ilTorinese

Coronavirus: informarsi solo sui canali ufficiali

Pubblichiamo l’appello del presidente del Consiglio regionale  Stefano Allasia per non alimentare la disinformazione

“Dall’incontro di stamattina con il presidente della Giunta presso l’unità di crisi della Protezione civile è emersa una situazione sotto controllo, senza nessun nuovo caso positivo, oltre ai tre già segnalati nei giorni scorsi. Il monitoraggio proseguirà e continueremo a fornire aggiornamenti costanti.
Il mio appello a tutti i cittadini piemontesi è quello di acquisire notizie solo attraverso i canali istituzionali, in particolare il sito della Giunta, del Consiglio regionale e della Protezione civile, senza affidarsi a fonti non ufficiali, frequenti sui social network, che rischiano di alimentare disinformazione, preoccupazione e talvolta anche truffe”.  Così il presidente del Consiglio regionale si è rivolto ai piemontesi per aggiornarli sulla gestione dell’emergenza Coronavirus.
“Tutti coloro che hanno il dubbio di aver contratto il virus possono contattare il numero verde  800.19.20.20, per ottenere una prima assistenza telefonica che, attraverso una sorta di pre-triage, indica al paziente che cosa fare o dove recarsi per ottenere la risposta assistenziale più appropriata. Il servizio è stato organizzato per alleggerire i numeri dedicati normalmente all’emergenza dal grande flusso di chiamate che in queste ore stanno intasando i centralini del 112 e 118, con il rischio di rallentare i soccorsi. Per informazioni generiche di carattere sanitario sul coronavirus e sui comportamenti di prevenzione si può contattare il 1500, numero verde del Ministero della Salute”.
“La modalità costruttiva con cui si sta affrontando in Piemonte l’emergenza è il frutto dell’ottimo lavoro di squadra che coinvolge numerosi operatori. A loro va il mio sentito ringraziamento per lo spirito di sacrificio e la professionalità in un lavoro che li vede impegnati da sabato, senza sosta” – ha aggiunto il presidente del Consiglio regionale-. “Penso in particolare al personale sanitario, a quello della Protezione civile, ai numerosi volontari che stanno prestando assistenza così come ai funzionari dell’amministrazione che supportano a livello informativo i cittadini”

Tumore al seno: dove operarsi in Piemonte?

Su www.doveecomemicuro.it la classifica regionale degli ospedali più performanti per volume di interventi per tumore al seno (fonte dati: PNE 2018). A conquistare le prime posizioni sono l’Ospedale Sant’Anna – AOU Città della Salute e della Scienza di Torino, l’Istituto di Candiolo (TO), il Presidio Sanitario Cottolengo di Torino, l’Ospedale Santi Antonio e Margherita di Tortona – ASL Alessandria (AL) e l’Azienda Ospedaliera Maggiore della Carità di Novara

Con un’incidenza di 1 donna colpita su 8, il carcinoma alla mammella è la neoplasia più diffusa nella popolazione femminile. Nell’eventualità di doversi sottoporre a un intervento, come individuare l’ospedale che offre maggiori garanzie di sicurezza e che risponde meglio alle proprie esigenze?

Su www.doveecomemicuro.it, portale di public reporting in ambito sanitario, è disponibile la
classifica degli ospedali italiani per numero di interventi annui per tumore al seno (fonte:
PNE 2018 di Agenas, riferito all’anno 2017). Alla base, l’assunto secondo cui più alto è il
numero di casi trattati maggiori sono le garanzie per le pazienti. “Il volume di attività, infatti,
secondo quanto dimostrano le evidenze scientifiche, ha un impatto significativo sull’efficacia
degli interventi e sull’esito delle cure”, spiega Elena Azzolini, medico specialista in Sanità
Pubblica e membro del comitato scientifico del sito.

Nel nostro Paese, gli ospedali pubblici o privati accreditati che nel 2017 hanno effettuato
interventi annui per carcinoma alla mammella (tenendo conto solo di quelli che hanno
eseguito almeno 5 operazioni) sono 469: il 42,9% è situato al Nord, il 19,8% al Centro e il
37,3% al Sud. A quali si rivolgono più frequentemente i cittadini?

Tre quarti degli interventi concentrati in meno di un terzo dei centri

Dei 469 ospedali pubblici o privati accreditati che in Italia effettuano almeno 5 operazioni
annue, solo 137 (il 29,2% del totale) rispettano la soglia di 150 interventi fissata
dalle autorità ministeriali per il tumore alla mammella: il 49,6% si trova al Nord, il 24,8% al
Centro e il 25,6% al Sud. In queste strutture, nel 2017, sono stati eseguiti ben il
74,7% (quasi tre quarti) degli interventi totali contro il 55,8% del 2012: è a questi
centri, particolarmente performanti, quindi, che si rivolgono sempre più spesso i cittadini.

