ilTorinese

Rifugio abusivo per migranti, divieto di dimora a gruppo di anarchici

Val di Susa /  Una chiesa e una casa cantoniera occupate abusivamente e trasformate in rifugi autogestiti per assistere migranti diretti al confine con la Francia

I Carabinieri di Torino stanno notificando una misura cautelare di divieto di dimora a 17 attivisti di compagine anarco – ambientalista

Torino. 10 giugno 2020. Da stamattina i Carabinieri del Comando Provinciale di Torino stanno eseguendo una misura cautelare di divieto di dimora, emessa dal GIP del Tribunale di Torino su richiesta del gruppo criminalità organizzata, comune e sicurezza urbana della locale Procura della Repubblica, nei confronti di 17 attivisti (14 italiani e 3 francesi) in parte aderenti alla compagine anarco-ambientalista “Briser Les Frontieres”, in parte componenti dell’antagonismo torinese e valsusino.
L’indagine dei militari dell’Arma, condotta tra febbraio 2018 e marzo 2020, ha dimostrato la responsabilità, a vario titolo, dei predetti (tra i quali figurano 12 donne) per i reati di invasione di edifici e violazione di domicilio. I fatti contestati si riferiscono all’occupazione abusiva della Chiesa della Visitazione di Maria Santissima di Claviere avvenuta tra il 22 ed il 23 marzo 2018 ed all’invasione della Casa Cantoniera ANAS di Oulx del 9 dicembre dello stesso anno, entrambe trasformate in rifugi autogestiti utilizzati per iniziative di lotta e propaganda politica, nonché per fornire assistenza ai migranti irregolari che volevano oltrepassare il confine transalpino attraverso il valico del Monginevro.

Mio Dio come siamo caduti in basso

Mio Dio come siamo caduti in basso. Per il Ministro degli Esteri Luigi Di Maio la Germania confina con l’Italia. Non ne possiamo più, sfiancati da questa loro ignoranza crassa e devastante. Come faranno a decidere del nostro futuro è la successiva domanda che tragicamente ci facciamo.

Mio padre mi diceva sempre: prima ti laurei e poi fai la rivoluzione. E  nelle medie inferiori l’insegnante di applicazione tecniche ci faceva fare il traforo sulle cartine in laminato di legno. In quel modo conoscevamo la geografia nel dettaglio. Per sapere cosa fare bisogna sapere dove siamo.

Non che fossimo grandi studiosi, ma quel minimo studiavamo. Luigi Di Maio venditore di bibite era e venditore di bibite è rimasto. Intanto si palesa Il Chiampa nazionale agli Stati Generali del PD. Nulla dice, ma già il suo silenzio è oggetto di interpretazioni. Splendido individualista con solide basi culturali e solidi rapporti politici e sociali. Un Padre tutelare di questa ammaccata Torino. I pentastellati da par loro sostengono che Torino ha ancora bisogno di loro. Bene, vediamo quanti voti prendono e poi si decide. Personalmente nutro forti dubbi sulla nostalgia dei torinesi per i 5 stelle. Decisamente tutto può succedere e l’ impressione che se il PD fa l’alleanza con Appendino si carica di legna verde.

Febbricitante anche il centro destra. Leghisti e Fratelli d’ Italia bisticciano su tutto. Finita la spinta propulsiva di Salvini orav uole contare solo la Meloni. Con due problemi di fondo. Primo, avere per amici i fasci non le porta bene. Secondo da Aosta, passando per Torino, ed arrivando a Trapani molti suoi esponenti politici sono indagati per rapporti con la criminalità organizzata. Vero che un indizio non è prova di colpevolezza, ma molti indiziati possono fare una prova, magari non sufficiente per una condanna in tribunale, ma sufficiente per farsi qualche domanda politica. Questo centro destra potrebbe approfittare dello sbandamento della sinistra. Ieri ha fatto fa spalla votando Appendino, ora potrebbe giocare in proprio. Difficile se non impossibile trovare un candidato locale. Ma ecco che spunta il nome di Massimo Giletti. Torinese non è ma è pur sempre rampollo della buona borghesia biellese. Poi una grande qualità: piace molto a Matteo Salvini e, per esclusione logica non piace alla Meloni. Le premesse ci sono tutte. Persino Berlusca ricorda al Capitano che non voleva Cirio come candidato. Ma si sa che, ora, è un altra storia.

