ilTorinese

Minorenne difende la fidanzatina, gli spaccano il naso a calci e pugni

Otto ragazzi, di cui sette minorenni tra i 14 e 17 anni, residenti a Settimo, sono stati denunciati per lesioni aggravate in concorso.

Lo scorso 1 settembre, alla fermata dei bus, i giovani scesi da un mezzo pubblico, hanno accerchiato un 17enne che viaggiava con loro e lo hanno preso a calci e a pugni fratturandogli il setto nasale. Tutto pare sia nato  da una lite tra la vittima del pestaggio e un ragazzo del gruppo, che avrebbe utilizzato un linguaggio maleducato con la fidanzata del 17enne. Il rimprovero di quest’ultimo ha scatenato l’ira del branco.

Coronavirus, nessuna nuova vittima e altri 93 contagi

CORONAVIRUS PIEMONTE: IL BOLLETTINO DELLE ORE 17

27.145 PAZIENTI GUARITI E 343 IN VIA DI GUARIGIONE

Oggi l’Unità di Crisi della Regione Piemonte ha comunicato che i pazienti virologicamente guariti, cioè risultati negativi ai due test di verifica al termine della malattia, sono 27.145 (+53 rispetto a ieri), così suddivisi su base provinciale: 3391 (+3) Alessandria, 1616 (+1) Asti, 850 (+0) Biella, 2609 (+10) Cuneo, 2.435 (+11) Novara, 13.880 (+9) Torino, 1188 (+17) Vercelli, 992 (+1) Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 184 (+1) provenienti da altre regioni.

Altri 343 sono “in via di guarigione”, ossia negativi al primo tampone di verifica, dopo la malattia e in attesa dell’esito del secondo.

I DECESSI RIMANGONO 4153

Nessun decesso di persona positiva al test del Covid-19 è stato comunicato nel pomeriggio dall’Unità di Crisi della Regione.

Il totale rimane quindi di 4153 deceduti risultati positivi al virus, così suddivisi per provincia: 681 Alessandria, 256 Asti, 208 Biella, 399 Cuneo, 374 Novara, 1838 Torino, 224 Vercelli, 133 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 40 residenti fuori regione, ma deceduti in Piemonte.

LA SITUAZIONE DEI CONTAGI

Sono 33.671(+93 rispetto a ieri, di cui 74 asintomatici; dei 93: 34 screening, 46 contatti di caso, 13 con indagine in corso, quelli importati sono 14 su 93)i casi di persone finora risultate positive al Covid-19 in Piemonte, così suddivisi su base provinciale: 4240 Alessandria, 1930 Asti, 1095 Biella, 3237 Cuneo, 3114 Novara, 16.766 Torino, 1604 Vercelli, 1199 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 288 residenti fuori regione, ma in carico alle strutture sanitarie piemontesi. I restanti 198 casi sono in fase di elaborazione e attribuzione territoriale.

I ricoverati in terapia intensiva sono 9 (come ieri).

I ricoverati non in terapia intensiva sono 104 (+2 rispetto a ieri).

Le persone in isolamento domiciliare sono 1917.

I tamponi diagnostici finora processati sono 634.323, di cui 355.110 risultati negativi.

Rapinatore ultra sessantenne minaccia: “o i soldi o vi contagio”

Ha minacciato i cassieri dicendo loro che li avrebbe contagiati con il COVID e ha persino simulato alcuni colpi di tosse per farsi consegnare il denaro.

Il fatto è accaduto mercoledì mattina ma è stato reso noto oggi, presso un istituto bancario di via Bologna. Un uomo, che indossa una maschera in lattice, entra in banca e brandendo un bastone ortopedico minaccia i cassieri di consegnargli il denaro aggiungendo, come detto, che li avrebbe contagiati. In questo modo riesce a farsi dare denaro contante per 4200 euro. Per evitare di rimanere bloccato nella bussola, obbliga un dipendente della banca a seguirlo. Una volta fuori dall’istituto il rapinatore si allontana.

