ilTorinese

Quando il sound inganna

Caleidoscopio rock USA anni ’60 / Il movimento psichedelico costituì uno spartiacque di indiscutibile importanza nella storia della musica rock degli anni Sessanta negli Stati Uniti. Il suono nuovo, gli effetti di riverbero, l’uso delle distorsioni divennero segni distintivi di una rinnovata ondata che giunse a contaminare positivamente tutto ciò che in precedenza era riconducibile a rock&roll, rockabilly vintage, garage tradizionale e simili.

La contaminazione suddetta era (ed è tuttora) avvertibile pressoché da tutti, finanche dagli orecchi meno allenati e dagli ascoltatori più distratti; lo è in tal misura da essere importantissima per poter datare con una certa sicurezza un gran numero di 45 giri che (dati la settorialità delle etichette, il piccolo cabotaggio delle bands o lo scarso impatto dei brani nelle programmazioni radiofoniche) non avrebbero potuto dare appigli o indizi utili per un inquadramento temporale delle incisioni.

Ma naturalmente ci sono casi davvero complicati e infidi, specialmente quando le etichette sono piccole, magari “meteore” nate e morte con una band specifica, refrattarie alle nuove influenze musicali in arrivo o in ascesa; gli stessi studiosi della storia della musica rock statunitense si trovano in grande difficoltà in questi frangenti, quasi al punto di dover datare un 45 giri con una lancio di moneta (coin flip). Purtroppo queste situazioni di profondo dubbio non sono così rare ed isolate, proprio a causa del proliferare continuo di microetichette in tutti gli USA nella seconda metà degli anni Sessanta. Uno di questi casi è l’unico 45 giri inciso dalla band Cole and The Embers di Kirkwood (area metropolitana di St. Louis, Missouri): “Hey Girl” [Martines – Lepore] (1220; side B: “Love Won’t Hurt You”), con etichetta Star Trek records. La datazione corretta è maggio 1968 (possibile solo con l’attenta analisi dei numeri di matrice del disco), ma sfido chiunque ad affermare che il sound del disco abbia sentori del 1968… Questa infatti è proprio la fattispecie di un’etichetta microscopica a se stante rispetto ai tempi ormai mutati e al suono ormai rinnovato dalla psychedelia. La band Cole and The Embers sorse nel 1965 e dopo vari cambi di componenti si stabilizzò in Robert Lepore (V, chit), Scott Lay (V, b), Steve Starr (org), Charlie Cablish (batt). La maggior parte delle esibizioni aveva luogo in occasione di feste liceali, frat parties e soprattutto in teen clubs dell’area di St. Louis, in seguito in estensione fino a Rolla, Farmington, Lebanon e nel sud est del Missouri oltre la Mark Twain National Forest. Il raggio di azione non fu particolarmente vasto e solo in rari casi si spingeva fino a Illinois ed Indiana, per frat parties “strategici” o per incassi che almeno compensassero le spese di viaggio. La gestione manageriale era “home made” e il budget impiegato per l’incisione dell’unico 45 giri era basso, limitando il tutto ad un’unica sessione e in condizioni “estreme” (un sabato mattina alle 9, con voci precarie a seguito di un venerdì notte di gig fino a tarda ora). La band comunque non si spinse mai oltre il limite della “tenuta psicologica”, ben consapevole degli impegni negli studi e della classica “spada di Damocle” del periodo post- “high school”. D’altronde, così come regolarmente succedeva, anche Cole and The Embers si sciolsero nella fase critica del passaggio al college o all’università, vale a dire nell’estate del 1968.

Gian Marchisio

Autostrade per la Liguria, troppi cantieri frenano il turismo

IL COMMENTO  di Pier Franco Quaglieni / L’Autostrada dei Fiori e l’Autostrada Savona – Torino e viceversa  sono difficilmente percorribili a causa dei continui cantieri che generano code. Da Albenga a Savona occorre circa un’ora 

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E’ evidente che le criticità di quei percorsi autostradali sono arrivate tutte insieme all’attenzione dei  concessionari che forse avevano sottovalutato la manutenzione. Certamente appare strano che non abbiano colto i tre mesi di pandemia per lavorare su autostrade deserte. In  in questo modo si intralcia il recupero del turismo. Solo il vice sindaco di Alassio si è mosso tempestivamente nella direzione di chiedere adeguati interventi. La Liguria e’ già stata penalizzata gravemente perché isolata dal Piemonte e dalla Lombardia  da  dove proviene  la maggioranza dei suoi turisti. In molte realtà liguri quasi a fine giugno non hanno ancora programmato iniziative turistico- culturali, se non escludendo i grandi eventi che  provocano assembramento. Un minimo di coraggio e di fantasia sarebbe necessario perché chi arriverà da luglio vorrebbe avere un calendario sia pure  minore  di manifestazioni. Bisogna che tutti si risveglino dal letargo del lockdown  che ci ha salvati ma ha distrutto l’economia. Appare più preparata la città di Loano e le realtà del Levante. Per avere turisti bisogna offrire calendari di incontri , sia pure ridotti ,ma ricchi di valore. L’idea che i ricchi vadano al ristorante e i poveri sulla passeggiata con un ghiacciolo ci fa tornare tristemente agli Anni Cinquanta dove brillava solo Bordighera con il Salone internazionale dell’umorismo, scomparso ormai da molti anni.
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scrivere a quaglieni@gmail.com

