ilTorinese

Un “Matrimonio segreto” in versione contemporanea

Il duo Nagele-Pizzi propone il  dramma di Cimarosa, in un allestimento  raffinato, al teatro Regio di Torino

 

“Il matrimonio segreto” di Domenico Cimarosa è in scena al teatro Regio di Torino da mercoledì 15 gennaio alle 20.

Rappresentato per la prima volta nel  febbraio1792 al Burgtheater di Vienna, questo è tra i pochi drammi giocosi ad essere entrato nel repertorio dei più famosi teatri europei, affascinando artisti come Goethe, Stendhal ed il filosofo Nietzsche. Nonostante al giorno d’oggi venga eseguito meno, continua tuttavia ad essere considerat uno degli esempi più felici della produzione operistica della scuola napoletana settecentesca, cui Cimarosa apparteneva, insieme a Piccinini e Paisiello. “Il Matrimonio segreto” propone un perfetto schema sia geometrico sia musicale, in cui i sei personaggi sono distribuiti in un perfetto equilibrio fra tre voci maschili e tre femminili.

Il capolavoro di Cimarosa viene proposto nell’allestimento raffinato e contemporaneo del regista Pier Luigi Pizzi, che ha debuttato la scorsa estate al Festival della valle d’Itria. L’opera settecentesca risulta attualizzata in modo coinvolgente e giocoso, senza, tuttavia, essere stravolta, ma resa, invece, in modo molto naturale nello sviluppo della tematica dell’inganno degli affetti. “Il matrimonio segreto” risulta, così, l’anello di congiunzione tra l’opera comica di Mozart, da una parte, e Rossini ed il romanticismo, dall’altra, con un perfetto ingranaggio teatrale ed una brillante vena melodica.

Dirige l’orchestra del Teatro Regio di Torino Nikolas Nagele. Il giovane cast è formato da Carolina Lippi nei panni della primadonna, Marco Filippi Romano in quelli di Geronimo, Alasdair Kent in quelli di Paolino, Markus Werba interpreta il ruolo del conte Robinson, Fidalma ed Elisetta sono, rispettivamente, interpretate da Monica Bacelli ed Eleonora Bellocci.

 

Mara Martellotta

 

(foto M. Bursuc)

Rifinanziato bando per contributi ai Vigili del Fuoco

Dal Consiglio regionale
ORDINE DEL GIORNO PROPOSTO DA RUZZOLA, FORZA ITALIA
“E’ passato all’unanimità il nostro ordine del giorno che prevede il rifinanziamento del bando per i contributi a favore degli Enti locali sede di distaccamento dei Vigili del Fuoco Volontario. Si tratta di una grande vittoria visto il ruolo centrale di supporto alla difesa del territorio che queste realtà esercitano in tutto il Piemonte e in particolare nelle zone rurali. Grazie a questi fondi i distaccamenti infatti potranno provvedere a spese quali l’acquisto o la manutenzione di nuovi mezzi, delle attrezzature e delle sedi. Le risorse messe a disposizione dal bando del 2018, nato già grazie alle nostre sollecitazioni, avevano permesso di garantire il contributo a copertura dei primi 33 progetti su un totale dei 63 ammessi. Ora in sede di definizione del bilancio pluriennale il Consiglio regionale ha impegnato la Giunta a reperire le risorse per arrivare al completamente dell’intera graduatoria, quindi con un impegno di spesa di circa 600mila euro. Inoltre la Giunta studierà anche possibili forme di collaborazione e sostegno al Comando regionale dei Vigili del Fuoco finalizzato alla realizzazione di corsi di formazione del personale volontario”. Ad annunciarlo in una nota il capogruppo di Forza Italia in Regione Piemonte Paolo Ruzzola.

Gallerie d’Italia. Un museo sottoterra per esaltare la fotografia

Palazzo Turinetti in Piazza San Carlo ospiterà la quarta sede che si aggiunge a quelle di Milano, Napoli, Vicenza. Il nuovo museo sarà dedicato principalmente alla fotografia Un ulteriore sviluppo del Progetto Cultura di Intesa Sanpaolo, primo Gruppo al mondo ad avere quattro musei di proprietà messi a disposizione della comunità

Intesa Sanpaolo ha presentato  a Torino il progetto del nuovo museo delle Gallerie d’Italia – il quarto in Italia dopo Milano, Napoli e Vicenza.

