ilTorinese

Valle (Pd): “Commissione congiunta Regione e Comune sul Regio”

“Chiedo nuovamente all’Assessora Poggio di venire a riferire sulla questione Teatro Regio in una Commissione cultura congiunta Regione Piemonte – Città di Torino da convocare prima possibile” afferma il Consigliere Regionale PD Daniele VALLE.

“Ero presente questa mattina al presidio insieme ai lavoratori del Teatro Regio che sono giustamente preoccupati per i loro contratti, ma sono anche profondamente amareggiati da questa soluzione ‘scaricabarile’ del commissariamento” precisa Valle “per questo è necessario come ho già chiesto, fin dal giorno in cui è esplosa la questione Graziosi, che le istituzioni principali, Regione Piemonte e Città di Torino, prendano in mano la faccenda e ne parlino faccia a faccia con tutte le parti sociali”.

“Il Teatro Regio è stato per anni un simbolo di Torino, un ambasciatore che ha portato l’orgoglio sabaudo fino in Giappone nel 2010 e ad Edimburgo nel 2017, né questa istituzione né tutti i suoi lavoratori meritano questa fine” conclude il Consigliere VALLE.

Il torinese Santero tra i finalisti del “Calvino”

XXXIII edizione del Premio Italo Calvino. Annuncio delle opere finaliste / Giardino San Leonardo di Gian Primo BrugnoliOceanides di Riccardo CapoferroTrash di Martino CostaLingua madre di Maddalena FingerleSchikaneder e il labirinto di Benedetta GalliSei colpi al tramonto di Vanni Lai, La sostanza instabile di Giulia LombezziI martiri di Alessio OrgeraMa’ di Pier Lorenzo PisanoVita breve di un domatore di belve di Daniele SanteroIl valore affettivo di Nicoletta Verna

Da martedì 16 a domenica 21 giugno Presentazione online dei finalisti sul sito del Premio

https://www.premiocalvino.it/i-finalisti-2020/

 

lunedì 22 giugno, ore 17.30. Proclamazione del vincitore e delle menzioni speciali in diretta streaming

sulla pagine Facebook del Circolo dei lettori di Torino (@ilcircolodeilettori)  e del Premio (@premio.calvino)

con la partecipazione dei Giurati Omar Di MonopoliHelena Janeczek,  Gino RuozziFlavio SorigaNadia Terranova

Il Comitato di Lettura del Premio Italo Calvino ha scelto, tra gli 889 manoscritti  partecipanti al bando, undici opere finaliste, che sono state sottoposte

al giudizio della  Giuria della XXXIII edizione composta da Omar Di MonopoliHelena Janeczek, Gino  RuozziFlavio SorigaNadia Terranova.

I testi inediti, di autori esordienti, tra i quali i Giurati decreteranno il vincitore e le  menzioni speciali sono:  Giardino San Leonardo di Gian Primo Brugnoli,

Oceanides di Riccardo CapoferroTrash di Martino CostaLingua madre di Maddalena FingerleSchikaneder e il labirinto di Benedetta Galli,

Sei colpi al tramonto di Vanni LaiLa sostanza instabile di Giulia LombezziI martiri di Alessio OrgeraMa’ di Pier Lorenzo Pisano,

Vita breve di un domatore di belve di Daniele SanteroIl valore affettivo di Nicoletta Verna.

Nell’impossibilità di organizzare una Cerimonia di Premiazione pubblica a causa  dell’emergenza sanitaria, il Premio ha predisposto un finale alternativo, che si

svolgerà  online e si articolerà in più fasi per far conoscere nel modo migliore al pubblico e alle  case editrici i finalisti di questa edizione e i loro testi.

A partire da martedì 16 fino a domenica 21 giugno, sul sito e sulla pagina Facebook del  Premio, verrà pubblicato un video di presentazione per ciascun finalista,

con un  commento dei Giurati, la lettura di un estratto del testo e la voce dell’autore. I video  compariranno, due al giorno, in una sezione dedicata del sito

(https://www.premiocalvino.it/i-finalisti-2020/) in ordine casuale e senza alcuna gerarchia di  merito, e saranno accompagnati da una sinossi del testo

e una breve biografia dell’autore.

 

Lunedì 22 giugno alle 17.30, sulla pagina Facebook del Circolo dei lettori di Torino  (@ilcircolodeilettori) e su quella del Premio (@premio.calvino), si terrà

in diretta  streaming, con la partecipazione dei Giurati, la proclamazione del vincitore, delle  menzioni speciali della Giuria e della menzione speciale Treccani,

assegnata dall’Istituto  della Enciclopedia Italiana a un’opera che si distingua per originalità linguistica e creatività  espressiva.