Gli agenti della Squadra Mobile intervenuti sul posto, raccolte le informazioni sul look del rapinatore e del suo modus operandi indirizzano le ricerche su un sessantaduenne italiano, residente nei pressi della banca, arrestato lo scorso dicembre per una rapina perpetrata in un supermercato in strada Altessano.

Le ipotesi trovano riscontro poiché a casa dell’uomo i poliziotti trovano la refurtiva, il materiale utilizzato per travisarsi, una pistola giocattolo, due paia di manette oltre che l’abbigliamento indossato durante la rapina, reato per il quale l’uomo è stato tratto in arresto

Nuovo reparto e interventi chirurgici anche al sabato per accorciare le liste di attesa

 All’ospedale Cto di Torino

 

Dalla prossima settimana all’ospedale Cto di Torino si opererà anche al sabato per accorciare le liste d’attesa di ortopedia. Una sperimentazione gestionale ed un progetto pilota con un reparto apposito ed una sala operatoria dedicata per 6 giorni alla settimana per interventi chirurgici extra di ortopedia ad alta complessità per poter accorciare le liste d’attesa, che nel periodo del lockdown Covid sono aumentate significativamente.

Tra le necessità emerse durante l’emergenza Covid19 si è identificata la priorità di ridisegnare i percorsi dei pazienti no Covid, che a vario titolo necessitano di una presa in carico. La Città della Salute di Torino, da subito in prima linea nella lotta al Coronavirus, non ha mai dimenticato i tanti malati ad alta complessità clinico-assistenziale, che ogni giorno hanno varcato la soglia dei propri ospedali e che ora popolano le liste di attesa per interventi chirurgici ad alta complessità.

Questa sperimentazione gestionale è un’arma in più messa in campo dalla Città della Salute per aggredire le liste di attesa ortopediche.

Efficienza, sostenibilità ed innovazione sono i tre pilastri per affrontare la ripartenza, con un nuovo modello clinico-assistenziale.

L’ospedale CTO diviene attore protagonista di una sperimentazione clinica gestionale, dove viene attivata una corsia dedicata ai pazienti affetti da patologie ortopediche.

Su iniziativa di Giovanni La Valle (Commissario Città della Salute di Torino), in accordo con l’Assessore alla Sanità della Regione Piemonte, si è predisposto un progetto pilota che ridisegni la presa in carico di tali pazienti, attraverso la rimodulazione delle liste d’attesa per le patologie ad alta complessità.

Una sperimentazione di 4 mesi per rispondere ai tanti malati iscritti nelle liste di attesa.

La durata prevista del progetto decorre dal 14 settembre al 31 dicembre 2020.

Un reparto di 20 posti letto sarà aperto in questi giorni presso il CTO, dove troveranno posto i pazienti affetti da tali patologie. Ogni giorno, per 6 giorni alla settimana dalle ore 7,30 alle ore 16, una sala operatoria verrà dedicata loro, con specifici iter clinico-assistenziali.

Queste saranno le tipologie di intervento effettuate: – stabilizzazione vertebrale in patologie degenerative del rachide, esiti di scoliosi complesse e di patologie traumatiche (508 pazienti in attesa); – protesi d’anca in patologie degenerative e patologie oncologiche (1203 pazienti in attesa);   – protesi di ginocchio in patologie degenerative e patologie oncologiche (636 pazienti in attesa).
Il professor Alessandro Massè (Direttore di Ortopedia universitaria), in collaborazione con il professor Giuseppe Massazza (Direttore Dipartimento Ortopedia traumatologia e riabilitazione) ed il dottor Maurizio Berardino (Direttore Dipartimento Anestesia, rianimazione ed emergenza), sarà il coordinatore del progetto chirurgico, che vedrà collaborare tutte le eccellenze chirurgiche e non ad alta specializzazione del CTO.

