ilTorinese

ECOMONDO, A CONVEGNO PER PROMUOVERE SICUREZZA, LAVORO E AMBIENTE

Promosso da ‘Assoreca’, il 6 novembre a Rimini vede tra i relatori anche il ‘Gruppo Marazzato’.

 

Tra Greta Thunberg e ‘Fridays for Future’, cambiamenti climatici e assemblee mondiali Onu (di cui proprio l’ultima, a Nairobi, in Kenya, risale al marzo scorso), l’ambiente continua a detenere la classifica dei temi caldi delle cronache.

Avrà luogo il 6 novembre a Rimini, alle ore 14.30 in ‘Sala Cedro’, nell’ambito dell’edizione 2019 di ‘Ecomondo’, la Fiera di riferimento in Europa per l’innovazione industriale e tecnologica dell’economia circolare, un prestigioso convegno dal titolo “La formazione in ambito HSE: effettività, continuità, organizzazione”.

Un evento primario, promosso da ‘Assoreca’, dal 1994 la prima, più antica e autorevole associazione tra le società di consulenza e servizi per l’ambiente, l’energia, la sicurezza e la responsabilità sociale, che riunisce attorno a sé tutte le principali realtà professionali e industriali che operano a 360° nel delicato settore dell’attenzione, cura e rispetto per l’ecologia.

Al centro del dibattito – che vede tra i relatori anche il ‘Gruppo Marazzato’ – dal 1952 leader italiano, con quasi settant’anni di molteplice esperienza, in materia di logistica, trasporti, bonifiche e gestione di emergenze ambientali – la formazione.

Intesa, in primis, quale collante proattivo nell’avvio di un crescente processo di coinvolgimento che trasformi virtuosamente il formatore nel magnete, volano e mediano in grado di attrarre, su scala organica e ordinata, il maggior numero di soggetti nell’attività di protezione di beni giuridici di carattere inviolabile e indisponibile – quali salute e sicurezza dei lavoratori – e collettivo: alias, l’ambiente.

Il convegno affronta il tema fondamentale e fondante della formazione per le aziende in ambito sicurezza sul lavoro e ambiente”, esordisce l’Avvocato Angelo Merlin, Presidente di ‘Assoreca’ nonché affermato e stimato legale penalista specializzato in diritto ambientale e in diritto della sicurezza sul lavoro.

Ragioneremo collegialmente a più voci, con i relatori intervenuti, su come dare effettività e continuità all’obiettivo di fornire centralità al ruolo della formazione stessa, organizzandola scientificamente al meglio per prevenire ed evitare i rischi in cui possono incorrere, in tale ambito, le organizzazioni imprenditoriali”.

Per poi approfondire: “Per giungere a ciò, a partire dall’aprile del 2019 ‘Assoreca’ ha cambiato pelle: si è data un nuovo statuto, una nuova organizzazione per diventare sempre più un’associazione rappresentativa degli interessi delle imprese che si occupano di ambiente e sicurezza sul lavoro. Con l’intento, primario e costante, di dotarsi di una struttura organizzativa interna pronta a perseguire il fine di far sentire la voce degli imprenditori del settore sui tavoli istituzionali ed economici più importanti del nostro paese”.

Obiettivo della tavola rotonda – spiega Davide Marazzato, Vice Presidente Vicario di ‘Assoreca’ e membro della governance della rinomata azienda piemontese che porta il suo cognome – è far emergere le migliori prassi in materia, promuovendo l’integrazione, nella figura del formatore, di cultura tecnica e forma mentis che lo qualifichino sempre più quale garante di beni fondamentali e costituzionalmente tutelati per tracciare così le linee guida di un ‘processo educativo’, evocando una molteplicità di prospettive pedagogiche differenti riconducibili a una sintesi condivisa e fruibile in materia di corretto approccio alla tutela dell’ambiente”.

Per Maurizio Scandurra, giornalista economico esperto in tematiche consumeristiche, “L’incontro, virtuoso e funzionale insieme, tra la comunità degli utenti-fruitori e una sana e concreta politica di sviluppo di nuove abitudini di consumo alimentare di massa possibili – rappresentata dal riuscito progetto ‘Sagre No Plast’ messo in atto con successo a titolo sperimentale in Piemonte dal ‘Gruppo Marazzato’ – è espressione manifesta di un modello riuscito industriale e culturale insieme, inedito ed esemplare, paideutico e paradigmatico, in cui sostenibilità e pedagogia realizzano contestualmente, in modo speculare e convergente, la partnership più efficace, considerando altresì su vasta scala l’attenzione contemporanea, planetaria e massima, al tema della salvaguardia, cura e tutela dell’ambiente”.

Tutte le informazioni sul sito www.assoreca.it, www.gruppomarazzato.com e www.ecomondo.com.

