ilTorinese

Emanuele Ciotti alla guida dell’Aou Città della Salute

A seguito delle dimissioni con decorrenza 31 gennaio di Beatrice Borghese, dal 1° febbraio subentrerà alla guida dell’AOU Città della Salute e della scienza di Torino, Emanuele Ciotti.

«Nel ringraziare Beatrice Borghese per il lavoro svolto all’interno della Città della Salute – ha sottolineato l’assessore alla Sanità Federico Riboldi -, prendiamo atto delle sue dimissioni e auguriamo un buon lavoro all’attuale Direttore Sanitario, Emanuele Ciotti, che dal 1° febbraio subentrerà in attesa dell’arrivo di Thomas Schael. In questo modo sarà garantita la continuità dei servizi e di tutte le funzioni di una delle aziende più importanti d’Italia».

Ora le attività sanitaria e amministrativa proseguiranno regolarmente, in attesa dell’insediamento a partire dal 1° marzo 2025 del nuovo Commissario Thomas Schael. La parte sanitaria proseguirà come sempre all’insegna delle sue eccellenze sotto la guida dei Direttori di Dipartimento e dei Direttori di Struttura coordinati dal dottor Ciotti.

«Quella che mi attende è una grande responsabilità che mi onora e questo nuovo incarico lo svolgerò col massimo impegno» ha dichiarato il direttoreEmanuele Ciotti.

Gratta e vinci da un milione di euro a Chivasso

La dea bendata ha colpito ancora nella tabaccheria di Castelrosso di Chivasso dove  tempo fa, sempre con il gratta e vinci, erano stati vinti 100 mila euro. Oggi la vincita è addirittura di un milione. La titolare ha fotocopiato il biglietto per il cliente che fuori del negozio aveva subito grattato il tagliando da 20 euro. Si tratta di un cliente non abituale.

 

Utilizziamo al meglio il nostro tempo

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La capacità di gestire bene il nostro tempo è una delle qualità indispensabili per essere efficienti ed efficaci nel nostro agire e per evitare di vivere dominati dall’ansia. Il tempo che abbiamo a disposizione è una risorsa finita, ventiquattro sono le ore di un giorno e più o meno trecentosessantacinque i giorni di un anno.

La differenza la fa la nostra capacità di gestirlo al meglio. Se le giornate durano per tutti 24 ore, perché certe persone riescono a fare qualsiasi cosa desiderano e altre invece concludono poco o nulla, e magari sono molto più affannate delle altre? Moltissimo dipende dalla capacità di gestire e di organizzare il nostro tempo, limitando tutte quelle attività che lo sprecano.

Capita a tutti noi, spesso senza rendercene conto, di trascorrere ore a fare cose del tutto irrilevanti che ci allontanano da ciò che invece vorremmo fare. Il nostro tempo è troppo importante per essere sprecato, ma per utilizzarlo nel modo che veramente desideriamo occorre anche un po’ pianificarlo.

Forse non siamo completamente consapevoli di quanto il nostro rapporto con il tempo ci generi oggi una imponente quantità di ansia e di stress, in un mondo e in un’epoca in cui praticamente ogni individuo deve rispondere contemporaneamente a più ruoli, familiari, lavorativi, sociali, eccetera.

Abbiamo sempre più la sensazione di non avere abbastanza tempo per attendere a tutte le incombenze, che il tempo voli via, bruciando la nostra esistenza, e che le cose da fare siano una montagna incombente e soffocante… Sono poche le persone che possono avere il privilegio di non essere coinvolte in queste dinamiche.

Possiamo difenderci da questo vortice, ritornando ad essere più padroni del nostro tempo? Una maggior consapevolezza dei nostri limiti fisici e psicologici, e una coraggiosa riflessione su alcune esagerazioni nelle ambizioni sociali ed economiche, potrebbe ad esempio aiutarci ad affrontare la vita con un minore livello di impegni e quindi con una maggiore quantità di tempo a disposizione.

