ilTorinese

Cirio all’oratorio per la Festa del peperone

“E’ una fiera che conosco ed apprezzo da anni, per la sua capacità di crescita, è oggi uno degli appuntamenti enogastronomici più importanti del nostro Piemonte, a livello nazionale ed internazionale, frutto del lavoro che è stato fatto puntando sulla qualità”. Così Alberto Cirio, presidente della Regione Piemonte nella sua ‘confessione laica’ fatta nell’Oratorio di San Filippo ha ‘fotografato’ quella che è la settantesima edizione della Fiera nazionale del Peperone di Carmagnola. L’incontro con Cirio è stato uno dei moltissimi eventi che hanno animato il primo fine settimana dell’evento che ha come protagonisti i peperoni, coltura tipica del Carmagnolese, e che proseguiranno sino alla prossima domenica, 8 settembre.

Il segreto della manifestazione sta, come ha ben sottolineato il presidente Cirio, nell’aver saputo legare gli aspetti della ruralità, delle macchine agricole, al turismo del vino, all’enogastronomia, a tutto quello che circonda l’essere peperone.

Massimo Iaretti

 

 

Carovane a Chieri

A Chieri ci sarebbero ‘carovane’ di rom stanziali. Lo dice il capogruppo della Lega in consiglio comunale, Luigi Furgiuele, che ha effettuato un sopralluogo per verificare quanto gli era stato riferito da alcuni cittadini. Di qui il riscontro della presenza di camper da settimane. “Provvederemo a segnalare e sollecitare la giunta affinché vengano identificati soggetti che accattonano nei pressi e che stazionano senza regolare permesso” ha dichiarato.

Motociclista muore nello scontro con un trattore

Cronache dal Piemonte

Un motociclista è morto ieri nel Biellese dopo uno scontro con un trattore sulla provinciale di Mottalciata. Le cause dell’incidente sono in fase di accertamento. Per i soccorsi è intervenuta un’ambulanza del 118 che si trovava nella zona per una gara sportiva. Ma i tentativi di salvare il centauro sono risultati vani.

 

(Foto archivio)

Rivolta al Cpr: poliziotto ferito, tre arresti

Un ispettore di polizia è rimasto ferito mentre tre persone sono state arrestate nella  rivolta scoppiata la notte scorsa al Cpr, il centro di permanenza per il rimpatrio di corso Brunelleschi. Si tratta della terza in pochi giorni. Il poliziotto ha riportato la frattura di due falangi con prognosi di trenta giorni e ha detto che ha dovuto fronteggiare per ore, con soli cinque carabinieri, più di 150 immigrati della struttura che lanciavano sassi. In carcere sono finiti  due marocchini e un tunisino di 24, 31 e 33 anni.  L’ispettore, che ha ricevuto la solidarietà del ministro Salvini, ha scritto  su Facebook: “Per un po’ non voglio sentire parlare di comprensione, integrazione e accoglienza”.

