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Viaggio nei giardini d’Europa. Da Le Notre a Henry James

In mostra alla Reggia di Venaria, la straordinaria “avventura” dei giardini d’Europa dal Cinquecento all’Ottocento. Fino al 20 ottobre

Dalle perfette geometrie di quelli italiani alle fughe “all’infinito” di quelli francesi fino al “pittoresco” delle composizioni inglesi: autentiche mirabilia, paradisi terrestri dove occhi e anima smarriscono non di rado il senso e la concretezza della realtà terrena, ai più celebri giardini e parchi d’Europa realizzati fra   il Cinquecento e gli inizi del Novecento, la Reggia di Venaria dedica, nella Sala delle Arti, una suggestiva e originale rassegna condotta, per la prima volta, attraverso il fil rouge delle osservazioni, dei racconti e del materiale artistico prodotto da prestigiosi “viaggiatori” dell’epoca, assidui frequentatori delle rotte europee percorse in lungo e in largo visitando paesaggi, città e giardini da cui trarre ispirazioni, le più varie. Siano essi architetti, paesaggisti, principi, scrittori, intellettuali o uomini di cultura in genere, i loro appunti, i loro diari, le loro opere letterarie o pittoriche ci consentono non solo di ricostruirne gli itinerari e le impressioni raccolte, ma anche di viaggiare idealmente attraverso luoghi di grande bellezza, testimoni della storia e della cultura di un continente.

Ed è proprio lungo queste trame, segnate dal tema del “viaggio”, che si dipana la mostra, ripartita in dodici sezioni, che vedono assemblate circa 200 opere fra dipinti, disegni, arazzi, volumi, modelli e altri svariati manufatti. Curata da Vincenzo Cazzato (docente di “Storia dell’Architettura” presso l’Università del Salento), Paolo Cornaglia (suo collega al Politecnico di Torino), Maurizio Reggi (cui si deve l’allestimento) e Paolo Pejrone (oggi fra i più noti architetti del paesaggio a livello internazionale), l’esposizione prende avvio con le testimonianze del viaggio compiuto dal filosofo, scrittore e politico francese Michel de Montaigne che, nel suo “Journal du Voyage en Italie” (1580-1581), ci accompagna nei più famosi giardini italiani del Cinquecento, felicemente impressionato non solo dai perfetti terrazzamenti e dalle “rigorose architetture” vegetali, ma soprattutto dalla presenza di artifici quali grotte, automi, musiche e giochi d’acqua, mentre nel secolo successivo il viaggio di André Le Notre ( giardiniere e amico del Re Sole nonché creatore del “giardino alla francese”, artefice dell’ideazione dei Giardini di Versailles e, su incarico di Emanuele Filiberto di Savoia, del rifacimento del parco del Castello di Racconigi), permette di documentare la diffusione in Europa di “un nuovo modo di concepire complessi su grande scala, apprezzati da grandi e piccoli Re Sole”. Ma nel Settecento è soprattutto il “giardino all’inglese”, pittoresco e dalla natura più libera e selvaggia, a costituire un forte richiamo per architetti e giardinieri di fama internazionale come lo svedese Fredrik Magnus Piper e l’italiano Francesco Bettini o il parigino Louis de Carmontelle, che su un appezzamento di terreno nel villaggio di Monceau, acquisito dal Duca di Chartres nel 1769, organizza un “giardino di piacere” in stile anglo-cinese, in seguito definito la “Follia di Chartres”. Luoghi d’arte, perfetta o bislacca o visionaria o di opulenta magnificenza, raccontati nei viaggi di fine Settecento da artisti come Jan van Nickelen o George Lambert o dal veneziano Bernardo Bellotto ( imponente “vedutista” come il più famoso zio Antonio Canal – Il Canaletto), così come dagli aristocratici Conti del Nord (eredi al trono di Russia) o dal Principe di Ligne o, nella tappa obbligata del “Grand Tour” su e giù per l’Italia, da pittori come il francese Hubert Robert o Jean-Honoré Fragonard, fra i massimi esponenti del rococò. Pagine di grande portata storica, oltreché artistica, come quelle letterarie rappresentate dalle “Lettres historiques et critiques sur l’Italie” scritte, fra   il 1739 e il 1740, da Charles de Brosses o da due grandissimi scrittori appassionati d’Italia, come Stendhal e Goethe che, da nord a sud della penisola si spingono il primo fino a Napoli, il secondo fino in Sicilia. E la storia continua. Fra Otto e Novecento, con due viaggiatori americani d’eccezione, Henry James e Edith Wharton, l’Italia si conferma ancora terra di giardini, fonte esemplare di ispirazione per quelli d’Oltreoceano.

