ilTorinese

Bivacchi e cocaina in piazza Chiribiri

Agenti del III Comando San Paolo/Cenisia/Cit Turin/Pozzo Strada e del Reparto Operativo Speciale della Polizia Municipale col Nucleo Cinofilo sono intervenuti questa mattina, mercoledì 27 novembre, in piazza Chiribiri presso uno stabile in disuso.

Era pervenuta segnalazione della presenza di persone all’interno dell’edificio.

Durante la perlustrazione degli ambienti gli agenti  rinvenivano dei giacigli e 17 grammi di sostanza stupefacente, verosimilmente cocaina. Gli accessi della struttura sono stati chiusi dal tecnico delle ispezioni edilizie della Città.

Ecco i premiati di “Quarto Potere”

La Fondazione del quotidiano  CronacaQui, “Quarto Potere” ha consegnato, ieri in municipio a Torino  i premi a coloro che nel 2019 a Torino e in Piemonte si sono distinti per l’impegno particolare nel “diffondere i principi della libera informazione nelle sue diverse articolazioni” in riferimento ai suoi valori, alla diffusione delle notizie sul territorio piemontese, all’analisi dell’evoluzione dei fenomeni socioculturali, alla storia e alla tutela del patrimonio storico, alla divulgazione della cultura e dell’arte: il giornalismo come «cane da guardia del potere», scriveva Indro Montanelli. Sono stati insigniti: Pier Franco Quaglieni, Roberto De Masi, Alberto Sinigaglia, Stefano Gribaldo, Patrizia Polliotto, Giancarlo Bonzo.

Ubriaco in auto travolge motociclista

Gli è stato riscontrato un  tasso alcolemico superiore di  quattro volte il limite consentito. E’ l’automobilista che ha fatto manovra dove era vietato e ha investito  un motociclista. Il centauro é in gravi condizioni al Cto.  L’incidente  ieri sera  in corso Orbassano a Torino. La vettura, Audi A4, era  guidata da un 41enne di nazionalità romena su corso Tazzoli verso corso Unione Sovietica: in piazza Cattaneo ha tagliato l’incrocio per immettersi  Corso Orbassano,  travolgendo il motociclista  53 anni.

“Sì ai tornelli al Campus Einaudi”

Riceviamo e pubblichiamo

FUAN – AZIONE UNIVERSITARIA: “PER LA TUTELA DEGLI SPAZI IN CUI STUDIARE” 

I rappresentanti del FUAN – Azione Universitaria questa mattina si sono riuniti in Rettorato per denunciare direttamente al Rettore la mancanza di posti per studiare all’interno della biblioteca Bobbio del Campus Luigi Einaudi e proporre l’installazione di tornelli come soluzione pratica a riguardo.

«Molti studenti – spiega Andrea Montalbano, presidente del FUAN – Azione Universitaria – ci hanno segnalato che la biblioteca Bobbio del Campus Einaudi è costantemente piena ed è sempre più difficile prendere posto per studiare già dal primo mattino. Questo accade perché – continua Montalbano – non esistendo controlli di alcun tipo all’ingresso della biblioteca, i posti sono spesso occupati da utenti esterni o da “furbetti” che, dopo essersi appropriati di un posto a sedere, lo lasciano occupato con quaderni e libri per ore, allontanandosi nel frattempo dalla biblioteca o perfino dal Campus. Al Rettore abbiamo chiesto l’installazione di tornelli all’ingresso così come già avviene in altre sedi di Unito. I tornelli – prosegue Montalbano – spesso oggetto di sterili critiche, rappresentano in realtà un sistema efficace per almeno tre motivi: in primis permettono agli studenti di conoscere a priori se ci sono o meno posti disponibili per studiare; in secondo luogo, prevedendo solamente pause da 30 minuti per mantenere il posto, scoraggiano gli studenti “furbetti” ad occupare i posti con quaderni e zaini; infine, assegnano la priorità nell’accesso alla biblioteca agli studenti dell’Università di Torino, che pagano migliaia di euro di tasse ogni anno e per questo è giusto che abbiano la priorità nell’accesso alla biblioteca rispetto agli utenti esterni. A questi ultimi – conclude Montalbano – non sarebbe comunque negato l’accesso agli spazi universitari: basterebbe effettuare una semplice registrazione».

Chi risolverà la questione dei tecnici comunali?

