ilTorinese

Miracolo Venaria, la reggia nella Top 100 dei musei

Quando, negli anni ’90 del secolo scorso (fa un po’ effetto dirlo) l’idea del recupero strutturale e funzionale del complesso alle porte di Torino incominciò a tradursi in realtà, si trattava del più grande progetto d’Europa nell’ambito dei beni culturali. Una sfida che oggi si può dire sia stata vinta

 

venariaUn bilancio di tutto riguardo, quello del 2013, per la reggia di Venaria che ha raggiunto quota 670 mila visitatori. Ma il risultato più soddisfacente lo evidenzia il direttore della residenza reale,  Alberto Vanelli: in questi giorni  la Venaria reale è stata inserita nella classifica dei 100 musei top del mondo stilata da Wikipedia. Il dato conferma che le istituzioni in questi ultimi anni hanno visto giusto nell’individuare la cultura come volano per il rilancio sociale ed economico territoriale. Quando, negli anni ’90 del secolo scorso (fa un po’ effetto dirlo) l’idea del recupero strutturale e funzionale del complesso alle porte di Torino incominciò a tradursi in realtà, si trattava del più grande progetto d’Europa nell’ambito dei beni culturali. Una sfida che oggi si può dire sia stata vinta. Il remake dell’immagine di Torino dovuto alle Olimpiadi invernali del 2006, ha trovato nella residenza reale  uno dei tasselli fondamentali affinché la città continui ad essere conosciuta non più come polo industriale (tanto più oggi che la Fiat è “emigrata”), bensì come una delle capitali culturali europee. Il trend positivo in questo senso è confermato dalle presenze turistiche che fanno di Torino una delle mete più ambite in concorrenza con Roma, Firenze e Venezia, aspetto soltanto fino a qualche anno fa inimmaginabile. Soprattutto nei weekend la nostra città è presa d’assalto dai turisti di ogni parte del mondo, nota positiva da registrare in questa difficile fase di crisi. E’ di questi giorni la notizia che la Città di Torino entrerà nel Consorzio La Venaria Reale, che gestisce la struttura. L’intesa è stata raggiunta tra il presidente della Reggia, Fabrizio Del Noce, e il sindaco, Piero Fassino. Per il momento Venaria chiude i battenti  e a marzo riaprirà  con una grande esposizione sugli Este,  la prima di una serie dedicata alle Corti italiane nel Rinascimento.

 

DOMANDA E RISPOSTA: La reggia di Venaria fa parte del circuito delle residenze reali. Di cosa si tratta?

 

Le residenze reali sono un complesso sistema di palazzi, “vigne”, ville, castelli, con le proprie aree di pertinenza, facenti capo all’originario impianto della corona di delitie (secondo la celebre definizione di Amedeo di Castellamonte del 1674) voluta dalla dinastia sabauda attorno a Torino, in un disegno dinastico che si associa inscindibilmente alla costruzione della capitale barocca. Successivamente, questo primo nucleo si è venuto ampliando fino a comprendere nuove residenze, dimore ed estensioni territoriali per il loisir (soggiorno e svago) sovrano, coinvolgendo sin dall’origine le maestranze più qualificate e gli architetti di maggiore rilievo presso la corte: Juvarra, Guarini, Pelagi, i Castellamonte solo per citare i principali. Tralasciando le residenze comprese nell’area cittadina – Palazzo Reale, Palazzo Madama, Palazzo Carignano, il Castello del Valentino, Palazzo Chiablese e Villa della Regina, recentemente restituita al pubblico – il percorso inizia dalla residenza di Venaria Reale. La Reggia della Venaria offre ai visitatori l’esperienza di un unicum ambientale e architettonico restituito alla fruizione dal recente, ampio, intervento di restauro e riallestimento. Oltre all’imponente reggia barocca con i suoi giardini, a Venaria si può visitare l’annesso borgo, parte integrante del disegno castellamontiano per il complesso venatorio, il Parco della Mandria e il Borgo Castello, che ospitano, oltre agli appartamenti reali ottocenteschi, il Centro Internazionale del Cavallo. Poco distante da Torino, su una collina morenica che sovrasta la piana, si trova il Castello di Rivoli, già ambizioso progetto dinastico di Vittorio Amedeo II per una reggia suburbana a imitazione della francese Versailles, rimasto incompiuto e che oggi, restaurato e riallestito, ospita uno dei principali musei di arte contemporanea europei. Fanno parte di questa complessa corona di residenze la deliziosa, geniale, Palazzina di Caccia di Stupinigi e il dinastico Castello di Moncalieri, con i suoi appartamenti testimonianza del gusto di Vittorio Emanuele II per un certo genere di arredo, sinonimo anche di una profonda trasformazione nel cerimoniale di corte e nel loisir sovrano. Proseguendo l’itinerario si raggiunge Racconigi con il Castello Reale, appartenuto al ramo laterale dei Savoia-Carignano, convertito da Carlo Alberto in residenza privilegiata per le ‘Reali villeggiature’. Ma questa nuova, ampliata “corona di delizie” comprende pure il Castello di Pollenzo, oggi sede dell’Università degli Studi di Scienze Gastronomiche, ed anche di una struttura alberghiera, di un ristorante, di una cantina per la conservazione dei grandi vini, ed è sede dell’associazione Slow Food; il Castello Ducale di Agliè con i suoi giardini all’italiana e alla francese (ormai noti al grande pubblico) su disegno di architetti paesaggisti di rilievo europeo; il Castello di Govone con le sue preziose decorazioni lignee. Infine, la residenza più a sud del circuito sabaudo, parte integrante del comprensorio turistico che collega le valli di Pamparato e Mondovì alle stazioni termali di Lurisia e Vinadio, è il Castello Reale di Casotto, ossia la trasformazione ottocentesca dell’antica Certosa di Valcasotto, voluta da Carlo Alberto e in parte trasformata da Vittorio Emanuele II, come confortevole “romitaggio” tra i boschi. Al termine di questo tour tra saloni, gallerie sontuose, giardini storici e parchi secolari, il viaggiatore forse avrà avuto una fugace visione della vita di corte ai tempi dei Savoia, parte dei fasti e i costumi delle corti reali europee.