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A corollario della mostra, nel Parco Basso della Reggia si potrà anche ammirare la nuova installazione di Giuseppe Penone realizzata a completamento del suo “Giardino delle Sculture Fluide”: sette sculture in marmo dal titolo “Anafora” collocate quali tomi di libri nelle sette grotte del grande Muro Castellamontiano. Inoltre i Giardini della Venaria presentano anche la rassegna “Viaggio fotografico nei Giardini delle Residenze Reali d’Europa”: 120 scatti con scorci da brividi, a partire dalla Reggia di Caserta al Cremlino a Versailles fino agli Historic Royal Palaces inglesi.

Gianni   Milani

 

“Viaggio nei giardini d’Europa. Da Le Notre a Henry James”

Reggia di Venaria – Sala delle Arti, piazza della Repubblica 4, Venaria Reale (TO); tel. 011/4992333 o www.lavenaria.it

Fino al 20 ottobre

Orari: dal mart. al ven. 10/18, sab. dom. e festivi 10/19,30, lun. chiuso

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Nelle foto

– Jan van Nickelen: “Veduta del giardino di sotto del Karlsberg”, olio su tela, 1716-’21
– George Lambert: “Veduta della villa e del giardino di Chiswick”, olio su tela, 1742
– Bernardo Bellotto: “Veduta dei giardini a Wilanow Palace”, olio su tela, 1777
– Hubert Robert: “Il grande getto d’acqua della villa Conti (Torlonia) a Frascati”, olio su tela, 1761

 

Dissidente turco Deniz Pinaroglu, Jessica Costanzo (M5S) chiede il rilascio

L’uomo è in sciopero della fame al CPR di Torino. La parlamentare scrive al Ministero dell’Interno
La deputata piemontese del Movimento 5 Stelle Jessica Costanzo ha visitato Deniz Pinaroglu, dissidente turco che ormai da 19 giorni porta avanti una lotta nonviolenta dentro il Centro di Permanenza per il Rimpatrio (CPR) di Corso Brunelleschi a Torino. Fra le sue richieste, oltre la soluzione definitiva della sua situazione precaria, c’è anche l’aspettativa di un notevole miglioramento delle condizioni di vita dei trattenuti al Centro. La deputata 5 Stelle si dice impressionata da questo incontro e ha scritto una lettera al Ministero degli interni per chiedere lo sblocco della richiesta di protezione internazionale, dato che si ritiene ingiusta la sua detenzione presso il Cpr.Ecco il testo della lettera:

“Sono Jessica Costanzo, membro della Commissione XI, Lavoro Pubblico e Privato, alla Camera dei Deputati ed eletta nel collegio Piemonte 1. Vi scrivo per il caso di Deniz Pinaroglu, giornalista e blogger turco trattenuto da quindici giorni circa al Cpr di Torino. Come saprete, la definizione della pratica per l’ottenimento della protezione internazionale è ancora in alto mare, vista la necessità di appurare quale Stato tra Italia e Grecia abbia competenza per esaminare la domanda, incastrando dunque normative concorrenti, tra cui il regolamento UE 604/2013 (cd. Dublino 3) e il nostro decreto legislativo 25/2008, che regolamenta il procedimento per il riconoscimento della protezione internazionale. Nel frattempo però Pinaroglu ha avviato lo sciopero della fame, ritenendo ingiusta la sua detenzione al Cpr in quanto oppositore politico del regime di Erdogan. Scrivo dunque per sollecitare la Commissione ad avviare al più presto la pratica, che so necessitare di un ulteriore passaggio presso la Questura di Torino. Per quanto possibile nell’esercizio delle mie funzioni, chiedo la massima celerità possibile affinché possa sbloccarsi una situazione paradossale e che rischia sempre più di avvitarsi su se stessa, tra le infinite pieghe della burocrazia, senza tener conto della situazione precaria di salute che va continuamente aggravandosi”.

