ilTorinese

Presto che è tardi

Questa espressione, tipicamente piemontese, anticipava i tempi attuali dove tutto viaggia veloce, dove tutti hanno fretta, dove nel tempo occorrente a fare dieci cose ne vogliamo fare trenta.

Letteralmente “fai presto perché è già tardi”, è un’istigazione a non perdere tempo, ad accelerare i ritmi se no rischiamo di arrivare fuori tempo massimo; a fare cosa, spesso, non lo sa neppure chi la pronuncia.

Non è un problema solo torinese, anzi: provate ad andare a Milano e ve ne accorgerete. Se sotto la Madonnina occupate il lato sinistro della scala mobile, sicuramente vi arriverà qualcuno alle spalle rimproverandovi perché deve superarvi, dicendovi di spostarvi alla vostra destra. Normalmente chi va di fretta così, però, lo rincontrate ai tornelli di uscita della metro perché non trova il biglietto per uscire.

Ma sotto la Madonnina è tutto di fretta: una domenica mattina ero in metro, direzione fuori città, ed una mamma stava strattonando il bimbo di pochi anni perché era tardi, la mamma di lei li aspettava a pranzo. Vicino alle porte della vettura ci scambiammo uno sguardo e la signora, forse leggendo nei miei pensieri, mi disse “Dobbiamo andare da mia madre ed è già tardi” (erano le 11); mi venne spontaneo chiedere se abitasse lontano. Mi rispose “No, scendiamo alla prossima, poi sono 300 metri a piedi”.  Alla risposta capii che l’umanità merita di estinguersi. A meno che la signora dovesse preparare da zero la casseula, nel qual caso sarebbe stata fortemente in ritardo, mi domando quale fosse la sua concezione del tempo.

E non è l’unico caso, anche qui sotto la Mole, dove la gente ha fretta anche in auto, corre e sorpassa in curva sulle stradine di montagna per arrivare, quando va bene, cinque minuti prima di me, dopo aver rischiato la vita (problemi suoi) e aver messo a repentaglio la mia.

Quando con i miei collaboratori analizzo i tempi attuali, confrontandoli con 30-40 anni fa, mi rendo conto (e loro me lo confermano) che ora facciamo tutto in tempi ristretti, vogliamo fare più cose nello stesso tempo in cui, tempo addietro, ne facevamo la metà e, in generale non conosciamo più il significato di relax, di riposo, di quiete.

Qualcuno attribuisce allo stress, al logorio della vita moderna (come recitava uno spot pubblicitario di cinquant’anni fa) questa incapacità di gestire i ritmi ed i tempi, questa smania di fare sempre di più a scapito, com’è evidente, della qualità.

Se io non mi fermo mai a controllare i risultati ho ottime probabilità che quanto ho fatto sia difettoso, impreciso, raffazzonato.

Purtroppo, e le previsioni non tendono al bello, non sembra vi siano segni di ravvedimento o, quantomeno, di capire quale rischio corriamo con questa eterna rincorsa alla quantità. Quando si entra in questo meccanismo del “sempre di più”, “sempre più in fretta” si sviluppa una vera e propria dipendenza che ci porta a perdere il senso del tempo.

Da quanto non sentite un amico, un conoscente dire “ieri mi sono rilassato”, “ieri ho guardato tre film”, “ieri mi sono seduto in riva ad un torrente a fare nulla”? C’è sempre qualcosa da fare, e siccome lo facciamo in fretta, solo dopo ci accorgiamo che è da rifare, da rimediare. La casa è sempre da pulire (delle due una: o viviamo in un letamaio o abbiamo una casa di 300 mq e la colf è in sciopero), bisogna mettere ordine nel box o in cantina, devo preparare quei progetti per il giorno dopo in ufficio (ti pagano nei festivi?), la spesa domenicale, il pranzo con tizio o caio e potremmo aggiungerne quante ne volete.

Addirittura, stare in ozio almeno qualche ora di un giorno alla settimana sviluppa in noi il rimorso per aver sprecato tempo prezioso, per aver rinunciato a costruire qualcosa.