Classe operaia disperata. Continua l’emorragia di posti di lavoro. Metalmeccanica nel buio profondo. Dall’Ilva all’Embraco continua la disperazione. Arrabbiati gli imprenditori e la
ristorazione con più di 10 dipendenti, quasi certamente lascia a casa qualcuno. Piccoli imprenditori che si lamentano: abbiamo anticipato la cassa e non abbiamo, per ora, visto
niente. E i sindacati? Anche loro molto arrabbiati, ma tanto, tanto impotenti. Avrebbero dovuto cambiare 30 anni fa. Poca cosa i gilet arancioni come è poca cosa Pappalardo che, se ricordo bene, è lo stesso che ha rincorso il nostro deputato di forza Italia Osvaldo Napoli. Voleva arrestarlo in nome del Popolo. Piccoli ducetti avanzano. L’Arma dei Carabinieri precisa che per un anno è stato sospeso dal servizio. Anche dallo stipendio? Non è dato sapere, mentre si sa che è in pensione ed essendo tra carabiniere e deputato sempre a libro paga di noi italiani, fa un po’ di caciara per non pagare dazio. Se dovessi trovare un’ immagine per rendere  l’idea di questo insieme direi la lava incandescente e ingestibile che dove arriva distrugge tutto e tutti. Bisognerebbe aspettare che finisca. Poi quando è solidificata uno non sa che farsene. Mi sa che la mia iniziale speranza che il coronavirus fosse una disgrazia da utilizzare per un rilancio complessivo era solo una pura illusione.

Patrizio Tosetto

Il grattacielo della Regione potrebbe non ospitare mai la Regione

È costato un grattacielo di denaro ed è passato da un rinvio all’altro. Ma ora il banalissimo parallelepipedo ideato da Fuksas per ospitare gli uffici della Regione Piemonte potrebbe cambiare destinazione prima ancora di essere ultimato. Perché i continui ritardi, anni ed anni, hanno reso il grattacielo inadeguato alle mutate esigenze.

È diventato innanzitutto troppo piccolo per i numeri dei lavoratori che dovrebbe accogliere. Perché ai dipendenti regionali si sono aggiunti quelli della Provincia assorbiti in Regione. Ma ora, con il virus e la scoperta del lavoro agile, potrebbe risultare troppo grande. A patto che la Regione si degni di organizzare lo smartworking in modo strutturale e non come risposta ad una emergenza…

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Il grattacielo della Regione Piemonte potrebbe non ospitare mai la Regione

Poche idee per la scuola

IL COMMENTO  di Pier Franco Quaglieni / L’anno scolastico è finito, o meglio, è formalmente finito in giugno , ma è stato interrotto di fatto dal contagio del Coronavirus. Per mesi le scuole sono rimaste chiuse e si è cercato di supplire con la didattica a distanza per la quale la maggioranza dei docenti non era pronta e meno che mai erano pronti gli allievi che in un numero significativo soprattutto al Sud non possedevano un pc o un tablet di cui disporre.