 

(Fonte: Piemonte Italia – Foto: Reggia di Venaria)

 

 

La bevanda che aiuta i bimbi

Con ogni Molecola che bevi contribuisci all’accoglienza di un bambino privo di cure familiari e partecipi allo sviluppo di programmi di sostegno alle famiglie in difficoltà in 133 paesi del mondo

bevanda

Grafica frizzante come la bevanda che promuove, il sito di Mole Cola – alternativa tutta torinese al soft drink scuro con le bollicine made in Usa – colpisce l’occhio per i contrasti di colori come il rosso, il bianco, l’azzurro e il nero. All’insegna dello slogan “molecolizzati, l’alternativa esiste” promuove anche iniziative benefiche: con ogni Molecola che bevi contribuisci all’accoglienza di un bambino privo di cure familiari e partecipi allo sviluppo di programmi di sostegno alle famiglie in difficoltà in 133 paesi del mondo.

 

Il sito (oltre a proporre la doverosa tabella con i valori nutrizionali della bevanda)  lancia anche un simpatico concorso: fotografatevi con una lattina di Mole  Cola in mano e potete vincere un viaggio in Tunisia. E con il servizio di localizzazione “molelocator” è possibile scoprire sulla mappa tutti i punti vendita della bevanda.

 

Perché bere questo prodotto? Semplice, perché: “Molecola è l’alternativa. Molecola nasce a Torino sotto la Mole Antonelliana. Molecola cresce come cola italiana. Molecola frizza nei migliori e peggiori locali di tutta la penisola. Molecola: siamo piccoli, ma cresceremo. Provala e l’unico dubbio sarà: con o senza”.  

 

www.bevimolecola.it

 

Lubatti e Masini: “Manutenzioni stradali, situazione critica”

cantieriClaudio Lubatti, Assessore ai Trasporti, Viabilità, Infrastrutture del Comune di Torino e Paolo Masini, Assessore allo Sviluppo delle periferie, infrastrutture e manutenzione urbana del Comune di Roma, ritengono doveroso ricordare, di fronte agli attacchi mediatici subiti da Paolo Masini di Roma Capitale sul tema manutenzione strade dopo gli eventi alluvionali delle scorse ore, che tutti i Comuni si trovano in una situazione critica per le risorse disponibili e tutte le Pubbliche Amministrazioni faticano a reperire le risorse necessarie per gli interventi di ripristino manto stradale.