Io non parlerei di stress quanto piuttosto di ansia: mentre lo stress è la reazione ad un evento, ma può anche essere positivo, il c.d. “eustress” e darci il giusto stimolo, per esempio, prima di una gara, l’ansia è la reazione anticipatoria di un evento, non dipende dall’evento stesso ma dal nostro approccio ad esso, se ci sentiamo inadeguati, ecc.

Io dico sempre che, a preoccuparsi in anticipo, se poi non era nulla ci siamo preoccupati inutilmente; se, invece, era qualcosa che non abbiamo potuto prevenire, per cosa ci siamo preoccupati a fare?

Sergio Motta

Premiati gli atleti piemontesi di Parigi 2024

Regione Piemonte, Consiglio regionale del Piemonte, Città di Torino, Coni e Comitato italiano paralimpico hanno premiato i 43 atleti piemontesi che hanno gareggiato ai Giochi di Parigi 2024 nel corso di una cerimonia svoltasi ieri a Casa Tennis, la cupola geodetica che ospita incontri e talk predisposta in occasione del Torneo Nitto ATP Finals in piazza Castello.

A consegnare i riconoscimenti il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio, il presidente del Consiglio regionale del Piemonte Davide Nicco, il sindaco di Torino Stefano Lo Russo, gli assessori allo Sport della Regione Piemonte e della Città di Torino Marina Chiarelli e Domenico Carretta,

Ad ogni atleta sono stati donati una targa con la serigrafia “L‘Allegoria del Piemonte” dell’artista Ugo Nespolo con le firme dei presidenti Cirio e Nicco e del sindaco Lo Russo, una bandiera del Piemonte, una penna della Città di Torino e 2 pin della Regione Piemonte e della Città di Torino.

Gli atleti piemontesi premiati in ordine di disciplina:

Atletica – Pietro Arese (Torino) 1500 metri (8°); Riccardo Bagaini (Orta San Giulio – No) 400 metri; Marco Cicchetti 100 metri (8°) e salto in lungo (8°); Monica Contrafatto 100 metri (Bronzo); Linda Olivieri (Torino) 400 metri ostacoli; Daisy Osakue (Torino) disco (8°); Alessandro Ossola (Grugliasco) 100 metri; Stefano Sottile (Vercelli) salto in alto (4°).

Canoa – Veronica Silvia Biglia (Gabiano – AL) VL2 200 metri femminile (6°); Gabriele Casadei (Ivrea) 500 metri (Argento); Carlo Tacchini (Verbania) C2 500 metri (Argento) canoa C1 1000 metri (5°).

Canottaggio – Veronica Bumbaca (Torino) otto femminile (6°).

Ciclismo – Simone Avondetto (Moncalieri) cross country; Elisa Balsamo (Cuneo) inseguimento a squadre; Lorenzo Bernard (Novalesa – To) e Davide Plebani suo atleta guida inseguimento 4000 metri (Bronzo); Martina Berta (Torino) cross country; Filippo Ganna (Verbania) cronometro (Argento) e inseguimento a squadre (Bronzo); Elisa Longo Borghini (Verbania) cronometro (8°) corsa in linea (9°).

Equitazione – Carola Semperboni (Beinasco – To) a squadre (4°), freestyle (6°), individuale (7°).

Judo Andrea Carlino (Torino) squadre miste (4°); Manuel Lombardo (Torino) individuale, squadre miste (4°); Matteo Piras (Torino) individuale, squadre miste (4°).

Nuoto – Sara Curtis (Cuneo) 50 metri stile libero (7°), staffetta 4×100 stile libero (8°); Carlotta Gilli (Moncalieri – To) 100 farfalla (Oro), 200 misti (Oro), 400 stile libero (Argento), 50 stile libero (Bronzo) e 100 dorso (Bronzo); Emma Menicucci (Moncalieri – To) 4×100 stile libero (8°); Alessandro Miressi (Torino) 4×100 stile libero (Bronzo), 100 stile libero; Ludovico Viberti (Torino) 100 rana.

Pentathlon – Giorgio Malan (Torino) pentathlon moderno (Bronzo); Alice Sotero (Asti) pentathlon moderno.

