ilTorinese

Chiesta conferma a 10 anni per la banda dello spray di piazza San Carlo

E’ stata chiesta dalla pg di Torino Elena Daloiso  la conferma della condanna in primo grado a 10 anni per tre dei quattro ragazzi componenti della ‘banda dello spray’

Il  gruppo di giovani di origine maghrebina aveva  messo a segno furti e rapine confondendo le vittime con spray urticante in piazza San Carlo nella drammatica sera del 3 giugno 2017, in occasione della proiezione della finale di Champions League. La  folla in preda al panico provocò una calca con oltre 1.500 feriti, due dei quali morirono successivamente per le conseguenze. La posizione del quarto imputato è stata per ora tenuta  separata in quanto il giovane è  positivo al coronavirus e non ha potuto partecipare all’udienza.

(foto: il Torinese)

Radicali: “Mascherina nel ponte del 2 giugno? A Cirio il ‘ridicolino d’oro'”

Riceviamo e pubblichiamo / “Nella gara tra i Presidenti di regione a produrre i provvedimenti più clamorosi e inutili, questa settimana vice certamente Alberto Cirio con l’obbligo delle mascherine all’aperto per il ponte del 2 giugno.

“E’ IL PROVVEDIMENTO PIU’ INUTILE DELLA SETTIMANA”

Sarà una specie di legge del contrappasso per i piemontesi dopo gli affollamenti in centro per le Frecce Tricolori. Con l’obbligo delle mascherine all’aperto solo nel fine settimana per tutti nei centri abitati – definizione che include tutti i parchi cittadini – la Giunta regionale, invece di assumersi le proprie responsabilità, continua a criminalizzare i cittadini e a trattarli da servi. Ovviamente molti si faranno un baffo di queste prescrizioni, allungando il passo della camminata o improvvisando attività motoria per non mettere la mascherina. Altri la terranno sul collo e sulla fronte, pronti a coprirsi bocca e naso in vicinanza di divise. Altri ancora prolungheranno gli atti consentiti senza mascherina, come bere, mangiare o fumare, non essendo attività vietate negli spazi pubblici. Molti sfrutteranno cortili e aree private all’aperto per stare in pace senza mascherina. Tutto questo fa capire che, lungi dall’essere un provvedimento sanitario o di tutela dea salute pubblica, l’obbligo della mascherina nel fine settimana è solo un modo per riempire gli spazi comunicativi e porre in secondo piano le inadeguatezze della giunta regionale. Basterebbe separare casi e decessi del mondo delle RSA da quelli non legati alle RSA per fa capire come provvedimenti di questo tipo siano solo inutilmente punitivi e vadano alla ricerca di un capro espiatorio. E’ tempo che un commissione di inchiesta regionale  faccia chiarezza.”

Igor Boni Silvio Viale (Radicali Italiani)

Da Roma a Torino il nuovo trasformismo non fermerà la rabbia sociale

IL COMMENTO  di Pier Franco Quaglieni / L’alleanza tra Pd e grillini che si sta profilando per le prossime regionali e forse anche per le comunali sancisce una scelta che snatura sia il Pd sia i grillini. Il Pd rinuncia in qualche modo alla sua storia e alla sua identità, i grillini alleati del Pd  sono l’esatto opposto della loro esperienza politica. Sono bastati pochi mesi di governo per rimescolare le carte, malgrado i litigi all’ interno della maggioranza giallo – rossa.