Il 25 novembre, davanti a Palazzo Civico, si è tenuto il  presidio dei Tecnici e professionisti del Comune di Torino.
ANTEL non molla e ritenta la strada della protesta per essere ascoltati e considerati dalla
civica amministrazione capitanata dalla sindaca  Appendino.

ANTEL è la principale associazione sindacale
dei tecnici, preziosi  ed essenziali per la macchina amministrativa. Ad esempio, se loro non
intervengono nel dare agibilità alle strutture scolastiche le scuole chiudono. Ciò è anche la
loro debolezza. Di fatto non possono scioperare. Sarebbe interruzione di pubblico servizio.
Per giunta ne rispondono penalmente se qualcosa nei cantieri non funziona. Scende l’ assessore
competente Iaria. Ascolta ma si limita nel dire:  “Datemi i dati tecnici che non
conosco”.
Replay di ciò che è avvenuto in commissione consiliare. Scende pure Enzo La Volta, vice
presidente del consiglio. PD ora all’ opposizione ed ex assessore. Scuote la testa. “Ci tentiamo
ma sarà dura”. Assunzioni. Nelle delibere che indicono bandi di concorsi
nulla è previsto in tal proposito. Motivo? I pentastellati vogliono esternalizzare i compiti
professionali. Concretamente sarà un professionista esterno che farà il direttore dei lavori . Il
perché della scelta è presto detto: amplia la platea degli interlocutori ed allontana
da sè eventuali  dirette conseguenze, anche penali. Ed allora perché non lo si dice? Classica melina a
centro campo per, momentaneamente, non pagare il dazio, allontanando il problema.
Trattative difficili se non impossibili per il sindacato ANTEL. Latitante Beppe Ferraris Vice
direttore ed ormai prossimo alla pensione. Avverrà che le 200 assunzioni riguarderanno solo
i servizi diretti. Quando? Questa è un’ altra questione. L’ Appendino è asserragliata.  In sostanza non ha più una maggioranza coesa introno a sè. Pure i magistrati rincarano la dose con nuovi
capi di imputazione. Unica spiegazione logica è che  sta aspettando una via d’uscita per non perdere
completamente la faccia. In fondo è ancora amica di Luigi Di Maio. Rimangono i problemi. Ma
sarà di altri il compito di risolverli. Anche i problemi dei tecnici e professionisti del Comune di Torino.

 

Patrizio Tosetto

Il sogno di Battiston, una favola che è un piccolo capolavoro narrativo

Il successo italiano al 37° TFF

È tratto da un recente fatto di cronaca Dio esiste, il suo nome è Petrunya – presentato con successo all’ultima Berlinale – della regista macedone Teona Strugar Mitevska, una produzione che raggruppa Belgio/Slovenia/Croazia/Francia e Macedonia, presentato nella sezione “Festa Mobile” e in uscita sugli schermi il 12 dicembre. Un titolo che rientra a pieno diritto nel vasto discorso della violenza sulle donne, che allo stesso tempo s’allontana dall’abuso sessuale per dirci quanto ogni pregiudizio coltivi il germe della pericolosità e quanto una società sia ancora radicalmente legata a ferree e antiche tradizioni, poste ciecamente in campo civile come in quello religioso. La lotta di una donna, Petrunya, una “bruttina stagionata”, disoccupata e con una laurea in storia, obbligata a dover combattere giorno dopo giorno contro una madre che la sminuisce con i suoi giudizi negativi. Dopo l’ultimo colloquio di lavoro andato male, con l’eventuale datore a dirle che non sa che farsene di lei come segretaria e senza giri di parole che è brutta e non se la scoperebbe mai, Petrunya s’incrocia sulle rive di un fiume con una cerimonia ortodossa, in cui una croce di legno, gettata nelle acque dal pope, assicurerebbe un anno di prosperità a chi la raccolga: e a raccoglierla è Petrunya, in un atto istintivo, immediato, in mezzo ad un gruppo folto e agguerrito di uomini. Che non ci sta, per il fatto che la tradizione vuole che soltanto i maschi gareggino per recuperare la croce, da sempre, e sono insulti e aggressioni e fughe mentre intervengono autorità religiose e civili, interrogatori contro la donna (la donna macedone e di oggi, e non soltanto) nel continuo tentativo di quelle autorità di barcamenarsi come ben sanno, tra ipocrisie e infondatezze, mentre il popolo becero fuori cerca di irrompere nella stazione di polizia. E una giornalista televisiva, a dover combattere la propria crisi familiare e a prendere a cuore il destino della protagonista. Alla quale quel calvario di soprusi è umanamente utile per far propria la decisione del cambiamento, attraverso la lotta cui si prepara, in casa e fuori. Migliore nella prima parte e destinato a stagnare per qualche tratto man mano che deve districarsi lungo la serie degli interrogatori, nel chiuso delle stanze, Petrunya, che ha al centro la bella prova della combattiva Zorica Nusheva, è comunque nelle mani della Mitevska un film che raggiunge appieno i propri scopi di rivolta e riesce a costruire una pagina nuova intorno alla “povertà” della donna balcanica.