Occorre ragionare a livello centrale sull’importanza di fondi destinati a questo genere di interventi e definire strategie che aiutino le Amministrazioni Locali ad intervenire tempestivamente con attività di cantiere che garantiscano adeguati livelli di sicurezza delle strade. Le risorse trasferite ai Comuni negli ultimi anni si sono ridotte drasticamente con una conseguente ricaduta in termini di lavori effettuati per la manutenzione ordinaria e straordinaria del territorio. In alcuni casi parliamo di una disponibilità di risorse che è pari a 1/4 rispetto al 2006. Il Patto di stabilità blocca la spesa dei Comuni e impedisce di realizzare opere determinanti per una corretta gestione del territorio. Tutto questo ha un impatto notevole sulla vita quotidiana dei cittadini in termini di sicurezza e qualità della vita

“Chiediamo con forza la disponibilità di maggiori risorse, alzando il tetto dei mutui stipulabili dalle città, da destinare alle spese per la sicurezza e manutenzione delle strade, per l’edilizia scolastica e per la prevenzione ed il risanamento idrogeologico”.
“Questo servirebbe per dare prime risposte ai cittadini e consentire banalmente di percorrere in maggiore sicurezza le nostre strade, mandare i nostri bambini a scuola in un ambiente sicuro e preservare il nostro territorio da eventi drammatici per il nostro territorio”.

 

 (e.v.) Ufficio stampa Città di Torino

(Foto: il Torinese)

Quanto è affascinante il mondo se è di carta

L’origami piega i fogli, immagina la forma, segue le regole e propone l’archetipo stesso della storia dell’uomo e della sua arte: la miniaturizzazione. Una risposta a esigenze interiori di rappresentazione della realtà

 

origamiIl cosmo riprodotto in miniatura: è questo il significato dell’antica arte giapponese degli origami, che intende rappresentare l’universo nelle sue forme naturali e fisiche così come nelle sue proiezioni astratte. E il tutto prende forma da un foglio di carta. Fragili e al tempo stesso potenti ed espressive le sculture cartacee di Origami – Spirito di carta, la mostra allestita nelle cantine di Palazzo Barolo fino al 16 febbraio 2014, organizzata dall’Associazione Yoshin Ryu. Sono più di 300 i lavori esposti, frutto della creatività degli artisti  di fama internazionale del CDO – Centro Diffusione Origami.

 

L’artista origami può essere un dilettante, un esperto o un professionista, superficiale – dice Daniela Crovella curatrice dell’esposizione – tuttavia la sensazione vivida di instaurare un processo personale che va oltre la valenza estetica del risultato finale è ugualmente percepita. Nel piegare la carta ci si confronta con un sé delicato, fragile, imperfetto eppur perfettibile. La scelta dei pezzi in mostra è molto ampia e vuole restituire tutti questi significati e magnifiche suggestioni.

 

L’origami piega la carta, immagina la forma, segue le regole e propone l’archetipo stesso della storia dell’uomo e della sua arte: la miniaturizzazione. Una risposta a esigenze interiori di rappresentazione del mondo . Sono tre le aree tematiche scelte:  La rappresentazione del mondo, oggetti di natura, una seconda sezione, La rappresentazione della mente, oggetti matematici-geometrici. La terza, I totem simbolici, dal gioiello alle gru della pace. E’ stato indetto anche un concorso rivolto agli studenti dei licei artistici torinesi, per realizzare opere ispirate a questa  antica cultura.

Missione possibile, dalla Regione 1000 nuovi posti di lavoro

Il programma è finanziato con 5,6 milioni di euro provenienti dal Fondo sociale europeo e vuole applicare la Risoluzione del Parlamento europeo secondo la quale si deve “garantire che tutti i giovani cittadini dell’UE ed i residenti legali fino a 15 anni, nonché i laureati con meno di 30 anni, ricevano un’offerta di buona qualità dell’impiego

 

porchiettoSi chiama “Garanzia Giovani Piemonte” il progetto sperimentale che la Regione, prima in Italia, avvia con l’obiettivo di ottenere solo quest’anno 1.000 occupati in più, attivare 800 tirocini di qualità in Italia e in Europa e 400 percorsi formativi nelle aziende piemontesi, sostenere 50 persone nella creazione di impresa.