Tecniche chirurgiche consolidate ed interventi riabilitativi integrati, con una semplificazione dei percorsi, sono gli ingredienti semplici di uno sforzo organizzativo gestionale e clinico per dare una risposta concreta alle richieste dei pazienti. L’équipe chirurgica verrà assistita da un percorso anestesiologico, riabilitativo ed assistenziale integrato. Il progetto riabilitativo sarà integrato in tutte le fasi del ricovero ed alla dimissione, grazie alla collaborazione stretta con la rete riabilitativa territoriale, così da ottimizzare non solo i tempi di degenza, ma anche la presa in carico del paziente dimesso.

 

 

 

 

 

 

 

La fiducia è una cosa seria

FRECCIATE  Scuola, Cirio insiste: «Troppi negazionisti, noi ci fidiamo delle famiglie» ma non troppo, diciamo noi. Concordiamo,  Presidente: due rilevazioni della temperatura sono meglio di una. Noi ci fidiamo del Ministro Azzolina. Ma non troppo.

L’arciere

“Spaccapietre”, i fratelli De Serio raccontano il dramma dei braccianti

I fratelli torinesi  acclamati alla Mostra del Cinema di Venezia 

I fratelli Gianluca e Massimiliano De Serio hanno iniziato il tour nei cinema italiani della loro ultima opera Spaccapietre. Il film, accolto con calore pochi giorni fa al Festival del Cinema di Venezia in concorso alle “Giornate degli Autori”, è stato presentato in anteprima  mercoledì scorso ai Due Giardini e al Cinema Massimo.

Giuseppe , disoccupato per un incidente sul lavoro, rimane vedovo di Angela, morta schiacciata dalle fatiche di bracciante. Con il figlioletto Antò si trova costretto ad abbandonare la propria casa e chiedere lavoro in un podere e un tetto nella baraccopoli che ospita i lavoratori stagionali per la gran parte immigrati. I protagonisti precipitano in un mondo annichilente condannati a vivere in condizioni abominevoli e a farsi testimoni di una lenta ed inesorabile disintegrazione della dignità umana. Realtà, quella del caporalato, poco visitata e raccontata dall’arte, ben documentata invece dal sindacalista ivoriano naturalizzato italiano Aboubakar Soumahoro. Ma i De Serio non sono nuovi a questi tipi di scelte contro corrente, sempre protesi in tutte le forme espressive che sperimentano insieme dal 1999, dalle video installazioni ai documentari, a illuminare vite ai margini, identità sempre in continua ricerca di un posto nel mondo. Chiamarlo cinema impegnato sarebbe banalizzare il loro lavoro che si è sempre rivelato fuori dai canoni, per quel loro sguardo in grado di catturare una certa umanità o apolide o che sfugge alle categorie. Quello che ci offrono in questo film i De Serio, di questa moderna forma di schiavitù, è un distillato, ci tengono a precisare, edulcorato dal punto di vista che hanno scelto di raccontare. Durante i sopralluoghi nelle campagne pugliesi, dove il film è stato girato, non nascondono, con una certa commozione, di aver scoperto cose indicibili, di una gravità che il film non mostra ma che comunque lascia presagire.

È una storia archetipica, quella di un padre e di un figlio che scendono nelle viscere dell’inferno, insieme ad altri malcapitati, e che cercano comunque un riscatto, segnali di umanità. Questa ricerca, necessaria per mantenere la lucidità e non perdere la speranza nella salvezza, è evidente negli oggetti scelti che si sono portati dietro dalla casa che hanno dovuto abbandonare. Il loro disporli nell’ambiente degradato della baracca come simboli che rimandano ad un’altra vita possibile, con una ritualità quasi liturgica, sembra un tentativo di rimettere insieme i pezzi di un mondo danneggiato, andato in frantumi. Nel sogno di Antò di diventare archeologo in fondo c’è la caparbietà di rintracciare tesori e bellezza sotto la crosta dura della vita, nonostante tutto, e la madre che il padre, contro ogni logica, gli ha promesso. E Antò ci crede, come solo i bambini possono fare. Addirittura è convinto che l’occhio del padre, danneggiato dal lavoro e che lui cura amorevolmente ogni sera, sia il segno di qualche super potere.