 

“La ballata di Borgo San Paolo”

TORINO NEI LIBRI

E Bravo il mio amico Michele Paolino. Idea vincente. Creativamente parlando, s’ intende. Dimostra il suo eclettismo tra cultura, musica
ed impegno sociale. Leggendo pensavo anche a Gustave Flaubert in Madame Bovary. L’ autore : sì, sono io Madame
Bovary. La ballata di Borgo San Paolo è (anche) Michele Paolino. La sua personalità si diffonde
tra le varie pagine, tra le cose e le persone del Borgo. Chiaramente lo si riconosce in uno dei
personaggi. Quelli della banda dei quattro, o se volete amici miei, e come tale simpaticamente
fuori di testa. Mi sono immedesimato. Da piccolo pendolare tra via Cherubini, Barriera di
Milano e via Timavo, in  pieno Borgo San Paolo a 100 metri dalla Chiesa San Bernardino. Cuore del
cuore di questo quartiere. Uno dei protagonisti del romanzo. Poi la storia che si sviluppa per
altri pezzi di città per poi tornare nel Borgo. Stupisce positivamente la gentilezza nello scrivere.
Racconta di di tristi e laceranti storie con un certo garbo. Non è da tutti. In questo modo
sopporti piccoli drammi. Poi c’è la complessità odierna. Dalla immigrazione di ieri come quella
di oggi e l’ uso, molte volte distorto, dei social. Originale intitolare i  capitoli con note canzoni
italiane. È sempre bello leggere. Appagante se scritto bene. Accattivante se la storia ti prende. Se scrive
un amico, il massimo dei massimi. Vale la pena comprarlo e leggerlo.
P S: ho letto il libro tutto d’un fiato in tre ore aspettando treni che non arrivavano. A porta Susa siamo
stati sballottati da un binario all’ altro. E fino a Santhià ho viaggiato in condizioni precarie su un
locale con tutte le fermate relative. Sollevato e contento della lettura. Sicuramente un buon viatico.
Grazie, Michele Paolino

 

Patrizio Tosetto

Latina – Reale Mutua Basket Torino: una sconfitta imbarazzante

IL BASKET VISTO DA VICINO

Chiariamoci subito: perdere di due punti sbagliando l’ultimo tiro per vincere non significa necessariamente “imbarazzo”. Si poteva anche vincere questa partita all’ultimo secondo ma non è questo che crea “imbarazzo”.
La gestione degli ultimi minuti è sicuramente una facile inchiesta in cui si evidenziano limiti indiscutibili nella serenità della gestione della partita sia in campo che, soprattutto, dalla panchina, e se talvolta si è vinto all’ultimo secondo è anche vero che si è quasi sempre rischiato di perdere anche si è vinto all’ultimo istante.
Il vero problema è la gestione di un momento particolare della partita: quando siamo in vantaggio.


Ora, costringo i più anziani ad un momento nostalgia e i più giovani ad uno sforzo di fantasia. Il basket “antico” ha sempre avuto un quintetto base su cui puntare alla grande per tutta la partita e le riserve tali erano considerate ed entravano solo per problemi di falli di un titolare o a partita finita. Basket Torino sta vivendo una situazione non positiva con Diop fuori per infortunio e alcuni giocatori non in perfetta forma fisica. Abbiamo cinque giocatori titolari, Marks Alibegovic Cappelletti Pinkins e Campani e due riserve, Toscano e Traini. Quando siamo in vantaggio, magari di dieci punti come ieri… , dare riposo ai titolari per le riserve … o tenere Marks in panchina per quasi 6’ nel quarto quarto o Pinkins fuori con Toscano in campo non mi sembra un colpo di genio. Le altre squadre recuperano e poi ce la si gioca negli ultimi secondi.
Credo che sia impensabile che giocare 30’ o più anche nel basket moderno possa essere un problema per giocatori ben allenati e in momenti fondamentali. Il Killer Istinct è quello che hai o non hai. E, al momento, Torino non ha. Chiudiamo prima la partita, magari con il più 15 o più venti a fine terzo quarto giocando con chi ha le qualità per farlo e poi “riposo”, se così si può dire, a partita vinta negli ultimi minuti.
A tutti Voi che lavorate ogni giorno in ufficio, in cantiere, in negozio o a casa a fare le faccende mentre vi occupate dei figli ecc… : non avreste voluto avere un “capo” che vi fa riposare dopo aver “giocato” 10’ di seguito? E’ una ovvia provocazione che è volutamente con il sorriso da leggere tra le righe. Però, non è possibile provare prima a vincere le partite e poi riposare? E’ così basso il livello di resistenza dei nostri giocatori da dover essere sostituiti? Spero proprio di no.
La partita è andata come al solito a strappi (per i motivi, rileggere le righe sopra) con Torino sempre sopra e Latina ad inseguire. Alibegovic e Pinkins in buona condizione, Marks gioca al suo solito e Cappelletti con luci ed ombre. Campani si vede all’inizio ma poi scompare nel finale. Di Toscano e Traini non posso parlare male, fanno ciò che possono ma non hanno numeri tali da elevare la qualità del nostro gioco.
Siamo in realtà senza alcun tipo di difesa. Parafrasando il motto che si trova al palazzetto di Pistoia che recita “ a Pistoia non puoi vincere ma solo segnare un canestro in più” a Torino potremmo scrivere “contro Torino non puoi vincere ma solo se noi segneremo un canestro in più”. L’organizzazione difensiva è purtroppo inconsistente e lavorare sugli ultimi attacchi di una partita o sulla gestione di situazioni particolare sarebbe un dovere.
Purtroppo al momento siamo in mezzo al gruppo delle prime (meno male), ma per soli quattro punti sommati insieme subiti in due partite non siamo in testa in “solitaria”. Questo significa vedere il bicchiere mezzo pieno, da parte mia. Però è necessario effettuare un cambio di rotta. Sabato prossimo si rigioca e il pubblico non è proprio ottimista quando si perde.
E’ chiaro che questa annata è già un miracolo per la città di Torino. Ma anche per chi ha investito in questa avventura esiste un rischio molto alto di rimbalzo negativo se al Palazzetto si presenterà il pubblico delle “piccole” occasioni.
Si deve vincere ma anche convincere: Torino ha bisogno di basket e di un minimo di qualità. Non è una piccola realtà, Torino è una grande città e necessita di grande mentalità. I progetti per realizzarsi abbisognano di grandi menti. E non si può pensare in piccolo, c’è bisogno di crescere mentalmente, senza esitazioni e senza scusanti. Ripeto: non si deve essere arroganti ma bisogna crescere nella consapevolezza dei propri mezzi. La squadra, per la seconda lega nazionale è da vertice. Rendiamola tale. Siamo ad un punto di svolta. Speriamo in bene.