Viceversa, nelle restanti strutture accreditate (oltre due terzi), nel 2017 è stato eseguito
appena il 25,3% delle operazioni totali (poco più di un quarto) contro il 44,2% del 2012.
“La scelta di fissare una soglia minima d’interventi annui ha, tra i principali effetti, quello di
convogliare i pazienti nei centri che offrono maggiori garanzie, che saranno così portati a
progredire in esperienza ed adeguatezza delle cure. I grandi numeri hanno un altro
vantaggio: giustificano l’impiego di più specialisti in una logica multidisciplinare e consentono
di attivare Breast Unit certificate: reparti specializzati che offrono alle pazienti l’opportunità
di essere seguite da un team di esperti e di accedere a un trattamento personalizzato”,
spiega Massimiliano Gennaro, medico della Struttura Complessa Chirurgia generale
indirizzo oncologico 3 (Senologia) presso l’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano.

Le strutture in linea con lo standard aumentate del 63% in 5 anni

Nell’ultimo quinquennio, i centri che rispettano lo standard – quelli cioè che eseguono
almeno 150 interventi annui – sono cresciuti del 63% (da 84 nel 2012 sono passati a 137
nel 2017). Al contrario, è calato il numero complessivo degli ospedali che eseguono
interventi per tumore alla mammella (sempre tenendo conto solo di quelli che effettuano
almeno 5 interventi annui): da 559 nel 2012 sono passati a 469 nel 2017 (-16%).

La direzione è quella giusta, ma la mia aspettativa, nell’interesse dei pazienti, è che gli
indicatori individuati per valutare i centri – come le soglie di attività – si perfezionino nel
tempo e riflettano sempre più fedelmente la qualità delle prestazioni offerte”, dice
Massimiliano Gennaro. “Quanto alle strutture in linea con gli standard, il loro aumento è
auspicabile, ma non si può prescindere da una loro equa distribuzione sul territorio che
garantisca ai cittadini le stesse opportunità di cura risparmiando loro migrazioni da una
Regione all’altra”.

Interventi aumentati di oltre un terzo in un quinquennio

Dai dati di Agenas emerge anche un notevole incremento delle operazioni per tumore al
seno che, nel nostro Paese, hanno registrato un + 38,5% in 5 anni passando dalle 44.147
effettuate nel 2012 alle 61.137 del 2017.

“L’aumento è in linea con i dati riportati nell’ottobre scorso da AIOM, i quali rivelano un
trend in crescita per quanto riguarda l’incidenza del tumore al seno in Italia (+0,3% per
anno, dal 2003 al 2018). L’incremento delle diagnosi si spiega con l’ampliamento, in alcune
Regioni, dello screening mammografico, che ha coinvolto nuove fasce di età (45-49 anni) in
aggiunta a quelle per cui era già attivo (dai 50 ai 69 anni). Inoltre, si deve al fatto che molte
giovani donne oggi scelgono di sottoporsi ai controlli di loro iniziativa, spinte dalle campagne
di prevenzione e dai progressi fatti nei campi della diagnosi e delle cure, che hanno
consentito un significativo calo della mortalità (-0,8% per anno)”, spiega Massimiliano
Gennaro.

Un portale aiuta i cittadini a orientarsi

Quali centri vantano un buon numero d’interventi annui nel rispetto delle soglie ministeriali?
E quali ospitano al loro interno una Breast Unit? Queste e altre informazioni sono disponibili
su www.doveecomemicuro.it, portale che vanta un database di oltre 2.300 strutture:
tra ospedali pubblici, strutture ospedaliere territoriali, case di cura accreditate,
poliambulatori, centri diagnostici e centri specialistici.

Come eseguire la ricerca?

Per confrontare le strutture è sufficiente inserire nel “cerca” la parola chiave desiderata, ad
esempio “tumore al seno” e selezionare la voce che interessa tra quelle suggerite. In cima
alla pagina dei risultati compariranno i centri ordinati per numero d’interventi, per vicinanza
o in base ad altri criteri selezionabili. Il semaforo verde indica il rispetto della soglia
ministeriale mentre una barra di scorrimento mostra il posizionamento delle singole strutture
nel panorama nazionale. La valutazione viene fatta considerando indicatori istituzionali di
qualità come volumi di attività (dati validati e diffusi dal PNE – Programma Nazionale Esiti
gestito dall’Agenas per conto del Ministero della Salute).
È possibile anche inserire nel “cerca” uno specifico esame (ecografia della mammella,
mammografia, agoaspirato della mammella, ecc..) o un determinato intervento
(mastectomia, ricostruzione della mammella, ecc…), quindi restringere il campo alla
regione o alla città di appartenenza. Per filtrare ulteriormente i risultati, basta spuntare
le caselle della colonnina in basso a sinistra relative, ad esempio, alle certificazioni Breast
Unit o Bollini Rosa, il premio assegnato agli ospedali attenti alle esigenze femminili.