Pizza, pane e panettone: i corsi di ViVa la Farina e scuola De’ Medici

Per appassionati di lievitati, in collaborazione con la Scuola di Cucina Lorenzo De’ Medici, all’interno del Mercato Centrale Torino. Alla presentazione sono intervenuti il giornalista Luca Scarcella e lo chef Cesare Grande.
Venerdì 4 ottobre 2019: Lezione di Pizza
Venerdì 8 novembre 2019: Lezione di Pane
Mercoledì 4 e giovedì 5 dicembre 2019: Lezione di Panettone
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La fragranza della pizza, il profumo del pane caldo appena sfornato, la sofficità
del panettone. Tre lievitati che fanno parte della quotidianità e delle tradizioni di ogni famiglia italiana. Tre
lievitati che nascono dalla lavorazione di materie prime semplici, che prendono vita dalla manualità di
ognuno di noi. Tre lievitati che hanno alla base un ingrediente essenziale: la farina.
Un elemento che ViVa la Farina, azienda piemontese nata nel 2016 da un gruppo di professionisti con l’idea
comune di realizzare un prodotto di alta qualità, produce grazie a un progetto di filiera, partendo dalla
coltivazione dei campi e macinando il grano a pietra naturale. 16 aziende agricole coinvolte, 170 ettari
coltivati e oltre 8.000 quintali macinati: questi i numeri di ViVa la Farina, che in un triennio ha triplicato il
proprio fatturato e punta a superare il milione di euro nel 2019.
ViVa la Farina non è solo un’azienda “trafficante di farine”, ma una realtà che vuole trasmettere le proprie
conoscenze e la propria passione per una panificazione di qualità non solo agli addetti ai lavori, ma
soprattutto agli appassionati di buon cibo. Di materie prime di qualità. Di benessere. Di artigianalità. Di
sapori e profumi autentici.
Per questo motivo, ViVa la Farina organizza tre corsi, in collaborazione con la Scuola di Cucina Lorenzo De’
Medici, all’interno del Mercato Centrale Torino, per permettere a tutti gli appassionati di lievitati di mettersi
alla prova con impasti, lievitazioni, stesure, formature e cotture. Punto di partenza di ogni lezione,
ovviamente, la farina, perché ogni lievitato ha la sua “prediletta”: farina di Tipo 1 forte W320 ottenuta da un
blend di frumento tenero e una piccola percentuale di segale, impercettibile al gusto, per la pizza; farina di
Tipo 1 di media forza W270 ottenuta da un blend di frumento tenero, che bilancia un elevato tenore di
proteine e un’ottima estensibilità, per il pane; farina di grano tenero Tipo 1 EFFEPI W360 per panettone,
colombe o grandi lievitati in generale.
I corsi – tenuti da Alberto Iossetti, socio Viva la Farina e panificatore, e Marco Voci, panificatore torinese – si
svolgeranno presso la Scuola di Cucina Lorenzo De’ Medici, all’interno del Mercato Centrale Torino, che
mette a disposizione dei partecipanti otto postazioni (ciascuna ospita due persone) attrezzate con
strumentazioni innovative e prodotti di ultima generazione, che, grazie all’eccellenza qualitativa e funzionale
assicurata da Franke, supportano gli aspiranti chef in tutte le operazioni di preparazione dei piatti.
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DATE
Venerdì 4 ottobre 2019 | H. 19.00-22.00 | Lezione di Pizza con Alberto Iossetti
Venerdì 8 novembre 2019 | H. 19.00-22.00 | Lezione di Pane con Alberto Iossetti
Mercoledì 4 e giovedì 5 dicembre 2019 | H. da definire | Lezione di Panettone* con Marco Voci
* La lezione dedicata al panettone si svilupperà su due giornate per dare modo ai partecipanti di scoprire la
doppia lavorazione dell’impasto
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LUOGO
Mercato Centrale Torino
C/o Scuola di Cucina Lorenzo de’ Medici
Piazza della Repubblica, 25 – Torino
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INFORMAZIONI E PRENOTAZIONI
mercato.to@vivalafarina.it
o direttamente in Bottega al Mercato Centrale Torino.
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Canali social Viva la Farina
Facebook: vivalanostrafarina
Instagram: vivalafarina
#vivalafarina