Ritmica – Alessia Maurelli (Rivoli) finale a squadre (Bronzo).

Scherma – Andreea Mogos (Torino) fioretto a squadre (Bronzo).

Tennis – Andrea Vavassori (Pinerolo) singolo, doppio, doppio misto.

Tiro a Segno – Edoardo Bonazzi (Alessandria) carabina 50 metri; Roberto Lazzaro (Cameri – No) carabina R4 (6°) carabina R5 (8°).

Tiro con l’arco – Matteo Bonacina (Rivalta Torino) a squadre (4°) e individuale; Elisabetta Mijno (Rivalta Torino) a squadre (Oro), individuale (Bronzo); Alessandro Paoli (Torino) individuale e a squadre.

Tiro Volo – Giovanni Pellielo (Vercelli) fossa olimpica.

Volley – Carlotta Cambi (Oro); Marina Lubian (Oro); Loveth Omoruyi (Oro); Ilaria Spirito (Oro).

Wrestling – Aurora Russo (Torino) lotta libera 57 kg.

Oggi Torino e il Piemonte sono sotto gli occhi del mondo e dello sport internazionale e per questo abbiamo deciso di approfittare di questa occasione per ringraziare gli atleti che hanno portato la nostra bandiera ai Giochi di Parigi di agosto e per premiarli qui, a Casa Tennis. Tanti atleti che hanno reso grande lo sport italiano e che ci ricordano ogni giorno i valori della passione, dell’impegno e dell’inclusione”. Alberto Cirio, Presidente Regione Piemonte

“Celebriamo oggi tutti i nostri atleti piemontesi, protagonisti delle recenti Olimpiadi di Parigi 2024, un’occasione in cui hanno dimostrato al mondo intero il talento, la dedizione e lo spirito di sacrificio. A loro va il nostro più sincero ringraziamento per aver portato in alto il nome del Piemonte e per essere diventati eccezionali testimonial dello sport più vero, sano ed inclusivo. Questi atleti rappresentano il meglio del nostro territorio, ispirano le giovani generazioni con l’esempio e promuovono lo sport come valore determinante nella crescita di ogni singolo individuo. Impegno e risultati li rendono modelli da seguire. Lo sport è un potente strumento per imparare a superare ogni difficoltà, per costruire campioni, ma anche bravi cittadini e buone persone. Non è un caso che abbiamo voluto ritrovarci in un momento in cui ospitiamo un evento prestigioso come le ATP Finals: Torino ed il Piemonte si confermano ancora una volta culla di talenti e promotori di quei valori che rendono lo sport un pilastro indispensabile per il benessere e l’unità delle nostre città. Tutti loro sono uno dei nostri orgogli più belli”. Davide Nicco, Presidente del Consiglio regionale del Piemonte

Per la nostra città è un anno all’insegna del grande sport di livello internazionale e le atlete e gli atleti che sono qui con noi oggi ne sono l’immagine. Raggiungere una medaglia olimpica è uno dei traguardi più alti dello sport, coronamento di un percorso che coinvolge passione e talento, e permette di diventare ancora di più simbolo dei grandi valori che contraddistinguono Olimpiadi e paralimpiadi. Le atlete e gli atleti che premiamo sono un orgoglio per il nostro territorio e hanno la responsabilità di portare avanti, attraverso lo sport, i suoi valori,