.
Che sia un personaggio politicamente molto modesto  come Franceschini a patrocinare l’operazione  la dice lunga sul bassissimo profilo della medesima. Franceschini vuole un’alleanza “permanente”, scavalcando anche Zingaretti.
Può essere la paura di perdere rispetto al centro-destra che pure ha perso consensi rispetto a qualche mese fa, a dettare questa linea? Eppure i grillini hanno dimezzato i loro voti, anche se la voragine del loro crollo di consensi sembra essersi fermata. Oppure i due alleati al governo hanno capito che il loro star insieme non era solo una scelta di necessità, ma c’erano ragioni più profonde per un connubio elettorale ? Sicuramente la stagione del Coronavirus ha prolungato la vita al governo Conte bis e forse ha fatto sì che le alleanze si siano rafforzate. L’ esempio della difesa ad oltranza da parte del Pd del ministro della Giustizia Bonafede è lampante ed ha costretto Renzi ad una precipitosa ed anche penosa retromarcia. Il Pd è libero di allearsi  con chi ritiene meglio, ma sicuramente il partito si snatura in modo radicale perché l’alleanza con i grillini rimette in discussione ciò che il Pd voleva rappresentare. Allearsi con i grillini significa ritrovarsi insieme a giustizialisti che hanno avvelenato la politica per anni e hanno dimostrato evidenti e palesi incapacità. I grillini sono stati i principali nemici del Pd  per anni. Se l’alleanza comprendesse anche il Comune di Roma con Virginia Raggi , sarebbe un vero e  clamoroso  dietrofront dei democratici. Anche a Torino  emergono  ipotesi di alleanza tra Pd e Cinque Stelle; di fatto già da tempo l’opposizione democratica in Comune è inesistente  e il rapporto con Appendino è cambiato. Credo che l’operazione patrocinata da Franceschini sia una nuova forma di trasformismo, un’operazione furbesca di potere, di quelle che piacevano tanto ai democristiani di sinistra che non vedevano l’ora di accordarsi con i comunisti. Questo trasformismo non fermerà sicuramente la rabbia sociale che sta montando e che in autunno potrebbe divampare in modo devastante. La politica non può fondarsi sul trasformismo e su un’alleanza di governo improvvisata e che non ha dato certo frutti significativi per il Paese. Credo che molti democratici non possano accettare lo snaturamento del loro partito e della sua stessa storia. E gli stessi grillini vedranno finire i loro sogni, giusti o sbagliati che siano, di cambiamento radicale. Anche sotto il profilo politico la pandemia provocherà ulteriori danni. Una classe politica fatta di persone  politicamente  mediocri come Zingaretti e Franceschini , come Di Maio e Crimi, tanto per citare degli esempi, non può certo pensare a prospettive politiche di alto profilo. Essa resta abbarbicata al potere o almeno cerca di difenderlo con unghie e con i denti. Un’opposizione degna di questo nome dovrebbe denunciare questo ennesimo inciucio.
.
Scrivere a quaglieni@gmail.com

Partiti in confusione, sardine affogate, tecnici disastrosi…

COMMENTARII  di Augusto Grandi / Nel caos rispunta la società civile? 

Mentre gli amministratori locali insistono con diktat più o meno assurdi, più o meno dettati dall’incapacità e dalle proprie paure, la società civile si prepara per “andare a comandare”. I politici hanno fallito.

Non hanno saputo affrontare l’emegenza, e questo può essere comprensibile, ma hanno dimostrato di non essere in grado di gestire neppure l’ordinaria amministrazione. E questo è molto, ma molto, più grave.

L’unica arma di difesa rimasta ai politici è il totale fallimento delle esperienze di governo affidate ai tecnici: i disastri provocati dalla banda Monti non sono stati dimenticati.

Però una soluzione deve essere individuata. Roma e Torino andranno al voto il prossimo anno, lìder minimo permettendo, ed è evidente che Raggi ed Appendino non sono più accettabili alla guida delle rispettive città. Le grandi manovre per il “dopo” sono già iniziate ed i pentastellati tentano la carta disperata della tenuta del governo nazionale per imporre al Pd un’alleanza nelle due città, in modo da tentare la riconferma dei due sindaci…

… continua a leggere:

Partiti in confusione, sardine affogate, tecnici disastrosi. Nel caos rispunta la società civile?

Movida, le norme antivirus prorogate al 6 giugno

Proroga fino al 6 giugno, con l’esclusione di mercoledì 3 giugno, all’ordinanza sulla movida a Torino nei fine settimana e nei giorni festivi e pre festivi.