Sarà Palazzo Turinetti, storico edificio e sede legale del Gruppo, ad ospitare la nuova importante iniziativa culturale. Dedicata principalmente alla fotografia, esporrà una selezione di opere dalle collezioni della Banca, tra cui l’Archivio Publifoto, costituito da circa 7 milioni di scatti fotografici su eventi, personalità, luoghi realizzati dall’inizio degli anni Trenta agli anni Novanta del ‘900 e acquisito di recente da Intesa Sanpaolo. A questo si aggiungerà un’attività di mostre temporanee di fotografi di respiro internazionale in sinergia con le istituzioni culturali italiane e straniere e con i principali eventi cittadini sostenuti dalla Banca. Intesa Sanpaolo è l’unico Gruppo bancario al mondo ad avere quattro musei di proprietà che mette al servizio del bene pubblico con l’esposizione di collezioni permanenti e una programmazione di mostre originali di propria produzione.


Le Gallerie d’Italia di Intesa Sanpaolo in Piazza San Carlo sono state presentate dai vertici della Banca: il Presidente Emerito Giovanni Bazoli, il Presidente Gian Maria Gros-Pietro e Carlo Messina, Consigliere Delegato e CEO, alla presenza della Sindaca di Torino Chiara Appendino, del Presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio e di altre autorità istituzionali. L’architetto Michele De Lucchi, curatore del progetto con AMDL CIRCLE, ha posto in evidenza che gli spazi espositivi saranno per la maggior parte ipogei, accessibili da una grande scalinata, ritagliata nell’attuale cortile, che porterà luce naturale alla hall di ingresso. Il progetto prevede anche aree dedicate alla didattica e un laboratorio di restauro. Il percorso espositivo si svilupperà anche al secondo livello, il piano nobile del palazzo, che gode dell’affaccio diretto su Piazza San Carlo, con sale ricche di decori, stucchi e specchi. Il cantiere sarà avviato nei prossimi mesi e avrà una durata di un paio di anni.

 

(nella foto di Michele D’Ottavio, i realtori)

Sfonda vetrina con un tombino per tentare un furto

Attività preventiva dei carabinieri contro furti rapine 

I carabinieri della Tenenza di Nichelino hanno arrestato un marocchino di quarant’anni senza fissa dimora per tentato furto aggravato.
Nell’ambito dei servizi contro i furti e le rapine, i militari hanno sorpreso il marocchino mentre sfondava la vetrina di un negozio con un tombino. L’uomo ha cercato di nascondersi e poi  scappare  ma è stato fermato  e bloccato dai carabinieri. E’ accaduto la notte scorsa in Piazza Camandona a Nichelino.

Con Paolo Macchi Cacherano scompare un colto e umile “dottor Sottile”

Paolo Macchi Cacherano di Bricherasio era il discendente di una nobile e grande famiglia  piemontese,  benemerita verso il Piemonte e l’ Italia

