ilTorinese

Le cifre chiave del Nord Ovest: Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta polo strategico europeo

La macroregione vanta un PIL di quasi 225 miliardi di euro, contribuendo al 10,3% del dato nazionale

Sono 4.255.702 i residenti in Piemonte a fine 2024, circa 4mila unità in più rispetto a fine 2023. Per il secondo anno consecutivo si è arrestato il calo della popolazione in atto a partire dalla fine del 2013. Il risultato si è tradotto in un tasso di crescita totale piatto, pari al +1,0‰, frutto di un tasso di crescita naturale ancora negativo (-6,6‰) solo e di un saldo m migratorio totale pari al +7,5‰.

La combinazione di un’alta speranza di vita e il perdurare di un regime di bassa fecondità contribuiscono da un lato al progressivo aumento degli anziani e dall’altro alla contrazione dei giovani, determinando uno sbilanciamento intergenerazionale particolarmente critico.

Questi alcuni dei dati contenuti all’interno della III edizione della pubblicazione “Le cifre chiave del Piemonte 2025” di Unioncamere Piemonte presentati presso il Grattacielo della Regione Piemonte, a Torino.

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“La libertà di stampa non si tocca”: Azione in visita alla redazione de “La Stampa”

“Oggi una risposta forte e unitaria”

Oggi pomeriggio il Consigliere Regionale del Piemonte Sergio Bartoli ha preso parte alla visita istituzionale presso la sede torinese del quotidiano La Stampa, organizzata per esprimere solidarietà alla redazione dopo i gravi fatti avvenuti nei giorni scorsi.

Alla delegazione hanno preso parte il leader di Azione Carlo Calenda, l’on. Daniela Ruffino, il deputato e vicesegretario del partito Ettore Rosato, il Presidente regionale di Azione Giovanni Barosini, i segretari provinciali, i coordinamenti territoriali e diversi esponenti di Azione Giovani.

«Siamo qui per ribadire un principio che non può essere messo in discussione — dichiara Sergio Bartoli —: la libertà di stampa non si tocca. Un attacco a una redazione non è mai solo un atto contro un giornale, ma contro il diritto dei cittadini a essere informati, e quindi contro la democrazia stessa.»

Bartoli ha sottolineato l’importanza della presenza unitaria della delegazione di Azione: «Oggi abbiamo voluto dare un segnale forte. La politica ha il dovere di difendere chi informa con coraggio e professionalità. La Stampa, come tutti gli organi di informazione, svolge da sempre un ruolo fondamentale nel tessuto democratico del nostro Paese, e non può essere oggetto di intimidazioni.»

La visita ha permesso di rinnovare il sostegno alla redazione e a tutto il personale del quotidiano, ribadendo la necessità di mantenere alta l’attenzione sulla tutela della libertà di informazione e del pluralismo.

«Restiamo al fianco di chi racconta i fatti con rigore e indipendenza. La libertà di stampa è un valore non negoziabile», conclude Bartoli.

Chat-trappola: giovane sequestrato e rapinato, due arresti

Sequestro di persona, rapina aggravata dall’uso di armi e lesioni personali: sono queste le accuse a carico di due giovani arrestati oggi a Gattinara, in provincia di Vercelli. Secondo le prime ricostruzioni, i due avrebbero intercettato e addescato online la loro vittima, un ragazzo del posto, dopo alcuni scambi in chat che avevano fatto nascere un’apparente relazione di fiducia.

Da quella conversazione virtuale i due sono riusciti a ottenere un incontro di persona. Una volta presentati alla porta del giovane, sarebbero riusciti a entrare in casa. Lì, la situazione sarebbe degenerata rapidamente: il ragazzo sarebbe stato immobilizzato con del nastro adesivo, legato a una sedia e picchiato più volte al volto.

Armati di un coltello, i due lo avrebbero costretto a consegnare la carta bancomat con il relativo codice, utilizzata per effettuare prelievi e altre operazioni. Prima di allontanarsi, avrebbero portato via anche il telefono cellulare della vittima e alcuni gioielli in oro della madre. La svolta è arrivata durante dei controlli di routine: i carabinieri hanno individuato i due sospettati in un B&B della provincia di Novara, dove sono stati trovati in possesso del bancomat e di parte del bottino.

La vittima li ha riconosciuti senza esitazioni e per entrambi è scattato il trasferimento al carcere di Novara.

VI.G

Aerospazio a Torino, 10 edizioni per fare il punto sull’industria del settore

Aerospace & Defense Meetings Torino taglia il traguardo delle 10 edizioni: dal 2 al 4 dicembre la più importante business convention per il settore aerospaziale organizzata in Italia vedrà protagonista all’Oval Lingotto l’intera comunità internazionale del settore e un nutrito programma di conferenze, workshop e incontri tra aziende.

Per tre giorni il Piemonte e Torino saranno il punto di incontro della comunità internazionale dell’industria aerospaziale mondiale: multinazionali, pmi, startup potranno cogliere opportunità di collaborazione e confrontarsi sulle ultime tecnologie del settore.