CLASSIFICA REGIONALE STILATA PER VOLUME DI INTERVENTI CHIRURGICI PER TUMORE AL SENO
(Fonte PNE 2018)
Le strutture pubbliche o private accreditate che in Piemonte hanno effettuato questo tipo
di intervento sono 31.
12 strutture su 31 rispettano la soglia (38,7%).
Le 5 strutture che effettuano un maggior numero di interventi sono:
1. Ospedale Sant’Anna – A.O.U. Città della Salute e della Scienza di Torino (n°
interventi: 833) 6° in Italia
2. Istituto di Candiolo (TO) (n° interventi: 413)
3. Presidio Sanitario Cottolengo di Torino (n° interventi: 335)
4. Ospedale Santi Antonio e Margherita di Tortona – ASL Alessandria (AL) (n°
interventi: 276)
5. Azienda Ospedaliera Maggiore della Carità di Novara (n° interventi: 260)
Il 12,6% dei residenti sceglie di farsi curare in altre regioni
L’87,4% dei residenti sceglie di farsi curare nella propria regione
Il 3,4% di interventi eseguiti su non residenti

Operazione antidroga: 70 veicoli controllati, oltre 200 le persone identificate

È il bilancio di una notte di controlli, quella appena trascorsa, che ha visto la Guardia di Finanza di Torino impegnata al Sestriere, in alta Val di Susa, in un’attività di prevenzione, mirata a contrastare il traffico di stupefacenti ed episodi di microcriminalità.

Alcuni equipaggi della Compagnia di Susa e della Tenenza di Bardonecchia, supportati dalle Squadre Cinofile del Gruppo Torino, hanno controllato per gran parte della notte, all’ingresso del Colle, sia le auto provenienti dalla Val Chisone e pinerolese, che quelle provenienti dalla Val di Susa.

Come detto, centinaia le persone identificate e decine i grammi di sostanze stupefacenti sequestrati, sia a bordo delle autovetture fermate che occultate sulle persone, oltre a diversi spinelli già confezionati e pronti per essere consumati.

Quantitativi di Hashish e marijuana sono stati anche rivenuti nascosti all’interno di una transenna sita in un parcheggio posto nelle immediate vicinanze di un noto locale notturno del Sestriere, molto probabilmente sostanze “abbandonate” dai possessori alla vista dei Finanzieri.

I carabinieri sventano l’assalto degli “uomini d’oro” al furgone portavalori

Sequestrati tre fucili e centinaia di chiodi a tre punte / Una gazzella dei Carabinieri del Nucleo Radiomobile di Torino in servizio ieri nel quartiere cittadino “Parella” ha incrociato una Fiat 500 con a bordo due persone, il cui sguardo e atteggiamento ha insospettito non poco il capo equipaggio, che ha deciso così di procedere ad un controllo

I militari, quindi, dopo aver raggiunto l’autovettura – seguita a brevissima distanza anche da un’Alfa Romeo Giulietta con un solo individuo alla guida – ha intimato l’alt con i dispositivi sonori e luminosi in dotazione. Improvvisamente, però, entrambe le auto hanno accelerato bruscamente senza fermarsi. La corsa a tre a folle velocità è iniziata nel capoluogo piemontese ed è terminata nella vicina Collegno (TO), dove l’abilità del Carabiniere autista ha consentito di stringere a bordo corsia i due mezzi in fuga. I tre sospettati (2 a bordo della fiat 500 e 1 della Giulietta) si sono dati a gambe levate nei campi limitrofi, inseguiti a piedi dai militari che sono riusciti a bloccarne solo uno (l’autista della Giulietta), un 27enne di San Severo (FG) già noto alle forze di polizia che già indossava un giubbetto antiproiettile, uno scaldacollo e guanti e aveva in tasca varie cartucce calibro 12. La successiva perquisizione della Fiat 500 ha permesso di trovare un arsenale pronto all’uso sul sedile posteriore : 2 pericolosi fucili a pompa, cal. 12 (1 Bernardelli rubato a Fermo nel mese di giugno 2015 e 1 Hawk Industries China, di fabbricazione clandestina, entrambi muniti di caricatore con 5 colpi di cui 1 in canna), un terzo fucile automatico Beretta cal. 12, munito di caricatore 5 colpi di cui 1 in canna (intestato a una persona deceduta), nonché un centinaio di chiodi a tre punte. Sequestrate le due auto, entrambe con targhe clonate, delle quali la Fiat 500 è anche risultata rubata nel centro storico di Torino il 29 febbraio scorso. Le indagini proseguono per catturare i complici, verificare se le armi, inviate al RIS di Parma, siano state utilizzate in altri episodi delittuosi, nonché individuare l’obiettivo della banda.

Livia, da Morozzo sulle orme di Nilde in un mondo politico che non c’è più

Lei è Livia Turco. È stata ministro della Repubblica. Prima alle Pari opportunità con  D’Alema Presidente del Consiglio. Poi alla Sanità con Prodi. Deputata e senatrice.  Consigliere regionale in Piemonte. Membro della segreteria nazionale del PCI. Ma per me soprattutto la mia amica Livia Turco da Morozzo in provincia di Cuneo. Per me quasi unicamente  la mia amica, al di là dei suoi ruoli

Conosciuta alla metà degli anni settanta. Iscritta a Magistero e alla Federazione giovanile comunista prima di Cuneo e poi di Torino. Lavora studiava e (come si diceva allora) faceva politica.