Nel bambino-archeologo si intuisce la necessità dei registi di scavare nel proprio passato per ripararlo in qualche modo. La storia di finzione si intreccia con l’autobiografia. Nel 1958 la nonna paterna dei De Serio, che non hanno mai conosciuto, muore lavorando negli stessi campi. Il contrasto tra la tenerezza tra padre e figlio, che percuote tutto il film, e l’abbruttimento della realtà che li circonda è riflesso nel paesaggio, che non è più interiore come nel loro film precedente Sette opere di misericordia (2011). Si sono ispirati al quadro di Courbet “Gli spaccapietre”, sia per le scelte cromatiche sia per come viene mostrato lo scambio tra corpo e paesaggio.

Il crescendo del film è giocato sulle allusioni a brutalità e umiliazioni inflitte dai caporali alle loro vittime, trattate come bestie al macello e in questo l’iconografia è molto esplicita. Ma si sa che le allusioni scatenano l’immaginazione più di quanto riesca a fare una realtà esibita e in questo caso spingono lo spettatore a confrontarsi con crudeltà così indicibili che mostrarle, sembrano volerci suggerire i registi, equivarrebbe a regalargli una ragion d’essere che non meritano. Il realismo qui è sapientemente mescolato con un certo noir alla Tarantino, che non vuole essere una vuota citazione fine a se stessa, ma è il tocco di chi il cinema non solo lo conosce, ma lo sa fare. E lo si capisce dal fatto che si esce dal cinema con un certo malessere fisico e tante domande nella testa.

Giuliana Prestipino

Vi ricordate di mangiare abbastanza frutta?

MANGIARE CHIARO / Non smetterò mai di ricordare l’importanza di un adeguato consumo quotidiano di frutta.

La sento troppo spesso trattare come un qualcosa di extra, che tanto anche se non viene portata in tavola tutti i giorni che problema c’è.
Che poi
ehi, è piena di zucchero, quindi meglio lasciar stare! Beh, no, proprio no. Insieme alla verdura è un alimento fondamentale e dovrebbe trovarsi alla base della nostra alimentazione quotidiana. Entrambe sono ricche di vitamine, minerali e fibre e hanno un ruolo protettivo nella prevenzione di malattie croniche come patologie cardiovascolari, neoplastiche e respiratorie. L’Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda un consumo di frutta e verdura di circa cinque porzioni al giorno (“fivea day”), inserite nel contesto di un regime alimentare e stile di vita di tipo mediterraneo, che non solo si rivela favorevole al raggiungimento o mantenimento diun buono stato di salute, ma è anche in linea con il rispetto dell’ambiente. 

Pensate che “in Italia, meno di 5 adulti su 10 consumano non più di 2 porzioni al giorno di frutta o verdura, 4 su 10 ne consumano 3-4 porzioni, mentre solo 1 su 10 ne consuma la quantità raccomandata dalle linee guida per una corretta alimentazione, ovvero 5 porzioni al giorno (five a day)”.

Possiamo fare di meglio, dai. Oltretutto potete mangiare la frutta quando volete: prima dei pasti, a colazione, dopo pranzo o dopo cena, come spuntino. Basta che la consumiate.

2-3 porzioni al giorno da 150 g e passa la paura. E non dimenticate la verdura!

Fonti: https://www.epicentro.iss.it/passi/dati/frutta

Vittoria Roscigno

 

Vittoria Roscigno, classe 1995, laureata con lode in Dietisticapresso l’Università degli studi di Torino e con il massimo dei voti nella Magistrale in Scienze dell’Alimentazione presso l’Università degli studi di Firenze. Ha conseguito i titoli di “Esperta in nutrizione sportiva” e “Nutrition expert” mediante due corsi annuali e sta attualmente frequentando un Master di II livello in Dietetica e Nutrizione Clinica presso l’Università degli studi di Pavia. Lavora in qualità di dietista presso le strutture HumanitasGradenigo e Humanitas Cellini, oltre a svolgere attività di libera professione a Torino.