Nulla sarà più come prima. Speriamo

Fra le tante frasi fatte che ascoltiamo in questi mesi di pandemia e di riflessioni più o meno sincere sulla situazione in cui si trova il mondo, una ripete come un mantra: “Nulla sarà più come prima”. E si fa soprattutto riferimento ad una riscoperta di valori etici e morali che, grazie al virus, sarebbero emersi e potrebbero influenzare, in meglio, il mondo.

A parte le considerazioni sulla fondatezza di tale auspicio, l’occasione è comunque utile per cercare di delineare che cosa andrebbe improntato a valori etici nel campo dell’economia e della finanza. La premessa è che è sicuramente urgente introdurre principi etici in un settore, come la finanza ed il maneggio del denaro, che non può sfuggire alle regole generali della correttezza anche morale.

L’obiettivo del profitto è legittimo nel mondo economico; ma non può giustificare qualunque tipo di comportamento, compresi quelli che vanno a ledere diritti di altri soggetti. E tale obiettivo, in un mondo che si è scoperto esposto a crisi imprevedibili di dimensioni planetarie, non può essere disgiunto da una maggior attenzione agli aspetti sociali che caratterizzano la vita dell’uomo.
Negli ultimi anni qualche voce si è levata per ricordare questi principi.

Ricordiamo ad esempio Benedetto XVI, che nel messaggio per la giornata mondiale della pace del 1 gennaio 2009 affermò, con riferimento alla crisi legata al fallimento Lehman “La crisi dimostra come l’attività finanziaria sia a volte guidata da logiche puramente autoreferenziali e prive di considerazione a lungo termine del bene comune. Ciò riduce la capacità della finanza di svolgere la funzione di ponte tra il presente ed il futuro, a sostegno della creazione di nuove opportunità di produzione e di lavoro nel lungo periodo”.
Vabbé, dirà qualcuno, è il Papa, facile dirlo.
Allora scendiamo un gradino; nello stesso mese dello stesso anno ecco un altro monito.
“Questa è la crisi di un sistema che ha spinto gli operatori finanziari a prendere rischi sempre più sconsiderati, che ha lasciato le banche speculare piuttosto che fare il proprio mestiere, che è quello di finanziare lo sviluppo dell’economia”. (Nicolas Sarkozy, Presidente della Repubblica francese).
Ahimè, uno che predicava bene ma razzolava male; ma i concetti sono da sottoscrivere!

E per chiudere, una frase che ricorda molto un “umanesimo industriale”: «La funzione dell’industria non è solo e neanche principalmente quella del profitto. Lo scopo è migliorare la qualità della vita mettendo a disposizione prodotti e servizi.» (Giovanni Alberto Agnelli, Presidente Vespa, 1996. Purtroppo questo Agnelli, detto “Giovannino” è prematuramente scomparso).

Ciò premesso, cosa si potrebbe fare per passare dalle parole e dai principi aulici ai fatti concreti che consentano veramente di cambiare pagina in futuro?
Un primo, urgente intervento riguarda la netta separazione tra le banche “ordinarie” (quelle che erogano i crediti alle aziende) e banche “d’affari” (quelle che operano con obiettivi diversi, anche con strumenti speculativi). Le prime devono concentrarsi esclusivamente sul credito a breve termine, fornendo il cosiddetto “capitale circolante” indispensabile per una fluida gestione di crediti e debiti aziendali. Le banche “d’affari” devono invece operare a medio-lungo termine per finanziare costruzione di stabilimenti, costruzione di opere di pubblica utilità (autostrade, trafori, scuole, ospedali, ecc.), e così via. Qualcuno osserverà: “Ma è la legge del 1936!”. Ebbene sì, sostanzialmente è quella, basta con la “banca universale” che pretende di fare tutto, esponendo i clienti-depositanti al rischio di investitori-azionisti o peggio di investitori speculatori a loro insaputa! Un secondo intervento riguarda l’abolizione dio ogni tipo di bonus ai dirigenti delle banche.
Purtroppo la storia degli ultimi anni del sistema finanziario mondiale è caratterizzata in maniera evidente dal fenomeno dell’esasperata ricerca di profitto per le banche e di bonus per i loro manager. La cosa agghiacciante è che, anche nel caso di banche fallite, i responsabili hanno chiesto (e ottenuto!) la liquidazione dei bonus, come se nulla fosse accaduto. E’ come se un serial killer chiedesse un monumento in piazza anziché accettare l’ergastolo!