Roberto Tentoni
Coach AICP e Counsellor formatore e supervisore CNCP.
www.tentoni.it
Autore della rubrica settimanale de Il Torinese “STARE BENE CON NOI STESSI”.

(Fine della prima parte)

Potete trovare questi e altri argomenti dello stesso autore legati al benessere personale sulla Pagina Facebook Consapevolezza e Valore.

Rischio incendi, 5 milioni per la prevenzione

PREVENZIONE PER EVITARE DISASTRI COME STA ACCADENDO IN AMERICA

Gli assessori Gallo e Gabusi: “Misure specifiche per proteggere dal fuoco un patrimonio con un miliardo di alberi”

Nei giorni dei grandi incendi che stanno devastando la California, la Regione insiste sulla prevenzione contro il rischio di nuovi roghi che possano interessare il milione di ettari di boschi e foreste che contrassegnano il Piemonte.

Nell’ambito delle misure di adattamento ai cambiamenti climatici, la Giunta regionale ha approvato una delibera che stanzia 4.820.000 euro per interventi che consentano di ridurre i rischi legati a roghi spesso alimentati, qui come dall’altra parte del mondo, dai forti venti. Il piano, che sarà gestito dal settore Foreste della Direzione Ambiente, Energia e Territorio, mette a punto una serie di tecniche come quelle del fuoco prescritto e dei viali tagliafuoco, fondamentali per rallentare i roghi e facilitare le operazioni di spegnimento.

Dicono gli assessori alle Foreste Marco Gallo e alla Protezione civile Marco Gabusi: «Le drammatiche immagini che arrivano dagli Stati Uniti ci dimostrano quanto possa essere impari la battaglia con il fuoco. La miglior difesa resta dunque la prevenzione. Diventa dunque decisivo promuovere e sostenere iniziative che prevengano i roghi nei boschi e che riducano i danni. Tanto più in una regione come la nostra dove abbiamo un miliardo di alberi: un patrimonio prezioso che va difeso, a maggior ragione al tempo del climate change che, con una riduzione delle precipitazioni, è tra i fattori decisivi per gli incendi. Il piano adottato grazie all’utilizzo di fondi europei va in questa direzione contribuendo a fare del Piemonte un avamposto nella difesa del patrimonio boschivo».

La strategia contro gli incendi nei boschi è stata messa a punto con l’Aib Piemonte, il corpo di volontari che conta oltre 5.000 iscritti, organizzati in oltre 200 squadre per garantire una copertura in tutta la regione. Pure l’Arpa, l’Agenzia regionale per l’Ambiente, ha un ruolo chiave nella difesa del patrimonio forestale del Piemonte. Puntando, anche in questo caso, sulla prevenzione. Giornalmente emette un bollettino dettagliato sul rischio incendi per i tre giorni successivi e di tendenza sulla settimana in base a una suddivisione del territorio piemontese in sei macro-aree: Cuneo Sud-Est, Cuneo Sud Ovest, Torino Ovest, Torino Nord, Nord (che comprende Biellese, Vercellese e Verbano Cusio Ossola) e Sud Est (che include Astigiano e Alessandrino). In questi giorni persiste un rischio moderato solo sul Cuneese, che soffre più di altri contesti di una prolungata siccità. Ma il monitoraggio dell’Arpa è continuo anche in queste settimane poiché, a differenza di quanto si possa pensare, l’inverno è una stagione critica per gli incendi in Piemonte, complici la siccità e i forti venti. 