“Il lago” di Čajkovskij, grandi étoile e scenografie mozzafiato

In scena all’Alfieri, sino a domenica

Per le suggestioni che genera, per la tecnica e l’alta professionalità e la raffinatezza degli interpreti e di tutti i compagni di lavoro, per essere una ulteriore occasione di “fare cultura grazie a un balletto che continua a dimostrarsi uno dei maggiori capolavori di tutti i tempi”, “Il lago dei cigni” (fino a domenica sul palcoscenico dell’Alfieri), rappresentato per la prima volta al Bol’šoi di Mosca nel febbraio 1877 su musiche di Pëtr Čajkovskij e con le coreografie – da Marius Petipa – riprese qui insieme alla regia da Luciano Cannito, “rischia” di essere uno degli appuntamenti maggiormente appassionanti dell’intera stagione allestita non soltanto dal direttore artistico ma altresì dagli sforzi economici del Fabrizio Di Fiore Entertainment con il suo Roma City Ballet Company. Non soltanto per quel pubblico di habitué che al termine dichiarano quei doverosi e tanti “bravo” ma anche per quanti, raramente e con un certo timore, magari con stupide incertezze, s’avvicinano a una forma di spettacolo che – t’accorgi – di certo non denuncia – a fervida ragione – i decenni che ormai si ritrova alle spalle. Non nascondendoci il piacere di riascoltare ancora una volta le composizioni eterne del grande musicista (per le quali qualcuno, riportano le cronache, alla prima esecuzione azzardò “qualche momento riuscito” ma “in generale la musica è piuttosto monotona, noiosa, interessante solo per i musicisti”).

Anche perché l’antico si sposa perfettamente con il moderno, con le nuove risorse, con quella componente moderna davvero eccellente, con quei tecnicismi decisamente innovatori che trovano uno spazio luminoso sulla scena. “Il lago”, romanticamente perfetto – con la storia d’amore tra il principe Siegfried e la dolce Odette che il perfido mago Rothbart ha tramutato in cigno per aver rifiutato la sua proposta d’amore e con un nuovo sortilegio che muta la dolcezza di Odette nella perfidia di Odile -, è uno scampolo di fiaba, se vogliamo il campo più adatto per aderire con maggior realismo a quelle allegorie (personali e non soltanto) che il cinema di Ken Russell e Darren Aronofsky ha sviscerato, un mondo fatato con cui fare i conti ad ogni occasione. Non solo i costumi firmati da Silvia Califano, la scenografia virtuale soprattutto approntata da Maurizio Gaibisso, pronta a restituire in maniera smagliante la distesa d’acqua e le piante che la circondano, le ricche sale del palazzo e i giardini sontuosi e le grandi vetrate e i tanti angoli ottimamente sfruttati. L’intelligenza artificiale – per la prima volta nella storia del balletto classico – impiega nel migliore dei modi ogni mezzo di cui ha necessità un moderno allestimento, non solo registicamente svelto e accattivante ma altresì visivamente coinvolgente: qui omaggiato dalle presenze di Aya Okumura, ballerina di origine giapponese e stella del Balletto del Teatro Nazionale di Praga e di Dinu Tamazlacaru, di origini moldave e principal dello Staatsbellett berlinese, capaci entrambi di rendere perfettamente, con doti d’eccezione sottolineate dai ripetuti applausi finali, la leggerezza incantata e ogni suo contrario l’una e i differenti stati d’animo, ad ogni istante culminante della vicenda l’altro. Eccezionalità che si dimostra nei valzer e nel tempo di polacca, negli allegri e nei pas de deux, nelle diverse danze – spagnola napoletana e russa -, che coinvolgono appieno l’intero corpo di ballo del Roma City, entro il quale sono da ricordare i primi ballerini Cristiano Zaccaria e il nerissimo mago di Manuel Paruccini. A seguire, nel ripetere il successo meritatissimo della prima nazionale torinese, tournée per l’Italia.

Elio Rabbione

Nelle foto, immagini dello spettacolo “Il lago dei cigni” all’Alfieri sino a domenica.

Tramonta la cultura della concertazione?