La manifestazione, voluta e sostenuta da Regione Piemonte e Camera di commercio di Torino, è organizzata dalla società internazionale specializzata in business convention abe-BCI Aerospace, in collaborazione con Ceipiemonte e ICE Agenzia.

“Dieci edizioni degli ADM – dichiarano il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio e l’assessore alle Attività produttive e all’Internazionalizzazione Andrea Tronzano – dimostrano che, se si vuole parlare di aerospazio, in Italia il punto di riferimento è il Piemonte, che guida un comparto strategico di grandi player e oltre 450 piccole e medie imprese con un fatturato superiore a 8 miliardi, crescita dell’export e nuova occupazione. L’ecosistema piemontese unisce manifattura, ricerca, startup e formazione tecnica d’eccellenza: per questo sostenere il settore significa investire nella competitività e nel futuro del nostro territorio”.

Edizione da record

I numeri confermano il ruolo di ADM sullo scenario mondiale. Oltre Leonardo, Thales Alenia Space, Avio Aero, Safran, Mecaer Aviation Group e Altec, saranno a Torino per incontrare fornitori e trovare soluzioni innovative 300 rappresentanze di differenti divisioni di importanti industrie mondiali tra i quali Airbus, Aresia, Axiom, Baykar Piaggio Aerospace, Boeing, Collins Aerospace, Comac, Deutsche Lufthansa, Diehl Defense, E-Orbit, Ferrari, Heroux Devtek, Honeywell Aerospace, IHI Corporation, Jaxa, Kale Jet, L2 Aviation, Lockheed Martin, Mbda, Mitsubishi, Northrop Grumman Italy, Patria Group Rheinmetall Italia, Spacerep Ou, TEI – Tusas Engine Industries, Telespazio, Voyager Europe.

Parteciperanno anche alcuni distretti aerospaziali italiani: Piemonte (la regione più rappresentata con 118 imprese e 21 startup incubate da I3p/ESA BIC e Take Off), Lombardia, Campania, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Umbria, Emilia-Romagna.

Presenti, inoltre, delegazioni di aziende e distretti provenienti da Francia, Germania, Svizzera, Portogallo, Austria, Finlandia, Spagna, Canada, Corea del Sud, Gran Bretagna, Stati Uniti, Paesi Bassi, Polonia, Lettonia e Repubblica Ceca.

Nel corso delle tre giornate sono in programma 23 conferenze e 16 workshop su tematiche chiave come tecnologia, innovazione e sostenibilità nella gestione della supply chain, Big Data e trasformazione digitale, collaborazione internazionale e autonomia strategica europea, partnership e innovazione per promuovere la sicurezza, commercializzazione del settore spaziale, sistema dell’economia lunare.

La conferenza internazionale di apertura del 2 dicembre sarà focalizzata in particolare su tecnologia e innovazione come leve per il miglioramento continuo nella catena del valore del settore aerospazio e sul ruolo del Cluster europeo per lo Sviluppo tecnologico.

L’ultima giornata del 4 dicembre sarà interamente dedicata allo sppazio con la prima edizione del “Lunar Economy Summit”, dove Thales Alenia Space, Voyager Technologies Europe, ESA, Telespazio e Lockheed Martin si confronteranno sulla nuova era commerciale, sulla crescita della Space Economy e sulle applicazioni commerciali nell’agri-tech, nel monitoraggio ambientale e nelle infrastrutture (il programma completo è su https://lunareconomysummit.com/programme-2025)

Tra le novità di quest’anno, un’area interamente dedicata all’editoria “Made in Piemonte” legata al mondo dell’aerospazio. Una selezione di volumi, poster storici e materiali originali ripercorre l’evoluzione del settore in Piemonte mettendo in luce i protagonisti, i progetti iconici e il contributo allo sviluppo dell’intera filiera. Inoltre, dall’1 al 9 dicembre la mostra “Piemonte beyond Earth”, allestita nello Scalone Juvarriano di Palazzo Madama (a ingresso gratuito), celebra il dialogo sempre più stretto tra il Piemonte e la nuova frontiera dello spazio: dieci illustrazioni originali raccontano un territorio che fa della creatività, della precisione e dell’innovazione la propria vera “base di lancio” verso il futuro.

Il programma completo della decima edizione degli ADM è disponibile su https://torino.bciaerospace.com/conference-2025

L’aerospazio in Italia

Il comparto italiano dell’aerospazio e della difesa è settimo nel mondo e quarto in Europa e rappresenta il più grande comparto manifatturiero in Italia nel settore dei sistemi integrati ad alta tecnologia.

Il fatturato del settore dell’aeronautica e dello spazio in Italia ha raggiunto nel 2024 un valore di 19 miliardi di euro, in crescita di circa 1 miliardo rispetto all’anno precedente (Fonte CTNA), pari all’1% del pil, e il settore ha investito più del 5% del fatturato in ricerca e sviluppo, coinvolgendo imprese, università, centri di ricerca, enti pubblici. Una quota consistente del fatturato del settore è data dall’export: le analisi di interscambio mostrano destinazioni principali come Stati Uniti, Regno Unito, Francia. A livello globale nell’arco di 50 anni il settore aerospazio ha prodotto ritorni circa otto volte superiori rispetto all’importo investito, le prospettive di crescita sono una opportunità incredibile per la competitività del sistema imprenditoriale italiano. Il 2024 ha registrato inoltre 60.000 addetti occupati nel settore aerospaziale italiano e investimenti pubblici pianificati e programmi (nazionali/ESA/PNRR) che sostengono la crescita con risorse annunciate complessive per il periodo di programmazione fino al 2026/2027 nell’ordine di 7,5 miliardi € per la sola filiera spaziale.

