrivare a destinazione in tempo, ma all’aeroporto di Caselle l’aereo che trasporta l’organo e l’équipe non può atterrare per nebbia e viene dirottato su Milano Malpensa. Troppo distante da Torino per un trasporto via terra.
A questo punto il Centro trapianti regionale chiede alla Centrale Operativa 118 di Torino – Nucleo Gestione Elicotteri di Azienda Zero – il supporto per il trasporto urgente dell’équipe di trapianto e dell’organo. L’elicottero del servizio regionale di Elisoccorso di Azienda Zero (diretto dal dottor Andrea Mina) dalla base di Borgosesia decolla in pochi minuti e raggiunge Malpensa, preleva l’équipe e il cuore direttamente sottobordo dell’aereo e, 40 minuti dopo, atterra sull’elisuperficie della Città della Salute e della Scienza di Torino, dove la visibilità è buona.
In pochi minuti il cuore – che per tutto il viaggio è stato trasportato in un nuovo sistema di conservazione di cui si è dotato da poco il Centro di Trapianto di Cuore di Torino, che permette di preservare l’organo con maggiore sicurezza e per più tempo – è a destinazione all’ospedale Molinette, centro d’eccellenza per i trapianti.
La paziente viene portata in sala operatoria della Cardiochirurgia (diretta dal professor Mauro Rinaldi) per il trapianto. L’intervento, durato oltre sette ore, viene effettuato con successo dal professor Massimo Boffini, dalla dottoressa Erika Simonato e dal dottor Giuseppe Monteleone (sotto la guida del professor Mauro Rinaldi), coadiuvati dalla dottoressa Maria Luisa Contristano (sotto la supervisione del professor Luca Brazzi e della dottoressa Anna Trompeo, della Rianimazione).
Anche questo trapianto è il frutto di un collaudato e complesso lavoro di squadra che ha coinvolto decine di operatori, che silenziosamente operano per permettere che un dono prezioso si trasformi in una nuova vita salvata. Questo intervento, come altri realizzati in passato, testimonia l’efficacia del coordinamento tra le strutture sanitarie regionali e la rete di emergenza-urgenza, a conferma di un sistema capace di agire con tempestività e sinergia per garantire ai cittadini cure di eccellenza.

Pedopornografia, cinque arresti

Nell’ambito delle attività poste in essere dalla Polizia di Stato a tutela dei minori, il Centro Operativo per la Sicurezza Cibernetica di Torino ha concluso un’importante operazione di contrasto alla pedopornografia online che ha portato all’arresto di 5 persone in flagranza di reato ex artt. 600 ter e quater c.p. e alla denuncia in stato di libertà di altri 5 soggetti, a carico dei quali è stato sequestrato materiale informatico utilizzato per la detenzione e la distribuzione dei contenuti multimediali illeciti.

L’attività, avviata dal Centro Nazionale per il Contrasto della Pedopornografia Online (C.N.C.P.O.) e coordinata dalla Procura della Repubblica di Torino, è proseguita anche in modalità sotto coperturapermettendo di delineare 22 posizioni meritevoli di approfondimento investigativo per aver condiviso e scaricato files, immagini e video di pornografia minorile.  

In particolare, l’esecuzione dei decreti di perquisizione emessi dalla Procura della Repubblica di Torino avvenuta con la collaborazione del C.O.S.C. Milano e delle Sezioni Operative di Asti, Biella, Cuneo, Imperia, Novara, Savona e Vercelli, ha portato all’arresto in flagranza di 5 soggetti, 4 nel capoluogo torinese ed 1 a Novara.

Gli arrestati, di età ricompresa tra i 30 ed i 61 anni, avevano a disposizione contenuti di sfruttamento minorile di diversa natura, talvolta relativi a violenze sessuali con bambini anche in tenera età nonché materiale particolarmente cruento e caratterizzato da contenuti violenti (cd. “gore”). In un caso, oltre alla detenzione di materiale proibito si è proceduto all’arresto anche per la divulgazione dello stesso in quanto all’atto dell’ingresso nell’abitazione dell’indagato, lo si trovava intento a scambiare detto materiale con terzi.

A carico degli arrestati, come di altri cinque indagati deferiti in stato di libertà, è stato sequestrato numerosissimo materiale informatico che sarà oggetto di approfondimento mediante analisi.

Le radici di Torino: le famiglie che hanno fatto la città

SCOPRI – TO ALLA SCOPERTA DI TORINO

Torino è una città che non si racconta in fretta. Sotto la superficie elegante dei suoi portici, tra i palazzi severi e i caffè storici, scorre una linfa fatta di industria, arte e ambizione. È una città che deve molto non solo ai suoi re e ai suoi architetti, ma anche a un pugno di famiglie che, con visioni diverse ma complementari, hanno contribuito a modellarne l’identità. Gli Agnelli, i Lavazza, i Pininfarina, i Ferrero: nomi che ormai si pronunciano come simboli, ma che nascono da storie di coraggio e di lungimiranza.