L’isola del libro

Rubrica settimanale sulle novità in libreria

A cura di Laura Goria

Antonella Boralevi “Chiedi alla notte” -Baldini & Castoldi- euro 21,00

In clima di Festival del Cinema a Venezia perché non leggere l’ultimo romanzo di Antonella Boralevi? E’ ambientato proprio nel glamour dell’inaugurazione della kermesse che vede convergere in laguna le star più ammirate dell’Olimpo del grande schermo. Red carpet, abiti e gioielli sontuosi, divi a volontà e una serata di gala che precipita quando viene ritrovato sulla spiaggia il cadavere della bellissima e giovane attrice Vivi Wilson. Era l’astro nascente, protagonista del film di apertura “A glorious day” del regista 60enne Bob Miller, caduto nell’oblio per 20 anni, affossato dal rovinoso mix di alcol e psicofarmaci. Questa è la sua grande occasione di riscossa ed è uno dei personaggi da marcare stretto. Ma chi era davvero la diafana Vivi? Non certo un’eccellente attrice; però era stata abilissima nel costruirsi l’alone di brava ragazza, adepta del movimento New Chastity che imponeva la castità per elevarsi spiritualmente. Niente flirt o nefandezze…ma sarà davvero così? O piuttosto vizi privati e pubbliche virtù? Intorno al mistero della sua morte ecco un parterre di figure del gran bel mondo e della polizia. Ci sono l’enigmatica contessa veneziana Maria Morosini, il commissario siciliano latin lover Alfio Mancuso, l’avvocatessa inglese 30enne Emma Thorpe che lavora per Netflix (coproduttore del film), un’anatomopatologa scrupolosa, un fotografo di celebrities, dive varie assortite, attori fascinosi ma impenetrabili. Poi tanto sfarzo…palazzi nobiliari in laguna, feste e serate mondane che la Boralevi mischia in una brillante alchimia. Vi posso solo dire che nulla sarà come sembra: a poco a poco verranno a galla antichi fattacci, tragedie immani, rancori mai sopiti, ed è lì che potrebbe nascondersi la soluzione del rebus.

Edward St. Aubyn “La follia di Dunbar” -Neri Pozza-   euro 17,00

Quanti veleni possono annidarsi all’interno di una famiglia? Tantissimi. Soprattutto se il patriarca è Henry Dunbar, potentissimo tycon canadese che ha saputo creare un impero nel mondo dei media. Peccato non sia stato altrettanto abile come padre. Le sue due prime figlie, Abby e Megan, gli hanno tirato un brutto scherzo. Quando lui è invecchiato, lo hanno praticamente circuito, convincendolo a lasciare nelle loro mani la gestione del trust. Poi lo hanno rinchiuso in un lussuoso ospizio per anziani, dove lo imbottiscono di farmaci che dovrebbero guarirlo dal “crollo psicotico”, diagnosticato dal suo medico (corrotto e connivente con le sorelle carogne). Decisamente migliore è la terza figlia, Florence, nata dal grande amore di Dunbar, Catherine, che però era morta quando la giovane aveva solo 16 anni. Il magnate aveva commesso l’errore di fondere la figlia con il fantasma materno (stessi bellezza e fascino). Se Abby e Megan sono due sono autentiche iene, viziose, spietate, amorali e totalmente prive di scrupoli; di tutt’altra pasta è Florence. Dei soldi non le è mai importato nulla, si è sempre disinteressata agli affari di famiglia, un po’ ribelle e soprattutto indipendente, anelava a una vita “normale” con marito e figli nelle foreste del Wyoming. Dunbar non l’aveva presa tanto bene e aveva frainteso le sue scelte vivendole come un affronto personale. Una diatriba per cui l’aveva estromessa dal Consiglio di amministrazione, tagliata fuori dal testamento ed escluso i suoi figli dal Trust. Campo libero dunque per la portentosa avidità delle altre sorelle. Ma Dunbar spariglia le carte. Riesce a scappare, insieme ad un altro paziente, e sperso nella campagna inglese intorno a Manchester, riacquista lucidità, rimette la sua vita nella giusta prospettiva e fa i conti con i suoi errori. Rocambolesca la fuga e affannate le ricerche di Abby e Megan. Ad arrivare in soccorso di Dunbar sarà proprio Florence che è buona, intelligente, capace di perdonare e, a dispetto dei passati dissapori, va alla ricerca del padre, tentando di salvarlo dalle grinfie delle sorellastre. Godetevi fino in fondo questo romanzo dell’autore che ha creato anche la saga de “I Melrose”, a cui si è ispirata la serie televisiva con protagonista il camaleontico e   bravissimo attore Benedict Cumberbactch.