Nel corso della diretta sarà inoltre  attribuito un Premio speciale del Direttivo  (composto da Franca CavagnoliAnna ChiarloniMario MarchettiLaura Mollea,

Carla Sacchi Ferrero)  a un’opera particolarmente meritevole sotto il profilo  dell’innovazione della forma romanzesca, scelta tra quelle non finaliste.

I testi finalisti e i loro autori

Come sempre, il lavoro del Comitato di Lettura del Premio, che con gli 889 manoscritti partecipanti  al bando ha registrato il numero più alto di iscrizioni

degli ultimi anni, non è stato facile: i testi  meritevoli o interessanti erano parecchi. Si è puntato, quindi, a una scelta che fosse insieme  rigorosa e rappresentativa

di tendenze, temi e stili diversi.

Ha preso così consistenza una rosa di autori suddivisi fondamentalmente tra Italia settentrionale (5)  e Italia centrale (4); c’è un solo finalista del Sud, precisamente

di Napoli, un altro è del sassarese,  confermando la produttività narrativa della Sardegna sempre ben rappresentata al Premio Calvino.  Quest’anno compaiono tre

dei tanti giovani italiani residenti all’estero per lavoro. Simili dati non  fanno che certificare il carattere nazionale del Premio e anche la sua capacità attrattiva sulle

nuove generazioni cosmopolite per scelta o per necessità.

I testi dei finalisti – le cui età variano dai 27 agli 81 anni con una netta prevalenza di  trenta/quarantenni (sette) – compongono un panorama variegato, che affronta

nodi esistenziali  o tematici di rilievo e si caratterizza per stili e scritture di buon livello, per coerenza e capacità di  evocazione.

La storia del Premio

Il Premio Italo Calvino è stato fondato a Torino nel 1985, poco dopo la morte di Italo Calvino, per iniziativa di un gruppo di estimatori e di amici dello scrittore, tra cui Norberto BobbioCesare CasesAnna ChiarloniNatalia GinzburgMassimo MilaLalla RomanoCesare Segre. Ideatrice del Premio e sua animatrice e Presidente

fino al 2010 è stata Delia Frigessi, studiosa della cultura italiana tra Ottocento e Novecento. Calvino, com’è noto, ha svolto un intenso e significativo lavoro editoriale

per l’Einaudi; l’intenzione è stata, quindi, quella di riprenderne e raccoglierne il ruolo di talent scout di nuovi autori: di qui, l’idea di rivolgersi agli scrittori esordienti e inediti, per i quali non è facile trovare un contatto con il pubblico e con le case editrici. Il Premio ha impostato la propria attività seguendo gli stessi criteri che hanno

guidato Calvino: attenzione ed equilibriogusto della scoperta e funzione critica. Attuale Presidente del Premio è Mario Marchetti.

Come funziona il Premio

Il Premio Italo Calvino segnala e premia opere prime inedite di narrativa. Il Premio non ha mai  voluto – consapevolmente – definire una propria linea critica,

né privilegiare stili, forme e  contenuti. L’interesse è unicamente per la qualità della scrittura e per l’emergere di nuove  tendenze.

Ogni anno, alla scadenza del bando, i manoscritti pervenuti vengono ripartiti all’interno del  Comitato di Lettura, composto da una sessantina di  persone

qualificate al compito per i loro  studi o per la loro attività professionale (specializzati o dottori di ricerca in discipline  umanistiche, traduttori, redattori editoriali,

 docenti universitari e medi, critici e saggisti). Ognuno  comincia la lettura in solitaria e redige una scheda di lettura, libro per libro, sulla base di criteri di  valutazione oggettivi e condivisi. Al termine del primo giro di letture, si svolge una serie di  riunioni, durante le quali si discutono e si scambiano i manoscritti. Infine, si arriva

a emettere un  giudizio su  ogni testo e a individuare mediamente una decina di opere finaliste da inviare alla  Giuria, composta da cinque personalità del mondo culturale (scrittori, critici, letterati).  È questa  Giuria, ogni anno diversa, a scegliere il vincitore e a segnalare eventualmente altre opere degne di  interesse.

Nelle settimane successive alla proclamazione del vincitore e delle menzioni, il Premio  invia un giudizio dell’opera presentata a tutti i concorrenti iscritti al bando.

In questo modo, la  partecipazione al Premio assume un carattere non soltanto di competizione ma anche di valutazione  e orientamento per l’autore, grazie alle indicazioni tecniche e stilistiche fornite dalla scheda di  lettura.