Gli Agnelli: Torino e l’Italia sull’asfalto

La storia degli Agnelli è inseparabile da quella della Fiat, e dunque da quella dell’Italia del Novecento. Giovanni Agnelli, il fondatore, vide nell’automobile non solo un mezzo di trasporto, ma una promessa di modernità. A Mirafiori, più che una fabbrica, nacque un simbolo. Le catene di montaggio della Fiat scandirono per decenni il ritmo della città: le sirene che annunciavano i turni, le file di operai, la folla che ogni mattina si riversava verso il lavoro. Ma gli Agnelli non hanno soltanto costruito macchine: hanno costruito un immaginario, una certa idea di eleganza, di discrezione, di potere. Con Gianni Agnelli, “l’Avvocato”, Torino divenne il centro silenzioso di un’Italia che voleva essere moderna ma senza rinnegare il proprio stile.

Lavazza e il gusto dell’identità

Mentre la Fiat portava il nome di Torino nel mondo industriale, un’altra famiglia lo portava in quello del gusto. I Lavazza cominciarono nel 1895 con una piccola drogheria in via San Tommaso. Oggi il loro nome è sinonimo di caffè italiano nel mondo. Ma dietro quella tazzina ci sono decenni di sperimentazioni, campagne pubblicitarie visionarie, una cura maniacale per la qualità. Torino, con il suo gusto per le cose fatte bene e la sua discrezione sabauda, trovò nei Lavazza un riflesso perfetto. Non è un caso che ancora oggi la città sembri avere un legame quasi affettivo con il marchio, come se quel caffè fosse parte della sua identità più profonda.PININFARINA

Pininfarina e Ferrero: il design e la dolcezza

Poi ci sono i Pininfarina, artigiani del sogno e del metallo. Le loro linee hanno vestito Ferrari, Maserati, Alfa Romeo. Torino, con la sua vocazione ingegneristica e il suo gusto per l’armonia, non poteva non generare un simile laboratorio di bellezza. Il design, per i Pininfarina, non è mai stato solo estetica: è stato un linguaggio. Ogni curva racconta un’idea di eleganza italiana, misurata ma riconoscibile ovunque.

E infine i Ferrero, che pur nati ad Alba, hanno sempre avuto un legame profondo con il Piemonte e con Torino. Nel dopoguerra, quando l’Italia cercava di rialzarsi, la famiglia Ferrero trovò nella semplicità e nella dolcezza una via per ripartire. La Nutella, oggi simbolo globale, nacque in un contesto di scarsità: la genialità stava nel trasformare il poco in qualcosa di straordinario. È una lezione torinese, in fondo: eleganza nella misura, forza nella sobrietà.

I Biscaretti di Ruffia: la memoria su quattro ruote

Tra le famiglie meno ricordate ma fondamentali per l’anima culturale della città, ci sono i Biscaretti di Ruffia. Carlo Biscaretti, figlio di un senatore del Regno, fu tra i pionieri dell’automobile in Italia e uno dei primi a capire che l’automobile non era solo un mezzo, ma un simbolo di progresso. La sua passione lo portò a fondare il Museo dell’Automobile, che oggi porta il suo nome, un luogo dove la storia industriale di Torino si fa racconto visivo e sensoriale. È grazie a figure come lui che la città ha conservato la memoria della propria evoluzione, trasformando la tecnologia in cultura.

Una città che vive delle sue famiglie

Torino non sarebbe la stessa senza queste dinastie. Hanno influenzato la sua economia, ma anche il suo modo di pensarsi. Una città che tende a nascondere più che a esibire, che lavora nel silenzio e solo dopo mostra i risultati. Oggi, in un tempo in cui tutto sembra muoversi più veloce, le famiglie storiche torinesi restano come colonne silenziose di un tempio che resiste ai cambiamenti.

Torino continua a guardare avanti, ma con un occhio sempre rivolto a ciò che l’ha resa unica: la sua capacità di far convivere industria e poesia, razionalità e sogno, metallo e caffè, auto e cioccolato. È una città che non si lascia mai leggere tutta d’un fiato. E forse è proprio questo il suo segreto più affascinante.

Noemi gariano

Tenta furto in camper: arrestato

A seguito dei rinforzati controlli del territorio, la Polizia di Stato ha arrestato a Torino un ventiduenne marocchino gravemente indiziato di tentato furto aggravato.

È mezzogiorno del 15 ottobre, quando gli Agenti della Volante impegnati nel controllo del territorio del quartiere Barriera Nizza, vengono inviati dalla Centrale Operativa in Viale Curreno, a seguito della segnalazione giunta al Numero Unico di Emergenza 112 relativa alla presenza di un uomo all’interno di un camper parcheggiato in strada.