Greenpeace: “basta cibo che divora le foreste”

Riceviamo e pubblichiamo

Oggi, secondo giorno dello “sciopero internazionale per il clima” i volontari di Greenpeace hanno svolto un’attività di sensibilizzazione davanti ad alcuni fast fooddella città con l’obiettivo di mostrare il legame fra gli incendi in Amazzonia e la produzione industriale di carne e mangimi come la soia. 

 

Lo sciopero internazionale per il clima è stato indetto per ricordare a tutte e tutti che siamo in uno stato di emergenza. Non possiamo difendere il clima del Pianeta se non difendiamo le foreste. Eppure, in Brasile, l’Amazzonia continua a bruciare per fare spazio ai pascoli di bestiame e in tutto il Sud America le foreste vengono distrutte per produrre quantità insostenibili di carne e fare spazio a colture destinate alla mangimistica. 

 

L’Unione europea, durante il Vertice G7 a Biarritz (Francia) ha dichiarato di voler difendere l’Amazzonia stanziando fondi contro gli incendi, eppure continua a sostenere con sussidi pubblici il sistema industriale di produzione della carne e ha elaborato un Piano d’azione contro la deforestazione che non affronta i costi ambientali e umani delle proprie politiche commerciali e agricole. In questo modo, continua a permettere a una manciata di multinazionali di accedere a nuovi mercati a scapito della necessità di valutare il costo ecologico, climatico e umano degli accordi commerciali in cui è coinvolta, come rischia di accadere nel caso dell’accordo di libero scambio Ue-Mercosur.

 

Greenpeace chiede quindi all’Unione europea una normativa in grado di garantire che i prodotti immessi sul mercato europeo non siano collegati alla deforestazione, al degrado delle foreste o alle violazioni dei diritti umani, e di assicurare che il settore finanziario non sostenga questa devastazione. L’associazione ambientalista chiede inoltre una riforma della Politica Agricola Europea (Pac) con misure efficaci per ridurre la produzione di carne, tagliando i sussidi pubblici alla produzione industriale di carne e utilizzandoli invece per una vera transizione verso metodi di produzione ecologica. 

 

A giocare un ruolo chiave sono anche le grandi multinazionali. Per quanto riguarda il settore agroalimentare i fast food, ad esempio, utilizzano grandi quantità di materie prime agricole la cui produzione è fra le principali cause di deforestazione in Brasile. Inoltre, commercializzando grandi quantità di prodotti a base di carne nei mercati emergenti e in tutto il mondo, contribuiscono alla crescita della domanda mondiale di carne. Nonostante abbiano sottoscritto impegni di “Zero Deforestazione”, McDonald’s, Burger King, KFC e altre catene di fast food non stanno rispettando gli impegni presi.

 

Greenpeace ha promosso le petizioni:

“La foresta non è un discount” https://attivati.greenpeace.it/petizioni/foreste/

“Il Pianeta nel Piatto” https://attivati.greenpeace.it/petizioni/allevamenti-intensivi-ambiente/

 

Juventus-Verona, nessuna criticità per l’ordine pubblico

Si è appena concluso presso l’Allianz Stadium il match Juventus – Verona, valevole per il campionato di Calcio Serie A stagione2019/2020, alla presenza di 39.945 spettatori, di cui 938 tifosi ospiti.

Non è stata riscontrata alcuna criticità per l’ordine pubblico: tutti i servizi predisposti dal Questore di Torino si sono svolti regolarmente nella fase antecedente, concomitante e successiva all’incontro calcistico.