I vincitori e le Giurie delle passate edizioni

Le Giurie del Premio, ogni anno diverse, sono sempre state costituite da critici letteraristorici della  letteraturascrittori e operatori culturali tra i più rappresentativi

della scena culturale italiana dagli anni  ‘70 ad oggi: Natalia Ginzburg, Cesare Segre, Ginevra Bompiani, Vincenzo Consolo, Edoardo Sanguineti,

Ernesto Ferrero, Gianluigi Beccaria, Dacia Maraini, Angelo Guglielmi, Marino Sinibaldi, Michele Mari,  Tiziano Scarpa, Nicola Lagioia, Carlo Lucarelli,

Antonio Scurati, Valeria Parrella, Michela Murgia, Mario  Desiati, Marco Missiroli, Luca Doninelli, Teresa Ciabatti, Vanni Santoni, Davide Orecchio, Giuseppe Lupo,

Sandra Petrignani, solo per citarne alcuni.

 

Il Premio Calvino può ormai contare un notevole numero di autori affermati, che hanno iniziato il loro  percorso editoriale proprio partendo dalla partecipazione

al concorso. Tra gli altri: Marcello Fois (Picta,  Marcos y Marcos), Francesco Piccolo (Diario di uno scrittore senza talento), Paola Mastrocola (La gallina

volante, Guanda), Fulvio Ervas (La lotteria, Marcos y Marcos, con Luisa Carnielli), Flavio Soriga (Diavoli  di Nuraiò, Il Maestrale), Peppe Fiore (L’attesa di un figlio

nella vita di un giovane padre, oggi, Coniglio),  Errico Buonanno (Piccola serenata notturna, Marsilio), Paolo Di Paolo (Nuovi cieli, nuove carte,  Empirìa),

Rossella Milone (Prendetevi cura delle bambine, Avagliano), Giusi Marchetta (Dai un bacio a  chi vuoi tu, Terre di Mezzo), Mariapia Veladiano (La vita accanto, Einaudi Stile Libero), Letizia Pezzali  (L’età lirica, Baldini Castoldi Dalai), Simona Baldelli (Evelina e le fate, Giunti) ,  Francesco Maino  (Cartongesso, Einaudi), Domenico Dara (Breve trattato sulle coincidenze, Nutrimenti).

Tra gli ultimi vincitori pubblicati: Cesare Sinatti (La Splendente, Feltrinelli), Emanuela Canepa  (L’animale femmina, Einaudi Stile Libero),

Filippo Tapparelli (L’inverno di Giona, Mondadori), Gennaro  Serio (Notturno di Gibilterra, L’orma).

“Afraid of Destiny”, un video denuncia la tratta della prostituzione

Un documentario racconta la lotta alla tratta di ragazze nigeriane finalizzata alla prostituzione sui territori di Alessandria ed Asti

Foto Siccardi

Il progetto “Frame,voice,report”, promosso e finanziato dall’Unione Europea e dalla Regione Piemonte, racconta la lotta alla tratta di ragazze nigeriane finalizzata alla prostituzione sui territori di Alessandria ed Asti. L’idea nata dalla necessità di non raccontare solo un fenomeno legato alla tratta di esseri umani ma di spiegarlo attraverso i volti e le storie delle giovani donne chi ne sono vittime ha coinvolto i fotoreporter torinesi del Collettivo X di Torino insieme a Cultura e Sviluppo Alessandria, alla Comunità San Benedetto al Porto e all’Associazione Argo di Asti.

Foto Max Ferrero

Il progetto è ancora in corso di svolgimento ma  è disponibile la pagina che consente di visionare il documentario “Afraid of Destiny”( www.culturaesviluppo.it/afraidofdestiny)  girato sulle strade di Alessandria e Asti e nei centri che accolgono le ragazze ex vittima di tratta. “L’obiettivo del progetto – racconta Fabio Scaltritti, presidente dell’Associazione Comunità San Benedetto al Porto – è quello di produrre il desiderio di cambiamento nei possibili “consumatori” di prostituzione di domani, aiutandoli a considerare il legame inscindibile fra domanda di prostituzione e violenza della tratta, contribuendo a far riconoscere le donne vittime di tratta come soggetti e non oggetti, con diritti uguali a quelli di tutti gli esseri umani”.