Giunti sul luogo, gli agenti, dopo aver individuato il mezzo, si sono appostati ed hanno scorto dai finestrini la presenza di un uomo nell’abitacolo.

Sono quindi entrati nel camper, bloccando il soggetto e constatando che per accedere al mezzo aveva forzato un oblò sulla parte superiore, poi mettendolo completamente a soqquadro. Addosso all’uomo sono stati trovati diversi oggetti personali della proprietaria del camper.

Il soggetto è stato quindi arrestato in flagranza di reato per tentato furto aggravato.

La Procura della Repubblica di Torino ha richiesto e ottenuto la convalida dell’arresto.

Cristian Chironi. “Abitare l’immagine”

La “Project Room” di “CAMERA-Centro Italiano per la Fotografia” dedica una suggestiva, non meno che curiosa, mostra allo “stravagante” fotografo sardo

Fino al 1° febbraio 2026

Artista eclettico. Genialoide. Empaticamente “stravagante”, come dicesi di chi o di qualcosa (tutta la sua produzione artistica) volutamente “fuori dalla norma, dalle normali consuetudini!”. E così è di certo per le narrazioni (invenzioni) artistiche del nuorese, classe ’74, Cristian Chironi, oggi residente a Bologna e (pensate un po!) “nelle architetture disegnate da Le Corbusier in giro per il mondo”. Strano, ma vero, secondo i canoni seguiti dalla sua operatività e come attestano nell’immaginazione del concreto le sue multidisciplinari, visionarie composizioni. A convincermene del tutto, e a “giocare” assolutamente dalla sua parte, quell’“Offside” (“Fuori gioco”), prima foto che mi è capitata sotto gli occhi e che mi ha fatto letteralmente sobbalzare. Ma questo che è? Mi sono, lì per lì, chiesto. Una squadra di calcio un tantino agé, foto in bianco e nero … tutti in bianco e nero … compreso il CT in giacca e cravatta, eccetto quel primo giovinotto accovacciato in prima fila a sinistra, uguale divisa sportiva rispetto agli altri, uguale postura in ginocchio e mani a terra … ma fissato in immagine a colori”. Ohibò: Ma quanti sono sti ragazzotti, 1 2 3 …12! 12?Uno in più rispetto agli 11 d’ogni squadra di calcio”. Riconto. E il conto non torna. Anzi, torna, eccome! Spiegazione che non fatico a trovare: Quel 12° giovane calciatore ce l’ha messo lui. Sì, proprio lui, Chironi! Anzi, ma guarda te!, il 12° ‘intruso’  è proprio lui: Chironi! Il fotografo spiazza tutti. Entra in campo. L’idea: quella di “Abitare l’immagine”. Ogni suo scatto. Per “impadronirsene” appieno. Disposto a qualsiasi ruolo. Invenzione “geniale” e originale, e sono tante, quelle che Chironi pratica con le tecniche più varie – “fotografia” e “arte performativa” e video e design– per riuscire, in qualche modo, a entrare e piacevolmente a “disturbare” la rigida fissità dell’immagine. Ci sono anch’io! Reclama l’artista. E non solo per riprodurre mondi che m’intrigano, ma per fare parte piena e attiva di quei mondi!  Datata 2007, “Offside” appartiene alla ben articolata selezione di opere firmate “Chironi” e ospitate fino a venerdì 1° febbraio 2026 nella “Project Room” di “CAMERA-Centro Italiano per la Fotografia”, in via delle Rosine, a Torino.