LO SCENARIO POLITICO Di Giorgio Merlo

La cultura della concertazione ha rappresentato, negli anni, una delle migliori stagioni politiche e sindacali. La concertazione, del resto, si può solo declinare quando c’è una schietta cultura di governo sia da parte delle forze politiche – di qualsiasi schieramento siano ma soprattutto quando sono al timone del paese – e sia anche da parte delle organizzazioni sindacali e datoriali. Ma, come da copione, la concertazione non ha affatto cittadinanza quando prevalgono categorie politico e culturali antitetiche alla cifra riformista, di governo e autenticamente democratica.
Per entrare nello specifico, la cultura della concertazione – che ha sempre trovato nella Cisl e nelle forze politiche riformiste i protagonisti decisivi e storici – non è compatibile con alcune categorie che, purtroppo, caratterizzano molti partiti e sindacati contemporanei. Ovvero, il massimalismo, il radicalismo, il populismo e l’estremismo sono semplicemente esterni ed estranei a qualsiasi cultura e prassi riconducibile alla concertazione. Eppure ancora oggi ricordiamo il valore e la funzione della concertazione nell’affrontare e nel risolvere i maggiori problemi legati alla questione sociale e alla politica dello sviluppo e della crescita da parte di molti esecutivi del passato. È di tutta evidenza, quindi, che se prevale la sub cultura del massimalismo e del fondamentalismo qualsiasi ipotesi di concertazione, di accordo e di costruzione di progetti condivisi è destinata ad essere sacrificata sull’altare degli egoismi di partito.
Ed è per queste ragioni, semplici ma essenziali, che oggi la concertazione tra le parti sociali è impraticabile. E questo per il comportamento concreto nonchè legittimo, ma oggettivo, di alcune forze politiche. Ovverro, il massimalismo del Pd, il radicalismo del trio Fratoianni/Bonelli/Salis e il populismo dei 5 stelle da un lato e l’estremismo del nuovo corso della Cgil dall’altro sono inciampi invalicabili per costruire insieme una strategia concertativa. E, al riguardo, la strategia dello storico sindacato rosso, con l’aggiunta servile della Uil, è perfettamente coerente e in sintonia con la rottura sistematica di qualsiasi accordo o dialogo con il Governo. Al di là del profilo, dell’identità e del programma del Governo di turno. Quando, cioè, prevale da parte sindacale il pregiudizio politico, la pregiudiziale ideologica e la concreta opposizione a qualsiasi ipotesi di accordo tra le parti sociali – emblematico proclamare lo sciopero generale prima ancora di avviare un confronto concreto e di merito con il Governo – l’epilogo non può che sfociare nella contrapposizione frontale e, speriamo di no, anche nella violenza di piazza. E questo perchè quando si invoca la “rivolta sociale”, come quotidianamente ormai ripete il capo della Cgil, tutto diventa possibile e qualsiasi modalità per contrastare le scelte del Governo diventa legittima. E non è il caso di scomodare sociologi o politologi per arrivare alla banale conclusione che siamo in una stagione dove prevale la contrapposizione ideologica e la perenne volontà di trasformare l’avversario politico in un nemico da abbattere e da criminalizzare. Sotto il profilo politico, culturale, morale e programmatico.
Ecco perchè, al di là di ciò che dice il sindacato rosso, abbiamo ancora tremendamente bisogno di non disperdere la cultura della concertazione che era, è e sarà l’unica via concreta ed efficace per evitare che il nostro paese ripercorra quelle strade che abbiamo tristemente conosciuto in un passato meno recente. Ed è anche per queste ragioni che la cultura democratica non deve recedere da questo postulato. Il radicalismo, il massimalismo e l’estremismo non sono mai stati ricette di governo. Ma solo e sempre strumenti di propaganda dove il motto ‘tanto peggio tanto meglio’ era la stella polare da perseguire.

Lavori negli edifici scolastici cittadini. Approvati i progetti esecutivi

Dalla ristrutturazione di sale, spogliatoi o refettori al rifacimento dell’impermeabilizzazione, delle coperture e dei terrazzi: sono alcuni dei lavori previsti in 13 tra asili e scuole cittadine, approvati ieri dalla Giunta comunale con tre diverse delibere presentate dall’assessora Carlotta Salerno, titolare della delega all’Edilizia Scolastica.

“Prosegue senza sosta l’attenzione della Città nei confronti dell’edilizia scolastica, con l’obiettivo di migliorare le strutture e garantire a bambine e bambini degli spazi più belli e sicuri – commenta l’assessora Salerno – . È possibile già ora vedere alcuni interventi in corso in giro per la città e siamo a lavoro per coinvolgere il più possibile la cittadinanza e verificare che tutto proceda come da programma”.