Questo lavoro – sottolinea Alessio Del Sarto, direttore dell’Associazione Cultura e Sviluppo Alessandria – nasce con l’obiettivo di avviare riflessioni e attivare atteggiamenti proattivi nei confronti del fenomeno della prostituzione locale, lavorando su più livelli. Oltre al documentario “Afraid of Destiny, realizzato  insieme ai reporter del Collettivo X di Torino (Mauro Donato, Max Ferrero, Stefano Stranges e Paolo Siccardi) e alle altre due associazioni abbiamo organizzato alcuni incontri per stimolare il confronto e il dialogo tra le donne vittime di tratta, gli operatori che le seguono e i giovani della provincia, al fine di far ascoltare direttamente le loro testimonianze e aiutare i ragazzi a superare eventuali pregiudizi e informazioni sbagliate, prendendo consapevolezza dei diversi aspetti, delle conseguenze e della complessità che il fenomeno porta con sé”.

Foto Stefano Stranges
Foto Siccardi

Un gruppo di circa quindici “peer educators” (ragazze e ragazzi della provincia di Alessandria di età compresa fra i 17 e i 26 anni) ha avuto infatti la possibilità di incontrare direttamente le ragazze ex vittime di tratta che hanno avuto il coraggio e la forza di cambiare vita, per raccogliere le loro storie, dalla scelta (spesso in realtà obbligata) di partire dalla Nigeria, passando per le atrocità che il viaggio lungo il deserto e la permanenza in Libia porta con sé, fatto di torture e stupri, fino all’arrivo in Italia, nuovo punto di partenza per vessazioni e ricatti, alla luce del fatto che le ragazze si trovano costrette a dover ripagare un debito che mediamente varia dai 30 mila fino ai 50 mila euro e più.

Il video documentaristico prodotto con i miei colleghi del CollettivoX – afferma Paolo Siccardi, giornalista e fotoreporter –  raccoglie i racconti delle ragazze coinvolte nella tratta sessuale. Questi racconti sono diventati il nucleo centrale del video partendo proprio dai loro paesi di origine, dal viaggio affrontato attraverso il deserto (a volte può durare anche dei mesi) per poi dalla Libia attraversare il mediterraneo sulle carrette marine ed entrare illegalmente in Italia.

Foto Siccardi

 

Foto Siccardi

Vengono vendute come merce dai clan locali ad altre organizzazioni criminali allo scopo dello sfruttamento sessuale fino quando non hanno estinto il loro debito di partenza contratto per affrontare il viaggio. Sono testimonianze toccanti, tutte diverse tra di loro e le accomuna solo la crudeltà con cui tutte hanno subito le stesse violenze. Il poter ascoltare quei racconti e rubare per pochi minuti la loro intimità è stato come poter respirare emotivamente le loro stesse  paure”.

Un progetto importante che opera per accrescere  il senso di responsabilità dei cittadini, che possono scegliere se essere clienti, alimentando tale fenomeno, indifferenti al tema, senza preoccuparsi della violenza e della disparità che si perpetua nelle strade intorno a loro, o parti attive di un cambiamento collettivo, volto a instaurare nelle nuove generazioni più consapevolezza sulle conseguenze che le azioni di tutti producono.

Marco Travaglini

Il Poli premiato dal “Velista dell’anno”

Il team studentesco del Politecnico di Torino che progetta imbarcazioni a vela è stato premiato nella categoria innovazione dalla giuria del concorso “Velista dell’Anno”, promosso dal Giornale della Vela

 

 Dopo una lunga selezione, il PoliTo Sailing Team, team del Politecnico di Torino che si occupa della progettazione, realizzazione e conduzione di skiff – piccole e maneggevoli imbarcazioni a vela della lunghezza di 4,60 metri – ha vinto il premio Tag Heuer Innovation, dedicato all’innovazione nella progettazione.

Si tratta di una tra le categorie del più ampio concorso “Velista dell’Anno”, organizzato dal prestigioso Giornale della Vela sin dal 1991.

La lista dei candidati ai premi era inizialmente composta da 100 partecipanti ma, dopo una prima fase di scrematura tramite votazione online, il numero è sceso a 30.

Nella seconda fase il mondo della vela è stato chiamato a scegliere i 10 migliori progetti. Ad assegnare i premi una giuria competente nel settore nautico.

Il PoliTo Sailing Team è al suo sesto anno di attività e vede coinvolti oltre 80 studenti dell’Ateneo da 16 corsi di studio diversi: infatti uno degli obiettivi del team è quello di unire competenze nei settori più disparati per permettere una visione più ampia verso il successo.

Questo giovane team ha alle spalle un’intensa storia di partecipazione a regate e manifestazioni. In particolare, il team nel mese di settembre 2019 ha vinto la “1001 VelaCup” a Mondello, con una barca costruita al 75% in materiali riciclabili: un grande risultato che sta alla base della vittoria del Tag Heuer Innovation.