Curato da Giangavino Pazzola, il percorso espositivo include “lavori fotografici”, “installativi” e “video” – alcuni totalmente inediti – che ripercorrono la ricerca dell’artista dagli esordi negli anni ‘90 sino ad oggi, mostrando come la sua pratica artistica sia caratterizzata da “originali strategie di costruzione dell’autoritratto, della messa in scena, della creazione dei personaggi e dell’ambientazione, elementi cardine nella generazione del valore costruttivo ed espressivo delle immagini”. Per Chironi, la fotografia è tanto altro rispetto a ciò che in genere ci si aspetta. Fin dai lavori a cavallo degli anni Duemila, appare chiaro che, per lui, scattare una foto non è un semplice gesto orientato ad immortalare l’azione di un corpo in movimento, ma un modo per “indagare – scrive Pazzola – la complessità delle relazioni personali e della propria identità, attraverso la creazione di un immaginario di finzione che altera la percezione della realtà”. E in ciò crede a tal punto da inventarsi, con giravolte surreali dell’ingegnosità, “azioni performative” in lavori come “DK” (2009), progetto in cui l’artista (furtivo Diabolik in “total calzamaglia black” o, se volete, nelle vesti di un più docile Arsène Lupin) cerca di rubare da Collezioni Museali – al pari dei recenti “mariuoli” del “colpo del secolo” al parigino “Louvre” – l’“aura” delle sculture del “nuovo Fidia” Canova, o in altri come in “Cutter” (2010), dove rimuove porzioni di immagini attraverso l’intaglio di pagine di libri, “mettendo in discussione la sacralità dell’immagine nel produrre memoria e creando nuove connessioni di senso”. Insomma: “Tutto ciò che vedete – pare volerci dire Chironi – è quanto mi ha suggerito il ‘reale’, sono pagine da me vissute nella totalità d’ogni anfratto e lì mi trovate, lì abito io. Se volete ci potete entrare!”“Magari mi ci trovate con un bicchiere d’acqua in mano, in maglietta blu e un misero piatto di riso(?) davanti, in una bianca vuota spazialità, rotta solo da una foto d’architettura ‘corbusiana’ appesa in parete. Questa é la mia casa”“My house is a Le Corbusier”, come recita proprio il titolo di un “Progetto” (2015 – ancora in corso) che lo porta ad “abitare” – in tutto il loro “purismo” lineare – le case progettate dal grande architetto svizzero con una serie di “performance – mostre” dilatate nel tempo. Tra queste: “Villa Jeanneret-Perret” (primo progetto di Le Corbusier, 1912) e “Chemin de Pouillerel” (2021) a Chaux-de-Fonds, Svizzera; “Studio-Apartment”, Parigi (2015) e il “Padiglione Esprit Nouveau” Bologna (2015).

Gianni Milani

Cristian Chironi. “Abitare l’immagine”

CAMERA-Centro Italiano per la fotografia”, via delle Rosine 18, Torino; tel. 011/0881150 o www.camera.to

Fino al 1° febbraio 2026

Orari: dal lun. alla dom. 11/19; giov. 11/21

Nelle foto: Cristian Chironi “Offside”, 2007; “DK#7”, 2008; “My house is a Le Corbusier” (Studio Apartment), 2015

INSERTO presenta Chanson Nouvelle all’Archivio Gribaudo

Presso l’Archivio Gribaudo, il 31 ottobre prossimo, inaugurerà un’edizione di INSERTO, a cura di Lilou Vidal, che sarà aperta al pubblico fino al 31 gennaio 2026. L’inaugurazione avverrà dalle 14 alle 19, e il concerto di Benjamin Seror alle ore 18.

Ogni edizione di INSERTO, il programma curatoriale dell’Archivio Gribaudo inaugurato nel 2024, rappresenta un invito a esplorare insieme ad artisti, poeti, curatori, graphic designer e scrittori un frammento del vasto universo di Ezio Gribaudo (1929-2022): un aspetto della sua opera, una rivelazione d’atelier, un segreto d’archivio. Per questa nuova edizione, Anne Bourse (1982) e Benjamin Seror (1979) propongono una fiction di forme e canzoni prolungando lo spirito d’invenzione che emana dallo studio di Ezio Gribaudo.
Compulsiva e ossessiva, la pratica del disegno in Ezio Gribaudo, di cui Anne Bourse sembra condividere una certa affinità nonostante le rispettive singolarità. Nei volti e negli ornamenti delle loro forme, nella scelta dei soggetti, spesso ispirati a immagini e oggetti quotidiani, nelle loro tecniche (penna a sfera, matita, pennarello o inchiostro) e nelle loro palette di colori aciduli.
Tra disco e house malinconica, si inventa una lingua: è stata la musica a plasmare per prima i loro gesti. Anne Bourse e Benjamin Seror sono compagni di lunga data, i primi testimoni e pubblico di ciò che ciascuno stava creando durante i ferventi anni sperimentali. Anne cantava e registrava senza alcuna formazione musicale, arpeggiondo sul suo registratore a quattro piste, sospesa tra fragilità e sincerità, creando repertori intrisi di malinconia ironica.

“Cinque cover per dirti che quando ti vedo mi sento un re” , mentre Benjamin lancia “Drame Orage”, un label di tenerezza tempestosa, preludio alla sua fede nel potere liberatorio del sentimento del suono.

Archivio Gribaudo – via Biamonti 15/B – telefono: 011 8193251

1 novembre 2025 – dalle 18 alle 19 – conversazione-concerto al Castello di Rivoli Museo di Arte Contemporanea. Verranno eseguite “Chanson Nouvelle”, breve preludio con Anne Bourse e Benjamin Seror, moderato da Lilou Vidal, e “Fascination”, concerto di Benjamin Seror.