Un terzo intervento deve precedere l’abolizione delle cosiddette «scatole cinesi», cioè il sistema grazie al quale una piramide di società finanziarie riesce a controllare, con un modesto impegno di capitale, un impero finanziario. Meno “scatole cinesi”, più automobili, più elettrodomestici, più abiti confezionati, in una parola, meno “aria fritta” e più PIL!
Ed ancora, un punto delicatissimo: proibire l’uso dei derivati, quei mostruosi OGM finanziari creati per modificare la natura delle operazioni “tradizionali”: si pensi che nel mondo circolano attualmente, secondo le stime ufficiali, circa 3 milioni di miliardi di dollari di contratti derivati di varia natura, cioè TRENTATRE volte il PIL dell’intero pianeta. I derivati alimentano contrattazioni frenetiche (chiaramente di natura speculativa, non certo derivanti da investimento) che ricordano il pericoloso gioco del passaggio del cerino acceso da una mano all’altra; l’unica cosa certa è che ci si bruceranno le mani…

Naturalmente bisognerà anche bloccare i “paradisi fiscali”, impedendo di usare i paesi in cui non si pagano tasse o quasi ed in cui non si fanno controlli su chi possiede capitali, paesi in cui uno studio di avvocati o di notai ospita centinaia di società fantasma create solo per gestire soldi degli evasori di tutto il mondo. Bisogna bloccare questo meccanismo ad esempio impedendo ogni tipo di transazione finanziaria da e verso quei paesi. L’elenco potrebbe continuare ancora, toccando anche l’idea di un nuovo modello d’impresa (ne parlerò in un prossimo intervento) che non si limiti ad essere un “profittificio” ma tenda ad essere motore trainante di una collettività, con ricadute positive sia all’interno dell’azienda (non solo soci, ma anche dipendenti) sia all’esterno (il territorio in cui opera). Ma anche limitandosi a pochi, mirati interventi, si può sperare che veramente si possa un giorno dire: “Nulla è più come prima!”
Ed aggiungere, ovviamente: “Ora è molto meglio…”.

Gianluigi De Marchi 
demarketing2008@libero.it

Piemonte, produzione economica al 100 per cento. Cresce il ricorso al fondo di garanzia

Rapporto Ires / Ha raggiunto il 100% la produzione economica del Piemonte, misurata con l’indicatore grezzo della quota di personale in attività e non sottoposto all’emergenza sanitaria, con 1.370.759 addetti potenzialmente al lavoro, come prima della crisi. Il dato non tiene conto delle imprese che non hanno riaperto, ma solo di quelle che potenzialmente potrebbero farlo in base alle norme. Sale anche la mobilità dei piemontesi, misurata come numero di spostamenti rispetto a gennaio 2020, che raggiunge l’84,8%. Quanto allo smartworking, rimane stabile al 60% nella pubblica amministrazione, ma si registra anche un 23,2% nel privato.

È quanto emerge dal nuovo rapporto settimanale che Ires Piemonte ha presentato  al Gruppo di monitoraggio istituzionale della Fase 2, coordinato dal vicepresidente della Regione, Fabio Carosso, e al quale partecipano i presidenti di Provincia, i sindaci delle città capoluogo, l’Unità di Crisi, le associazioni degli enti locali, con il coordinamento delle Prefetture ed i capigruppo consiliari, e che ha il compito di verificare l’andamento della situazione socio-economica in relazione alle misure assunte per contrastare l’epidemia e alla loro graduale rimozione.

Ringrazio l’Ires per l’importante lavoro svolto – ha dichiarato Carosso aprendo la riunione – perché ci fornisce elementi molto importanti per comprendere cosa sia successo in termini socio-economici nella nostra regione durante il lockdown e ci consente di capire su quali fronti intervenire più incisivamente. L’epidemia ha cambiato lo stile di vita dei piemontesi e questo impone una diversa impostazione delle politiche pubbliche. Per questo stiamo lavorando ad un adeguamento dell’offerta di servizi in base alle mutate esigenze del nostro territorio”.