Offensiva contro lo spaccio: sei arresti in due giorni

Nel corso dei servizi istituzionali e straordinari “alto impatto” di controllo del territorio, i Carabinieri dei Nuclei Radiomobili e delle Stazioni territoriali della città e della provincia hanno eseguito sei arresti in quarantotto ore a carico di presunti spacciatori di sostanze stupefacenti. L’attività di controllo capillare ha trovato riscontro sia nelle aree della città considerate a rischio che in provincia. In particolare:
 il 7 gennaio, nel corso del pomeriggio, a Coazze (TO), i Carabinieri della Stazione di Giaveno (TO) hanno arrestato in flagranza di reato un quarantatreenne del posto, già noto alle forze dell’ordine, per “detenzione di sostanza stupefacente” di tipo marijuana (500 grammi circa) corredata da bilancino di precisione; l’arrestato, al termine delle formalità di rito, è stato tradotto presso la propria residenza, in regime di arresti domiciliari;
 i Carabinieri di Giaveno si sono ripetuti il giorno successivo, 8 gennaio, sempre di pomeriggio, nello stesso comune di Giaveno, ove hanno arrestato in flagranza di reato un trentenne del posto, anche questa volta per “detenzione di sostanza stupefacente”. Nella circostanza, i militari dell’Arma, durante un servizio di controllo della circolazione stradale, hanno sottoposto a perquisizione personale e del veicolo sul quale stava viaggiando l’interessato, già noto alle forze dell’ordine. L’attività ispettiva ha portato al rinvenimento di 54,00 grammi di sostanza stupefacente del genere marijuana, di un bilancino elettronico di precisione e di denaro contante ammontante ad euro 324,00, ritenuto provento dell’attività illecita – il tutto posto sotto sequestro probatorio. L’arrestato, anche in questo caso, è stato tradotto presso l’indirizzo di residenza, in regime di arresti domiciliari;
 sempre il giorno 8 gennaio, nel primo pomeriggio, a Torino, gli arresti sono stati due: il primo in via Belfiore, dove i militari della stazione Borgo San Salvario hanno arrestato.

un ventiseienne di origine gabonese per il reato di cessione di sostanza stupefacente in quanto sorpreso a cedere 4 involucri contenenti cocaina/crack del peso complessivo di 1 grammo ad un quarantaseienne torinese, poi segnalato alla Prefettura quale assuntore di sostanze stupefacenti. Poco lontano, in zona Lingotto, i Carabinieri della stazione competente per territorio hanno effettuato il secondo arresto, bloccando un giovane appena maggiorenne, senegalese, senza fissa dimora, già colpito da analoghi provvedimenti e da “DACUR” (divieto di accesso alle aree urbane) sorpreso anch’egli a cedere una dose di crack. Poi, nel corso della serata, in via Balbo angolo via Buniva, i militari della stazione Carabinieri Po Vanchiglia hanno arrestato sempre per “detenzione e cessione di sostanza stupefacente” un diciottenne di origine senegalese, senza fissa dimora, bloccato mentre era intento a cedere un involucro contenente marijuana (2 grammi circa) ad un trentenne torinese. Gli arrestati, terminate formalità di rito, sono stati tutti associati presso le camere di sicurezza dei comandi procedenti in attesa di celebrazione rito direttissimo.
 Infine, nelle prime ore del 9 gennaio, in nottata, in via Scarlatti di Torino, quartiere Barriera di Milano, i Carabinieri del Nucleo Radiomobile hanno arrestato un venticinquenne di origini senegalesi irregolare e senza fissa dimora, che alla vista dei militari in transito, ha ingerito varie dosi di sostanza stupefacente del tipo crack, facendone cadere altre al suolo; poi, nel tentativo di sottrarsi all’arresto ha colpito con caldi e pugni i carabinieri fino a quando è stato immobilizzato e arrestato per “resistenza a pubblico ufficiale” e “detenzione di sostanza stupefacente” per poi essere trasportato in ospedale in osservazione a seguito dell’ingestione della sostanza.