Come hanno spiegato il presidente Roberto Cota e l’assessore al Lavoro e Formazione professionale, Claudia Porchietto, il programma è finanziato con 5,6 milioni di euro provenienti dal Fondo sociale europeo e vuole applicare la Risoluzione del Parlamento europeo del 16 gennaio 2013, secondo la quale si deve “garantire che tutti i giovani cittadini dell’UE ed i residenti legali fino a 15 anni, nonché i laureati con meno di 30 anni, ricevano un’offerta di buona qualità dell’impiego, proseguimento degli studi o tirocinio entra quattro mesi dall’inizio del periodo di disoccupazione o dal termine dell’istruzione formale”.

 

Vi può partecipare ogni giovane residente o domiciliato in Piemonte che abbia compiuto i 15 anni iscrivendosi al Portale GGP, che conterrà tutte le informazioni per l’iscrizione e la partecipazione alle iniziative regionali e nazionali, la consultazione delle offerte degli operatori aderenti, la valutazione espressa dagli utenti. In particolare, si potranno ricevere proposte di lavoro in Italia e all’estero, formazione e tirocini finalizzati all’occupazione, si potrà partecipare a percorsi specialistici di orientamento sulla domanda delle imprese e sulle opportunità formative per la qualifica professionale, il post diploma e il post laurea. Nel 2014 si punta a coinvolgere almeno 12.000 giovani, organizzare delle edizioni speciali di IoLavoro, creare piattaforme ed applicazioni per informare e agire

 

Oltre che sul portale, si potrà aderire a Garanzia Giovani Piemonte presso l’Agenzia Piemonte Lavoro, i “punti giovani” allestiti nei Centri per l’impiego, gli operatori accreditati e le agenzie formative che esporranno un apposito logo, le scuole e le Università.

Particolare riguardo verrà dato alla personalizzazione dei servizi: la durata e l’articolazione del percorso individuale saranno concordate dal giovane e dal case manager cui è stato affidato dall’operatore che lo ha preso in carico e che è tenuto al rispetto degli standard qualitativi delle prestazioni definite nel piano di azione invidiale concordato, il giovane potrà esprimere il grado di soddisfazione riscontrato. Il tutto codificato in una Carta dei servizi che richiede il rispetto di regole e standard qualitativi ben definiti.

“Noi, a differenza del Governo, facciamo le cose con uso virtuoso dei fondi europei”, ha sottolineato Cota, mentre Porchietto ha definito GPP “una scommessa, una partita in cui ci giochiamo la faccia”.

 

Infine, è stato annunciato che dal 9 all’11 aprile si terrà a Torino il World Skills International, un vero e proprio campionato mondiale dei mestieri per esprimere il talento di cuochi, camerieri, pasticceri, meccanici per auto, grafici.

 

Gianni Gennaro (Ufficio stampa Regione Piemonte)

 

(Nella foto, a sinistra, Claudia Porchietto, durante una riunione in sala Giunta)

Sessant’anni e non sentirli

La tessera nominativa  permetterà di accedere, gratuitamente o con il pagamento di una quota simbolica, ad una ricca serie di iniziative culturali, sportive e ricreative. Con la possibilità di assistere a spettacoli teatrali e  concerti, effettuare itinerari culturali e turistici

old peopleAnche quest’anno la Città di Torino ha rinnovato  il progetto “Pass 60” rivolto a tutti i residenti che hanno compiuto i 60 anni. La tessera nominativa  permetterà di accedere, gratuitamente o con il pagamento di una quota simbolica, ad una ricca serie di iniziative culturali, sportive e ricreative. Con la possibilità di assistere a spettacoli teatrali e  concerti, effettuare itinerari culturali e turistici, acquistare a tariffa agevolata l’abbonamento Musei 2014 e l’abbonamento GTT, frequentare corsi e attività sportive.

La tessera non è rinnovabile e le iniziative in essa incluse sono valide esclusivamente da dicembre 2013 a novembre 2014. Sul sito del Comune è disponibile il vademecum illustrativo contenente i tagliandi indispensabili per usufruire delle varie opportunità, consultabile e scaricabile in formato pdf. La tessera dovrà essere sempre utilizzata accompagnata da documento di identità in corso di validità.

Per ulteriori informazioni:
Servizio Tempo Libero – Ufficio Iniziative Terza Età – corso Ferrucci, 122 – Torino

 

Colonie feline, arrivano i fondi

La Città di Torino ha stanziato 30mila euro per la sterilizzazione dei gatti appartenenti alle colonie feline cittadine. I fondi sono destinati alle quattro associazioni animaliste selezionate dal bando promosso dal Servizio Tutela Animali del Comune lo scorso mese di novembre

spookyUna notizia positiva per i gattofili torinesi. Il Comune mette a disposizione  30mila euro per la sterilizzazione dei gatti appartenenti alle colonie feline cittadine.