La filiera spaziale in Italia è costituita per oltre il 90% da piccole e medie imprese e start up, fornitrici dei grandi player del settore e 85% delle aziende italiane non-spazio hanno già sentito parlare di Space Economy, e il 21% sta valutando come possa influire sul proprio business. Complessivamente, l’industria aerospaziale italiana vanta una supply chain completa: progettazione, produzione motori, avionica, assemblaggio, manutenzione e servizi di supporto.

L’ecosistema piemontese dell’aerospazio

In Piemonte l’aerospazio è un comparto strategico, dove tradizione, innovazione e competenze sono a disposizione dei principali attori internazionali grazie a una filiera completa caratterizzata da know-how, capacità tecniche, manifattura di alto livello.

Il territorio offre un ecosistema unico ed è un hub strategico caratterizzato da una forte collaborazione tra enti, mondo imprenditoriale e ricerca scientifica. Grandi industrie – Leonardo, Thales Alenia Space, Avio Aero, Safran, Altec, Mecaer Aviation Group – e un nucleo di oltre 450 pmi, un fatturato complessivo che supera gli 8 miliardi di euro, oltre 35.000 addetti: questi gli ultimi rilevamenti dell’analisi sul settore aerospazio in Piemonte condotta da Ceipiemonte e Distretto Aerospaziale Piemontese. Completano il panorama oltre 40 start up attive in campo aerospaziale, gli incubatori 2i3t, I3P e l’ESA Business Incubation Center Turin e gli acceleratori, tra cui Takeoff, il programma dedicato a startup che sviluppano soluzioni e servizi nei settori dell’aerospazio: sono questi i cardini dell’innovazione e del futuro tecnologico del settore in Piemonte, una delle eccellenze industriali italiane, con una filiera altamente integrata e un posizionamento competitivo a livello internazionale.

La quasi totalità della produzione spaziale è diretta negli Stati Uniti, mentre l’85% della produzione aeronautica va negli Stati Uniti, in Europa e nel Sud-Est asiatico (fonte: Distretto Aerospaziale Piemontese).

L’ecosistema dell’aerospazio in Piemonte è completato dalla formazione di Alta Specializzazione Tecnica post-diploma dell’ITS Meccatronica e Aerospazio e dall’apparato accademico dell’Università e del Politecnico di Torino. Quest’ultimo accoglie annualmente circa 1.650 studenti solo nel percorso di Laurea di I livello in Ingegneria aerospaziale e quasi 1.100 nel corso di Laurea magistrale.

Cannabis, Radicali Italiani: Blengino arrestato per disobbedienza civile

“Nel pomeriggio di oggi, a Torino, in piazza Foroni, il Segretario nazionale di Radicali Italiani, Filippo Blengino, è stato arrestato dalle forze dell’ordine durante un’azione di disobbedienza civile: ha allestito un ‘tavolo di spaccio’ esponendo circa mezzo chilo di cannabis CBD e cedendone piccole quantità – si legge in una nota ufficiale di Radicali Italiani –. Nello zaino del nostro Segretario – prosegue la nota – sono stati rinvenuti denaro contante derivante dalle cessioni effettuate e un bilancino. L’obiettivo dell’azione è quello di ottenere un processo necessario a portare l’art. 18 del Decreto Sicurezza al vaglio della Corte costituzionale. La sua scelta di vendere cannabis CBD in piazza – sostanza non drogante, ideologicamente equiparata dal Governo a qualsiasi stupefacente causando la chiusura di decine di attività legali – ci consentirà di spiegare nelle aule di giustizia le nostre ragioni e quelle del Diritto. Il nostro Segretario verrà verosimilmente denunciato per spaccio e potrebbe quindi rischiare misure cautelari e una pena fino a vent’anni di carcere” – conclude la nota del Partito.