Gli interventi di manutenzione straordinaria riguarderanno la Scuola materna “Eleonora D’Arborea” in via Eleonora d’Arborea 9, la Scuola primaria “Leone Sinigaglia” in via Sebastopoli 258, la Scuola materna “Nicholas Green” in via Orbassano 224, la Scuola primaria “Carlo Collodi” in corso Croce 26, la Scuola materna “Bruno Munari”  in via Rovereto 21, la Scuola dell’Infanzia in via Baltimora 76 nell’area Sud; la Scuola d’infanzia “J. J. Rousseau” e nido d’infanzia “Tricheco” in via Delleani 25, la Scuola nido d’infanzia “Il melograno” in via Santa Chiara 5 nell’area Ovest;  la Scuola d’Infanzia – “I Fanciulli” in via Mercadante 129, il Nido d’Infanzia “Elvira Verde” in via Primule 5 la  Scuola Secondaria di I grado “Pola” in via Foglizzo 15, la Scuola Secondaria di I grado “Frassati” in via Tiraboschi 33 nell’area Nord e  la Scuola Nido d’Infanzia “Le Coccinelle” in Corso Sicilia 28.

TORINO CLICK

Torna la Giornata Nazionale della Colletta Alimentare

 

Torna sabato 16 novembre, sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica, l’appuntamento con la Giornata Nazionale della Colletta Alimentare, iniziativa promossa dalla Fondazione Banco Alimentare durante la quale si potranno acquistare alimenti non deperibili da donare alle persone in difficoltà. In più di 11 mila 600 supermercati in tutta Italia, oltre 150 mila volontari di Banco Alimentare, riconoscibili dalla pettorina arancione, inviteranno ad acquistare prodotti a lunga scadenza e conservazione come olio, verdure e legumi in scatola, conserve di pomodoro, tonno e carne in scatola, alimenti per l’infanzia che saranno distribuiti a oltre 7600 organizzazioni partner territoriali, che sostengono oltre 1.790.000 persone.

In Piemonte la Colletta Alimentare 2024 coinvolgerà oltre 1300 punti vendita, con più di 11 mila volontari presenti. Gli alimenti verranno donati a 556 organizzazioni partner convenzionate, tra mense per i poveri, case famiglia, comunità per i minori, centri di ascolto, case-famiglia, unità di strada che sostengono 112503 persone in difficoltà. “La Colletta Alimentare di quest’anno sarà fondamentale- spiega il Presidente del Banco Aliemntare del Piemonte, Salvatore Collarino – per raccogliere alimenti per i nostri magazzini e per sensibilizzare la cittadinanza rispetto alla povertà che è in aumento “.

Dal 16 al 20 novembre sarà possibile donare anche la spesa online su alcune piattaforme dedicate; per maggior informazioni consultare il sito colletta.bancoalimentare.it

Antonio Tajani, Vicepresidente del Consiglio e Ministro degli Esteri, e Alberto Cirio, Presidente della Regione Piemonte, parteciperanno in prima persona alla 28ª Giornata Nazionale della Colletta Alimentare, iniziativa promossa dal Banco Alimentare durante la quale si potranno acquistare alimenti non deperibili da donare alle persone in difficoltà. Appuntamento alle ore 12.30 al PAM Lingotto (via Nizza 230), dove ad attenderli ci sarà il Presidente del Banco Alimentare del Piemonte, Salvatore Collarino.
La partecipazione dei rappresentanti delle istituzioni alla spesa solidale inizierà al mattino, con Jacopo Rosatelli, Assessore al Welfare del Comune di Torino, alle ore 10.30 al Carrefour di via Genova 197, e il Sindaco di Torino Stefano Lo Russo alle ore 11 al Mercatò di via Filadelfia 232.

Mara Martellotta

Muore in ospedale il 26enne finito in un canale

È morto in ospedale alle Molinette di Torino il ragazzo di 26 anni di San Giorgio Canavese trovato nelle acque di un canale a San Giusto, nel Torinese. Il corpo che galleggiava è stato visto da una donna che è riuscita a bloccarlo con un bastone fino all’arrivo dei soccorsi. Il giovane è purtroppo morto una volta giunto in ospedale.