“L’ottenimento di questo importante risultato premia il lavoro continuativo ed appassionato degli studenti del PoliTo Sailing Team, la cui iniziativa genera anche un forte volano per la cultura della vela contribuendo allo sviluppo di soluzioni tecnologiche innovative oltre che la passione per la disciplina – dichiara la professoressa Giuliana Mattiazzo, Vice-rettrice del Politecnico per il Trasferimento Tecnologico – Il Politecnico di Torino supporta e crede fortemente alle iniziative studentesche dei team nelle quali la crescita di competenze attraverso processi di learning by doing, e l’autogestione organizzativa garantiscono risultati di maturazione e crescita professionale ed umana degli studenti di notevole spessore. Ringrazio quindi l’organizzazione per il premio assegnato al Polito Sailing Team che contribuisce alla crescita di entusiasmo e consolida il team”.

Auto cade dal ponte: anziano grave, ferita bambina

Nell’ auto caduta ieri sera da un ponte a Lemie, nel torinese sono rimasti feriti un 73 enne e una bimba di 7 anni.

Nonno e nipotina, sono stati trasportati con l’elisoccorso del 118 al Cto per i traumi subiti. I due non sarebbero in pericolo di vita, l’anziano è grave. Sono intervenuti  i carabinieri per i rilievi. Sembra che la vettura sia  uscita di strada ribaltandosi.

Verdi-Europa Verde: “Liberare Torino dallo smog”

“In questi giorni uno studio del comitato Torino Respira , che noi ringraziamo, mette in luce la gravissima situazione della nostra città per quanto riguarda la qualità dell’aria.

Infatti è emerso che in 70 scuole torinesi su 71, e in diversi parchi e ospedali, ci sono concentrazioni di biossido di azoto ben oltre i limiti raccomandati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, ed in alcuni casi addirittura oltre i limiti di legge.

Ciò comporta un maggior rischio per tutti i cittadini di sviluppare malattie respiratorie, oltre ad un aumento delle morti premature.

Purtroppo la classe politica torinese non si sta facendo carico del problema, ignorandolo completamente o mettendo in campo iniziative blande.

Come Verdi – Europa Verde Torino crediamo che si debba intervenire istituendo zone #carfree nelle aree più sensibili, l’attuazione del bici Plan in modo che in tutta la città ci si possa spostare utilizzando forme di mobilità dolce, oltre ad un deciso intervento di #riforestazioneurbana.

Crediamo che sia arrivato il momento di smetterla di giocare sulla salute dei cittadini, anche in vista dalle elezioni #comunalitorino2021 ci batteremo affinché l’emergenza climatica diventi una priorità per la #politica torinese”

I Co- Commissari dei Verdi-Europa Verde della Provincia di Torino Angela Plaku e Antonio Fiore
(foto Paolo Liguori)

“No alla liberalizzazione della caccia in Piemonte”

“Le Associazioni aderenti al Tavolo Animali e Ambiente chiedono ai Consiglieri Regionali di non autorizzare il massacro della fauna selvatica della nostra Regione”

Il Tavolo Animali e Ambiente, cui aderiscono le Associazioni ENPA, LAC, LAV, Legambiente L’Aquilone, LIDA, OIPA, Pro Natura e SOS Gaia, ha inviato ai Consiglieri della Regione Piemonte una lettera contenente l’invito a votare contro le modificazioni sulla legge venatoria che verranno portate in settimana all’approvazione del parlamento subalpino.

In particolare, le Associazioni chiedono che si ascolti il parere del mondo scientifico (possibilmente prima che i danni siano ormai irreversibili, come la recente pandemia di Coronavirus ci insegna), unanimemente schierato contro le modifiche. In particolare, per quanto riguarda l’estensione della possibilità di caccia a ben 15 specie attualmente protette, quasi tutte di uccelli. Tutte specie in evidente sofferenza numerica e presenti nel nostro territorio spesso con numeri molto limitati. Emblematico il caso dell’allodola, piccolo uccello insettivoro che pesa meno della cartuccia con cui verrebbe disintegrato, la cui popolazione in Piemonte negli ultimi 20 anni si è dimezzata. Lo stesso vale per pernice bianca, moriglione e pavoncella. Di lepri variabili nessuno sa con esattezza quante siano, anche se il numero è certamente esiguo: in queste condizioni un banale ed ovvio principio di precauzione suggerirebbe il blocco immediato di ogni prelievo venatorio. Nessuna di queste 15 specie è responsabile di danni all’agricoltura o ad altre attività antropiche degni di rilievo: il loro prelievo venatorio, quindi, assume unicamente finalità di tipo ludico e nessuna giustificazione di riequilibrio ambientale o faunistico può essere addotta in suo appoggio.