 

Ladislav Fuks   “Il bruciacadaveri” -Miraggi edizioni- euro 18,00

E’ un’ intensa storia nera praghese, scritta da uno dei maggiori autori cechi del 900. Ladislav Fuks (nato a Praga nel 1923 e morto nel 1994), figlio di un ufficiale di polizia, fu spedito dai nazisti ai lavori forzati e nel corso della sua vita scrisse una trentina di opere. Da questo suo romanzo è stato tratto il film “L’uomo che bruciava i cadaveri” girato nel 1969 dal regista Juraj Herz. Siamo a cavallo tra 1938-39 e il bruciacadaveri è un bonario impiegato addetto alla cremazione, in quello che chiama “Tempio della morte”, sullo sfondo di una Praga tormentata che sta per essere annessa alla Germania. Lui si chiama Karel Kopfrkingl, è padre di famiglia, ha un carattere in apparenza mite, è un lavoratore modello che trascorre le sue giornate facendo il lavoro che gli dà da vivere. In fondo lui non ci vede niente di strano perché non fa altro che mettere in pratica il monito di Dio all’uomo: “ricordati che sei polvere e in polvere ritornerai”. In tal senso il crematorio aiuta ad accelerare la trasformazione dei cadaveri in cenere. Gli uomini si possono fondere in soli 75 minuti, scheletro compreso; un bel stringere i tempi in confronto ai 20 anni di un’inumazione. Un bell’aiuto per il Creatore! Karel è estremamente coscienzioso e rispettoso dei morti che brucia nei forni, dotati di finestrelle dalle quali controllare lo stato della combustione e intuire quando l’anima si stacca dal corpo in fiamme per volare verso l’etere. Per lui la cremazione è quasi una filosofia che riguarda l’unica cosa certa della vita, ovvero la morte. Intorno, intanto, il mondo sta cambiando. Avanza la Germania nazista portatrice di idee letali come la pura razza. Un suo amico è militante del partito nazionalsocialista e Karel non sarà impermeabile al nuovo corso. Vi anticipo solo che dietro il suo bonario sorriso si celerà ben altro…

Campionati Italiani Para-Archery, medaglia d’oro per Elisabetta Mijno

Quasi cento arcieri in rappresentanza di 36 società si sono trovati nel week end a Firenze per i Campionati Italiani Para-Archery. Una rassegna tricolore che tra i suoi protagonisti ha visto gli atleti della nazionale, all’inizio dell’estate impegnati ai Mondiali di ’s-Hertogenbosch e più recentemente nella finale dell’European Para-Archery Cup. Tra loro la torinese Elisabetta Mijno (Fiamme Azzurre/Arcieri delle Alpi), nuova campionessa italiana nell’arco olimpico. Nella finalissima Elisabetta ha battuto 6-2 la compagna di nazionale Annalisa Rosada (Arcieri del Leon), dopo aver sconfitto 6-0 in semifinale Vincenza Petrilli (Aida). A completare il podio femminile è stata l’altra azzurra Veronica Floreno (Dyamond Archery Palermo).

Elisabetta, 33 anni e chirurgo ortopedico al CTO di Torino, ha così confermato il titolo tricolore conquistato nelle ultime due stagioni a Castenaso (2017) e Cologno Monzese (2018), laureandosi campionessa italiana per l’ennesima volta in carriera (la sesta a livello outdoor da quando, nel 2010, i Campionati Italiani si svolgono sotto l’egida della FITARCO). Ieri al termine delle 72 frecce di qualifica ha totalizzato 604 punti e si è assicurata il titolo di classe Senior davanti a Veronica Floreno (576) e Annalisa Rosada (554), accedendo direttamente alle semifinali odierne. Ha concluso nel migliore dei modi la sua estate di gare. Ai Mondiali di giugno aveva staccato il pass per le Paralimpiadi del prossimo anno e vinto l’argento mondiale nel mixed team in coppia con Stefano Travisani; nella finale della Para-Archery Cup aveva invece conquistato la medaglia d’oro individuale.