Bravo, Siulp: “Basta chiacchiere, serve una risposta alle violenze contro le forze dell’ordine”

Pubblichiamo un intervento del Segretario Generale Provinciale del Siulp di Torino Eugenio Bravo sul tema degli episodi di violenza contro le forze dell’ordine che si sono verificati anche nei giorni scorsi a Torino

È sempre lo stesso copione che si ripete, per le forze dell’ordine non c’è pace, né nelle piazze cittadine durante le manifestazioni o iniziative pubbliche né nelle Val di Susa a Chiomonte a difesa della TAV dove, anche nella notte di Capodanno, i poliziotti sono stati bersagliati da pericolosi petardi a cui sono stati legati chiodi con il nastro adesivo, col chiaro intento di ferire gravemente i poliziotti e bombe carta.
Non basta contenere: serve una risposta decisa e definitiva a chi si ostina a sfidare lo Stato e le sue leggi.
Non c’è più spazio per l’indifferenza o per la tolleranza verso questa violenza sistematica. Basta chiacchiere, servono soluzioni immediate. Gli attacchi di violenti facinorosi – italiani o stranieri che siano – seguono uno schema consolidato: colpire le forze dell’ordine con una violenza inaudita nella speranza di mandarli al pronto soccorso. È inaccettabile.
In un Paese che si vanta di essere uno stato di diritto, assistiamo invece al paradosso pericoloso del monopolio della forza da parte di chi agisce nell’impunità. Le denunce non bastano. I processi, se mai arrivano a termine, non portano a conseguenze tangibili: molto spesso nessun giorno di carcere, nessun risarcimento, nessun lavoro utile a riparare i danni inflitti alla società e alle stesse forze dell’ordine.

Il bilancio è chiaro: distruzione, feriti, risorse pubbliche sprecate e una percezione di insicurezza crescente. Con l’inizio di questo nuovo anno, le prospettive sono tragicamente negative. Le chiacchiere stanno a zero. I partiti politici devono smettere di litigare e prendere finalmente decisioni concrete all’unisono per tutelare le forze dell’ordine, pilastro dello stato di diritto e della democrazia.
Il limite è stato superato da molto tempo. Serve agire adesso, senza ulteriori ritardi o promesse vuote. Il Paese non può permettersi di abbandonare chi rischia la vita ogni giorno per difendere la sicurezza di tutti.

Caso Sala, Ronzani: “Sinistra non ha esitato a riconoscere ruolo del governo”

Caro direttore,
Elly Schlein, come gli altri leaders della opposizione, non ha avuto esitazioni nel ringraziare il governo, la nostra diplomazia e l’intelligence. Una opposizione che voglia essere e apparire credibile non nega gli apprezzamenti nei confronti del governo, della nostra diplomazia e degli apparati di sicurezza se, come in questo caso, si sono mossi in maniera da favorire la liberazione di Cecilia. Le immagini della giornalista che atterra a Ciampino e riabbraccia i genitori e il fidanzato sono state per tutti un momento di gioia. È presto per conoscere i retroscena della vicenda, quali siano stati gli atti e gli accordi che ne hanno reso possibile la scarcerazione e la liberazione. Forse non li conosceremo mai come già altre volte e’ avvenuto, con qualsiasi governo. Mi ricordo le polemiche che investirono il governo Prodi all’indomani della liberazione di Daniele Mastrogiacomo, il giornalista di Repubblica che venne rapito a Kandahar, in Afghanistan, nel 2007  e la replica del governo: ” la priorità era quella di portare a casa Mastrogiacomo”. Molti convengono nel ritenere che una mossa importante sia stata quella di comunicare  preventivamente a Trump le ragioni per le quali il nostro Paese non avrebbe concesso l’estradizione del cittadino iraniano perché questo avrebbe compromesso la possibilità di riportare in Italia Cecilia.
Una scelta compiuta per evitare che gli Stati Uniti interpretassero  la decisione italiana come ostile. Da quanto abbiamo letto Trump avrebbe risposto di non essere interessato alla sorte del cittadino iraniano e un tale atteggiamento potrebbe aver reso più spedita la trattativa per il suo rilascio condotta dalla nostra diplomazia e dall’intelligence.
Ancora non sappiamo quali sia stata la  contropartita e cioè se per l’Iran sia sufficiente che Abedini non sia estradato, oppure, se faccia parte dell’accordo la sua definitiva liberazione. Lo sapremo a breve. Il 15 gennaio si pronuncerà la Corte di Appello di Milano che potrebbe decidere  gli arresti domiciliari. In ogni caso il Ministro Nordio con un proprio provvedimento può in ogni momento decidere la sua liberazione. Cosi come non si conoscono tutte le ragioni che sono alla base dell’atteggiamento del neo-Presidente degli Stati Uniti. Alcuni le presentano come una ritorsione nei confronti di Biden per una serie di decisioni prese a pochi giorni dalla fine del suo mandato. Altri sottolineano il ruolo di Musk. Altri ancora richiamano i buoni rapporti tra la nuova Amministrazione e il premier italiano che, insieme ad Orban, viene considerato un interlocutore privilegiato e uno snodo fondamentale per re-impostare i suoi rapporti con l’Europa che saranno segnati da una forte discontinuità perché il Presidente Americano non vuole una Unione Europea forte e unita e, proprio per questo, punta a dividerla. Anche in questo caso il tempo sarà giudice.
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Wilmer Ronzani
già deputato e consigliere regionale
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Il “Nuovo” Monferrato: il ristorante storico nel cuore elegante della Gran Madre