Per quanto riguarda, in particolare, il ricorso al Fondo di Garanzia, si segnala nell’ultimo periodo un significativo aumento. Rispetto al dato iniziale del 5 maggio, in Italia lo stock di operazioni sotto i 25 mila euro è diventato 7,3 maggiore, il volume dei finanziamenti 6,9 più grande e l’importo medio è diminuito solo del 5%. Il Piemonte si attesta su valori di poco inferiori, con 43 mila operazioni, per un totale di 853 milioni di euro di finanziamento e un importo medio di 20 mila euro. Si stimano 93 operazioni al giorno, per un finanziamento medio quotidiano di 1,8 milioni di euro e un importo medio di 19 mila euro. Per quanto riguarda le richieste superiori ai 25 mila euro, rispetto al 5 maggio, lo stock di operazioni è diventato nel Paese 3 volte più grande, il volume di finanziamenti 5,3 volte maggiore e l’importo medio è aumentato del 78%. Il Piemonte presenta valori simili o di poco superiori con 4.700 operazioni, per un totale di 1,5 miliardi di euro di finanziamento e un importo medio di 321 mila euro. Si stimano circa 21 operazioni al giorno, per un finanziamento quotidiano di 8,6 milioni di euro e un importo medio giornalieri di 420 mila euro.

Dal report si evince che i lavoratori in cassa integrazione in deroga, sul totale degli addetti, sono così suddivisi per provincia: 6,7% Torino, 6,8% Cuneo, 6,5 Biellese, 7% Vco, 5,3% Novara, 4,9% Vercelli, 6% Asti, 6,4% Alessandria. Quanto alle tipologie di lavoratori coinvolti, sul totale degli addetti per settore, il 9,3% sono “addetti ai servizi”, l’8,7% “altri servizi”, 11,1% “commercio”, 0,8% “industria (totale)”, 1,9% “edilizia e impiantistica”, 0,7% “industria in senso stretto”, 12,6% “agricoltura”.

Un dato importante raccolto da Ires per l’economia della nostra regione è quello relativo alla vendita di automobili. Nei primi 5 mesi del 2020, in Italia si è registrato un calo del 50% rispetto allo stesso periodo del 2019, con poche differenze tra regioni. In Piemonte il calo è stato del 46,5%, seconda migliore dopo la Toscana. Da inizio anno, il mercato piemontese ha venduto 30.000 auto in meno, 27.000 delle quali nel periodo del lockdown.

Il focus dedicato anche questa settimana alla questione della povertà, si è soffermato sulla situazione di Cuneo, utilizzando come fonte l’Osservatorio della povertà della Delegazione Caritas regionali. L’analisi dei dati relativi agli aiuti e agli accompagnamenti messi in atto nel periodo dell’emergenza e quelli registrati nelle fasi di ritorno alla normalità sono parziali, in fase di registrazione sul sistema informativo, ma non per questo meno indicativo del sostegno fornito.

Nella provincia di Cuneo, nel complesso:

– sono state incontrate 2.078 persone, 299 delle quali si sono rivolte per la prima volta alla Caritas;

– 766 sono stati gli italiani, i restanti stranieri, di cui 627 provenienti dal Nord Africa;

– 967 sono stati i coniugati, 633 gli individui soli e 746 le famiglie con più di 3 componenti;

– il 71,35% ha dichiarato problemi legati alla povertà ed economici; il 48,81% problemi legati al lavoro; il 26,67% problemi abitativi.

L’incremento degli aiuti nella diverse Diocesi è stato il seguente: Cuneo +40% (dall’8 marzo al 15 giugno); Fossano +10% (rispetto al pre-Covid); Mondovi +20% (dato quotidiano alla fase attuale); Bra + 96% (dall’8 marzo al 15 giugno); Savigliano +62% (dall’8 marzo al 15 giugno).

Esercito italiano e cybersecurity

Il Comando per la Formazione e Scuola di Applicazione dell’Esercito alla “CyberChallenge edizione 2020

L’Esercito Italiano per la prima volta partecipa con una selezione di 20 Ufficiali dell’Arma delle Trasmissioni e del Corpo degli Ingegneri alla CyberChallenge.it edizione 2020, la più importante competizione nazionale in ambito scolastico e universitario nel contesto della sicurezza informatica. I partecipanti, tutti frequentatori del Comando per la Formazione e Scuola di Applicazione dell’Esercito di Torino, hanno svolto un accurato ciclo di lezioni frontali ed esercitazioni in modalità e-learning da febbraio a maggio scorso, improntato sulla sicurezza cibernetica e sull’ethicalhacking”.