Il Tavolo Animali e Ambiente, nel caso in cui i consiglieri decidessero comunque di appoggiare le modifiche, ha posto una semplice domanda: “perché consentire ai cacciatori di sterminare piccoli uccelli come merli ed allodole e specie a rischio di estinzione?”.

Il Tavolo Animali & Ambiente ha inoltre promosso la petizione online “FERMIAMO LA STRAGE DI UCCELLI IN PIEMONTE”.
E’ possibile firmare qui:
https://www.change.org/p/fermiamo-la-strage-di-uccelli-in-piemonte

Per il Tavolo Animali & Ambiente
Piero Belletti
PRO NATURA Piemonte

Magistrati e giustizia giusta

Piena fiducia nell’operato della Magistratura. Detta così non fa una piega. È la frase di rito una volta che iniziano le indagini. Magistratura che con le forze dell ordine ha il suo bel daffare. Sappiamo di essere un paese corrotto, dove è molto sviluppata l’evasione fiscale e dove le droghe sono in costante ed inarrestabile aumento per uso e spaccio.

Oltre a ciò, mi sembra che siamo il primo paese a livello mondiale per densità di popolazione in rapporto alla criminalità organizzata. Partendo dal Sud tutta l’economia italiana è permeata di soldi provenienti da attività illecite. La magistratura  compie il suo dovere d‘indagine, anche se magari qualcuno continua nel sonnecchiare o a voltarsi dall’altra parte. Grazie addirittura qualcuno, chissà, ci inzuppa il biscotto. Ci sono magistrati coraggiosi , intraprendenti, ci sono magistrati svogliati e corrotti.
Basta leggere i romanzi di Gianrico Carofiglio per farsene un’idea. Personaggi inventati,  sicuramente ispirati dalla sua diretta esperienza. Lui, magistrato pugliese e’ diventato una delle icone letterarie di questi anni. I suoi polizieschi sono un pretesto per raccontarci la realtà trentennale di una giustizia zoppicante e in alcuni casi inutilmente contorta. Personalmente trovo un certo fastidio per chi, generalmente semplice cittadino, dopo 5 minuti dall’avvenuto arresto sa già tutto. Se vengono arrestati sono sicuramente colpevoli o sicuramente avranno una condanna esemplare. Nei fatti non è proprio cosi. Anzi, direi nella maggioranza dei casi è proprio l’opposto. Uno dei miei miti in assoluto è Nicola Gratteri. Procurato capo di Catanzaro. Una vita contro la ‘Ndrangheta e non solo. Ha fatto arrestare mezza Italia con delle “puntatine” in Piemonte e valle d Aosta. Non è una novità che queste due regioni siano infestate dalla criminalità organizzata. Con reazioni diverse da parte delle procure. Bruno Caccia è stato assassinato. Ad Aosta si sono messi d’accordo. A Torino in passato sono in qualche modo stati lambiti magistrati che poi si sono (presumo) dovuti dimettere. Coinvolti e, sempre che io sappia non indagati. Un ex procuratore capo di Pinerolo  se la cavò, alla fine, con poco. Nel 2009 fu arrestato per tangenti tra i tre e cinque milioni. Quattro anni dopo patteggio’ 4 anni restituendo un milione. Espulso dalla magistratura comunque andò in pensione. Per dovere di cronaca , anche prima alla Procura di Torino era decisamente chiacchierato. Tornando a Nicola Gratteri fece arrestare in un solo momento 780 persone.
I più sarebbero stati i colletti bianchi della ‘Ndrangheta. Sarebbero perché qui cominciano le note dolenti. Dei 780 solo il il 25% venne rinviato a giudizio e solo il 15% condannato in via definitiva. Appunto qualcosa non funziona tra il momento inquisitorio e il dibattimento. Inoltre secondo lo stile, assolutamente formalmente giusto, difficile se non impossibile sapere perché indagati. L’ordine degli avvocati torinese si è lamentato delle complicanze prodotte dalla crisi del coronavirus. Precisamente dalla difficoltà di mettersi in contatto con i Pm per capire ed interloquire. Un giorno perso può voler dire recuperarlo in mesi. Riguarda soprattutto la parte penale, ma anche quella civile è in questo momento ferma. Sembra che il Ministro Bonafede abbia detto: va bene ora ci penso io. Disastro assicurato. Sperabile che parte dei soldi che dovrebbero arrivare dall’Europa servano per rendere più efficace la giustizia Italiana. Non solo per assumere ma anche per formare il personale , compresi i magistrati. Esempio. La cancelleria di Torino è altamente sotto organico. Due anni fa parlavo con un curatore fallimentare, mi raccontava che ogni loro atto viene vagliato dal giudice competente. Trasmesso in via telematica a volte non veniva letto dai cancellieri. Avevano fatto corsi informatici, ma essendo vicini alla pensione non si dannavano l’anima. Quando sono “solo” pratiche burocratiche , insomma carta, forse è ancora sopportabile, non tollerabile quando si tratta di persone in carne ed ossa. I magistrati sono donne o uomini con i limiti e i pregi. Non sono comuni cittadini. Quando sbagliano , sbagliano più degli altri. Attualmente chi decide sul loro operato è il Consiglio Superiore della Magistratura organo appannato dallo scandalo Palamara. Devono cambiare i meccanismi di scelta dei componenti , il come è altro discorso. Sono decenni che il problema è di difficile soluzione. Delicato l’equilibrio tra i poteri dello Stato ed in particolare tra politici e magistrati. E sono decenni che il tutto non è risolto. Autonomia della magistratura, indubbiamente e certamente. Ma anche controllo sull’operato dei singoli magistrati. Autogoverno della magistratura può voler dire anche questo. Vedremo che riforma faranno, soprattutto se la faranno.
Patrizio Tosetto