Se siamo dalle parti della banalità per quanto riguarda Wet season firmato da Anthony Chen (Singapore/Taiwan, in concorso al 37° TFF) – insegnante di cinese, di perenne malinconia, malvista e presa in giro da colleghi e studenti, marito assente e sbadato, suocero da imboccare e accudire, incrocia allievo più che affettuoso identificandolo con quel figlio che non ha mai avuto, timide resistenze e innamoramento, incontro clandestino, monsoni perennemente in agguato e gran disco del sole nel finale a ricordarci che una nuova età può sempre nascere: con tutta probabilità un momento di stanchezza per i selezionatori -, ancora dal concorso (unico rappresentante per l’Italia) balza su bello pimpante Il grande passo, opera seconda, dopo Finchè c’è prosecco c’è speranza del ’17, di Antonio Padovan (scritta con Marco Pettenello), che ha il grosso pregio di essere una bellissima favola pronta a guardare tra le facce e i territori disseminati intorno a Rovigo al cinema di Mazzacurati, non disdegnando di sognare in grande, alla Spielberg (e le musiche di Pino Donaggio a volte paiono John Williams); e quello di risparmiarci, per un titolo almeno, tutti i drammi e il drammume, le lacrime e le infelicità che invadono la terra e le nostre diverse società, di tenerci fuori dai pensieri che ci stringono ogni giorno più forte e di farlo con intelligenza, con stupore autentico, con sorrisi ben distribuiti, con una buona dose di follia che in fin dei conti non guasta. Insomma, una piccola innocente rivelazione. Ci dice di Mario, spirito strampalato, Luna Storta lo chiamano in paese, del suo continuo guardare a quel grande e bianco disco notturno, lui lassù ci vuole andare, lui il missile che lo porterà lassù lo prepara davvero. Non che il primo tentativo gli riesca senza intoppi, un gran fuoco alla partenza e procura un incendio che distrugge i campi dei vicino: e allora da Roma, dove gestisce con la madre un negozio di ferramenta, arriva il fratello con i piedi ben saldi a terra, il Mario, quasi mai visto, fratello per parte di padre, un tale che s’è fatto una nuova famiglia e che di loro non s’è mai occupato (ma quanto Dario ha creduto in lui!), un fratello che vuole essere un aiuto immediato perché Luna Storta non sia messo in una casa di cura. Ben raccontato, dando libero sfogo alla fantasia e alla disubbidienza, al realismo imposto e al desiderio di evasione, alla fuga (ma quanto somigliano alle illustrazioni di un vecchio Pinocchio quei due poliziotti che tentano di fermare Dario!), Padovan regala con il suo piccolo circo del Nord-Est un’opera matura, ambiziosa pur nella leggerezza del racconto, forte di quel sogno che sorregge l’esistenza di molti. A Giuseppe Battiston è sufficiente un sospiro, una brevissima pausa, un movimento impercettibile degli occhi per costruire dei veri e propri momenti geniali, Stefano Fresi lo tallona con il suo corpo massiccio, un monumento alla positività, al propositivo: una coppia che qualcuno finalmente ha legato in un bell’esempio di cinema alto.