Se fossero possibili delle verifiche serie, si vedrebbe che le la didattica a distanza è stata insufficiente e discontinua , in ogni caso incapace di stabilire un rapporto adeguato tra discente e docente. Forse la questa grave crisi  ad uscirne con le ossa massacrate è in particolare  proprio la scuola . Una cosa paragonabile al ‘68 i cui danni si sono prolungati per cinquant’anni, come predisse Renzo De Felice. Ad una settimana dagli Esami di Maturità non è ancora chiaro come si debbano svolgere, ma soprattutto non si sa come riprendere la scuola a settembre. La follia delle gabbie in plexiglass nelle aule sembra essere tramontata, ma le distanze di sicurezza restano un problema che va affrontato.
Certo, la ministra Azzolina che ha paragonato gli allievi a degli imbuti da riempire , non si sta rivelando adeguata al gravoso compito di dirigere in questa situazione drammatica quella che un tempo definivano  la “Minerva“. I grandi  ministri della Pubblica Istruzione in Italia sono stati pochissimi, il ministero è stato gestito per lo più da politici – spesso democristiani – abbastanza  incapaci e insensibili al ruolo della scuola pubblica statale. Per trovare nomi di alto livello bisogna riandare molto indietro a Francesco De Sanctis, a Michele Coppino,  a Luigi Credaro,a Benedetto Croce, a Giovanni Gentile e a Giuseppe Bottai. Nella storia della Repubblica  nessun ministro è stato all’altezza, salvo Salvatore Valitutti e in parte Giovanni Spadolini. Anche nella seconda Repubblica i ministri sono stati modesti . Certamente la ministra Azzolina è riuscita a commettere errori più di ogni altro ministro, anche se le vanno riconosciute delle oggettive attenuanti perché chiunque fosse stato a capo del  suo ministero avrebbe trovato delle serie, inedite difficoltà. Anche l’apparato ministeriale e’ modesto e direttori generali come Romano Cammarata sono impensabili. I sindacati della scuola sono stati sempre autolesionisti e non hanno mai difeso le ragioni dei docenti, in particolare la CGIL e anche in questa occasione hanno fallito. Lo sciopero da loro proclamato ha avuto un’adesione irrisoria  al  di sotto dello 0,50. Oggi di fatto non si hanno idee chiare su come riprendere la scuola dopo un quadrimestre perduto. C’è chi dice che si dovranno ridurre le ore di scuola, rimediare nuovi locali, aumentare il numero degli insegnanti, rivedere i programmi, sfoltendoli con una “didattica informale“, una espressione davvero fantasiosa ed inquietante. Sta accadendo un qualcosa di simile agli Anni Settanta  del secolo scorso quando si fecero i doppi turni a scuola e via via scadette la sua qualità della scuola   attraverso la voluta e demagogica  confusione tra il diritto allo studio e il diritto al titolo di studio. Anche nei giorni scorsi si sono svolti scrutini in cui è tornato prepotente il 6 politico e la promozione d’ufficio. Anche agli esami di maturità c’è da prevedere il cento per cento dei promossi. Capisco che i problemi posti dalla pandemia avessero la più assoluta priorità, ma va ricordato il ruolo insostituibile della scuola che è  in primis una questione di civiltà. Io sono abbastanza vecchio da ricordare i laureati del tempo di guerra e quelli che si laurearono subito dopo, magari indossando  la “divisa”da partigiano, gente che in tempi normali non avrebbe mai conseguito una laurea. Non vorrei che ci si avviasse su questa strada. Sia chiaro, è meglio essere asini che morti, ma almeno cercare di fare qualcosa come in tutti gli altri Paesi europei per la scuola è indispensabile. Anche la sorte della scuola non statale è  importante perché rischia davvero  di chiudere in modo definitivo. Istituti gloriosi come il “ San Giuseppe” o il “Sociale“ con storie secolari devono essere salvaguardati come un patrimonio della nostra cultura e della nostra storia. Forse dar voce ai docenti e ai presidi, alla scuola più in generale, nei prossimi Stati Generali convocati dal Premier sarebbe doveroso. Ad oggi non credo sia previsto.
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Scrivere a quaglieni@gmail.com

Movida, coronavirus e mal vivere

La movida o, meglio, la mala-movida ringrazia il coronavirus; non così i cittadini residenti nella zona di Piazza Vittorio e in San Salvario nelle zone, cioè, destinate all’ampliamento dei dehors ed alla “pedonalizzazione temporanea”.

