ilTorinese

È’ morta la bimba di 8 mesi caduta dal balcone con la mamma

Non è riuscita a sopravvivere la bimba di otto mesi, figlia di una coppia senegalese, caduta dal balcone alcuni giorni fa insieme alla madre che si era lanciata con lei nel vuoto per tentare di sfuggire a un incendio in un appartamento di via Rondissone. Le due erano state ricoverate in ospedale. La bimba, sottoposta a intervento chirurgico non ce l’ha fatta. La madre è fuori pericolo.

Bravi (PdF): “rilanciare l’economia con le slot è un azzardo rovina – famiglie”

A margine del ritiro dell’emendamento alla legge regionale sul contrasto al gioco d’azzardo in Piemonte.

Il Popolo della Famiglia Piemonte plaude al ritiro dell’emendamento (che avrebbe favorito il gioco d’azzardo) alla legge regionale n. 9/2016 sul contrasto al gioco d’azzardo, e si opporrà alla eventuale riproposizione dello stesso emendamento in futuro.

“Il Popolo della Famiglia del Piemonte apprezza il ritiro dell’emendamento alla Legge Regionale 9/2016 per la prevenzione e il contrasto alla diffusione del gioco d’azzardo patologico – ha dichiarato Carlo Bravi, presidente del circolo ‘Torino 1 andare oltre’ – emendamento che avrebbe seriamente limitato l’efficacia di una legge che ha collocato il Piemonte come regione più virtuosa in Italia rispetto alla piaga del gioco d’azzardo, privandola di alcuni tra gli aspetti più incisivi tra i quali l’imposizione di una distanza significativa delle slot machines dai luoghi sensibili come scuole, ospedali, centri anziani, ecc.”

“Non è così – ha proseguito Bravi – che si fa il vero bene del Piemonte: il lodevole desiderio della giunta Cirio di far ripartire al più presto le attività produttive per risollevare l’economia della nostra regione non può in alcun modo andare a discapito dei cittadini – e quindi delle relative famiglie – più deboli e vulnerabili: si tratta proprio di quelle categorie che durante la pandemia da coronavirus abbiamo faticosamente imparato a proteggere e preservare maggiormente”.

“Poiché però – ha concluso Bravi – apprendiamo dalla stampa che il ritiro di tale emendamento sarebbe solo temporaneo, e che la giunta di centrodestra avrebbe in progetto di ripresentarlo comunque entro l’estate, preannunciamo che il Popolo della Famiglia del Piemonte continuerà ad opporsi a tale modifica alla valida legge n. 9/2016, che a suo tempo fu approvata all’unanimità; modifica che dietro l’illusoria sensazione di contribuire a ‘far girare’ l’economia regionale azzoppata dalla crisi seguita al coronavirus concorrerebbe invece alla rovina delle famiglie piemontesi più fragili, con costi sociali ed anche economici alla fine ben superiori ai benefici ipotizzati dalla maggioranza di centrodestra”.

Carlo Bravi    PdF-Torino1 “andare oltre”

 

Covid-19, ancora 7 vittime e 26 contagi. In calo le terapie intensive

CORONAVIRUS PIEMONTE: IL BOLLETTINO DELLE ORE 16:30

23.347 PAZIENTI GUARITI E 1624 IN VIA DI GUARIGIONE

Oggi l’Unità di Crisi della Regione Piemonte ha comunicato che i pazienti virologicamente guariti, cioè risultati negativi ai due test di verifica al termine della malattia, sono 23.347 (+ 245 rispetto a ieri), così suddivisi su base provinciale: 2693 (+40) Alessandria, 1349 (+19 ) Asti, 805 (+1) Biella, 2228 (+24) Cuneo, 2096 (+27) Novara, 12.118 (+111) Torino, 983 (+21) Vercelli, 923 (+1) Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 152 (+1) provenienti da altre regioni.

Altri 1624 sono “in via di guarigione”, ossia negativi al primo tampone di verifica, dopo la malattia e in attesa dell’esito del secondo.

I DECESSI SALGONO COMPLESSIVAMENTE A 4039

Sono 7 i decessi di persone positive al test del Covid-19 comunicati nel pomeriggio dall’Unità di Crisi della Regione Piemonte, di cui 0 al momento registrati nella giornata di oggi (si ricorda che il dato di aggiornamento cumulativo comunicato giornalmente comprende anche decessi avvenuti nei giorni precedenti e solo successivamente accertati come decessi Covid).