 

  • “Che la scienza e la buona forchetta siano sempre con te”

Sito: vittoriaroscigno.it

Instagram: @dietistavittoriaroscigno

Facebook: Dott.ssa Vittoria Roscigno – Dietista

Volontari in Borgo Vittoria

Riceviamo e pubblichiamo / Proprio in questi giorni i Ministri Volontari di Scientology, che a Torino hanno fondato l’associazione di protezione civile PRO.CIVI.CO.S. onlus, stanno prestando servizio per varie esigenze cittadine

Tra queste il supporto ai progetti di sostegno a persone senza fissa dimora, la supervisione delle tende allestite nei pressi degli ospedali e le attività di informazione agli aspiranti studenti universitari sui protocolli anti-covid in occasione dei test d’ingresso che si stanno svolgendo in questo periodo. Durante la Festa di Borgo Vittoria che si terrà domenica 13 in via Vibò a partire dalle 09.00, presenteranno al territorio le loro attività e divulgheranno informazioni sull’iniziativa “StayWell” (Stai Bene), basata sul principio – condiviso dallo stesso fondatore di Scientology L. Ron Hubbard – che “vale più un grammo di prevenzione che una tonnellata di cura”: un principio universale, ma troppo spesso dimenticato che andrebbe adottato in ogni attività umana.

Bertinotti il liberale

Così a 80 anni Fausto Bertinotti si scopre liberale. Però, bel risultato dopo aver fatto dal 1994 al 2006 il segretario di Rifondazione comunista.