La tradizione dei piatti iconici del Ristorante Monferrato, riproposti in una veste inedita, su impulso di una nuova generazione di imprenditori di settore 
 

Dal 1820 la cucina tradizionale piemontese a Torino si chiama ” Il Monferrato”:  il “posto del cuore e dei ricordi! ”  per molti torinesi, soprattutto quelli della “vecchia”generazione. Proprio il tema della “generazione” è il concetto fulcro del “nuovo Monferrato” dove, al concept negli arredamenti del locale, caldo e con tocchi vintage,  rimasto pressochè immutato nel tempo, si contrappone,  a dare una ventata di modernità, l’impronta “giovane” di alcune ricette iconiche del ristorante.

Dopo il cambio di gestione, avvenuto in tempi recenti, l’imprenditore Angelo Muratore – con un passato lavorativo importante nel settore del marketing di Fca e nella moda – ha fondato Torino Society : azienda di consulenza formata da “teste” giovani, con tante idee in cantiere, e che ha – in breve tempo – acquisito la gestione del Ristorante, della nota pasticceria “Beatrice” ,di altri due locali sempre in zona Gran Madre – “ Esca – Laboratorio di Mare” e ” Wallpaper”– e il ristorante di pesce    ” Fratò”, in Via Andrea Doria.
In tutti questi locali si respira voglia di innovare ma senza snaturare le tradizioni e le abitudini,  aspetti ai quali i torinesi non intendono rinunciare: ” Nei nostri locali ci si deve sentire bene, come a casa. Vogliamo rinnovare i locali, dare una nuova luce agli occhi dei torinesi più affezionati alle nostre insegne e stimolarli “al nuovo” , in maniera accattivante, ma senza strafare” , afferma Muratore.
Al Monferrato, forse il locale da trattare con maggior delicatezza, il nuovo product manager di Torino Society, Federico Allegri , si occupa non solo di progettare piatti e menù ma di ricercare la fornitura dei prodotti da utilizzare in cucina. Ci tiene a sottolineare, infatti, che il Monferrato – pur mantenendo i classici che tutti i torinesi almeno una volta, sedendo ai tavoli del ristorante, hanno gustato e ricordano nel tempo  – più che proporre cucina piemontese, sviluppano “cucina torinese”: una bella differenza linguistica e di contenuto anche perchè, spesso, le narrazioni gastronomiche sulla ristorazione cittadina, non si soffermano mai su questa importante distinzione. I veri esperti, infatti, ne avrebbero da dire.
Le tecniche di preparazione delle ricette – dalla carne cruda battuta al coltello, a tutta la serie di antipasti – sono del tutto nuove: poco sale, carni scelte personalmente – possibilmente i tagli più magri – , spezie appartenenti ai territori effettivi di provenienza, fornitori titolari dei negozi cittadini.
Tra i piatti assolutamente da non perdere accento ai grandi classici, possiamo ricordare il vitello tonnato, la battuta di carne cruda, e la grissinopoli di vitello, realizzata con grissini ricurvi, un pò diversi dai tradizionali Rubatà.
Per chi ha voglia di piatti decisamente tradizionali c’è la finanziera, a base di frattaglie di pollo e di vitello, sfumati con il Marsala: cibo povero e molto saporito, divenuto alla fine dell’Ottocento una pietanza di tendenza tra i borghesi e i funzionari torinesi.
In stagione, sabato e domenica, non manca mai il carrello dei bolliti, scenografia gastronomica – insieme al carrello dei formaggi – rappresentativa della vera ristorazione torinese.  7 tagli di carne diversi – scaramella, brutto e buono, testina, gallina, lingua, coda e cotechino – accompagnati dalle verdure e dalle salse: maionese, salsa verde, salsa rossa e rafano.
A completare un menù che è un vero e proprio inno alla cucina del Piemonte qualche specialità di pesce: la sogliola alla mugnaia, in carta da oltre 50 anni e quindi, a buon diritto, un “classico” del ristorante, e lo spaghetto pane, burro e acciughe.
Chiude il pasto un ricco carrello dei dolci, grande classico del ristorante, con una grande selezione di dessert tra cui spicca, ovviamente, il bonet.
La carta dei vini punta sui vini piemontesi, con picchi di eccellenza selezionati anche nel territorio della provincia torinese.
Chiara Vannini