Teatro del Castello di Rivoli – piano terra – piazza Mafalda di Savoia, Rivoli

Telefono: 011 9565212

Mara Martellotta

Corso di guida sicura: 15 Comuni e 250 giovani protagonisti

Davvero positivo il bilancio per il primo anno del progetto di Città metropolitana di Torino con Fondazione Sada dedicato alla guida sicura e rivolto ai giovani.
In piazza Freidano a Settimo Torinese si è svolto l’ultimo incontro per il 2025 del progetto “Guida sicura” con una verifica sui risultati del progetto con la consigliera metropolitana delegata alle politiche giovanili Caterina Greco e il presidente della Fondazione Sada Salvatore Ambrosino.
Quindici i i Comuni coinvolti nel primo anno – Chivasso, Ivrea, Piobesi, Vigone, Volvera, Leinì, Rivarolo, Trofarello, Caluso, Alpignano, Beinasco, Sangano, Sant’Antonino di Susa, Villarbasse, Settimo Torinese – e 250 i ragazzi che si sono cimentati nelle prove pratiche.

“Ogni giorno muoiono per le strade italiane 8 persone” sottolinea la consigliera Caterina Greco che ricorda come la Città metropolitana di Torino sia stata la prima in Italia ad avviare un corso di questo tipo. “Abbiamo fatto scuola, dopo di noi ha aderito al progetto anche la Città metropolitana di Bologna con altre realtà del centro Italia. Siamo felici di aver contribuito a ridurre in qualche modo i rischi legati alla sottovalutazione della guida su strada”.
Il progetto di guida sicura di Città metropolitana di Torino continuerà nel 2026 cercando di coinvolgere direttamente in prima persona anche gli stessi amministratori locali del territorio, i dipendenti pubblici neoassunti e coinvolgendo le autoscuole.

A 900 anni dalla scomparsa di Bonifacio del Vasto

A CLAVESANA ANNIVERSARIO DALLA DIPARTITA DEL MARCHESE DI SAVONA

Domenica 19 ottobre 2025 l’Associazione Internazionale Regina Elena Odv ha organizzato a Clavesana (CN) una commemorazione del Marchese di Savona Bonifacio del Vasto, nel 900° anniversario dalla sua dipartita.

Hanno concesso il patrocinio all’evento il Consiglio Regionale del Piemonte, la Provincia di Cuneo, il Comune di Clavesana e l’IRCS.
Alle ore 11 Don Antonio Calandri ha celebrato la S. Messa nella Chiesa Parrocchiale della Madonna della Neve, durante la quale si è pregato per la Regina Elena e per il Marchese di Savona Bonifacio del Vasto.
Successivamente i gruppi storici hanno sfilato fino al Municipio Nuovo, partendo dal seicentesco Santuario della Madonna della Neve.

I numerosi partecipanti si sono quindi trasferiti nella frazione Capoluogo, dove i gruppi storici, partendo dalla Torre di Guardia, hanno sfilato fino all’antico Palazzo Comunale, risalente al XVIII secolo, che ospita il Museo storico-etnografico e di tradizione, allestito nel 2000 dall’Associazione di Volontariato Culturale “Marchesato dei Clavesana”.
Qui, nel grande salone, dove sono presenti gli stemmi di tutti i Comuni che fecero parte del Marchesato di Clavesana, si è tenuta una solenne cerimonia aperta dal discorso del Sindaco Bruno Terreno.
Hanno quindi preso la parola i rappresentanti dei seguenti Comuni: Flavio Borgna, Sindaco di Cerretto Langhe (CN); Fabio Mottinelli, Sindaco di Ceva (CN); Sergio Bruno, Sindaco di Erli (SV); Giovanna Sandri, Vice Sindaco di Roddi (CN); Silvia Molino, Assessore alla Cultura di Castelvecchio di Rocca Barbena (SV) e Christian Rocco, Consigliere Comunale di Novello (CN), tutti con la fascia tricolore.
Il Sindaco Bruno Terreno ha in seguito letto il messaggio inviato dal Ministro della Difesa, On. Guido Crosetto:
“Egregio Signor Sindaco,
desidero ringraziarLa per l’invito a partecipare alla cerimonia in memoria del Marchese di Savona Bonifacio del Vasto, e desidero esprimere la mia gratitudine all’Associazione Internazionale Regina Elena Odv per l’organizzazione di questa iniziativa, che rende omaggio alla storia e alle radici del suo territorio. Bonifacio del Vasto fu una figura di rilievo, tra la Liguria occidentale e il Piemonte, tanto che la sua azione, e quella dei suoi discendenti, contribuì a rafforzare relazioni e comunità che lasciarono un segno profondo nello sviluppo di quelle terre, che si estendevano in un’area compresa tra Albenga, Savona, l’entroterra cuneese e le Langhe meridionali, includendo anche porzioni dell’alta Val Tanaro e delle valli montane tra Ceva e Ormea. Celebrazioni come questa ricordano quanto sia prezioso il patrimonio storico e umano del nostro Paese. Ogni borgo custodisce vicende e testimonianze che raccontano la capacità delle comunità di mantenere vivo il ricordo e di riconoscersi nei valori che le uniscono. La sfilata dei gruppi storici è parte integrante di questo spirito: restituisce voce e forma al passato, coinvolge i cittadini e le nuove generazioni, e rafforza il legame tra storia e identità. E’ un modo concreto per trasmettere memoria e appartenenza, partecipazione e orgoglio.  Commemorare oggi Bonifacio del Vasto e il Marchesato di Clavesana, che per lungo tempo rappresentò un riferimento per numerosi comuni in una realtà vitale e operosa, significa riaffermare la continuità della nostra storia e la consapevolezza di ciò che essa rappresenta: le proprie origini, le tradizioni del Borgo dove siamo cresciuti e i valori in cui ci riconosciamo. Purtroppo, a causa di impegni istituzionali già programmati, non potrò essere presente, ma desidero esprimere il mio più sincero ringraziamento a Lei, Sindaco Terreno, all’Amministrazione Comunale, al Dott. Carnino, Vice Segretario Amministrativo Nazionale dell’Associazione Internazionale Regina Elena Odv, e a tutti coloro che hanno reso possibile questa commemorazione. Rivolgo infine un saluto ai comuni del “Marchesato di Clavesana”, alla famiglia dei Marchesi di Clavesana, e a tutti i cittadini presenti: custodi di una storia che continua a vivere, con orgoglio, nel cuore del Piemonte, una terra a cui devo molto e a cui mi sento profondamente legato”.
Lo scrivente, dopo aver letto il messaggio inviato da Natalina Cha, Sindaco di Cervo (IM), ha fatto scoprire la figura del Marchese di Savona Bonifacio del Vasto e i suoi discendenti i Marchesi di Clavesana.
Nato a Savona nel 1055 dall’unione tra il Marchese Ottone III e Berta di Torino, Bonifacio