Cattolica, ma non bigotta, leggeva sempre. Quando divenne segretaria provinciale molti furono stupiti se non contrariati. I decenni successivi si incaricarono di smentire i perplessi. Così era il Partito Comunista italiano. Con i suoi limiti di conservatorismo ed al tempo stesso capace di azzardare scommesse su nuovi e per allora inespressi talenti. Livia era una di questi talenti . Ma appunto per allora non era dato sapere. Si racconta che al Comitato Federale di Torino un suo appassionato intervento fu ascoltato da Aldo Tortorella, autorevole dirigente romano del Pci. Ne parlò con Enrico Berlinguer e quando si dovette cambiare il segretario dei Giovani Comunisti di Torino fu naturale la sua candidatura ed elezione. 1977, quando il privato diventava pubblico. Quando si stava capendo che oltre ai diritti dei lavoratori c’erano i diritti dei cittadini ed uno di questi era ed è l’uguaglianza tra i sessi. Ora, forse  tutto questo è scontato, ma allora c’era solo il capolino di queste idee, (nel PCI) culturalmente ancora più vicino a Mosca sovietica che alla Parigi della rivoluzione francese. Lei era perfetta perché non appartenente strettamente al nostro mondo, e poteva ed ha saputo rinnovare la nostra cultura politica di fondo.

Era altra ed al contempo era nel nostro insieme. In certe riunioni mi capitava di interromperla chiedendole: ma chi hai citato da dove arriva? Mi spiegava, ed il giorno dopo arrivava in ufficio con un testo o un articolo riguardante chi aveva citato. Anche il suo essere “maestrina” ha contribuito. Non viveva economicamente bene. I nostri stipendi erano ridottissimi. Poi viveva in affitto e dopo l’affitto tutti i soldi erano spesi in libri. Ora nell’ignoranza diffusa della media dei politici non si troverebbe bene. Avevamo ed abbiamo un difetto di fondo per l’oggi. Leggendo ed osservando cercavamo risposte e soluzioni. Ovviamente contrari ce n’ erano. Ed allora giù a discutere fino a tardi. Innumerevoli gli episodi ed i ricordi. Mi limito a due. 1979, a settembre ci interessiamo di lotta alle tossicodipendenze. Perché e soprattutto come aiutarli. Organizziamo un convegno. Si presenta un tossico storico che ci insulta e sostiene che della sua vita ne fa quello che vuole. Per me il discorso era chiuso lì. Per Livia no. Si chiedeva e ci chiedeva il perché e sosteneva che la cosa riguardava. Moralista? Dopo ho capito che per lei l ‘etica degli individui era ed è una condizione prepolitica. Il secondo me l’ha raccontato. Consigliere Regionale e poi il grande salto. Roma, Botteghe oscure. Segreteria nazionale. Il massimo dei massimi. Una vettura  con autista del partito la porta in ufficio. Nel raccontarmi il tutto si sentiva spaesata. Entrava nel Gotha dei comunisti ma rimaneva la ragazza di Morozzo.

Veniamo a oggi. Allora, Livietta, che fai ? “Pensionata e presidente della Fondazione Nilde Jotti e poi volontaria all’Istituto nazionale Povertà ed integrazione”. Insomma non stai mai con le mani in mano. Iscritta al Pd, sì. Ma chissà se ci si ritrova davvero. Sul resto è proprio così. Non riesce a stare con le mani in mano. Da presidente della Fondazione Nilde Jotti ora è alle prese con l’organizzazione di iniziative della prima Presidente della Camera. Il 10 Aprile 1920 nasceva a Reggio Emilia. 100 anni. Un secolo, e che secolo. Altro patrocinio del Presidente della Repubblica e iniziative di ricordo  per far conosce ulteriormente il suo pensiero politico. Nilde Iotti con il suo alto senso della Stato. Rispettosa dei ruoli tra politica e politici e tra partiti e Stato. L’episodio che racconto è esemplificativo. I parlamentari comunisti delegavano il Pci ad incassare lo stipendio mensile. Il partito si teneva generalmente tra il 50 e il 70%. Fino alla Presidenza di Nilde Iotti. Si impose e ribalto’ tutto. Il motivo abbastanza ovvio. L’ accordo tra deputato e partito era successivo. Non solo una questione formale. Un conto è lo Stato un conto il partito. Cento anni che sembrano 10 secoli. La Presidenza di Livia Turco come ideale prosecuzione. Partendo da Morozzo e transitando per Torino, Livia Ministro non si è mai montata la testa. A Roma gira con mezzi pubblici. Forse non ha neppure la patente. Ed in treno è rigorosamente in seconda classe. Altra occasione per  stare in mezzo alla gente ed essere contenta quando un giovane immigrato le racconta orgoglioso di essere diventato cittadino italiano. Appunto, un altro mondo, forse  ultimamente minoritario ma non per questo un mondo sbagliato. Quando si sbaglia si sbaglia, ancorché a sbagliare è  la maggioranza. A noi, forse minoranza, piace quel mondo. Livia lo rappresenta, non è da poco.