L’altro azzurro piemontese Roberto Airoldi (Arcieri Cameri), anch’egli in gara nell’olimpico, si è dovuto accontentare del quarto posto. Ha superato 6-2 agli ottavi il “padrone di casa” Vincenzo Condrò (Compagnia Arcieri Ugo di Toscana) e ai quarti ha avuto la meglio per 7-3 su Mario Esposito (PHB). Si è quindi fermato in semifinale contro l’altro azzurro Stefano Travisani (Fiamme Azzurre), vincitore della sfida allo shoot off con il punteggio di 6-5 (8-5). Nella finale per il bronzo l’arciere novarese ha poi ceduto 7-3 contro Giuseppe Verzini (Compagnia Arcieri Cormons), che è così salito sul podio alle spalle di Travisani, oro, e Tommaso Renna (Arcieri del Sud), argento. Gli stessi due atleti – in ordine inverso – si erano aggiudicati i primi due posti di classe con i punteggi di 597 e 589, proprio davanti a Roberto Airoldi, terzo a quota 577.

Si è concluso ai quarti di finale il percorso tricolore degli altri due atleti in gara tesserati per gli Arcieri delle Alpi, entrambi impegnati nel compound. L’azzurro Matteo Bonacina ha perso 144-142 contro Claudio Chiapperini (Arcieri del Cangrande), mentre Gioele Gattuso si è arreso 145-138 contro Giampaolo Cancelli (Arcieri Torrevecchia). Da ricordare, infine, che la 32esima edizione dell’evento dei Tricolori Para-Archery è stata organizzata dalla Compagnia Arcieri Città di Firenze Ugo di Toscana. L’evento è stato trasmesso in diretta streaming su YouArco, mentre una sintesi delle finali di oggi verrà trasmessa da Rai Sport.

Risultati completi a questo link

(Foto Fitarco)

 

Mondiali 3D, gli arcieri piemontesi convocati

L’Italia è storicamente una delle nazioni più forti al mondo nella specialità 3D e cercherà di confermarsi al vertice anche nei prossimi Mondiali, in programma a Lac La Biche (Canada) da lunedì 3 a venerdì 7 settembre. Ci proverà con le frecce dei 17 azzurri convocati per l’evento iridato, cinque dei quali piemontesi o tesserati per società piemontesi. Si tratta di Giuseppe Seimandi e Irene Franchini (Fiamme Azzurre/Arcieri delle Alpi), entrambi in gara nel compound; di Alessio Noceti e Carlo Cogo (Iuvenilia), entrambi impegnati nell’arco nudo; di Giuliano Faletti (Arcieri Delle Alpi), al via nel longbow. Responsabile tecnico della nazionale è l’altro piemontese Giorgio Botto. Il programma prevede qualifiche il 3 e 4 settembre, gironi eliminatori il 5, semifinali individuali e a squadre il 6 e finali il 7. Nella scorsa edizione dei Mondiali disputata due anni fa a Robion l’Italia chiuse al secondo posto nel medagliere, con 2 ori e 4 bronzi alle spalle della Francia padrona di casa. Irene Franchini vinse il titolo a squadre, Giuliano Faletti il bronzo individuale. L’elenco completo dei convocati e lo staff a questo link

Vitigno, vite, territorio: un corso per conoscere il vino

Go Wine promuove, con l’arrivo dell’autunno, un nuovo corso di degustazione di primo livello a Torino, presso una sala riservata del Ristorante Sol Levante Fusion in Via Nizza 1, angolo Corso Vittorio Emanuele II.

Il corso inizia martedì 15 ottobre e si articola in 5 serate. Si propone di sviluppare il rapporto tra vitigno-vite-territorio, con un messaggio di carattere divulgativo che possa fornire nozioni utili anche per riconoscere e valutare le diverse tipologie di vino. Nel corso di ogni appuntamento si potranno degustare 5 tipologie di vini a seconda del tema trattato: protagonisti delle serate vini bianchi, vini rossi, grandi rossi italiani (alla presenza di un produttore) e vini da meditazione.