Penso il segretario più longevo di questo partito nato dalle ceneri del PCI. In verità è da una decina di anni che sostiene che il comunismo ha storicamente toppato, usando gentili eufemismi. Dopo la Bolognina non scelse e fu chiamato
in Rifondazione da Armando Cossutta sostituendo il torinesissimo Sergio Garavini. Armando Cossutta comunista che piu comunista non c’era scelse Bertinotti come segretario nazionale,
lui che arrivava da una cultura tutt’altro che comunista filosovietica. Nato a Milano e formatosi sindacalmente a Novara e scelto da Emilio Pugno per sostituirlo alla camera del lavoro di
Torino. Segretario regionale Cgil proprio 40 anni fa durante i 35 giorni. Fu l’inventore della parola d’ordine:  l’uso politico della crisi Fiat. Torino una roccaforte di Rifondazione, tant’è
che alle elezioni ammistrarive e politiche dopo lo scioglimento del Pci prese più voti che il Pds. Perlomeno a Torino la maggioranza dei dirigenti aderi’ al progetto occhettiano ma la maggioranza dei votanti segui’ Rifondazione con la promozione sul campo di personaggi come Marco Rizzo,  settima o ottava fila nel pci, diciamo quello vero. Fu questo il limite maggiore di Rifondazione: essere una copia sbiadita dell’originale, difatto irripetibile.
Piaccia o non piaccia la caduta del muro di Berlino aveva cambiato radicalmente le cose dando una direzione alla Stori, inconfutabile. Il congresso non fu una passeggiata anche sul piano esistenziale. Gianni Alasia, ex socialista, ex psiuppino con il sottoscritto non fu tenero. Davanti a 200 compagni disse che mio padre si girava nella tomba nel vedere la fine politica che avevo fatto.
Carino, no? Alasia fu tra i capi  rifondaroli torinesi. Cosa diceva Fausfo Bertinotti? Nulla, allora era alla Cgil nazionale. Forse aspettava il suo vate: Pietro Ingrao. Poeticamente poi disse: “non mi avete convinto” e si ritiro’ nel suo Aventino culturale politico ed esistenziale. Dettaglio: anche Achille Occhetto era ingraiano. Prima Palmiro Togliatti e poi Enrico Berlinguer il centro, Giorgio Amendola e poi Giorgio Napolitano la destra e Pietro Ingrao la sinistra cosidetta movimentista e ferocemente anti sovietica. Tutti si aspettavano che Fausto Bertinotti o seguisse il Vate nell’ Aventino o il PD. Nulla di tutto questo. Sergio Garavini fu messo lì per mediare tra i cossuttiani e la gruppetteria varia, poi Armando Cossutta iscrisse Fausto Bertinotti facendolo diventare segretario (addirittura) segretario generale. Così un filo sovietico come Armando promuove un libertario, socialista ed azionista Bertinotti. Perché? Tentava di governare le mille anime presenti in Rifondazione
e, diciamola così, pararsi a sinistra. Cossutta non ci riuscì e con il governo D’alema fondo’ Comunisti italiani. Infatti le cose per Rifondazione andarono in modo accettabile, poi la discesa verso l’oblio del nulla. Calo costante di iscritti e di votanti. Resse comunque,  il nostro Fausto Bertinotti. Fino al 2006 segretario e poi Presidente della Camera. Terzo comunistra dopo Nilde Jotti e Pietro Ingrao. Batte’ sul filo di lana Massimo D’Alema. Il  Governo Prodi bis duro’ poco ma ebbe un non invidiabile primato: 106 sottosegretari per accontentare tutte le componenti del centrosinistra. Dai rifondaroli  ai margheritini. Faustino caratterizzò subito la sua Presidenza. Alla camera luoghi di culto per tutte le sensibilità religiose. Fulminato sulla via di Damasco? Non credo proprio. Un esempio per tutti. Suo figlio si chiama Duccio in onore di Duccio Galimberti avvocato anrifascista cuneese ucciso dai fascisti nel 1943 e soprattutto azionista e grande amico dei fratelli Rosselli che per l’appunto volevano coniugare socialismo e liberalismo.
Poi Torino capitale della classe operaia era anche capitale del liberalismo da Cavour a Gobetti. Ennesima domanda : cosa c’entrava Fausto Bertinotti con Rifondazione? Assolutamente nulla ma come si dice, Parigi val bene una messa. In politica è molto labile il confine tra opportunità ed opportunismo. Non penso che Fausto Bertinotti sia un opportunista, mentre penso che colse al volo un’occasione per lui unica. Vero che dovette mandare giù bocconi per lui amari. In politica c‘è questo ed altro. Non è andata bene per chi nel 1991 fondo’ Rifondazione. Le minestre troppo riscaldate sanno di rancido. Andò bene per Fausto Bertinotti Presidente della Camera, scusate se è poco. Dopo, essendo libero da impegni politici, ogni anno, nei relativi convegni ne aggiungeva un pezzo. Ora tutto portato a compimento tra Papa Francesco e liberalismo,  la mutazione genetica è avvenuta. Aveva proprio ragione Bertrand Russell: se a vent’anni non sei comunista sei senza cuore se a 40 lo sei ancora sei senza cervello. Ed io aggiungo che la maturità è tutto, se la raggiungi ad 80 meglio tardi che mai.
Patrizio Tosetto

Con Earthink Festival tanti eventi (per i residenti) nei cortili

Da venerdì 11 a sabato 19 settembre 2020 a Torino torna Earthink Festivalla prima rassegna in Italia dedicata alle espressioni artistiche performative rivolte al tema della sostenibilità.

Obiettivo principale del Festival è da sempre quello di offrire un evento accessibile, sostenibile e che possa stimolare azioni positive, portando la bellezza dell’arte anche in spazi non convenzionali e raggiungendo pubblici nuovi e diversificati. Obiettivo che lo staff dell’Associazione Culturale Tékhné, dal 2012 promotrice di Earthink Festival, ha deciso di portare avanti anche nel 2020, nonostante le difficoltà dettate dalla situazione legata all’emergenza Covid-19.

Un’edizione sicuramente particolare che si sdoppia in due momenti fondamentali nella programmazione:

  • GLI EVENTI NEI CORTILI  RISERVATI AL SOLO  PUBBLICO DEI RESIDENTI dei quartieri dove da anni l’Associazione Culturale Tékhné opera con progetti culturali