Paolo Michieletto

IV Novembre: pari dignità per eroi e disertori?

Di Pier Franco Quaglieni
Le iniziative  rievocative per  il 4 novembre a Pino Torinese sono davvero sorprendenti. Dopo una mattinata di onori ai Caduti della Grande Guerra, alle 21 verrà proiettato il film “Non parliamo più di questa guerra”, dedicato ai disertori e agli ammutinati che , dice il manifesto, fa emergere una visione altra del primo conflitto mondiale. Noi siamo per le ricostruzioni storiche complete, non per le celebrazioni in cui c’ è spazio per la retorica e non per un ricordo storiografico adeguato, in cui emergano le riflessioni anche opposte . Le vulgate non sono mai storia, ma  semplici semplificazioni manichee . Tuttavia ci sembra incredibile che soprattutto l’Associazione Alpini accetti, nel giorno in cui si ricorda la Vittoria del 4 novembre, di patrocinare la proiezione di un film che non corrisponde affatto con le finalità dell’Ana. Nel corso di tutto il centenario della Grande Guerra si è tentato di riabilitare , se non di esaltare, i  disertori, proseguendo la strada  del libro di Emilio Lussu “Un anno sull’altipiano”, scritto durante il fascismo con il dichiarato intento di diffamare il nostro Esercito . Volevano perfino apporre una lapide in loro onore al Vittoriano, all’Altare della Patria . In pochi, ma con argomenti decisi, ci opponemmo con fermezza ad una  mistificazione storica. Certo si commisero anche degli eccessi ed a volte ci fu una giustizia sommaria.
La gestione della guerra del Generale Cadorna non fu priva di errori e di limiti vistosi. Nessuno nega le ombre. Ma abbinare insieme nella stessa giornata eroi di guerra e disertori ci sembra troppo. L’Associazione Alpini della Provincia di Torino deve chiarire e dire il suo pensiero. Altrettanto dovrebbe esprimersi il Sindaco di Pino Torinese, assumendosi la responsabilità politica di questa scelta quanto meno intempestiva. E’ vero che son passati più di cento anni, ma io non accetto ancora facilmente di sentire assimilati ai disertori due miei zii partiti volontari e caduti già nel 1915 . E non lo accetterò mai .

“Ma quale Lapietra, a lasciare sia Appendino”

Riceviamo e pubblichiamo

“Monopattini elettrici, già si alzano le prime voci che chiedono le dimissioni dell’Assessora. Ma la sola responsabile di questo e di tutti gli altri disastri di questa Amministrazione è la Sindaca”

Sento già qualcuno invocare le dimissioni dell’Assessora Lapietra dopo la brutta figura dei monopattini elettrici, ma è una logica che non accetto. L’unica responsabile del disastro è la Sindaca. Una Sindaca ormai in completo stato confusionale.

Il pesce puzza dalla testa. È evidente che un’Amministrazione che non sa gestire una questione banale come quella dei monopattini non saprà gestire partite molto più complesse e strategiche. Una tra tutte: la Metro 2.