Viglione, il socialista che amava il Piemonte

Il primo dicembre del 1988 perdeva la vita Aldo Viglione, vittima di un incidente stradale nei pressi di Moncalieri  Tra i tanti protagonisti del primo mezzo secolo della Regione un posto di rilievo spetta senz’altro a lui. Cuneese di Morozzo, socialista d’antico stampo, è stato come si usava dire un tempo un “politico di razza” dotato di realismo, grande concretezza e spiccata personalità. Un piemontese a tutto tondo, fiero della sua origine, capace di far emergere nella sua “piemontesità” non il sentimento campanilistico, ma la ferrea convinzione della capacità della regione e della sua gente di poter ancora “fare” la sua storia con dignità e coraggio. E tutto ciò riassumeva lo spirito che l’accompagnò nel far conoscere l’istituzione regionale, il suo ruolo, le competenze. Un impegno che fu tragicamente interrotto a sessantacinque in quella tragica notte di 37 anni fa.  Il Piemonte che auspicava Aldo Viglione era un territorio “forte della sua storia e del suo carattere; presente, attivo, partecipe e propositivo nell’ambito nazionale proprio attraverso la Regione”. Una personalità forte, attiva, profondamente antifascista. Teneva molto alla sua esperienza da partigiano sui monti del Cuneese, in valle Grana con Duccio Galimberti e Ignazio Vian. Era ancora studente in Giurisprudenza quando, tre giorni dopo l’annuncio dell’armistizio, raggiunse la Val Pesio e, col nome di battaglia di “Aldino”, divenne partigiano della Brigata Val Grana. “Aldino” si distinse subito tra i suoi compagni di lotta, tanto che il 15 dicembre 1944 ricevette il delicato incarico di commissario della Brigata Val Pesio della III Divisione Alpi. Mantenne la sua funzione sino alla Liberazione, anche se il 17 dicembre fu catturato durante un rastrellamento dai nazifascisti. Imprigionato nei Forti di Nava il giovane Viglione riuscì ad evadere dopo dieci giorni di carcerazione e a tornare alla testa della sua formazione. Nel 1945 alla Liberazione, si iscrisse al Partito Socialista che rimase per sempre il “suo” partito. Nel 1946 conseguì la laurea in Giurisprudenza, iniziando la professione forense. Quasi in contemporanea si dedicò all’impegno politico e amministrativo. Dopo l’elezione nel consiglio comunale di Boves, città simbolo della Resistenza piemontese e italiana, Aldo Viglione fece parte dell’amministrazione della “provincia Granda” che lo vide tra i protagonisti, appassionato e presente. Dal 1969 al 1972 venne eletto segretario della Federazione provinciale socialista di Cuneo. In quel periodo avvenne quello che potremmo definire il “grande incontro” con la neonata Regione. Eletto fin dalla prima legislatura, per diciotto anni – dal 1970 al 1988 – ricoprì varie cariche, identificando la sua stessa vita con l’Istituzione regionale. Nominato assessore della prima giunta regionale, divenne nel 1973 presidente del consiglio regionale. Nel quinquennio 1975-1980 fu chiamato a presiedere la Giunta di Palazzo Castello proprio nella fase di decollo dell’Ente, negli anni in cui si portava a compimento il trasferimento delle funzioni dallo Stato previste dal Decreto del Presidente della Repubblica n. 616 del luglio 1977. Per la Regione Piemonte furono gli anni della Legge di Riforma urbanistica, del primo Piano di sviluppo regionale, del Piano sanitario, dell’istituzione dei Parchi regionali, intesi come reale patrimonio della collettività, di una mirata politica del patrimonio che portò all’acquisizione di ville e dimore storiche come Palazzo Lascaris e i Castelli di Rivoli e Ivrea. In quel tempo, insieme a Dino Sanlorenzo e tanti altri, Aldo Viglione si impegnò a fondo sul versante della difesa della nostra democrazia negli anni bui del terrorismo. Se il nostro Paese è riuscito a sconfiggere il terrorismo molto deve a quegli uomini, tra i primi ad intuire che per isolare i violenti bisognava discuterne con la gente, mobilitare le forze sane, fare appello ai cittadini. Lo storico Giuseppe Tamburrano lo ricordò così, a dieci anni dalla morte: “Aldo Viglione è morto sul campo: in un incidente d’auto, reduce da una delle sue innumerevoli visite nei paesi, nei villaggi, nelle comunità del suo amato Piemonte, ove si recava, non solo per adempiere i suoi doveri di rappresentante delle popolazioni locali, ma vorrei dire soprattutto per rispondere ad un suo fortissimo bisogno di essere tra la sua gente, parlare con loro, sentire dalla loro viva voce le riflessioni, i suggerimenti, le attese, le critiche e trovare per tutti, non solo una parola buona, ma una parola giusta”. Un ritratto fedele di quello che fu un “autentico uomo del popolo di stampo antico” che con una punta di orgoglio ricordava di aver visitato tutti i 1206 comuni del Piemonte. Un uomo che seppe salire al più alto livello del potere locale e regionale dimostrando le sue qualità di amministratore senza mai dimenticare “le sue terre”. Come disse ancora Tamburrano è probabile che Viglione si sarebbe riconosciuto volentieri in questa frase di Pietro Nenni: “Vorrei che alla mia morte i lavoratori dicessero: è morto uno come noi, uno di noi”.

Marco Travaglini

Penne integrali in crema di zucchine: salutari e nutrienti

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Eccovi un primo piatto ricco di sapore, sfizioso ed invitante, perfetto per ogni occasione.

Ingredienti :

380gr. di penne integrali
400gr. di zucchine
80gr. di grana grattugiato
120gr. di dadini di Speck
1/2 spicchio d’aglio
1 cucchiaio di prezzemolo grattugiato
3 foglie di basilico
Olio evo, sale, pepe.