Il generale Cacherano era il condottiero vincitore della battaglia dell’ Assietta, quella in  cui venne coniato il motto “bugia nen” Un altro suo avo era stato il vero fondatore della Fiat a cui Giovanni Agnelli soffiò il primato, annettendosi la proprietà  un modo non limpido.
Era un giovane universitario della facoltà di Filosofia, quando lo conobbi nel 1968 e fondammo insieme il Centro Pannunzio, ad Arrigo Olivetti e Mario Soldati. Eravamo giovani, ma eravamo contro la contestazione distruttiva e violenta  destinata a sfociare nel terrorismo. Una comune lettura fu “L’Atlante ideologico” di Alberto Ronchey che ci preservo’ dai fanatismi ideologici.
Paolo era anche nipote di un astro nascente della Dc, il Conte Edoardo Calleri di Sala, che nel 1970 divenne il primo presidente della Regione Piemonte. Io non ero amico di Calleri, anzi sentivo una distanza abissale da  un ras democristiano di cui coglievo l’arroganza, senza capirne la statura politica. Anni dopo mi fece capire il livello politico di Calleri  che fu  un vero leader rispetto a tanti affaristi democristiani e no. Paolo abitava con la nonna  e la sorella in via Maria Vittoria 35, nell’edificio liberty destinato a divenire sede del Centro Pannunzio dal 1988.
Lui, dal ‘68 in poi, era destinato a diventare le mente pensante del Centro Pannunzio, il vero e proprio  dottor Sottile, molto stimato da Arrigo Olivetti.Paolo parlava poco,ma quando parlava sembrava un libro stampato. Parlammo intere serate a discutere fino a tarda ora, ma l’ultima parola era sempre la sua. Passammo tante ore a parlare di etica e politica ,lui con una cultura molto ricca ed aperta ,io quasi accartocciato tra Machiavelli, Croce e le banalità che ci  ammanniva Firpo. Parlavamo di Weber e di Bobbio , di cultura e politica , dimenticando di essere nel clima della banalizzazione sessantottina che distruggeva la cultura della distinzioni che Croce ci aveva insegnato. Paolo diffidava come me dal facile sociologismo ,dalle ubriacature ideologiche che distruggevano i pilastri della cultura e del vivere civile.  Lui era un aristocratico dell’intelligenza in un mondo becero che imponeva un egualitarismo senza meriti e senza storia.
Fini ‘ di non volersi laureare  in una università massificata diventata un esamificio di massa in cui il diritto alla laurea aveva sostituito il diritto allo studio. In questo fu un vero aristocratico . Paolo che leggeva libri su libri non poteva abbassarsi a fare esami più o meno di gruppo con esami più o meno concordati su Marx , Gramsci e dintorni. Non volle neppure sostenere l’esame con me.  Andava a sentire le lezioni dei docenti più significativi come Franco Venturi, ma non volle laurearsi. E continuò a studiare sempre, a leggere tantissimi libri  e a mantenere la capacità di pensare autonomamente come si deve,per dirla con Pascal ,un autore che amava.
Non so se fosse credente  o no,di religione non abbiamo mai parlato perché tra di noi valeva lo spirito laico,come diceva Bobbio, che non è di per sé irreligioso, ma mantiene nella sfera più profonda della coscienza ogni scelta di fede. Dopo il 1976 ci perdemmo, salvo poi ritrovarci, come se gli anni non fossero passati, nel 2016 quando venne al Circolo della Stampa al ricevimento per il centenario di mia madre. Negli ultimi anni avevamo ripreso a frequentarci a Torino e a Cavour, alla Locanda della Posta dove andavamo da giovani.
Fino a settembre ci vedemmo con piacere e poi venne  anche a Pinerolo alla presentazione del mio libro su Soldati  su cui fece un intervento magistrale.   Non accettò il mio invito a  cena con una scusa. Oggi comprendo che era già gravemente ammalato per un fulminante cancro al fegato e venne egualmente, per amicizia, ad una banale presentazione del mio libro, un estremo dono di amicizia  di cui non dimenticherò mai il valore.
Paolo fu per anni la mia bussola intellettuale e tornò ad esserlo negli ultimi anni. Rinunciò ad una brillante carriera universitaria perché Paolo aveva intelligenza e cultura per arrivare alla cattedra. Forse non ha lasciato scritto nulla perché ha dissipato la sua intelligenza, restando refrattario ai titoli e alle lauree. Accademico di niuna accademia, per dirla con Giordano a Bruno.
Ma la sua cultura, la sua libera intelligenza restano a dimostrare come negli anni delle lauree facili ci furono anche persone che seppero fare il gran rifiuto con dignità ed orgoglio. I poveretti cercarono  di approfittare dell’occasione del declino dell’ Università per diventare dottori, Paolo non si piegò e con ironia e con distacco aristocratico fece la sua scelta. La nonna Calleri di Sala mi esortava a convincere Paolo a fare esami, ma lui era una spanna ed oltre al di sopra di  tutti noi: sapeva distinguere la cultura vera dalla demagogia sessantottina legata al titolo di studio.ù
Dopo la morte crudele di Paolo sarò più solo perché mi mancherà un interlocutore importante e disinteressato ,a modo suo ,un vero monaco del sapere,un maestro, pur essendo noi coetanei. Non ho mai saputo se Paolo abbia mai amato perché non parlammo mai di donne, malgrado la nostra fraterna confidenza. Il rispetto reciproco  non ci consentì  mai di parlare di cose personali, malgrado l’amicizia.
Io mi auguro che sia stato felice. Ne avrebbe avuto diritto. Era un sapiente, un savio come intendeva Platone, anche se non ha mai creduto nella repubblica dei savi ,perché corazzato di una forte cultura storicista che vedeva in Machiavelli un suo riferimento . Forse fu proprio anche  il forte interesse per Machiavelli ad attivare la nostra amicizia, destinata a dura una vita intera. Fu un’eccezione perché era  l’unico amico della mia giovinezza rimasto.
Senza il tuo consiglio, senza la tua parola, caro Paolo, sarà difficile continuare a vivere come prima. Che Dio ci assista, caro Paolo. Spero che anche tu mi assista dai Campi Elisi  in cui vivi una nuova vita. Croce diceva che la vita intera e’ preparazione alla morte, un’affermazione che la tua esistenza riservata, sobria ed umile  dimostra  di essere vera. Tra I tanti mediocri che ci circondano  tu hai dimostrato, ,senza mai ostentarlo, di essere un vero uomo di cultura, un vero chierico che, non ha tradito, come avrebbe detto il nostro Julien Bend, ,una lettura che ci ha reso amici tanti anni fa quando Bobbio ci indicava la strada del confronto civile, della pacatezza, della circospezione di cui anche tu sei stato maestro ineguagliabile.
Da quando tua sorella mi ha comunicato della tua morte questi sono i pensieri disordinati che hanno occupato la mia mente e i miei sentimenti  e che continueranno nel tempo perché la tua  amicizia e’ bene prezioso destinato a restare, di cui sentirò via via sempre di più la mancanza.
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Pier Franco Quaglieni
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(nella foto: da sinistra il prof. Quaglieni e Paolo Macchi Cacherano di Bricherasio)