I servizi di prevenzione hanno consentito al personale della Digos di Torino di identificare oltre 50 supporter della Juventus con maglie e felpe recanti loghi dei gruppi ultras coinvolti nell’indagine “Last Banner”. Nei loro confronti verranno elevate le sanzioni amministrative previste per la violazione del Regolamento d’uso dell’Allianz Stadium.

Tre tifosi dell’Hellas Verona sono stati denunciati dal personale della Polizia di Sato e verranno indagati in stato di libertà per aver danneggiato alcuni ciclomotori parcheggiati all’altezza della Tribuna Nord.

Un tifoso juventino è stato, infine, identificato e denunciato dopo aver sottratto indebitamente un pallone finito sugli spalti della Curva Sud; all’esito dell’attività il pallone è stato riconsegnato alla Società.

Scoperta a Torino la droga “coccodrillo” che devasta i tessuti

Il suo nome è  Krokodil, coccodrillo,  una nuova droga che arriva dalla Russia ed è stata scoperta per la prima volta dai carabinieri nel Torinese. Arrestato un quarantasettenne di Torino, che in base alle indagini spacciava in casa e riceveva i clienti su appuntamento telefonico.  I militari dell’Arma  di Venaria hanno sequestrato 77 grammi di Krokodil, sei grammi di cocaina e un telefono cellulare. Lo stupefacente era nascosto nel manico di una scopa. E’ un narcotico a base di codeina che in Russia ha riscontrato molta popolarità negli ultimi anni. Prende il nome coccodrillo per l’effetto che produce sulla pelle di chi lo assume, causa lacerazioni ai tessuti. Il pusher vendeva ogni dose a venti euro, prezzo economico rispetto ad altre sostanze.

Senza biglietto, picchia il controllore Gtt

Ha preso a calci e pugni  uno dei controllori che  lo avevano sorpreso senza biglietto  a bordo di un autobus, ed è stato arrestato dalla polizia. Già noto  alle forze dell’ordine, l’uomo viaggiava su un mezzo della linea 30. in  corso Casale. Ai piedi della collina è stato controllato da tre operatori della Gtt che con lui sono poi scesi per le formalità della sanzione amministrativa. Ma  il passeggero ha mostrato dei documenti falsi e, alle rimostranze dei controllori, li ha minacciati colpendone uno con pugni al torace. L’aggressore è scappato verso la zona della Gran Madre, dove gli agenti della squadra volante lo hanno rintracciato e arrestato per resistenza, violenza e lesioni a P.U. e denunciato per minacce e false attestazioni sull’identità personale. Il controllore è stato giudicato guaribile in tre giorni.

In ricordo di Mafalda di Savoia

Lunedì 23 settembre alle ore 18 a Palazzo Cisterna (via Maria Vittoria, 12), il Centro “Pannunzio” e l’Associazione Internazionale “Regina Elena” organizzano un ricordo della Principessa Mafalda di Savoia, figlia del re Vittorio Emanuele III e della regina Elena, morta in prigionia nel campo di sterminio nazista di Buchenwald. Parteciperanno Pier Franco Quaglieni, Nino Boeti, Bruna Bertolo e Maura Aimar. Letture di Anna Abate. Verrà inoltre inaugurata nell’atrio di Palazzo Cisterna una Mostra su Mafalda di Savoia.

“Paolo Icaro. Antologia / Anthology 1964 – 2019”

In mostra alla GAM di Torino, il lungo viaggio fra spazio – forme – vita dello scultore torinese. Fino al primo dicembre