I fondi sono destinati alle quattro associazioni animaliste selezionate dal bando promosso dal Servizio Tutela Animali del Comune lo scorso mese di novembre e oggi portato a termine: Lega Gatto, Enpa Onlus, Protezione Micio e Le Sfigatte.

I contributi del bando andranno a coprire le spese effettuate dalle associazioni per la sterilizzazione delle colonie da loro curate nell’arco dell’anno 2014 e saranno erogati a fronte della presentazione di documentazione di spesa.

Un gesto di attenzione da parte dell’amministrazione municipale, nei confronti dei tanti “amici con la coda” che popolano la nostra città.

(Foto: il Torinese)

La moschea di via Genova

Abdelghani Rhalmi, presidente del centro culturale, padre di tre figli, lavora in una fabbrica alle Vallette e ogni giorno, al tramonto, attraversa la città e arriva in moschea per la preghiera della sera. Per il momento è un tempio “invisibile” perché sulla via c’è un anonimo portone di ferro

moscheaE’ una moschea di confine, tra Torino e Moncalieri, e forse verrà intitolata al re del Marocco, anche se da Rabat non si è fatto molto per far nascere il luogo di culto dei musulmani che gravitano attorno alla zona del Lingotto. Per il momento è una moschea “invisibile” perchè sulla via c’è un anonimo portone di ferro, di fronte al cartello stradale che segna il limite tra le due città,con un citofono altrettanto anonimo,che può essere l’ingresso di un qualunque condominio. Per rendersi conto che siamo in una  moschea bisogna scendere una cinquantina di scalini e trovarsi finalmente nella sala di preghiera(era una discoteca) abbellita da splendidi lampadari marocchini ma la prima impressione è quella di scendere in una catacomba del XXI secolo. Per fortuna non si scende più in basso anche perchè l’aria in questo locale è già piuttosto scarsa e rarefatta. Siamo comunque nella prima moschea di Torino, o meglio nel Centro culturale islamico di Moncalieri affiliato alla Moschea di Roma e riconosciuto dallo Stato italiano.

 

Non solo ma la moschea di via Genova 268 ha anche un altro primato, quello di aver visto la luce prima di quella di via Urbino 5 nel quartiere Aurora che,sulla carta, avrebbe dovuto diventare la prima moschea di Torino,con i favori del governo marocchino e invece si è dissolta nel nulla. Abdelghani Rhalmi, presidente del centro culturale e responsabile della moschea,padre di tre figli, lavora in una fabbrica alle Vallette e ogni giorno,al tramonto,attraversa la città e arriva in moschea per la preghiera della sera. “Nelle ore serali,racconta Abdelghani, finito il lavoro,viene più gente in moschea ma negli altri momenti dedicati alla preghiera ci sono poche persone mentre il venerdì,giorno sacro per i musulmani,la sala si riempie di fedeli,alcune centinaia”. Il tempio di via Genova si anima durante le tradizionali cinque preghiere islamiche che un buon musulmano deve osservare ogni giorno. Si comincia all’alba per continuare dopo le 13.00, replicare alle 16,30 e al tramonto mentre l’ultima preghiera è prevista poco dopo le 21.00. I rapporti con il governo del Marocco sono buoni ma le torbide vicende della moschea di via Urbino,mai nata anche se gran parte del denaro da investire nella ristrutturazione dei locali è arrivato a Torino dal Ministero degli Affari Religiosi,hanno bloccato nuovi finanziamenti governativi verso la comunità marocchina torinese. Una pioggia di denaro che avrebbe fatto comodo ai nuovi proprietari dell’ex discoteca poichè la moschea di via Genova (non è una onlus e non può contare su sgravi fiscali) costa 500.000 euro e per il momento i nuovi proprietari dell’ex discoteca hanno sborsato solo 75.000 euro mentre i lavori di restauro, durati tre anni, sono costati 100.000 euro e sono stati pagati con una raccolta fondi nella comunità marocchina.