Patrizio Tosetto

 

Champions donne, soddisfazione per l’assegnazione a Torino

 “Con l’assegnazione della finale di Champions League viene riconosciuto  il lavoro fatto dalla Figc per la promozione del calcio femminile.

La scelta dello stadio di Torino rappresenta un premio  per quanto la Juventus, così come altri club, insieme alla Federazione, sta facendo per la crescita del movimento”. Dal Portogallo dove si trova in occasione della partita tra le  azzurre giocheranno e  la nazionale di casa per l’Algarve Cup, in programma mercoledì, così parla la ct Milena Bertolini a proposito dell’assegnazione a Torino della finale di Champions donne. Si giocherà allo Stadium. “Torino si conferma sempre più come capitale dello sport internazionale”, commenta la sindaca Chiara Appendino.

Frida torna in mostra a Stupinigi

Dopo la chiusura obbligata, per disposizioni ministeriali, di tutti i musei piemontesi da lunedì 24 febbraio a domenica 1 marzo, riapre regolarmente al pubblico da lunedì 2 marzo la mostra “FRIDA KAHLO Through the lens of Nickolas Muray”, alla Palazzina di Caccia di Stupinigi

 

Fino al 3 maggio 2020

PALAZZINA DI CACCIA DI STUPINIGI
Piazza Principe Amedeo 7 – Stupinigi (TO)

“Lo que no me mata me alimenta”
“ciò che non mi uccide, mi nutre, mi fortifica”

diceva Frida, nonostante la poliomelite, le conseguenze del gravissimo incidente, gli aborti, l’amputazione della gamba ed i dolori fisici atroci. Senza tralasciare i dispiaceri emotivi dovuti ai ripetuti tradimenti di Diego.

Eppure Frida non si lasciava vincere dalla paura, giocava con la sua “cara e dolce amica morte”, scherniva i dottori con frasi come “Dottore, se mi lascia bere questa tequila, prometto che al mio funerale non ne toccherò un goccio”,
riponeva tutta la sua speranza nel futuro nei colori squillanti del suo “Viva la vida”, un inno alla speranza, un monito eterno per tutti noi.

Siamo certi che in questa settimana di esilio forzato la sua anima si sia sufficientemente divertita, riguardando tutte le foto che le aveva scattato il suo amante/amico Muray e che l’hanno resa iconica per noi, commentando il documentario del suo rapporto con il suo “rospo” Diego, adagiandosi sul suo letto e provandosi i vestiti ispirati al suo stile, ricostruiti in mostra.

Ora è pronta a riabbracciare il pubblico con la sua carica emotiva nella sua casa torinese, TUTTI I GIORNI, dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 17.30 e sabato e domenica dalle 10 alle 18.30 (ultimo ingresso consentito un’ora prima dell’orario di chiusura).

PROMEMORIA SULLA MOSTRA…VIAGGIA, VIVI, AMA.
La Mostra Evento per la prima volta in Europa!

Un viaggio emozionale nella vita dell’icona mondiale Frida Kahlo. Un percorso per conoscere la donna, viverla e comprendere la sua essenza, fatta di forza, coraggio, talento e un immenso amore.

Next Exhibition e ONO arte contemporanea, con il patrocinio dell’Ambasciata del Messico, del Consolato Onorario del Messico a Torino e di Torino Città Metropolitana, sono lieti di presentare “FRIDA KAHLO Through the lens of Nickolas Muray”, la mostra evento che offre uno sguardo intimo e privato sull’artista più prolifica, conosciuta ed amata del Messico.

Per la prima volta in Europa si svela al pubblico la collezione completa degli scatti su Frida di Nickolas Muray, suo amico di lunga data e amante. Su tutti “Frida Kahlo on White Bench”, la foto più iconica.
Le sessanta foto, scattate nei momenti più segreti della vita della Kahlo, riempiono gli occhi del pubblico con i colori, le espressioni, gli occhi, il sorriso di Frida. Un vero e proprio sguardo sulla Frida più segreta, un percorso organizzato dall’archivio Nickolas Muray attraverso GuestCurator Traveling Exhibition, LCC.

Il visitatore avrà la possibilità di immergersi nei sentimenti e nelle emozioni che hanno caratterizzato l’artista, partendo dalla suggestiva e toccante area introduttiva multimediale, in collaborazione con il Museo FRIDA KAHLO Riviera Maya (Messico), che simula rumori e colori dell’incidente che ha segnato la vita dell’artista. Le riproduzioni degli ambienti tanto cari a Frida, il famoso letto d’arte e di sofferenza, gli abiti messicani, faranno toccare lo spirito di una donna eccezionale.
La stanza dedicata al suo rapporto eterno con Diego Rivera, con il documentario “Artists in Love”, in collaborazione con SKY Arte; le lettere d’amore tra Frida e Nickolas; l’area interattiva che ospiterà numerosi approfondimenti su Frida e sulla cultura messicana.