Dorare i dadini di Speck in padella, tenere da parte.
Lavare e tagliare a metà le zucchine, scavare un poco la polpa e lessare al dente in acqua salata. Raffreddare e conservare l’acqua di cottura nella quale cuocerete poi la pasta.
Frullare grossolanamente le zucchine con olio, aglio, prezzemolo, basilico, grana, sale e pepe. Cuocere la pasta, unire lo speck alla crema di zucchine e servire subito. Se risultasse poco cremosa, aggiungere un mestolino d’acqua di cottura.
Buon appetito.

Paperitapatty

La Regione al Festival del Cinema Italiano di Madrid

Il Piemonte partecipa come Regione ospite alla 18ª edizione del Festival del Cinema Italiano di Madrid. L’evento, organizzato dall’Istituto Italiano di Cultura nell’iconica sala Cines Callao, è in programma fino al 7 dicembre. Per una settimana, Madrid diventa palcoscenico di un ponte culturale tra Italia e Spagna, con una ricca programmazione di film italiani, retrospettive, omaggi e nuove sezioni — tutte a ingresso gratuito e con film in versione originale sottotitolati.

Questa edizione assume un significato particolare: con il Piemonte come regione ospite, il Festival valorizza il territorio e rafforza il dialogo tra istituzioni culturali, aree geografiche e produzioni audiovisive, celebrando l’eccellenza del cinema italiano e consolidando i legami creativi tra Italia e Spagna. Legami che quest’anno si sono intensificati grazie alla Salida Oficial de La Vuelta, partita da Torino e dal Piemonte con quattro tappe che hanno attraversato 136 comuni per un totale di 450 chilometri. Un rapporto sempre più stretto, confermato anche da altri appuntamenti di rilievo internazionale ospitati dal territorio piemontese, come le Nitto ATP Finals di Torino, che hanno portato in città i migliori tennisti del mondo, tra cui il numero uno Carlos Alcaraz.

In questo contesto si inserisce la volontà della Regione Piemonte di intensificare la promozione turistica in Spagna, anche alla luce del crescente interesse dei viaggiatori spagnoli verso il Piemonte: il mercato turistico della Spagna in Piemonte è infatti l’8° per arrivi e il 9° per pernottamenti, con 87.804 arrivi e 241.250 presenze a consuntivo 2024, una permanenza media di 2,7 notti e una quota pari al 3% del totale dei movimenti esteri. Rispetto al 2023 si registra una crescita del 5,7% negli arrivi e dell’11,5% nei pernottamenti, con un incremento complessivo di oltre il 50% dei movimenti negli ultimi dieci anni.

 

«Essere presenti a Madrid è un’occasione straordinaria per raccontare al mondo la vitalità culturale e creativa del Piemonte – dichiarano il presidente della Regione Alberto Cirio e gli assessori alla Cultura Marina Chiarelli e al Turismo e Sport Paolo Bongioanni, con il sottosegretario Claudia Porchietto intervenuta all’apertura del Festival –. Il Piemonte è già entrato nelle case degli spagnoli con le dirette della Vuelta e con le imprese di Carlos Alcaraz alle Nitto ATP Finals, che ha anche scoperto e condiviso la qualità della nostra cucina. Il Festival consolida l’azione per valorizzare i nostri paesaggi, le eccellenze enogastronomiche e la capacità del territorio di essere laboratorio di innovazione e polo cinematografico internazionale. È un evento che rafforza le relazioni con la Spagna e con il pubblico globale, confermando cultura e cinema, turismo, enogastronomia, natura e sport come leve strategiche per lo sviluppo e l’attrattività della nostra regione».

 

«La magia del cinema è stata lo spirito guida che ha portato oggi il Festival del Cinema Italiano di Madrid a celebrare una lunga e importante storia di successo che accompagna da 18 anni la fortunata stagione del Cinema italiano all’estero – dichiara Elena Fontanella, direttrice dell’Istituto Italiano di Cultura di Madrid -. Edizione, questa del 2025, che cavalca il futuro per offrire al pubblico spagnolo una veste rinnovata sulla scia culturale dei grandi festival italiani, grazie al direttore artistico Giulio Base che con entusiasmo e sostegno professionale ha guidato questo delicato passaggio. Rinnovata nel format con l’aumento di sale ed eventi per diffondersi nella città con l’obiettivo di sviluppare la passione e la conoscenza della cultura cinematografica e della lingua italiana e al contempo coltivare la immensa e preziosa potenzialità di assonanza e di dialogo professionale con la grande esperienza spagnola. Quest’anno il Piemonte è la regione ospite del festival, e sono felice che Madrid possa scoprire il suo territorio e le sue eccellenze».

Durante il Festival, la Regione propone una vetrina delle proprie eccellenze. Il pubblico le scopre attraverso contenuti video nelle sale cinematografiche e una campagna di affissioni nelle principali stazioni della metropolitana, che mostrano dai paesaggi invernali delle montagne agli scenari estivi dell’outdoor, raccontando il territorio come meta di viaggio, luogo di cultura e destinazione aperta al mondo. A questa attività visiva e narrativa si affiancano momenti di promozione enogastronomica, con degustazioni dedicate ai prodotti simbolo del Piemonte e una cena di gala che propone un percorso culinario interamente costruito sulle eccellenze regionali.