L’obiettivo è quello di evitare assembramenti nel rispetto delle disposizioni di sicurezza per l’emergenza sanitaria. Nelle zone interessate dalla vita notturna, restano così valide le limitazioni orarie per i locali e le  disposizioni per l’asporto. Confermata anche la chiusura all’una di notte per i locali e il divieto di vendere bevande alcoliche e superalcoliche da asporto dalle ore 19. Naturalmente sono da rispettare  pure tutte le disposizioni di distanziamento sociale e l’uso dei dispositivi di protezione come le  mascherine,  fino a martedì 2 giugno compreso.

La Regione interviene sui costi di costruzione

Per agevolare il rilancio dell’edilizia, comparto fondamentale dell’economia piemontese, una parte importante della legge “Riparti Piemonte” prevede una serie di disposizioni in materia di governo del territorio, che vanno nella direzione della massima semplificazione e accelerazione dell’iter dei procedimenti amministrativi e della riduzione di costi e adempimenti in materia di urbanistica, edilizia e di paesaggio.

“Mio padre mi diceva: quando vai in una città per per capire se è ricca conta le gru – commenta il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio -. Questo è il senso delle misure che abbiamo introdotto nel nostro Piano per sostenere famiglie e imprese nella ripartenza. Perché se non riparte l’edilizia non può ripartire il Piemonte”.

Tra le disposizioni economiche, spicca lo stanziamento a bilancio di 26 milioni di euro a copertura totale o parziale dei costi di costruzione dovuta ai Comuni da cittadini e imprese per interventi edilizi. Il massimo importo erogabile da parte della Regione è di 50 mila euro, a copertura del 50% di quanto dovuto per opere di nuova edificazione e del 100% nel caso di interventi sul patrimonio edilizio presente. “Questa differenza tra nuove costruzioni e ristrutturazioni – spiega il vicepresidente, Fabio Carosso – è stata introdotta per premiare il riuso e la valorizzazione delle costruzioni già esistenti, un tema che sta molto a cuore a questa amministrazione. Nei prossimi giorni, predisporremo, in accordo con le organizzazioni degli enti locali, le procedure per accedere a queste agevolazioni”.

Inoltre, per quanto riguarda nello specifico il governo del territorio, una serie di articoli della legge sono stati appositamente inseriti per snellire le tempistiche e i procedimenti che regolano la materia, in attesa della prevista revisione organica di tutta la normativa urbanistica ed edilizia regionale, a cui la Giunta sta già lavorando.

Le misure di semplificazione introdotte dal “Riparti Piemonte” sono “urgenti e temporanee” e saranno valide dalla data di entrata in vigore della legge al 31 gennaio 2022.

“Il Piemonte riparte anche e soprattutto dall’edilizia – conclude Carosso – settore trainante per molti altri comparti dell’economia della regione e quindi di crescita per tutto il sistema, pesantemente colpito dal lockdown imposto dall’epidemia da coronavirus. I cittadini e le imprese piemontesi hanno bisogno di meno vincoli e più risorse. Con la legge appena approvata abbiano iniziato il percorso in questa direzione. Con più competenze ai Comuni e tempi brevi e certi, saremo in grado di dare risposte pronte ed adeguate per favorire la ripartenza”.

ContemporaneA. Parole e storie di donne

A partire da mercoledì 3 giugno, ogni giorno un appuntamento online. Fino al prossimo autunno quando il progetto diventerà, se possibile, un vero e proprio Festival ospitato a Biella E’ sempre l’online, dati i tempi, a guidare e a permettere i giochi

Il primo appuntamento è per mercoledì 3 giugno. Nato all’interno dell’Associazione biellese Bi-Box, da un’idea di Irene Finiguerra e Barbara Masoni ( in collaborazione con la libreria Giovannacci e con il contributo di Fondazione Cassa di Risparmio di Biella), “ContemporaneA.