L’isola del libro

Rubrica settimanale a cura di Laura Goria

 

Tracy Chevalier  “La ricamatrice di Winchester”   -Neri Pozza-  euro 18,00

Dura la vita per le “donne in eccedenza” rimaste nubili dopo la strage di uomini compiuta nella Grande Guerra. E’ questo lo scenario dell’ultimo romanzo dell’autrice del bestseller “La ragazza con l’orecchino di perla”. Ancora un affresco storico ambientato nell’inglese Winchester nel 1932. Protagonista è la 38enne Violet Speedwell che, dopo la morte del fidanzato in guerra, sembra irreparabilmente destinata al zitellaggio perenne; prospettiva poco allettante in una società basata sul matrimonio come unico sacro-santo destino del genere femminile.

Violet però non si rassegna all’idea di un’esistenza buia e desolante, punta invece sull’indipendenza e l’emancipazione.

Ok, l’amore della sua vita è caduto in trincea, ma non vuol dire che anche lei deva vedere finita la sua vita. E’ tenace e coraggiosa, il primo passo che compie è allontanarsi da una madre piagnucolosa e soffocante, inacidita dalla morte del marito e del figlio primogenito. Violet non si lascia incastrare dai suoi ricatti emotivi, lascia la casa natia di Southampton e si trasferisce a Winchester.

Trova lavoro come dattilografa in una compagnia di assicurazioni, divide una casa con coetanee scostanti e fa i conti con l’esiguo stipendio che a malapena le consente di sopravvivere.

Per il sesso si affida agli incontri casuali nei bar con “gli uomini dello  sherry”, ma anela a ben altro. Strategica è la sua decisione di entrare nel gruppo di volontarie che negli anni 30, sotto la guida di Louisa Persel, ricamavano cuscini per la cattedrale di Winchester. Lei, che non aveva mai preso un ago in mano, decide di imparare perché vuole creare qualcosa che le sopravviva.

La sua storia incrocia quella di altri personaggi: come  l’amicizia con altre donne “in eccedenza”, effervescenti come Gilda e Dorothy, e l’intesa con il campanaro della chiesa che ha perso un figlio in guerra e deve gestire una moglie impazzita dal dolore.

 

Jane Harper  “L’uomo perduto”   – Bompiani –   euro  19,00

L’Australia assolata e dal caldo rivente è lo struggente fondale sul quale si muovono i personaggi tormentati di questo splendido noir. E’ il terzo romanzo della scrittrice di radici britanniche (nata a Manchester nel 1980), ma cresciuta a Melbourne dall’età di 8 anni, Jane Harper. Il suo libro di esordio “Chi è senza peccato” si era guadagnato il premio come miglior poliziesco australiano nel 2017, e “L’uomo perduto” non è da meno.

Inizia con il ritrovamento del cadavere di Cameron Bright in un punto dell’outback dal nome suggestivo “la tomba del Magazziniere” (scoprirete la storia tragica che c’è dietro) a miglia di distanza da tutto, in una torrida estate del Queensland, che lì coincide col Natale.