CALENDARIO APPROFONDIMENTI ed EVENTI di MARZO

Sabato 7 marzo: LABORATORIO QUERCETTI
Il laboratorio, pensato per bambini che abbiamo compiuto i cinque anni di età, prevede un massimo di quindici partecipanti.
Verrà regalato ad ogni bimbo un ritratto di Frida che potrà personalizzare con degli origami coloratissimi, sotto la guida esperta di Carla Di Corato, creativa storica del brand Quercetti, nonché professoressa di origami.

A fine laboratorio ogni bimbo potrà portasi a casa la sua piccola opera d’arte.

Sabato 14 marzo: APPROFONDIMENTO SULL’ARTE DI FRIDA
Un’analisi approfondita dei quadri di Frida e degli eventi che hanno ispirato la sua pittura. A cura di Serena Fumero, Dottoressa in Storia dell’Arte

Sabato 28 marzo: IN VIAGGIO CON FRIDA
Un percorso di conoscenza dei luoghi cari a Frida nel suo amato Messico e delle città visitate, in compagnia di Diego, negli Stati Uniti. Un viaggio ricco di emozioni, a cura di Pianeta Gaia Viaggi e Alidays Travel Experiences.

Gli approfondimenti sono GRATUITI, inclusi nel prezzo del biglietto della mostra, acquistabile sia in prevendita con il circuito Ticket One, sia presso il botteghino della mostra.

Per maggiori informazioni sulla mostra: tel. 380/1028313
www.fridatorino.it – www.facebook.com/FridaKahloTorino

EVENTO SPECIALE 8 marzo FESTA DELLA DONNA

Festeggia l’8 marzo in compagnia di una donna unica: FRIDA.
Immergiti nella vita, gli amori e le passioni di un esempio femminile di incredibile coraggio e forza.

Un percorso speciale all’interno della mostra “FRIDA KAHLO Through the Lens of Nickolas Muray”, raccontato ed interpretato da tre talentuose attrici, a rappresentare le fasi principali della vita della pittrice.

La Frida ragazza, vestita da uomo, che lotta per i suoi ideali, ha voglia di emergere e di conquistare il mondo con la sua arte.
La Frida donna che, dopo l’incidente, veste con abiti ampi e lunghi, a nascondere le sue cicatrici. Devastata nel fisico e nel cuore, racconta il suo amore tormentato per Diego Rivera.
La Frida più matura, avvolta in enormi scialli coloratissimi, che fa pace col suo dolore perenne e con la vita, nel suo apice di rinascita interiore.

Un momento intimo, a tu per tu con Frida, con un delicato sottofondo musicale fatto di violino e chitarra, in perfetto stile messicano.

Primo ingresso all’evento alle ore 19.30; secondo ingresso alle ore 20.30.
Info e biglietti in vendita con il circuito Ticket One. Per info: 380/1028313.

 

© Nickolas Muray Photo Archives

Fontana dei Mesi: marzo e aprile e… il Barocco

Marzo leva la mano sinistra: accenna un gesto di saluto. Come la primavera, attesa da tutti a marzo, arriva, sicura di sé, tra persone che stanno aspettando il suo ritorno. Come sapete, per questa uscita sulla Fontana dei Mesi di Torino, la rubrica dedicata ad analizzare le dodici statue allegorie dei mesi a fattezze femminili che compongono la corona della Fontana al parco del Valentino, più belle che mai dopo la fine dei lavori di restauro del marzo scorso (2019), tratteremo del mese di marzo

Gli appassionati più fedeli sono informati già dalla scorsa uscita, dedicata all’Impressionismo e alla statua del mese di febbraio; questa volta, nel post edito da iltorinese.it sulla fine del secondo mese dell’anno (quest’anno bisestile), trattiamo di due statue. Si parla dunque della statua di marzo, dicevamo, una donna che ha una certa musica e che leva una mano in cenno di saluto, ma anche di quella di aprile che raffigura una giovane esuberante e sfrontata, atteggiamento una volta tipico -parlando allegoricamente- del mese di aprile nel corso della primavera.

Oggidì i cambiamenti climatici fanno saltare tutte le consuetudini a riguardo del cambio delle stagioni, tuttavia non è vano ricordare come stavano le cose prima, quando ancora si poteva fare affidamento sul tempo per programmare cose, siano esse semine, raccolti, vacanze, serate conviviali all’aperto, gite per mare o montagna e chi più ne ha più ne metta, se non altro per fare un paragone sia esso positivo o negativo. Ai lettori più curiosi non sarà sfuggito il fatto che per la rubrica di questo mese è annunciato il Barocco. La corrente artistica che lega le statue e l’arte ha una buona ragione per essere scelta tra le tante che la storiografia artistica annovera come strumenti possibili per interpretare l’arte nel coso dei secoli.

Come di solito, non è fatta alcuna pretesa di assolutezza, il legame tra le statue e le correnti artistiche è puramente finzionale e è da prendersi -su buona dritta- come una cosa del tutto speculativa e del tutto evanescente, si potrebbe dire di fantasia. Piuttosto è bene ricordare che la Fontana dei Mesi anche detta “di Ceppi” è stata inaugurata nel xix secolo per la precisione nel 1898, in occasione dell’Esposizione nazionale e che oltre alle dodici statue dell’arco discendente esterno, vi sono all’interno dei giochi d’acqua altre statue, allegorie dei fiumi del Piemonte, di cui si è avuto modo approfondire in precedenza. Detto questo vediamo perché si potrebbe associare il Barocco a questo tratto della fontana.