Parole e storie di donne” è un progetto che, da subito, si presenta con una doppia anima ed un solo obiettivo: “quello di essere uno spazio – affermano le organizzatrici – per tutte le donne (e non solo) dove confrontarsi, sognare e progettare, dove ascoltare gli interventi di scrittrici, artiste e imprenditrici”. Due le fasi (o anime) in cui s’è concretamente pensato di attuarlo: a giugno nella sua declinazione “rendez-vous”, con appuntamenti e rubriche sui canali social e con la scrittrice milanese e torinese d’adozione Giusi Marchetta – Premio Italo Calvino nel 2008 con “Dai un bacio a chi vuoi tu” e autrice di “Tutte le ragazze avanti!” (Add, 2018) – ad aprire le danze. Programmato invece per l’autunno il “ContemporaneA Festival”, da tenersi a Biella.
Ma andiamo per ordine.

A partire da mercoledì 3 giugno fino a ottobre, su Instagram e su Facebook, una serie di incontri, o per meglio dire rendez-vous ( “ContemporaneA rendez vous”) animerà i canali social di “ContemporaneA” con citazioni, illustrazioni, recensioni ma non solo.

Ogni martedì l’appuntamento al quale non mancare è il “Caffè con le ragazze”. Quindici minuti per chiacchierare con donne impegnate in vari settori: scrittrici, imprenditrici, giornaliste o appartenenti al mondo dello spettacolo. Tutte legate dall’essere protagoniste del loro percorso di vita, lavoro, interessi, passioni. Il tempo di una tazza di caffè, per parlare in libertà fra ragazze, “perché ragazze si è sempre, anche con i capelli bianchi!”. Inaugurano la rubrica Giusi Marchetta (9 giugno) e la scrittrice e traduttrice torinese Marta Barone (16 giugno), in libreria con “Città sommersa” (Bompiani, 2018), romanzo che “racconta il terrorismo attraverso gli occhi del padre”, attualmente in corsa per il Premio Strega.
Il mercoledì è il momento de “L’amica che vorrei”, dedicato alle scrittrici da conoscere, da leggere o da rileggere. Delle amiche da scoprire attraverso le storie delle loro opere, per percorrere insieme nuovi sentieri lungo le loro pagine. Questo format è ispirato al libro di Beatrice Masini, “Le amiche che vorresti”, in cui vengono presentate ventidue eroine della letteratura: “personaggi irriverenti, unici e affascinanti”.

“Chi è la tua scrittrice preferita?”: è a partire da questa domanda, posta ogni volta a un autore diverso, che invece prende vita l’appuntamento del venerdì: “Scrittori per scrittrici”. Per ricordare sempre che non esiste una scrittura al femminile e una al maschile, ciò che conta è che chi scrive sappia regalare storie intense. Venerdì 12 giugno, lo scrittore e autore televisivo Matteo B. Bianchi, fondatore della rivista “Tina”, racconta Eve Babitz e la sua Los Angeles degli anni ‘70. Nelle settimane successive, protagonisti della rubrica saranno Raffaele Riba e Fabio Genovesi.
La settimana si chiude con “La donna della domenica”, appuntamento dedicato alle donne da non dimenticare, magari poco conosciute, che talvolta il mondo ha giudicato strane, inadeguate, eccessive. Ma che meritano di essere ricordate e valorizzate.

Dai social al live. Ecco allora “ContemporaneA Festival”, la “seconda anima” del progetto.
Compatibilmente con le misure di sicurezza in vigore, in autunno (indicativamente nel mese di ottobre) gli incontri si svolgeranno dal vivo, a Biella.
A caratterizzare i singoli eventi, la presenza di alcune delle protagoniste del territorio, vere e proprie madrine del Festival, che presenteranno gli ospiti: scrittrici esordienti o voci contemporanee di rilievo, che attraverso i loro libri raccontano storie di donne moderne e si confrontano con temi propri della sensibilità femminile.

www.contemporanea-festival.com
Facebook: @contemporaneafestival
Instagram: @contemporaneafestival

g. m.