In via di superamento gli effetti sanitari del coronavirus siamo tutti protesi a riprendere la vita personale e collettiva, a riprendere, finalmente, le attività. Nel corso della quarantena molti sono stati gli appelli a ripensare la qualità della vita, i propositi su una migliore e civile convivenza. Passata la festa, gabbato lo santo … paradossalmente dove non c’è stata festa e nessun santo.

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La quarantena vissuta non viene utilizzata per migliorare la vita collettiva, ma strumentalizzata per ampliare i momenti di disagio per la fascia di torinesi residenti nelle zone della movida. Nei musei si entra col contagocce, limitato il numero dei visitatori nelle sale, i Tribunali praticamente chiusi come le scuole ….non così i locali in zona movida che godono di un trattamento speciale. I locali movida (che pur devono riaprire) potranno ampliare lo spazio finora occupato, saranno chiuse al traffico e pedonalizzate alcune vie per consentire una maggiore occupazione di suolo pubblico ed il libero sciamare degli avventori; naturalmente le ore previste sono quelle del riposo serale e notturno. Insomma, sarà peggiorata la situazione preesistente al coronavirus.

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Per meglio gabbare viene usata la solita tecnica “in via sperimentale e temporanea” ; forse si intende sperimentare gli effetti che tali provvedimenti avranno sulla salute dei residenti . Sulla “temporaneità” il sarcasmo è d’obbligo. C’è di più e di meglio: saranno i titolari dei locali che dovranno occuparsi di contingentare l’arrivo dei frequentatori , non nei loro locali, ma nella zona pedonalizzata (sic!). Questo modo di procedere da parte di chi , per competenza istituzionale, si occupa del problema denota disprezzo nei confronti dei residenti ed incapacità a gestire la vita comunitaria. Si dovrà invocare “Arrridateccci il coronavirus!”.

Elle

Il monopattino? Non rilancia l’economia. E la popolarità dei dittatorelli crolla

COMMENTARII di Augusto Grandi / La fine del terrore non fa bene al lìder minimo ed ai dittatorelli. Man mano che gli italiani riacquistano coraggio e si alzano dal divano, si rendono conto che il governo ha gestito male l’emergenza – e su questo si può anche non infierire, perché si trattava appunto di una situazione particolare – ma sta gestendo in modo disastroso il ritorno alla normalità ed il rilancio (che non c’è).

Da un lato il sondaggio di Euromedia Research indica che la fiducia nei confronti del lìder minimo ha ormai lasciato alle spalle l’incredibile 60% dei giorni più bui ed è precipitata a poco più del 40%, con un trend in continua flessione. Va ancora peggio al governo, apprezzato da un terzo degli italiani, meno di quanti voterebbero comunque per i partiti che lo appoggiano. Dunque, sei un disastro ma ti voto lo stesso…

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Il bonus monopattino non rilancia l’economia e la popolarità dei dittatorelli crolla

 

Cambio percorso linea 58: approvato ordine del giorno de “La Piazza”

E’ passato all’unanimità in Consiglio di Circoscrizione 2 l’ordine del giorno presentato dalla lista civica La Piazza su: “Cambio percorso linea 58 per una maggiore fruizione a favore del mercato coperto di Via Don Grioli.”

L’ordine del giorno impegna la Presidente e il Coordinatore competente ad intervenire presso la Sindaca e il Consiglio Comunale per ottenere l’impegno a modificare il tratto oggi percorso dalla linea 58 in corso Cosenza, con un nuovo tragitto che costeggi il mercato coperto di via don Grioli e il vicino poliambulatorio.

Contributi alle imprese e ai lavoratori autonomi, da oggi le domande

E’ stato pubblicato il bando rivolto alle micro, piccole e medie imprese piemontesi e ai lavoratori autonomi per rimborsare una parte dei costi sostenuti in queste settimane per ottenere liquidità dalle banche.

Un sostegno doveroso per chi lavora, finalizzato a supportare le micro, piccole, medie imprese e i lavoratori autonomi piemontesi – commenta l’assessore regionale alle Attività Produttive, Andrea Tronzano – un’altra misura pensata proprio per cercare di dare un aiuto in questo periodo di difficoltà”.