Il totale è di 4039 deceduti risultati positivi al virus, così suddivisi su base provinciale: 668 Alessandria, 251 Asti, 208 Biella, 392 Cuneo, 354 Novara, 1.779 Torino, 217 Vercelli, 132 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 38 residenti fuori regione ma deceduti in Piemonte.

LA SITUAZIONE DEI CONTAGI

Sono 31.188 (+ 26 rispetto a ieri, di cui 21 asintomatici. Dei 26: 16 contatti di caso; 7 screening; 2 in RSA e 1 con inchiesta in corso) le persone finora risultate positive al Covid-19 in Piemonte, così suddivisesu base provinciale: 4041 Alessandria, 1870 Asti, 1042 Biella, 2844 Cuneo, 2765 Novara, 15.832 Torino, 1.318 Vercelli, 1122 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 261 residenti fuori regione ma in carico alle strutture sanitarie piemontesi. I restanti 93 casi sono in fase di elaborazione e attribuzione territoriale.

I ricoverati in terapia intensiva sono 22 (-3 rispetto a ieri).

I ricoverati non in terapia intensiva sono 363 (-34 rispetto a ieri).

Le persone in isolamento domiciliare sono 1793.

I tamponi diagnostici finora processati sono 384.705, di cui 211.657 risultati negativi.

Una galleria storica di liberali doc

Di Mauro Anselmo / E’ il confronto fra due realtà culturali, due stili, due modi di interpretare la dignità della persona e della politica, la chiave di lettura del nuovo saggio Mario Pannunzio. La civiltà liberale (Golem Edizioni) a cura di Pier Franco Quaglieni. La lezione del Mondo fra ieri e oggi. La riflessione su un’esperienza editoriale di passione civile che, pur avendo lasciato il segno in un passato non remoto, si rivela ancora capace di dare una lezione al presente.

Quaglieni ripropone l’eredità intellettuale e morale del settimanale fondato da Pannunzio nel febbraio 1949 che cessò le pubblicazioni nel marzo 1966. E, soprattutto, offre al lettore una galleria di testimonianze preziose, in molte parti inedite (da Montanelli a Spadolini, da Soldati a Ronchey, Bettiza, Castronovo, Gorresio, La Malfa, Valiani, Elena Croce, Scalfari, Battista, il cardinale Ravasi e molti altri) in grado di far rivivere, grazie al sapiente dosaggio di Quaglieni, i momenti cruciali di quell’avventura con i protagonisti, i caratteri, le passioni, i conflitti delle idee, ma anche gli scontri decisivi che divisero l’Italia del dopoguerra.

Il Mondo era il giornale che il grande pubblico non leggeva, ma che non mancava sulle scrivanie di sostenitori e avversari e, in particolare, negli uffici dei palazzi che formavano l’establishment di allora. “Perché uomini come Moravia e Montanelli – si interrogava Domenico Bartoli su Epoca, nel 1968 – dovevano tenere il parere di Pannunzio in maggior conto di quello dei critici più conosciuti? E perché grandi personaggi come Croce, Salvemini e Einaudi, tanto più vecchi e famosi di lui, assai diversi l’uno dall’altro, gli avevano concesso interamente la loro stima e fiducia?”.

La risposta l’aveva data Montanelli: “Pannunzio era uno di quegli uomini che, subito dopo essere stato slattato, salì sul podio di direttore d’orchestra, perché era nato direttore d’orchestra e tutti gli riconoscevano questa sua capacità di dirigere”. Giornalista geniale, liberale antifascista in politica e fiero avversario dei comunisti, “un animatore di uomini” come lo definì Arrigo Benedetti, fu al timone di un giornale perbene, libero, nemico di ogni clericalismo, capace di fare argine all’assalto dei potentati economici.
“Non ho mai visto Pannunzio fare la coda in un ministero. Spirito indipendente come pochi, detestava ogni ossequio al potere politico” (Giovanni Spadolini). “In tempi di corruzione egli fece del suo giornale un impareggiabile strumento di libero esame, d’intransigente battaglia del vero contro il falso” (Leo Valiani). “Il laicismo del Mondo non era astioso. Il pregio del giornale era vedere gli avversari, di destra o di sinistra, per quel che fossero, di non costruirsene il manichino di comodo, troppo facile da colpire” (Arturo Carlo Jemolo).