Stucchevole il balletto dei rimpalli di responsabilità tra Lapietra e Bezzon: stucchevole perché quest’ultimo risponde, nel suo ruolo, proprio alla Sindaca. Ma dov’era Appendino quando il tema era all’ordine del giorno in Giunta? A presenziare a inaugurazioni? A stringere mani? A tagliare nastri?

E l’Assessore Finardi, mai citato da nessuno ma fino a prova contraria titolare della delega alla Polizia Municipale? A che cosa punta la Sindaca? A liberarsi di due Assessori non più graditi?

La Giunta è un organo collegiale e come tale agisce e pianifica (o per lo meno prova a farlo). Di questo organo la Sindaca dovrebbe essere il vertice e la guida. Invece ormai in questa Città ogni membro della Giunta fa quello che gli pare e la Sindaca è del tutto incapace di gestire e guidare la collegialità della Giunta.

Basta scaricare Assessori solo perché Appendino è in imbarazzo, dovendo districarsi tra ideologia e governo.

Sia lei a lasciare, per il bene di Torino.

 

Silvio Magliano – Capogruppo Moderati, Consiglio Comunale Torino.

L’isola del libro

Rubrica settimanale a cura di Laura Goria

***

Janet Hobhouse  “Le furie“   -Neri Pozza-  euro 18,00

Questo non è un libro che scivola via facile, perché dietro ogni frase si celano pensieri ed emozioni complesse che spingono il lettore a soffermarsi e meditare. E’ opera della scrittrice e biografa Janet Hobhouse, nata nel 1948 e morta giovane nel 1991, a soli 42 anni, stroncata dal cancro. Pubblicato postumo, “Le furie” è una sorta di memoriale. Protagonista e voce narrante è Helen e la storia è autobiografica, scritta con lacrime e sangue. Ci sono i bellissimi ritratti delle antenate, “le furie” appunto: donne incredibili che hanno attraversato la vita lasciando il segno. L’autrice rintraccia tasselli della vita familiare, a partire dalle origini ebraiche tedesche per arrivare all’avamposto dell’impero economico negli Stati Uniti. Nel 1877 il trisavolo Samuel ha fondato con successo “La Compagnia del ventaglio giapponese” e con la moglie Elisabeth ha generato una numerosa discendenza dall’impronta sempre più americana. Nell’arco degli anni le vite si susseguono e la chiave di volta sono soprattutto i rapporti con le madri: buone o cattive che siano, in ogni caso sempre determinanti. Ci sono anche destini maschili multipli, ma più che altro relegati sullo sfondo come pallidi corollari.

Ecco allora personaggi affascinanti come la bisnonna Mirabel (Angel): non bella ma dotata di saggezza e intelligenza. Sposa un noioso vedovo del Tennessee controvoglia e solo per compiacere la madre….”…E probabile che sia passata dallo stato di figlia amatissima a quello di madre altrettanto amata senza interessarsi troppo alla fase intermedia, quella di moglie” . Così la Hobhouse sintetizza il suo percorso. Poi le sue figlie Emma ed Elisabeth (detta Shrimp) nate a inizi 900, diversissime tra loro e con traiettorie di vita divergenti. Emma è la ribelle bohèmienne fuggita col suo professore di arte e madre di due figlie prima dei 20 anni. Invece Shrimp è severa con se stessa, timida, si sente inferiore alla sorella e compensa con un comportamento rigoroso e il successo negli studi. Il testimone passa alle figlie di Emma, Bette e Constance. Condividono sentimenti ostili verso il padre, l’amore per la madre che le respinge e appena adolescenti scelgono di vivere con nonna Angel. Come le sorelle della generazione precedente maturano in opposizione. Constance è “la più bella ragazza di New York” -assomiglia a Grace Kelly senza trucco- va e viene conducendo un’intraprendente vita da single. Bett invece è la mamma di Helen (voce narrante). E’ bellissima ma inconcludente, incantatrice di uomini ma incapace di tenerseli stretti; così come non riesce a conservare un lavoro. Lei e la figlia sono sempre alle prese con mancanza di soldi, bollette in rosso e sfratti. Il loro rapporto è complicato, a tratti devastante, come quando Bett sprofonda nella depressione fino al suicidio. Il resto è la vita di Helen, il difficile rapporto col padre lontano e poi i suoi amori, il fallimento del matrimonio, la liaison con un famoso scrittore che ama la solitudine  più di ogni altra cosa. Tutto raccontato  con coraggio e senza mezzi termini… fino al triste epilogo.