 Il loro percorso formativo si è concluso con una prova locale che si è svolta l’8 giugno scorso, durante la quale gli stessi hanno dimostrato di avere sviluppato delle competenze volte a difendere e attaccare i sistemi informatici e a individuarne le vulnerabilità, con delle simulazioni mirate a riprodurre le condizioni di un reale tentativo di intrusione. Il tutto vissuto come un gioco attraverso le gare CTF (Capture The Flag), nelle quali i partecipanti dovevano conquistare una posizione all’interno di un’infrastruttura avversaria. I migliori 3 Ufficiali in classifica sono stati premiati ieri nell’aula magna di Palazzo Arsenale, sede del Comando per la Formazione e Scuola di Applicazione dell’Esercito di Torino, alla presenza del Comandante dell’Istituto, Generale di Divisione Salvatore Cuoci, del Professore Paolo Prinetto, Direttore del Laboratorio Nazionale di Cybersecurity del CINI (Consorzio Interuniversitario Nazionale per l’Informatica) e responsabile del progettoCyberchallenge.it e degli insegnati civili e militari. 

Il Generale di Divisione Salvatore Cuoci durante la premiazione ha sottolineato come la partecipazione della Scuola di Applicazione a questa competizione di carattere nazionale, evidenzi la nostra attenzione formativa anche in un ambito come quello della Cyber Security sempre in continua e costante evoluzione.

La CyberChallenge.it edizione 2020 vedrà la sua fase finale a Torino il primo prossimo ottobre, quando una rappresentanza di 6 Ufficiali frequentatori della Scuola di Applicazione gareggerà contro i giovani esperti dei maggiori atenei italiani, che più si sono distinti per le loro competenze specifiche (reti, crittografia, intrusione, difesa, trasmissioni e tante altre). 

L’impegno che il Comando per la Formazione e Scuola di Applicazione dell’Esercito sta sostenendo – nell’unica iniziativa a livello europeo nella quale il mondo accademico e le scuole (supportati da varie Istituzioni governative, tra le quali il Ministero della Difesa, e private), coinvolgono in un unico progetto migliaia di potenziali giovani esperti di sicurezza informatica – conferma che l’Istituto Militare è uno dei poli didattici di eccellenza nel panorama accademico Italiano, oltre ad essere un centro culturale di prestigio per la città di Torino.

Maria La Barbera

Le finaliste del “Premio biennale Mario Lattes per la Traduzione”

Annunciate le cinque selezionate per la prima edizione. Sabato 18 luglio, la cerimonia di premiazione al Castello di Perno nelle Langhe

Monforte d’Alba (Cuneo) – Tutte donne. Un gruppo “in rosa” di cinque super-traduttrici. Due sono docenti di “Lingua e Letteratura araba” all’Università degli Studi di Napoli L’Orientale; una terza all’Università del Salento; la quarta insegna alla Scuola Superiore per Mediatori Linguistici CIELS di Milano e la quinta collabora con diverse case editrici italiane come consulente editoriale e traduttrice letteraria freelance. Nell’ordine, questi i loro nomi: Maria Avino, Monica Ruocco, Samuela Pagani, Nadia Rocchetti e Barbara Teresi. Sono loro le cinque finaliste selezionate nei giorni scorsi dalla Giuria Stabile del “Premio biennale Mario Lattes per la Traduzione”, promosso dalla Fondazione Bottari Lattes e dedicato per la sua prima edizione alla Letteratura in lingua araba tradotta in italiano. A Maria Avino, il riconoscimento è andato per la traduzione di “Morire è un mestiere difficile” del siriano Khaled Khalifa (Bompiani, 2019); a Monica Ruocco per “Il suonatore di nuvole” dell’iracheno Ali Bader (Argo, 2017), mentre Samuela Pagani, Nadia Rocchetti e Barbara Teresi si sono guadagnate la finale rispettivamente per la traduzione del “Corriere di notte” (La Nave di Teseo, 2019) del libanese Hoda Barakat, di “Viaggio contro il tempo” (Jouvence, 2018) della libanese Emily Nasrallah e di “Una piccola morte” (E/o, 2019) del saudita Mohamed Hasan Alwan.

La cerimonia premiazione – condotta dalla giornalista e saggista Paola Caridi – si terrà sabato 18 luglio, alle ore 18, nel giardino del Castello di Perno (Cuneo) nel cuore delle Langhe, Patrimonio Mondiale dell’Umanità Unesco. Nell’occasione l’orientalista Fabrizio Pennacchietti terrà una lectio magistralis su “L’arabo letterario moderno può dirsi una lingua ‘europea’?”. A ingresso libero con prenotazione obbligatoria fino a esaurimento posti, la cerimonia si svolgerà nel pieno rispetto delle normative di sicurezza per l’emergenza Covid-19 (inviare mail con nome e cognome a: book@fondazionebottarilattes.com). Potrà anche essere seguita in diretta streaming sulla pagina Facebook della Fondazione. In caso di pioggia, la premiazione si svolgerà all’Auditorium della stessa Fondazione, in via Marconi 16 a Monforte d’Alba.