Ristorante Monferrato – Via Monferrato 6 Torino
Tel. 011.8190661 – www.ristorantemonferrato.com

 

395, 476, 1453, 1492… ma quando inizia e finisce il Medio Evo?

Federico Barbarossa arrestato a Susa. Ma davvero? Proprio lui, il grande imperatore del Sacro Romano Impero viene bloccato dai segusini mentre a cavallo, circondato dalle sue guardie, esce dalla Porta Savoia lungo le mura romane, accanto alla cattedrale di San Giusto. Sembra impossibile, la notizia ha dell’incredibile, eppure fu proprio così, come si vede anche nella stampa d’epoca sulla copertina del libro che lo storico e romanziere Gianni Oliva ha dedicato alla storia del Piemonte medioevale. L’imperatore venne spesso, per motivi strategici, a Torino passando attraverso i valichi alpini e più volte si accampò a Susa con il suo esercito. Il secondo passaggio risale al marzo 1168 quando, sconfitto dai lombardi, decise di rientrare in patria e mettersi al sicuro oltre le Alpi. Ma a Susa qualcosa andò storto. La notizia della caduta in mani nemiche di un presidio militare presso Novara turbò molto Federico che ordinò una ritorsione facendo impiccare nel borgo valsusino un prigioniero bresciano. La crudeltà del sovrano germanico scatenò una rivolta, i segusini si ribellarono e cercarono di impedire la partenza dell’imperatore attraverso le Alpi. Timoroso di finire male Federico I adottò uno stratagemma e fuggì di notte da Susa.
È solo uno degli episodi poco conosciuti e curiosi delle spedizioni militari del Barbarossa in Italia che troviamo nel libro di Oliva “ Storia del Piemonte Medioevale”, Edizioni Susalibri. Uno degli scontri più famosi della storia italiana medioevale è invece la battaglia delle Chiuse in cui Carlo Magno sbaragliò i longobardi nel 773 all’imbocco della Valle di Susa, resa celebre dalla tragedia del Manzoni “Adelchi” e illustrata da Massimo d’Azeglio con una litografia nel 1829. Il volume abbraccia un arco di tempo molto ampio. Un millennio di storia del Piemonte, dal IV al XIV secolo, dai primi vescovi cristiani alla nascita dei principati del Quattrocento passando attraverso le invasioni barbariche, le lotte tra Longobardi e Franchi, le incursioni dei saraceni, gli interventi in Italia del Barbarossa, la stagione dei cavalieri Templari in Piemonte e l’affermazione dei Liberi Comuni. La nascita dei castelli, Arduino, re d’Italia, la contessa Adelaide di Torino e Susa e il tramonto del Medioevo con i marchesi del Monferrato e di Saluzzo, i Savoia alla conquista di Torino, il Conte Verde, il Conte Rosso e Amedeo VIII completano le vicende regionali narrate nel libro che ricostruisce “con rigore scientifico e semplicità narrativa un percorso tanto carico di suggestione quanto ancora poco conosciuto”.
Altro che “secoli bui” dunque, altro che disinteresse. I libri sul Medioevo vanno a ruba in edicola e in libreria. C’è voglia di Medio Evo e di sapere come si viveva a quell’epoca. Epoca bizzarra “l’età di mezzo”: si sa quando comincia, non si sa con certezza quando finisce. Comincia nel 476 dopo Cristo, l’anno della caduta dell’Impero romano d’Occidente anche se, secondo altri, l’inizio va anticipato al 395 quando muore Teodosio, l’ultimo imperatore romano a reggere l’impero unito, ma ci sono molti dubbi sulla data che segna la fine del Medio Evo. Di solito si guarda al 1492, alla scoperta dell’America, ma secondo non pochi storici il termine ultimo sarebbe il 1453, il momento in cui Costantinopoli viene conquistata dai turchi Ottomani spegnendo per sempre la fiamma dell’Impero cristiano bizantino. Considerato dall’Illuminismo un’età oscurantista e dal Romanticismo una stagione mitica, il Medioevo in realtà è stato l’uno e l’altro insieme, “un’epoca ricca di contrasti e di turbolenze ma anche di energia e originalità in cui andò definendosi il nuovo Occidente romano-cristiano”.               Filippo Re