Nelle foto
– “ContemporaneA”: immagine di copertina
– Giusi Marchetta
– Marta Barone
– Matteo B. Bianchi

Amiat: come smaltire correttamente guanti e mascherine

In considerazione del massivo utilizzo di dispositivi di protezione usa e getta causato dall’emergenza Covid-19, si ricorda che guanti, mascherine, fazzoletti di carta, teli e tute monouso non devono assolutamente essere dispersi nell’ambiente, ma raccolti e conferiti negli appositi contenitori dell’indifferenziato o, fuori casa, nei cestini stradali o nei raccoglitori dei rifiuti.

E’ inoltre opportuno che i guanti siano rivoltati uno dentro all’altro e le mascherine vengano rinchiuse a pacchetto utilizzando gli elastici laterali.

Il mancato rispetto delle regole sopra indicate, oltre a rappresentare un comportamento di abbandono incontrollato di rifiuti sanzionabile dalla normativa vigente, costituisce un pericolo per l’igiene collettiva, con aumento dei rischi di infezione.

(foto: il Torinese)

Il Museo della Scuola… all’aperto! Le iniziative del Musli

MUSLI – Museo della scuola e del Libro per l’Infanzia. Apertura straordinaria martedì 2 giugno con visita guidata al Percorso Libro e incontro sulla storia della scuola all’aperto dai primi del ‘900 ad oggi

La Fondazione Tancredi di Barolo annuncia la riapertura straordinaria del MUSLI – Museo della scuola e del Libro per l’Infanzia, martedì 2 giugno in occasione della Festa della Repubblica, con cui quest’anno si vuole anche celebrare la riapertura dei musei torinesi. Due sono le iniziative previste per la giornata.

Tra le ore 15.30 e le 18.30 sarà possibile partecipare alla visita guidata al Percorso Libro, itinerario permanente dedicato alla storia del libro per l’infanzia, comprensivo della mostra temporanea “Tante teste tanti cervelli. Lanterna magica delle facce umane”. Si potranno così scoprire circa settanta libri animati, abbecedari e giochi dell’Ottocento e del primo Novecento, così come i rapporti tra libri animati e “precinema”, con un focus specifico sul tema delle metamorfosi del volto. Le visite saranno organizzate a piccoli gruppi ogni ora e con accompagnamento (ingresso 4 euro a persona comprensivo di guida). Il Percorso Libro e la mostra temporanea saranno visitabili anche nelle domeniche di giugno (7, 14, 21 e 28 giugno), dalle 15.30 alle 18.30; il Percorso Scuola è attualmente chiuso, ma sarà possibile visionare alcuni materiali dedicati al tema delle scuole all’aperto.

Sempre tra le ore 15.30 e le 18.30, nel cortile di Palazzo Barolo, si terrà l’incontro “Il Museo della Scuola… all’aperto!”. Le Scuole all’aperto, antesignane dell’“outdoor education”, sono nate nel primo Novecento. Oggi costituiscono un’esperienza di rinnovamento in risposta alle sfide che la scuola deve affrontare dopo l’emergenza coronavirus. Con Pompeo Vagliani, presidente della Fondazione Tancredi di Barolo, interverranno Fabrizio Bertolino dell’Università della Valle d’Aosta, Maria Cristina Morandini dell’Università di Torino, Luciana Pasino della Fondazione Tancredi di Barolo. Per l’occasione saranno esposti materiali originali, libri, quaderni, tabelloni didattici, fotografie provenienti dall’Archivio della Fondazione. La presentazione sarà a ingresso libero a gruppi di 10 persone ogni mezz’ora circa (in caso di pioggia l’incontro si terrà in un’area adiacente al coperto).