non utilizzò mai il cognome del Vasto, citato per la prima volta in due diplomi dell’Imperatore dei Romani Federico Barbarossa del 1162 e che farebbe riferimento ad un territorio tra i fiumi Orba e Tanaro, al confine tra Piemonte e Liguria, che era stato devastato dai Saraceni. Dopo la morte della zia materna Adelaide di Torino, vedova di Oddone di Savoia, Bonifacio occupò le Contee di Alba, Asti, Albenga, Auriate e Bredulo.

Sposò in seconde nozze Agnese di Vermandois, il cui padre era Ugo I Conte di Vermandois, figlio del Re di Francia Enrico I. Dalla loro unione nacquero otto figli, i quali nel 1142, diciassette anni dopo la morte del padre, si divisero i possedimenti: Manfredo fu il capostipite dei Marchesi di Saluzzo; Berengario, figlio di Guglielmo, diede origine ai Marchesi di Busca; Anselmo fu il capostipite dei Marchesi di Ceva; Ugo ereditò Clavesana, mentre Enrico ereditò i territori di Savona, Noli, Finale Ligure, Cairo Montenotte e alcuni castelli e borghi minori, tra i quali Altare, Calizzano e Sassello. Alla morte del fratello Bonifacio il Minore, Vescovo e Marchese di Cortemilia, ereditò anche il Marchesato di Cortemilia, con castelli e ville delle Langhe, tra i quali Novello. La stirpe di Enrico prese il cognome Del Carretto dal poema “Il cavaliere del carretto”, scritto dal francese Chrétien de Troyes. Ugo di Clavesana morì senza figli e quindi i suoi possedimenti vennero ereditati dal nipote Bonifacio, figlio di suo fratello Anselmo, che fu quindi il capostipite dei Marchesi di Clavesana. Guglielmo, un altro figlio del sopraccitato Anselmo, fu invece il capostipite dei Marchesi di Ceva.
Il Marchesato di Clavesana comprendeva in Piemonte oltre alla capitale anche Farigliano, Mombarcaro, Dogliani e Saliceto e al di là delle Alpi la Marca d’Albenga, che si estendeva da Finale Ligure fino a Bussana e dalle sorgenti dell’Arroscia fino al mare. I Clavesana fecero edificare numerosi manieri tra i quali quello di Castelvecchio di Rocca Barbena nell’XI secolo, quelli di Andora, Cervo, Rezzo e Stellanello nel XII secolo e quello di Zuccarello tra il XII e il XIII secolo. Il Marchesato di Clavesana cessò di esistere nel 1387 con la morte del Marchese Manuele II, ma i suoi discendenti mantennero il feudo di Rezzo, che rimase di proprietà della famiglia fino al 1744. Clavesana passò invece a Nicolino Saluzzo-Dogliani, il cui ultimo discendente, Bongiovanni, si spense nel 1603. La sua vedova Anna di Ceva si risposò con Ottavio Asinari di Bernezzo, il cui figlio di primo letto Carlo fu il capostipite della terza linea dei Marchesi di Clavesana, tutt’oggi esistente.
Il Comitato per la tutela del patrimonio e delle tradizioni piemontesi dell’Associazione Internazionale Regina Elena Odv ha conferito uno speciale attestato di benemerenza al Comune di Clavesana, alla Cantina Clavesana S.C.A. e all’Associazione “Langhe, Calanchi e Marchesato”.
Il Comune di Clavesana ha donato all’Associazione Internazionale Regina Elena Odv una targa commemorativa, consegnata da Federica Usàla, Reginetta dell’Uva 2025.