 

 

Charles Willeford  “Come si muore oggi”   -Feltrinelli-  euro 17,00

La vita stessa dell’autore è di per sé un intrigante romanzo. Willeford, nato in Arkansas nel 1919 e morto a Miami nel 1988, rimase orfano a 8 anni e andò a vivere con la nonna a Los Angeles. Ma ben presto, nell’adolescenza, intraprende una vita di vagabondaggio sui treni merci e diventa uno dei tanti Hobo che imperversano da un angolo all’altro degli States. A 16 anni si finge 18enne e si arruola nei corpi a terra dell’Aeronautica. La vita militare, lunga 20 anni, lo porta a combattere anche nelle Filippine e nella 2° Guerra Mondiale. Fu un soldato coraggioso e le sue prodezze gli valsero alcune onorificenze. Lasciato l’esercito si arrabatta come può, passando da un mestiere all’altro: allenatore di cavalli da corsa, speaker radiofonico, pugile, scrittore…Poi decide di mollare tutto e  buttarsi nella scrittura. Inizia scrivendo una soap opera per un’emittente radio. Poi inanella poesie e romanzi e diventa famoso con la sua quadrilogia di Miami: un ciclo di romanzi noir con protagonista il sergente Hoke Moseley. Beffa del destino: all’apice della fama, lo scrittore muore  improvvisamente per attacco cardiaco, proprio il giorno in cui uscì l’ultimo capitolo della fortunata serie “Come si muore oggi”.

Nel libro, centrale è sempre il detective della squadra omicidi di Miamy Hoke Moseley. Antieroe per eccellenza che si barcamena per vivere: fragile, un po’ sovrappeso, già con la dentiera che  pulisce religiosamente ogni sera e una vita amorosa pari a zero. Vive con le due figlie adolescenti in una casa in affitto che condivide con l’ex partner di pattuglia, Ellita Sanchez e il suo piccolo Pepe nato da poco. Sono un team collaudato ed affiatato, si aiutano a vicenda e la loro vita procede su un binario più o meno tranquillo. Hoke è bravissimo a risolvere vecchi casi insoluti e sta indagando sull’omicidio di un chirurgo datato 3 anni prima. Però il suo capo gli ordina di farsi crescere la barba per  infiltrarsi sotto copertura in un’organizzazione sospettata di reclutare, sfruttare ed uccidere poveri immigrati clandestini. Per questa missione, irta di pericoli, deve allontanarsi da Miami e finire in un ranch nelle Everglades dove branchi di alligatori fanno scorpacciate di cadaveri. A movimentare ulteriormente la sua esistenza c’è anche l’arrivo di un ex detenuto che gli aveva giurato vendetta al momento dell’arresto, che finisce per entrare nella vita sua, delle figlie e soprattutto di Ellita……

 

Alex North   “L’uomo dei sussurri”   -Mondadori-  euro 20,00

E’ il primo romanzo dello scrittore  inglese, che vanta una formazione filosofica e di sociologia. Imbastisce  un thriller con tutti gli elementi tipici del genere e ambienta la vicenda in una cittadina tranquilla solo in apparenza, Featherbank. E’ li che si trasferisce Tom Kennedy col figlio Jake, dopo la morte della moglie Rebecca. Cerca faticosamente di elaborare il lutto e ricominciare da capo. Ma, ovviamente, le cose non sono semplici. Il piccolo Jake stenta a inserirsi nella scuola e vive  un mondo parallelo interiore, popolato da amici immaginari con i quali riesce a dialogare e trovare conforto, molto più che nel rapporto con il padre. Poi a Featherbank irrompe la tragedia. Scompare nel nulla un ragazzino di 6 anni; Neil, trascurato dai genitori divorziati, entrambi alcolisti che affrontano la vita con disperazione ed egoismo. A indagare è il detective Pete Willis che anni prima si era occupato di un caso analogo ed era riuscito a mettere dietro le sbarre il colpevole. Insieme alla collega Beck porta avanti le indagini e… sempre più gli sembra di rivivere un déjà vu. 20 anni prima un misterioso uomo era solito sussurrare frasi alle finestre di bambini che poi scomparivano.  All’epoca, il serial killer Frank Carter aveva rapito e ucciso ben 5 bambini. Ora è rinchiuso in carcere, e sembra che in azione ci sia un suo pericoloso emulo. Willis è a lui che si rivolge per strappargli indicazioni utili alle indagini. Ma è un buco nell’acqua che conduce solo su false piste. Intanto Jake dà sempre più segnali di squilibrio: si isola dai compagni, si rifugia nell’amicizia con una non meglio precisata amica immaginaria e, soprattutto, racconta di sentire una voce che sussurra il suo nome nel buio. A complicare la vicenda si aggiungono case stregate, bimbi che parlano con i morti, rapporti padri-figli e indagini sempre più tortuose.