Violenze a Torino, Nallo (Iv): “ferma condanna e solidarietà alle forze dell’ordine”

“Quanto è accaduto oggi a Torino è da condannare con fermezza”. Così Vittoria Nallo, consigliera regionale di Italia Viva in Piemonte, a proposito degli scontri avvenuti durante un corteo studentesco. “La violenza non è mai ammissibile, tanto più quando è rivolta a chi tutti i giorni mette a rischio la propria incolumità per garantire la sicurezza dei cittadini. Solidarietà alle forze dell’ordine e in particolare agli agenti che sono rimasti feriti. Il diritto di manifestare il dissenso è e sarà sempre legittimo, ma non può essere utilizzato come pretesto per giustificare azioni violente e gravi come quelle di Torino”.

Artissima 2024: il bilancio della rassegna

A più di una settimana dalla fine della 31esima edizione di Artissima 2024, è bello ed utile ripercorrere i tratti salienti dell’ultima edizione della principale fiera d’arte contemporanea in Italia, che dal 31 ottobre al 3 novembre ha acceso i riflettori- dell’arte e non solo- sulla nostra città. Con 189 gallerie, 34 Paesi, 4 continenti ospiti per 4 giorni all’Oval Lingotto di Torino Artissima si riconferma anche quest’anno come una delle principali kermesse internazionali in grado di dare ulteriore lustro e visibilità, anche sotto forme innovative e sperimentali, al mondo dell’arte contemporanea e alla nostra città.

Il tema

Sogni e desideri come tema della 31esima edizione incentrata appunto sull’ “The Era of Daydreaming” inteso come la manifestazione del pensiero spontaneo e come strumento di creazione proiettato verso il futuro. Il Direttore della Fiera Luigi Fassi spiega che la tematica è stato scelta a partire da un lavoro di un nucleo di ricercatori attivi all’Università di Oxford, che negli ultimi anni hanno interpretato scientificamente il cosiddetto spontaneous thought cioè il pensiero spontaneo in opposizione al pensiero prodotto della ragione”. Ancora il Direttore continua spiegando che “attraverso il daydreaming proiettiamo le nostre vite in una dimensione futuribile, partendo magari da una situazione di scacco“.

Una fiera  fortemente orientata verso lo spirito internazionale, dato l’elevato numero di gallerie provenienti da bene 34 paesi e 4 continenti diversi (54% delle 189 gallerie totali) mentre ben 37 hanno esposto per la prima volta in feria. La fiera era divisa in sette settori, quattro sezioni dedicate alle gallerie Main SectionNew EntriesMonologue/Dialogue e Art Spaces & Editions – e le tre sezioni curate da board interazionali– DisegniPresent Future e Back to the Future.

 Nel nostro approfondimento abbiamo selezionato alcune delle moltissime gallerie presenti, per avere una visione più approfondita e dettagliata delle storie e progetti dietro alle opere presenti.

 

Present Future-Opere di Costanza Candeloro Galleria Martina Simeti- Milano

COPYRIGHT MARITINA SIMETI ART GALLERY

Le opere di Costanza Candeloro richiamano e rievocano le più importanti opere delle pensatrici italiane del periodo. L’obiettivo dell’artista è la volontà di dare una rappresentazione della percezione sociale del corpo femminile e del suo indissolubile legame con l’immagine oggettificata riproposta dal mondo capitalismo. Ne è un chiaro esempio l’opera “in the sherpe of circulation” in cui su tela vengono riproposte immagini ove il corpo della donna diventa oggetto di mero scambio. L’uomo è rievocato dall’artista attraverso la bottiglia di champagne, simbolo di potenza e successo. Fondamentale per l’artista il riferimento letterario a Leopoldina Fortunati (in particolare all’opera L’Arcano della Riproduzione. Casalinghe, Prostitute, Lavoro domestico e capitale) ove al centro dell’attenzione c’è lo studio del legale tra il copro femminile e l’economia capitalista a cui la Candeloro dedica riferimenti e esplicite operazioni artistiche a Lei ispirate.