Gallo, Pd: “Scongiurare chiusura Poste in periferia”

Dal Consiglio regionale del Piemonte

“OCCORRE UNA NUOVA COLLABORAZIONE TRA REGIONE E POSTE ITALIANE

“Nella seduta del Consiglio regionale di oggi ho interrogato la Giunta regionale per sapere quali azioni intenda intraprendere, di concerto con Poste Italiane, per scongiurare la chiusura di alcuni uffici postali nella città di Torino e la riduzione di orari e di giorni di apertura in altri. Poste Italiane ha, infatti, annunciato che avrebbe chiuso dalla fine del 2019 quattro uffici postali di Mirafiori Sud, Barriera di Milano, Pilonetto e Madonna del Pilone, peraltro punti che servivano un elevato numero di utenti” ha dichiarato il Consigliere regionale Raffaele Gallo.

“La chiusura degli uffici postali – ha proseguito Gallo – , insieme alla riduzione degli orari e ai disservizi causati da sportelli chiusi, sono stati vissuti dai cittadini come un segnale di abbandono dei territorio e ritengo, pertanto, che la Regione debba avviare, con urgenza, un confronto con Poste Italiane per evitare chiusure, soprattutto quando gli uffici rappresentano un servizio essenziale e un punto di riferimento per molti utenti, come avviene nelle aree più periferiche”.

“Il Vicepresidente Carosso, nella sua risposta, ha citato il Protocollo d’Intesa sottoscritto nel 2017 tra Regione Piemonte, ANCI Piemonte e Poste Italiane che istituiva un Gruppo di Lavoro che aveva l’obiettivo di esaminare congiuntamente i piani di razionalizzazione degli uffici postali e di concordare progetti per migliorare la qualità dei servizi offerti ai cittadini. Tuttavia il protocollo voluto dalla Giunta Chiamparino aveva validità 32 mesi ed è quindi scaduto. Auspichiamo, pertanto, che, come annunciato da Carosso, la Giunta di centrodestra proponga, tempestivamente, un nuovo schema di collaborazione per preservare i servizi postali anche nelle zone periferiche. Vigileremo perché questo venga fatto in tempi stretti” ha concluso Gallo.