Ecco di seguito le date e gli argomenti delle lezioni:

Prima serata: martedì 15 ottobre ore 20.30
INTRODUZIONE ALLA DEGUSTAZIONE

Seconda serata: martedì 22 ottobre ore 20.30
IL RAPPORTO VITIGNO–VINO–TERRITORIO; VINI BIANCHI

Terza serata: martedì 29 ottobre ore 20.30
IL LAVORO IN VIGNA; VINI ROSSI

Quarta serata: martedì 5 novembre ore 20.30
IL LAVORO IN CANTINA; GRANDI ROSSI ITALIANI

Quinta serata: martedì 12 novembre ore 20.30
IL TURISMO DEL VINO; VINI DA MEDITAZIONE

Alleghiamo il programma e la scheda di adesione da compilare per l’iscrizione.

Coloro che si iscrivono entro la data del 15 settembre avranno in omaggio la serata di degustazione di lunedì 16 dicembre, promossa da Go Wine a Torino in occasione degli auguri natalizi.


Per informazioni e iscrizioni:
Associazione Go Wine – Ufficio Corsi – tel. 0173 364631 – fax 0173 361147
ufficio.corsi@gowinet.it – www.gowinet.it

Allarme cinghiali. In Piemonte più di mille incidenti stradali

“E’ insufficiente il provvedimento dell’ex Giunta regionale”

In Piemonte si registrano oltre 1.100 incidenti stradali all’anno causati da cinghiali e caprioli. A lanciare l’allarme è la Coldiretti piemontese, dopo l’ultimo incidente mortale avvenuto a metà agosto sulla tangenziale di Alba.

Roberto Moncalvo, presidente di Coldiretti Piemonte, e Bruno Rivarossa, Delegato Confederale sottolineano che “L’escalation dei danni, delle aggressioni e degli incidenti che causano purtroppo anche vittime, è il risultato della incontrollata proliferazione degli animali selvatici con il numero dei cinghiali presenti in Italia che ha superato abbondantemente il milione, con una diffusione che ormai si estende dalle campagne alle città”,

Secondo Coldiretti, dunque, non basta il provvedimento che la Giunta regionale aveva approvato nei mesi scorsi, dando il via alle norme per attivare interventi riguardanti la prevenzione ed il controllo dei cinghiali. “Le province e Città metropolitana avrebbero dovuto fare la loro parte, ma a che punto siamo? La tutela dell’ambiente non deve farci dimenticare la sicurezza stradale, per questo serve agire con tempestività su tutti i territori e specificatamente nelle aree collinari e montane, dove l’agricoltura è più difficoltosa, in cui si sono già persi oltre il 50% delle superfici coltivabili a causa proprio dei selvatici. Senza dimenticare che a rischio oggi è la sicurezza dell’intera collettività”, aggiungono gli esponenti dell’organizzazione degli agricoltori.

E’ tempo di Ametista Day

Domenica 15 settembre

“1959-2019 – LE AMETISTE DI TRAVERSELLA”

Domenica 15 settembre, presso il complesso delle miniere di Traversella (TO), dalle 10 alle 18, il Museo Mineralogico e delle Attrezzature della Miniera di Traversella, con il locale Gruppo Mineralogico della Valchiusella, con il patrocinio del Comune di Traversella e con la collaborazione del Gruppo Mineralogico Lombardo, editore della Rivista Mineralogica Italiana, propone una giornata dal titolo “1959-2019 – Le ametiste di Traversella”. L’evento vuol ricordare la vita di miniera, permettere ai visitatori di scoprire l’allestimento museale ma, soprattutto, vuol riportare alla memoria un fatto quasi leggendario verificatosi tra maggio e giugno del 1959, quando, durante il turno di notte, venne scoperta una grande cavità, ovvero un “geode” vergine e interamente riempito di cristalli di quarzo ametista. A quel tempo le esigenze dell’azienda erano ben altre e gli operai, superata la sorpresa e la curiosità iniziale, abbandonarono il geode al suo destino. Il prezioso reperto divenne parte di un pilastro di sostegno e, successivamente, venne ricoperto da una frana, sparendo nuovamente e portando con sé, almeno in parte, il suo prezioso contenuto. Questi fatti restano oggi una vicenda affascinante da narrare e molti sono gli appassionati ed i collezionisti di minerali che, ascoltando le testimonianze di quanti lavoravano in miniera e dei pochi testimoni oculari ancora in vita, hanno cercato di recuperare il geode, per ora senza esito positivo.