A rafforzare ulteriormente il legame tra Torino e Madrid contribuisce la direzione artistica di Giulio Base, alla guida sia del Torino Film Festival sia del Festival madrileno. La chiusura del TFF e l’apertura della rassegna a Madrid tracciano una continuità ideale, dalle sale torinesi a quelle nel cuore della Spagna.

«Dirigere il Festival del Cinema Italiano di Madrid è per me sia un onore che una gioia. La gioia poi raddoppia perché la regione che abbiamo scelto di ospitare è il Piemonte, la mia terra – sottolinea Giulio Base, direttore artistico del Festival del Cinema Italiano di Madrid -. È come condurre, in un’altra casa, il vento di cinema e bellezza che mi ha cresciuto. Una responsabilità e un privilegio che accolgo con gratitudine profonda».

La rassegna si è aperta, nella giornata di ieri, con un evento speciale a cui ha partecipato il sottosegretario Claudia Porchietto: la musica del trombettista Paolo Fresu, accompagnato da Pierpaolo Vacca, ha salutato l’inizio del Festival e preceduto la proiezione di Fuori di Mario Martone. La serata inaugurale ha ospitato anche il conferimento del Premio alla Carriera a Monica Guerritore, che ha presentato in anteprima spagnola alcuni brani di Anna, il suo film d’esordio alla regia dedicato ad Anna Magnani, da lei stessa interpretata.

A Madrid, la delegazione piemontese è affiancata dalla Film Commission Torino Piemonte e dal Museo Nazionale del Cinema. FCTP partecipa per la prima volta al Festival grazie alla collaborazione con l’Istituto Italiano di Cultura e con il supporto della Regione Piemonte, presentando la filiera audiovisiva regionale a un gruppo selezionato di produttori spagnoli individuati dalla Madrid Film Office. Una delegazione di produttori piemontesi, insieme al direttore FCTP, Paolo Manera, ha partecipato all’opening del Festival e alle attività professionali organizzate per l’occasione. Le attività B2B si svolgeranno oggi, martedì 2 dicembre, alla Casa de la Panadería e comprendono la presentazione di case history di coproduzione Italia–Spagna, l’illustrazione dei servizi e dei fondi FCTP e incontri one-to-one tra produttori piemontesi e madrileni.

«Le occasioni di confronto a livello internazionale rappresentano da sempre un asset strategico di Film Commission Torino Piemonte. Per questa ragione abbiamo accolto con grande piacere l’opportunità di essere presenti a Madrid per la 18ª edizione del Festival del Cinema Italiano, con una serie di attività industry – commenta il direttore Paolo Manera, aggiungendo che – la Spagna si presenta sempre più come player di primo piano per l’industria dell’audiovisivo globale e siamo certi che questa missione di incontri e networking tra produttori piemontesi e produttori madrileni – coordinata insieme a Regione Piemonte e Istituto Italiano di Cultura di Madrid – possa rappresentare una grande intensificazione di sinergie per il futuro prossimo».

«Con molto piacere sarò a Madrid a promuovere l’immagine del Museo Nazionale del Cinema al Festival del Cinema Italiano, presentando il volume ‘Il Tempio del Cinema’, realizzato dal Museo in occasione dei 25 anni alla Mole Antonelliana ed edito da Allemandi – sottolinea Enzo Ghigo, presidente del Museo Nazionale del Cinema di Torino -. Il volume contiene anche un inserto fotografico dal quale sono tratte le immagini dalla mostra ‘Riccardo Ghilardi. Piano sequenza la Mole’, ospitato a Gallerie d’Italia Torino e che ritrae grandi protagonisti del cinema all’interno degli ambienti della Mole Antonelliana: un racconto per immagini che documenta ed esalta il rapporto tra il Museo e le figure che hanno segnato la storia della settima arte. Inoltre, verrà proiettato ‘Ritratti di cinema’, un documentario di Paolo Civati, presentato fuori concorso al TFF. Qui nove grandi registi – Jane Campion, Tim Burton, Ruben Östlund, Asghar Farhadi, Pablo Larraín, Damien Chazelle, Paul Schrader, Peter Greenaway e Martin Scorsese -, ospiti del museo negli ultimi anni, si confrontano sul senso del cinema e sui meccanismi che hanno reso il loro linguaggio inconfondibile, un modo per parlare di cinema e percorrere le loro filmografie, risalendo alle origini della loro creatività. Il film diventa così un viaggio visivo attraverso i volti, le storie e le voci di grandi personaggi, dialogando idealmente con il volume e arricchendone la narrazione».

La presenza al Festival del Cinema Italiano di Madrid, in un contesto di risonanza internazionale, conferma la regione come laboratorio di cultura, innovazione e creatività, mettendo in luce le sue eccellenze e trasformando i grandi eventi in leve concrete per sviluppo, promozione e opportunità sul territorio.