Un’antologica, nella sua (non sempre verso di lui attenta) Torino, come dovuto omaggio a una delle più importanti figure dell’arte italiana d’avanguardia degli ultimi decenni. Mostra esaustiva e intelligentemente e volutamente didattica, pur nell’obbligatorietà della selezione dei pezzi esposti; specchio importante della lunga esperienza operativa dell’artista, in cui sempre s’ha da fare i conti con la “diagonale del pazzo”, sempre lì che t’aspetta a sconvolgere l’ordine spaziale e mentale delle cose, delle forme, delle idee e dell’ambiente che il tutto contiene. Ad affermarlo, nella conferenza stampa di presentazione, è Bernard Blistène, direttore del parigino Centre Georges Pompidou, che continua sul tema: “Entrare nello spazio di Icaro è come giocare a scacchi”, dove sempre hai da aspettarti quella “trappola d’apertura” o “diagonale del pazzo” che inevitabilmente porta allo scacco matto più veloce impensabile e inatteso. E sì, perché nelle esili, essenziali, minimaliste sculture di Paolo Icaro Chissotti c’è sempre lo zampino della ricerca , dell’imprevista e immediata e assillante e del tutto singolare sperimentazione, in cui si mescolano senza mai profondamente attecchire i dogmi dell’Arte Povera o Concettuale o delle Avanguardie americane, ma che in sé accarezza anche i sogni e i gesti di memorie antiche (che partono dai segni michelangioleschi della “Pietà Rondanini”, bene in vista in un’amatissima riproduzione fotografica mai spostata dal suo tavolo di lavoro), insieme alla “spudorata eccezione del gioco” (Icaro dixit). Gioco come scarto bizzarro del fare che ti spariglia le carte, ma anche condizione di vita – e non semplice momento di dispersione superficiale – ad un tempo seria (con la vittoria) e drammatica (con la sconfitta). Gioco come vita. Come inizio e fine. Come nascita e morte. Come continuo divenire. Come distruzione e ricostruzione fra macerie dell’anima e macerie fisiche, simili a quelle delle case bombardate in tempo di guerra e che “da bambino- ricorda l’artista che nel ’43 abitava a Torino in piazza della Consolata – sono state la mia prima grande scuola di fantasia”. E questo è e vuole essere il pesante bagaglio, le grandi ingombranti valigie che Paolo Icaro si porta dietro in quel suo ormai lungo viaggio esistenziale rappresentato simbolicamente, in mostra, dal “Viaggio senza data”, scultura lineare site specific realizzata nel 2019 appositamente per la rassegna alla GAM, con filo di alluminio e un complesso ghirigori di curve, ripresa in video per essere proiettata sul fondale della stanza (in tutto sono nove a percorso circolare-cronologico) raddoppiandola. L’installazione si pone al termine di un percorso che, nel Museo di via Magenta, assembla una cinquantina di opere, raccontando 55 anni (dal 1964 al 2019) del lavoro dell’artista, nato a Torino nel ’36, allievo agli esordi di Umberto Mastroianni (fu lui ad affibbiargli il nome Icaro) e poi transfuga (volontario,vigile e curioso) a Roma, a Genova – dove partecipa alla mostra, basilare nell’Italia del ’67, “Arte Povera Im-Spazio” alla “Bertesca” – e altrove in patria e due volte negli States, a New York prima e poi, dal ’71 e per una decina d’anni, nel Connecticut. Oggi Icaro vive e lavora a Tavullia, nelle Marche.

 

“L’esposizione – scrive Elena Volpato, curatrice dell’antologica – propone una rilettura dell’opera di Icaro che intende mostrare la continuità e l’evoluzione del pensiero poetico dell’artista attraverso i decenni, la sua cifra più propria, la costante riflessione dell’artista che incessantemente rilegge lo spazio e la scultura alla luce di un principio trascendente per il quale la vita delle forme coincide con il senso del divenire”. Dal gesso, all’acciaio, al legno o al cemento, molteplici sono i materiali da lui impiegati e che in mostra vengono esaltati da opere come il “Nido di Torino”, anch’essa realizzata in occasione della mostra (dove lo spruzzo di rosa sulla grande parete bianca è segno di rinascita a dispetto dell’inospitale “boccone di gesso” privo dell’accogliente cavità propria del luogo-dimora) o la “Cornice” in gesso e pigmento, così come i “Lunatici” (secchi di acciaio zincato) o quell’improbabile “Cuborto” in acciaio del ’68, che a Blistène suggerisce addirittura un “rapporto d’instabilità quasi sismica”. Non nuovo alla GAM, lo scultore già cinquant’anni fa, nel 1967, entrò per la prima volta nelle sue Collezioni, con l’opera “Bicilindrica”, un cemento del ’65, acquisita con il nucleo di opere del Museo Sperimentale di Eugenio Battisti cui, nel Duemila, si sono aggiunte altre sei opere realizzate nella stagione dei primi anni Ottanta, grazie al sostegno della Città di Torino e della Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT.