Cosa è successo a questo stimato proprietario di una stazione di bestiame -fratello di mezzo tra Nathan e Bub- che aveva ereditato la proprietà di famiglia? La morte di Cam è davvero inspiegabile. Sul cadavere bruciato vivo e disidratato dal sole non ci sono segni di lotta o altro che spieghi una fine del genere. Ma allora perché un esperto fattore come lui, nato e cresciuto in quella terra ostile, si sarebbe allontanato dall’auto piena di acqua? Suicidio?

Lo scoprirete leggendo, così come vi avventurerete nei segreti e nei tormenti della famiglia Bright. A partire dal padre violento. Poi il primogenito Nathan sul quale pesa una colpa mai condonata dagli abitanti dell’immaginaria cittadina di Balamara e dai suoi stessi familiari. Per arrivare al più piccolo dei fratelli, Bub, che da anni sogna di andarsene lontano da quella fattoria piena di dolore, col sogno di diventare cacciatore di canguri e rifarsi una vita. Ma soprattutto scoprirete chi era davvero Cameron, il suo passato e il suo modo di condurre l’esistenza e gli affetti…e tenetevi forte perché nulla sarà come sembra all’inizio.

 

Simonetta Fiori  “La testa e il cuore”   – Guanda –   euro 17,00

Cosa legava coppie famose dell’Olimpo artistico e culturale della levatura di Liv Ullmann  e  Ingmar Bergman, Boris Pastor e Rada Preml, Dario Fo e Franca Rame o Raffaele La Capria e Ilaria Occhini?

Ve lo svela la giornalista di Repubblica Simonetta Fiori in queste pagine scandite in 30 storie di unioni famose e uniche, nelle quali grandi menti e grandi cuori si sono incontrati.

Attraverso le interviste ai protagonisti sopravissuti ricostruisce menage affascinanti e spesso complicati in un alternarsi di alti e bassi, abbandoni e ritorni, i primi incontri e i tasselli sui quali poggiavano sodalizi incredibili.

Ci sono coppie letterarie, compresa quella dello scrittore portato via dal Covid 19 dopo lunga agonia, Luis Sepúlveda e la poetessa Carmen  Yáñez, intervistati nel giugno 2018. Un colpo al cuore leggere oggi il loro racconto della storia d’amore mai finita: passata attraverso un primo matrimonio, golpe militare e dittatura, lontananza e ricongiungimento in un secondo matrimonio che solo la morte ha potuto spezzare.

Con grazia e sensibilità Simonetta Fiori vi fa entrare nelle vite affettive di personaggi non solo letterari come Alberto Moravia e l’inafferrabile Carmen Llera, o Rosetta Loy e Cesare Garboli (per citarne alcuni).

Vi conduce anche nel vissuto di coppie del cinema, come quella di Mario Monicelli e Chiara Rappacini; della musica, con Fabrizio de André e Dori Ghezzi; del teatro, con Giuliana Lojodice e Aroldo Tieri,… e tante altre.

Scoprirete vezzi, sentimenti, abitudini, caratteri opposti che si amalgamano oppure deflagrano in rotture, amori tormentati che diventano amicizie incrollabili. Come quella che condusse l’attrice Liv Ullmann al capezzale del regista -forse più geniale di tutti i tempi- Ingmar Bergman, e che lei, oggi splendida 80enne, descrive così:

«Sapevo che Ingmar non stava bene, ma non era così grave. Eppure una mattina di luglio 11 anni fa, sentii all’improvviso che dovevo correre a Fårö. Noleggiai un aereo privato…..Entrai nella sua stanza, lui era già assopito. Gli presi la mano e gli dissi alcune cose su di noi…Non so se abbia sentito, forse la sua anima si. Sono stata l’ultima persona a vederlo. E’ morto quella notte».

 

 

Occit’amo, il festival del mondo d’Oc si fa “dal vivo”

Un patrimonio ricco di musica, tradizioni e cultura riletti in una chiave contemporanea, che sotto la direzione di Sergio Berardo, anima dei Lou Dalfin, diventa un percorso lungo 5 settimane (dall’11 luglio al 15 agosto) di concerti, appuntamenti, antiche chiese, camminate, rifugi, castelli, scoperte dei borghi alpini, anche in orari inconsueti che rendono le esperienze ancora più uniche. Protagoniste assolute sono le valli alpine ai piedi del “Re di Pietra”, il Monviso, riunite in un unico progetto di promozione territoriale che va sotto il nome di Terres Monviso: Valle Stura, Valle Maira, Val Varaita, Valli Po Bronda e Infernotto, Valle Grana e tutta la pianura che si estende intorno a Saluzzo, capitale dell’antico marchesato…

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