 

 

Ladri di biciclette

Agenti del Commissariato Barriera Milano hanno effettuato un
controllo straordinario del territorio nella zona di competenza, che ha interessato, in
modo particolare, alcune abitazioni e relative pertinenze di uno stabile di via Calvi.
All’interno di un appartamento al quarto piano dello stabile i poliziotti hanno
identificato 2 cittadini gambiani, di 27 e 22 anni. Hanno inoltre rinvenuto, grazie
all’ausilio dell’unità cinofila, alcuni grammi di marijuana nascosti in camera da letto,
di cui uno dei due uomini si è dichiarato proprietario. L’uomo è stato sanzionato
amministrativamente.
Al termine del controllo, però, quasi fuori dallo stabile ormai, il cane polizotto si è
diretto con decisione verso le scale di accesso alle cantine, segnalando l’ingresso di
una in particolare. Convinti di rinvenire al suo interno sostanza stupefacente, gli
agenti si sono invece imbattuti in ben 20 biciclette di diverse tipologie e valore,
allineate con cura all’interno del locale. Il forte odore di droga, invece, proveniva da
un borsone contenente solo materiale atto al suo confezionamento, tra cui diversi
involucri di plastica ed un bilancino di precisione.
Risaliti al proprietario della cantina, un cittadino gambiano di 28 anni, regolarmente
residente sul territorio nazionale, gli agenti lo hanno denunciato per ricettazione.
Ancora il Commissariato Barriera Milano, in servizio di volante, ha riconosciuto oggi
un latitante di nazionalità albanese, condannato alla reclusione di anni cinque per
delitti connessi allo spaccio di stupefacenti. L’uomo si era reso irreperibile studiando
una strategia per sottrarsi all’ordine di carcerazione: dopo aver portato i figli a scuola,
si allontanava dalla sua abitazione per tutto il giorno, per farvi rientro a notte fonda.
Questa volta, però, non è riuscito a sfuggire agli occhi attenti degli agenti.
T

Note di Classica: Ivo Pogorelich, Vadim Repin e Michail Pletnev, le “stelle” di novembre

Mercoledì 6 alle 21 al Conservatorio, per la stagione dell’Unione Musicale, l’Orchestra Antonio Vivaldi di Venezia, con Domenico Nordio nel doppio ruolo di direttore e violino, eseguirà musiche di Puccini, Rossini, Vivaldi, Paganini-Kreisler, Vitali-Nordio, Rota.

Sempre mercoledì 6 alle 20, al Teatro Regio, debutto de “La Bisbetica Domata”. Balletto in 2 atti. Musica di Sostakovic  eseguito da“Les Ballets De Monte-Carlo”.Repliche fino a domenica 10. L’Orchestra del Teatro Regio sarà diretta da Igor Dronov. Giovedì 7alle 20.30 e venerdì 8 alle 20, all’Auditorium Toscanini, l’Orchestra Rai diretta da Juraj Valcuha e con Emanuele Arciuli  e Andrea Rebaudengo al pianoforte, eseguirà musiche di Francesconi, Prokofev, Stravinskij. Sabato 9 alle 20 al Teatro Vittoria, il Quintetto del Verdi raccontato da Antonio Valentino, eseguirà musiche di Mozart. Domenica 10 alle 16.30 al Teatro Vittoria, per l’Unione Musicale, Tommaso Lonquich clarinetto,  Umberto Clerici violoncello, Claudio Martinez  pianoforte, eseguiranno musiche di Mozart, Beethoven, Brahms. Mercoledì 13 alle 21 al conservatorio, Marco Rizzi violino e Roberto Arosio pianoforte e clavicembalo, eseguiranno musiche di Veracini, Respighi, Messiaen, Part, Bach-Mendelssohn-Schumann. Giovedì14 alle 20, debutto al Teatro Regio di “Fuego” balletto della Compania Antonio Gades. Musica di Manuel De Falla. L’Orchestra del Teatro sarà diretta da Miquel Ortega. Repliche fino a domenica 17. Sabato 16 alle 20 al Teatro Vittoria, per la stagione dell’Unione Musicale Maddalena Giacopuzzi al pianoforte, eseguirà musiche di Bach, Schumann, Debussy, Chopin. Lunedì 18 alle 20 sempre al Teatro Vittoria, recital degli Odhecaton, diretti da Paolo Dal Col.

Mercoledì 20 alle 21 al conservatorio, il Coro da camera di Torino diretto da Dario Tabbia, eseguirà musiche di Byrd, Tallis, Morley, Pearsall, Willan, Mealor, Elder, Tavener. Giovedì 21 alle 20.30 e venerdì 22 alle 20, all’Auditorium Toscanini l’Orchestra Rai diretta da Kazuki Yamada  e con Vadim Repin  al violino, eseguirà musiche di Prokofev, Saint-Saens, Mendelssohn. Mercoledì 27 alle 21 al conservatorio, per l’Unione Musicale Ivo Pogorelich  al pianoforte, eseguirà musiche di Bach, Beethoven, Chopin, Ravel. Domenica 24 alle 20.30, all’Auditorium del Lingotto la Russian National Orchestra diretta da Kirill Karabits  e con Michail Pletnev al pianoforte, eseguirà musiche di Cajkovskij, Korsakov. Giovedì 21 alle 20.30 e venerdì 22 alle 20 all’Auditorium Toscanini, l’Orchestra Rai diretta da Michele Mariotti  eseguirà musiche di Schubert e Strauss.