Le miniere di Traversella e, in generale, tutta la Valchiusella, sono un territorio particolarmente ricco di minerali. Quello che si potrebbe definire un vulcano mancato resta ancora oggi un territorio ricco di campioni mineralogici in gran parte sepolti e da ritrovare.

L’ “Ametista Day” previsto per il 15 settembre, in cui mito, storia e territorio si incontreranno, vuol essere un’occasione per riscoprire gli antichi impianti e i numerosi reperti esposti nelle sale del museo che, per l’occasione, cederà le postazioni d’onore ai preziosi cristalli viola che arriveranno da musei e collezioni private di tutta Italia.

Il quarzo ametista era presente in grande quantità nella miniera di Traversella e a testimoniarlo sono sia i campioni ritrovati sia le testimonianze trascritte o registrate di quanti lavorarono per lunghi anni presso il sito minerario.   Basti pensare che si racconta di quanti, proteggendosi le mani con il cappello di lana, riuscirono a raccogliere gli ultimi cristalli di cui si ha notizia, i quali erano lunghi circa sei centimetri. Nulla al confronto con i primi ritrovamenti lunghi oltre trenta centimetri! Alcuni campioni recuperati andarono distrutti, altri furono venduti sottocosto e altri ancora sono tutt’oggi conservati gelosamente. Alcuni tra gli esemplari ancora oggi visibili sono tra le più belle ametiste del mondo come colore e dimensione.

L’ametista è un quarzo di colore violetto più o meno intenso. La particolare sfumatura è dovuta alla presenza di ossido di ferro. Siccome si tratta di una varietà di quarzo, il termine “ametista” andrebbe sempre scritto tra virgolette. Le caratteristiche fisiche e le forme sono le stesse del quarzo, inoltre la parte colorata di violetto del quarzo può risultare soltanto nella parte terminale del cristallo, o esserne il “fantasma”, oppure formare una sorta di “cappuccio” o “scettro”.

Sulle Alpi l’ametista è considerata una vera e propria rarità.

I primi piccoli cristalli viola di Traversella vennero trovati già nel 1908.

 

Vediamo qualche curiosità su questo minerale. Conosciuta già all’epoca degli egizi, si dice che la regina Cleopatra possedesse un anello con ametista a cui erano attribuiti grandi poteri. Sembra che la regina d’Egitto prediligesse, proprio per questo motivo, il colore viola. Il nome “ametista” ha origini antichissime e significherebbe “sobrietà”. Secondo i greci, serviva a disintossicare e a preservare dagli eccessi dell’alcool, ma anche per curare le malattie mentali. Gli ebrei la chiamavano “akhlamah”, la “pietra del sogno”, che assicurava sonni tranquilli liberi da incubi, ed è associata ad Adnachiel, l’angelo dell’indipendenza (il cui pensiero non era influenzato da nessuno). Anche Leonardo Da Vinci fu affascinato dal colore del quarzo ametista. Egli sosteneva che aiutasse a dominare gli istinti più bassi e che fosse quindi portatore di serenità ed equilibrio. Il più grande cristallo di “ametista” delle Alpi è lungo 78 centimetri ed è stato rinvenuto al Saurüssel, nella Zillertal in Austria, nel 1985.