La delegazione del Sodalizio intitolato ad Elena del Montenegro è stata guidata dal Vice Segretario Amministrativo Nazionale, accompagnato dai Delegati Nazionali Alfio Torrisi, con il labaro nazionale e Carmen Cadar, dal Fiduciario di Chivasso Silvano Borca con la consorte e da soci.
La giornata è stata impreziosita dalla presenza del gruppo storico di Clavesana, ricostituito dopo 20 anni e dalle seguenti compagnie di rievocatori:
“Gruppi Medievali della Città di Ventimiglia Sestiere Burgu e Compagnia dei Balestrieri”;

“La Gente di Nichilinum del medioevo”, impersonata dal Gruppo Storico Conte Occelli di Nichelino; “Antico Castello dei Parpaglia” di Candiolo e “I Signori di Rivalba” di Castelnuovo Don Bosco.
Tra i presenti: Marco Giachello, Vice Sindaco di Farigliano, con la fascia tricolore; Mattia Clerico, Assessore di Bastia Mondovì, con la fascia tricolore; la Protezione Civile di Clavesana; Anna Bracco, Presidente dell’Associazione di valorizzazione “Langhe, Calanchi e Marchesato” e Giovanni Bracco, Presidente della “Cantina Clavesana”.

ANDREA CARNINO

Et voilà … Le “Chapiteau” dei “MagdaClan”

A Torino, al “Bunker” di “Barriera di Milano” andranno in scena quattro fine settimana di spettacoli dal vivo e “live music”

Da sabato 25 ottobre

Ed eccolo in bella vista. E’ il “tendone blu” montato, nel cuore di Barriera di Milano, al cosiddetto “Bunker” di via Paganini 0/200, dalla Compagnia di “Circo Contemporaneo“ “MagdaClan” (appollaiata festosa in cima al tendone), nata nella notte del Capodanno 2010/2011 sotto un trullo della brindisina Ceglie Messapica, ma dall’idea, tutta torinese, dei sette fondatori (oggi sono 20 gli artisti circensi che ne fanno parte) maturata sotto la Mole, dal 2004 al 2010, nella “FLIC Scuola di Circo”. Ebbene, proprio da questo “chapiteau riscaldato” ( “il nostro – dicono gli artisti facenti parte del sodalizio – è come un ‘Cubo di Rubik” aperto a tutti i linguaggi artistici”) andrà in scena, da sabato 25 ottobre“MagdaClan: il quartiere del circo”, quattro fine settimana di spettacoli dal vivo e “live music” con biglietti popolari, a partire da 5 euro.

Il progetto, firmato in collaborazione con “Bunker” e “FLIC Scuola di Circo”, in rete con “C.Re.S.Co.” e “Talea Circo”, con il sostegno della “Città di Torino” e del “Ministero della Cultura – Direzione Spettacolo”, prevede 10 titoli (per un totale di 17 repliche), con 6 spettacoli di “Circo Contemporaneo”, 3 appuntamenti musicali e un talk tematico.

Il perché di una simile, nuova, iniziativa lo spiega Giulio Lanfranco, fondatore, direttore artistico e artista della compagnia: “‘MagdaClan’ è Torino e Torino è ‘MagdaClan’: due entità che vanno di pari passo dalla nascita, addirittura da prima della nascita di ‘MagdaClan’. Tutti i componenti iniziali del nucleo fondatore di ‘MagdaClan’ avevano infatti frequentato le ‘Scuole di Circo’ a Torino. In città si sono incontrati. Non a caso Torino è stata poi scelta come base dell’associazione ‘MagdaClan’”. Torino è, peraltro, l’unica città ad aver visto replicare tutti gli spettacoli della Compagnia. L’idea è stata, dunque, quella di tornare sotto la Mole e montare il “tendone blu” per presentare, innanzitutto, la nuova creazione collettiva, “Elogio alla noia” (giov. ven. sab. 6, 7, 8 novembre, ore 21 e dom. 9 nov. , ore 18) che ha debuttato a settembre al “Dinamico Festival” (vincendo l’“Avviso pubblico” “Circoscrizioni, che spettacolo … dal vivo! 2025” della “Città di Torino”) e che verrà presentata a Barriera di Milano nella sua versione definitiva: “un elogio dell’assurdo, uno spettacolo poetico e sarcastica metafora della vita”. Sempre loro i “MagdaClan” presenteranno anche  “2984” con Alessandro Maida, una riflessione sulla fragilità della civiltà, (giov. e ven. 13 e 14 novembre, ore 21), “Balls don’t lie”, sempre di Maida, ambientato in un mondo popolato solo da oggetti sferici, con protagonista un personaggio mezzo uomo e mezzo scarabeo, e “Sweet Molotov” di Giorgia Russo, un “poema scritto con il corpo per raccontare quanto un disastro personale rasenti alle volte l’assurdità o la tragicomicità”.