Più acqua del rubinetto sui tavoli dei ristoranti

Realizzare iniziative per promuovere l’utilizzo di acqua del rubinetto sulle tavole dei pubblici esercizi, è l’oggetto principale di una mozione approvata  in Sala Rossa

Il documento, firmato dalla consigliera Daniela Albano (M5S), partendo dalla considerazione che l’Italia, con un consumo medio pro capite di 208 litri di acqua minerale l’anno, è il Paese europeo con il maggiore consumo di acqua in bottiglia, impegna Sindaca e Giunta a realizzare, in collaborazione con gli esercenti, campagne di sensibilizzazione e di promozione per il riconoscimento degli esercizi che decidessero di aderire all’iniziativa.

La mozione, approvata con alcuni emendamenti, impegna anche a verificare la corretta applicazione degli sgravi già previsti sulla Tariffa Rifiuti per chi decidesse di dotarsi di sistemi alternativi di distribuzione dell’acqua che non prevedano contenitori monouso per il suo consumo.

A Sindaca e Giunta viene, infine, chiesto di sollecitare un dibattito nazionale in merito alla formulazione di una norma che preveda l’obbligatorietà di fornire, a richiesta, l’acqua della rete idrica in alternativa a quella in bottiglia, nei locali pubblici.

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“Stop Bullying 2.0”, contro bullismo e cyber-bullismo

Con la peer education e lo storytelling, in collaborazione con l’ Istituto Alfred Adler

 

“Stop Bullying 2.0” è il titolo del progetto che viene implementato dall’Istituto di Psicologia Individuale Alfred Adler di Torino su incarico di SIPEA (Società Italiana di Psicologia Educazione e Arti terapie), e finanziato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. SIPEA, con il partner CSEN, da anni si occupa di educazione giovanile, rivolta alla prevenzione dei fenomeni di bullismo e cyber-bullismo diffusi tra i bambini ed i ragazzi dagli 8 ai 16 anni, in venti regioni italiane, attraverso una serie di azioni di prevenzione e contrasto, capaci di coinvolgere non solo i ragazzi, ma anche gli insegnanti ed i genitori.

Ne parliamo con la Dottoressa Elisa Menchini, psicologa clinica –Psicoterapeuta -Socia dell’Alfred Adler Institute, la professionista che effettuerà gli interventi formativi presso una delle scuole selezionate.