 

Il barocco inizia negli anni trenta del xvii secolo, come la primavera inizia nel mese di marzo, ma non proprio all’inizio, piuttosto il 21 del mese dato l’equinozio, e come per la corrente artistica i dipinti sono via via più riconoscibili come certamente appartenenti a quel periodo anche nelle statue della Ceppi si nota che le statue primaverili si discostano da quelle invernali sul piano espressivo, per arrivare al forte separazione che si ha tra la fulgida pienezza delle estive e la riservatezza delle invernali.

Descrivere una tendenza tra le statue dei mesi in rapporto alla stagione a cui appartengono è fattibile in modo -direi- evidente e così prendendo in considerazione la diade marzo-aprile, tenendo inoltre come pulce nell’orecchio il Barocco, corrente artistica caratterizzata da uno spazio plurale, in altri termine dal fatto che in uno stesso quadro i barocchi propongono più scene compresenti, iniziamo teoreticamente a collocare l’insieme delle statue nelle loro stagioni, creando quattro gruppi di statue dialogicamente connessi; in relazione tra loro grazie a quelle che rappresentano i mesi di equinozio e di solstizio (in questo caso marzo) e attraverso quelle subito seguenti (qui si ha aprile) per scoprire un tratto caratteristico della stagione che in questo frangente è la rinascita, il ritorno, il riconoscimento, la vita nell’al di qua. La primavera è alle porte, anche se qualcuno dice che quest’anno l’inverno non si è sentito affatto, in ogni caso sarà bene prepararsi e godersi consapevolmente il periodo.

Elettra Nicodemi

 

 

Da Torino al Portogallo un nuovo concetto di casa

Un progetto in campo ricettivo che coinvolgerà le più belle terre portoghesi

Lui imprenditore, torinese DOC seppure rientrato recentemente da Londra, lei designer italo-brasiliana trasferitasi recentemente a Torino da Rio da Janeiro. Si sono trovati insieme non solo nella vita privata, ma anche in quella professionale. E’ di Cristiane Parisi l’idea di lanciare un’alternativa al concetto tradizionale di abitazione, utilizzando container houses (sì proprio quelli che vengono utilizzati per il trasporto navale delle merci!), mentre è di Carlo Patetta Rotta l’idea di creare un vero e proprio brand , in.Cube, per progettare veri e propri resort utilizzando unicamente i containers, abitazioni molto più eco-sostenibili di quelle tradizionali. Non si scava, infatti, il terreno per creare fondamenta e l’energia elettrica deriva dall’utilizzo di pannelli fotovoltaici sul tetto. Per gli ospiti del container si abbassano, così, i costi medi di soggiorno senza rinunciare al confort.

“Ho viaggiato molto in Sud-America ed in Europa e da tanti anni avevo il desiderio di avere un pied a terre nelle città e località a me più care – racconta Cristiane – Nel 2015 ero in Uruguay dove presi alcune lezioni di kite-surf ; proprio in questa occasione ho potuto realizzare, con mia grande sorpresa, che il mio istruttore viveva in un…..container. Da allora ho iniziato a seguire questo nuovo trend di mercato e le principali aziende produttrici di questo tipo di abitazioni. La tecnologia utilizzata in questo settore si è evoluta notevolmente e l’utilizzo dei container si sta diffondendo velocemente”.

“Il nostro primo progetto – racconta Carlo – è a Comporta, in Portogallo, una zona a 120 km a Sud di Lisbona ancora sconosciuta a molti, ma parecchio frequentata da più di venti anni dal jet-set internazionale ( Philippe Starck e Christian Louboutin non sono solo presenze costanti d’estate, ma hanno anche comprato casa nella zona). La cantante Madonna, ad esempio, ha trascorso uno dei suoi ultimi compleanni passeggiando a cavallo sulla spiaggia incontaminata di sabbia bianca che si estende per più di 40 km”.

“Grazie a regole molto restrittive da parte delle amministrazioni locali – spiega Cristiane – tutta la zona è ancora incredibilmente selvaggia e pochissimo abitata; sulla spiaggia è letteralmente impossibile costruire, le uniche costruzioni sono piccoli ristoranti ricavati dalle case di pescatori, mantenendo l’antico charme; nell’interno i proprietari terrieri possono costruire solo sul 25% della terreno che posseggono. Il risultato è un posto paradisiaco e unico. Negli anni si è sviluppata qui una vera e propria filosofia, che si potrebbe definire dello “Slow-Living”. Chi viene in questi posti cerca pochi elementi, ma molto precisi: relax, confort, natura incontaminata, privacy e semplicità….persone che, normalmente, vestono solo abiti firmati, qui sono in maniche di camicia e a piedi scalzi tutto il giorno”.