 

“La nostra moschea,spiega il responsabile della sala di preghiera propone un Islam moderato e aperto, qui non si parla di politica ma piuttosto del comportamento che un buon musulmano deve tenere nella vita di tutti i giorni. Bisogna imparare ad essere solidali con gli altri,ad aiutarsi reciprocamente,a dare l’esempio seguendo un Islam tradizionale,lontano da estremismi e forzature”. In via Genova non c’è ancora un imam ufficiale ma,assicura Abdelghani,”lo stiamo cercando nella nostra comunità torinese. Per il momento il sermone della preghiera viene recitato in arabo e qualche volta in italiano ma presto verrà sempre tradotto nella vostra lingua,come già accadeva nella vecchia moschea di via Pininfarina a Moncalieri”.In via Genova 268 si va anche a scuola.

 

Il Centro culturale islamico promuove corsi di italiano e di arabo per le donne mentre i bambini hanno l’opportunità di studiare l’arabo perchè l’italiano lo sanno già e lo parlano con gli amici e a scuola. La donna araba,fa presente Abdelghani,che vive qui è cambiata molto negli ultimi anni e si comporta come le donne italiane,alcune lavorano,altre no e in moschea viene con il velo tradizionale”. Novità invece sul fronte delle conversioni.”Abbiamo cinque o sei ragazzi convertiti all’Islam e vengono qui da noi a pregare. Sono trentenni,lavorano e abitano in zona. C’è anche un musulmano sposato con una donna italiana che frequenta il nostro Centro”. E i rapporti con i residenti del quartiere? Per Abdelghani tutto fila liscio,nessun grosso problema tranne qualche lamentela durante il Ramadan estivo per il massiccio afflusso di fedeli in moschea ma nulla di più. (Foto Città di Torino)

Filippo Re

 

Sanremo, Perturbazione in arrivo

La loro influenza melodica deriva da gruppi come Oasis e Rem per dirne alcuni, hanno inciso brani sia in italiano che in inglese, dimostrando di avere grande inventiva nella scrittura dei testi nonché nella composizione della musica stessa

perturbazione

 

Volete un buon motivo in più per seguire il Festival della Canzone Italiana di quest’anno, l’intramontabile Festival di Sanremo? Al leggendario Teatro Ariston saranno protagonisti tra i big della musica i italiana i torinesi Perturbazione (nella foto). Saranno in gara con due brani: “L’unica” e “L’Italia vista dal bar”.

 

I sei componenti di questo gruppo musicale pop rock italiano, longevo sulla scena musicale indipendente italiana, nascono infatti nel 1988, sono già stati protagonisti importanti di happening e grandi eventi del panorama musicale. La loro influenza melodica deriva da gruppi come Oasis e Rem per dirne alcuni, hanno inciso brani sia in italiano che in inglese, dimostrando di avere grande inventiva nella scrittura dei testi nonché nella composizione della musica stessa.

 

Con l’annuncio ufficiale della loro presenza in gara al Festival si è scatenato entusiasmo e fermento  tra  i fan sotto la Mole, ma anche il dibattito sui vari blog se è un bene o un male calcare il mitico palco, come accade del resto ad ogni artista in gara, per l’immagine che si crea  e le reazioni che possono scatenarsi in seguito alla partecipazione al Festival.

 

 Non ci resta che ascoltare le canzoni in gara e assistere alla perfomance nella rinnovata, si spera, scenografia dell’Ariston. Perché Sanremo è Sanremo.

 

 Clelia Ventimiglia

Il Piemonte com’era negli anni Settanta

Le immagini vennero scattate nel decennio compreso fra il ‘70 e l’80 del secolo scorso, quando iniziò l’attività della Regione Piemonte.Gli anni delle proteste di piazza e del terrorismo, dei progressi industriali trainati da Fiat e Olivetti, dell’emancipazione femminile e del boom edilizio, dei primi esodi estivi e dei pantaloni a zampa di elefante

memorie

Uno spaccato autentico della società piemontese – perché le immagini non ingannano – in un centinaio di scatti fotografici dell’Archivio storico del Consiglio regionale. E’ quello offerto dalla mostra fotografica Memorie in bianco e nero. Il Piemonte com’era, quando nacque la Regione. Le immagini vennero scattate nel decennio compreso fra il ‘70 e l’80 del secolo scorso, quando  iniziò l’attività della Regione Piemonte.Gli anni Settanta delle proteste di piazza e del terrorismo, dei progressi industriali trainati da Fiat e Olivetti, dell’emancipazione femminile e del boom edilizio, dei primi esodi estivi e dei pantaloni a zampa di elefante. L’esposizione si articola in 16 sezioni che individuano diversi temi di natura economica, sociale, culturale in grado di illustrare non solo la vita di tutti i giorni, ma anche alcuni episodi salienti,come le calamità naturali e l’esposizione della Sindone del 1978.