L’iniziativa, resa possibile grazie all’Istituto Italiano di Cultura di Madrid e al sostegno della Compagnia di San Paolo, vuole mostrare una regione capace di coniugare patrimonio, innovazione e accoglienza, rafforzando il dialogo con il pubblico, gli operatori culturali e i protagonisti dell’industria cinematografica spagnola.

Il marmo di Candoglia e il sigaro del signor Brusa

STORIE PIEMONTESI  a cura di https://crpiemonte.medium.com/

A monte della frazione di Candoglia nel comune di Mergozzo, sulla sinistra del fiume Toce, proprio all’imbocco della Val d’Ossola, si trovano le cave dalle quali proviene il marmo del Duomo di Milano

di Marco Travaglini

L’idea di usare quella pietra bianca, screziata di rosa, al posto del mattone per la costruzione della cattedrale fu di Gian Galeazzo Visconti che, per rifornirsi della materia prima, fondò la “Veneranda Fabbrica del Duomo”.

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Accendersi un sigaro

Il Signore di Milano, affascinato dalla bellezza cristallina del marmo, cedette in uso alla Fabbrica le cave di Candoglia, concedendo altresì il trasporto gratuito dei marmi fino al capoluogo lombardo, attraverso le strade d’acqua. Era il 24 ottobre 1387. E, da allora, per secoli, da quelle cave si è estratto il marmo che è servito a costruire il monumento simbolo del capoluogo lombardo, dedicato a Santa Maria Nascente, sormontato dalla madonnina che venne innalzata sulla guglia maggiore del Duomo negli ultimi giorni di dicembre del 1774.

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Il Duomo di Milano

Si trattava di un lavoro faticoso, ritmato da picconi, mazze, punte, cunei e palanchini. Così, partendo dall’impressionante caverna della cava Madre, la montagna è stata risalita, scavandola nel ventre, tagliando i blocchi di pietra con il filo in metallo. Il trasporto via acqua del materiale avveniva dal Toce al Lago Maggiore, lungo il Ticino e il Naviglio Grande per finire nel cuore della città fino alla darsena di S. Eustorgio, a Porta Ticinese. Così, grazie ad un ingegnoso sistema di chiuse, realizzato dalla “Veneranda Fabbrica”, il prezioso carico arrivava fino a poche centinaia di metri dal cantiere della Cattedrale. I barcaioli, per entrare in città senza pagare il dazio, utilizzavano una parola d’ordine — “Auf” — che in realtà era l’abbreviazione di Ad usum fabricae, cioè ad uso della Fabbrica, con la quale potevano passare senza versare il tributo imposto.

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Il naviglio grande di milano negli anni 50

In Lombardia, e non solo, è rimasta traccia di quell’usanza nell’espressione “A ufo” , intesa come “gratuitamente”. Chissà, poi, perché, a differenza del “gratis”, si è sempre più connotata con un profilo negativo, ma questa è un’altra storia… Il Cavalier Agenore Brusa, grossista di legname, proveniva da una delle famiglie che avevano, per generazioni, fornito il materiale alla Veneranda, un fatto che lo rendeva oltremodo orgoglioso. “Bei tempi quelli, caro Giovanni. Mio nonno, prima, e mio padre poi hanno lavorato per la Fabbrica di Candoglia tutta la vita. E ora, dopo che anch’io ho fatto la mia parte, tocca al mio Giulio tenere alto il buon nome dei Brusa” era solito ripetere all’amico Ambrogini.

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I sigari

Il ragionier Giovanni Ambrogini era il braccio destro del signor Brusa. Da oltre trent’anni, senza mancare un giorno dall’ufficio, teneva con scrupolo la contabilità della “Brusa & Figli”. Era diventato, per Agenore, quasi un fratello. E come tale lo trattava, chiedendo consigli e ascoltandone i punti di vista che, immancabilmente, teneva in gran considerazione. Per il resto, grazie all’impegno di tutti, la “Brusa & Figli” era un’azienda più che solida e al fidatissimo contabile l’anziano titolare garantiva un adeguato stipendio, commisurato ai suoi servigi. Da troppo tempo, per mille ragioni, il signor Agenore non si recava a Milano, in visita al Duomo. L’ultima volta, con uno sforzo di memoria, immaginò fosse stata quand’era nato il piccolo Giulio. Ma da allora, di anni n’erano passati ben trentadue. “Occorre andarci, a Milano”, comunicò al ragioniere. “E ci andremo insieme, caro Giovanni. Così vedrai anche tu come sono conosciuto in quella città. Devi sapere che è proprio grazie alla mia attività al servizio della Fabbrica del Duomo che mi hanno insignito del titolo di Cavaliere del Lavoro”.