“Si tratta di un progetto per la prevenzione ed il contrasto del bullismo – spiega la dottoressa Elisa Menchini – e del cyber-bullismo tra i ragazzi, fenomeni che si sono trasformati sempre più in un’emergenza sociale. Il bullismo on line non è, infatti, meno pericoloso di quello tradizionale, al contrario i numeri confermano la diffusione e la gravità di questo fenomeno”.
“STOP BULLYING 2.0 ha come obiettivo – aggiunge la dottoressa Menchini – quello di collaborare con gli istituti scolastici e con i centri di aggregazione giovanile, per realizzare un programma di individuazione, prevenzione e contrasto a tutte le forme di violenza e, in particolar modo, di bullismo e cyber-bullismo tra bambini e ragazzi dagli 8 ai 16 anni, per limitare la dipendenza da internet e l’uso non consapevole dei social media”.
In Piemonte il progetto pilota verrà sviluppato in tre istituti scolastici presso i quali gli psicoterapeuti dell’Adler Institute, sotto la guida della dottoressa Emanuela Grandi (Psicoterapeuta – Analista), effettueranno interventi formativi ed educativi rivolti a genitori, insegnanti e studenti.
“Ritengo sia necessario – afferma la dottoressa Elena Menchini – dotare di strumenti adeguati insegnanti e genitori, affinché acquisiscano la capacità di individuare e gestire, da subito, l’insorgere di fenomeni di bullismo e cyber-bullismo. Altrettanto importante è sviluppare l’empatia dei ragazzi e delle ragazze e rafforzare la loro capacità di aiutarsi vicendevolmente nel gestire e contenere i fenomeni di bullismo e violenza psicofisica.
La mia esperienza come psicoterapeuta mi ha insegnato quanto sia importante per i giovani lavorare sulle proprie emozioni, al fine di rendere più armoniche le relazioni con gli altri, rafforzare l’autostima e raggiungere obiettivi di vita costruttivi.
Questi interventi formativi sul territorio sono essenziali per stimolare nei ragazzi la capacità di riflettere su se stessi e sulla realtà che li circonda, così da renderli più consapevoli delle conseguenze delle proprie azioni sugli altri e su di sé.
La presenza di psicologi e psicoterapeuti nelle scuole permette, altresì, a chi ne sentisse la necessità, di venire a contatto con professionisti con i quali confrontarsi per l’incremento del proprio benessere psicologico; per questo ritengo che il Ministero abbia dimostrato particolare sensibilità e lungimiranza nel finanziare il progetto Stop Bullying 2.0”.
“Gli obiettivi del progetto – aggiunge la dottoressa Menchini – sono sensibilizzare e istruire i bambini e i ragazzi sulle caratteristiche del fenomeno e dotarli degli strumenti per affrontarlo; identificare le vittime di bullismo e provvedere alla loro tutela mediante programmi di intervento individuali; identificare “i bulli” e limitare gli atti di bullismo, mediante lo studio e la realizzazione di programmi individuali per il recupero dei casi “a rischio”; individuare e sperimentare strategie innovative per affrontare il fenomeno. Gli obiettivi di carattere globale per contrastare i pericoli provenienti da Internet ed il cyberbullismo sono quelli volti a sensibilizzare, informare e formare le famiglie sull’utilizzo di strumenti di parental control, che limitino l’accesso a contenuti potenzialmente pericolosi in rete; sensibilizzare, informare e formare gli educatori (insegnanti e genitori) in merito agli strumenti di comunicazione/interazione della rete; far conoscere e riconoscere ai bambini e ragazzi i pericoli della Rete, rappresentati da pedofilia e cyber – bullismo; istruire i bambini e i ragazzi in merito alle strategie comportamentali per ridurre i rischi di esposizione; promuovere interventi di collaborazione, tutoring aiuto reciproco; attuare percorsi di educazione alla convivenza civile e alla cittadinanza; predisporre momenti di formazione/autoformazione per i docenti sulle strategie di gestione del fenomeno”.

 

Mara Martellotta

Corte d’Appello: “Uso prolungato del cellulare può causare tumori”

Un  prolungato uso del telefono cellulare può causare tumori alla testa

 

E’ quanto sostiene la Corte d’Appello di Torino che ieri  ha confermato la sentenza di primo grado del Tribunale di Ivrea, emessa nel 2017. Il caso fu  sollevato da un dipendente di Telecom Italia colpito da neurinoma del nervo acustico. Il pronunciamento riapre il dibattito, anche se  l’estate scorsa un rapporto dell’Istituto Superiore di Sanità, Arpa Piemonte, Enea e Cnr-Irea non ha dato conferme all’aumento di neoplasie legato all’uso del telefonino. Ora la sentenza condanna l’Inail a corrispondere una rendita vitalizia da malattia professionale al dipendente di Telecom Italia affetto da neurinoma del nervo acustico. I giudici ritengono ci sia  un nesso con l’utilizzo frequente del telefono fatto dal lavoratore, anche 4 o 5 ore al giorno.

Al MEF opere dalla collezione di Ernesto Esposito

“Me Two. Some people / Brasil!”

“Some People”: fino al 26 gennaio 2020
“Brasil!”: dal 30 ottobre 2019 al 16 febbraio 2020


Lui, Ernesto Esposito (napoletano, classe ’52) è oggi nel gotha dei shoes designer italiani, celebre per le sue collaborazioni nella haute couture internazionale, ma é anche (attenzione!) uno dei più importanti e poliedrici collezionisti d’arte contemporanea del nostro Paese. Tanto che la sua raccolta, iniziata negli anni Ottanta (attraverso un’ instancabile ricerca presso le Gallerie più influenti del settore e l’amicizia personale con i massimi nomi dell’avanguardia mondiale, da Cy Twombly a Joseph Beuys, fino a Robert Rauschenberg o a Andy Warhol o a Helmut Newton, solo per citarne alcuni), è oggi riconosciuta come una fra le più interessanti sul piano internazionale ed è stata, per questo, esposta in vari musei europei ed americani. Ebbene, fino al 16 febbraio 2020, della “collezione Esposito” potrà goderne – prima volta sotto la Mole – anche il pubblico torinese. Il merito va al MEF-Museo Ettore Fico di via Cigna a Torino che, nei suoi spazi, ospita la mostra dal titolo riassuntivo “Me Two” (parafrasi per assonanza della famosa “me too”, frase coniata nel 2017 in forma di hashtag e che da allora ha segnato una svolta contro lo stolking femminile) in cui si presentano, in due momenti espositivi differenziati nel tempo e nei contenuti (oltreché nei titoli ) un centinaio di opere raccolte negli anni dal grande stilista- collezionista partenopeo. “Some people”, il titolo della prima rassegna, oggi allestita al piano terreno del Museo fino al 26 gennaio del prossimo anno e che, dal 30 ottobre, si affiancherà alla seconda titolata “Brasil!” esposta al primo piano, in occasione di “Artissima”.