 

Elio Rabbione

 

Nelle immagini, di seguito: Zorica Nusheva, interprete di “Dio esiste, il suo nome è Petrunya”; la furia dei monsoni in “Wet season”; Giuseppe Battiston e Stefano Fresi, i due fratelli di “Il grande passo”, opera seconda diretta da Antonio Padovan

Sì alla “magia del Natale”. Perchè essere laici non significa essere miscredenti

Di Pier Franco Quaglieni
Pur lontano ideologicamente da Elena Chiorino, assessore all’istruzione della Regione Piemonte, non sono contrario alla proposta avanzata ai presidi piemontesi  di consentire i presepi e i canti di Natale nelle scuole, per non privare soprattutto i bambini della “magia del Natale “, oscurata dal consumismo edonista ed oggi dalla povertà di troppi.
Magia del Natale che riecheggia la mia infanzia in cui sentivamo con gioia ed emozione il Natale come una grande festa anche delle famiglie riunite attorno al presepe e all’albero. Mario Soldati dedicò una  trasmissione al pranzo di Natale, evocandone anche il valore religioso,intervistando il suo amico e compagno di scuola Fra Mariano, allora una start televisiva come Soldati.
L’aver dissociato il valore religioso del Natale dalla festa come hanno imposto  i laicisti e’ stato un grosso errore perché non si può fare tabula rasa dei valori,creando il deserto dell’indifferenza.
La magia del Natale e’ parola purtroppo  oggi quasi improponibile  e dimenticata che andrebbe recuperata in una temperie culturale fatta di nichilismo scettico e barbaro.
E sono d’accordo con l’assessore anche sul fatto che il Cristianesimo sia parte fondante della nostra identità storica e culturale, un’identità che va conosciuta e rispettata anche da chi intenda vivere in Italia e integrarsi nel nostro Paese.
Fare il presepe a scuola non offende nessuno e non rappresenta un’imposizione.
Ben misera cosa è  invece l’opposizione al presepe di chi sproloquia di laicità come certi radicali torinesi che non rivelano ne’ sensibilità ne’ cultura adeguata per capire i valori religiosi senza praticarli. La loro e’ un’assenza di buone letture .
La vera laicità e’ rispetto per tutte le identità, in primis di quella religiosa.
E’ la libertà religiosa studiata ed amata dal laico Francesco Ruffini, e’ lo spirito che animò Benedetto Croce a scrivere il “Perchè non possiamo non dirci cristiani “. E’ la scelta del laico Mario Pannunzio di avere nella bara i “Promessi sposi” di Alessandro Manzoni. Sono le pagine del cattolico laico e liberale Arturo Carlo Jemolo , storico insuperato  dei rapporti tra Stato e Chiesa e della laicità .
I laicismi alla Viano  e alla Rodota’ sono delle mistiche ateizzanti che disprezzano il dato religioso in nome di un materialismo che non ha nulla da invidiare al marxismo. E ‘ un laicismo furioso profondamente illiberale che cozza anche con Marco Pannella che parlò  sempre di laici credenti e non credenti .
Vietare il presepe significa offendere le nostre tradizioni culturali, prima ancora che quelle religiose. Essere laici non significa essere miscredenti, imponendo nella scuola uno squallido ateismo di Stato di moda nell’ URSS . Questa è una concezione che non e’ laica, ma becera,volgare, intollerante, incapace anche solo  di comprendere i valori spirituali che esistono, al di là del fatto di avere  non avere una fede religiosa.

Vendevano frutta, verdura e botti illegali

Padre, figlia e genero denunciati Carabinieri sequestrano oltre un quintale di botti illegali

Torino, 27 novembre I Carabinieri di Venaria Reale, in collaborazione con i colleghi del Nucleo Artificieri Antisabotaggio di Torino, a seguito di un mirato servizio di controllo del territorio, hanno denunciato 6 persone responsabili, a vario titolo, per detenzione abusiva di materiale esplodente e ricettazione e sequestrati 133 kg di giochi pirotecnici.
L’operazione è nata dal monitoraggio dei mercati rionali, dove in prossimità delle festività natalizie alcuni commercianti vendono anche fuochi d’artificio.
I carabinieri hanno individuato una famiglia di Venaria, padre, figlia e genero, di origine napoletana, che vende frutta e verdura al mercato, ma è sospettata di vendere anche artifizi pirotecnici in questo periodo dell’anno. Il sospetto è diventato certezza, quando E.E., 60enne, con precedenti penali, e un complice, sono andati al mercato rionale torinese di via Nizza, e hanno consegnato a un ambulante, un 37enne, con precedenti penali, 48 kg di giochi pirotecnici.
I carabinieri sono intervenuti per bloccare i venditori e gli acquirenti e nel bagagliaio dei primi hanno trovato 77 kg di fuochi d’artificio.
Contemporaneamente altri due famigliari, figlia e genero, di E.E., a bordo di un furgone, sono stati fermati mentre vendevano 48 kg a una casalinga in di Venaria Reale.
È stato accertato che la vendita era priva di qualsiasi autorizzazione di polizia e il materiale esplodente era detenuto senza alcun minimo requisito di sicurezza.
I due clienti sono stati denunciati alla Procura di Torino per ricettazione, mentre i 4 “venditori” dovranno rispondere di detenzione e vendita abusiva di materiale esplodente.
I giochi pirotecnici, sottoposti a sequestro e messi in sicurezza dagli esperti carabinieri Artificieri di Torino, dopo le analisi di laboratorio, per capirne l’origine e la composizione chimica, saranno distrutti.