E’ nel leggere queste pagine che viene spontaneo il confronto con lo spettacolo offerto quotidianamente dalla politica e dall’informazione mediatica di oggi. Incompetenza professionale dilagante nei partiti, il flagello delle fake news nel giornalismo, eclissi del senso dello Stato e dell’impegno civile, il razzismo come strumento di consenso elettorale. E si potrebbe continuare. Un abisso, rispetto ai valori e alle aspettative dell’Italia democratica nel dopoguerra alla quale si rivolgeva il Mondo.
Nella galleria dei ritratti che negli ultimi tempi Quaglieni ha dedicato ad esponenti della cultura e del pensiero liberale (Figure dell’Italia civile, Grand’Italia, Mario Soldati. La gioia di vivere, editi da Golem) Pannunzio è il personaggio la cui eredità continua ad interrogare in modo scomodo la nostra epoca. “Circola per l’aria – scriveva Montanelli agli inizi degli anni Novanta – una specie di guerra di successione per l’eredità di Pannunzio che fa gola a molta gente e farebbe gola moltissimo anche a me. Però vi rassicuro subito: non sono in corsa, non perché non mi piacerebbe, ma perché so di non averne i titoli. Non so se qualcuno possa averli. Non sono di quelli che la sera andavano in via Veneto, a Roma, anche perché, abitando a Milano, casomai andavo in via Montenapoleone”.

L’allusione di Montanelli era rivolta ad Eugenio Scalfari e al gruppo di Repubblica, ma la frecciata, più che pungente, era ironica e signorile. Quaglieni, che è fra i fondatori del Centro Mario Pannunzio di Torino, ricorda nel suo saggio questo episodio insieme a molti altri, ricostruendo, di Pannunzio, un ritratto politico, professionale e, soprattutto, intensamente umano. “Il Mondo ha lasciato un vuoto incolmabile nella nostra cultura ed è entrato a pieno titolo nella nostra storia intellettuale e letteraria (anche se non è stato sempre riconosciuto) impartendo – scrive Quaglieni nel saggio conclusivo – una grande lezione che ha contribuito in modo decisivo a far nascere in Italia una cultura laica e liberaldemocratica”.

Mauro Anselmo

In uscita il 2 luglio, Golem Edizioni

Il coronavirus presente nelle acque di Torino già nel mese di dicembre

Nelle acque di scarico delle città di Milano e Torino erano presenti  tracce del virus SARS-CoV-2  già a dicembre 2019.
 

La scoperta viene da uno studio dell’Istituto Superiore di Sanità realizzato attraverso l’analisi di acque di scarico raccolte in tempi precedenti  al manifestarsi della COVID-19 in Italia.

I campioni prelevati nei depuratori di centri urbani del Nord, sono stati utilizzati per trovare tracce della circolazione del virus nella popolazione.

(foto Stefano Zanarello)

Il senso dell’umorismo di Chiara Appendino

FRECCIATE   “Abbiamo avuto delle difficoltà, è innegabile, ma sono anche molto soddisfatta di alcuni risultati che abbiamo raggiunto”, sottolinea in una intervista all’ANSA la prima cittadina del Movimento 5 Stelle.

L’arciere

Ex Embraco: sequestri di denaro, titoli e auto di lusso

Sono in corso da questa mattina da parte della Guardia di Finanza di Torino, coordinata dalla Procura della Repubblica del capoluogo piemontese, perquisizioni e sequestri in Piemonte e Lombardia, nei confronti della VENTURES S.r.l., società che ha acquisito il ramo d’azienda della EX EMBRACO con la cessione del sito industriale di Riva Presso Chieri (TO).

A fronte della sostanziale inattività produttiva di tale sito, le complesse indagini finora condotte dai finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Torino hanno invece consentito di ricostruite cospicui e articolati flussi di denaro, diretti anche all’estero, che hanno portato al prosciugamento delle casse societarie e al pignoramento di risorse aziendali.

Alla luce di tali risultanze, il Procuratore Aggiunto della Procura della Repubblica di Torino titolare delle indagini, Cons. Marco Gianoglio, ha depositato lo scorso 17 giugno 2020 istanza di fallimento della VENTURES S.r.l. ed ha conseguentemente ipotizzato reati di bancarotta distrattiva.