 

“La mostra non intende tanto celebrare la nascita dell’ente Regione, quanto invece offrire una testimonianza, benché parziale, della società piemontese in quella delicata fase storica”, ha dichiarato Valerio Cattaneo, presidente del Consiglio regionale. “Un’epoca caratterizzata da radicali cambiamenti economici e culturali in tutta Italia, che hanno visto il Piemonte protagonista, soprattutto come luogo in cui il passato e la voglia di futuro si incontravano e si scontravano con prepotenza, contribuendo, nel bene e nel male, all’affermazione di un cambio di mentalità, di valori, di stili di vita”.

“Per l’esposizione abbiamo attinto all’archivio del Consiglio regionale, che custodisce migliaia di immagini, gestibili oggi facilmente in digitale e siamo lieti di condividerle perché sono un patrimonio pubblico”, ha affermato Domenico Tomatis, direttore Comunicazione Istituzionale dell’Assemblea regionale.

Ecco le sezioni della mostra:

Sui banchi di scuola, la crescita del numero di donne che lavorano rende sempre più prezioso per le famiglie il ruolo della scuola materna. Sale il grado di alfabetizzazione e anche l’accesso all’università è liberalizzato.

Moda, costume e società, Le grandi griffe cominciano a fare concorrenza ai piccoli artigiani e ai pregiati atelier sartoriali torinesi e la moda si afferma sempre più come fenomeno di massa.

In fabbrica, costruttori di futuro, Fiat e Olivetti: due realtà industriali che segnano la storia economica e sociale del Piemonte. Qui si esprimono le lotte sindacali e i modelli innovativi di borganizzazione del lavoro, ma si costruiscono anche i grandi progressi della meccanica e dell’elettronica.

La città cresce e cambia volto, si espandono i confini della città e si aprono nuovi cantieri dove sorgeranno quartieri residenziali, fabbriche e centri direzionali

Le idee scendono in piazza, la contestazione operaia, che scoppia nel ‘68 unendosi alle

rivendicazioni studentesche, utilizza potentemente lo sciopero e la protesta di piazza per richiamare l’attenzione sulla contrattazione salariale e i diritti dei lavoratori. Ma la protesta si estende anche ai valori della società del tempo (referendum sul divorzio del 1974 e per la depenalizzazione dell’aborto del 1978).

La vita nei campi, nonostante l’abbandono delle campagne da parte di molti, chi resta beneficia dei progressi della meccanizzazione e si fa garante della qualità dei grandi prodotti della terra piemontese: in primis grano, riso, vino, carni

Si parte? I treni affollati di emigranti in arrivo dal sud trasportano molti sogni e aspettative. Ma il viaggio diventa anche una nuova occasione si svago a portata di (quasi) tutti

Periferie umane, negli anni del boom edilizio e della modernizzazione permangono isole di povertà e di degrado

In carrozza!, tram, corriere, treni scandiscono più che in passato la quotidianità di molti piemontesi, mentre l’auto diventa il simbolo della libertà e delle vacanze

Progressi in sanità, è un periodo di boom demografico ma anche di migliorie della ricerca e della diagnostica medica.

Disastri naturali, le alluvioni e i danni del maltempo, in città come in campagna

Le mani e le macchine, il lavoro femminile in fabbrica, in ufficio e a domicilio

Il sacro lino, l’ ostensione della Sindone del 1978

Morando, un poeta col pennello, la mostra del pittore alessandrino avvenuta nel 1976 a Palazzo Lascaris, a Torino

Palazzo Lascaris, la nuova casa dei piemontesi, gli scatti dell’inaugurazione della sede del Consiglio regionale, nel settembre 1979

Ritratti di ieri, intensi volti di giovani e anziani

Sull’ultimo pannello è presente un monitor per la proiezione in loop di un filmato Rai del 1980 con interviste ai consiglieri protagonisti della prima legislatura regionale.

Memorie in bianco e nero. Il Piemonte com’era, quando nacque la Regione.

Nella galleria Belvedere di Palazzo Lascaris,  via Alfieri 15, visitabile fino all’11 marzo. (Alcune delle foto esposte, nella rubrica ALBUM del Torinese)