Malinpensa by Telaccia, cromaticità e dinamismo

 Artisti in mostra fino al 30 novembre prossimo alla galleria in corso Inghilterra

 

Dinamismo e cromaticita’. Questo il binomio che contraddistingue le opere dei quattro artisti ospitati in mostra fino al 30 novembre prossimo nella galleria d’arte torinese Malinpensa by Telaccia (in corso Inghilterra 51 ). Sono Emanuele Biagioni, Giovanni Mangia, Renzo Sbolci e Lorenzo Sabbatini.

Un sottile fil rouge unisce questi quattro pittori, che si diversificano per età e provenienza geografica, ed è costituito dalla cromaticita’ delle loro opere, accompagnata ad un gusto tonale capace di esprimere sulla tela, con tecniche diverse, emozioni vibranti.

Emanuele Biagioni, artista lucchese, realizza sulla tela efficaci effetti di luci ed ombre, che acquistano una rilevanza tecnica ed una puntuale raffigurazione. L’artista ama ritrarre scorci notturni e scene urbane in cui i rari riflessi chiaroscurali diventano dinamici e vengono sostenuti da una resa formale di rilevante interesse artistico. La scelta dello sfondo scuro, non di facile esecuzione, attribuisce al tessuto una cromaticita’ ricca di estro e portatrice di un linguaggio autonomo.

Di carattere più surreale sono le opere dell’artista Lorenzo Sabbatini, capace di liberare, attraverso la fantasia, una forte carica simbolica, accompagnata da una non trascurabile  valenza spirituale. Le figure delle sue tele dialogano sospese in una dimensione a metà tra realtà e sogno, indagando anche il mistero riguardante l’esistenza umana. Equilibrio strutturale,  trasparenza del colore, movimento dei bianchi e neri, accompagnati agli azzurri, danno vita ad una raffigurazione che risulta riflessiva e comunicativa.

La produzione dell’artista Giovanni Mangia, originario di Collepasso, in provincia di Lecce, ma con studi universitari e laurea in Architettura a Firenze, si concentra, invece, su una tecnica dell’acrilico su tela e collage di vari tessuti, capace di dimostrare una magistrale padronanza tecnica. Fantasia, ispirazione e contenuto si intrecciano nelle sue composizioni, che uniscono la tecnica ad una forte carica espressiva. Giovanni Mangia, in età giovanile, da universitario  frequentò a Fiesole lo studio del professor architetto Giovanni Michelucci, coltivando contemporaneamente la sua passione artistica, partecipando anche a personali e concorsi in Italia ed all’estero. La sua opera è il risultato di una indagine piuttosto approfondita, in cui la luce ha un ruolo fondamentale insieme al colore, la prima quale simbolo di energia, il secondo quale fonte di ispirazione.

Infine, in mostra, l’opera dell’artista livornese Renzo Sbolci, ormai di casa a Ferrara, che si serve delle superfici in legno, sapientemente sagomate ed impreziosite dall’uso di matite e di pastelli cerosi, che gli permettono di raggiungere risultati molto felici sia dal punto di vista tecnico sia per quanto riguarda gli effetti estetici. Le cromie e le suggestive vibrazioni simboliche nei suoi dipinti vengono arricchite grazie ad un effetto tridimensionale piuttosto originale; il segno grafico incisivo che contraddistingue le sue opere si affianca ad un impianto geometrico capace di tradurre tutta una gamma di piani, di volumi e di linee in continua mutazione. L’artista, con l’uso del legno nelle sue opere tridimensionali, gioca con il pieno ed il vuoto e con i pastelli passati sui tasselli dei non-mosaici.