LE SCUOLE ALL’APERTO NELLA STORIA

Agli inizi del XX secolo, le scuole all’aperto costituiscono un’esperienza di rinnovamento sanitario, pedagogico e architettonico che va di pari passo con la lotta alle malattie infettive, soprattutto la tubercolosi, e alle loro cause: indigenza, malnutrizione, carenza d’igiene, abitazioni e sedi scolastiche malsane e sovraffollate. Nascono nei paesi del Nord, in Italia si sviluppano principalmente a Padova, Roma, Milano e Bologna tra gli anni ’10 e gli anni ’40, dove si configurano come scuole a tempo pieno con ordinamento speciale oppure come inserimento nel normale curriculum di attività all’aperto, quali giardinaggio, orto scolastico, escursioni e osservazioni della natura. I due filoni si incrociano con la campagna anti TBC e il tema dell’educazione alla salute, che trovano i loro strumenti didattici e di comunicazione in tabelloni scolastici, guide sanitarie e quaderni. Ma nonostante i buoni risultati l’esperienza, rimasta nell’ambito delle scuole speciali, subisce un progressivo declino fino a scomparire quasi del tutto negli anni ’70. L’emergenza “Covid 19” riaccende oggi i riflettori sulla necessità di recuperare un contatto quotidiano dei bambini con la natura. È forse giunta la stagione di rinascita di scuole all’aperto: un percorso intrapreso negli ultimi dieci anni da realtà come le scuole e asili nel bosco, gli agrinidi, le green school, e la recente Rete Nazionale delle scuole pubbliche all’aperto.

LE ESPERIENZE NEL CONTESTO TORINESE TRA OTTO E NOVECENTO

A Torino, la storia delle scuole all’aperto si intreccia con la storia dell’assistenza a bambini gracili e poveri e della prevenzione antitubercolare, tra iniziative pubbliche e private. Il Municipio istituisce nel 1881 le “scuole estive” finalizzate a custodire allievi bisognosi durante il periodo delle vacanze e fonda le colonie alpine e marine “Regina Margherita” (1892). Ma le prime lezioni all’aperto di scuole “normali” risalgono a inizio Novecento, quando i bambini della Tommaseo, con il banco-zaino in spalla, vanno a studiare nei giardini Cavour, quelli della Roberto D’Azeglio (1914) e della Gaspare Gozzi fanno lezione in campagna o coltivano il giardino scolastico. A favorirle è Antonio Ambrosini, Direttore delle Scuole Elementari dal 1897 al 1925, che promuove tra l’altro la trasformazione in scuola all’aperto del Ginnasio ricreativo di Villa Genero, già usato per ospitare scolari poveri durante l’estate e profughi durante la grande guerra.

Tra le iniziative private spicca l’esperienza di Paola Lombroso Carrara, la zia Mariù del Corriere dei Piccoli, dall’ “Assistenza bambini” in tempo di guerra presso la Villa Perroncito di Cavoretto (1915), al “Ricovero dei figli sani di genitori tubercolotici” presso la Casa del Sole (1919), tuttora attiva. Non si trattava di vere e proprie scuole ma di istituzioni con attività ludico-educative all’aria aperta, sostenute in gran parte dalla vendita delle cartoline illustrate.

Gli anni ‘20 vedono un rigoglioso sviluppo delle colonie comunali marine, a frequenza prevalentemente invernale, da quella di Finalpia (1924) a quella di Loano (1927/28) che nel 1929/30 diventa Scuola annuale all’aperto. Anche nei dintorni di Torino, a Lucento e a Mongreno, sempre a scopo profilattico vengono aperte nel 1927 altre due colonie permanenti, parificate nel 1933, in cui si svolgono interamente i programmi ministeriali. La preoccupazione del Regime per la vigoria fisica del popolo si concretizza nella riconversione di Villa Gualino nella Scuola-Colonia Elioterapica 3 Gennaio (1936).