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La cava madre del Duomo a Candoglia

Agenore teneva moltissimo a quel titolo e amava, come lui stesso affermava, “vestirsi con l’abito giusto”, quello “da Cavaliere”, una divisa che, per l’imprenditore, equivaleva a pantaloni e giacca di fustagno scuro, camicia bianca e corto cravattino nero, scarpe comode e, in testa, un vecchio “Panizza” di feltro al quale teneva molto, regalatogli dal padre Igino. I due partirono dalla stazione di Verbania-Fondotoce con il treno delle 6,29. Era un sabato e non faticarono a trovare posto a sedere sul treno mezzo vuoto, dato che gran parte dei pendolari che si recavano ogni giorno a Milano per lavoro avevano terminato la loro settimana. A Porta Garibaldi presero la linea verde della metropolitana fino a Cadorna e da lì, con la linea rossa, giunsero a destinazione alla fermata “Duomo”. Uscendo dalla metropolitana, in cime alle scale, si trovarono davanti l’imponente e gotica sagoma del Duomo. “Ah, che meraviglia”, esclamò estasiato il Cavalier Brusa, agitando la mano destra dove, tra indice e medio, teneva l’immancabile sigaro toscano. Il ragionier Ambrogini, estrasse dalla tasca un piccolo bloc-notes , leggendo i suoi appunti. “La quarta chiesa in Europa per superficie, dopo San Pietro in Vaticano, l’anglicana Saint Paul di Londra e la cattedrale di Siviglia ;la più importante dell’arcidiocesi milanese, sede della parrocchia di Santa Tecla..”. Il buon Giovanni, preciso come un ferroviere svizzero, si era documentato ben bene. Al Cavaliere quell’accuratezza, diligente e meticolosa, piaceva molto. In molti consideravano l’Ambrogini un pignolo, persino un po’ pedante, ma ciò che i più consideravano un difetto, per Agenore Brusa rappresentava una qualità. E che qualità: cura, scrupolo e rigore! Il massimo che potesse desiderare dal suo più stretto e fidato collaboratore.

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La Veneranda Fabbrica alle cave di Candoglia

Lo ascoltava, ammaliato, senza dimenticarsi di ricambiare — con un cenno di capo — al saluto che gli era stato rivolto da alcuni passanti. “Ci sono voluti cinque secoli per costruirlo, durante i quali si sono avvicendati nella Fabbrica del Duomo architetti, scultori, artisti e maestranze, provenienti da tutta Europa. Il risultato è un’architettura unica, una felice fusione tra lo stile gotico d’oltralpe e la tradizione lombarda. Con una decorazione impressionante di guglie, pinnacoli, cornici e un patrimonio immenso di oltre tremila statue. E sulla più alta delle 145 guglie, la celeberrima Madonnina che non è d’oro, ma ricoperta di fogli d’oro”. Il ragioniere era, come sempre, sintetico ed esauriente. A quel punto il Cavalier Brusa lo esortò a varcare il doppio portale in bronzo.

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La Veneranda Fabbrica del Duomo

Forza, Giovanni. Andiamo a vedere anche all’interno com’è stato magistralmente lavorato il nostro marmo! A proposito, hai visto che persone ben educate? Salutano, cortesemente. Si vede che anche qui conoscono i Brusa, con tutto quello che abbiamo fatto per Milano, eh?”. Spento il toscano sotto la suola della scarpa e riposto in tasca il resto del sigaro ( Brusa era un parsimonioso e il suo motto era “non si butta via niente”), entrarono in Duomo, rimanendo a bocca aperta davanti alle cinque navate. Quella centrale, poi, era davvero ampia e alta e ai lati si potevano ammirare magnifiche vetrate istoriate che raffiguravano scene religiose. Una di esse, superba, rappresentava il Giudizio Universale. Il Cavalier Brusa, informato dal fedele Giovanni, di ciò che conteneva la teca sopra il coro, voleva a tutti i costi ammirare quel chiodo che si riteneva provenisse della croce di Gesù e si avviò in quella direzione con ampie falcate. Mentre camminava, s’accorse degli insistenti sguardi da parte delle persone che incontrava.

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Una targa commemorativa della visita di Paolo VI alla cava

Alcuni sgranavano gli occhi, altri si davano di gomito. Mentre avanzava impettito, gli venne incontro un sacerdote in chiaro stato d’ansia, visibilmente affannato. Il prelato , rivolto al Cavaliere, ripeteva concitato la stessa breve frase, in milanese: “ Sciur, al Brüsa”, “Sciur, al Brüsa”, “Sciur, al Brüsa”. Agenore Brusa, voltandosi verso il ragionier Ambrogini, disse soddisfatto: “Vedi, Giovanni. Qui mi conoscono tutti”. Solo in quel momento il povero ragioniere s’accorse che la marsina del suo principale stava andando in fiamme. Evidentemente il toscano non era stato spento bene e si era ravvivato nella tasca. Il prete, sicuramente lombardo e certamente alterato, aveva lanciato l’allarme rivolgendosi al Cavaliere in dialetto meneghino e quel “Sciur, al Brüsa”, più che ad una individuazione dell’identità del signor Agenore equivaleva all’allarmante fumo che proveniva dal vestito del medesimo, ignaro, visitatore del Duomo. Così, spento l’incendio, i due lasciarono la cattedrale e Milano, frastornato e ammutolito, Giovanni Ambrogini, contrariato e scuro in volto, il Cavaliere che, una volta tanto e suo malgrado, era stato costretto a venir meno al suo principio del “non buttar via niente”, lasciando in un bidone della spazzatura la giacca bruciacchiata e quel resto di sigaro che aveva tenuto per il viaggio di ritorno.