“E’ proprio per queste caratteristiche che abbiamo scelto Comporta come nostro primo progetto – spiega Carlo Patetta Rotta – Non c’e’ dubbio che le nostre abitazioni sono semplici, per la bellezza e il comfort ci penserà Cristiane con il suo bespoke design. Lo stile, invece, sarà categoricamente quello portoghese: azulejos (le famose piastrelle portoghesi), tetti ricoperti di paglia e oggetti in sughero”.

“Un’altra caratteristica fondamentale del nostro resort – aggiunge Carlo – è che sarà posizionato a breve distanza da alcuni dei più bei golf club del Portogallo. In questo modo riteniamo di poter attrarre anche i numerosi giocatori di golf che arrivano da tutto il mondo per praticare il loro sport preferito e, per facilitare questo, stiamo infatti contrattando prezzi vantaggiosi per i nostri ospiti per l’utilizzo dei migliori campi della zona”. Alla mia domanda a che punto del progetto siano, Carlo risponde: “Il terreno è stato identificato e il progetto del resort completato. Adesso siamo in fase di fund-raising, cioè di ricerca degli investitori. Stiamo parlando anche a investitori internazionali, ma in realtà saremmo più contenti di poter coinvolgere investitori italiani che ci possano seguire non solo nel progetto portoghese, ma anche in quelli successivi: il prossimo, infatti, abbiamo già deciso che sarà a Torino”.

Mara Martellotta

INCUBELIVING.COM

Caccia: “Con la Regione si torna al Medioevo”

Riceviamo e pubblichiamo / “La Giunta Regionale del Piemonte si appresta a ripristinare  lo sterminio di ben 15 specie selvatiche.  Si prepara un colpo definitivo alla nostra martoriata fauna selvatica”

Lo stesso raggruppamento politico di centrodestra, guidato allora da Cota, che nel 2012 aveva abrogato la L.R. 70/96 al solo scopo di impedire il Referendum regionale contro la caccia si appresta ora ad introdurre nel nostro ordinamento una serie di modifiche legislative che, se accolte, ci porteranno indietro di trent’anni:

⦁ Incremento di 15 unità delle specie cacciabili
⦁ Azzeramento del legame cacciatore-territorio
⦁ Caccia di selezione agli ungulati anche in orario notturno
⦁ Agevolazione dell’arrivo in Piemonte di cacciatori foranei ora limitato tra il 5% e il 10%
⦁ Immissioni di animali d’allevamento “pronta caccia” tutto l’anno.
⦁ Cancellazione della norma che avrebbe consentito ai proprietari dei fondi di vietare la caccia sui propri terreni, divieto, quello dei proprietari, ritenuto peraltro legittimo dalla Corte Costituzionale, superando così quanto previsto dall’art. 842 C.C. .

In Prima Commissione Bilancio il disegno di legge n. 83 “Disposizioni collegate alla legge di stabilità regionale 2020”; è all’ordine del giorno da lunedì 2 marzo 2020.
In particolare, l’art. 16 del d.d.l. modifica, abrogandolo, Il comma 5 dell’articolo 2 della Legge Regionale n. 5/2018 e ripristina la possibilità di cacciare ben 15 specie, quasi tutte di uccelli: fischione, canapiglia, mestolone, codone, marzaiola, folaga, porciglione, frullino, pavoncella, combattente, moriglione, allodola, merlo, pernice bianca, lepre variabile.
L’iniziativa ci pare del tutto fuori luogo e priva di alcuna giustificazione. Si tratta infatti di uccelli di piccole dimensioni e con abitudini alimentari prevalentemente insettivore, utili quindi a tenere sotto controllo la proliferazione di specie dannose per le colture agricole (allodola, merlo). In altri casi le specie oggetto della proposta esibiscono carattere migratorio e sono comunque presenti nella nostra Regione con numeri estremamente ridotti. La pernice bianca è specie in sofferenza su tutto l’arco alpino, mentre non esistono dati sulla consistenza numerica della lepre variabile, che è comunque certamente molto ridotta. Numerose specie sono particolarmente tutelate a livello comunitario: pavoncella, combattente e moriglione sono classificate come Specie di Interesse Conservazionistico di livello 2 (specie la cui popolazione globale è concentrata in Europa, dove presenta uno stato di conservazione sfavorevole) mentre canapiglia, codone, marzaiola, mestolone, frullino, allodola risultano essere SPEC 3 ( specie la cui popolazione globale non è concentrata in Europa, ma che in Europa presenta uno stato di conservazione sfavorevole).
Teniamo inoltre a precisare che nessuna delle 15 specie è responsabile di danni all’agricoltura o ad altre attività antropiche degni di rilievo: il loro prelievo venatorio, quindi, assume unicamente finalità di tipo ludico e nessuna giustificazione di riequilibrio ambientale o faunistico può essere addotta in suo appoggio.

Le associazioni del Tavolo Animali & Ambiente chiedono al Consiglio regionale e alla Giunta regionale che le disposizioni sulla caccia siano stralciate dal DDL n. 83/2020.

 

Per il Tavolo Animali & Ambiente:
Roberto Piana
LAC – Lega Abolizione Caccia