 

Pier Luigi Fuggetta

Artissima, edizione da record

Artissima chiude la ventiseiesima edizione e si riconferma tra i grandi appuntamenti internazionali dell’arte contemporanea. 55.000 visitatori, 43 Paesi rappresentati in fiera, più di 5.500 collezionisti da tutto il mondo, 6 premi, 1.500 giornalisti, 46 partner e sponsor.


Si è chiusa oggi la ventiseiesima edizione di Artissima, Internazionale d’Arte Contemporanea, l’unica fiera italiana dedicata esclusivamente al contemporaneo, diretta per il terzo anno da Ilaria Bonacossa e sostenuta per il diciassettesimo anno da UniCredit. Come sempre, a partire dal padiglione fieristico, Artissima ha coinvolto l’intero territorio torinese in una grande kermesse internazionale sull’arte del nostro tempo.
Nelle quattro giornate di apertura, dal 31 ottobre al 3 novembre (la prima riservata agli addetti ai lavori, le tre successive aperte al pubblico), Artissima ha totalizzato 55.000 visitatori riconfermando il dato dello scorso anno. La fiera riafferma la propria centralità tra gli appuntamenti d’arte contemporanea imprescindibili a livello mondiale e il ruolo di trampolino di lancio per i talenti emergenti e le gallerie di ricerca. Nei prossimi mesi Artissima proseguirà il suo cammino digitale con #ArtissimaRewind, un ricco calendario di appuntamenti virtuali che ripercorrendo i momenti più significativi dell’edizione 2019 farà vivere l’esperienza della fiera, proseguendo il dialogo con un ancora più ampio pubblico di appassionati.
Sul tema scelto per il 2019, desiderio-censura, la fiera Artissima ha stimolato una riflessione aggiornata ed eterogenea sulle ambizioni e sulle utopie contemporanee, sugli impulsi che plasmano i tempi e sulle prospettive e le narrazioni che li attraversano, sul complesso rapporto tra le immagini e il loro controllo.
A conclusione della manifestazione Ilaria Bonacossa ha detto:
“Artissima, alla sua ventiseiesima edizione, si riconferma un appuntamento di qualità e ricerca, l’unico in Italia dedicato esclusivamente al contemporaneo. Sono particolarmente soddisfatta per l’alto livello delle proposte e per essere riuscita a portare a Torino gallerie, alcune delle quali assenti da tempo, di cui rispetto il lavoro. I commenti positivi dei collezionisti e degli addetti ai lavori me lo confermano: alla fiera sono stati riconosciuti un’energia creativa senza precedenti e un’attenzione particolare verso le pratiche sperimentali. Molti l’hanno definita la migliore edizione degli ultimi anni!”
“Abbiamo lavorato – prosegue Bonacossa – in una duplice direzione, affiancando a una proposta di mercato di alto livello un’offerta culturale in grado di indagare sempre nuove e diverse modalità di proporre arte, con grande voglia di scambiare idee ed esperienze in un contesto aperto e ricettivo. Senza mai dimenticare la solidità della ricerca e la qualità degli espositori presenti nel padiglione fieristico, in sinergia con i nostri partner abbiamo offerto al pubblico progetti cross- disciplinari in grado di informare, stupire e divertire al tempo stesso, contaminando in maniera interdisciplinare. Mai come quest’anno Artissima è -issima in tutti i sensi!”.

“Leonardo e il foglio perduto”, prima mondiale al Regio

Lunedì 4 novembre – ore 21.00

 

LEONARDO E IL FOGLIO PERDUTO

Unico Concerto/Evento

Teatro Regio Torino

Piazza Castello, 215 – Torino

Filarmonica Teatro Regio Torino

Musiche Composte, Orchestrate e Dirette da

Stefano Fonzi

 

Solisti:

 

Paolo Fresu (tromba)

Albert Hera (voce)

 

 

Torino Jazz Orchestra

Fulvio Albano – leader (sax tenore)

 

Valerio Signetto – Gianni Virone (sax contralto)

Nicola Tonso (sax tenore) – Helga Plankensteiner (sax baritono)

Martin Ohrwalder – Mirco Rubegni – Sergio Bongiovanni – Felice Reggio  (trombe)

Luca Begonia – Stefano Calcagno – (tromboni) Aldo Caramellino – (tromboni)

Gianfranco Marchesi – (trombone basso)

Gianluca Tagliazzucchi (pianoforte)

Aldo Zunino (contrabbasso)

Marco Tolotti (batteria)