Nelle sue opere Renzo Sbolci compie, così, una sorta di viaggio cosmico, reso ancora più evidente dalla mutazione della sua stesura materica.

Mara Martellotta

Turismo: collaborazione tra Regione e imprese per il nuovo Piano Strategico

Nuovo focus tra Regione Piemonte e imprese: al centro il tema del turismo per un action plan comune in vista del Piano Strategico Regionale. L’incontro tra l’assessore Vittoria Poggio e Federico De Giuli, Confindustria Piemonte, per lavorare insieme su priorità e proposte progettuali.

Prosegue il percorso di confronto tra amministrazione regionale e sistema delle imprese quale strumento per mettere insieme competenze e azioni nei diversi ambiti di attività.
Focus del nuovo incontro è stata l’Industria del Turismo e ha visto coinvolti l’Assessore alla Cultura, Turismo e Commercio della Regione Piemonte Vittoria Poggio e il presidente della Commissione Industria del Turismo di Confindustria Piemonte, Federico De Giuli.
“Credo fortemente nello sviluppo e nella crescita del comparto turistico – ha affermato l’assessore regionale alla Cultura, al Turismo e al Commercio Vittoria Poggio -, che considero una delle leve per lo sviluppo della nostra regione. Nel mio programma di mandato ho infatti inserito un obiettivo chiaro, tangibile e certamente ambizioso: portare il settore turistico dall’attutale 7.4% del Pil regionale al 10%. Per passare dalle parole alle azioni attuative che ci permetteranno di raggiungere questo risultato, ritengo imprescindibile il confronto con gli imprenditori, con i territori e con le associazioni che in modo collettivo ne rappresentano le istanze. Per questo non solo accetto sempre volentieri, ma ricerco con costanza e continuità, il confronto sincero e costruttivo con tutti gli stakeholder, per costruire insieme il piano strategico per lo sviluppo del comparto turistico. Anche perché, la mia provenienza è proprio dal mondo delle imprese, e quindi so bene quanto la collaborazione pubblico-privato sia essenziale per una progettualità che risulti davvero efficace”.

“Crediamo molto in questo metodo di collaborazione tra amministrazione regionale e sistema di rappresentanza delle imprese – sottolinea Federico De Giuli – e siamo lieti che anche l’assessore Poggio abbia voluto accogliere questa nostro approccio e siano emersi significativi punti di convergenza sui principali argomenti trattati e sulla necessità di dare continuità al lavoro fin qui svolto nel settore turistico. Siamo pronti a dare tutto il supporto necessario in un’ottica, auspichiamo, di area vasta, allargata a tutto il Nord Ovest”.
Nel corso dell’incontro sono stati discussi alcuni punti che potranno diventare oggetto di un action plan comune tra Regione Piemonte e Confindustria Piemonte:
Supporto alla Regione (cabina di regia) per la definizione delle strategie e delle linee operative del Piano Strategico Regionale, con particolare attenzione alle dinamiche di governance, alle progettualità dei territori e alla trasversalità dei settori e delle tematiche. Confindustria Piemonte si è resa disponibile alla costituzione di un tavolo tecnico di imprenditori del settore appartenenti alle Associazioni Territoriali, espressione delle specificità tematiche del settore legate all’Industria del Turismo.
Implementazione del Progetto per lo Sviluppo Turistico del Nord Ovest, con le Confindustrie regionali di Valle d’Aosta, Lombardia, Liguria e Federturismo , in collaborazione con le 4 Regioni e il Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo.
Definizione di una strategia di attrazione turistica connessa alle dinamiche di internazionalizzazione e contestuale e progressiva individuazione di alcuni Paesi target.
Focus in tema di Formazione e ITS Turismo, per l’individuazione di una strategia condivisa con la Regione Piemonte e la valorizzazione di percorsi formativi innovativi e legati alla domanda dell’Industria del Turismo.
Predisposizione di un Testo Unico di settore che raccolga, razionalizzandola, tutta la regolamentazione diretta agli operatori economici interessati.
Anche sulla base di questi spunti, la Regione Piemonte si appresta nei prossimi mesi a definire il Piano Strategico Regionale che verrà poi condiviso con tutti gli operatori per raccogliere osservazioni e pareri e in seguito finalizzato.