Present future – opere di Concetto Pozzati- Galleria Secci Milano- Pietrasanta

Le opere di Concetto Pozzati, pittore chiave degli degli anni Sessanta e artista da sempre considerato come uno degli artisti chiave della Pop Art italiana, approda ad Artissima 2024 con la Galleria Secci di Milano. Le opere esposte sono quelle degli anni 70 (in particolare quelle a colori appartengono al periodo del 74 e 75). Le stesse sono profonde riflessioni sul senso del tempo e sulla capacità di viverlo e interpretarlo da parte di ciascuno. Oltre alle opere presenti alla fiera, in galleria Secci vengono esposte alcuni lavori di specchi e di sagome di pere, pomodori, orme umane specchianti che “giocano ironicamente con lo spazio circostante, come a voler sottolineare la duplicità della pittura fatta di finzione e di natura, di manualità e di intervento mentale, di linguaggio pubblico e linguaggio privato“. Un’occasione unica per riscoprire un artista del passato iconico della sua era ma che torna attualissimo nel presente e diventa ispiratore per le nuove generazioni.

VALERIA ROMBOLA’

Fantatennis: Sinner Vs Zverer, la probabile finale

UN DELUDENTE ALCARAZ E’ FUORI DALLE FINALS 

Il cerchio si sta per chiudere e dopo la grande kermesse dei gironi all’italiana, i Round Robin intitolati a due grandi star del passato come Nastase e Newcombe, si affaccia all’orizzonte quella che sembra essere la verosimile finale per il singolare del cosiddetto Torneo dei Maestri (domenica 17 novembre, ore 18, con diretta Rai). Lo spagnolo Alcaraz, vittima anche di uno stato influenzale che ne ha pregiudicato la prestazione piuttosto opaca e discontinua, è invece la grande delusione del torneo che conclude la stagione dell’Atp Tour 2024.

Infatti, tanto l’altoatesino quanto il tedesco, numero uno e due del ranking mondiale, nonché le due teste di serie dei rispettivi gironi, hanno chiuso la prima fase da imbattuti con tre vittorie a testa, dimostrando un buon stato di forma. Sinner si è sbarazzato, sempre in due set, di De Minaur, Fritz e Medvedev, mentre Sasha, dopo aver battuto nei giorni scorsi Rublev e Rudd, ha chiuso oggi la pratica contro lo spagnolo Alcaraz con un netto 7-6, 6-4, presentandosi dunque come l’anti Sinner per eccellenza, e ora in semifinale  dovrà affrontare, come primo del suo girone e leggermente da favorito, l’americano Taylor Fritz (secondo nello stesso girone di Sinner, alle spalle proprio dell’italiano), apparso non al massimo della forma in questa prima fase: è il motivo per il quale, se pur in vantaggio negli scontri diretti per 6 a 5, il californiano sembra oggi e sulla carta il meno favorito.

L’avversario di Sinner invece si conoscerà solo stasera. Al norvegese Ruud, testa di serie numero 7, basterà conquistare un set o sette game nel confronto con il russo Rublev per qualificarsi per la semifinale, mentre in caso di vittoria per 2-0 del giocatore di Mosca si dovrà valutare il quoziente game tra i due giocatori. Ma per Sinner non dovrebbe essere comunque un problema, anche alla luce degli scontri diretti (2 a 0 nei confronti di Ruud e 6 a 3 contro Rublev), superare entrambi e aggiudicarsi così la finale contro il tedesco di origine russa Alexander Zverev, sempre che riesca a liquidare il californiano Fritz.

Il bilancio degli scontri diretti tra il nostro Jannik e il tedesco pende infine ancora dalla parte di Sasha, che è in vantaggio di 4 a 1, ma riguarda scontri del passato quando l’attuale numero uno al mondo era ben lontano dalle gesta e dai successi di oggi e dalla sua posizione al vertice del ranking mondiale. Del resto, qualora  dovesse poi trovare in finale lo statunitense, già peraltro e appena battuto nel girone preliminare in due set, potrà altresì contare su uno score favorevole che lo vede in vantaggio di 3 a 1 nei confronti diretti. Quindi, almeno in teoria e sulla carta, Sinner, che potrà certamente anche contare sul supporto del pubblico e su un tifo da stadio, rimane leggermente favorito per aggiudicarsi il trofeo dei Maestri.

PATRIZIO BRUSASCO