“Con il Premio Mario Lattes per la Traduzione – sottolineano gli organizzatori – la Fondazione Bottari Lattes pone l’attenzione sul fondamentale ruolo dei traduttori nella diffusione della letteratura e sull’impareggiabile contributo della traduzione nell’avvicinare popoli e culture differenti, abbattendo muri ideologici, creando ponti culturali e favorendo il dialogo. Con questa iniziativa la Fondazione intende altresì promuovere la conoscenza di culture e autori meno noti al pubblico italiano e incoraggiare la traduzione in italiano delle loro opere letterarie più significative per qualità letteraria e profondità di contenuti, riflessioni, testimonianza”.

Promosso dalla Fondazione Bottari Lattes, il Premio è realizzato in collaborazione con l’Associazione Castello di Perno e il Comune di Monforte d’Alba, con il contributo di Fondazione CRC e Banca d’Alba, con il patrocinio dell’Unione di Comuni “Colline Di Langa e Del Barolo” e di “S. Lattes & C. Editori”.
Per info: tel. 011/19771755 – 0173/7892412 o book@fondazionebottarilattes.it, eventi@fondazionebottarilattes.it
WEB fondazionebottarilattes.it | FB Fondazione Bottari Lattes | TW @BottariLattes | YT FondazioneBottariLattes
g. m.

“Si è scritta oggi una nuova pagina nell’annosa questione Asti-Cuneo”

Marello: «Le spese per le opere complementari ad oggi non sono coperte: la società Gavio, che di fatto non ha più oneri finanziari per l’autostrada, se ne faccia carico».

19 giugno – Parere positivo del Cipe al piano di finanziamento dell’A33

La giunta regionale si è riunita infatti, in seduta straordinaria, presso il Castello di Grinzane Cavour per incontrare i vertici della società che ha in concessione l’autostrada. La riunione odierna nasce a seguito dell’emissione della delibera 14 maggio 2020 da parte del Cipe, attraverso la quale il Comitato Ministeriale esprime parere favorevole al piano di finanziamento dell’A33. Era, questo, l’ultimo atto necessario ai fini di approvare il “cross-financial” dell’autostrada, ovvero il finanziamento mediante l’incrocio con un’altra concessione (nello specifico l’”incrocio” con la Torino-Milano consentirebbe il prosieguo dei lavori).

Nel corso dell’incontro il presidente della Regione Alberto Cirio, alla presenza dell’assessore ai trasporti Marco Gabusi, del presidente della provincia di Cuneo Federico Borgna e del presidente della provincia di Asti Paolo Lanfranco, ha illustrato alcune novità in merito alla realizzazione del lotto mancante, il 2.6. Tale lotto è suddiviso in due tronconi: il 2.6 A, da Verduno a Cherasco e il 2.6 B, da Roddi a Verduno. Per quanto riguarda il troncone B la novità principale per i cittadini riguarda l’accesso all’ospedale di Verduno: la Regione ha chiesto alla concessionaria che chi esca al casello previsto a Roddi non paghi il pedaggio. Non sarà inoltre realizzata la discarica prevista in tale lotto per gli inerti: non si farà il tunnel sotto la collina ipotizzato in precedenza nel lotto 2.6 A, quindi non sarà più necessario un luogo in cui depositare i rifiuti.

Dal momento della pubblicazione ufficiale della delibera Cipe in Gazzetta la concessionaria ha detto di essere pronta a partire con i lavori del lotto 2.6 B, mentre per quanto riguarda il 2.6 A, dove non si prevede più un tunnel nella collina ma un passaggio in esterno, si è al progetto preliminare, manca il definitivo, l’esecutivo e tutti i pareri necessari per arrivare all’approvazione.

«Grazie all’impegno del ministro delle infrastrutture e dei trasporti Paola De Micheli e all’attuale Governo è stato fatto un passo avanti» – ha detto il consigliere Maurizio Marello – «Il finanziamento delle opere complementari (che riguardano principalmente la Strada provinciale 7 tronco Roddi-Pollenzo, il “Terzo ponte” sul Tanaro, la Bretella di scorrimento veloce sud-ovest di Asti e la SP422 di Cuneo) è tuttora da definire» , dichiara l’ex sindaco di Alba al termine dell’incontro a cui ha preso parte in qualità di consigliere regionale, «Il presidente Cirio intende studiare con il Governo una soluzione per rimediare i fondi ma tale lotto era a carico della società concessionaria, così come il tunnel sotto il Tanaro che non verrà invece realizzato. Oggi il Gruppo Gavio di fatto non ha più oneri finanziari per la realizzazione dell’autostrada quindi si faccia carico delle opere complementari».