Le perquisizioni sono in corso nello stabilimento di Riva presso Chieri, nonché in provincia di Como e Monza, nei confronti di 4 titolari di cariche societarie e di 1 consulente.

Contestualmente, per impedire che il patrimonio societario possa essere spogliato di ulteriori beni, le Fiamme gialle torinesi stanno procedendo al sequestro di conti correnti, titoli e di autovetture di lusso frattanto acquistate dall’azienda.

La documentazione sequestrata, alla luce di quanto già in possesso degli operanti, sarà oggetto di mirati approfondimenti investigativi.

L’articolata indagine si incardina nelle attività eseguite dalla Guardia di Finanza per garantire la sicurezza economico-finanziaria dei cittadini e delle imprese, mediante l’aggressione a ogni forma di criminalità, al fine di contrastare gli illeciti nel settore degli investimenti e dello sviluppo imprenditoriale ed economico.

 

Approfittavano del lockdown per depredare aziende e tir

I Carabinieri individuano banda di rom, 10 le misure cautelari in corso di esecuzione

Torino, 19 giugno. Erano in grado di compiere fino 4 furti a notte, adottando una precisa strategia per eludere i controlli delle forze dell’ordine, ovvero agire prima nell’area industriale a sud della città metropolitana di Torino, per poi spostarsi e commettere i successivi colpi in zone geograficamente molto distanti, ma velocemente raggiungibili nel periodo di lockdown. La banda: <<…non è pericoloso con il virus andare a rubare? No, è meglio visto che non c’è nessuno in giro e nelle fabbriche…>>.

Dall’alba, in tutta la provincia di Torino, oltre 60 Carabinieri del Comando Provinciale di Torino stanno eseguendo un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal Gip di Torino su richiesta della locale Procura della Repubblica (gruppo criminalità organizzata, comune e sicurezza urbana) e dell’A.G. per i minorenni, nei confronti degli appartenenti ad una banda criminale, tutti di origine bosniaca, responsabili di concorso in furto aggravato e ricettazione. 10 gli indagati destinatari di provvedimenti cautelari, 8 in carcere tra cui un minore e 2 divieti di dimora. Tra questi anche due ricettatori, un italiano ed un marocchino, a cui gli autori dei furti sirivolgevano per “piazzare” il materiale trafugato.

Le investigazioni, condotte per 4 mesi dai Carabinieri della Compagnia Torino Oltre Dora, hanno dimostrato l’esistenza di un gruppo criminale dimorante nei campi nomadi dell’hinterland torinese che, approfittando anche dell’assenza di mobilità legata alla situazione emergenziale, setacciavano le aree industriali e commerciali al fine di depredare magazzini di aziende ed il carico di autoarticolati parcheggiati nelle loro adiacenze.

33 i furti documentati dai militari dell’Arma, 20 in danno di furgoni e autoarticolati, 9 commessi all’interno di aziende e 4 perpetrati rispettivamente in un bar, una stazione di servizio e due associazioni.

I liberali e il ’68

IL COMMENTO  di Pier Franco Quaglieni / Solo pochi liberali ebbero consapevolezza di ciò che stava accadendo. Nel 1968 ero nella Gli, la Gioventù liberale italiana, che era sempre un po’ più a sinistra di Malagodi 