Le domande potranno essere presentate a partire da mercoledì 10 giugno 2020. Il contributo regionale a fondo perduto consentirà alle imprese che hanno ottenuto un prestito di far fronte agli oneri connessi al credito. Per questa misura è stato previsto uno stanziamento iniziale di circa 7,3 milioni di euro, che consentirà di fornire velocemente ed in forma anticipata contributi fino a 7.500 euro per soggetto beneficiario.

I finanziamenti, a fronte dei quali verrà erogato un importo fino a un massimo di 7.500 euro, devono connotarsi come nuovo credito connesso ad esigenze di liquidità, di importo fino a 150 mila euro e con durata di rimborso fino a 6 anni.

Nuovo dipartimento malattie ed emergenze infettive

Su proposta dell’assessore regionale alla Sanità del Piemonte, Luigi Genesio Icardi, la Giunta regionale ha istituito il Dipartimento sanitario interaziendale funzionale “Malattie ed Emergenze Infettive”, a valenza regionale, per il coordinamento delle diverse Unità operative delle Aziende sanitarie coinvolte nella gestione delle malattie infettive e delle relative emergenze.

Il Dipartimento è costituito dall’aggregazione dei Servizi di igiene e sanità pubblica (Sisp) dei Dipartimenti di prevenzione delle Aziende sanitarie regionali (Asr); dei Servizi di prevenzione e controllo delle infezioni correlate all’assistenza e delle Unità di gestione del rischio sanitario istituiti presso le Asr; dei Servizi malattie infettive istituiti presso le Asr; del Servizio di riferimento regionale di Epidemiologia per la sorveglianza, la prevenzione e il controllo delle malattie infettive (Seremi) dell’Asl di Alessandria e del Servizio sovrazonale di Epidemiologia (Sepi) dell’Asl To3.

«A seguito dell’emergenza Covid-19 – osserva l’assessore Icardi –  si è posta l’indifferibile esigenza di garantire un livello di presidio adeguato alle emergenze di tipo infettivo, anche di carattere ricorrente, ad iniziare dalle sindromi influenzali, di possibile diffusione a livello nazionale e regionale in una società globale. Per questo si è ritenuto opportuno dare continuità e stabilizzare le specifiche azioni sviluppate, a livello regionale e aziendale sanitario, nell’ambito dell’emergenza Covid-19, acquisendo di fatto  l’esperienza dell’Unità di crisi per renderla strutturale come nuovo Dipartimento all’interno del Sistema sanitario regionale».

Il Dipartimento interaziendale “Malattie ed Emergenze infettive” avrà inizialmente sede nell’ex Ospedale Valdese, in capo all’Asl Città di Torino, già sede della Struttura complessa Malattie infettive a direzione universitaria e Centro di riferimento regionale per le attività di diagnosi e cura delle malattie infettive e per la diagnostica infettivologica.

Il nuovo organismo si farà carico delle iniziative necessarie alla gestione delle malattie infettive, raccordandosi con la Direzione sanità e welfare e i Settori regionali competenti per le attività di implementazione e evoluzione dei sistemi di monitoraggio ed informativi legati all’attuale situazione emergenziale per Covid-19 e disporrà di una Centrale operativa regionale. Quest’ultima assumerà, altresì, tutte le iniziative necessarie al coordinamento delle attività sanitarie e sociosanitarie territoriali, così come implementate nei piani regionali, in raccordo con tutti i servizi ed il Sistema di emergenza-urgenza, anche mediante strumenti informativi e di telemedicina.

«Per quanto attiene alle attività afferenti all’area Sanità e Welfare – precisa l’assessore Icardi – il nuovo Dipartimento dovrà garantire il coordinamento nell’ambito della gestione dell’emergenza Covid-19, senza soluzione di continuità rispetto a quanto svolto dalle competenti aree funzionali dell’Unità di Crisi regionale, che, a sua volta, rimarrà attiva fino alla completa attivazione del nuovo Dipartimento».