Ozegna celebra il 55° anniversario dell’Associazione Culturale “L’ Gavason”

Il Comune di Ozegna, rappresentato dal Vice Sindaco Federico Pozzo, dagli Amministratori comunali e dal Consigliere Regionale Sergio Bartoli, ha voluto esprimere i più sentiti auguri e il massimo apprezzamento per lo straordinario traguardo raggiunto dall’Associazione Culturale “L’ Gavason”, che quest’anno celebra il suo 55° anniversario.

Fondata nel 1969, l’associazione ha svolto un ruolo determinante nella promozione e nella tutela delle tradizioni, della cultura e della memoria storica di Ozegna. Il periodico “L’ Gavason”, da sempre punto di riferimento per la comunità locale, testimonia l’impegno costante dell’associazione nella valorizzazione della storia e delle tradizioni del territorio.

La celebrazione si è tenuta oggi presso il Palazzetto dello Sport “Natalina Marena”, dove il Comune, insieme al Consigliere Regionale Sergio Bartoli, ha consegnato una pergamena simbolica al Presidente Roberto Flogisto e al Direttivo dell’Associazione, esprimendo gratitudine per il prezioso lavoro svolto. A completare il momento istituzionale, il Consigliere Bartoli ha donato al Presidente e al Direttivo una copia di un volume su Palazzo Lascaris, sede del Consiglio regionale del Piemonte.

Il Vice Sindaco Federico Pozzo ha sottolineato l’importanza dell’associazione come custode delle radici e delle tradizioni locali:
“L’ Gavason rappresenta un pilastro della nostra storia locale. Grazie alla dedizione dei suoi volontari, Ozegna ha potuto custodire e tramandare tradizioni e valori, mantenendo viva la nostra identità culturale.”

Anche il Consigliere Regionale Sergio Bartoli ha voluto ricordare il forte rapporto di collaborazione e stima che ha caratterizzato il suo mandato da sindaco nei confronti dell’associazione, riconoscendone il grande valore culturale e istituzionale:
“È con grande orgoglio che celebriamo oggi un’associazione che, da oltre mezzo secolo, opera per arricchire la vita culturale della nostra comunità. Il loro impegno è un esempio per tutto il territorio.”