Rivolta sociale e classe dirigente

IL COMMENTO  di Giorgio Merlo / Le misure concrete del Governo, che restano al centro di molte polemiche perchè oggetto di inspiegabili e misteriosi ritardi, non cancellano i potenziali rischi di contestazione e di “rivolta” sociale che qua e là cominciano a manifestarsi.

Sono troppe le categorie professionali a rischio e, purtroppo, sono troppi i potenziali cittadini che vedono il proprio lavoro a fortissimo rischio. Per non parlare di migliaia e migliaia di piccole e medie aziende che andranno sicuramente incontro ad una situazione che innescherà un meccanismo di crisi, disoccupazione, fallimenti e via discorrendo. Le rassicurazioni da talk show non sono più sufficienti.

Piaccia o non piaccia è così. Del resto, lo diciamo da tempo. La cosiddetta ‘fase 2’ sarà molto, molto più difficile da affrontare e da gestire che non la ‘fase 1’ dove era semplicemente ridotta all’invito diretto e senza appelli a “stare a casa”. Ora si tratta di di far ripartire “il sistema Italia”. E le chiacchiere, purtroppo, stanno a zero, come si suol dire. Ecco perchè adesso stiamo arrivando al bivio. E cioè, o si è in grado di governare questa unica e del tutto inedita fase storica rilanciando lo sviluppo economico e aiutando, al contempo, chi è maggiormente in difficoltà, oppure si corre dritti verso il baratro. Non si risolve il drammatico problema che abbiamo di fronte fingendo che, tutto sommato, chi grida alla crisi e soffia sulla potenziale rivolta sociale non fa altro che un’operazione politica e di speculazione politica. Il tema vero, accanto al progetto politico, economico e sociale da individuare accanto ai sussidi, sempre più necessari ed indispensabili nei confronti di chi non riesce a sopravvivere, resta quello di avere, in questa fase politica e storica, una classe dirigente autorevole e capace che sia in grado di
reggere l’urto. Certo, tutti sanno che non c’è ad oggi una maggioranza politica alternativa a questo governo. Come tutti sanno che non si può andare al voto anticipato nelle condizioni attuali. Ma tutto ciò non è sufficiente per dare tranquillità e garantire quella “pace sociale” che era e resta necessaria non solo per la stabilità del nostro sistema politico ma anche, e soprattutto, per il nostro equilibrio economico e sociale. E l’autorevolezza della classe dirigente politica, in situazioni complesse e difficili come quella che stiamo attualmente vivendo, è l’elemento decisivo. Classe dirigente autorevole e preparata, però. Perchè l’autorevolezza è tale se è accompagnata da preparazione, competenza, conoscenza e scelte conseguenti . Un solo esempio, per essere ancora più chiari. In questi giorni abbiamo ricordato i 50 anni dello Statuto dei Lavoratori. Una conquista politica e un atto legislativo che possiamo tranquillamente definire “storici”. I protagonisti di quella straordinaria conquista politica furono molteplici. Ma chi, poi, tradusse concretamente quella intuizione e quella domanda sociale fu la politica. E la classe dirigente del tempo. Un nome su tutti, il “ministro dei lavoratori” Carlo Donat-cattin. Quella era una classe dirigente preparata, competente e autorevole. E oggi, al netto di una diversa e per certi aspetti drammatica fase storica, è indispensabile avere una classe dirigente politica – di governo o non è poco rilevante – che sia all’altezza della situazione. Se, invece, dovessero prevalere, ancora una volta, i caposaldi che hanno fatto la fortuna politica ed elettorale dei 5 stelle – e cioè, improvvisazione, pressapochismo, inesperienza e incompetenza per marcare la discontinuità verso il tanto odiato passato – c’è poco da essere ottimisti. Su questo versante si gioca la vera partita politica, sociale, economica e civile del nostro paese. Saranno solo i fatti, le scelte e i comportamenti concreti a dirci se abbiamo, oggi, una vera classe dirigente politica in grado di guidare il paese o solo dei semplici occupanti di posti di potere.

(foto: il Torinese)