 

con la partecipazione straordinaria dell’attore

Pino Insegno (voce narrante)

 

Testi e adattamenti di

Giommaria Monti

 

Conduce la serata:

Marco Basso – critico musicale de ”La Stampa”

In anteprima internazionale, per il Moncalieri Jazz Festival, un’opera musicale moderna composta e diretta da Stefano Fonzi con un cast di eccezione. Lunedì 4 novembre alle ore 21:00 al Teatro Regio di Torino andrà in scena “Leonardo e il foglio perduto”, una composizione che prende spunto da due grandi opere di Leonardo conservate nei Musei Reali di Torino, “Il Codice del Volo” e “L’Autoritratto”. L’opera interpreta il grande sogno di Leonardo, quello del Volo, che per tutta la vita ha caratterizzato i suoi studi. Il concerto proprio per rendere omaggio al genio sperimentale vinciano, si avvale anche di tecnologie all’avanguardia, che vedranno la proiezione di fotografie, concesse grazie alla collaborazione dei Musei Reali di Torino, rappresentanti l’Autoritratto e Il Codice del Volo, messe in relazione con altrettante foto e video del Pop.Up Next (Drone come mezzo di trasporto volante senza conducente) e la nuova auto gran turismo elettrica “Da Vinci”, disegnata e realizzata nel 2019 dalla Italdesign, il cui prototipo è stato ideato, disegnato, progettato e costruito negli stabilimenti di Moncalieri. Per l’ingegneristica del genio italiano, la “Da Vinci” è realizzata con una particolare apertura delle portiere ad “ali di gabbiano” collegandola ancora una volta al sogno del volo leonardesco. Gli interpreti d’eccezione a livello internazionale coinvolti in questo meraviglioso progetto sono la Filarmonica Teatro Regio Torino, la Torino Jazz Orchestra e due grandi solisti Jazz quali Paolo Fresu e il vocalist Albert Hera; i testi sono scritti da Giommaria Monti e saranno letti ed interpretati sul palco dall’attore e doppiatore Pino Insegno.

TRAMA:

L’autoritratto di Leonardo, conservato nel caveau della biblioteca Reale di Torino, ritrae un uomo solo e stanco, ormai anziano. Sembra essere disinteressato al mondo che lo circonda, consapevole che la vita volge al termine. In ogni linea del suo viso, negli occhi che non sembrano guardare più lontano come un tempo, Leonardo ha rappresentato se stesso nell’intimo: ogni ruga è un pensiero, un’idea, un progetto, un qualcosa che ha realizzato o che avrebbe voluto realizzare. È il sogno che lo ha accompagnato per tutta la sua vita di artista, scienziato, inventore: volare. Sin da quando era bambino, infatti, era il suo sogno e per tutta la vita studierà la meccanica del volo, progetterà macchine volanti, riempirà di calcoli e appunti i suoi quaderni e soprattutto il Codice del volo degli uccelli custodito a Torino: 18 fogli fronte-retro, un quaderno di appunti come ne aveva scritti a decine negli anni. Annotazioni, schizzi, disegni completi e altri solo abbozzati. Come molte delle opere che Leonardo non ha mai finito. E proprio lì, in quel codice, qualcosa sembra mancare: la macchina del Grande Nibbio, disseminata in quelle pagine, non ha una sua compiutezza. Il suo sogno Leonardo non riuscirà a realizzarlo, ci vorranno quattro secoli prima che una macchina volante più pesante dell’aria si sollevi da terra con un uomo a governarla. Proprio come aveva immaginato il genio da Vinci, proprio come quei disegni abbozzati e non realizzati. Proprio come Il Grande Nibbio che nel Codice manca completo. C’era? Leonardo lo ha mai ultimato? È andato forse perduto nei mille viaggi che il Codice farà da Parigi, dove Leonardo lo porta e lascerà morendo al suo assistente Francesco Melzi? Era magari tra i moltissimi fogli persi o nascosti oggi chissà dove? Qualcuno se lo chiede osservando il ritratto di Leonardo nella sala della biblioteca Reale di Torino e leggendo il codice conservato lì. Rivede la vita di Leonardo alla luce di quel sogno, della scoperta che cambierà la storia dell’umanità. Qualcuno che segue il cammino interiore, le opere e la vita di Leonardo tra eventi storici realmente accaduti, tra I Medici a Firenze e Ludovico il Moro a Milano, tra Cesare Borgia e Michelangelo. Qualcuno che è legato al genio di Vinci, figlio di un notaio e di una cameriera di un’osteria di Anchiano. Un figlio illegittimo, in un’epoca straordinaria e crudele. Una storia che comincia nel famoso autoritratto, dentro le pagine del Codice del volo e diventa immaginazione in quel foglio che forse manca, forse non è esistito mai.  È il grande sogno che Leonardo ha inseguito per tutta la vita: permettere all’uomo di volare.

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