I fine settimana dei Musei Reali tra visite speciali e lezioni di cucina

Ogni sabato e domenica guide e storici dell’arte di CoopCulture e dell’Associazione “Amici di Palazzo Reale” invitano a scoprire le sale di rappresentanza e il secondo piano di Palazzo Reale. Al Caffè Reale Torino lezioni di cucina e cene speciali

 

Torino, 18 giugno 2020. Con l’arrivo dell’estate riprendono le attività dei Musei Reali, che il 2 giugno hanno riaperto al pubblico gli spazi del complesso museale nel cuore di Torino: ogni sabato e domenica si potranno visitare due percorsi con storici dell’arte e guide di CoopCulture. Il primo itinerario, “Bentornato a Palazzo!”, alle 12 e alle 15, è dedicato alla scoperta delle sale di rappresentanza del primo piano di Palazzo Reale, della collezione dell’Armeria e della Galleria della Sindone, dove è possibile scorgere il restauro “a vista” dell’altare della Cappella. Il percorso, della durata di un’ora, è visitabile in gruppi composti al massimo da 8 persone ciascuno, al costo di 7 euro oltre al biglietto di ingresso ridotto ai Musei Reali. Le visite in piccoli gruppi sono il valore aggiunto dell’attuale esperienza di fruizione, favoriscono un approccio più lento e consapevole, emozionante e gratificante.

 

Il percorso prosegue al secondo piano, alle ore 11.30, 13 e 15.30, nell’Appartamento dei Principi di Piemonte, con il suggestivo affaccio sul terrazzo dal quale ammirare i Giardini Reali e piazza Castello. Le sale, che presentano l’allestimento realizzato per Vittorio Emanuele II e la consorte Maria Adelaide d’Asburgo Lorena, sono arricchite da una piccola esposizione temporanea dedicata alla figura del sovrano, in occasione del bicentenario della nascita. Le visite sono condotte anche dai volontari dell’Associazione “Amici di Palazzo Reale” alle ore 11, 12, 15, 16, 17 e 18, al costo di 7 euro.

 

Le visite guidate a cura dell’Associazione “Amici di Palazzo Reale” sono acquistabili in biglietteria, mentre quelle condotte da CoopCulture si possono anche prenotare online sul sito www.coopculture.it (maggiori informazioni al numero 011 19560449 o via e-mail all’indirizzo info.torino@coopculture.it).

 

Nella suggestiva Corte d’Onore di Palazzo Reale, il Caffè Reale Torino accoglie i visitatori per un momento di ristoro in una cornice unica ed elegante, tra oggetti provenienti dalle collezioni sabaude. A giugno e a luglio la cucina della tradizione piemontese è protagonista di un ciclo di lezioni alla scoperta di specialità del territorio, come flan di spinaci con fonduta (19/6), bagnetto verde e rosso (20/6), verdure ripiene (26/6), savoiardi e tiramisù (27/6), carpione (3/7) e bunet (4/7). Gli incontri si svolgono dalle 17 alle 19 per un numero minimo di 12 persone. Il costo è di 20 euro per gli adulti, 28 euro per chi partecipa con un minore. Ogni venerdì e sabato di giugno è possibile partecipare anche alle cene speciali “Grill and Traditional Arcade”. Informazioni e prenotazioni al numero 335 8140537 o via e-mail all’indirizzo segreteria@ilcatering.net

Al Mauriziano postazioni fisse per rilevare la temperatura

Grazie ad una donazione dell’azienda torinese Urmet, dal 19 giugno due “Thermal Gate” presidieranno l’ingresso principale di corso Turati e quello dei dipendenti in via Magellano

 

L’ospedale Mauriziano di Torino diventa il primo ospedale con i Thermal Gate: da venerdì 19 giugno sia l’ingresso principale di corso Turati che quello riservato ai dipendenti in via Magellano saranno presidiati da postazioni fisse automatizzate per la rilevazione della temperatura corporea ed il controllo dell’utilizzo della mascherina.

 

Prende vita insomma il primo pre-triage automatizzato.

 

Grazie ad una donazione della Urmet, azienda torinese specializzata in soluzioni per la sicurezza, la videocitofonia e l’automazione degli edifici, il Mauriziano si dota di due apparecchiature di ultima generazione a protezione della salute del personale e degli utenti, prevenendo anche l’ingresso di soggetti con temperatura anomala o sprovvisti di mascherina.

 

Il Thermal Gate, è un dispositivo per la rilevazione della temperatura corporea “all in one”, in grado di visualizzare l’immagine ripresa da una telecamera integrata e posta su uno schermo 7”, dotato di un sensore di temperatura ad alta precisione.

 

Grazie alla funzione di “mask detection” il pannello può individuare anche la presenza o l’assenza della mascherina sul volto di un soggetto, segnalando gli individui sprovvisti di dispositivo di protezione individuale.

 

Tutto questo nel pieno rispetto del GDPR per la privacy,  misurando la temperatura da una distanza minima di 50 centimetri fino ad un massimo di 1,2 metri.