 

Il sito mineralogico che ospita oggi il museo è stato realizzato negli anni ’40 del Novecento per recuperare quelli che erano considerati “minerali economicamente utili”. Note sin dalle epoche più remote, le miniere vennero in quegli anni sfruttate soprattutto per l’estrazione della magnetite (importante per la grande quantità di ferro contenuto) e della scheelite (importante per l’estrazione del tungsteno).

Le sale espositive accolgono, oltre ad alcuni macchinari originali, le teche con diversi campioni mineralogici rappresentativi della località.

Il museo è aperto dalle 10:00 alle 18:00. Per informazioni inviare una mail a gmv.traversella@gmail.com o telefonare al nr. 0125/794005 o al nr. 349/8380655.

Piemonte, Legambiente: “Inaccettabile il depotenziamento dei provvedimenti antismog”

“I Sindaci si smarchino a tutela della salute pubblica”

Riceviamo e pubblichiamo

“Un provvedimento miope che mette a rischio la salute e le tasche dei cittadini”. Legambiente è dura sulla recente approvazione da parte della Giunta regionale piemontese dello schema di ordinanza sindacale-tipo per l’applicazione delle misure di limitazione delle emissioni per la stagione invernale 2019-2020 che prevede una serie di nuove deroghe per i blocchi al traffico. Tra queste l’esclusione dall’area soggetta alle limitazioni di 10 Comuni dell’agglomerato di Torino e la deroga per i veicoli condotti da persone con ISEE inferiore ai 14.000 euro.

“La Regione si impegni a garantire alternative efficaci all’uso dell’auto privata piuttosto che a depotenziare provvedimenti antismog già oggi insufficienti a tutelare la salute pubblica –dichiara Fabio Dovana, presidente di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta-. Da diversi anni la nostra regione è sotto procedura d’infrazione europea per smog e questo, oltre ad indicare che la salute dei cittadini è costantemente messa a rischio, rappresenta una scure milionaria sulle casse regionali e locali. Andare nel senso opposto a quanto si dovrebbe fare non potrà che aumentare le possibilità che il Piemonte, e pro quota le amministrazioni locali, siano chiamate dalla Corte di Giustizia Europea a pagare sanzioni nei prossimi anni. Soldi pubblici che anziché per le multe potrebbero essere spesi per politiche antismog veramente efficaci, a partire da progetti per la mobilità a zero emissioni nei centri abitati e dal completo ripristino delle linee ferroviarie pendolari tagliate”.

Per Legambiente occorre prendere come riferimento il Piano Aria regionale approvato a marzo 2019 che concentra la maggior parte delle misure sul settore dei trasporti ed in particolare della mobilità urbana costituendo così una matrice indispensabile per l’efficacia delle politiche anche su scala locale. Un piano che, sottolinea l’associazione, mira al rispetto minimo degli attuali limiti di legge senza però considerare che di qui al 2030 l’Unione Europea potrebbe inasprire tali standard in conformità alle raccomandazioni dell’OMS che abbassano ad esempio l’asticella del PM10 ad una media annua inferiore a 20 mg/mc come riferimento per la tutela della salute pubblica.

“Ci rivolgiamo direttamente ai Sindaci, primi responsabili della salute pubblica, affinché adottino ordinanze comunali più ambiziose di quella proposta dalla Regione e interpretino gli interventi a favore di una mobilità nuova, sia pubblica che privata, come un’opportunità di crescita del tessuto economico locale e a favore di una maggiore vivibilità dei centri urbani. Va sicuramente nella giusta direzione la revisione della Zona a Traffico Limitato di Torino ma vogliamo stimolare l’Amministrazione torinese ad essere più coraggiosa, per non rischiare che il progetto non produca gli effetti sperati e non venga compreso dalla popolazione. Per noi il modello da seguire resta l’Area C che a Milano ha permesso di indirizzare importanti risorse per il potenziamento dell’offerta di trasporto pubblico, con effetti positivi su qualità dell’aria e congestionamento della città”.