Gianni Milani


“Paolo Icaro. Antologia /Anthology 1964 – 2019”
GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea, via Magenta 31, Torino; tel. 011/4429518 o www.gamtorino.it
Fino al primo dicembre
Orari: da mart. a dom. 10/18; lun. chiuso

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Photo: Michele Alberto Sereni

– “Viaggio senza data”, proiezione video, tondino di alluminio, 2019
– “Nido di Torino”, gesso – pigmento – vetro, 2019
– “Cornice”, gesso e pigmento, 1982
– “Cuborto”, acciaio ossidato e corda, 1968
– Particolare dell’esposizione

I treni speciali per raggiungere “Cheese” a Bra

Potenziati i collegamenti ferroviari in occasione della Dodicesima edizione di “Cheese – Naturale è possibile”, la manifestazione a ingresso libero tra le vie e le piazze del centro storico di Bra, realizzata dal presidio Slow Food e dal Comune di Bra.

Trenitalia, in collaborazione con la Regione Piemonte, ha istituito da venerdì 20 a lunedì 23 settembre, 14 corse straordinarie sulla linea SFM4 tra Bra e Torino, 6 nelle giornate di venerdì e sabato e 8 domenica.

In particolare, venerdì e sabato le nuove corse rafforzano i collegamenti a disposizione nelle ore serali con partenza da Torino Stura alle 21.27, alle 22.27 e alle 23.27. Potenziati anche i collegamenti di ritorno in partenza da Bra alle 21.39, alle 22.39 e 23.39 in direzione del capoluogo regionale. Nella giornata di domenica, oltre ai quattro collegamenti con partenza alle 22.27 e alle 23.27 da Torino Stura per Bra e alle 22.39 e 23.39 il ritorno in direzione Torino, si aggiungono ulteriori quattro collegamenti con partenza alle 10.20 e 16.20 da Torino Stura per Bra e alle 12.37 e 18.37 il ritorno in direzione Torino (questi collegamenti provengono e proseguono per Alba).

I treni effettueranno le fermate anche nelle stazioni di Torino Rebaudengo, Torino Porta Susa, Torino Lingotto, Moncalieri, Trofarello, Villastellone, Carmagnola, Sommariva Bosco, Sanfré, Bandito. Tra Alba e Bra fermano a Pocapaglia, Santa Vittoria e Mussotto.

Salgono così a 40 i treni che collegheranno Bra a Torino e viceversa venerdì, 38 quelli previsti sabato, 18 la domenica e 34 il lunedì. Prime partenze alle 5.27 da Torino Stura e ritorni assicurati fino alle ore 23.39 per potersi godere fino a tarda sera la festa.

Sarà possibile raggiungere Bra anche da Cavallermaggiore con 30 treni venerdì, sabato e lunedì e 15 la domenica.

Più treni ma anche più servizi a supporto delle persone che sceglieranno il treno per raggiungere Bra questo fine settimana. Trenitalia ha infatti potenziato il servizio di customer care nelle principali stazioni della linea e a bordo dei treni SFM4 con l’impegno di personale dedicato riconoscibile dal gilet rosso “Assistenza Clienti Customer Care Regionale”.

Raggiungere Bra in treno è ancora più conveniente. Tutti i visitatori in possesso di un biglietto Trenitalia valido nei giorni dell’evento o di un abbonamento regionale (settimanale, mensile o annuale), i titolari CartaFRECCIA o Carta UNICA Trenitalia hanno diritto a:

  • uno sconto del 15% sulle novità di Slow Food Editore presso la Libreria del Gusto e una copia del libro Il glicomane di Moni Ovadia, in omaggio a fronte dell’acquisto di un libro a scelta e senza un minimo di spesa;
  • un gadget da ritirare a Casa Slow Food, via Mendicità Istruita 14 (fino a esaurimento scorte);
  • un bicchiere di vino da 3 euro ogni 10 euro di spesa in Enoteca.

Maggiori informazioni su trenitalia.com