 

Il monitoraggio della temperatura corporea unito all’identificazione di coloro che non indossano i Dpi rappresenta il fulcro delle strategie di prevenzione della diffusione del Covid-19 a breve e lungo termine: una fondamentale tutela della salute del personale della struttura e di tutti i cittadini che frequentano l’ospedale torinese.

 

«Ringraziamo Urmet per questa donazione, che ci permetterà di essere all’avanguardia grazie a queste nuove apparecchiature – dichiara Maria Carmen Azzolina, direttore sanitario dell’Azienda Ospedaliera Mauriziano di Torino -. I Thermal Gate ci permetteranno una migliore organizzazione del lavoro, ma soprattutto un controllo più efficace degli ingressi dell’ospedale nella rilevazione della temperatura e nell’utilizzo delle indispensabili mascherine».

 

«Urmet è una azienda storica fondata nel 1937, fortemente radicata a Torino ma ormai gruppo internazionale con una presenza in più di 100 Paesi con 50 filiali – afferma Fiammetta Cometto, amministratore delegato di Urmet Group -. Abbiamo voluto mettere a disposizione dell’ospedale Mauriziano tutta la nostra esperienza ultradecennale nel campo della sicurezza, per dare il nostro contributo alla tutela della salute di medici, infermieri ed operatori sanitari che per tre mesi sono stati in prima linea nella lotta contro il coronavirus. E non solo: ne beneficeranno anche tutti i dipendenti della struttura e le migliaia di cittadini piemontesi che vi accedono quotidianamente».

 

 

 

Il calcio si riprende la scena mediatica

Secondo l’indagine di Mediamonitor.it, negli ultimi 7 giorni la ripartenza del pallone ha oscurato anche Giuseppe Conte e George Floyd

La ripresa del calcio giocato dopo i tre mesi di stop dovuti all’emergenza Covid-19 segna, almeno sui media, il ritorno alla normalità e vede il pallone riappropriarsi degli spazi sui mezzi di informazione italiani: negli ultimi 7 giorni, infatti, su carta stampata, radio e tv nazionali la voce “Coppa Italia” ha raccolto 10.947 citazioni, il 22% in più del premier Giuseppe Conte (8.944) e il 70% in più di George Floyd, l’afroamericano ucciso brutalmente il 25 maggio scorso a Minneapolis da un agente di polizia (6.418).

È quanto emerge dal monitoraggio svolto su oltre 1.500 fonti d’informazione fra carta stampata (quotidiani nazionali, locali e periodici), siti di quotidiani, principali radio, tv e blog da Mediamonitor.it, che utilizza tecnologia e soluzioni sviluppate da Cedat 85, azienda attiva da 30 anni nella fornitura dei contenuti provenienti dal parlato. Mediamonitor.it ha rilevato le citazioni ottenute dal 9 al 15 giugno sui media nazionali e locali dalle squadre che hanno preso parte alle semifinali di Coppa Italia e dai rispettivi allenatori e giocatori, mettendole a confronto con quelle dei personaggi più presenti sui media nello stesso periodo.

L’analisi di Mediamonitor.it, a conferma dell’interesse dei media per la ripartenza del calcio, vede le quattro squadre semifinaliste ai piedi del podio: Juventus (5.380 menzioni), Milan (5.244), Inter (4.608) e Napoli (4.515) staccano nettamente il leader della Lega Nord Matteo Salvini (3.740), il ministro della Salute Roberto Speranza (3.086), il manager a capo della task force sulla fase 2 dell’emergenza Covid-19 Vittorio Colao (2.588) e la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni (2.044).

L’attaccante del Napoli Dries Mertens, autore del gol della vittoria sull’Inter, è il calciatore più nominato sui mezzi di informazione: con 2.000 citazioni è al 12° posto della classifica stilata da Mediamonitor.it, seguito da Papa Francesco (1.860) e dalla presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen (1.849). Cristiano Ronaldo, che ha sbagliato un calcio di rigore durante la sfida con i rossoneri, è 16° (1.660), precedendo di misura il milanista Ante Rebic (1.585), espulso nel corso della stessa partita, e il nerazzurro Christian Eriksen (1.574), autore del primo gol e di una buona prestazione. Il portiere del Napoli David Ospina, mattatore dell’incontro al San Paolo, è 20° (1.187).

Fra gli allenatori, il più presente sui media è lo juventino Maurizio Sarri, che ottiene più citazioni (1.142) di Giulio Regeni (1.110), piazzandosi al 21° posto. Antonio Conte (1.101) è 23°, Gennaro Gattuso (810) è 25°, mentre Silvio Pioli (578) chiude in 28° posizione alle spalle di Alessandro Di Battista (776) e Beppe Grillo (748).