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Chiesi a Fabrizio Chieli segretario della Gli torinese quale posizione avrebbero dovuto mantenere gli universitari liberali dopo che le rappresentanze dell’Intesa – il Parlamentino universitario – erano andate dissolte. Non seppe o non volle darmi un orientamento preciso, non sembrava pronto ad affrontare il tema della contestazione, forse anche  perchè, ormai, era fuori dall’Università e non coglieva ciò che stava accadendo a Palazzo Campana.
Anche il Gruppo Universitario  “Viva Verdi !“ di matrice risorgimentale capitanato da Luigi Rossi di Montelera non  capì che la contestazione avrebbe travolto ogni democrazia rappresentativa in nome di una finta democrazia assembleare che giungeva all’assemblea permanente e alle occupazioni notturne. Anche una donna intelligente come Nicoletta Casiraghi destinata ad una bella carriera nel PLI e nelle istituzioni mi sembrò poco interessata e in parte anche sedotta dal femminismo sessantottino. Vista la situazione con pochi amici e colleghi della Facoltà di lettere misi in piedi “Riforma democratica  universitaria” che da un lato affermava la necessità di riforme e dall’altro rivendicava il rispetto del metodo democratico, costantemente violato dai contestatori. Ebbi anche degli scontri verbali con Luigi Bobbio uno dei capi della contestazione. Poi la scelta del dare vita al  Centro Pannunzio mi distolse da quell’impegno, anche se volli fare egualmente una manifestazione in piazza Solferino che venne disturbata dai contestatori. Sempre nel 1968 alcuni comunisti mi aggredirono in un comizio a Porta Palazzo, sfasciandomi in pochi minuti il palco dal quale stavo parlando. Al contrario certe posizioni attirarono l’attenzione  e la simpatia dei più autorevoli  docenti  della Facolta’ di Lettere, dal preside Gullini a Franco Venturi. Lo stesso Giovanni Getto mi scrisse una letterina. Il centro Pannunzio assorbi’ i temi di Riforma democratica universitaria che confluì nel centro Pannunzio. Si creò allora nell’anno dello scontro tra generazioni un’alleanza tra giovani studenti e professori importanti del nostro Ateneo proprio attorno al Centro Pannunzio che difese le ragioni della serietà della scuola contro le  derive del facilismo. Poi si giunse al terrorismo e ad un impegno ferreo  e tempestivo contro le “sedicenti BR“. Ci fu anche un rapporto con il Generale dalla Chiesa. Il PLI si accorse della contestazione molto in ritardo ed alcuni suoi giovani esponenti finirono nella stessa contestazione. Solo in un successivo convegno nazionale della Gli a Sarnano Malagodi in persona cercò  di analizzare il fenomeno del ‘68  in chiave liberale, vedendo nella stessa contestazione qualche elemento  di liberalismo. Parlò di “ Libertà nuova“, dimostrando la sua cultura politica anche in quell’occasione, ma apparve una presa di coscienza tardiva. Malagodi non colse il potenziale di violenza che di lì’ a poco si sarebbe tradotto in gruppi come “Lotta continua“ e poi nel vero e proprio terrorismo. Neppure Zanone dal 1976  Segretario del PLI  fu convincente sul tema. Forse solo il Centro Pannunzio con la presidenza di Mario Bonfantini e poi di Luigi Firpo seppe fare i conti con i problemi della scuola e dell’Universita’. Soprattutto Firpo si schierò decisamente contro la degenerazione facilistica del ‘68 e del 27 garantito. Poi dal 1974 nacque il rapporto con Montanelli e con il “Giornale“. Furono anni difficili, anche di violenza e di paura, ma non aver mollato allora,   è  oggi motivo di legittimo orgoglio o almeno rende la nostra coscienza tranquilla.
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Scrivere a quaglieni@gmail.com

Pretendeva rapporti sessuali dopo i litigi: arrestato

Alcuni giorni fa, gli agenti del Commissariato di Ivrea e Banchette avevano arrestato per violenza sessuale un uomo residente nel canavese.

Dopo ogni litigio con la compagna, il soggetto pretendeva dalla donna rapporti sessuali, richieste che la vittima spesso si vedeva costretta a soddisfare per paura di comportamenti violenti dell’uomo. Quest’ultimo, inoltre, non era nuovo a episodi di abuso di alcol ed era solito anche denigrare verbalmente la compagna.

Nello specifico, i poliziotti intervennero nell’abitazione della coppia dopo la richiesta d’aiuto della loro figlia alla quale la madre, prima che la ragazza uscisse di casa, aveva confidato i suoi timori nel restare sola in casa con il compagno a causa della sua aggressività. Al loro arrivo, gli agenti trovarono la donna scossa, che a stento tratteneva le lacrime, e l’uomo in stato di agitazione e con l’alito vinoso. Quest’ultimo aveva anche cercato di allontanare dall’abitazione gli operatori. La parte lesa raccontò poi che, prima dell’arrivo dei poliziotti, era stata costretta a un rapporto sessuale sebbene non ne fosse compiacente, violenza poi diagnosticata in ospedale.
Nei giorni scorsi il Tribunale di Ivrea, a seguito dell’attività del Commissariato di Ivrea, ha applicato nei confronti dell’uomo la misura cautelare degli arresti domiciliari (presso l’abitazione di un familiare) in relazione ai reati di violenza sessuale e maltrattamenti in famiglia.