Da segnalare anche, nel ricco cartellone, lo spettacolo del bolognese “Circo Bottoni” che presenta a Torino “The Big Bang” (ven. 31 ottobre e sab. 1 novembre, ore 21; dom. 2 novembre, ore 19,30), un’odissea con acrobati interstellari, giocolieri telecomandati e biciclette orbitanti.

Il cabaret di apertura (sab. 25, ore 21, e dom. 26 ottobre, ore 18) , “Heavy weight circus cabaret” nasce, invece, dalla collaborazione con la Compagnia di Circo Contemporaneo “Madera”, anch’essa di Torino: 60 minuti di spettacolo adatti ad adulti e bambini.

Il cartellone è inoltre arricchito da un’interessante scaletta musicale. Protagonisti i “Gennifers”“Tutti Dilemma”“Ludmi”“Dla Valley e Maatic Valley”, e “Sintetica” (con una jam session).

Nel programma anche un talkmartedì 11 novembre alle 18, che nasce invece dall’esigenza di affrontare una tematica che sta a cuore a “MagdaClan” da anni e che viene affrontata in collaborazione con il “Forum Nuovi Circhi”, “Outdoor Arts Italia Ets”, OCA Doc”, “Rete Doc”, “Forum Nuovi Circhi” e “Comune di Torino”. Titolo: “Se la norma è antiquata, il circo può essere contemporaneo?”. Bella domanda …! Chi vuol rispondere?

g.m.

Nelle foto: “MagdaClan”, foto di gruppo sul tendone (Ph. Roberta Paulucci); “MagdaClan” scene da “2.984” e “Balls don‘t lie”

Quarant’anni di Aiviter, l’Associazione vittime terrorismo

“Quella di Aiviter è una storia di coraggio civile. È la storia di chi ha purtroppo subito le ferite del piombo vivo sulla propria carne e ne porta ancora oggi le cicatrici nel cuore e nell’animo; ma è anche la storia di chi ha saputo trasformare quel dolore in testimonianza, la ferita in impegno, la memoria in un servizio alla verità e alla democrazia”. Con queste parole il presidente del Consiglio regionale del Piemonte, Davide Nicco, ha aperto il convegno dedicato ai 40 anni di Aiviter, l’Associazione italiana vittime del terrorismo, svoltosi a Palazzo Lascaris.

“Torino – ha aggiunto Nicco – fu tra le città più colpite dagli anni di piombo. Qui, come in pochi altri luoghi d’Italia, si concentrò la violenza del terrorismo politico, che spezzò vite innocenti, seminò paura e mise a dura prova i fondamenti stessi dello Stato democratico. Anche oggi, pur in un contesto diverso, avvertiamo nuovamente segnali preoccupanti: un clima di odio diffuso, alimentato da parole divisive, da toni aggressivi, da azioni di intimidazione o minacce più o meno velate, che avvelenano il dibattito pubblico e minano il rispetto reciproco.  La lezione di Aiviter è quanto mai attuale: non possiamo permettere che il linguaggio dell’odio torni a insinuarsi nella società, né che la violenza, anche solo verbale o simbolica, diventi una forma accettata di espressione.”
I lavori sono stati coordinati dal presidente di Aiviter Roberto Della Rocca, che ha ricordato come a Torino “il 20 marzo del 1985 Maurizio Puddu (promotore), Giovanni Berardi, Adele Andreis vedova Casalegno, Antonio Cocozzello, Severa Marone vedova Croce, Leone Ferrero, Mario Deorsola, Dante Notaristefano, Sergio Palmieri e Giovanni Picco, tutti feriti in fatti terroristici o parenti di vittime, fondarono l’Associazione Italiana Vittime del Terrorismo e dell’Eversione contro l’ordinamento costituzionale dello Stato”.
È quindi stato trasmesso il documentario sugli anni di piombo a Torino firmato da Stefano Caselli, figlio del magistrato Giancarlo, che non ha potuto partecipare al convegno ma il cui intervento è stato letto dalla moglie Laura Romeo.
I lavori proseguono nel pomeriggio.

Ufficio Stampa CRP