Curata da Andrea Busto, “Some people” raccoglie circa ottanta fra fotografie originali e stampe vintage anche di grandi dimensioni, che documentano l’intero sviluppo della ricerca fotografica d’avanguardia, con firme che vanno da Von Gloeden a Mapplethorpe, da Helmut Newton e Bruce Weber, fino a Cindy Sherman, Thomas Ruff, Wolfgang Tillmans, Thomas Struth e Andy Warhol. “Se l’incontro con Jack Pierson – sottolinea Busto – è diventato una sorta di collaborazione ‘sul campo’, altre opere rappresentano invece una metafora esistenziale, come una sorta di partecipazione a un club, a una congregazione, a un gruppo identitario, a una setta, in cui gli adepti si riconoscono e si apprezzano identificandosi per sensibilità ed estetica comune”. Obiettivo: “Raccontare, attraverso lo sguardo acuto del collezionista appassionato, come da mera forma documentaria la fotografia si sia affermata a linguaggio autonomo parallelo alla pittura, alla scultura, al disegno e come da sempre sia in dialogo, anche conflittuale, con le altre discipline artistiche”. Lo scopo che sta alla base di “Brasil!” (la seconda mostra inserita in “Me Two”, dal 30 ottobre prossimo al 16 febbraio 2020 e il cui titolo è un esplicito riferimento all’omonimo film di Terry Gilliam del 1985) è invece quello di proporsi come un focus sulle ultime generazioni di artisti brasiliani, che hanno segnato una svolta nel panorama dell’arte contemporanea internazionale, ponendosi come una vera e propria scuola e corrente. Una ventina gli artisti rappresentati in rassegna, i cui lavori sono legati alla produzione degli ultimi vent’anni e che sono “cartina al tornasole – scrive la curatrice Elsa Ravazzolo Botner – dei cambiamenti e delle criticità epocali…La loro sensibilità converge nella produzione di opere non solo estetiche ma, soprattutto, dense di problematiche politiche ed economiche”. “I profumi della terra e dei fiori – ancora Ravazzolo Botner – la ‘saudade’ della bossa nova e il brio eccitante della samba, l’improbabile architettura delle favelas e la razionalità della capitale Brasilia, disegnata da Oscar Niemayer, si mescolano e si confondono attraverso la specificità dei materiali utilizzati dagli artisti che sono desunti direttamente dalla natura e dalla produzione industriale”: le spezie per Ernesto Neto, la terra e il legno per Matheus Rocha Pita, così come i semplici oggetti di uso comune quali righelli, orologi e numeri in vinile per le installazioni di Cildo Meireles o amache o stoviglie o pentole per Opavivarà!

Gianni Milani

“Me Two. Some people / Brasil!”
MEF-Museo Ettore Fico, via Cigna 114, Torino; tel. 011/853065 o www.museofico.it
“Some people”: fino al 26 gennaio 2020 / “Brasil!”: dal 30 ottobre 2019 al 16 febbraio 2020
Orari: merc. – dom. 11/19; lun. e mart. chiuso

Nelle foto

Da “Some people”

– Andy Warhol: “Ernesto Esposito”, 1987, courtesy Ernesto Esposito
– Robert Mapplethorpe: “Ken Moody”, 1983
– Ryan Mendoza: “Cheerleader in Former Soviet State Building”, Moscow, 2017
Da “Brasil!”
– Cildo Meireles:”Fontes”, 1992